Scuola Media G.B.Cinà Campofelice di Roccella Laboratorio Storico

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Scuola Media G.B.Cinà Campofelice di Roccella Laboratorio Storico
Istituto Comprensivo
di Campofelice di Roccella e Lascari
Scuola Media G.B.Cinà
Campofelice di Roccella
Laboratorio Storico - Geografico
Classi I C e I D
A.S. 2004-2005
Insegnanti
Catanzaro Rosaria e Mogavero Rossella
Si ringrazia il Dirigente Scolastico Dott. Giuseppe Simplicio
per aver creduto nel presente lavoro, rendendone possibile
la pubblicazione.
Istituto Comprensivo
di Campofelice di Roccella e Lascari
Scuola Media G.B.Cinà
Campofelice di Roccella
Laboratorio Storico - Geografico
Classi I C e I D
A.S. 2004-2005
Campofelice di Roccella:
uno sguardo al nostro paese
tra passato e presente
Insegnanti : Catanzaro Rosaria - Mogavero Rossella
PRESENTAZIONE
Il presente lavoro, nato dalla volontà di approfondire la conoscenza del proprio paese e delle proprie radici storiche, è il frutto di un
anno di ricerche, interviste, letture, effettuate dagli alunni delle
classi I C e I D, nel corso del laboratorio storico - geografico.
I ragazzi, infatti, guidati dagli insegnanti, si sono improvvisati
giornalisti, hanno fotografato ogni angolo di Campofelice di Roccella e ricercato da testi o su internet quante più informazioni possibili.
La metodologia utilizzata ha permesso loro di comprendere gli
aspetti essenziali della ricerca storica, di imparare a distinguere e
selezionare vari tipi di fonti storiche e di saper utilizzare in funzione di ricostruzione storiografica testi letterari, biografici, etc.
Di particolare interesse è stato l‘incontro tra i nostri ragazzi e gli
anziani, due generazioni che pur cronologicamente distanti, hanno instaurato un fitto dialogo basato sulla comune appartenenza e
sull‘amore verso il proprio paese. Gli anziani , infatti, vero legame
tra passato e presente, sono stati la fonte principale delle ultime
due parti di questo libretto.
Il materiale raccolto vuole essere una testimonianza della varietà
storica e culturale di un comune di recente formazione quale è
Campofelice di Roccella, nonché dell‘impegno prodigato dai nostri alunni.
Il lavoro scaturito potrà essere premessa per ulteriori e più approfondite ricerche.
L‘augurio più bello è che le nuove generazioni possano sempre
conservare e valorizzare ciò che il passato ha saputo regalare al
presente.
Le insegnanti
Si ringrazia il prof. Giuseppe Restivo per la preziosa e cortese
collaborazione e tutti i campofelicesi che gentilmente hanno contribuito alla realizzazione di questo libretto.
3
PARTE I
IL TERRITORIO
1. Campofelice di Roccella
Campofelice di Roccella, comune della provincia di Palermo, si
trova a circa 60 km a est del capoluogo, ed è situato su una piccola collina a 49 metri sul livello del mare.
Il suo territorio, prevalentemente pianeggiante, ha una superficie
di 1624 ettari; a nord è bagnato dal mar Tirreno, a sud confina con
il comune di Collesano, a est con quello di Lascari e a ovest con
quello di Termini Imerese.
Il fiume Fiumegrande (Imera settentrionale), i torrenti RoccellaLino e Piletto ne attraversano il territorio.
Gli abitanti di Campofelice di Roccella, che attualmente sono circa 5800, si chiamano campofelicesi.
4
2. L’economia
L‘economia di Campofelice di Roccella, fino a qualche decennio
fa si fondava essenzialmente sul settore primario, in particolare
sull‘agricoltura.
I prodotti maggiormente coltivati erano il frumento, l‘avena,
l‘orzo, la vite, l‘ulivo, gli ortaggi, in particolare i carciofi, e successivamente i limoni, esportati anche all‘estero.
Nella seconda metà degli anni sessanta vi fu un rapido sviluppo
del settore secondario, grazie alle prime industrie sorte nel territorio (MA.TE.SI, Manifattura Tessile Siciliana, A.FE.M, Acciaierie Ferrerie Mediterranee, etc.).
Alla fine degli anni ottanta entrambi questi settori hanno registrato un‘ irrimediabile crisi che ha portato alla chiusura delle
fabbriche e all‘abbandono di molte terre coltivate.
Oggi l‘economia di Campofelice di Roccella è legata essenzialmente al settore terziario che ha avuto un rapido sviluppo grazie
al turismo balneare. Numerose sono infatti le strutture turistiche,
gli alberghi, i residence, i servizi di
ristorazione, i camping, sorti negli
Curiosità
ultimi anni per accogliere sempre
I 10 cognomi più diffusi a
più turisti che sono attratti dalle
Campofelice di Roccella:
bellezze del mare e della lunga
spiaggia sabbiosa di Campofelice
1.
Vaccaro
di Roccella.
2.
Dolce
Inoltre, grazie alla sua posizione
3.
Licciardi
geografica, al suo clima mite, alla
4.
Restivo
facilità di collegamenti, alla vici5.
Battaglia
nanza dal capoluogo a da cittadine
6.
Catanese
quali Termini Imerese e Cefalù,
7.
Imburgia
molti hanno scelto e continuano a
8.
Venturella
scegliere Campofelice di Roccella
9.
Zito
come luogo per la propria residen10. Fazio
5
za, incrementando notevolmente il settore dell‘edilizia.
Negli ultimi anni, nel nostro paese sono sorti interi quartieri e zone residenziali nei quali abitano persone provenienti da diverse
province della Sicilia e soprattutto da quella di Palermo.
Dal 1991 risiedono a Campofelice di Roccella circa dieci famiglie
albanesi, ormai ben integrate nella nostra cittadina.
Il notevole incremento demografico ha fatto registrare un aumento
considerevole del numero di attività commerciali relative ad ogni
genere di prodotti.
