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ISTITUTO ALBERGHIERO DI STATO “PIETRO d’ABANO” ABANO TERME (Padova) Servizi per l’enogastronomia e l’ospitalità alberghiera RIVISTA DELL’ISTITUTO ALBERGHIERO PIETRO d’ABANO Anno V - N. 11 - Marzo 2015 pratica e t n e m Dialogo interculturale Passione cucina. Radicchio, il fiore rosso dell’inverno Storia del flair bartending Il tour dell’Italia dei sapori - Pacchetti turistici innovativi Incontri speciali. Banco alimentare Andrea Valentinetti. Lo chef che non si ferma mai Jimi Hendrix, una vita al servizio della musica IN QUESTO NUMERO PRATICAMENTE Pietro Rivista dell’Istituto Alberghiero “Pietro d’Abano” Marzo 2015 - Anno V - N. 11 Editoriale Più dialogo, più conoscenza... 3 La posta del Pietro 4 Passione cucina 5 Radicchio, il fiore rosso dell’inverno Il bicchiere... mezzo pieno Servizi per l’enogastronomia e l’ospitalità alberghiera Via Monteortone, 9 - 35131 Abano Terme Tel. 049.8630000 - Telefax 049.8639707 Stampa Nuova Grafotecnica snc Via Leonardo Da Vinci, 8 - 35020 Casalserugo (PD) 8 Storia del flair bartending Tiratura: 2000 copie questo numero è stato chiuso in redazione il 26.2.2015 Accoglienza turistica Il tuor dell’Italia dei sapori Pacchetti turistici innovativi 10 12 Incontri speciali Banco alimentare Direzione Luigino Grossele, direttore editoriale Saverio Mazzacane, direttore Redazione Elisabetta Benvenuti, docente Alison Bordin, studentessa Tomaso Bortolami, docente Marta Canoppia, studentessa Alessandra Garrì, docente Renate Gilli, docente Lucia Ruggeri, docente Maria Cristina Todeschini, docente 13 Ex studenti alla ribalta Andrea Valentinetti. Lo chef che non si ferma mai 16 Dialogo interculturale 18 Doping nello sport, una piaga 21 Lo scaffale 22 Speciale biblioteca 23 Musica, cibo per le orecchie Jimi Hendrix, una vita al servizio della musica 24 Il notiziario del “Pietro” ● ● ● ● Direzione, redazione, amministrazione ISTITUTO ALBERGHIERO DI STATO “PIETRO d’ABANO” Attenti al web Incontro con la docente russa E. Perelygina Alternanza Scuola-lavoro Una lezione sul cerimoniale 26 27 28 30 Hanno collaborato a questo numero Adnkronos, agenzia di stampa Elisa Auditore, studentessa Alberto Baretta, studente Valeria Barison, studentessa Lisa Businaro, studentessa Classi 4AS e 4BS, studenti e studentesse Classe 5BC, studenti e studentesse Gianluca Costa, studente Yuri Crescenzio, studente Sophia Lazzari, studentessa Claudio Luisi, resp. Progetto Scuola B.A.L. Riccardo Maran, studente Jessica Marcante, studentessa Giorgia Munaretti, studentessa Giovanni Oreste, studente Gabriella Orlandini, docente Sergio Torresin, docente Davide Zanin, psicologo Intercultura. Studenti dell’Istituto alberghiero Pietro d’Abano (foto F. Ghirardello) Perché “PRATICAMENTE”? Facile, no?! Perché la pratica che rende unico il nostro istituto nasce non solo dalla manualità e dall’ esperienza, ma anche e soprattutto dalle fatiche della mente. Ed è proprio la maestria di coniugare queste arti a rendere praticamente concreta la nostra passione. EDITORIALE PIÙ DIALOGO, PIÙ CONOSCENZA... L’intervista al sociologo Enzo Pace è il contributo che Praticamente Pietro vuole offrire al dibattito su integrazione e discriminazione riaccesosi in tutto il mondo dopo i terribili attentati di Parigi. Quei fatti, così efferati da lasciarci sgomenti ed inquietanti per le prospettive che sembrano determinare, hanno riproposto ancora una volta gli stereotipi creatisi nel post 11 settembre: lo scontro di civiltà e la coincidenza fra Islam e terrorismo. Ecco allora che l’esigenza di sgomberare il campo da argomentazioni spesso frettolose, frutto dell’emozione del momento ma prive di fondamento storico e logica spicciola, ci ha indotti ad approfondire il tema del dialogo interculturale, orientandolo verso la funzione che la scuola può esercitare nella costruzione di una società multietnica. Pace, sociologo delle religioni di fama internazionale, ci ha spiegato che l’incontro con l’altro e la reciproca conoscenza sono il miglior antidoto ai fantasmi e alle paure, la via più sicura, anche se faticosa, per realizzare una società libera dai pregiudizi ed informata ai principi di una convivenza pacifica fra le persone, pur diverse per cultura, modi di essere e credo religioso. E la scuola – il nostro interlocutore ha voluto sottolinearlo – è il luogo privilegiato per abbattere muri e barriere perché i giovani che la frequentano, qualunque sia la loro origine, si mescolano e si confrontano fino a condividere comportamenti, aspirazioni e, più in generale, un paradigma di valori comuni. Il pensiero corre allora ai ragazzi musulmani che frequentano il nostro istituto i quali da un lato rivendicano, com’è giusto, i tratti essenziali della loro identità, ma da un altro affermano di voler essere protagonisti di una società plurale, multireligiosa, in nome di un Islam pacifico e dialogante (che poi è quel che vuole la stragrande maggioranza dei Musulmani che vive stabilmente in Europa). Il nostro compito, dunque, deve essere quello di impegnarci per valorizzare socialmente (e giuridicamente: ma qui la competenza è del legislatore) quell’Islam italiano che vuole sentirsi parte della comunità, impedendo qualsiasi forma, anche larvata, di marginalizzazione. Dispiace invece osservare come in Italia personaggi più o meno importanti, favolose nullità e talvolta anche alcuni organi di informazione insistano nell’alimentare la contrapposizione identitaria, il “noi contro loro” (perché, ovvio, noi siamo meglio di loro, siamo “brava gente”), senza accorgersi che proprio l’emarginazione e il clima di chiusura fanno crescere, per reazione, il fondamentalismo e l’estremismo. I fanatici e i terroristi meritano la nostra riprovazione e vanno combattuti con tutte le forze, i Musulmani per bene non devono chiedere scusa di nulla. Saverio Mazzacane 3 LA POSTA DEL PIETRO Indirizza la tua posta a questa e-mail: [email protected] LETTERA APERTA DOPO L’ATTENTATO DI PARIGI 4 Ho sentito dire “E’ stata violata la libertà di pensiero e di espressione”. Ma il rispetto verso una religione praticata da due miliardi di persone non è stato violato? Ho sentito dire “Condoglianze per le 14 vittime innocenti ”. Ma le condoglianze nei confronti dei Palestinesi o dei Siriani, la cui terra viene invasa dalle “missioni di pace” occidentali, non si fanno? Qui i morti vengono considerati in base al Paese da cui provengono? Ho sentito parlare a lungo dell’episodio di Parigi. Non ho però sentito parlare degli attacchi alle moschee in Svezia, alcuni giorni fa in Francia è stato attaccato un negozio Kebab di fronte ad una moschea, non ho sentito parlare dei musulmani perseguitati, ma qui anche i terroristi vengono riconosciuti a seconda della loro provenienza. E poi smettiamola di distruggere soprattutto i milioni di giovani musulmani che ogni giorno, invece di essere sostenuti e protetti, sono attaccati, oppressi, accusati di qualcosa che non c’entra assolutamente nulla con loro. Smettiamola di fare di tutta l’erba un fascio, siamo parte integrante di questa società, consideriamo l’Europa il nostro Paese, siamo per la libertà di espressione, che sia satira o meno (naturalmente però sempre nei limiti, senza insulti e senza ipocrisia), per la libertà di pensiero, per la libertà di culto per qualsiasi religione, per il diritto alla cultura ma soprattutto per il diritto alla vita. Molte volte viene negato il diritto alla vita, che io considero il più importante, per difenderne altri che potrebbero essere affermati in altro modo e tutto questo viene considerato giusto e giustificabile. Naturalmente io non sto assolutamente giustificando l’attentato di Parigi, sono la prima a condannarlo nonostante ci sia qualcosa (per modo di dire) che non torni; ma cerchiamo di evitare certi commenti. E’ sempre lo stesso copione. Hajar PROTESTA Anche gli studenti del “Pietro” hanno aderito, per il tramite dei loro rappresentanti, alla protesta degli studenti medi padovani nei confronti dell’assessore regionale alla Pubblica Istruzione Elena Donazzan che, dopo gli attentati di Parigi, aveva inviato ai dirigenti scolastici una circolare con la quale chiedeva alle famiglie degli alunni mu- sulmani di condannare apertamente il terrorismo islamico. Nicola Marrrone Siamo la 5BC e tra poco, a Dio piacendo, abbiamo finito. Vorremmo comunque sottoporle due idee che a noi sembrano interessanti. E’ possibile ripensare alla pausa della ricreazione sostituendola con due intervalli di 10 minuti, come accade anche in altre scuole? Molti di noi vengono da lontano e dopo due ore l’attenzione cala, gli zuccheri anche e quindi sgranchirsi le gambe e mangiare qualche cosa senza attendere le 11.05 sembra una gran buona idea. Non solo. Aggiungere alle macchinette delle merende un distributore di gelati confezionati e magari cercare di organizzare un servizio che comprenda anche la somministrazione di frutta (es. mele e arance) potrebbe dare ai ragazzi l’opportunità di mangiare più sano. Grazie dell’attenzione La classe 5BC Ogni decisione in merito va assunta dagli Organismi collegiali interni: il Collegio dei Docenti per la prima proposta e il Consiglio d’Istituto per la seconda. Sarà mia premura portare gli argomenti in discussione alle prossime rispettive assemblee (L.G.) TASSE SCOLASTICHE E’ tempo di iscrizioni e abbiamo ricevuto alcune lettere che chiedono chiarimenti in merito al cosiddetto contributo per l’iscrizione. Come risaputo, gli Istituti scolastici impongono una quota da versare all’atto dell’iscrizione agli studenti di tutte le classi, a copertura delle spese assicurative, dei libretti personali ma, in particolare, per il funzionamento generale della scuola. E’ stata più volte ribadita, anche dal MIUR, la volontarietà della contribuzione per cui le famiglie si trovano un po’ spaesate e non capiscono più quale sia la regola da seguire e cosa si debba fare. Ecco la risposta. Agli Istituti Alberghieri di Stato, all’atto della loro costituzione, è stata rimessa la possibilità di imporre un contributo aggiuntivo. Nel caso del nostro Istituto, il riferimento legislativo è il D.P.R. 26 maggio 1955 n. 1555 ancora vigente che, all’art. 13, così recita: “Le tasse scolastiche di ammissione, di frequenza, di esame e di diploma sono stabili- te nella stessa misura di quelle fissate per gli istituti tecnici commerciali. Agli alunni può, inoltre, essere chiesto un contributo per il consumo di materie prime, nonché un deposito di garanzia per eventuali danni. La misura del contributo e del deposito è fissata dal Consiglio di amministrazione” (oggi Consiglio d’Istituto). Sostanzialmente, la norma ha considerato l’attività del tutto particolare che si realizza negli Istituti alberghieri, quotidianamente impegnati con l’acquisto e l’uso di derrate alimentari, attribuendo ad essi la facoltà di chiedere il rimborso almeno parziale delle spese sostenute. Ed è proprio questo che il Consiglio d’Istituto ha previsto, imponendo una quota annuale, tra le più esigue di quelle decise dagli Istituti alberghieri italiani. Del resto, si deve pensare che i nostri studenti, in particolare quelli di Cucina e Sala, si esercitano quotidianamente con gli alimenti acquistati e poi li impiegano per pranzare. Senza il contributo, la scuola non sarebbe in grado di acquistare le derrate alimentari e i materiali per le esercitazioni di accoglienza turistica, per cui le lezioni laboratoriali si svolgerebbero in aula, visionando qualche film o leggendo qualche libro in più. Al fine di venire incontro alle esigenze dei meno abbienti, l’Istituto ha comunque previsto alcune possibilità. Ad esempio, il ricorso al comodato d’uso dei libri di testo per gli studenti del primo biennio o una parziale riduzione del contributo per le situazioni più delicate certificate con la presentazione dell’ISEE. (L.G.) ISCRIZIONE PER IL PROSSIMO ANNO SCOLASTICO Ho iscritto mio figlio ad altra scuola, in classe prima. Nel caso in cui cambiasse idea sarebbe possibile iscriverlo nella vostra e quando? Lettera firmata Gentile genitore, visti gli esiti delle iscrizioni e gli spazi attualmente a nostra disposizione, credo sarà difficile poter accogliere ulteriori domande in corso d’anno. Comunque, entro il 31 agosto, è possibile che si liberi qualche posto in quanto, fino a tale data, solitamente, avvengono ancora cambiamenti e ripensamenti da parte degli studenti. E’ sempre conveniente mettersi prima in contatto con gli uffici di segreteria che daranno indicazioni sul da farsi. (L.G.) PASSIONE CUCINA Radicchio, il fiore rosso dell’inverno Un vanto, un’eccellenza tutta veneta. Un prodotto invernale, che spunta dalla terra ormai brulla e la colora di rosso intenso, fra il granata e il violaceo. E’ il radicchio, ortaggio dall’inconfondibile sapore amarognolo, tanto buono da gustare crudo, condito con un filo d’olio e una goccia d’aceto, quanto versatile nella preparazione di moltissimi piatti. Conosciamolo un po’ più da vicino. Il radicchio rosso viene coltivato nella Marca trevigiana fin dal XVI secolo. Inizialmente era considerato un cibo povero, tanto da essere impiegato soprattutto come mangime per gli animali. Non sappiamo con precisione chi lo abbia trasformato in un ortaggio prelibato e noto in tutto il mondo, ma gli storici della cultura gastronomica veneta sono concordi nell’affermare che la sua fama risale all’Ottocento. Peraltro, dagli anni 60 del secolo scorso la coltivazione di questa verdura è stata avviata e si è diffusa stabilmente anche in Lombardia, Emilia-Romagna, Marche, Abruzzo e Puglia. Varietà e zone di produzione so carico e perdono la loro consistenza fibrosa, diventando croccanti e leggermente amarognole. Seguono quindi la raccolta e la toelettatura prima della commercializzazione. Il rosso di Treviso tardivo è invece più pregiato, in ragione della complessità del processo di produzione. Si presenta con foglie lunghe e affusolate, con una costa centrale bianca e foglie di un colore rosso-violaceo intenso. Secondo il disciplinare di produzione la raccolta dal campo aperto può iniziare solo dopo che le piante abbiano subito due brinate. Una volta raccolto viene legato in mazzi e posto con il fittone (o radice) immerso in vasche di acqua di falda a temperatura costante (12-15 gradi) per la fase di imbianchimento. La tem- Esistono numerose varietà di radicchio; alcune sono selvatiche, altre coltivate. L’aspetto e il sapore (ora amaro ora un po’ più dolce) cambiano in relazione alla tipologia e alla zona di provenienza. Per esempio, il radicchio di Chioggia, frutto dell’incrocio fra quello trevigiano e l’indivia, ha la forma rotonda di una rosa, mentre la varietà veronese è ovale e allungata. Cambia anche il colore: si distinguono il radicchio dalle foglie color rosso intenso, tipico di Treviso, Verona e Chioggia, e quello dalle foglie variegate, che si coltiva a Castelfranco Veneto e, nel padovano, a Maserà. Il radicchio di Treviso è famoso in tutto il mondo e Radicchio di Treviso non è un caso che sia stato l’unico ad aver ottenuto dall’Unione Europea il marchio Igp (Indicazione geografica protetta) La zona di produzione è specificata dal relativo disciplinare: in provincia di Treviso i comuni di Carbonera, Casale del Sile, Casier, Istrana, Morgano, Paese, Ponzano Veneto, Preganziol, Quinto di Treviso, Silea, Spresiano, Trevignano, Treviso, Vedelago, Villorba e Zeno Branco; in provincia di Padova i comuni di Piombino Dese e Trebaseleghe; in provincia di Venezia i comuni di Martellago, Mirano, Noale, Salzano e Scorzè. In base al periodo di raccolta il radicchio viene distinto in precoce e tardivo. Il primo è pronto fra ottobre e novembre, l’altro fra dicembre e aprile. Il radicchio rosso di Treviso precoce, meno pregiato, ha foglia più larga e sapore più amaro. Viene coltivato in campo aperto e dopo l’estate i cespi vengono legati per proseguire la maturazione e l’imbianchimento forzato. L’imbianchimento è una tecnica che serve a prolungare la conservazione del prodotto. Si tengono le piante lontane dalla luce in modo che si formino nuove foglie che, in assenza di clorofilla, assumono un colore ros- 5 Radicchio di Chioggia PASSIONE CUCINA Radicchio, il fiore rosso dell’inverno peratura mite dell’acqua favorisce la ripresa del processo vegetazionale, ma anche in questo caso l’assenza di luce impedisce alla pianta di produrre clorofilla: da qui il colore tipico e l’ammorbidimento delle note amare della cicoria. Dopo un periodo di forzatura in acRadicchio variegato di Castelfranco Veneto qua (15-20 giorni), il radicchio rosso di Treviso tardivo Igp è pronto per la toelettatura finale. Radicchio rosso di Verona preparazioni, poi, il radicchio dimostra tutta la sua duttilità, potendo essere utilizzato per confezionare un intero menu: dagli antipasti ai primi (paste e risotti), dagli arrosti farciti fino alla marmellata e ai dolci (perché no?). Ma non ci si ferma qui: esistono anche la birra aromatizzata al radicchio (dal retrogusto erbaceo e morbido; si abbina mirabilmente alle carni bianche, alla selvaggina e ai formaggi a pasta molle) e salutari tisane. I CONSIGLI DELLO CHEF Sergio Torresin CAPESANTE E RADICCHIO ROSSO DI ROVEREDO (VERONESE) Ingredienti per 4 persone. 