LE GROTTE DEL VERSANTE OCCIDENTALE DELL`ISOLA DI
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LE GROTTE DEL VERSANTE OCCIDENTALE DELL`ISOLA DI
LEVANZO 1957 LE GROTTE DEL VERSANTE OCCIDENTALE DELL’ISOLA DI LEVANZO RICOGNIZIONI 1956-1957 Giovanni Mannino1 [email protected] L’isola di Levanzo ha quasi la forma di una foglia con un breve picciolo a nord, a Capo Grosso; ha un lunghezza di 4 km ed una larghezza della metà. Ha una minuscola dorsale disposta quasi longitudinalmente di calcari del Giurassico, che culmina nel Pizzo Monaco di m 278. L’isola conta numerose grotte di modesto sviluppo; i depositi antropozoici risultano decurtati dei livelli a ceramica e restano talvolta i livelli antropici più profondi. RICERCHE GUIDO DALLA ROSA,1870, esplorò alcune grotte di Erice, Favignana e Levanzo. scrive per Levanzo: “Levanzo ha varie grotte fra le quali la più ampia e rimarchevole è la già ricordata di Cascavaddu. in nessuna di quelle che visitai potei rinvenire tracce di depositi dell’epoca della pietra”. Dovette rimanere impressionato dell’ampiezza della cavità tantè ancora “...si vede dominare per la sua grande apertura la Grotta di Cascavaddu (caciocavallo) che misura 25 metri di larghezza e 40 in profondità. La volta è così elevata che non la raggiunge un colpo di fucili a pallini.” ERNESTO GIGLIOLI, 1890, per compito del Governo visitò le isole siciliane per individuare nuovi banchi di spugne, scrive: “...ad Ovest del paesino erano cospicue, nei fianchi scoscesi del monte a circa 50 metri sul livello del mare, due caverne, una più piccola in parte chiusa da un muro assai vicina al villaggio, l’altra a circa mezzo 1 GRUPPO SPELEOLOGICO PALERMO, CAI. 1 chilometro, assai più vasta e più aperta”. “La prima di queste, in parte stalla pei scecchi (asini) in parte magazzino dei pescatori, non aveva un aspetto invitante; la seconda... Questa caverna è vasta, altissima e talmente aperta che...; è divisa in due scompartimenti da un muro basso di pietre, e nello scompartimento interno erano ammucchiate grosse nasse da Alaguste (aragoste). Appena entrato fui colpito dal colore nero e dall’aspetto grasso e umidiccio della terra che formava il suolo di quella caverna; sedetti su di un masso e appena data un’occhiata interno a me trovai un piccolo raschiatoio di selce di lavoro assai fine.” ANTONIO DE GREGORIO, 1894. informato dal Giglioli inviò nell’isola il suo fido “scavatore”, Vittorio Meneguzzo. Il risultato fu piuttosto deludente. Il Meneguzzi raccolse nella Grotta del Cascavaddu utensili di selce simili a quelli delle grotte dell’Addaura, dunque databili al Paleolitico finale, frammenti fittili rimasti indeterminati, molluschi terrestri e marini, parecchie ossa di Equus e Sus, di uccelli e roditori diversi. FRANCESCA MINELLONO, 1949, pittrice fiorentina turista nella sconosciuta Levanzo viene a conoscenza da un pescatore di strane disegni in una grotta. E’ la Grotta di Cala Genovese, vi penetra alla luce di una candela e, quando è assuefatta alla tenue luce, rimane ammutolita alla vista di figure dipinte in nero sulla roccia. Tornata nella sua Firenze la notizia raggiunge il prof. Paolo Graziosi, la massima autorità italiana di arte rupestre, direttore dell’Istituto Italiano di Preistoria e Protostoria. PAOLO GRAZIOSI, 1950, visita la grotta del Genovese, che chiamerà Grotta dei Cervi, ed al ciclo di pitture rupestri, appena intravisto dalla Minellono, aggiunge una trentina di figure zoomorfe splendidamente graffite e tre figure umane. La scoperta è di notevole importanza, praticamente la prima in Italia, eccettuata una figura di bovide della Grotta Romanelli a Lecce, e per la notorietà dello studioso fa in giro del mondo. Lo studio dei reperti ed uno scavo stratigrafico impegnerà per