L‗artigianato, invece, nelle sue forme tradizionali resiste con difficoltà e viene via via sostituito da piccole imprese, che pur avendo
pochi addetti, rivestono un‘importanza notevole perché assicurano
ogni tipo di sevizio ai cittadini.
Negli ultimi anni si assiste anche ad una lenta ripresa dell'agricoltura, caratterizzata per lo più da nuovi sistemi e tecniche agricole,
quali le serre di ortaggi, i vivai etc.
Secondo i dati Istat del censimento del 2001,
a Campofelice di Roccella erano presenti in quell’anno:
2135 famiglie
5714 abitazioni.
La densità demografica risultava di 388,8 ab. per kmq.
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3. La Chiesa Madre
La Chiesa Madre, che si trova in Piazza Garibaldi, fu costruita
dal principe di Roccella, Don Gaspare La Grutta Guccio, nel 1700
e dedicata a Santa Rosalia.
Nel corso degli anni, essa ha subito vari interventi di ristrutturazione, il primo dei quali risale al 1834, quando grazie al contributo di tutti i cittadini, fu restaurata e ingrandita.
Un‘importante opera di ristrutturazione si ebbe a partire dal 1985,
su sollecitazione dell‘allora parroco don Salvatore Genchi.
Dal punto di vista architettonico la Chiesa non ha uno stile ben
preciso.
La facciata esterna è ben squadrata, racchiusa tra due torri con
orologi e campane. I due ordini della facciata sono attraversate
da otto lesene. Le quattro lesene adiacenti al portale sono di stile
ionico. In corrispondenza della trabeazione si apre una finestra
che dà luce all‘interno.
Internamente la chiesa si presenta semplice, essendo costituita da
un‘unica navata in fondo alla quale si trova il Crocifisso.
Il percorso del fedele in direzione dell‘altare è scandito ai due lati
da sei cappelle disadorne al cui centro sono poste delle statue in
legno policromo raffiguranti: la Vergine Santissima, il Cristo,
San Giuseppe col Bambino, Santa Rosalia, Santa Lucia e la Vergine Addolorata.
.
7
A Chiazza di Campufilici di Ruccedda
‗ Na chiazza bedda larga, ottagonali,
d‘aspettu veramenti augurali,
c‘è ‗nto paisi di Campufilici
ca cu la viri maravigghi dici.
E‘ intitolata ― Piazza Garibaldi‖
e, si capisci beni, p‘i riguardi
d‘u Cunduttieru tantu decantatu
ca Eroi di Dui Munni fu chiamatu.
‗ U jornu, ‗a sira, ‗ a notti e in tutti l‘ura,
c‘è sempri genti ed è di bonumuri.
Si chiacchiarìa, si scherza e c‘è … cu‘ sgarra,
parrannu assai e li pirsuni sparra.
Di sporti si discurri, e si po‘ diri,
ma tantu, propriu tantu, a nun finiri.
Politicanti certu nun ni mancanu,
né chiddi ca a jucari a carti ‗un stancanu.
Di tantu in tantu ci su‘ vuciati
ca sempri, poi, finisciunu a risati.
Si tratta di discursi accalurati
P‘‘u sporti o di certi babbiati,
ca vennu fatti in vena di scherzari,
vulennu ‗u tempu d‘ accussì passari.
Di machini c‘è un forti muvimentu,
ni passanu daveru ogni mumentu.
8
Ci su du barri tipu di città,
l‘Ambulatoriu di la Sanità,
la farmacia, u tabbacchinu e un manca
d‘a Cassa di Risparmiu la banca.
La chiesa c‘è ‗nto latu principali,
ca du paisi a l‘epuca risali,
e c‘è di Combattenti lu lucali,
cu supra ‗a Biblioteca Cumunali.
Sta chiazza bedda di Campufilici
salottu pari di li boni amici.
Alletta veramenti la pirsuna,
Ca ci trascurri ‗ u tempu e ‘un si n‘adduna.
Spiegari nun si sa chi cosa sia
E pari ca sta chiazza ha ‘na malìa.
Li jorna si ci passanu e i nuttati,
‗ccussì… o modu… di li sfacinnati.
Ciccio Cirincione
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PARTE II
CENNI STORICI
1. Il Castrum Roccellae
Sulle origini di Campofelice di Roccella mancano notizie storiche precise, pertanto non risulta semplice ricostruirne le vicende
in modo certo e documentabile.
Le uniche notizie su questo territorio sono legate alla storia del
Castrum Roccellae: Torre - Fortezza che si erge ormai a memoria storica di Campofelice e delle sue stesse radici.
Proprio intorno alla Roccella si ebbe infatti il primo nucleo abitativo del
futuro
Comune
di Campofelice
di Roccella.
Il
castello,
nato
come
fortezza
per scopi militari, esisteva secondo l‘Amari in epoca anteriore all‘861, anno in cui fu
occupato dagli Arabi, guidati da Al Abbas che lo denominarono
Sahrat-al Hadid: rupe della seta o del ferro.
Intorno all‘anno Mille divenne possedimento normanno, mentre
risale al 1387 la ristrutturazione della Torre ad opera dei Ventimiglia, che ne fecero la propria dimora (1384 Palatium Ventimiglia).
10
2. La fondazione del paese e la questione del nome
La fondazione di Campofelice di Roccella risale al 18 dicembre
1699, data in cui don Gaspare La Grutta Guccio, chiese e ottenne dal re Carlo II la ―Licentia Populandi‖, cioè la facoltà di
―fabbricare‖ nel feudo della Roccella, dietro pagamento di onze
duecento a favore della Regia Corte.
La motivazione che portò il Principe a fondare un nuovo centro
abitato sulla vicina collina è da ricercare nella diffusione della malaria nel territorio del Casale, per la presenza di terreni paludosi.
I lavori iniziarono nel 1700. Il principe fece costruire una chiesa,
una piazza ottagonale e una fontana a candelabro, 100 case, 14
botteghe e 2 abbeveratoi: uno all‘entrata del belvedere, l‘altro subito dopo l‘uscita dal centro abitato.
Il paese, oltre che dagli abitanti del Casale, fu popolato da famiglie provenienti da Palermo e Bagheria.