2 cespi di radicchio rosso di Roveredo di Guà (veronese), 12 capesante grosse, 10 g. di prezzemolo tritato, 50 cc di olio extravergine di oliva, 10 cc di cognac, sale, pepe, 20 cc di aceto balsamico. Preparazione. In una padella mettere 2 cucchiai di olio a scaldare, adagiarvi le capesante (pulite, lavate e sgusciate). Dopo 3 minuti di cottura, spruzzare con il cognac, salarle, peparle e cuocerle per altri tre minuti. Nel frattempo pulire il radicchio, tagliare ogni cespo in quattro pezzi, lavarli e asciugarli. Disporre sul piatto i pezzi di radicchio, condirli con olio, sale, pepe e aceto balsamico. Appoggiarvi sopra tre capesante per pezzo e un cucchiaio di sugo di cottura. 6 Proprietà del radicchio Quanto a minerali, il radicchio rosso contiene soprattutto potassio, ma anche magnesio, fosforo, calcio, zinco, sodio, ferro, rame e manganese; contiene, inoltre, vitamine del gruppo B, vitamina C, vitamina E, vitamina K. Grazie all’elevata percentuale di acqua, il radicchio è un alimento depurativo; può essere inoltre un valido aiuto per chi soffre di stitichezza e difficoltà digestive. Il calcio e il ferro rendono più forti le ossa e regolano la pressione sanguigna. Questo ortaggio ha un bassissimo potere energetico ed è quindi utile nelle diete ipocaloriche. Le fibre che vi sono contenute sono in grado di trattenere gli zuccheri presenti nel sangue; per questo è un alimento consigliato a chi soffre di diabete di tipo 2. Il radicchio rosso, come tutti i vegetali di questo colore, è ricco di antiossidanti. Contiene antociani e triptofano: i primi aiutano a prevenire i fattori di rischio cardiovascolare, il secondo favorisce il rilassamento e combatte l’insonnia. In cucina Ottimo il radicchio quando viene grigliato e condito con aceto balsamico, saporito quando è cucinato al forno o soffritto con aglio e olio, lardo o pancetta e/o acciughe. Nelle RISOTTO CON RADICCHIO, POMODORINI E ACETO BALSAMICO Ingredienti per 4 persone. 320 g. di riso Carnaroli, 1cucchiaio di cipolla tritata, 3 cespi di radicchio di Treviso, 1 bicchiere di vino rosso, brodo vegetale, 150 g. di pomodori datterini, aceto balsamico, 7 foglie di basilico, grana, sale, pepe, burro. Preparazione. Affettare finemente 2 cespi di radicchio e tenerli da parte. Far appassire le foglie dell’altro cespo in una padella antiaderente con un filo d’olio, accantonandole per la decorazione del piatto. In una casseruola rosolare la cipolla, unire il riso e tostarlo. Sfumare con il vino e lasciar evaporare, unire il radicchio affettato e i pomodorini tagliati a metà. Continuare la cottura aggiungendo gradatamente il brodo per 15-18’. Aggiustare di sale e pepe e a fine cottura PASSIONE CUCINA Radicchio, il fiore rosso dell’inverno mantecare con il burro, il parmigiano e le foglie di basilico. Impiattare il risotto, aggiungere qualche foglia di basilico a piacere e il radicchio stufato in padella. Decorare il tutto con una corona di aceto balsamico e servire. GAMBERI CON CARCIOFI E RADICCHIO Ingredienti per 4 persone. 2 cespi di radicchio di Verona, 4 carciofi, 20 gamberi freschi, 4 cucchiai di salsa citronette, sale e pepe. Preparazione. Mondare i carciofi e lasciarli interi; lessarli quindi in acqua salata bollente con qualche pezzo di limone per farli rimanere chiari. Sgusciare i gamberi e sbollentarli in poca acqua salata per circa 3 minuti. Pulire il radicchio e tagliarlo a spicchi. Dopo averlo lavato e asciugato metterlo sul piatto. Tagliare i carciofi ancora caldi in 4 spicchi e adagiarli sul radicchio. Disporre i gamberi sopra i carciofi e condire il tutto con la salsa citronette (in una ciotola mescolare il succo di limone passato al colino e un pizzico di sale con una piccola frusta o con una forchettina, poi aggiungere l’olio e continuare a emulsionare fino ad avere una citronette leggermente opaca). FAGOTTINO DI MANZO RIPIENO DI RICOTTA SU LETTO DI RADICCHIO Ingredienti per 4 persone. 320 g. di filetto di manzo, 150 g. di ricotta fresca, 350 g. di radicchio di Verona, 1 limone, 50 cc. di olio extra vergine di oliva, sale e pepe. Preparazione. Battere leggermente le fettine di carne. Salare e pepare. Spalmare la ricotta, dopo averla ben lavorata. Chiudere la carne e formare un fagottino. Preparare i cuoricini di radicchio, ben lavati, al centro del piatto; adagiarvi sopra il fagottino, condire con la salsa citronette (vedi preparazione precedente), quindi servire. CROSTATA ALLE MANDORLE E RADICCHIO Ingredienti per 8 persone. Per la marmellata di radicchio. 350 g. di radicchio di Treviso, 240 g. di zucchero, 1 limone, 1 cucchiaio di marmellata. Per la pasta frolla. 200 g. di farina 00, 160 g. di burro, 80 g. di zucchero a velo, 100 g. di mandorle in polvere, 4 tuorli d’uovo, ½ buccia di limone, 30 g. di mandorle a lamella. Preparazione. Pulire e tritare grossolanamente il radicchio trevisano, lavarlo e, senza sgocciolarlo, metterlo in una casseruola con il succo di limone, un pezzetto di scorza e lo zucchero. Portare a ebollizione, abbassare la fiamma e proseguire la cottura a fuoco medio per circa un’ora, mescolando spesso. Togliere dal fuoco, lasciare intiepidire, incorporare la marmellata e lasciar raffreddare. Mescolare la farina alla polvere di mandorle, disporla in una spianatoia a fontana e mettere nel centro il burro morbido a pezzetti, lo zucchero a velo, la scorza di limone grattata finemente e i tuorli passati al setaccio. Amalgamare bene gli ingredienti, senza lavorare troppo la pasta, formare una palla, avvolgerla con un foglio di pellicola trasparente e lasciarla riposare in frigo per mezz’ora. Stendere la pasta sottile e foderare il fondo e le pareti di uno stampo di 24 cm di diametro imburrato e infarinato. Farcire con la marmellata, spolverizzare con le mandorle a lamelle e cuocere la crostata in forno già caldo a 180° per 30’. Lasciarla raffreddare, sformarla e servire. IL RADICCHIO BIANCO FIOR DI MASERÀ Il “radicchio bianco fior di Maserà” è in pratica il radicchio variegato di Castelfranco che viene sottoposto ad una tecnica particolare di imbianchimento, inventata negli anni venti dagli agricoltori del padovano. Descrizione del prodotto Il cespo del “radicchio bianco fior di Maserà” si presenta di forma rotondeggiante, con gruppo centrale compatto e foglie esterne espanse. Le foglie sono spesse e frastagliate, superficie ondulata, forma rotondeggiante. Il loro colore è biancocrema con variegature, distribuite su tutta la pagina fogliare, che vanno dal viola chiaro al rosso violaceo, al rosso vivo. Il sapore varia dal dolce al gradevolmente amarognolo molto delicato. I cespi hanno un peso minimo di 100 g ed un diametro minimo di 15 cm. Processo di produzione La semina del “radicchio bianco fior di Maserà” viene effettuata dal 1° giugno al 15 agosto. Il trapianto in campo avviene dal 15 giugno al 31 agosto; la raccolta inizia il 20 settembre. Durante lo sviluppo della pianta non servono particolari attenzioni, ma l’irrigazione deve essere accurata, soprattutto in caso di siccità prolungata, accompagnata dalle normali operazioni di sarchiatura. L’operazione fondamentale per la produzione di questo radicchio è la forzatura-imbianchimento, che consente di esaltarne i pregi organolettici, merceologici ed estetici. Per ottenere il prodotto, dopo l’estirpazione con pane di terra, il radicchio viene assemblato in cassette che sono coperte con film plastico nero, direttamente sul campo e lasciate a riposo per 3-4 giorni; successivamente vengono stivate in appositi locali a 16-18 °C con umidità accentuata fino ad imbianchimento avvenuto. Con questo processo si pongono i cespi in condizioni di formare nuove foglie le quali, in assenza di luce, sono prive o quasi di pigmenti clorofilliani e mettono in evidenza la variegatura sullo sfondo della lamina fogliare; inoltre perdono la consistenza fibrosa, diventano croccanti e di sapore gradevolmente amarognolo. I cespi vengono toelettati e lavati in vasche con abbondante acqua, quindi posti in cassette per la commercializzazione. Veneto Agricoltura Atlante dei prodotti agroalimentari tradizionali del Veneto 7 IL BICCHIERE... MEZZO PIENO STORIA DEL FLAIR BARTENDING Il Flair bartending, comunemente detto Flair (in inglese fiuto, attitudine, inventiva), è l’insieme delle tecniche acrobatiche nella preparazione dei cocktail. Il bartender è il protagonista del flair: una figura di professionista che si rivolge direttamente alla clientela coinvolgendola e rendendola partecipe allo spettacolo. Tenendo due o più bottiglie in una sola mano, il bartender attua quel tipo di prova in cui, ad esempio, si preparano i cocktail attraverso versaggi multipli o contemporanei di liquori, stravolgendo prese e lanci di contenitori o bottiglie con movimenti a volte aggraziati o bizzarri, lanciandoli o afferrandoli davanti o dietro la schiena, secondo una regia pianificata prima o improvvisata al momento, secondo le esigenze. Il talento del bartender si esprime appunto nel movimento del corpo, associato ad un pizzico di ispirazione personale. 8 Il Flair bartending si divide in due varianti: il Working Flair e l’Exhibition Flair. Il primo è caratterizzato da movimenti sia rapidi che morbidi, tutti eseguiti senza creare ritardi sui tempi di servizio al cliente. Praticato per lo più con un bicchiere, una bottiglia (occasionalmente con due), un cono Boston, una guarnizione, è finalizzato alla composizione di drink con frutta o altre decorazioni. L’Exhibition Flair, invece, è usato principalmente a scopo di intrattenimento o nelle competizioni oppure è praticato nei locali quale segno distintivo di campagne pubblicitarie, nella promozione di liquori o in occasione di momenti dimostrativi all’interno di fiere o altre manifestazioni. Rispetto al working flair richiede l’uso di materiale scenico, materiali singolari ed una preparazione più lunga e dettagliata. Le origini del flair sono, contrariamente a quello che si crede, molto antiche. Si ha notizia, infatti, che il primo a praticarlo sia stato il celebre bartender statunitense Jerry Thomas, che durante le sue dimostrazioni, faceva ampiamente uso di mosse spettacolari rivelandosi un autentico showman, cosa alquanto strana per l’epoca considerando che tutto questo succedeva nel 1800. Tutti ricorderanno poi che il flair divenne popolare grazie al film “Cocktail” dove un giovane interpretava la parte di uno studente di economia che pian piano diventava bartender. All’inizio un po’ imbranato, ma alla fine, grazie alla sua bravura, si trasformava in un’autentica star. Il film risale 1988, tuttavia per cercare le origini del flair moderno dobbiamo andare indietro ancora di qualche anno, quando alcuni bartender californiani mettono in atto alcuni movimenti appositamente studiati per velocizzare il lavoro. La loro tecnica viene subito adottata da altri colleghi e pre- sto diventa uno standard di servizio per la popolare catena “TGI Fridays”. Nel 1985 a Marina del Rey, in California, la “TGI Fridays” organizza la prima gara di flair per i loro dipendenti e fra di loro si distingue per bravura John Mescall, che in seguito girerà il primo video sul flair “Olimpic Bartending”, insieme a John “JB” Bandy che, dopo aver vinto il primo campionato mondiale della “TGI Fridays” nel 1987, è chiamato per fare il trainer di Tom Cruise nel film “Cocktail”. Nel 1992 anche in Italia cominciano ad arrivare dagli Stati Uniti le prime attrezzature per bar ad opera di Stefano Talice e Gianluca Pomati, titolari della “Varpo”, i quali durante un “Pianeta Birra“, a Rimini nel 1994, incontrano Marco Ranocchia, che a quel tempo rappresentava la Fiera di Bastia Umbra in Spagna. Ranocchia, grazie ad un accordo commerciale, fa arrivare in Italia un talentuoso bartender portoghese, Paulo Ramos, che praticava il flair in un bar di Madrid. Poco tempo dopo apre a Bastia Umbra la “Planet”, prima scuola di flair in Italia. Questa pratica conosce quindi un periodo di grande popolarità e cominciano ad emergere i primi talenti nostrani: Lorenzo Bianchi, Fabio Milani, Stefan Mussye, Marco Sumerano, Sasha Ivankovic e tanti altri. Molti locali assumono dei flair bartender e presto nel nostro Paese si cominciano a vedere dei flair bar, mentre iniziano ad arrivare bravissimi professionisti dai Paesi dell’Est Europa, dall’Asia, dall’Australia e dal Sud America (soprattutto dall’Argentina), che portano stili diversi e nuove tecniche sempre più spettacolari. Nel 2004 nasce la FBA Pro Tour, una sorta di World League del Flair che attualmente organizza le più importanti gare nei 5 continenti. Tra i personaggi più popolari del panorama mondiale troviamo i fratelli Christian e Rodrigo Delpech, Adriano Marcellino, Vladimir Buryanov, Nicholas St. Jean, Danilo Oribe, Tom Dyer e molti altri. Fra gli Italiani che ben figurano nel top ranking citiamo Dario Doimo e l’infaticabile giramondo Marco Canova, sempre presente nelle manifestazioni che contano. Inutile dire che la capitale mondiale del flair è diventata Las Vegas, città che ha praticamente attirato nei suoi locali i migliori flair bartender del mondo, i quali non hanno certo opposto resistenza alle avances della città che non dorme mai, forse più convinti da “qualche dollaro in più” che dalle attrattive che offre la capitale mondiale del divertimento. E come dargli torto! In Italia nel frattempo il movimento si è un po’ affievolito e nel panorama nazionale più che flair bar troviamo molti flair bartender che praticano l’arte al di fuori dei luoghi di lavoro, ma è noto che da noi a volte le mode così come arrivano spariscono, anche se bisogna precisare che il flair non può considerarsi qualcosa di effimero come una moda, bisogna dedicargli tempo e sudore, gli allenamenti sono lunghi e devono essere costanti, esattamente come avviene nello sport professionistico. Classi 4AS e 4BS I MIGLIORI FLAIR BAR NEL MONDO • Roadhouse. 35 The Piazza, London WC2E • Carnaval Court. 3475 Las Vegas Blvd S, Las Vegas • Shadows. 3570 Las Vegas Blvd S, Las Vegas • Kahunaville. 3300 Las Vegas Blvd S Las Vegas • Red Room Saloon. 3101 West Sahara Ave Las Vegas, NV 89102, • Voo Doo Lounge. 