tre stagioni l’Istituto fiorentino. BOVIO MARCONI J, 1952- Soprintendente alle Antichità per le province di Palermo e Trapani promuove, per dovere d’istituto, l’esplorazione archeologica delle isole di Favignana e di Levanzo, probabilmente con la segreta speranza di rinvenire un’altra grotta con arte rupestre. Fu un lavoro immane per le inesistenti risorse umane e 2 finanziare della Soprintendenza ancora impegnata nella sistemazione del Museo Nazionale bombardato nello scorso conflitto mondiale. Le ricerche furono affidate a Giosuè Meli facente funzioni di assistente ed i risultati furono inferiori ad ogni aspettativa. La speranza di trovare una grotta con un deposito che restituisse una colonna stratigrafica completa andò delusa perché tutti i depositi delle grotte investigate, già scarsi per il presumibile modesto popolamento dei due territori, si trovarono già decurtati di tutti gli strati abitativi post paleolitici per le conseguenze del loro uso scarsamente abitativo (l’uso comporta l’accrescimento del deposito) ed invece principalmente quello a stalla o ad ovile, che comporta periodici “scavi” per il recupero del letame come fertilizzare per i campi coltivati, quindi un depauperamento progressivo del deposito. Lo scrivente, 1956, dopo una visita fugace nella Grotta del Genovese a Levanzo e delle grotte del Faraglione a Favignana nel ferragosto del 1954, tornò con la moglie a Levanzo con l’intendo di compiere un’esplorazione speleologica sistematica. In quel tempo nell’isola non esisteva un albergo e neppure una locanda. Si cercava alloggio presso qualche famiglia. L’illuminazione stradale consisteva in una mezza dozzina di lumi a petrolio che “u lampiunaru” poneva, salendo con una scala, all’interno di fanali infissi nei muri. Non v’era una trattoria e neppure una bettola. Consumato tutto lo scatolame dell’unico negozio di alimentari ci cibammo di pane e fico d’India. La permanenza fu breve. Tornammo a Levanzo nell’agosto del 1957, con uno zaino pieno di scatolame; prendemmo in affitto una linda casa di un pescatore. Il tabbaccaio fungeva da trattoria: pesce fritto o Simental. La presenza costante di vento rese il mare non adatto per sbarchi nella costa rocciosa lungo il periplo dell’isola. L’esplorazione fu limitata al versante occidentale, dallo abitato fino a Cala Tramontana ed un breve tratto del lato orientale. Dovemmo rinunziale al versante settentrionale a picco sul mare per il quale è necessaria una imbarcazione. L’esplorazione del 1957 rimase dunque incompleta ed anche funestata dalla perdita della documentazione grafica di tutte le grotte visitate che dimenticammo nella casa del pescatore e che la signora visto lo stato poco decoroso, “di carta infangata” si affrettò ad eliminare. Non dimenticammo per nostra fortuna uno sporco 3 quaderno di appunti e di schizzi che ci hanno permesso di salvare in parte il lavoro svolto del quale si riferisce in questa sede allo scopo che serva di base e stimolo per ulteriori ricerche. L’isola ricade nel F°256 I N.E. Isola di Levanzo e fa parte del comune di Favignana. 1-GROTTA DEL BUE MARINO- la cavità è ubicata una decina di metri a N-O dalla Punta Pesce, l’estrema punta meridionale del’isola. E’ una grotta marina in parte invasa dall’acqua ma non è in comunicazione diretta col mare per cui dal mare non è visibile. Si accede alla grotta traversando, 6-7 metri, su una placca rocciosa in lieve discesa. L’ambiente ha forma emisferica del diametro di 7-8 metri. Long.O.: 0°06’50”; Lat.N.: 37°59’04”; UTM: TC66300770; Quota: m 5; svl.: m 15. 