Molti dei nuovi arrivati avevano avuto un passato burrascoso, dovendo regolare conti con la giustizia, tuttavia, lavorando onestamente, riuscirono ad inserirsi nella comunità di Roccella e ad instaurare sereni rapporti anche con gli abitanti giunti successivamente da altri comuni madoniti.
La diversa provenienza degli abitanti di Campofelice spiega la
presenza della larga varietà di cognomi.
Il nuovo centro abitato fu denominato Roccella di Cefalù (1700 1714) e successivamente Casale di Roccella ( 1714 - 1819).
In alcuni documenti parrocchiali, infine viene denominato anche
Roccella di Termini.
Il luogo, da quanto afferma l‘avvocato P. Cipolla, prese il nome di
Campofelice per la sua posizione favorevole e per la mitezza del
suo clima, proprio in contrapposizione al vecchio centro abitato.
Il 1° novembre 1919, l‘Amministrazione Comunale, timorosa che
il nome di Roccella potesse essere completamente sostituito da
quello di Campofelice, e al tempo stesso, per evitare che il nome
fosse confuso con quello dell‘omonimo comune di Campofelice
di Fitalia, stabilì di denominare il paese Campofelice di Roccella, decisione approvata dal R. D. n.359, il 13 marzo 1921.
11
Popolazione nel Castrum Roccellae e Tenimentum Roccellae
anteriore al XVIII secolo
ANNO
ABITANTI
816 / 827 .circa
?
856 / 857 o 858
200 cristiani circa
861 ( assedio Arabi)
Oltre 200
1100 circa
14 villani tra cristiani emusulmani
1135—1137
50 persone
1145
188
XIII - XVII secoli
Non si hanno notizie
ben precise
Il borgo è popolato da decine di famiglie che praticavano gli antichi mestieri
1699
Roccella di Cefalù
ANNO
100 circa
Popolazione dal 1700/1701 al 2005
Casale di Roccella
ABITANTI
ANNO
ABITANTI
1700 / 1701
100
1748
239
1714
137
1792
373
1798
441
Campofelice
ANNO
ABITANTI
1819
?
1831
396
1851
421
1861
1281 O 1287
1871
1437
1881
1827
1901
2546
12
Campofelice di Roccella
ANNO
ABITANTI
1921
2696
1980
4797
1951
3726
1981
5015
1960
3951
1982
5040
1961
3779
1983
5162
1962
3676
1984
5360
1963
3741
1985
5405
1964
3874
1987
5454
1965
4019
1991
5819
1966
4135
1997
5650
1967
4169
2001
5582
1968
4191
2002
1969
4160
2003
5750
1970
4233
2004
5790
1971
4112
2005
5800
1972
4218
( 1)
1973
4257
1974
4395
1975
4502
1976
4525
5700
O 5707
1978
(1) Dati demografici attinti da Amari,
Archivio di Stato di Palermo, Tabulario
4601 della Chiesa di Cefalù, Nicotra, Cipolla, Corrao, Lo Bue, Sicilia Carta Auto4664 mobilistica, Restivo .
1979
4706
1977
13
3. Campofelice e … alcuni Nomi
Don Gaspare La Grutta Guccio
Don Gaspare La Grutta fu il primo principe della Roccella e ricevette tale privilegio a Madrid, il 13 aprile del 1690 da Carlo II.
Le scarse notizie giunte sul fondatore di Campofelice, dicono che
egli fu cavaliere e senatore di Palermo nel 1692.
Per quanto concerne la sua vita privata, sappiamo che sposò tale
Antonia Giardina e Lucchese di Diego, dalla quale ebbe due figli.
In seguito a gravi problemi economici, il principe decise di mettere all‘asta pubblica il Casale e da quanto viene riferito dalle fonti,
la vendita fruttò un‘alta somma di denaro.
Don Gaspare morì il 5 settembre 1728, la sua salma si trova a Palermo, nella Chiesa di San Francesco di Assisi.
Salvatore Civello
Salvatore Civello nacque il 27 agosto del 1814. Egli fu importante, perché difese il diritto degli usi civici dei cittadini di Campofelice di Roccella contro il principe Furnari e i suoi eredi, che
li esercitavano in qualità di ex signori feudali.
Nel 1854 egli fece abolire le risaie, principale causa della malaria.
Nel 1856, fu arrestato a causa della sua partecipazione ai moti
rivoluzionari. Nel 1860 divenne presidente del Comitato
d‘insurrezione e spedì una squadra di ―picciotti‖ all‘esercito di
Garibaldi.
Salvatore Civello, fu varie volte sindaco di Campofelice di Roccella e a lui oggi è intitolata una strada del nostro paese.
Morì il 14 dicembre del 1880.
14
Cesare Civello
Cesare Civello nacque il 14 febbraio del 1834.
Egli rappresentò un alto esempio di patriottismo, infatti nel 1856
ricevette l‘incarico da parte del Comitato Rivoluzionario di Palermo di far insorgere Cefalù.
In seguito al fallimento di tale rivolta, egli fu condannato a morte
e dovette riparare ad Alessandria d‘Egitto dove rimase come esule fino al 1860, data in cui tornò in Sicilia e si mise al seguito di
Garibaldi.
Tornato definitivamente in Sicilia , divenne Pretore ma successivamente si ritirò a vita privata a Cefalù, dove morì nel dicembre
del 1896.
Pasquale Cipolla
Pasquale Cipolla nacque a Caltavuturo il 3 marzo 1858 da Leonardo Cipolla e Battaglia Giuseppa.
Trascorse gli anni della scuola elementare nel paese natio. Si dedicò agli studi giuridici e conseguita la laurea in giurisprudenza, si
trasferì a Campofelice di Roccella, dove abitò quasi tutto il resto
della sua vita, partecipando attivamente alla vita politica del paese e divenendone sindaco nel 1895.
Nel 1883, ancora agli inizi della sua attività politica, si era sposato
con Concetta Civello da cui ebbe quattro figli: Innocenza Casalis
Venere, Francesco, Salvatore, Leonardo.
La sua figura si ricorda oltre per il suo impegno politico, anche
per le battaglie a difesa di tutti i contadini contro gli ex signori
feudali.
