il rapporto con gli animali: una sfida per la scuola

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il rapporto con gli animali: una sfida per la scuola
IL RAPPORTO CON GLI ANIMALI: UNA SFIDA PER LA SCUOLA
SCHEMA
1° Parte
1. 1. Perché una "sfida"
1.2 Animali - cultura
2° Parte DIREZIONI DI CAMBIAMENTO
A. CENTRALITA’ DEL SOGGETTO
B. RELAZIONE CON LA/LE DIVERSITA’
C. INTEGRAZIONE SCUOLA/TERRITORIO
INTEGRAZIONE DI COMPETENZE
3°. ESPERIENZE DIDATTICHE
Precisazione: carattere del seminario e impostazione su un piano duplice
Il rapporto uomo-animale è un tema ricco di interessi e di prospettive diverse, ma articolato e
complesso
ha implicazioni che riguardano una sfera molto ampia del pensiero e del comportamento umano
le concezioni sulla vita e sul nostro rapporto con gli altri organismi viventi e l'ambiente.
Nella nostra cultura esistono saperi, competenze e modi diversi di rapportarsi con il mondo animale.
La conoscenza degli animali e la costruzione delle nostre immagini mentali sono il risultato di
insegnamenti, usi, abitudini di convivenza, culture, tradizioni ed esperienze personali. Sono tuttavia
diminuite ovunque le occasioni di interazione diretta con gli animali, in particolare nella cultura
urbana, dove il contatto avviene generalmente con quelli domestici (a volte fortemente umanizzati),
o con quelli "indesiderati", perché invasivi o fastidiosi.
In mancanza di esperienze dirette, sono la famiglia, la scuola e i media a promuovere la
strutturazione del rapporto e delle idee.
La scuola ha il dovere di confrontarsi con questi aspetti ma anche di procedere in sintonia con gli
altri soggetti che si occupano a vario titolo di animali.
1°. PARTE
1.1. Perché una "sfida"
Perché la relazione bambini (ragazzi) – animali, mediata dalla cultura scolastica (ma anche dalla
cultura diffusa), costituisce una sfida?
Gli animali sono presenti in tutta la cultura cui siamo immersi: nella pubblicità e nella iconografia
televisiva, nella letteratura, nella poesia, nell'arte e dunque sono a pieno titolo inseriti nel contesto
con cui il bambino è in contatto, a scuola e fuori dalla scuola.
In particolare sono presenti nella narrativa per l'infanzia e per l'adolescenza, sia in quella
tradizionale, dai classici Pinocchio: grillo, gatto, volpe, Cappuccetto rosso, Alice: bianconiglio
come anche le saghe più attuali come “Henry Potter” e “Il signore degli anelli” con i suoi animali
simbolo del bene o del male e con mostri parte umani parte animali.
In realtà la questione è più complicata, a partire dall’impostazione che denota questa presenza degli
animali nella nostra cultura.
Infatti sono visti –e vissuti- in maniera strumentale e con una prospettiva strettamente
antropomorfa: l’uomo li utilizza per le proprie finalità, proietta su di loro i propri desideri, le
aspettative, le paure, , comunque senza rispetto per l’animale in sé.
Ce lo ricorda il linguaggio quotidiano:sei un animale significa degradare al di sotto dell’umano
ma anche le virtù acquistano un tono un po’ denigratorio fedele come un cane, fedeltà opaca
cui poi si contrappone una ferocia incontrollabile come quella descritta dalla cronaca, dimenticando
che dietro un cane c’è sempre una persona, con i suoi problemi e il suo immaginario (esibizione di
cani da combattimento), con la sua presenza dominante o con l’abbandono dell’animale.
Quando un cane azzanna un passante, emerge tutta l'infondatezza di un animalismo indulgente.
1
(Carlo UTZERI, Carovita p.127): “Ho conosciuto un cane che era diventato pericoloso dopo un'aggressione occasionale a un ciclista perché in quell'occasione il padrone lo aveva calmato con una
dose extra di carezze. "Carezza uguale premio" nella mente del cane, perciò per avere carezze i
ciclisti vanno aggrediti; e infatti quel cane, buono con tutti, diventò un aggressore di ciclisti. Solo di
ciclisti.
Servono scuole per padroni, oltre che per cani.