2-GROTTA DI PUNTA PESCE O “CROLLATA”- la cavità si apre a monte della Punta Pesce, ad una trentina di metri dalla precedente. La grotta ha un ingresso, largo circa m 6 ed alto m 8, chiuso da un muro e non fu possibile visitarla. Abbiamo raccolto la notizia che nello scorso conflitto era stata destinata ad un deposito di munizioni che furono fatte esplodere prima dello sbarco americano. Si raccolgono all’esterno frammenti di Patella ferruginea, Monodonta turbinata ed ossa di erbivori e schegge di selce. La Bovio Marconi (1952:188) riferisce di aver raccolto nel talus reperti che testimoniano la presenza dell’uomo in età Paleolitica. Long.O.: 0°06’52”; Lat.N: 37°59’08”; Quota: m 25; Svl.: m 15. -FESSURA- proseguendo il periplo, in senso orario, s’incontra un emiciclo roccioso con una fessura al centro larga m 8 ed alta m 10, che guarda Favignana. Ha sviluppo ascendente, ingombro di massi di crollo, la parte terminale è pianeggiante. Long.: O.:0°07’02"; Lat.N.:37°59’10”; UTM:TC66050788; Quota: m 30; Svl.: m 12. 4-GROTTA GRANDE O “DU CASCAVADDU”- L’ingresso è visibile a distanza, guarda verso S-SO, di m 20 di base ed altrettanti di altezza al centro, dal quale pendono grosse stalattiti nodose. La grotta è parzialmente chiusa da un muro all’ingresso ed altro muro è a circa 6 metri dal primo. Il suolo fra i due muretti contiene ancora tracce di un deposito antropico mescolato a terra rossa; oltre il secondo muretto affiora la roccia. Long.O.:0°07’17”; Long.N.:37°59’13”; UTM: TC65680800; Quota: m 40; Svl.:40c. Bovio Marconi,1952:188); Dalla Rosa, Giglioli, De Gregorio. 4 Poco oltre, all’altezza del Faraglione, si aprono tre grotticelle di appena qualche metro di sviluppo, a circa m 35 s.l.m. 5-GROTTA DI PETRI VARATE- E’ un fenomeno tettonico: fessura larga circa 2 m ed alta uno, con andamento ascendente. Long.O.:0°07’25”; Lat.N.:37°59’17”; UTM:TC65480812; Quota: m 30; Svl.:8. 6- GROTTA DEI CAPPERI- osservata dalla costa si presenta come una fessura larga alla base m 7 ed alta circa m 12. Raggiunta la cavità l’ampiezza precipita ad un paio di metri e si mantiene costante per tutto lo sviluppo. Le mareggiate hanno reso l’accesso poco stabile ed infido. Il piano di calpestio della grotta è costituito da un terriccio. La Bovio Marconi osserva: “Il deposito è intatto, non essendo mai servita la grotta a stalla” (p.189). Poi aggiunge: “Ricerche preliminare abbiamo condotto nell’antegrotta ed hanno reso, oltre alle consuete patelle strumenti di selce di tecnica paleolitica, lame, raschiatoi, microliti. E’ un giacimento molto promettente da scavare completamente”. Vi leggo una contraddizione a meno che “intatto” non vada riferito ad un presumibile stato dei sedimenti del paleolitico superiore. L’affiorare di reperti databili al Paleolitico è sintomatico dell’assenza dei successivi sedimenti, dunque di un parziale svuotamento. Proseguendo il periplo, prima della minuscola Grotta dei Porci, in alto della falesia, pochi metri più in basso della cornice si percepisce una sorta di “volta” che fa pensare ad una grotta il cui ingresso rimarrebbe coperto da un cono di detriti che le mareggiate verticalizzano rendendolo infido. La salita è di una quindicina di metri su terra e pietrisco nella quale è necessario scavarsi l’appoggio e l’appiglio. Raggiunta la sommità è una doccia gelida. La “grotta” è solo la roccia “voltata”. Utile una corda per la discesa. Long.O.:0°07’53”; Lat.N.:37°59’55”; UTM:TC64800934; Quota: m 30; Svl:m 22. 