Morì a Campofelice di Roccella il 9 luglio del 1911.
15
Gli eroi delle due guerre
Numerosi furono i figli di Campofelice di Roccella che si distinsero sui campi di battaglia durante la I e la II guerra mondiale.
A molti di essi oggi è infatti intitolata una strada o un edificio
pubblico.
Tutti sono però ricordati per il loro sacrificio e per avere onorato
la Patria e il loro paese, con un monumento fatto erigere
all‘interno della villa comunale nel 1981 e completato nel 1983.
Per esigenze di spazio ricordiamo qui di seguito soltanto due di
essi: Salvatore Cipolla e G. B. Cinà e a cui sono state intitolate
rispettivamente la scuola elementare e quella media.
***
Salvatore Cipolla nacque a Palermo nel 1887.
Allo scoppio della I guerra mondiale, fu mandato in Albania come
ufficiale dell‘esercito; qui, appresa la notizia della morte del fratello Leonardo sulle Alpi Carniche, chiese e ottenne il comando
del Reggimento Alpino, con il grado di tenente, e vi combatté valorosamente. Durante una battaglia sul monte Artigara, fu ferito
gravemente e morì subito dopo all'ospedale di Milano.
Non è certa la data della sua morte, poiché la lettera che il Comando mandò alla famiglia riporta la data del 19 giugno 1917, mentre
il Giornale di Sicilia del 20 giugno 1917, sosteneva che egli fosse
morto il 10 giugno 1917.
***
Giovanni Battista Cinà nacque il 31 gennaio 1914 a Campofelice
di Roccella e a 18 anni s‘arruolò in marina, raggiungendo presto
il grado di secondo capo cannoniere.
Allo scoppio della Seconda Guerra Mondiale, egli partecipò a
molti combattimenti nel corso dei quali si distinse per le sue capacità e per il senso del dovere, ricevendo in seguito molte onorificenze.
16
Morì il 9 settembre del 1943, imbarcato sulla corazzata ―Roma‖,
che si trovava nelle acque della Sardegna quando fu colpita da
aerei nemici e affondata.
G. B. Cinà non volle lasciare il suo posto di combattimento, affondando insieme alla sua nave e morendo pertanto da eroe.
Ciccio Cirincione
Francesco Cirincione nacque a Palermo il 4/03/1922 e morì a
Campofelice di Roccella il 19/12/1987.
Visse sempre a Campofelice, dove lavorò presso il Municipio.
Dalle informazioni forniteci gentilmente dalla figlia, sappiamo
che a scuola era un bravo alunno e amava particolarmente lo studio della matematica, tuttavia interruppe gli studi perché costretto
a lavorare.
Il suo amore per la musica, che coltivò anche avvalendosi di lezioni private, lo portò a costituire una piccola ―orchestra‖.
Suonava vari strumenti musicali quali la cornetta, la fisarmonica,
il mandolino.
Le sue canzoni sono note a tutti, così come le poesie in dialetto
siciliano che negli ultimi anni della sua vita si dilettava a scrivere.
17
4. La sosta di Garibaldi
Nel 1860 Garibaldi sostò
per due notti a Campofelice di Roccella, nella casa
della famiglia D‘Anna–
Civello.
Via Roma , dove si trova la
casa, è stata denominata per
molti anni ―Sosta dei garibaldini‖, in ricordo di
quest‘episodio.
18
5. Il passaggio di Mussolini
Mussolini, sbarcato a Palermo a bordo della nave Dante alle
ore 9,30 del giorno 5 maggio del 1924, pur avendo un quadro
complesso di impegni politici programmati dalle autorità fasciste,
decise di visitare alcuni centri delle Madonie: Gangi, le Petralie,
Geraci, Castelbuono, Isnello, Collesano, Campofelice di Roccella.
Il Duce, avendo saputo che qualche settimana prima, precisamente il 27 aprile, sulla strada che collega i suddetti comuni, si era
svolta la Targa Florio che aveva visto la vittoria della Mercedes,
guidata dal tedesco Werer, volle percorrere da solo quel tragitto, a bordo di un‘Alfa Romeo rossa.
Tutte le caserme dei carabinieri erano state avvertite che la macchina guidata dal Capo del Governo avrebbe attraversato, nelle
ore comprese fra le 13 e le 18 del 6 maggio 1924, i comuni di
cui si è parlato.
Entusiastiche accoglienze furono
tributate al Presidente del
Consiglio che, in alcuni casi, fu costretto a sostare per l‘ enorme
folla.
Tuttavia, per mancanza di tempo egli non poté fermarsi a Castebuono, né a Collesano e neppure in altri Comuni che aspettavano da ore il suo arrivo.
Dalla stazione di Castelbuono si diresse in tutta fretta a quella di
Campofelice di Roccella, considerata come la più favorevole per
la ripresa del viaggio, dove lo attendeva un treno speciale.
La cittadinanza campofelicese, per aver avuto, a differenza di
altri comuni, l‘onore di accogliere il Duce, accorse in massa alla
stazione.
Di questo passaggio di Benito Mussolini e della calorosa accoglienza attribuitagli, riferì il comandante della locale stazione
dell‘Arma dei Carabinieri, Francesco Sucato.
19
PARTE III
GLI ANZIANI RACCONTANO
Le informazioni raccolte in questa terza parte ci sono state fornite
dai nostri anziani che, durante tutto l‘arco dell‘anno scolastico,
abbiamo più volte intervistato per le vie del paese o nelle loro
case.
Essi sono stati ben lieti di raccontarci i ricordi della loro infanzia,
il modo in cui trascorrevano il tempo libero, le feste e le tradizioni, i piatti tipici, gli antichi mestieri, le preghiere di una volta, i
proverbi, le canzoni e le poesie su Campofelice di Roccella.
1. I giochi di una volta
“I petri”
Numero dei giocatori illimitato.
Si mettevano tante pietre a terra quanti erano i giocatori.
Ognuno dei giocatori con il palmo della mano tirava alcune pietre
in aria, poi se ne aggiungevano altre, fino a tirarle tutte senza fare cadere quelle precedenti. Vinceva chi non le faceva cadere per
terra e doveva dare dieci manate all‘ultimo in classifica.