Spesso gli animali sono ineducati perché lo sono anche i padroni. E i premi e le punizioni, se non
vengono impartiti subito e con grande discernimento, non hanno effetto o hanno effetti deleteri.
1.2. Animali – cultura
Torniamo al rapporto Animali – cultura
Da sempre, gli animali sono presenti nella storia dell’uomo, fin dall'inizio hanno rappresentato un
alleato nella caccia o una preda, un compagno di giochi, un guardiano che avvisa dei pericoli, aiuto
nel lavoro ma anche fonte di cibo e vestiario e non ultimo cavia in innumerevoli situazioni.
Soprattutto sono all’origine di innumerevoli stereotipi: la colomba o l'agnello simboli di pace, il
serpente simbolo del male e della tentazione, la volpe simbolo di astuzia, il lupo continua ad essere
il famelico protagonista della fiaba di Cappuccetto Rosso nonostante la sua realtà di animale schivo
e in pericolo di estinzione.L'asino simbolo di ignoranza e ottusità cede per caparbietà solo al mulo.
Zanzara (fastidio), tigre (aggressività), rospo (bruttezza), sanguisuga (avidità) . maiale
(sporcaccione), pollo (ingenuo), coniglio (pauroso), istrice (scontroso), agnello (mite), toro
(irruento) : pidocchio (avaro), orso (solitario), lumaca (lento), farfalla (volubile), pavone (vanesio)
• Forse non bisognerebbe chiedersi, più che cos'è l'animale, chi è.
Con tutta questa carica, troviamo gli animali nell’arte, nella letteratura e nella poesia.
Si ricordi lo spazio che hanno trovato nelle favole, termine che deriva dal termine latino fabula che
ha origine dal verbo fari, il classico parlare, raccontare.
Una tradizione presente nel mondo greco e in quello latino, con Esopo e poi Fedro, per giungere a
La Fontaine nel Seicento, ma tanti altri li hanno abbondantemente usati, Trilussa ad es. ne ha fatto i
personaggi di un divertente teatrino di caricature umane.
La favola è il racconto di cui sono protagonisti animali (o cose inanimate) e simboleggiano virtù e
vizi umani con un intento morale, generalmente espresso alla fine, nella morale della favola.
Del resto, con quale visione sono presenti gli animali nella nostra cultura?
Cosa pensa homo sapiens di questi suoi compagni di strada?
Per sommi capi ricorderei come storicamente, nella nostra cultura, il rapporto uomo- animali si
collochi su un’ampia gamma di tonalità riconducibile sostanzialmente a due filoni.
Ad Aristotele risale un’idea forte di disuguaglianza per cui troviamo
da un lato l’uomo inteso come animale razionale e politico, dotato di logos, di ragione e di parola,
dall’altro gli animali, privi di ragione e linguaggio.
Nell'Etica Nicomachea con estrema nettezza Aristotele afferma che l'uomo non ha alcun dovere di
giustizia nei confronti del cavallo, del bue e degli animali, ma del resto non ha doveri neppure nei
confronti delle donne e degli schiavi.
Questa ripartizione torna in tutta la storia della filosofia: da un lato l'uomo dotato di razionalità e di
perfezione, dall'altro l'animale simbolo di irrazionalità e disordine. E’ proprio questa idea
dell'animale come negatività che dobbiamo respingere, quasi si trattasse di una propensione al
barbarico sempre in agguato da cui dobbiamo guardarci, quello stato selvaggio da cui faticosamente
l’uomo è emerso, che però è sempre presente, da tenere sotto controllo.
In questo filone, che è poi quello del dominio dell’uomo sugli animali, incontriamo Cartesio che,
dividendo la realtà in due dimensioni nette, la materia e lo spirito, la res extensa e la res cogitans,
assegna agli animali soltanto la materialità e quindi li considera come cose, oggetti che l'uomo
utilizza, diverse dai minerali e dalle piante, ma comunque esseri di cui l’uomo può disporre a suo
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piacere e a suo vantaggio, senza tener conto se essi provano piacere e dolore, sofferenza, fatica e
stanchezza.