3700 Rio Hotel, W Flamingo Road Las Vegas, 89103 IL BICCHIERE... MEZZO PIENO IL NOSTRO CORSO 1° work shop - Metodo americano: priorità del bartender work station set up logico e costante le attrezzature - Cenni di merceologia: fermentazione distillazione classificazione delle bevande - Conteggio del prodotto: metal pour e jigger prove pratiche di dosaggio INTERESSE E CURIOSITÁ PER IL CORSO PLANET ONE Planet One Este è una scuola di formazione nell’ambito del bartending, che si è resa disponibile a farci conoscere l’arte del bere miscelato sotto una veste diversa. Si tratta di un’associazione che propone soluzioni adeguate alle necessità di un bar tenendo conto di due concetti fondamentali: la professionalità e la qualità del servizio offerto. Durante i primi incontri abbiamo visto da vicino gli strumenti di lavoro ed appreso le varie tecniche di miscelazione, la preparazione dei cocktail e il rapporto delle dosi con il conteggio free-pouring (che è, appunto, una tecnica per ottenere dosaggi precisi). Abbiamo avuto, quindi, la fortuna di poter assistere ad una serie di lezioni che riguardavano il bar-management, in cui sono stati evidenziati alcuni punti fondamentali per la corretta gestione di un bar. Abbiamo apprezzato infine, con altrettanto interesse, l’ultima lezione tenuta dal nostro istruttore Max che ci ha sorpresi per la sua straordinaria capacità - un’arte - di decorare i cappuccini utilizzando il latte. Per tutti noi (le classi 4AS e 4BS) questo corso, tenutosi nei mesi di dicembre e gennaio scorsi, ha rappresentato un’esperienza formativa davvero importante, perché, oltre che conoscere le varie tecniche e i prodotti da utilizzare, ci ha consentito di apprezzare professionisti pieni di entusiasmo e carattere, capaci di suscitare quella curiosità che rappresenta un ingrediente fondamentale per migliorarsi nello svolgimento della nostra futura professione. 2° work shop - Mixology: dalle origini ad oggi nuovi utilizzi di frutta e verdura nel bar preparazione di una soda aromatizzata preparazione di un gum syrup - Analcolici 2.0 Premix preparazione Preparazione di 2 cocktails - Il Flair: una storia che parte da lontano Flair stage 3° work shop - Nuove tendenze: Tecniche di miscelazione - Categorie dei drink: on the rocks up muddle frozen layer - Tecniche di preparazione Build Mix and pour Stir and Strain Shake and strain - I cocktails IBA Preparazione di 2 classici Preparazione di 2 varianti 4° Work shop - L’espresso perfetto: cenni sulla botanica le 5 M estrazione dell’espresso cocktail a base di caffè - Il cappuccino perfetto La crema di latte 9 ACCOGLIENZA TURISTICA 1. ENOGASTRONOMIA, IL TOUR DELL’ITALIA DEI SAPORI 10 Spesso quando si parla di risorse enogastronomiche di un territorio ci si riferisce ai souvenir e ai prodotti tipici da rimpatrio per i turisti, ma in realtà esse sono molto di più di tutto ciò, sono infatti un documento che attesta lo scorrere del tempo in cucina nel corso dei secoli. I prodotti e i piatti che adesso, inconsapevolmente, consumiamo derivano da tradizioni popolari e contadine, in un tempo in cui con molta fantasia e genuinità si riuscivano a sfamare 8-9 bocche (o di più) utilizzando prodotti coltivati o allevati veramente a km zero: li producevano in famiglia! Senza alcuno studio, riflessione, impiattamento o accostamento particolare, le donne di un tempo sono riuscite, armate di mani callose di fatica e di spiccata creatività, a realizzare, con il principale intento di saziare e garantire un minimo di equilibrio alimentare, dei piatti unici e completi dal punto di vista nutritivo. Per piatto unico s’intende una pietanza composta da alimenti di diversa origine e di conseguenza di distinte caratteristiche nutrizionali; tra gli esempi più celebri ricordiamo la pasta e fagioli per il Veneto, le lasagne alla bolognese per l’Emilia-Romagna, il Cous-Cous per i Paesi nordafricani e l’insalata greca per i territori ellenici del Mar Mediterraneo. Per poter apprezzare e gustare con papille più critiche i prodotti locali di un territorio circoscritto, bisogna conoscerne e approfondirne le caratteristiche organolettiche e nutrizionali, oltre che storiche e culturali. Ecco svelato il perché di questo progetto/approfondimento, realizzato dagli allievi del corso di Accoglienza turistica: conoscere e promuovere il patrimonio enogastronomico italiano, svelando ciò che si cela dietro a un perfetto connubio di sfumature di sapori e colori. LIGURIA La cucina ligure è caratterizzata da ingredienti semplici, preparazioni sobrie e sapori e profumi delicati. La mancanza di pianure non ha consentito lo sviluppo dell’allevamento del bestiame e quindi, a tavola, scarseggia l’uso delle carni suine e bovine, in compenso però, la fertilità del suolo offre un’ampia varietà di verdure, aromi, erbe domestiche e selvatiche come la maggiorana, il timo, e il celebre basilico dal quale si ottiene il pesto alla genovese. La cucina ligure inoltre è caratterizzata anche da un largo uso di prodotti ittici e numerosi sono i segni della cultura saracena, della quale i Liguri hanno mantenuto l’impiego di pestello e mortaio per la preparazione di alcune salse. Valeria Barison ACCOGLIENZA TURISTICA EMILIA-ROMAGNA L’Emilia-Romagna è una regione molto ricca di risorse naturali che hanno dato la possibilità di sviluppare intensamente il settore primario. Questa regione è molto conosciuta nel mondo per i caratteri semplici e contadini della sua cucina e per le sue ricette ricche di aromi che le donano un sapore che le contraddistingue. E’ nota soprattutto per i suoi numerosi prodotti DOP tra cui emerge l’Aceto balsamico di Modena, ed altri certificati IGP tra i quali troviamo famosissimi insaccati come la mortadella. Alison Bordin SARDEGNA La cucina tipica dell’isola della Sardegna è variegata, influenzata dall’insularità e dalla cultura agropastorale, arricchita nella storia, attraverso rapporti e contaminazioni, da contatti e scambi fra diverse culture mediterranee. Una tipicità di quest’isola è la bottarga che può essere di muggine (sapidità equilibrata) o di tonno (gusto più accentuato). In questa regione troviamo anche molte ricette a base di carni di agnello, maialino, pecora o gallina, di solito aromatizzate con erbe come ginepro o alloro. Valentina Zito TOSCANA La Toscana è una regione fra le più ricche dal punto di vista enogastronomico. Grazie alla varietà del suo territorio (mare, collina, montagna) e del suo clima, primeggia con un numero 11 di prodotti certificati DOP, IGP, PAT davvero consistente. Tra i più celebri bisogna citare assolutamente lo zafferano di San Gimignano e il pecorino toscano e poi tra i piatti il caciucco, la ribollita e la pappa al pomodoro. Lisa Businaro MOLISE La cucina di questa regione è fortemente legata alle tradizioni contadine e i piatti che la compongono sono semplici con prodotti esclusivamente del territorio. A seconda della zona in cui ci si trova la cucina varia le sue specialità, dai salumi al pesce, dai formaggi ai prodotti da forno. Tra i prodotti più importanti vi sono le diverse varietà di olio extravergine dal sapore soave, consumato anche crudo su insalate e crostini e moltissime preparazioni in grado di valorizzare le materie prime del territorio, come la zuppa alla termolese, un piatto che esalta, nei tegami di coccio, i sapori del pescato. Jessica Marcante ABRUZZO E’ una regione forse poco conosciuta, ma portatrice di grandi tradizioni gastronomiche. Una caratteristica importante è la grande varietà che presenta la cucina abruzzese. Famosa la produzione casearia da cui derivano ricotte caprini e pecorini. Ma l’Abruzzo non è solo terra di pescatori e pastori, infatti sono presenti prodotti raffinati come lo zafferano che viene prodotto in quantitativi limitati. Molto famosi sono i salami di pecora abruzzesi. Questa regione dell’Italia meridionale è una delle poche nel nostro Paese in cui possiamo trovare il pregiato tartufo. Riccardo Maran (1^ puntata, continua) ACCOGLIENZA TURISTICA 2. PACCHETTI TURISTICI INNOVATIVI Progetto Navigando in internet si possono trovare centinaia di pacchetti turistici di diverse tipologie, ma le combinazioni delle visite e i temi che le caratterizzano con il passare del tempo diventano monotoni e comuni. Basti pensare ai moltissimi pacchetti turistici che si possono trovare sul cioccolato o sulle cure termali. Lo scopo di questo progetto, realizzato dalla classe 5AT con la professoressa Annalisa Olivato, è infatti quello di creare qualcosa di nuovo, fuori dal comune, qualcosa che non sia già stato proposto ma che, alla stesso tempo, sia interessante e coinvolgente. I ragazzi hanno dovuto immedesimarsi in un operatore turistico e hanno proposto quindici diversi itinerari in territorio veneto. Questi pacchetti, inoltre, comprendono la sistemazioni alberghiere per gli ipotetici turisti, i mezzi di trasporto che utilizzeranno, le visite che faranno, i prezzi e i mezzi di comunicazione che utilizzeranno. Qui di seguito vi presentiamo le mete di alcuni di questi itinerari. 12 Viaggiamo insieme Un viaggio all’insegna del relax e della cultura, della durata di 3 giorni e due notti. Un itinerario organizzato alla scoperta delle principali località balneari del Veneto: a partire dalla solare Jesolo alla tranquilla Caorle fino alla romantica Venezia con le sue suggestive isole. Elisa Auditore attraverso le attività proposte dall’agriturismo, di scoprire le ricchezze e le tradizioni enogastronomiche del Veneto. Al. Bor. A pochi passi dal cielo Uno stimolante itinerario forse poco adatto a coloro che soffrono di vertigini, ma assolutamente consigliato a chi vuole vivere un’emozione intensa. Durante questo viaggio, della durata di 5 giorni, i turisti potranno rimanere incantati davanti ai bellissimi paesaggi che il Veneto può offrire, a partire da Verona, passando per Cittadella e concludendo a Venezia dove è previsto un suggestivo giro in mongolfiera. Sophia Lazzari A lezione con il Veneto Un viaggio alla scoperta delle Università e Accademie più antiche e rinomate del Veneto. Questo itinerario della durata di 3 notti e 4 giorni prevede una serie di visite guidate presso le sedi storiche delle Università e Accademie più ambite della regione, situate nelle città di Verona, Padova e Venezia. Giovanni Oreste … Chi è di scena… Ora tocca all’incantevole fascino dei Teatri veneti Si tratta di un pacchetto innovativo di 5 giorni, un viaggio suggestivo per scoprire non solo la bellezza delle principali province del Veneto, ma soprattutto le curiosità che ruotano intorno ai più prestigiosi teatri della regione. Si visiteranno i luoghi dove grandi artisti odierni e del passato hanno recitato, si conoscerà la loro storia e si apprezzeranno le loro caratteristiche architettoniche. Val. Bar. Colli Euganei, un’emozione da concedersi E’ un pacchetto turistico, della durata di 4 notti, che valorizza il territorio euganeo grazie alle escursioni organizzate presso i piccoli borghi in grado di offrire suggestivi paesaggi che hanno saputo incantare noti poeti, scrittori e artisti e, Ripercorrendo il Medioevo Si tratta di un itinerario innovativo dalla durata di 5 giorni che inizierà sui Colli Euganei e terminerà nell’incantevole Verona. Permetterà ai turisti di fare un vero e proprio tuffo nel passato, alla scoperta delle tracce che i protagonisti dell’Età di Mezzo hanno lasciato nel nostro territorio. Val. Z. INCONTRI SPECIALI Già da alcuni anni, in preparazione della Colletta alimentare – nell’ultimo sabato di novembre-alcuni volontari visitavano i ragazzi nelle scuole per raccontare del Banco Alimentare o invitarli a partecipare alla raccolta. Ecco allora lo spunto che si cercava: la scuola! CONTRO GLI SPRECHI DI CIBO, PER LA LIBERTÀ E LA DIGNITÀ DELLE PERSONE Claudio Luisi* Nel 1987 anche in Italia è nato il Banco Alimentare, con l’intento di “salvare” dalla distruzione la maggior quantità possibile di cibo ancora buono, non scaduto ma non più vendibile, e di donarlo ai bisognosi, il cui numero stava e sta crescendo a livelli inaspettati. Tutto questo cibo, alcune volte “non bello ma buono”, nonostante abbia raggiunto ormai quantità ragguardevoli (circa 75.000 tonnellate nel 2014), non riesce però a soddisfare neppure la metà dei poveri nel nostro Paese. Ma per non dimenticare che tutta questa attività che si muoveva sotto il tetto della carità non era una semplice movimentazione di cibo, ma una grande opera d’amore, già nella mente dei padri ispiratori di questa iniziativa - il Cav. Danilo Fossati, proprietario della azienda alimentare STAR, e Don Luigi Giussani, fondatore di Comunione e Liberazione - esisteva il desiderio che i loro obiettivi - e tutto ciò che motivava, dava significato e gusto a centinaia di volontari che gratuitamente donavano parte anche cospicua del loro tempo - venissero detti, annunciati, testimoniati. Nel 2003 è nato a Milano un programma, animato da un gruppo di volontari, poi confluito nel Banco Alimentare, denominato “Siticibo”, con l’obiettivo di intercettare anche dalle scuole e dalle mense aziendali il cibo già cotto e cucinato, ma che non veniva consumato. Cibo che nel giro di poche ore veniva consegnato a centinaia di enti caritativi in città. Non si era, però, riusciti ad iniziare alcun intervento di informazione/educazione pubblica. Nel 2011 ormai questo bisogno era impellente, ma da dove iniziare? I giovani che frequentano oggi la scuola ci offrono un terreno assai fertile su cui seminare i valori che intendiamo portare. Proprio i nostri ragazzi, sia perché sono i più fragili e indifesi di fronte ad argomenti come il consumismo e l’abbondanza sia perché non hanno strumenti adeguati per affrontarli: sono figli del nostro tempo e di un paio di generazioni di genitori che, vissuti nel benessere e nell’abbondanza, hanno in molti casi smarrito o sopito valori come il rispetto del cibo, il non spreco, la carità verso i poveri o semplicemente non li hanno trasmessi ai loro figli. L’idea dello spreco del cibo è un concetto quasi totalmente assente in loro oppure, se c’è, è fondato sul sentimentalismo («mangia e pensa ai bimbi poveri dell’Africa...») perché responsabilità e contributo personale hanno poco spazio nei pensieri dei ragazzi. Quando, nel 2011, è nato “Progetto Scuola”, recentemente ribattezzato “Programma Banco Scuola”, le scuole nelle quali i volontari di “Siticibo” si recavano quotidianamente a Milano erano più di cento: ecco dunque il canale già aperto per tentare di iniziare un lavoro educativo. Banco Scuola, infatti, vuole essere per i ragazzi uno strumento educativo e culturale di sostegno. Gli animatori illustrano la storia e le opere del Banco Alimentare e di “Siticibo”, il lavoro dei volontari che vi operano, le esigenze dei bisognosi che vengono aiutati tramite gli enti benefici e raccontano le storie delle splendide amicizie che nascono spesso in questo lavoro. Vogliono così aiutare i ragazzi a scoprire la bellezza del contributo che anche loro stessi possono portare a questa causa, contributo che, pur se piccolo, li fa diventare grandi. Oggi ci sono una decina di volontari/animatori che operano in tutta la Lombardia, contattando le Scuole elementari, medie e superiori, tramite i dirigenti scolastici, incontrando i ragazzi a gruppi di interclassi e intrattenendoli per circa 60 minuti con racconti, dati, storie vere e la proiezione di un filmato. Propongono un modo diverso di affrontare il rapporto con il cibo e offrono una alternativa allo spreco, che è una delle parole attorno cui gira tutto il lavoro dei volontari. Uno degli obiettivi che Banco Scuola si pone è di giungere tutti alla consapevolezza che aiutare a nutrire i bisognosi non significa solo sfamarli, ma è la via principale per aiutarli ad