“A corda”
Il gioco della corda si poteva fare in due modi:
-due ragazzi facevano muovere la corda e un altro doveva saltare
a tempo;
-colui che saltava doveva muoversi la corda contemporaneamente.
Vinceva colui che faceva più salti senza cadere.
“A ciampa”
Si giocava per strada, tracciando a terra sei caselle con un pezzetto
di gesso e numerandole da 1 a 6.
20
Si partiva dalla casella 1 e si doveva saltare con un solo piede
spingendo ―a ciampa‖ cioè una pietra dalla forma piatta.
Arrivati alla casella 4 era previsto qualche secondo di riposo.
Il vincitore era colui che riusciva a saltare per tutte e sei le caselle
senza cadere né appoggiare l‘altro piede.
“I carti”
Nel periodo natalizio, si era soliti giocare a carte, soprattutto con
quelle siciliane.
I giochi di carte più frequenti erano: sette e mezzo, piatto, briscola, scopa.
I vincitori venivano premiati con delle noccioline.
“U teatrinu”
In un punto prestabilito, si costruiva un teatrino, utilizzando quattro pali di legno,che fungevano da pilastri e un lenzuolo che fungeva da tetto.
All‘interno di esso si rappresentavano delle scenette.
Di fronte alla costruzione vi si mettevano dei banchetti in modo
che gli ―spettatori‖ potessero vedere le scene quasi sempre comiche, comodamente seduti.
“I cunti”
La sera, in quasi tutte le famiglie ci si radunava in casa, attorno al
―braciere‖ ( la cosiddetta ―cunculina‖), gli anziani raccontavano,
soprattutto ai più piccoli, delle storielle vere o di fantasia: ―i cunti‖.
Essi avevano lo scopo di divertire e far trascorrere le serate allegramente.
“I bamboli”
Le bambine giocavano con delle bambole imbottite di paglia e
rivestite di stoffa.
21
2. Le preghiere della sera
Io mi curcu na stu lettu
Cu Gesuzzu na lu pettu
Io dormu, io vigghiu
Si c‘è cosa m‘arruspigghiu
Cu Gesù mi curcu
E cu Gesù mi staiu
E sempri cu Gesù
Paura no naiu.
Iu mi curcu sula, sula
a Madonna m’assicura,
Idda mi copri cu so mantu,
nel nome del Padre,
du Figghiu e
du Spiritu Santu.
Signiruzzu fa ca rumani mi susu cu bonu umuri
E ca rumani mancu un cristianu mori.
Signiruzzu miu a to casa m‘arricriu
A pregari e a cantari un regalu ti vogghiu fari.
3. Proverbi e modi di dire
Occhiu ca un viri cori ca un doli
Occhiu per occhiu denti pi denti
Cu rormi un pigghia pisci
Carnevali ogni scherzu vali
Megghiu n‘ovu oggi ca na addina dumani
Cu pratica cu zoppu all‘annu zuppichìa
U lupu perdi u pilu e no u viziu
Omu avvisatu è menzu salvatu
Dopu i confetti, affaccianu i difetti
Meglio suli ca mali accumpagnati
Indovinello
Cu a fa, a fa pi vinnilla, cu l‘accatta un‘à usa
cu la usa u n‘avinni
22
( cassa funebre )
4.Gli antichi mestieri
Il calzolaio : intervista al sig. Giuseppe Di Marco
D. Che tipo di scarpe realizzava?
R. Soprattutto scarpe resistenti che dovevano essere usate dai
contadini nelle campagne, ma anche scarpe da cerimonia.
D. Che materiali usava?
R. Pelle di vitello per le scarpe da cerimonia, pelle di vacchetta
per le scarpe da campagna.
D. Di quali attrezzi si serviva?
R. Utilizzavo forme di legno, martello, tenaglia, pinza, lesina per
fare i buchi, il trancetto per rifilare i bordi.
D. Quale era il procedimento per realizzare un paio di scarpe?
R. Per prima cosa si disegnava il modello, e si montava nella forma la tomaia, facendola aderire bene. Si realizzava prima la parte
superiore, solo successivamente si applicava la suola in cuoio.
Alla fine, si rifilavano i bordi con il trancetto.
D. Quanto costava un paio di scarpe?
R. Il prezzo di un paio di scarpe era di 100 Lire.
I cugini Di Bianca ( Antonino, Francesco,Paolo) al centro il calzolaio G.Di Marco
( ottobre 1941)
23
Il fabbro: dall‘ intervista realizzata alla moglie e alla figlia del
sig. Castrofilippo.
Il sig. Castrofilippo da piccolo lavorava insieme al padre costruendo ferri di cavalli, zoccoli, zappe e altro.
Per produrre questi attrezzi si utilizzavano vecchi forni di pietreriflettori, e per accendere il fuoco si utilizzava il mantice, una
sorta di ― pompa‖ che funzionava a pedaliera e soffiava sul carbone producendo fuoco.
Il ferro una volta scaldato, poteva essere modellato, battendo con
il martello sull‘incudine.
Gli attrezzi utilizzati erano la morsa, il tornio, lo scalpello, la sgorbia, la raspa, etc.
Oltre al lavoro di fabbro vero e proprio, si occupava di ―ferrare‖ i
cavalli; qust‘ultima occupazione di maniscalco era particolarmente dura.
5. Piatti tipici
Riassumendo le numerose interviste effettuate alle donne anziane
del nostro paese, possiamo dire che l‘alimentazione fino a qualche
decennio fa era particolarmente povera e basata essenzialmente
sulle verdure, i cereali o i legumi. Dalla mescolanza di questi ingredienti nascevano vari piatti e soprattutto vari tipi di frittate,
quali: la frittata di asparagi,
quella di porri, quella di
―tadduzzzi‖etc.
Alla sign. ra Luisa Bruscemi, invece, proprietaria della prima locanda di Campofelice di Roccella abbiamo chiesto quali erano i
piatti che preparava più frequentemente:
D. Ci faccia un esempio di un menu caratteristico preparato da lei.
R.