È stata questa, forse, l'idea più devastante, che ha allontanato in una maniera netta il nostro mondo
da quello degli animali perché li ha trasformati in automi, in esseri insensibili, ne ha fatto degli
strumenti, delle macchine; aprendo la strada alla sperimentazione sugli animali inizia con la scuola
cartesiana, con Malebranche, un terreno poi ampiamente ripreso con il pensiero positivista.
In posizione contraria troviamo Voltaire contrasta efficacemente il pensiero di Cartesio: nel
Dizionario filosofico alla voce "bète" scrive "Ma dimmi, meccanicista, tu adesso hai squartato il
cane sul tavolo di dissezione, lo vedi davanti a te" - e, devo dire, la scena è particolarmente
straziante perché il cane sta leccando la mano del suo torturatore. Dimmi, meccanicista, vedi che
questo cane ha degli organi, ha degli organi di senso come i tuoi e questi organi di senso la natura
li ha messi lì invano? Se la natura lo ha dotato di questi organi di senso questo cane deve sentire la
natura o anche Dio, perché la natura non fa niente invano e Dio non fa nulla invano. Se questi
organi di senso nell'animale sono presenti questo è la prova provata che questo è un essere
senziente".
Questo secondo filone, che potremmo definire della fraternità e della parentela, lo incontriamo fin
dall’antichità. Pitagora, ad esempio, definisce con estrema chiarezza il nostro rapporto con gli
animali, considerati fratelli perché fatti della stessa carne e dello stesso sangue. Una conseguenza di
questo atteggiamento è la scelta vegetariana, con una motivazione di carattere religioso connessa
alla metempsicosi, trasmigrazione delle anime: non possiamo mangiare i nostri fratelli, sarebbe
antropofagia, cannibalismo.
Anche nel pensiero cristiano troviamo questa duplice linea:
- per un verso tra l’uomo e gli animali c’è una differenza radicale, che non è soltanto di grado
(l’uomo è più intelligente, più capace degli animali): bensì l’uomo, pur essendo simile agli animali
sotto il profilo fisico, ha un’anima spirituale immortale che nessun animale possiede
E’ un essere a parte, perché, creato «a immagine e somiglianza di Dio» 1
- per altro verso La "signoria" umana sulle creature può essere intesa come custodia,
protezione, amministrazione ragionevole e benevola delle creature che gli sono state affidate.
Quest'uomo fatto a immagine e somiglianza di un padre benevolo e amoroso non può essere un
despota crudele.
Senza risalire allo splendido esempio di San Francesco, anche nella teologia recente vi sono belle
testimonianze di questa visione della creaturalità che non conosce confini, di una fratellanza che
comporta rispetto, amore e cura per tutto il mondo dei viventi.
Gli animali sono visti infatti come esseri che nel piano divino della creazione sono destinati a
vivere, a crescere, a riprodursi e riempire la terra.
Per finire questo rapido excursus, è interessante ricordare che proprio nel mondo antico, con
Plutarco, troviamo un’impostazione molto vicina alla nostra sensibilità moderna che basa il
rapporto con gli animali su una motivazione di tipo etico o di etica della comunicazione.
L'uomo è in grado di comunicare con gli animali, di capirli: sono i suoi collaboratori, alleati, lo
aiutano in molte altre attività; hanno con l'uomo una comunità di vita. Gli animali sono
riconosciuti, come noi, capaci di provare sentimenti, emozioni, e anche gioia. Noi parliamo di ecosistema, di comunità biotica; Plutarco adoperava delle parole diverse ma la sostanza era quella.
1
(Gn 1,26) l’uomo è il centro e il fine di tutta la creazione. Genesi (9,1-3): «[Dopo il diluvio] Dio benedisse
Noè e i suoi figli e disse loro: “Siate fecondi e moltiplicatevi e riempite la terra. Il timore e il terrore di voi
sia in tutte le bestie selvatiche e in tutto il bestiame e in tutti gli uccelli del cielo. Quanto striscia sul suolo e
tutti i pesci del mare sono messi in vostro potere. Quanto si muove e ha vita vi servirà di cibo: vi do tutto
questo, come già le verdi erbe”».
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È stata definita etica del riconoscimento: se io ti riconosco come simile a me non posso trattarti
come se tu fossi una cosa.
SCUOLA
La scuola può costituire un utile terreno per fondare il rapporto uomo-animali in maniera equilibrata
partendo dalla consapevolezza che gli animali sono uguali e diversi da noi. UGUAGL./DIFFER.