essere di nuovo persone libere e quindi in grado di vivere la propria vita con la dignità che spetta ad ogni uomo. Quindi: cibo = libertà, cibo = dignità Ad oggi, dopo 3 anni, abbiamo incontrato in Lombardia, attraverso 500 incontri/presentazioni, oltre 22.000 studenti di 1000 classi. * Responsabile Progetto Scuola Associazione Banco Alimentare della Lombardia “Danilo Fossati” Onlus 13 11 INCONTRI SPECIALI DONATORI E RICEVENTI In particolare, i piatti pronti sono donati soprattutto dalle mense aziendali o ospedaliere che giorno per giorno producono in loco. La ristorazione scolastica assicura invece, di norma, le eccedenze di pane e frutta e, dove vi è la possibilità, anche la fornitura di prodotti cotti. A queste due categorie si aggiungono poi hotel, ristoranti, società di catering ed esercizi al dettaglio, di grandi o medie dimensioni, che mettono a disposizione le loro eccedenze. Le strutture caritative riceventi vengono invece selezionate in funzione delle caratteristiche del servizio da esse fornito (mense per poveri, comunità residenziali ecc.) e della disponibilità di attrezzature idonee alla conservazione e alla gestione degli alimenti che vengono consegnati. LE CIFRE DELLO SPRECO IN ITALIA COME AVVIENE IL RECUPERO DEL CIBO 14 Il recupero di prodotti freschi da indirizzare verso le strutture caritative che assistono le persone indigenti si realizza utilizzando sia il canale della ristorazione tradizionale (commerciale e collettiva) sia quello della Grande Distribuzione Organizzata (GDO). Il coinvolgimento delle catene distributive nasce ufficialmente in Lombardia nel 2005 con il lancio del progetto “Pronto Fresco” che vede la partecipazione, oltre che della Fondazione Banco Alimentare ONLUS, anche dell’Associazione Banco Alimentare della Lombardia, della Regione Lombardia e di quattro tra le più importanti catene della GDO. Dalla Lombardia l’iniziativa si è poi estesa a tutta la Rete Banco Alimentare, da nord a sud, con un impulso particolare in Piemonte, Trentino, Emilia Romagna, Toscana, Lazio etc. Nel 2009 viene infine ufficializzato il passaggio del programma sotto la denominazione Siticibo. Questo, come si legge nell’articolo di Claudio Luisi, è un servizio offerto a Milano già dal 2003 dalla Fondazione Banco Alimentare ONLUS per recuperare i prodotti alimentari freschi e cucinati in eccesso nel settore della ristorazione commerciale. Il servizio di recupero è quotidiano e viene effettuato da volontari che, con furgoni attrezzati, trasferiscono le eccedenze alimentari a strutture caritative convenzionate che assistono persone bisognose. Oppure, in altri casi, sono gli stessi enti riceventi, convenzionati con la Rete Banco Alimentare e adeguatamente formati, che si rendono responsabili dell’effettuazione del servizio, ritirando direttamente i prodotti dai donatori per la distribuzione ai propri assistiti. In particolare, Siticibo Ristorazione recupera cibo cucinato ma non servito, come eccedenze di primi piatti, di secondi e contorni oltre ad alimenti freschi come frutta e verdura, pane e dolci che, nel giro di poche ore, vengono consegnati e consumati presso gli enti riceventi. Le rigorose procedure di sicurezza alimentare, adottate dall’organizzazione, garantiscono l’igiene degli alimenti ritirati. In particolare, l’utilizzo della catena del freddo per i prodotti cotti e delle corrette modalità di confezionamento e trasporto per gli altri alimenti assicura l’integrità e l’appetibilità di tutto ciò che viene donato. Tali procedure, elaborate anche grazie alle competenze dei partner fornitori di cibo, coinvolgono tutti i soggetti della filiera: donatori di alimenti, personale Siticibo, strutture caritative riceventi. 49 KG – E’ LA QUANTITA’ DI CIBO CHE, IN MEDIA, UNA FAMIGLIA ITALIANA GETTA OGNI ANNO NELLA SPAZZATURA 1,19 MILIONI DI TONNELLATE DI ALIMENTI E’ LA QUANTITA’ COMPLESSIVA DELLO SPRECO 7,65 MILIARDI DI EURO (316 € PER FAMIGLIA) E’ IL CONTROVALORE MONETARIO DEL CIBO SCARTATO CHE COSA BUTTIAMO IN UN ANNO (VALORI MEDI) 10,7 KG DI VERDURA 9,9 KG DI FRUTTA 9,1 KG di PANE 6,0 KG DI PASTA 4,5 KG DI CARNE 2,1 KG DI FORMAGGI 1,8 KG DI PESCE 1,8 KG DI SURGELATI 1,2 KG DI SALUMI Fonte: Indagine GFK Eurisko 2014 INCONTRI SPECIALI ASSOCIAZIONE BANCO ALIMENTARE DEL VENETO - ONLUS Anche nella nostra Regione, l’Associazione è attiva da alcuni anni, grazie alla collaborazione prestata da molti volontari disponbili a svolgere sia attività di magazzino che di segretariato, sia a Padova che a Verona, le due principali sedi associative. Nella Giornata Nazionale della Colletta Alimentare, che si svolge stotto l’Alto patronato del Presidente della Repubblica, alcuni funzionari coordinano i gruppi di volontari che presidiano, suddivisi in turni, i supermercati aderenti all’iniziativa. Volontariato di Impresa Numerose aziende propongono la Rete Banco Alimentare per le attività di volontariato dei propri dipendenti. Un’occasione di crescita personale che favorisce la collaborazione e il lavoro di squadra con riflessi molto positivi anche sul “clima” interno dell’azienda (se desideri collaborare contatta direttamente la sede regionale: www. bancoalimentare.it/it/veneto; e-mail:[email protected]; tel.:045.8347929; telefax: 045.8213355 Lavoro di Pubblica Utilità Nel 2011 il Banco Alimentare del Veneto ha stipulato una convenzione con il Tribunale di Verona per favorire lo svolgimento del Lavoro di Pubblica Utilità a persone che a seguito di condanna dovuta a reati specifici, possono chiedere la conversione della pena. … E IL “PIETRO” NON STA A GUARDARE! “Donacibo” è una iniziativa nata nel 2007 dalla Federazione nazionale dei Banchi di Solidarietà, rivolta agli alunni delle scuole di ogni ordine e grado. E’ l’invito a partecipare a un gesto semplice e concreto – la raccolta a scuola di generi alimentari non deperibili e di prima necessità – per imparare a vivere in prima persona la gratuità e la condivisione. L’iniziativa si svolge in tutta Italia nella terza settimana di Quaresima e viene proposta e organizzata dalle Associazioni di volontari aderenti ai Banchi di Solidarietà che operano sul territorio e che assistono, in maniera continuativa e discreta migliaia di famiglie italiane in difficoltà, portando loro, con scadenza per lo più bisettimanale, un pacco di generi alimentari e il conforto di un volto amico. A Padova tale gesto di carità è sostenuto dall’Associazione “La Formica” Onlus. Si tratta di un gruppo di un centinaio di volontari che – a coppie – visitano regolarmente famiglie di Padova e dintorni (attualmente circa 500 persone) portando loro generi alimentari provenienti dal Banco Alimentare del Veneto, dalle collette alimentari da esso organizzate, da privati e da aziende. Alcuni di questi volontari hanno incontrato il 28 febbraio e il 9 marzo le classi del nostro Istituto che hanno aderito all’iniziativa, raccontando loro cosa fanno e soprattutto perché lo fanno. Hanno lasciato poi degli scatoloni, posizionati in alcune classi e in alcuni spazi comuni della Succursale, in cui ognuno ha potuto mettere ciò che ha deciso di condividere con chi è nel bisogno. Gli alimenti verranno poi ritirati dai volontari stessi e distribuiti in seguito alle famiglie assistite. Gabriella Orlandini 15 EX STUDENTI ALLA RIBALTA ANDREA VALENTINETTI LO CHEF CHE NON SI FERMA MAI, DA PADOVA ALLA MALESIA 16 Andrea Valentinetti, chef patissier del d&g di San Domenico di Selvazzano Dentro, si è diplomato nel 2005 al “Pietro d’Abano”. Andrea, raccontaci il tuo percorso dai tempi della scuola fino ad oggi. Dieci anni non sono pochi, è un bel pezzo di strada... Sicuramente, ma prima di tutto fatemi dire che quelli della scuola sono stati cinque anni molto intensi, con momenti più facili ed altri meno, che però ho affrontato sempre con la consapevolezza di aver fatto la scelta giusta per lo sviluppo della mia carriera. La scuola mi ha dato tanto, mi ha insegnato cose che non sapevo - la chimica, l’alimentazione, come fare una salsa di pomodoro o la pasta frolla... tutto quel che porto dentro di me e cerco ora di trasmettere agli allievi ai quali insegno. Sono convinto che per fare questo lavoro sia necessario avere un’adeguata formazione e solo un’ottima scuola è in grado di darla. Il rapporto con gli chef potrebbe essere utile per rendere sempre più pronti gli alunni che frequentano un istituto alberghiero. Quali sono state le tue prime esperienze di lavoro? Intanto devo dire che ho cominciato a lavorare quando ero ancora uno studente, nei fine settimana e nella stagione estiva. Il mio curriculum è vario: dopo il diploma ho fatto i miei primi passi nel mondo del lavoro in due rinomati locali padovani, prima al Caffè Cavour e poi alla Pasticceria Breda. Ma posso affermare che la prima esperienza davvero significativa, perché mi ha cambiato dentro, è stata quella dagli Alajmo, ai ristoranti Le Calandre e La Montecchia. Però non mi sono fermato lì, ho continuato a girare e a cambiare, convinto che l’esperienza te la fai sul campo, frequentando persone e ambienti sempre diversi. Così ho lasciato Padova e mi sono trasferito a Milano, dove ho lavorato al Cracco Peck, il ristorante di Carlo Cracco che in passato aveva, appunto, questo nome (da qualche an- no solo Ristorante Cracco, ndr) in quanto era associato alla più prestigiosa bottega enogastronomica della città – il Peck, appunto - dove si poteva degustare ed acquistare ogni prelibatezza. Esperienze molto varie, sicuramente formative... Certo, ma non mi sono mai accontentato. Tanto che a un certo punto la voglia di mettermi ancora alla prova per dimostrare quel che avevo imparato mi spinse ad aprire, insieme a Mario Magnoni e sempre a Milano, in zona Brera, Il cucchiaio di legno, un locale unico nel suo genere perché era un po’ di tutto: ristorante, scuola di cucina, location di eventi, negozio di prelibatezze e di articoli per la casa... Poi il ritorno dalle nostre parti... Sì, perché avevo capito che non potevo fermarmi. E così eccomi al d&g di San Domenico, a pochi chilometri da Abano. Un’esperienza che dura ancora oggi. E’ interessante la combinazione dei due profili di chef e imprenditore. Che cosa ci vuole per essere l’uno e l’altro? Diciamo che le doti che ci vogliono sono fondamentalmente tre: passione, grinta e curiosità. Sarò molto diretto, se non hai la passione questo mestiere nemmeno ti sogni di farlo, ma se ce l’hai vuol dire che parti già molto bene... la passione ti spinge ad avere una grinta, una voglia tali da farti raggiungere gli obiettivi che ti sei posto e tutto questo ti porta ad essere sempre più curioso, ad esplorare nuove possibilità professionali. Fare impresa oggi è molto complicato... Sì, ma esistono imprenditori che sanno leggere il momento e capiscono come far crescere la loro azienda, come sistemarla. Parlo di un imprenditore attento alle esigenze del mercato e dei clienti, che sia in grado di EX STUDENTI ALLA RIBALTA percepire che un’azienda al giorno oggi deve essere prima di tutto una squadra; e il titolare ne è il capitano, colui che deve guidare il suo team verso la realizzazione dei risultati. Il consiglio che mi sento di dare agli imprenditori di domani è di rimanere con i piedi per terra, di fare un passo alla volta, di essere umili e soprattutto di ascoltare gli altri, di sforzarsi di capire, analizzare e sviluppare. Veniamo al locale in cui lavori oggi, la pasticceria d&g, una boutique del gusto molto apprezzata dalla clientela. Dieci anni fa il maestro pasticciere Denis Dianin aprì una pasticceria moderna e frizzante, almeno per l’epoca. Poi, gradualmente, ci siamo evoluti ed oggi d&g può considerarsi una pasticceria innovativa, elegante, di classe. Le prospettive, a quanto sappiamo, sembrano molto interessanti... Alle volte si creano delle occasioni, noi per esempio facciamo molte consulenze, giriamo parecchio, il nostro marchio è conosciuto e apprezzato non solo in Italia ed oggi siamo pronti ad affrontare nuove avventure, anche all’estero... Cioè, a cambiare dimensione. Una piccola realtà che diventa un’azienda internazionale, un bel salto! Sì, però tengo a sottolineare che la nostra azienda, pur ampliando i suoi orizzonti, rimarrà comunque artigianale nel senso che saremo sempre noi a definire le linee, i prodotti, il pack eccetera. Quel che ci gratifica di più è portare il buon nome dell’Italia all’estero e farci conoscere per quelli che veramente siamo. Parliamo allora di questo nuovo progetto... Abbiamo costituito una società con alcuni partner malesi già pienamente inseriti nel settore alberghiero-ristorativo con interessi anche in quello del trasporto aereo. Sbarcheremo col nostro marchio a Kuala Lumpur, la capitale della Malesia, e in altre grandi città asiatiche. Diciamo allora chi vi siete fatti ammaliare dal fascino dell’Oriente... Battuta a parte, come e quando nasce questa iniziativa? Il progetto nasce a Rimini nel 2014, in occasione di SIGEP (il salone internazionale della gelateria, pasticceria e panificazione artigianale, ndr), quando conoscemmo i nostri attuali soci malesi venuti per studiare la progettazione degli arredamenti della Tecno Arredamenti di Aviano, azienda leader in Italia e in Europa con la quale noi collaboriamo da anni. Quel contatto è stato decisivo: da allora gli incontri e gli studi di fattibilità delle possibili iniziative in comune si sono succeduti ed ora eccoci qui, a giocare la carta di mettere in relazione due mondi completamente diversi. Siamo curiosi, a questo punto, di conoscere i dettagli... I nostri partner hanno puntato forte sul nostro marchio, cosa che ci porterà ad aprire diversi corner di pasticceria nei casinò e negli aeroporti delle più importanti città asiatiche. Poi sarà la volta dei ristoranti. Ma quali sono i termini della vostra collaborazione? I nostri partner offriranno tutto il supporto necessario in termini di marketing, di acquisto delle location, di rapporto con i fornitori, di organizzazione di eventi. Il packaging, invece, sarà marchiato d&g e sarà lo stesso che usiamo in Italia. Anche le campagne pubblicitarie saranno curate dal nostro ufficio stampa perché vogliamo che la filosofia e le basi del nostro lavoro rimangano italiane. Che cosa produrrete e venderete in Asia? Andremo ad offrire l’intera gamma dei prodotti che realizziamo in Italia, dalla pasticceria alla ristorazione, dal dolce al salato. Ovvio che terremo conto dei gusti del pubblico asiatico e quindi creeremo dei prodotti ad hoc utilizzando le materie prime e gli ingredienti locali. Poi però, gradualmente, vogliamo portare la clientela a degustare tutte le preparazioni di eccellenza che hanno contraddistinto il nostro lavoro all’interno del mercato italiano. Ci rivolgeremo ad un target alto puntando in primo luogo sulla qualità della ricerca e delle materie prime. L’obiettivo che ci poniamo è quello di offrire ai nostri clienti una serie di prodotti esclusivi sia dal punto di vista del gusto sia da quello visivo. Apriremo, tanto per fare un esempio, in una grande città come Kuala Lumpur, nella quale esiste una clientela internazionale in grado di riconoscere l’eccellenza di un prodotto. Non possiamo che farvi un grande in bocca al lupo... Diciamo che il nostro successo, se ci sarà, dipenderà da molti fattori. Abbiamo programmato nei dettagli, abbiamo studiato le persone, il mercato, abbiamo fatto ricerche di settore e stabilito relazioni importanti. Vedremo... Noi ci metteremo la nostra voglia e la nostra passione, poi, come sempre, saranno i clienti a giocare il ruolo decisivo. Renate Gilli 17 DIALOGO INTERCULTURALE ENZO PACE LA SCUOLA È IL LUOGO DELL’INTEGRAZIONE 18 Enzo Pace è professore di Sociologia delle Religioni all’Università di