7-GROTTA DEI PORCI- poco prima della Punta del Genovese il mare ha scavato negli strati fortemente inclinati del calcare una sorta di arcosolio. Ha pianta semiellittica larga m 5, profonda ancor meno, alta al centro un paio di metri. La Bovio Marconi riferisce: “...abbiamo condotto dapprima due grandi sondaggi stratigrafici fino a m 1,85 di profondità, fino cioè a livello della spiaggia, che hanno 5 reso abbondante materiale del paleolitico superiore piuttosto avanzato, tranne tenui tracce di neolitico superiore” (p.190). Long.O.:0°07’55”; Lat.N.:37°59’57”; UTM:TC64780940; Quota: m20; Svl.: 4,50 8- GROTTA DEL GENOVESE O GROTTA DEI CERVI- la grotta si apre ai piedi una parete piuttosto articolata e colorata. La grotta si divide in due parti. La prima, illuminata, ha pianta allungata, larga circa m 7 per una decina, è interessata da un forno da calce il cui scavo ha manomesso il deposito antropozoico. La seconda parte si raggiunge superando una strettoia chiusa da un cancelletto, ha sviluppo molto allungato di quasi una trentina di metri ed una larghezza ed altezza massima rispettivamente di una decina di metri e di quattro. Il suolo è formato di una terra rossastra che sembra sterile. Ritengo che uno scavo oltre i livelli antropici dovrebbe restituire la fauna calda del Pleistocene (Elephas, Iena crocuta spelaea, etc.) Per la descrizione dei grafiti e delle pitture rimando a Paolo Graziosi. Longo:0°07’54”; Lat.N.:38°00’00”; UTM: TC64800950; Quota: m 25; Svl.: m 40. 9-GROTTA DI PUNTA SORCI- non l’ho potuto visitare. La Bovio Marconi riferisce: “Anche questa cavità è di difficilissimo accesso , per cui si è potuto per ora procedere solo ad una prima sommaria esplorazione che ha tuttavia mostrato l’esistenza di un giacimento archeologico, per avere raccolto in superficie grossi pezzi di ciottoli silicei, fra cui di una bella selce rossa di cm 6x4, ossa animali, denti di cervo, le solite patelle” (p.193). Anche per questa grotta valgono le mie osservazioni sulla Grotta di Punta Capperi. Long.O.:0°07’47”; Lat.N.:38°00’22”; UTM:TC65001016; Quota: m 25. GROTTE DI CALA TRAMONTANA Cala Tramontana è la più settentrionale e la più bella delle cale dell’isola. E’ orlata da una falesia ad emiciclo alta una ventina di metri nella quale la Bovio Marconi nella sua prospezione descrive tre cavità: Grotta di Cala Tramontana 1a,2a,3a o schiacciata per l’ingresso basso ed allungato. Negli appunti incompleti che mi sono rimasti riporto: “Grotta di Tramontana- E’ ubicata nella falesia che orla il lato occidentale di Cala Tramontana, circa 30 m prima di raggiungere Grotta Cala Tramontana 1a della Bovio Marconi. Ha due ingressi volti a nord, intercomunicanti mediante un cunicolo di m 3-4. L’ingresso di sinistra è ampio, a picco sugli scogli, quasi inaccessibile, salvo che in arrampicata difficile. L’ingresso di destra, molto più piccolo dell’altro, ha forma ovale di m 1,50 di altezza. Long.O.:0°07’32”; Lat.N.:38°06’27”; UTM: TC65301027. 10-GROTTA DI CALA TRAMONTANA 1A- la cavità è ubicata a sinistra dello sbocco del canalone di Tramontana in una paretina di rocce conglomerate che scende a picco sugli scogli. L’ingresso, guarda a nord-ovest, ha forma triangolare con base ed altezza di m 5. L prima parte della grotta ha pianta imbutiforme di m 7 con grossolane stalattiti nella volta. La seconda parte ha andamento leggermente sinuoso e rastremato per concludersi a cul de sac dove la volta s’impenna di 7-8 metri. La grotta è chiaramente svuotata dell’antico riempimento antropozoico; qualche reperto si raccoglie ancora all’esterno (selci, frammenti di patella ferruginea e di Monodonta 6 turbinata, denti di cervo). Stesse osservazioni sono riferite dalla Bovio Marconi (p.193). Long.O.:0°07’32”; Lat.N.:38°06’26”; UTM:TC65341026; Quota: m 30; Svl.: m 35. 11-GROTTA DI CALA TRAMONTANA 2A- la grotta è la prima che s’incontra sulla sinistra dello sbocco del canalone; ha ingresso ogivale di m 10 di base per 12 di altezza. Consta di un ambiente rettilineo che si sviluppa su due piani, il secondo è più alto di circa m 6. All’altezza dell’ingresso è scavata una piccola conca nella roccia che raccoglie acqua di stillicidio che dovrà essere copiosa per giustificare una cisterna anch’essa scavata. La grotta si presenta svuotata del deposito antropico. La Bovio Marconi riferisce: “A m 5 dall’ingresso e a m 0,25 dalla parete rocciosa a sinistra si sono raccolte alcune ossa umane” (p.194). Resti di una deposizione paleolitica ? Long.O.:0°07’28”; Lat.N.:38°00’25”; UTM: TC65481022; Quota: m 30; Sol.: m 26. 