Æ E’ un errore antropomorfizzare gli animali
Æ “ “
“ trattarli come cose
sono esseri abbastanza simili a noi perché li possiamo comprendere e abbastanza diversi perché
diventino per noi una fonte straordinaria di apprendimento e anche di comunicazione di meraviglia,
di emozione
• Bisogna anche dare spazio ad una consapevolezza di tipo storico-culturale: nei libri di
Storia, ad es., non c’è traccia, se non accidentale, del loro ruolo. I testi ignorano il peso che essi hanno
sostenuto nello sviluppo della civiltà e del progresso, si passa sotto silenzio il ruolo che hanno
nelle guerre, con i cavalli in passato e, oggi, i delfini che annusano le bombe.
A partire da Noè che, dopo il diluvio, invia il corvo e la colomba a controllare gli effetti del castigo
divino, l’uomo ha continuato a seguire questo schema del “mandare avanti” gli animali
che rischiano per lui: nello spazio, con i primi macachi e poi con la cagnetta Laika, o nelle
sperimentazioni dei farmaci usandoli come cavie, per i trapianti.
Perché in definitiva, dalla storia della nostra cultura restano fuori gli animali reali, con la vastissima
problematica che li accompagna, si tratti di questioni biologiche o igieniche, si tratti della
sperimentazione sugli animali o della vivisezione o della scomparsa di intere specie animali, delle
modalità di relazione che stabiliscono con gli altri esseri viventi, del tipo di comunicazione di cui si
servono o di quelle potenzialità che sono alla base ad es. della pet therapy.
E’ vero, anche a scuola ci sono insegnanti più sensibili che riescono a dare una tonalità più ricca di
significati all’approccio con gli animali, ma in maniera occasionale, sporadica.
Nella scuola si stanno aprendo degli spazi nuovi nei quali si può inserire un’attenzione
qualitativamente nuova nei confronti degli animali e su questo vorrei entrare. 2
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che non è quella di usare il rapporto bambini - animali con la connotazione di tipo antropomorfico
ed educativo, per cui, come anticipavo, sono sempre stati utilizzati per "guidare" i bambini nel loro
percorso di formazione.
Il bambino visto come "piccolo adulto" razionale, inserito in un determinato contesto sociale, con
regole e valori e la deroga è punita: è la sostanza del Pinocchio di Collodi come romanzo di
formazione che descrive il processo attraverso cui dal burattino di legno, manipolabile e incapace di
responsabilità, nasce il “bravo bambino”. Lucignolo che diventa un asino (cfr. recensione Eco)
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2°. PARTE
Orientamenti e piste di lavoro in una scuola che cambia
A. CENTRALITA’ DEL SOGGETTO
B. RELAZIONE CON LA/LE DIVERSITA’
C. EDUCAZIONE AMBIENTALE
D. INTEGRAZIONE SCUOLA/TERRITORIO
INTEGRAZIONE DI COMPETENZE
La scuola cambia Come si può inserire questa prospettiva in maniera coerente e omogenea?
Mi limito ad alcuni filoni essenziali
Utile a tutti perché
- tutti si sentono in grado/ in dovere di parlare di scuola, di dare indicazioni e consigli
(Convegno: Confindustria)
- pochi –anche fra gli insegnanti- sono al corrente dei percorsi di riforma
La nostra scuola, di stampo ottocentesco nella sua impostazione, ha costituito un sistema ordinato,
cinghia di trasmissione della cultura ufficiale (anche attraverso i libri di testo), agiva con forti
tonalità educative oltre che di istruzione, in coerenza con le famiglie.
Ma il contesto sociale è cambiato, alla scuola sono affidati compiti diversi dal passato, più
complessi. E' una analisi ampia che non è qui il caso di fare, voglio solo ricordare alcuni passaggi
che hanno cambiato il volto -e i compiti- della scuola.