Padova, dove insegna anche “Islam and Human Rights” all’European Master on Human Rights and Democratization. E’ direttore del Dipartimento di Sociologia e del Centro Interdipartimentale di ricerca e servizi per gli studi interculturali. Visiting Professor all’EHESS (Ecole des Hautes Etudes en Sciences Sociales), è stato Presidente dell’International Society for the Sociology of Religion (ISSR). Membro del Comitato di redazione della rivista Archives des Sciences Sociales des Religions, collabora con le riviste Social Compass, Socialna Ekologjia e Religioni & Società. I suoi interessi di ricerca e di studio sono: i cambiamenti socio-religiosi nelle società complesse, la sociologia comparata delle religioni, i movimenti di tipo fondamentalista e, più recentemente, la sociologia dell’Islam e il fenomeno del neo-pentecostalismo africano in Italia. Tra le sue recenti pubblicazioni: I fondamentalismi, Roma-Bari, Laterza 2002 (con Renzo Guolo); Un singolare pluralismo, Bologna, Il Mulino 2003 (con F. Garelli e G. Guizzardi); Perché le religioni scendono in guerra, Roma-Bari, Laterza 2004; L’Islam in Europa: modelli di integrazione, Roma, Carocci 2004; Sociologia dell’islam, Roma, Carocci 2005; Introduzione alla sociologia delle religioni, Carocci, Roma 2007; “Salvation Goods, the Gift Economy and Charismatic Concern”, Social Compass, 2006, (47). Religion as Communication: the Changing Shape of Catholicism in Europe, in Nancy Ammermann (ed.), Everyday Religion, New York, Oxford University Press, 2006. Globalization and the Conflict of Values in the Middle Eastern Societies, in P. Beyer, L. Beaman (eds.), Religion, Culture and Globalization, Leiden, Brill 2007; Raccontare Dio. La religione come comunicazione, Bologna, Il Mulino 2008. Al-islam fi Urruba (L’islam in Europa), Abu Dhabi, Kalima 2010. Professore, da noi in Italia non abbiamo adottato, come in Francia, il modello assimilazionista1, probabilmente perché la nostra identità non si nutre di valori “forti” come quelli che, di là dalle Alpi, si fondano sul repubblicanesimo; né del resto abbiamo potuto puntare sul multiculturalismo2, come in Gran Bretagna, per non frammentare ulteriormente una società storicamente condizionata da opposizioni e particolarismi. Allora, l’impressione è che nella costruzione di una società plurale e multietnica abbiamo navigato a vista, vivendo un po’ alla giornata.... Qual è il suo punto di vista? Concordo, sostanzialmente. Se tuttavia ci riferiamo al rapporto con la comunità islamica presente in Italia, bisognerà ricordare almeno il tentativo di trovare un comune denominatore di valori, una sorta di piattaforma sulla quale costruire una forma di integrazione; e i valori da condividere erano stati individuati ovviamente in quelli della Costituzione italiana e più in generale nel paradigma dei diritti umani. Devo dire che la frammentazione delle organizzazioni islamiche operanti sul territorio (ce ne sono quattro e non sono in sintonia fra loro) non ha agevolato il raggiungimento del risultato. In Spagna, invece, è andata meglio... Sicuramente. Nel 1992 le autorità spagnole e le organizzazioni islamiche sottoscrissero un accordo che rappresenta tuttora una risposta al bisogno sociale di convivenza. Però attenzione: lì le condizioni erano diverse, gli Spagnoli hanno riconosciuto che l’Islam fa parte della loro storia, da noi gli Arabi si sono fermati in Sicilia... I terribili fatti di Parigi, ma anche le tensioni nelle banlieu, sembrano segnare il fallimento del modello francese di integrazione... Non dobbiamo generalizzare e confondere. Gli attentati di Parigi sono opera di frange terroristiche cresciute nelle fila del fondamentalismo radicale. Il terrorismo esiste, lo sappiamo bene, è un fenomeno di ispirazione religiosa, ma che si nutre di rivendicazioni politiche. Se per esempio leggiamo i siti dei gruppi estremisti ci accorgiamo che il richiamo ai valori coranici è nel complesso superficiale, mentre sono sempre più violenti gli accenti utilizzati nei confronti dei Paesi occidentali - gli imperialisti di sempre - e di quelli arabi loro alleati, considerati traditori dell’Islam. Nella società francese, invece, è un po’ diverso, la questione si fa più complessa... Sicuramente. Intanto diffiderei dei modelli... I model1. Quella francese rappresenta l’esperienza paradigmatica del modello assimilazionista, fondato sull’idea di uno Stato laico che garantisca l’uguaglianza di tutti i cittadini di fronte alla legge, non riconoscendo diritti e trattamenti particolari alle minoranze etniche. I migranti, di conseguenza, sono tenuti a conformarsi completamente alla cultura e alla società francesi. 2. L’idea sulla quale si fonda è quella di valorizzare le diverse culture riconoscendone la dignità e il valore. Nella comunità nazionale d’accoglienza grande importanza viene riconosciuta alle singole comunità etniche, che divengono interlocutori pubblici di primaria importanza. DIALOGO INTERCULTURALE li sono astratti per definizione, il più delle volte non rappresentano la realtà. Diciamo che vengono contaminati spesso da elementi che sembrano contraddire le premesse. Sappiamo che in Francia lo spazio pubblico è integralmente dominato dai valori nazionali, quelli della Repubblica, mentre tutto il resto – usi, riti e tradizioni degli immigrati – appartiene alle scelte individuali. Mi chiedo però come distinguere, in tanti casi, fra la sfera privata e quella pubblica... E’ difficile. Il rito funebre, tanto per fare un esempio, è una manifestazione privata, ma il cimitero islamico, in cui quel rito si celebra, è un luogo pubblico. Quanto alla situazione nelle periferie – una situazione sicuramente esplosiva dal punto di vista sociale - diciamo che oggi non è facile organizzare i programmi e gli strumenti che possono portare a forme di convivenza pacifica. Occorrono tante risorse... La realtà è molto complessa, le nostre sono società faticose. Torniamo da noi, in Italia. L’idea di un’integrazione che ruoti intorno ai valori costituzionali, alla quale lei alludeva poc’anzi, farebbe dell’immigrato un protagonista della polis. Ma per ottenere pienamente questo risultato bisognerebbe, secondo logica, concedergli la cittadinanza... ... Invece la legge italiana si fonda sullo ius sanguinis ai fini dell’acquisizione dello status di cittadino dalla nascita mentre prevede criteri molto complicati, alle volte addirittura assurdi, per la concessione della cittadinanza in un momento successivo. Se pensiamo che in Germania, già dal 2000, la condizione di cittadino spetta al figlio di genitori stranieri che risiedono in territorio tedesco da almeno otto anni o che hanno un permesso di soggiorno permanente... Professore, non si può negare però che il dialogo interculturale con gli immigrati islamici resti complicato. A molti l’integrazione sembra una montagna da scalare, quanti italiani, anche di buona volontà ed ampie vedute, ritengono che gli sforzi di conciliare valori in alcuni casi così diversi fra loro siano destinati a fallire... Non sarei così pessimista. Le difficoltà cui avete fatto cenno potevano rappresentare un problema in passato, quando la rete di rapporti interpersonali si stabiliva fra gli Italiani e gli immigrati di prima generazione. Ma oggi è diverso, sapete meglio di me che i ragazzi stranieri, islamici o appartenenti ad altre comunità, parlano l’italiano (e spesso non conoscono neppure la lingua d’origine), frequentano le nostre scuole, vivono e pensano grosso modo come i loro coetanei di qui. Si sentono Musulmani ed Europei, cioè Italiani, Spagnoli, Francesi eccetera. I tradizionalisti, fra i giovani, sono sempre di meno. Approfondiamo allora questo tema. Il sistema scolastico svolge una funzione sociale fondamentale, tanto più nelle società multietniche. Però gli insegnanti, negli ultimi 15-20 anni, sono stati lasciati soli nell’affrontare l’impatto con le culture “altre”: molti si sono fatti guidare dal buon senso, convinti della necessità di promuovere logiche inclusive e percorsi di interculturalità, ma nessuno ci ha detto “come fare”. Solo qualche invito generico, le solite belle parole che non risolvono nulla... E’ vero. Non è stato fatto molto per assicurare agli insegnanti gli strumenti conoscitivi necessari a governare il fenomeno delle ondate migratorie. Eppure, lo abbiamo detto, l’integrazione nasce sui banchi di scuola. Il sistema scolastico è in grado di promuovere la produzione di valori comuni, ma la verità è che gli insegnanti, finora, si sono arrangiati. Non potevano fare altro. Ci pare di poter dire che qui in Italia – e non solo nella scuola - esista un deficit di conoscenze in merito alle comunità straniere presenti nel territorio... Senza dubbio. Basti pensare che ancora oggi molti pensano che l’Islam sia un monolite. Nulla di più sbagliato. Immaginiamo di trovarci di fronte a tre musulmani: sicuramente ognuno di loro sente, pensa e vive l’Islam a modo suo. E’ una battuta, ma la realtà è più o meno questa. Da sempre il mondo islamico è una galassia. Sono diversi l’adesione ai principi della religio- 17 15 19 DIALOGO INTERCULTURALE ne, le pratiche devozionali, i comportamenti nella vita d’ogni giorno. Vi sono gli osservanti, i tradizionalisti, i secolarizzati. Generalizzare sarebbe un grave errore. 20 Secondo lei, la scuola pubblica dovrebbe dare spazio, laicamente, a tutte le confessioni religiose attraverso l’introduzione di una materia formativa come “Storia delle religioni”, capace di far conoscere e rispettare l’identità di ognuno? L’idea, certo, non è nuova, ma dopo i fatti di Parigi ha ripreso a circolare... Sicuramente è un’idea praticabile, e fra l’altro ritengo non sia di per sé incompatibile con l’insegnamento confessionale della religione cattolica. So che c’è chi spinge per una soluzione del genere nella convinzione che sia utile qualsiasi scelta capace di ampliare gli orizzonti conoscitivi dei più giovani. Forse la dicitura più adatta per denominare una materia siffatta sarebbe “Cultura religiosa” o altra similare... Professore, in molti Paesi europei – pensiamo all’Olanda - le comunità musulmane organizzate hanno ottenuto l’istituzione di scuole private paritarie islamiche. Come vede un’eventualità come questa? Penso che la realizzazione di sistemi di istruzione formalmente paralleli ma non comunicanti tuteli sì le identità di ognuno, ma al tempo stesso non favorisca l’incontro con l’altro e la creazione di un codice di valori condivisi. Meno confini e più dialogo... Saverio Mazzacane, Elisabetta Benvenuti, Alison Bordin LA RIFLESSIONE Spesso diamo dei giudizi senza aver prima nemmeno osservato il soggetto in questione, pur avendo tutte le informazioni per poterlo fare. Tuttavia, è molto più semplice dipingere addosso a qualcuno un pregiudizio piuttosto che interessarsi, conoscere e approfondire. La religione, fin dai tempi dei tempi, è stata usata dalle grandi potenze militari come distintivo promotore di violenza, basti pensare alle crociate compiute dai cattolici molti secoli fa o agli attentati terroristici dell’Isis ai nostri giorni. La verità è che si uccide in nome di un dio creatore, il cui messaggio non è e non è mai stato quello di costringere alla conversione mediante l’uso della violenza. Quello che si cerca, attraverso le armi, è una supremazia religiosa o forse una supremazia di tipo imperialista ed economica? Quel che è certo è che la forza persuasiva di alcuni leader, associata all’ignoranza di molti e all’impossibilità di esercitare la propria libertà di pensiero, permette irreversibilmente la proliferazione del fanatismo religioso. Poi, come ben si sa, sulla scia di tale fenomeno, si crea un allarmismo sociale nei confronti di tutti coloro che, possedendo delle caratteristiche in comune - basta il colore della pelle, il credo religioso o semplicemente condividere la stessa cittadinanza – vengono associati ai fanatici e ai violenti. Ma basta forse solo questo? Forse dovremmo imporre meno confini e conoscerci di più per facilitare lo scambio e quindi l’integrazione tra popoli diversi. (Al. Bor.) DOPING NELLO SPORT, UNA PIAGA Non passa giorno che non emergano casi di doping tra gli atleti. L’Istituto Superiore di Sanità stima che in Italia i consumatori di sostanze dopanti siano almeno 253.000, con 370 milioni di dosi, per un controvalore di 420 milioni di euro. E’ dunque importante bloccare il commercio di tali sostanze, che coinvolge la criminalità organizzata, e l’uso che ne fanno gli atleti, punendoli nel caso siano trovati positivi. Ma la lotta al fenomeno doping si basa soprattutto sulla conoscenza dei danni che possono derivare per la salute dell’atleta, e sulla prevenzione culturale che deve indurre a rifiutare i comportamenti non leali nell’attività sportiva. Parallelamente, e ancor più diffusamente, vengono proposte dai mass media sostanze energetiche che completano l’alimentazione a volte scorretta dello sportivo, stimolandolo all’uso degli integratori; conoscere rischi e benefici degli stessi permette al giovane di ricorrervi solo nei casi necessari, evitandone l’abuso. Dott. Maurizio Schiavon «E’ necessario fornire informazioni e creare una coscienza critica nel giovane - afferma il dott. Maurizio Schiavon, responsabile U.O. Centro Medicina dello Sport ed Attività Motorie dell’Azienda ULSS 16 - che lo stimoli a migliorare i propri risultati sportivi senza ricorrere a sostanze e metodi proibiti, educandolo ad un sano stile di vita che preveda attività fisica regolare, alimentazione corretta ed astensione da comportamenti errati (fumo, alcool e doping) che possono influire negativamente sulla prestazione sportiva e sulla salute dell’individuo. Per questo interveniamo da più di 10 anni nelle scuole superiori del territorio: aderiscono ogni anno al nostro progetto oltre 20 scuole, con il coinvolgimento di più di 50 insegnanti e 2000 studenti. Ai 20.000 studenti che abbiamo incontrato in questi ultimi anni abbiamo cercato di far capire le differenze nelle diverse scelte personali, gli effetti dell’uso di sostanze dopanti e/o integratori, la necessità di una sana alimentazione per lo sportivo, ricordando che la soddisfazione di raggiungere lealmente i risultati sportivi è impagabile». Purtroppo, troppo spesso non si parla più di vittorie, successi, nuovi record, bensì di inchieste per doping e squalifiche. Mai come in questi giorni il problema è divenuto di scottante attualità e di grande interesse presso il pubblico, trovando largo spazio su quotidiani e riviste, così come nei notiziari radio-televisivi. Ci sono sempre stati in passato casi di doping, che hanno riguardato atleti più o meno famosi, ma l’apice del fenomeno si è raggiunto quando si è scoperto il grande quantitativo di doping usato dagli atleti di sport come ciclismo e atletica leggera. Ma in realtà cos’è questo doping di cui si parla tanto? Va sotto il nome generico di doping tutta una serie di preparati chimici che servono per potenziare la prestazione sportiva, annullare la sensazione di dolore o fatica ed accrescere la massa muscolare. Un esempio di doping sono gli stimolanti come le anfetamine, l’efedrina e la cocaina che hanno un’azione eccitante e antidepressiva: aumentano l’attenzione, ritardano la fatica, riducono il bisogno di sonno e accrescono l’aggressività. Danno un grande aiuto all’atleta in quanto il cuore pulsa più rapidamente, la pressione arteriosa sale e il sangue circola più in fretta fornendo una forza fittizia che altera la capacità di autolimitare lo sforzo. Questi stimolanti, però, se assunti in grandi quantità, possono portare ad uno scompenso cardiaco e alla dipendenza. Molto conosciuti sono anche gli anabolizzanti, che ebbero un grande