Antipasti:
Carciofi sott‘olio
Caponata di melanzane
Olive bianche schiacciate
24
Primi piatti:
―Pasta n‘casciata‖ con i broccoli.
―Maccheroni‖ con melanzane, salsa di pomodoro e basilico
abbondante..
Secondi:
Involtini di carne di vitello, con prosciutto e pecorino.
Sarde a beccafico
Dolci:
Cassatele di ceci, condite con scorze di arance o mandarini e
cannella
Dolce di datteri con pasta reale.
6. Le tradizioni
Il culto e la leggenda di santa Rosalia
Il culto di Santa Rosalia, patrona di Campofelice di Roccella, è
legato alle origini stesse del nostro paese.
Il principe La Grutta infatti, dopo aver fondato il nuovo centro
abitato sulla collina, lo volle porre sotto la protezione delle santa
protettrice di Palermo, città dalla quale egli proveniva.
Secondo la leggenda, Rosalia figlia di una famiglia nobile normanna, era stata chiesta in moglie da un conte, ma un giorno guardandosi allo specchio avrebbe visto il volto di Gesù sofferente e
pertanto avrebbe deciso di vivere da eremita,ignorata da tutti, in
una grotta del monte Pellegrino.
Nel 1624, allo scoppio della peste che infierì su tutta la Sicilia,
Rosalia apparve ad un cacciatore indicandogli la grotta in cui si
trovavano le sue ossa. Il 4 settembre 1624, queste ultime vennero
25
portate in processione a Palermo e dopo il loro passaggio il male
cessò.
Il ringraziamento alla ―Santuzza‖ (così è chiamata Santa Rosalia
dai palermitani), per aver liberato la città dalla peste, è all‘origine
del ―Festino‖ che il 15 luglio di ogni anno, si festeggia a Palermo
con grande devozione.
La festa di San Giuseppe
Il 19 marzo ricorre la festa di San Giuseppe, che ancora oggi è
particolarmente sentita.
I festeggiamenti iniziano la notte tra il 18 e il 19, con le cosiddette
―Vampe di San Giuseppe‖, quando vengono bruciate, in molti
punti del paese, intere cataste di legna.
Quest‘usanza, che sembrerebbe richiamarne una pagana in cui i
pastori romani saltavano tre volte sopra il fuoco allo scopo di purificarsi, oggi è vissuta solo come un momento di divertimento e
un‘occasione per stare insieme.
L‘indomani la festa religiosa prevede la Santa Messa e la Solenne
Processione.
Una tradizione che ancora resiste in molti paesi delle Madonie e
che invece a Campofelice di Roccella si è ormai affievolita è
quella dei ―Virgineddi‖.
Si trattava di veri e propri banchetti per i poveri del paese (San
Giuseppe è considerato infatti, il protettore dei poveri e degli orfani) che alcune famiglie offrivano e preparavano in segno di ringraziamento per una grazia ricevuta.
Originariamente si invitavano 12 bambini e si offrivano loro tredici diverse pietanze.
La tavola ben imbandita, in cui prendevano posto anche un uomo,
una donna e un bambino che rappresentavano la Sacra Famiglia,
veniva benedetta dal prete.
Alla fine del pranzo, durante il quale veniva lodato più volte il
nome di San Giuseppe, ciascun bambino portava con sé ciò che
rimaneva delle varie pietanze per mangiarlo a casa con i suoi familiari.
26
La Maggiolata
La Maggiolata è un‘antica usanza di Campofelice di Roccella,
che resiste oggi solo nel centro storico mentre è inesistente nei
nuovi quartieri.
Essa consiste nell‘adornare, nel primo giorno del mese di maggio,
l‘uscio di casa e i marciapiedi, con fiori di vario tipo, in particolar
modo con margherite gialle e papaveri rossi o petali di rose.
E‘una tradizione che esprime sentimenti di augurio e di amore,
infatti fino a qualche decennio fa, in questa occasione i fidanzati
usavano disegnare, davanti alla porta della loro amata, un cuore di
fiori con al centro una rosa rossa.
Questa usanza potrebbe derivare dalle antiche ―Floralia‖ romane,
feste in onore della dea Flora, dea della primavera e della riproduzione, che avvenivano proprio dal 28 aprile al 3 maggio, nelle
quali le donne adornavano le porte con ghirlande di fiori.
Tale coincidenza lascia supporre un‘origine pagana dell‘attuale
Maggiolata che ancora oggi, come allora, mantiene questa sua
natura, ponendosi semplicemente come un inno alla vita e alla
gioia di vivere.
C’era una volta a Campofelice
Una bellissima tradizione;
Questo paese ognuno lo dice;
… il 1° Maggio tutt’era in fiore.
Gialli tappeti di margherite
Erano stesi innanzi alle soglie
Stavano lontani il pianto e la lite
Se rilucevano tutte le soglie
Con un bel salto giunto il mattino
Si evitava di calpestarle
E proprio ognuno vecchio o bambino
Si limitava a contemplarle.
( Clelia Cirincione)
27
La Sagra del Carciofo
Fino a qualche anno fa a Campofelice di Roccella si svolgeva la
sagra del carciofo.
Si trattava di una manifestazione molto bella e divertente, organizzata per valorizzare questo prodotto.
Durante la giornata alcune ragazze, in antichi costumi siciliani,
distribuivano carciofi ai turisti presenti; nel primo pomeriggio si
svolgeva la sfilata dei carri allegorici aventi per tema ― i carciofi‖.
Il tutto si concludeva in serata con spettacoli di vario tipo e con la
premiazione da parte di un‘apposita Giuria del carro più bello e
meglio allestito.
In occasione della sagra del carciofo veniva indetto, per gli alunni
della scuola media, un concorso per il migliore disegno sul carciofo.
La “Vecchia”Targa Florio
La vecchia Targa Florio era una gara automobilistica, tra le più
importanti competizioni sportive europee, che si svolgeva ogni
anno, la prima domenica di maggio, sul circuito delle Madonie.