• la forte estensione della scolarità a partire dagli anni ‘60 e ’70: è aumentata la domanda di scuola
Æ innalzamento dell’obbligo scolastico nella scuola media unica nel ‘63,
Scolarità di massa Æ quantità non coniugata a qualità
accentuaz. di selezione oggi dispersione del 25% (1 su 4)
• il progressivo rendersi conto che i ragazzi sono la principale risorsa umana e che non è possibile
limitarsi a giudicare se e quanto si sono avvicinati al prototipo di modello ideale che è alla base del
nostro sistema scolastico per buttarli fuori se non rientrano in questo schema. E’ responsabilità della
scuola sviluppare tutte le potenzialità degli studenti nell'interesse della società:
• si sono moltiplicate le occasioni di informazione/formazione dei giovani al di fuori della scuola
e questo va bene se consideriamo la quantità di informazioni, notizie che arrivano ai nostri ragazzi
da televisione internet ecc. ma l'informazione non è conoscenza e più che mai hanno bisogno di
strumenti d'orientamento e anche questo è compito della scuola
• dietro l'informazione si veicolano norme di comportamento, "valori" che tra l'altro sfumano i
confini della realtà e il virtuale diventa pericolosamente vicino e credibile e in troppi casi i giovani
hanno solo i loro compagni, il gruppo d'appartenenza per stabilire che cosa va bene e che cosa no:
quali sono i valori, appunto. Rapporto uomo-animale: ambito valoriale
• la scuola è rimasta legata ai suoi schemi del passato, a una cultura alfabetica e, nonostante gli
sforzi del MPI la maggior parte degli studenti ha un rapporto con le nuove tecnologie migliore dei
loro insegnanti
• c'è anche -come conseguenza di questo stato di cose- una crisi profonda che investe il ruolo
professionale degli insegnati
• è cambiata la struttura del nucleo familiare, parliamo di "famiglie" al plurale e questo è un
passaggio delicato specie nelle relazioni intergenerazionali e soprattutto, in molti casi, si è incrinata
quell'alleanza scuola-famiglia
che era il punto forte dell'azione educativa, dell'una e dell'altra istituzione.
E' un discorso ampio e mi limito solo a questi accenni per tornare al nostro tema e chiederci come e
perché ripensare il rapporto bambini-animali e farne un punto di forza nell’azione educativa
cercando i varchi disponibili.
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A. In questo contesto di trasformazione, sempre più spesso veniamo richiamati a tener conto e dar
valore alla CENTRALITA’ DEL SOGGETTO che apprende, che si forma, in cui non
dobbiamo vedere solo la razionalità come tratto dominante. Ci si rende conto non solo che le vie per
sviluppare la razionalità sono molteplici: pedagogisti e psicologi ci ricordano che abbiamo a che
fare con una pluralità di intelligenze (ÆFiorella).
Se vogliamo lo sviluppo della persona dobbiamo guardare al bambino/ragazzo nella sua interezza
Questo ci ricordano i documenti ministeriali che richiamano alla “centralità” della persona: uno dei
termini più ricorrenti nei documenti di riforma come anche nel dibattito di politica scolastica, è
proprio il richiamo alla "centralità" dello studente (“Cultura scuola persona” 3 ).
E' ricordare agli insegnanti che hanno di fronte persone con la particolarità delle loro
conformazioni, per svilupparne l’intelligenza, certamente, ma anche la sensibilità, la capacità di
gestire le proprie emozioni e di rapportarsi agli altri.
E qui torniamo al nostro tema e al fatto che bambini e animali sono due soggetti i cui mondi, in
qualche modo, si avvicinano: essi sono simili nel modo di porsi di fronte alla realtà.
Negli ammali è l'intuito, nei bambini l'immaginazione, la fantasia che, al di là della ragione,
presiedono al rapporto con le cose, con gli altri esseri viventi.
Un rapporto immediato che permette una identificazione che ne rivela aspetti che sfuggono alla
ragione, che fanno sì che i bambini e gli animali entrino facilmente in relazione tra di loro.