successo negli anni 80, quando era di moda il body-building. Sono ormoni steroidei (testosterone e nandrolone) utilizzati per accrescere la massa muscolare e ridurre i grassi. Questi, come tutti gli altri tipi di doping, presentano degli effetti collaterali nocivi per l’organismo in quanto possono provocare tumore al fegato, modificazioni dei caratteri sessuali, impotenza e sterilità. Esistono poi sostanze, ritenute in grado di migliorare la performance, non sottoposte ancora a particolari restrizioni. Si tratta degli integratori alimentari, alcuni d’indubbia efficacia, altri inutili. Non si conosce ancora l’effetto sulla salute in caso di abuso e pertanto sarebbe auspicabile un’assunzione moderata e controllata. Ad esempio, la creatina è una sostanza naturale presente nella carne e nel pesce, è prodotta dall’organismo e depositata nel muscolo: avendo come effetto l’aumento della forza muscolare, brucia i grassi e ritarda la fatica. Per quanto riguarda, però, gli effetti collaterali si parla di un aumento di peso, crampi muscolari, nausea e diarrea. Quella del doping, ovviamente, è una questione che non investe soltanto l’aspetto farmacologico né la regolarità delle prestazioni agonistiche, ma incide anche sullo sport in quanto valore, cioè come seria e leale competizione tra uomini da promuovere ed insegnare ai giovani. La causa maggiore del doping è la voglia di vincere a ogni costo. Chi pratica lo sport si suppone che lo ami, ma se fosse veramente così non esisterebbero forme di doping, perché amare lo sport significa rispettarlo: al contrario, chi utilizza sostanze dopanti lo odia e lo distrugge. Il doping spazza via i due ideali sportivi per cui lo sport è praticato: la lealtà e la libera competizione. Gianluca Costa 21 LO SCAFFALE Saverio Mazzacane 22 Camilla Baresani – Gelasio Gaetani d’Aragona, Vini, amori, illustrazioni di Valeria Petrone, Bompiani, 2014, euro 16. Il vino e la vita, i piccoli piaceri dell’esistenza e le avventure, e poi i sogni, i desideri, i dolori delle persone. In questo libro ad ogni bottiglia – che Gelasio Gaetani d’Aragona descrive in una scheda di agevole lettura – corrisponde un racconto, ora divertente ora malinconico, scritto da Camilla Baresani. Con dei titoli che sollecitano immediatamente la curiosità del lettore: Occasioni mancate; Voglia di normalità; Meglio non indagare; Il cuore fuori strada; Chi tradisce è la donna; Trappole da Don Giovanni. Una galleria di personaggi e sentimenti. Come non abbandonarsi al piacere della lettura? Anche i cultori del vino, gli esperti, trovano di che appassionarsi. Le descrizioni di Gaetani d’Aragona, storico produttore di Brunello di Montalcino e ambasciatore dei vini italiani nel mondo, sono ricche e puntuali, come si addice a un wine-lover come lui («La mia casa è in ogni angolo del mondo dove esiste un produttore di vino»). Impreziosiscono il volume le belle illustrazioni della disegnatrice Valeria Petrone. Alberto Capatti, Storia della cucina italiana, Guido Tommasi editore, 2014, euro 20 Alberto Capatti, già Rettore e docente dell’Università di Scienze gastrono- miche di Pollenzo, si conferma appassionato storico della cucina italiana con questo agile ma documentato volume, che ripercorre le tappe più significative dell’evoluzione dell’arte culinaria nazionale: dal durissimo dopoguerra agli anni Cinquanta e Sessanta della rinascita e del boom economico fino all’oggi, con le sue eccellenze e le suggestioni di una cucina che si reinventa di continuo, fra tradizione e sperimentazione. Un libro per appassionati, che offre uno spaccato della società italiana attraverso la lente delle trasformazioni intervenute nell’alimentazione e soprattutto nel rapporto fra gli Italiani e la tavola. Quasi un trattato antropologico, che rimanda direttamente ad uno dei tratti più caratteristici dell’identità nazionale (la cucina, appunto). Interessante anche il piccolo compendio di editoria gastronomica che arricchisce il volume, con una serie di “finestre” aperte sul cinema, sui canali televisivi e sul mondo dei blogger. Sally Butcher, Veggiestan. Un viaggio alla scoperta dei piatti vegetariani del Medio Oriente, Gribaudo, 2014, euro 25 Si legge nella prefazione a questo bellissimo libro: “Veggiestan, letteralmente «terra delle verdure», non è un Paese, ma secondo Sally Butcher, che gestisce un negozio di specialità gastronomiche iraniane e orientali a Londra, non esiste termine più appropriato per definire il Medio Oriente, che nell’insieme vanta una tradizione culinaria ricca di sontuose ricette vegetariane. L’autrice mette a disposizione la sua esperienza in un volume dedicato non soltanto a chi desidera ripensare le proprie abitudini alimentari privilegiando cibi vegetariani, ma anche a chi cerca nuove idee per gustare le verdure”. Attenzione però: qui non troviamo traccia di quei cibi sicuramente sani ma un po’ tristi, troppo tristi, spesso celebrati moralisticamente da certa pubblicistica salutista. Al contrario: i piatti descritti dalla Butcher sono fantasiosi e succulenti, ricchi di spezie, aromi e profumi inconfondibili. Ne citiamo alcuni alla rinfusa: i noodles di riso persiani alle melanzane con tamarindo allo zenzero, i panzerotti ai porri e curcuma, lo stufato di carote afgano, le rape sottaceto alla marmellata di petali di rose, senza tralasciare alcuni piatti ormai diffusi anche da noi come l’hummus, il baba ganoush, il tabboule. Centocinquanta ricette per un’esperienza sensoriale fuori dal comune, ma non solo. Perché questo è soprattutto un viaggio dentro una cultura antica e raffinata che racconta i luoghi, i tempi e il fascino di una magica convivialità. Sally Butcher SPECIALE BIBLIOTECA “Ma… prof.!!! In questa scuola non c’è neanche una biblioteca… dobbiamo fare qualcosa!” Guardai esterrefatta negli occhi (così azzurri) il mio allievo di quinta ristorativa, rappresentante nel Consiglio d’Istituto… come era stato possibile??? Non l’aveva mai notata la scritta “BIBLIOTECA” sulla porta verde con cancello nell’atrio della Succursale??? E sì che ci lavoravamo da anni noi insegnanti, con passione, dedicando ore e ore extra di volontariato (!) alla nostra biblioteca! Ci siamo avvicendati tra colleghi ad inventarci progetti da spedire a banche, associazioni, istituti vari per ottenere un aiuto economico al fine di arricchire i nostri armadi di libri, riviste, dizionari, libri graduati in lingua straniera, DVD, e poi anche computer e televisore… per non dire poi che abbiamo partecipato alle Giornate Nazionali per la promozione della lettura e organizzato il Mercatino natalizio del libro…TUTTO INUTILE??? NO NO NO… al mio allievo era solo sfuggito qualcosa, mi sono detta, perché era troppo preso dai suoi impegni in altri settori… tutte queste materie da studiare… e Lettere e Lingue Straniere e Matematica e Alimentazione e Diritto e Ristorazione… ah ecco… buona idea… ristorazione… e così il nostro messaggio è diventato “Leggere è il cibo della mente”. Eh sì, perché noi ci crediamo fermamente: “ La biblioteca scolastica fornisce informazioni ed idee fondamentali alla piena realizzazione di ciascun individuo nell’attuale società dell’informazione e conoscenza. La biblioteca scolastica offre agli studenti la possibilità di acquisire le abilità necessarie per l’apprendimento lungo l’arco della vita, di sviluppare l’immaginazione, e li fa diventare cittadini responsabili” (Manifesto IFLA UNESCO sulla biblioteca scolastica) La biblioteca è uno strumento per l’attuazione dei diritti costituzionali di accesso all’informazione, alla conoscenza, alla cultura e alla libertà di ricerca scientifica, come afferma la nostra Costituzione… pensiamo un pò a tutti quei luoghi nel mondo dove l’accesso alla cultura è soggetto a forme di censura ideologica, politica, religiosa… FRASI CELEBRI Quanti uomini hanno datato l’inizio di una nuova era della loro vita dalla lettura di un libro! Henry David Thoreau La lettura è per la mente quel che l’esercizio è per il corpo. Joseph Addison Ci sono crimini peggiori del bruciare libri. Uno di questi è non leggerli. Joseph Brodsky Nessun vascello c’è che come un libro possa portarci in contrade lontane... Emily Dickinson Alcuni libri devono essere assaggiati, altri trangugiati, e alcuni, rari, masticati e digeriti. Francis Bacon 23 E tante tante altre frasi celebri e considerazioni sull’importanza della lettura, di quanto il leggere ci arricchisca di pensieri, idee, informazioni, riflessioni; sì, ma la biblioteca non può essere un luogo polveroso con una triste raccolta di libri ma deve essere uno strumento quotidiano di lavoro, deve permettere delle attività di gruppo, deve fare in modo che gli alunni siano sempre più attivi nella organizzazione e nella fruizione di questo patrimonio, sì anche multimediale. E allora… cercate la scritta “BIBLIOTECA” sulla porta verde nell’atrio della Succursale, entrate e curiosate, e se le avete proponete idee nuove, qualcosa di buono ne uscirà certamente! IL PROGETTO BIBLIOMEDIASCUOLE La rete bibliomediascuole é costituita da 27 istituti scolastici distribuiti sul territorio della provincia di Padova ed é stata fondata nell’anno scolastico 2003/2004 sulla base di un protocollo d’intesa tra la Provincia e l’allora Centro Servizi Amministrativi delle scuole di Padova. Inizialmente la rete comprendeva 12 scuole medie e superiori, poi si è ampliata ed ora intende estendersi progressivamente a tutte le scuole del territorio provinciale. Gli obiettivi principali del progetto sono: - rendere conoscibile e fruibile al pubblico l’ingente patrimonio di risorse documentarie esistente nelle biblioteche scolastiche; - creare tra le scuole un protocollo di prestito interbibliotecario del materiale che i singoli istituti sceglieranno di rendere disponibile; - creare un sistema di collaborazione tra le scuole ai fini di ottimizzare le risorse documentarie; - promuovere e pubblicizzare iniziative e attività culturali comuni. La biblioteca del nostro istituto intende entrare nella rete e quindi ci si sta impegnando in questo senso. I libri catalogati sono circa 3000 più un certo numero di riviste, ma manca ancora la necessaria informatizzazione con il programma winiride. e.b. MUSICA, CIBO 24 JIMI HENDRIX UNA VITA AL SERVIZIO DELLA MUSICA Uno dei maggiori innovatori nell’ambito della chitarra elettrica, uno dei migliori, se non il migliore, chitarrista di tutti i tempi: Jimi Hendrix. Nato nel novembre del 1942 a Seattle, la musica fu una presenza costante nella sua vita (assieme ad alcol e droghe): dai dischi del padre James Allen Hendrix fino agli inni sacri imparati durante la frequentazione della Chiesa Pentecostale cui apparteneva la sua famiglia, la musica fu per tutta la durata della sua breve vita, come egli stesso affermò, la sua religione. I suoi primi passi nella pratica musicale furono difficili: date la misere condizioni economiche familiari, per diversi anni non poté permettersi di acquistare una vera chitarra. I tentativi di colmare tale lacuna andarono dai più fantasiosi a quelli più tradizionali: dapprima imbracciò una scopa immaginando che fosse lo strumento dei suoi sogni, poi crescendo optò per il cosiddetto “filo sul muro’’(tecnica usata da molti bluesmen che consisteva nello sfilare il filo di metallo che teneva insieme i pezzi di paglia del già citato arnese da pulizia, stenderlo su di un muro e poi tenerlo sollevato alle estremità con qualcosa di rigido perché raggiungesse la giusta tensione; infine con una mano si faceva scorrere su di esso una bottiglia per intonare le note e in contemporanea pizzicare con l’altra mano la “corda” così ottenuta). Solo nel 1958, dopo la morte della madre, il padre Al regalò al figlio un vecchio ukulele con una corda sola, sul quale Jimi cominciò ad imparare a suonare i primi pezzi, passando poi ad un’acustica di un amico. Poi la prima chitarra del giovane Hendrix fu una per destri, mentre lui era mancino; tuttavia imparò velocemente a suonarla rovesciandola e questa abitudine caratterizzò tutta la sua carriera artistica. Jimi faceva continui miglioramenti come musicista, ascoltan- do i dischi del padre e la radio e suonando ai primi live con vari gruppi locali. Nel 1961 fu arrestato dalla polizia di Seattle perché trovato alla guida di un’auto rubata e dopo alcuni giorni di detenzione finì in tribunale. Si trovò quindi a dover scegliere fra un periodo di reclusione e l’arruolamento: scelse la seconda opzione. Dopo questa esperienza, Hendrix continuò il suo percorso musicale (da tenere presente la sua collaborazione breve ma intensa con Little Richard, definito il vero re del rock) fino a quando, nel 1966, non fu notato da Chas Chandler, manager ed ex bassista degli Animals, che lo portò a Londra, patria della psichedelia che da lì a poco avrebbe preso piede come genere musicale di riferimento. Qui Chas affiancò a Jimi il chitarrista Noel Redding (passato al basso) e il fenomenale batterista Mitch Mitchell: era nata la Jimi Hendrix Experience. Il sound del trio era qualcosa di assolutamente fenomenale, dalle bordate sonore della chitarra di Hendrix al drumming furioso ma assolutamente tecnico e preciso di Mitchell fino alle linee di basso molto ritmate e delicate allo stesso tempo di Redding; dal vivo si lasciavano andare a furiose improvvisazioni con un Hendrix in evidente stato di grazia (soprattutto all’inizio). Il primo album della band fu Are You Experienced?, che ebbe buone vendite e che oggi è considerato una vera e propria pietra miliare dell’hard rock e della musica in generale con brani come Hey Joe, Fire, Purple Haze e l’infuocata Foxy Lady in cui a fare da padrone è la tecnica del feedback (tipico fischio che si sviluppa quando i suoni emessi da un altoparlante ritornano ad essere captati da un microfono o pick up di chitarra o basso o altri strumenti elettrici e da questo rimandato al medesimo altoparlante, in un circuito chiuso). L’occasione perfetta per il gruppo di mostrare le proprie capacità si presentò nel 1967 in occasione del Monterey Pop Festival quando, alla fine di un concerto a dir poco spettacolare, il genio di Seattle come in un rituale bruciò la sua stratocaster rossa dopo averla suonata con i denti, dietro la schiena e mimando rapporti sessuali con lo strumento come nessuno prima di allora aveva fatto. Nei due dischi successivi (Axis: Bold As Love prima, Electric Ladyland poi) Hendrix cominciò la sua ricerca sonora coadiuvata dall’ossessiva sperimentazione che lo caratterizzava, partendo dall’uso sempre più accentuato di feedback, suoni distorti, registrazioni invertite ed echi psichedelici oltre che di nuove sonorità proiettate verso funk, blues ed R&B (soprattutto in Axis:Bold As Love, tra cui spiccano Castle Made of Sand, If 6 was 9, La ballad Little Wing e la title track Bold As Love) e lunghissime jam sessions (maggiormente presenti in Electric Ladyland come la famosissima Voodoo Child, la funkeggiante CrossTown Traffic, la cover di Bob Dylan All along the watchtower e la psichedelica Gipsy Eyes). Dopo quest’ultimo album la Experience si sciolse, a causa dell’egocentrismo di Hendrix che era stanco del trio e cercava qualcosa di più elaborato e vario. Il 1969 è l’anno della strepitosa performance di Hendrix al festival musicale di Woodstock che lo ha reso definitivamente una leggenda del rock. Infatti si presentò con una nuova formazione denominata Gypsy Sun & Rainbows col sempre presente Mitchell , il vecchio amico Billy Cox al basso e altri musicisti e sfoderò i suoi pezzi migliori (spiccano per ferocia Fire con due assoli mozzafiato e Voodoo Child) insieme ad una versione molto distorta e potente dell’inno americano The Star-Spangled Banner in cui alle note si alternano vere e proprie simulazioni sonore di bombardamenti e mitragliate, emulando così PER LE ORECCHIE The Hendrix Chords Jimi Hendrix è uno dei pochi chitarristi pop/rock che può vantarsi di avere degli accordi che portano il proprio nome: gli Hendrix Chords la guerra in Vietnam che infuriava in quegli anni. Il suo ultimo album fu il live Band of Gypsys col già citato Cox e il batterista/cantante Buddy Miles; dopodiché Jimi morì il 18 Settembre 1970 nel suo appartamento di Londra a 27 anni (è infatti membro del famoso club 27), si dice per soffocamento da conati di vomito causato da un cocktail di alcool e tranquillanti, ma tuttora non si hanno riscontri certi e ciò non fa che alimentare la sua leggenda. Hendrix in vita, come già detto, fu una vera e propria macchina musicale, capace di creare canzoni pazzesche e assoli micidiali, con una sensibilità blues e soul mescolata ad un suono quanto mai acido e distorto molto hard (egli è considerato uno dei precursori del metal, del rock psichedelico e del punk). Realizzò album memorabili, sfornò performance strabilianti e influenzò praticamente i chitarristi di quasi tutti i generi. La cosa interessante è che nella sua ultima intervista ribadiva il fatto che avrebbe voluto tentare la via della musica sinfonica, ma tale progetto non fu mai realizzato. Nonostante tutto la leggenda di Hendrix non passerà mai perché ci sarà sempre un po’ del suo spirito in ogni nota emessa dalla chitarra elettrica, la sua unica vera compagna. Hendrix è leggenda, Hendrix è il vero e unico dio della chitarra. Alberto Baretta e Yuri Crescenzio Gli accordi in questione sono quelli di 7#9 (settima con nona aumentata) che il chitarrista usò sia in Purple Haze che in Foxy Lady. Questo tipo di accordi, già utilizzati nel Jazz e nel Blues, oltre alla 7^ aggiungono la 9^ aumentata della scala (vale a dire la 10^ minore). Nello stesso accordo, quindi, c’è sia la terza maggiore che quella minore (un’ottava più su) che lo rendono una specie di accordo “maggiore/minore/7^°”. In realtà sembra che i Beatles (che hanno inventato tutto l’inventabile prima di tutti gli altri) avevano già usato questo tipo di accordi in Taxman, brano di apertura di Revolver. 