Questa manifestazione richiamava molti appassionati e rappresentava un‘occasione per trascorrere un giorno di festa, preferibilmente nelle campagne che fiancheggiavano le strade del circuito.
Campofelice di Roccella era particolarmente coinvolto, in quanto
il tracciato del circuito attraversava l‘abitato in tutta la sua lunghezza.
Per motivi di sicurezza e a causa di un grave incidente mortale, la
gara è stata sospesa per essere più tardi ripristinata con la partecipazione di auto d‘epoca.
Il fascino della vecchia Targa Florio, secondo i nostri anziani,
non è tuttavia paragonabile alle attuali gare automobilistiche, sia
per le modalità di svolgimento che per la passione con la quale era
seguita da tutti.
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7. Poesie dedicate a Campofelice di Roccella
Campufilici di Ruccedda
Tra Termini Imerese e Cifalù,
ci sta Campufilici di Ruccedda
ca cu la viri ‗un si la scorda chiù,
pirchì ‗na cittadina veru bedda.
Su ‗na cullina, dirrimpettu o mari,
subitu all‘occhiu appari augurali;
la genti attrai e si fa ammirari,
pi li biddizzi so naturali.
Puru d‘invernu ‗u suli nun ci manca
e ‗u celu moltu spissu è sirenu;
la luna d‘affacciarisi ‗un si stanca,
bedda si specchia ‗nto Mari Tirrenu.
Ci su tramunti, poi, si po‘ diri,
Ma realmenti, senza esagerari,
ca chi cuntempla si senti rapiri
e in estasi davveru traspurtari.
Spittaculu su‘ li campangni ‗ntornu,
fragranti li jardina di limuna,
ai villeggianti allegra lu soggiornu
la pruspittiva ca natura duna.
Di stu paisi puru si po‘ diri.
e l‘abitanti ‗u ponnu cunfirmari,
ca cu‘ ci veni ‗un si ni voli iri,
pirchì cuntenti lassa e si fa amari.
(F.Cirincione)
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A Campofelice
Campufilici gioi n‘avi tanti
gioi di l‘occhi, gioi di sapura
lu sannu beni tutti l‘abitanti
ca vi trovanu eu sonnu e la pastura.
Lu suli l‘aggiria ntunnu ntunnu,
profumanu li ciura nta li campi,
la zaghira arricria li purmuna
e cantinu l‘aceddi milli canti.
Aranci e lumiuna culurati
dipinciunu la terra i massaruna,
cacocciuli spinusi ci n‘è tanti
d‘alivi e di furmentu casirmuna.
Si movi quattru passi tu t‘affacci
unni natura mostra lu surrisu,
s‘allonghi l‘occhi pari ca t‘affacci
su la gran porta di lu paradisu.
( G. Spinosa)
8. Canzoni su Campofelice di Roccella
Campufilici
Tricentu anni fa nascia un paisi
di nomi si chiamò ―Campufilici‖.
La genti ca passava
s‘innamurava di stu paisi,
tra lu mari e la montagna
quanta genti ci veni a stari.
Ogni annu chi va passannu
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Campufilici va aumintannu
di cristiani di tanti paisi
ca s‘innamuranu di Campufilici.
Rit. Campufilici, Campufilici
oggi è la festa di stu paisi
Campufilici, Campufilici
chi piaceri ca mi fa.
Tricentu anni oggi festeggia lu paisi…
affacciannu du belvedere
chi panorama putemu ammirari.
Quanti varchi viremu a mare
ca ogni gghiornu vannu a piscari,
Si viri puru a Ruccedda
turri antica ma sempri chiù bedda.
Scumpareru li jardina
di beddi limiuna e di bastarduna.
Quanti casi nta stà chianura
ca fannu appariri sulu li mura
Rit: Campufilici,Campufilici
tricent‘anni festeggia ù paisi.
Campufilici,Campufilici
tanti auguri a stu beddu paisi
(I.Dolce)
31
Campufilici
Nuatri riscinnemu du Casali,
c‘avia fama granni e granni ali.
Si cunta ‗nca ni tempi assai luntani
vinevinu cc‘à puru Amiricani.
C‘era ‗na festa granni e putenti,
ca richiamava tutta la genti;
si ni parrava ‗nte matrimoni,
era la festa d‘ascinsioni.
Rit: Campufilici,Campufilici,
‘u sulu nomu tuttu vi dici.
Campufilici,Campufilici,
ricca di suli, ricca d’amici.
Campufilici, Campufilici,
nun c’è tristizza e si campa filici.
Viniti a visitari la Ruccedda,
antica è, ‗mpurtanti e sempri bedda.
lu mari e li jardina di limuna
‗u jornu ‗i vasa ‗u suli e ‗a notti ‗a luna.
S‘allegri sempri vuliti stari,
Campufilici v‘avi ospitari;
tutti ‗i pinseri vi fa scurdari
e sempri boni vi fa campari.
Rit.
Biddizi n‘avi assai stu paisi
e p‘alligria nun canusci spisi.
Li sciuri e lu cantu di l‘aceddi
li cosi fannu pariri chiù beddi.
Ci su‘ tramunti: tanti culura,
32
parunu fatti di li pittura.
Chi meravigghia, chi gran maestria:
pari ca fussi vera maggia.
Rit: Campufilici,Campufilici,
‘u sulu nomu tuttu vi dici.
Campufilici, Campufilici,
ricca di suli, ricca d’amici.
Campufilici, Campufilici,
nun si travagghia e si campa filici.
( F. Cirincione)
33
PARTE IV
UN‘ESPERIENZA SIGNIFICATIVA
L’incontro a scuola con il sig. Di Francesca
Il 2 marzo 2005, abbiamo accolto a scuola il sig. Di Francesca,
uno dei nostri cari anziani, a cui abbiamo rivolto numerose domande.
Il sig. Di Francesca, con grande entusiasmo, ha cercato di esaudire
ogni nostra curiosità, intercalando delle barzellette e delle lunghissime e divertenti filastrocche e allietandoci con il suo violino.
Ci ha raccontato che una volta il paese si estendeva fino all‘attuale
―Arena‖ , che le strade, lungo le quali ci si spostava con carri, carrozze o muli, erano in terra battuta, buie o illuminate solo da lumi
a petrolio o ad olio.