12-GROTTA CALA TRAMONTANA 3A si apre sulla destra del canalone di Tramontana con una caratteristica apertura quasi chiusa da grandi concrezioni, larga circa m 5 ed un metro. Si sviluppa con la successione di due ambienti circolari. Il primo ha un diametro di una dozzina di metri con un’altezza massima di m 4. Il secondo ambiente è leggermente più allungato di m 10x12 circa, molto concrezionato con suolo roccioso. Nel primo ambiente è aperto uno scavo, recintato da un basso muretto a secco, profondo un paio di metri. Osservando le pareti dello scavo ho tratto l’impressione che il riempimento consisteva in tre grossi livelli. Uno superficiale sconvolto anche da tane; uno mediano di circa un metro con resti di pasto paleolitici, uno inferiore, di un colore giallastro, di 60-70 cm con probabile presenza della fauna calda pleistocenica. La Bovio Marconi riferisce: “Il deposito è di terra polverulenta, asciutta, ricchissimo di materiale archeologico, ma purtroppo anche di tane di conigli. Abbiamo trovato due covate di conigli vivi”.”Il materiale è tuttavia abbondantissimo, selci del Paleolitico superiore un po diverse da quelle della Grotta dei Porci., ossa, gusci di molluschi” (p.95). Long.O.:0°07’23”; Lat.N.:38°00’30”; UTM:TC65601040; Quota: m 25; Svl.: m 26. 13- GROTTA DI CALA CALCARA- La grotta si apre nell’omonima cala; è l’unica da me visitata nel versante orientale dell’isola. L’ingresso è triangolare con base di m 5 e quasi altrettanti in altezza, chiuso da un robusto muro di pietrame. Consta di un solo ambiente, rettangolare, con una sorta di camino nella volta. La presenza, al suolo, di uno spesso strato di letame mi impedì di fare delle valutazioni archeologiche; la presenza all’esterno del solito tritume di resti di pasti del paleolitico superiore mi porta a credere che il deposito interno sia andato perduto. Long.O.:0°06’23”; Lat.N.:37°59’51”; UTM:TC67020916; Quota: m 30; Svl.:m 10. Palermo agosto 1957 7 BIBLIOGRAFIA (aggiornata) -BOVIO MARCONI J., 1952 – “Isole Egadi: esplorazioni archeologiche a Levanzo e Favignana”, in Notizie degli Scavi di Antichità, Roma, pp.185-199. -DALLA ROSA G., 1870 – “Ricerche paleoetnologiche nel litorale di Trapani”, Parma. -DE GREGORIO A., 1894- “Appunti geologici e zoologici sull’isola di Levanzo”, Palermo. -GIGLIOLI E.A., 1891 – “Intorno una caverna abitata da gente preistorica nell’isola di Levanzo”, Archivio per l’Antropologia e l’Etnologia, vol.XXI, pp.49-51. -GRAZIOSI P., 1962 – “Levanzo”, Sansoni, Firenze. Ivi bibliografia precedente. -GRAZIOSI P., 1973 -“L’arte preistorica in Italia”, Sansoni, Firenze. -MANNINO G., “Le pitture rupestri di Levanzo”, <Studia Speleologica>, Napoli, Novembre 1956, pp.28-32. -MIRAGOLI M., 1993 – “Le Egadi queste sconosciute”, in <Speleologia>, n.29, Milano. -MIRAGOLI M., 1994 – “Le grotte delle Egadi, contributo aggiuntivo”. Boll. Acc. Gioenia di Sc. Nat., vol.”/, n.348, pp.413-434. -TUSANO E., TUSA S., MANNINO M. A., THOMAS K. D., 2012- “Resoconto preliminare delle indagini stratigrafiche alla grotta di Cala del Genovese”, in Atti della XLI Riunione Scientifica -dai Ciclopi agli Cisti società e territorio nella Sicilia preistorica e protostorica- San Capitello (Pa), 16-19 novembre 2006, Firenze, pp.391-402-TUSA S., 1990 – “La Sicilia nella preistoria”, Sellerio Ed. Palermo. NOTA- Nei due articoli Miragoli in 3 pagine (per Levanzo) da l’elenco di 52 (!) cavità, ivi comprese “grosse nicchie di interstrato”. 8