25 The day before Jimi die Monika Danneman, l’ultima ragazza di Hendrix, sostiene che il giorno prima di morire il chitarrista scrisse il testo di una canzone profetica intitolata “The Story of Life”. Il testo fu dato alle stampe dalla stessa Danneman: The story of Jesus so easy to explain After they crucified him, a woman, she claimed his name The story of Jesus the whole bible knows went all across the desert and in the middle, he found a rose There should be no questions there should be no lies He was married ever happily after All the tears we cry No use in arguing all the use to the man that moans When each man falls in battle his soul it has to roam Angles of heaven flying saucers to some, made Easter Sunday the name of the rising sun The story is written by so many people who dared, to lay down the truth to so very many who cared to carry the cross of Jesus and beyond We will guide the light this time with a woman in our arms We as men can’t explain the reason why the woman’s always mentioned at the moment that we die All we know is God is by our side, and he says the word so easy yet so hard I wish not to be alone, so I must respect my other heart Oh, the story of Jesus is the story of you and me No use in feeling lonely, I am searching to be free The story of life is quicker than the wink of an eye The story of love is hello and goodbye Until we meet again IL ILNOTIZIARIO NOTIZIARIODEL DELPIETRO PIETRO ATTENTI AL WEB !!! 26 BOOM DI REATI ON LINE: OTTOMILA DENUNCE IN UN ANNO MINORI A RISCHIO, CRESCE IL CYBERBULLISMO Crescono i reati connessi all’utilizzo del web e a rischiare sono soprattutto i minori. Sono circa ottomila le persone denunciate dalla Polizia nel 2014 per reati connessi all’utilizzo illecito dei social network, di cui 4.998 per il furto di identità digitale, 2.705 per diffamazione on line e 76 casi di ‘cyberstalking’. Nell’ultimo anno, 38 persone sono state arrestate e 428 denunciate per adescamento on line di minori, produzione, diffusione e commercializzazione di materiale pedopornografico su internet; di queste, 229 sono le denunce per il solo reato di adescamento, delle quali 155 relative ad approcci avvenuti sui social network. Secondo i numeri resi noti dalla Polizia postale sulla attività di contrasto nel 2014, particolarmente preoccupante è il numero di episodi di ‘cyberbullismo’: nel 2014 sono stati più di 300 i casi di prepotenze on line compiute da minori contro altri minori, a fronte dei circa 150 dell’anno precedente e 28 minori sono stati denunciati all’autorità giudiziaria per aver fatto circolare immagini sessuali dei compagni di classe, o per aver perseguitato o deriso loro coetanei sui social network. Decine, infine, i ragazzi identificati e messi sotto tutela, dopo che alcune loro foto erano finite sul web, immesso in rete volontariamente o per vendetta da adulti e coetanei. A preoccupare gli utenti del web, anche i numeri sulle truffe on line: (il numero complessivo delle denunce del 2014 è di oltre 80mila, con 7 persone arrestate e 2.352 spazi virtuali sequestrati), e attacchi a siti e portali: lo scorso anno sono stati 1638 i casi di aggressione alle infrastrutture critiche italiane, con 40 denunce e 62 indagini avviate. A rischio anche chi usa i circuiti di pagamento: le frodi rilevate nei servizi di home banking e Monetica, con oltre 10mila INCONTRI NELLE CLASSI RISCHI E OPPORTUNITA DEL MONDO VIRTUALE La parola d’ordine è comunicare in modo rapido, anzi immediato. Cercare servizi, notizie, meteo, mappe, lavoro: tutto attraverso il web. Telefono, tablet, pc, siamo sempre connessi e sempre preoccupati di avere tutto sotto controllo. Grandi opportunità e grande possibilità di esibire i talenti di ciascuno. Vari virtuosismi mentali riempiono i social network ogni giorno. Molto spesso è assolutamente fuori dall’ordinario ciò che si vede. Inutile dirlo, internet è un’opportunità senza precedenti nella storia dell’uomo, ma naturalmente ogni medaglia ha il suo rovescio e vicino alle opportunità troviamo molti rischi che sono altrettanto eccezionali. False identità, hacker fishing, pedofilia, bullismo sono parole tremende che nell’universo della rete assumono una dimensione solo fino a qualche anno fa inimmaginabile. Non ci sono più confini per chi vuole fare del male e questo rende il tutto mostruoso per l’enorme potenziale di infiltrazione nella vita di ognuno di noi. Il prof. Agostino Cortesi, ordinario di Informatica all’Università Ca’ Foscari di Venezia, ha voluto riflettere su questo insieme ai ragazzi di alcune classi che hanno dimostrato curiosità ma anche una certa competenza. Il dibattito che si apriva in ciascuna classe ha dato la possibilità, ai ragazzi, di allargare la discussione a ciò che veramente stava loro a cuore, rendendo l’incontro calibrato rispetto all’età e agli interessi specifici. segnalazioni ricevute dagli uffici della Polizia, hanno portato a 21 arresti e circa mille denunce all’autorità giudiziaria. Nell’ambito delle frodi informatiche, in particolare, è in forte crescita il numero di accessi abusivi a caselle di posta elettronica aziendali, finalizzati all’acquisizione delle liste dei contatti. La piattaforma Of2cen (on line fraud cyber centre and expert network), dedicata al contrasto a questo tipo di crimini, ha permesso il blocco del 98% delle transazioni fraudolente sospette (3.104 su 4.075) con il recupero di un’altrettanto elevata percentuale di somme sottratte (38.776.000 euro recuperati su un totale di 39.477.539). Il 2014 ha fatto registrare 23 denunce per reati connessi alla violazione del diritto d’autore e la chiusura di 34 spazi virtuali. Per il gioco d’azzardo on line sono state denunciate 22 persone e applicate sanzioni amministrative per 120mila euro, con oltre 46mila spazi web monitorati dalla Specialità della Polizia. Sul fronte dell’eversione e del proselitismo on line di matrice religiosa, sono state 142 le segnalazioni raccolte dalla Polizia, contenenti 450 link afferenti messaggi, video e foto discriminatori nei confronti delle minoranze; anche in questo caso, particolare incidenza hanno avuto quelli presenti sui social network. ADNKRONOS IL REATO DI DIFFAMAZIONE VIA WEB Il reato di diffamazione, previsto e punito dall’art. 595 del codice penale, si configura quando qualcuno offende la dignità e la reputazione altrui in presenza di più persone. Tale reato si può commettere con maggiore facilità in rete, comunicando con migliaia di persone contemporaneamente tramite chat, forum, siti o blog, anche perché si è convinti, psicologicamente parlando, di essere protetti da una sorta di anonimato, partecipando alle discussioni con un nomignolo (nickname), non direttamente collegabile al nostro vero nome. Come conseguenza della diffamazione, oltre alla possibilità di subire una condanna penale, sorge l’obbligo di risarcire il danno civile e il danno morale a chi è stato offeso. L’offesa alla reputazione, infatti, può provocare un impedimento a sentirsi ben accetti nella propria comunità, oppure può costringere un soggetto a doversi discolpare da accuse del tutto false. Se autore di offese, calunnie o diffamazione via web è un minorenne, quest’ultimo viene indagato assieme a chi esercità la potestà genitoriale. SE USI IL WEB, USA PRIMA LA TESTA!!! IL NOTIZIARIO DEL PIETRO INCONTRO CON LA DOCENTE gola frase”, che destabilizza se slegata PICCOLO DIALOGO APERTO dal contesto. Perciò sentire che l’AmeRUSSA ELENA PERELYGINA Essere, vuol dire essere percepiti pertanto conoscere se stessi è possibile solo attraverso gli occhi degli altri. L’atlante delle nuvole - di David Stephen Mitchell Giovedì 15 Gennaio 2015 le classi 5BC, 5AT e 3AT, presenti i proff. Garrì, Todeschini, Belcaro e Semenzato, hanno assistito al breve incontro, tenutosi nell’aula multimediale del nostro Istituto, con la dott. Elena Perelygina della Liberal Art University – University for Humanities di Ekaterinburg, Russia. Dopo i saluti di benvenuto, una breve introduzione con power point sulla città di Ekaterinburg e la sua storia e la notizia del rinnovato accordo sul progetto di cooperazione International development of education in the sphere of Tourism, Hospitality and Hotel Business with the exchange of experience in educational problem, iniziato nel 2008, la dott. Elena Perelygina ci ha fatto sentire la versione dell’altra parte del mondo (Russia) sul nostro mondo. La nostra ospite non può certo passare inosservata, il suo fisico corpulento si impone e suscita riverenza. La professoressa parla a braccio, chiaramente è abituata ad affrontare il pubblico e tratta temi scottanti, quali la libertà, la responsabilità e la tolleranza, proprio pochi giorni dopo l’attacco terroristico di Parigi. Il suo è un discorso che vuole ispirare e motivare, che vuole toccare l’intimo dei nostri ragazzi; da grande psicologa sa come entrare negli animi per suscitare emozioni magari contrastanti, per stupire, scioccare, turbare e confondere. I nostri allievi faticano a seguire il discorso in inglese, spesso fraintendono, perché capiscono “la sin- rica sbaglia perché è priva di identità, non avendo radici, è una frase incomprensibile, sentire che gli Islamici uccidono (senza capire che si riferiva agli estremisti) causa non poche irritazioni tra i nostri allievi marocchini. E’ stato poi interessante cogliere le varie reazioni dei nostri allievi dopo l’intervento della psicologa russa, la quale, più che offrire risposte, ha lasciato aperte molte domande. Al nostro rientro in classe, infatti, molti chiedevano : “come mai parla prima di tolleranza, poi dice che in Russia coloro che professano una religione diversa sono considerati una minaccia?”, oppure “come mai dice che si ha una identità solo se si hanno radici e tradizioni … allora la mescolanza di radici e tradizioni crea crisi di identità?” E’ stato bello cogliere un tale fermento nelle classi. Assai raramente le normali lezioni creano tanto subbuglio o inquietudine intellettuale. A noi è stata offerta un’ opportunità unica di confronto e di apertura mentale, di stravolgimento dei cliché e dei luoghi comuni. Ciò che la scuola dovrebbe essere, ovvero non un semplice trasferimento del sapere, come se si trattasse di un travaso di cervello, ma educazione al senso critico, alla libertà di pensiero, all’acquisizione di abilità che consentono di discernere, comprendere e camminare da soli in questo mondo variegato, dai mille colori e dai mille sapori … dove se divarichi le gambe rischi di avere un piede in una pentola rossa di cultura e tradizione e un piede in una pentola nera di oppressione, guerre di religione e condanne. Ad Ekaterinburg infatti, come ci ha detto la psicologa russa, con un saltello passi dall’Europa all’Asia e viceversa. Sembra un mondo dove i confini non hanno un gran senso. Grazie Elena, anche per gli auguri ai nostri ragazzi/e di un bellissimo e fruttuoso futuro. Libertà e responsabilità Giulio: ogni individuo ha la responsabilità di rispettare le tradizioni altrui e la libertà di proteggere la propria. Yuri: all’aumentare della libertà aumenta anche la responsabilità, ovvero siamo responsabili per ogni azione libera. Andrea: con la libertà si è liberi di compiere qualsiasi azione però bisogna essere responsabile dell’azione (es:USA). Gabriela: per essere davvero liberi bisogna vivere la propria vita in maniera attiva, non passiva. Responsabilità uguale libertà. Tolleranza e simpatia Marina: rispetto per gli altri e per le tradizioni. Rispettare le culture diverse dalla propria. Giorgia: rispetto reciproco. La simpatia e la tolleranza sono due cose diverse. La simpatia è una cosa soggettiva. Rebecca: la tolleranza deriva dall’empatia verso un altro popolo. Andrea: essere positivi, comprensivi e tolleranti verso gli altri. Matteo: rispettare è ricordare la storia. Gabriela: accettare e rispettare. accettare le differenze, non tollerarle. Essere tollerati non è un diritto, essere tolleranti non è un dovere. Giulio: se sei tollerante, ti prendi la responsabilità di accettare gli altri. Libertà vuol dire anche non essere tolleranti. Anatolie: la responsabilità è legata al rispetto. La libertà, pure, è legata al rispetto delle regole morali o alle radici. Se un popolo non è tollerante, non ha radici. Chi non ha radici ha più probabilità di commettere errori. Essere liberi nel pensiero, rispettando però le regole. Matteo: le radici della libertà, della tolleranza e della responsabilità sono insite nell’uomo. Classe 5BC 27 IL NOTIZIARIO DEL PIETRO ALTERNANZA SCUOLA-LAVORO 28 Il documento del Governo su “La buona scuola” ha sottolineato la necessità di “rendere giustizia al primo articolo della nostra Costituzione” (l’Italia è una Repubblica democratica, fondata sul lavoro), anche attraverso la messa in atto di un sistematico rapporto di collaborazione tra le scuole secondarie di 2° grado e le aziende. Il documento, nell’attingere ispirazioni dal rapporto “Studio ergo lavoro. Come facilitare la transizione scuola-lavoro per ridurre in modo strutturale la disoccupazione giovanile in Italia”, prodotto da MCKinsey&Company (2014), segnala che buona parte della disoccupazione in Italia non dipenderebbe dal ciclo economico sfavorevole ma da altri fattori. Primo, tra gli altri, il “disallineamento tra la domanda di competenze che il mondo esterno chiede alla scuola di sviluppare e ciò che la nostra scuola effettivamente offre”. La soluzione del problema appare ovvia agli estensori del documento