Le case spesso avevano al loro interno la stalla e inoltre erano prive di acqua e di servizi igienici, per cui le donne andavano ad attingere l‘acqua nelle varie fontanelle presenti nel paese.
La vita era piena di stenti e sacrifici, ma secondo il sig. Di Francesca ci si voleva più bene, si trascorreva più tempo insieme, so34
prattutto la sera, quando le famiglie si riunivano e gli anziani raccontavano ― i cunti‖.
Nelle feste principali come il Natale e la Pasqua, la tavola si arricchiva di piatti prelibati e anche nelle famiglie più povere, era presente la carne, cosa che difficilmente accadeva durante il resto
dell‘anno.
I ricordi del sig. Di Francesca erano particolarmente vivi a proposito del periodo fascista, così ci ha spiegato come era suddivisa la
società durante il regime fascista, come si viveva in quel periodo,
cosa si studiava a scuola, (a tal proposito ci ha mostrato le pagelle
scolastiche della moglie, risalenti proprio agli anni del fascismo),
e infine ci ha sorpresi con una delle sue filastrocche, che riportiamo qui di seguito, sulle motivazioni che, secondo lui, avrebbe dato Mussolini agli italiani, per convincerli del fatto che l‘Italia sarebbe dovuta entrare in guerra accanto alla Germania.
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IL Duce si rivolse a tutti gli italiani e disse:
― L‘Italia deve entrare in guerra, siamo alleati con la Germania,
abbiamo fatto l‘Asse Roma — Berlino e vi dirò di più,
Se s‘ ammisca a Francia,
l‘Italia cu un corpu di lancia subitu sa mancia,
si poi s‘ammisca l‘Inghilterra
l‘Italia s‘impossessa da so terra,
e va finisci ca l‘Italia crisci,
l‘Inghilterra diminuisci
e nutri ni manciamu i pisci!
Al sig. Di Francesca abbiamo posto alcune domande sul matrimonio e sul fidanzamento. Egli ci ha detto che ai suoi tempi, i matrimoni erano spesso combinati dalle famiglie e che si chiedeva la
mano della sposa con una serenata. A tal proposito ci ha suonato e
cantato una delle canzoni tipiche delle serenate di allora che riportiamo qui di seguito:
E vui dormiti ancora
Lu suli è già spuntatu di lu mari
e vui, bidduzza mia, durmiti ancora,
l‘acceddi sunnu stanchi di cantari
e affriddati v‘aspettanu cca fora,
supra ssu balcuneddu su‘ pusati
li ciuri senza vui non ponnu stari,
su‘ tutti cu li testi a pinnuluni,
ognunu d‘iddi non voli sbocciari,
dintra li buttuneddi su‘ ammucchiati
e aspettanu quann‘è ca v‘affacciati!
Lassati stari, non dormiti chiui,
c‘ammenzu ad iddi, dintra ssa vanedda,
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ci sugnu puri iu, c‘aspettu a vui,
pi vìdiri ssa facci accussì bedda;
passu cca fora tutti li nuttati
e aspettu puru quannu v‘affacciati.
Dopo averci parlato della sua vita, della sua famiglia, dei sette anni trascorsi in Svizzera, il sig. Di Francesca si è divertito con noi
sfidandoci con divertenti giochi di logica e indovinelli.
Infine ci ha salutati suonando alcune delle numerose canzoni del
suo repertorio.
Quest‘incontro è stato particolarmente significativo, sia perché
abbiamo avuto modo di imparare tante cose sulla storia del nostro
paese e sulle sue tradizioni, sia soprattutto perché abbiamo avuto
la conferma di quanto possa essere bello e di quanto ci possa arricchire il dialogo e il confronto con le persone anziane, che rappresentano la nostra memoria storica.
In questo caso l‘incontro si è rivelato particolarmente piacevole
data la simpatia di questo personaggio che prima di andarsene ci
ha promesso che sarebbe venuto a trovarci nuovamente e ci ha
invitati tutti ad andarlo a trovare a casa sua.
37
Andando via il sig. Di Francesca ci ha lasciato numerosi documenti e ricordi della sua infanzia e giovinezza, tra essi abbiamo
trovato quest‘antica poesia che riportiamo qui di seguito:
Mi alzo al mattino
Mi alzo al mattino
prego il Signore,di mantenermi
buono il mio cuore.
Bacio la mamma, fo colazione
quindi ripasso la mia lezione.
Poi lieto e vispo come un uccello
alla mia scuola vado bel bello,
il mio maestro saluto tosto e
vado al mio posto.
Libri e quaderni tengo puliti e
e non mi insudicio d‘inchiostro i diti.
Con i miei compagni non parlo mai
ma sempre attento tu mi vedrai.
E quando a casa mi tocca andare
vo senza correre né schiamazzare.
(Questa poesia risale al 1887 ed è stata insegnata alla signora
Vaccaro Annetta, moglie del sig. Di Francesca, dal proprio padre).
38
INDICE
PRESENTAZIONE
3
PARTE I: IL TERRITORIO
1.
2.
3.
Campofelice di Roccella
L’economia
La Chiesa Madre
A Chiazza di Campufilici
4
5
7
8
PARTE II : CENNI STORICI
1.
2.
3.
4.
5.
Il Castrum Roccellae
La fondazione del paese e la questione del nome
Dati demografici
Campofelice e... alcuni Nomi
La sosta di Garibaldi
Il passaggio di Mussolini
10
11
12
14
18
19
PARTE III : GLI ANZIANI RACCONTANO
1.
2.
3.
4.
5.
6.
7.
8.
I giochi di una volta
Le preghiere della sera
Proverbi e modi di dire
Gli antichi mestieri: interviste
Piatti tipici
Le tradizioni
Poesie dedicate a Campofelice di Roccella
Canzoni su Campofelice di Roccella
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22
22
23
24
25
29
30
PARTE IV : UN‘ESPERIENZA SIGNIFICATIVA
1.
L’incontro a scuola con il sig. Di Francesca
39
34