ministeriale che così continua: “... serve rafforzare l’apprendimento basato su esperienze concrete di lavoro. Oggi, per quanto il numero di istituti superiori che organizzano percorsi di Alternanza Scuola-Lavoro sia in aumento, sono ancora meno del 9% gli studenti della scuola secondaria di secondo grado che hanno fatto un’esperienza di alternanza scuola-lavoro (Indire, 2013). Ad accoglierli sono state solo una nicchia di imprese, meno di una su cento. La possibilità di fare percorsi di didattica in realtà lavorative aziendali, così come pubbliche o del no profit, sarà resa sistemica per gli studenti di tutte le scuole secondarie di secondo grado, e chi accoglie i ragazzi dovrà poter vedere in questi percorsi un’opportunità, non un peso”. La consultazione popolare condotta successivamente sulle proposte avanzate dal documento governativo ha sostanzialmente confermato la necessità di migliorare il rapporto della scuola con le imprese. Ma come fare? Le principali indicazioni sono state le seguenti: - rendere obbligatoria l’alternanza scuola-lavoro negli Istituti Tecnici e Professionali (si parla di almeno 200 ore per anno scolastico nel triennio conclusivo, con la presenza, seppur parziale dei docenti tutor); - potenziare gli stage e le esperienze lavorative nel periodo estivo; - concedere sgravi fiscali e incentivazioni alle imprese che accolgono e/o assumono studenti. Le imprese devono cambiare mentalità. Esiti del sondaggio Buffet per Confindustria IL PROGETTO DI ALTERNANZA SCUOLA-LAVORO DELL’ISTITUTO Negli ultimi anni, il nostro Istituto ha particolarmente curato il Progetto Alternanza Scuola-Lavoro che, grazie ai finanziamenti della Regione del Veneto, del MIUR e, soprattutto, grazie alla collaborazione stretta con l’Associazione Albergatori, l’ APPE, Confindustria e la Federazione Italiana Cuochi, sta dando ottimi risultati e può fungere da modello di riferimento per le scelte strategiche future. Di seguito, dopo una breve introduzione sulle caratteristiche generali del progetto, viene riportato quanto è in atto nel corrente anno scolastico. L’intervento triennale complessivo comprende: CLASSI TERZE - Lezioni introduttive sulle caratteristiche del mondo del lavoro tenute da esperti del settore (da 2 a 6 ore); - Stage nelle aziende del territorio in orario scolastico (20% di autonomia). La durata dello stage varia da 2 a 3 settimane continuative, solitamente collocate nel periodo che immediatamente precede o segue le vacanze pasquali. CLASSI QUARTE E QUINTE A. 60 ore (30 ore in classe quarta e 30 ore in classe quinta). In classe quarta si tengono lezioni frontali e/o lezioni tecniche sia in Istituto che nelle aziende del settore ristorativo, alberghiero e dell’accoglienza turistica. In classe quinta le ore sono principalmente destinate alla realizzazione di un project work. B. Da 160 a 200 ore (da 4 a 5 settimane durante l’interruzione estiva delle lezioni dopo lo scrutinio di classe 4^) in situazione lavorativa in aziende partner. C. Fino a 40 ore da svolgersi prevalentemente in attività che l’Istituto realizza al di fuori del percorso curricolare, sia in sede (porte aperte, serate di gala, accompagnamenti turistici, ecc.) sia esternamente all’Istituto (banqueting, visite turistiche, servizi di sostegno alle iniziative di enti e associazioni del territorio) o in aziende partners, in periodi non coincidenti con l’orario delle lezioni, da concordare di volta in volta per ogni studente. Le ore da prestare di cui ai punti B e C devono essere almeno 200. IL NOTIZIARIO DEL PIETRO ALTERNANZA SCUOLA-LAVORO CLASSI QUARTE (a.s. 2014/2015) Per tutte le classi quarte, le 30 ore di lezioni introduttive sono state così organizzate: - 9 ORE con tematiche diversificate a seconda dell’articolazione di frequenza degli studenti: sicurezza, HACCP, impresa ristorativa, comportamento negli alberghi e nei ristoranti, curriculum. - 21 ORE TEORICO-PRATICHE con l’intervento di esperti interni ed esterni. Le classi 4AC e 4DC hanno seguito 7 lezioni teorico-pratiche su “La cucina del territorio”, rispettivamente presso l’Hotel Bristol Buja e l’Hotel Metropole sotto la guida degli chef Claudio Crivellaro e Fabio Momolo. Gli argomenti trattati sono i seguenti: Gli antipasti - I Primi piatti - I Risotti - I Pesci di laguna e d’acqua dolce - Le Carni da cortile - I Contorni, verdure, patate - I dessert. Le classi 4BC e 4CC hanno seguito il percorso “Facciamo un’impresa”, finanziato dal Fondo Sociale Europeo sotto la guida dell’Istituto Veneto per il Lavoro. L’itinerario seguito, della durata complessiva di 64 ore, ha comportato una serie di attività del tutto originali: Imprenditore per un giorno - Visita in azienda - L’impresa entra a scuola - Laboratori di creatività - La costruzione del business plan. Il percorso si concluderà con il “Concorso di idee tra le scuole e la presentazione del lavoro svolto nell’ambito di un evento finale che si terrà a primavera. Le classi 4AS e 4BS hanno seguito le lezioni specialistiche di bar-management tenute da Planet One Service (si veda a pag. 9). Infine, la classe 4AT è stata accompagnata dalla prof.ssa Maila Bertoli, guida turistica di Padova, a conoscere le principali attrazioni artistico-culturali del nostro territorio e a farne oggetto di promozione per i visitatori nazionali ed internazionali. Nel periodo 15 giugno-18 luglio 2015 gli studenti delle classi quarte saranno impegnati nelle attività di stage estivo presso le aziende del territorio. CLASSI QUINTE (a.s. 2014/2015) I project work di 30 ore per le classi quinte sono stati così organizzati. La classe 5AC ha seguito il progetto “Gastronomia e territorio euganeo”, già avviato lo scorso anno scolastico, finanziato con il Fondo Sociale Europeo e gestito dalla Regione del Veneto. Il project work è intitolato “La cucina a colori” ed è condotto dagli chef Vito Fanciullo (docente dell’Istituto) e Nicola Michieletto. Si articola in 7 incontri in laboratorio e nella preparazione di un banchetto finale, rivolto all’utenza interna e ai sostenitori dell’Istituto, che si terrà giovedì 16 aprile 2015. La classe 5BC segue un articolato percorso di lavoro avente per tema “La cucina vegetariana”. Si svolge in 8 lezioni teorico-pratiche che si tengono sia in Istituto, sia presso l’Hotel Bristol Buja. A guidarlo sono gli chef Anna Maria Pellegrino e Michele Viale. Al termine dell’attività laboratoriale, gli studenti si cimenteranno nella preparazione di un banchetto finale che si terrà venerdì 29 maggio 2015. La classe 5CC ha seguito il percorso “La cucina del territorio”, presso l’Hotel Millepini, condotto dallo chef Filippo Bondi (Argomenti: antipasti, primi piatti, risotti, pesci di laguna e d’acqua dolce, carni da cortile, contorni, verdure, patate, dessert). La classe 5AS ha seguito il progetto biennale “Enoguida”, finanziato con il Fondo Sociale Europeo e gestito dalla Regione del Veneto. Si articola in 7 incontri aventi per argomento la conoscenza delle produzioni vitivinicole del nostro territorio e le tecniche di degustazione. I docenti conduttori sono i sommelier dell’AIS Andrea Peretto, Dante Savona e Fabio Ghirardello. Al termine degli incontri, gli studenti saranno impegnati nell’esercitazione banchettistica del 16 aprile 2015, in abbinamento ai compagni della classe 5AC. La classe 5AT ha seguito un percorso di approfondimento di Storia dell’arte condotto dalla prof.ssa Rosina Torrisi. Gli studenti hanno seguito alcune lezioni nel laboratorio multimediale dell’Istituto e presso le strutture museali del Comune di Padova. DELIBERE DEL CONSIGLIO D’ISTITUTO Nella seduta dell’11 febbraio 2015, il Consiglio d’Istituto ha approvato il Programma Annuale 2015 prevedendo la realizzazione dei seguenti acquisti nel corso dell’anno finanziario: - Monitor da installare nelle aule delle sedi centrale e succursale (piano generale fino al completamento delle necessità); - Computer portatili per l’utilizzo nelle aule delle due sedi; - Defibrillatori previo completamento di appositi corsi specialistici rivolti a tutto il personale dell’Istituito; - Stampanti laser per gli uffici di segreteria e per gli esami di Stato; - Attrezzatura per l’attività di Scienze motorie e sport nelle palestre; - Per il laboratorio di cucina: piccole attrezzature, lava pentole, forno professionale; - Per il laboratorio di sala-bar: attrezzature varie, lavapiatti, sedie, tendaggi e impianto di raffrescamento in sala Parisi; - Per il laboratorio di Accoglienza turistica: attrezzature varie, poltroncine ingresso; - Manutenzione ordinaria, comprensiva di convenzione per lo sfalcio dell’erba nelle due sedi dell’Istituto Il Consiglio ha approvato i viaggi d’Istruzione con pernottamento delle classi 3^, 4^ e 5^ che si terranno nel mese di marzo 2015 e hanno come principali mete: Napoli, Roma, Firenze, Parigi, Vienna, Praga, Monaco. 29 27 IL NOTIZIARIO DEL PIETRO . C.I.C NE IN TER ZAN E AL IDE N V A A D LE IM DR. SETT CCURSA I’ A U S D E N EI LUN TI I NTRALE AMI TUT E C TOL R O IN I’ OB VED E MAS . TO I’ E GIO CURSAL F O C D PR E U T S MAR LE E IN RA T N E IN C DARE IMPORTANZA AL BEN-ESSERE Trovare spazi in adolescenza dove potersi confrontare in modo autentico e rispettoso non è sempre semplice e scontato. Esistono però contesti educativi all’interno dei quali un sano sviluppo di sé e della relazione con l’altro sono pilastri portanti dell’agire educativo. L’Istituto alberghiero “Pietro d’Abano” ne è la dimostrazione. Anche quest’anno, in collaborazione con lo psicologo dello Sportello CIC, ha creato un percorso in tutte le classi prime dal titolo: “Conoscersi e Ri-conoscersi in gruppo”. Nell’adolescenza il gruppo è fondamentale, non soltanto come elemento di individuazione e riconoscimento, ma anche perché segna l’inizio della separazione dalle figure genitoriali; tuttavia esso non sempre è vissuto in maniera positiva. Molto frequentemente il gruppo può diventare fonte di vere e proprie difficoltà sia nell’esprimere la propria individualità sia nell’entrare in relazione con gli altri. Spesso gli adolescenti possono vivere nel gruppo due opposti: l’isolamento o la prevaricazione sull’altro o dell’altro. La riflessione ed il lavoro nelle vari classi hanno permesso non solo di mostrare parti di sé agli altri, ma di collaborare 30 UNA LEZIONE SUL CERIMONIALE Scrivo come rappresentante della mia classe, la 5^AS, di un’esperienza vissuta il 23 gennaio scorso. Durante la mattinata, che settimanalmente dedichiamo all’attività di laboratorio di sala-bar, è stato con noi, su gentile invito del nostro prof. Fabio Ghirardello, un rappresentante dell’ ANCEP (Associazione Nazionale Cerimonialisti Enti Pubblici), dott. Leonardo Gambo, a spiegarci “Il Cerimoniale”. Per il nostro corso di studi un approfondimento come questo può essere consono e d’aiuto, in particolar modo per noi alunni di quinta che siamo alla fine del nostro percorso scolastico e ci apprestiamo ad entrare nel “mondo degli adulti”, il mondo del lavoro. Ognuno di noi nel nostro ramo, forse, si augura di arrivare ai “piani alti”, cioè a servire persone famose ed importanti. Chi non ha mai sognato almeno una volta di servire il proprio attore o calciatore preferito? O le grandi cariche dello Stato? Ecco, il cerimoniale si applica in queste circostanze, nelle cerimonie ufficiali delle rappresentanze dello Stato, dei suoi organi istituzionali e degli organismi pubblici in generale. Il programma dell’incontro comprendeva un’introduzione riguardante il concetto di cerimoniale, per poi concentrarsi su una regola importante, una di quelle che molti magari consi- con i compagni/e per creare qualcosa insieme. Tutto questo ha avuto un significato grazie alla collaborazione con il corpo docente. Il percorso si è sviluppato in un primo incontro di due ore nei mesi di novembre e dicembre 2014 e continuerà in un ulteriore incontro nel prossimo marzo. Altro elemento centrale di riconoscimento e di ricerca del benessere degli studenti è costituito, all’interno dell’Istituto, dallo Sportello CIC, aperto ogni settimana il lunedì mattina dalle 8:30 alla 10:30, alternato tra la sede centrale e la succursale. Molti studenti in questi anni hanno usufruito di questo sportello, trovando un ascolto autentico, rispettoso e personale. Negli ultimi anni questo spazio è stato utilizzato sempre di più anche dai genitori. Lo sportello CIC non avrebbe il giusto significato se vivesse all’interno dell’Istituto in modo isolato. La grande collaborazione con il dirigente scolastico e con il corpo docente permette di cogliere i momenti di difficoltà e di fragilità degli alunni e dei genitori e, con l’intervento dello psicologo, consente al ragazzo/a o al genitore di poter portare qualcosa di sé senza paura di essere giudicato. Il collegamento che lo psicologo ha con l’équipe del Contatto Giovani (Consultorio per Adolescenti dell’Ulss 16 di Padova) permette un forte lavoro di rete, in un momento così particolare della vita di ogni ragazzo/a. derano scontata o banale, ma che talvolta può dar luogo a qualche difficoltà nella scelta della disposizione degli ospiti a tavola. La regola della destra. Cioè: il posto d’onore (assegnato alla carica più alta) dovrà essere collocato al centro del tavolo, mentre la regola generale di assegnazione dei posti a fianco di quello d’onore prevede che il più importante sia quello alla sua destra (inteso per chi si siede, e cioè il sinistro per chi guarda dal di fronte). Interessante menzionare anche il paragrafo riguardante l’interpretariato che prevede l’uso di cuffie per la traduzione simultanea dell’ospite straniero e viene collocato alle sue spalle o alla sinistra. Per quel che riguarda gli incontri conviviali, la forma del tavolo può essere varia: rotonda, ovale, quadrata, rettangolare (imperiale) oppure a ferro di cavallo, anche se quest’ultima viene usata molto raramente ai nostri giorni. Gli ospiti dovranno essere accolti dal padrone di casa (o suo rappresentante) con l’aiuto dell’incaricato del cerimoniale. Dopo queste menzioni importanti per lo svolgimento corretto della Davide Zanin cerimonia, possiamo ancora ricordare la collocazione delle bandiere nell’ordine corretto (da sinistra: bandiera europea, bandiera italiana e bandiera regionale/comunale). Per ultimo, ma non per importanza, abbiamo parlato dell’abbigliamento che, in base al momento della giornata, dev’essere idoneo al lavoro svolto; infatti è espressione di rispetto per il lavoro stesso e per gli interlocutori con i quali si viene a contatto. L’uomo indossa giacca e cravatta e la donna abiti sobri che non lasciano scoperte le spalle, non mostra scollature ed evita minigonne ridotte. Giorgia Munaretti Dott. Leonardo Gambo 31 Via Appia, 9 Abano Terme (PD) - Tel. 049/812571 Fax 049/8618757 [email protected] Gastone Gal Saverio Mazzacane LA SCUOLA DELLA CITTÀ 1939 - 2014 I primi 75 anni dell’Istituto “Pietro d’ Abano” La scuola della città. 1939-2014. I primi 75 anni dell’Istituto Pietro d’Abano ripercorre la storia dell’Istituto alberghiero dalla sua nascita fino ai giorni nostri. La scuola è stata per molti anni l’unica proposta educativa del Comune di Abano Terme nell’ambito dell’istruzione media e ha rispecchiato l’identità socio-economica della città. Il libro, scritto dai proff. Gastone Gal e Saverio Mazzacane, è frutto di un meticoloso lavoro di ricerca d’archivio e di raccolta di testimonianze condotta tra ex allievi ed ex docenti e dirigenti dell’Istituto, nonché tra i cittadini di Abano Terme e della Provincia di Padova. Edito da Proget Edizioni, si compone di 158 pagine e viene distribuito presso la segreteria dell’Istituto Pietro d’Abano (via Monteortone 7/9 - Abano Terme) al prezzo scontato di € 10.