RICERCA Sicuramente l'interesse dei bambini verso gli animali è molto vivo: da un 'indagine
realizzata nel 2000 è risultato che il 79% dei bambini desidera avere un animale domestico. E in
una ricerca svolta in Inghilterra su bambini di 7-8 anni è emerso che essi hanno in genere un
rapporto preferenziale con i loro animali domestici, in particolare con i cani e con i gatti. Ad
esempio, dopo il miglior amico umano il confidente preferito dei loro segreti è il cane, considerato
più importante in questo ruolo di genitori, parenti, insegnanti e compagni. Per offrire conforto
quando si è a letto ammalati la migliore compagnia è risultata essere quella del gatto, che in
numerosi casi viene preferito anche alla mamma; seguono immediatamente il cane, il miglior
amico, i fratelli e il padre. Sono dati che impongono un 'attenta riflessione su due versanti, quello
del rapporto del bambino con l'animale e quello del rapporto del bambino con l'adulto. Da vari
anni la letteratura psicologica mette in evidenza l'importanza di un rapporto positivo del bambino
con l'animale per la costruzione di un rapporto altrettanto positivo del bambino con gli esseri
umani, con la natura e con la realtà in genere. 4
Accettare questo dato ci porta a prendere atto che il rapporto bambini-animali non può essere
mediato dall’immagine che l’adulto ha degli uni e degli altri e che fa sì che il bambino conosca gli
animali in maniera distorta, fino all’assurdo che molti bambini conoscono gli animali per quanto
sono “mediatici”, per quanto la televisione se ne serve, con il conseguente contrasto paradossale per
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Le finalità della scuola devono essere definite a partire dalla persona che apprende, con l’originalità del suo
percorso individuale e con l’unicità della rete di relazioni che la legano alla famiglia e agli ambiti sociali. La
definizione e la realizzazione delle strategie educative e didattiche devono sempre tener conto della singolarità
di ogni persona, della sua articolata identità, delle sue capacità e delle sue fragilità, nelle varie fasi di sviluppo e
di formazione.
Lo studente è posto al centro dell’azione educativa in tutti i suoi aspetti: cognitivi, affettivi, relazionali,
corporei, estetici, etici, spirituali. In questa prospettiva, i docenti dovranno pensare e realizzare i loro progetti
educativi e didattici non per individui astratti, ma per persone che vivono qui e ora, che sollevano precise
domande esistenziali, che vanno alla ricerca di orizzonti di significato.
Sin dai primi anni di scolarizzazione è importante che i docenti definiscano le loro proposte in una relazione
costante con i bisogni fondamentali e i desideri dei bambini e degli adolescenti. È altrettanto importante
valorizzare simbolicamente i momenti di passaggio che segnano le tappe principali di apprendimento e di
crescita di ogni studente.
4
(E. Falchetti, S.Caravita “A scuola di animali”
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cui spesso conoscono gli animali dei cartoni animati ma non gli animali reali, magari non hanno
mai visto una capra o un asino di persona e questo non viene sentito come un problema.
Più proficua una visione zooantropocentrica,
La Zooantropologia è una disciplina che nasce negli anni Ottanta in Europa e negli Stati Uniti sulla
scia degli studi di Konrad Lorenz e dell'antropologo Claude Lévi-Strauss, proprio per dare una
risposta al bisogno crescente di impostare un corretto rapporto con l'animale e per sensibilizzare la
comunità scientifica e la ricerca psicopedagogica sull'importanza di tale relazione per il benessere
dell'uomo.
Per la Zooantropologia è necessario prima di tutto riconoscere l'intersoggettività nel rapporto con
l’animale, vale a dire la necessità di mettersi in gioco nell'interazione, cercando di conoscere l'altro
ed evitando le proiezioni antropomorfiche.
Un altro presupposto di fondo della Zooantropologia è la consapevolezza del valore specifico e
insostituibile dell'esperienza relazionale con l'animale. In altre parole, si riconosce all'animale una
cittadinanza nuova nel mondo degli uomini che supera sia l'utilizzo strumentale proprio della
cultura rurale, sia la banale umanizzazione che ne è seguita.
L'animale diventa un partner, da conoscere e da rispettare per costruire un rapporto nuovo fondato
sulla complementarietà e sulla valorizzazione delle attitudini.
Il rapporto con il proprio animale diventa una relazione di fiducia e di reciprocità, nella
consapevolezza che l'animale è differente da noi, nei bisogni come nelle attitudini.
Un nuovo modo di considerare la relazione con l'animale - in termini di partnership e non di mero
ulilizzo. 5
B. RELAZIONE CON LA/LE DIVERSITA’
tema dell'alterità E’ il discorso che ci fa un grande filosofo Levinas su "il volto dell'altro"
Perché anche gli animali non hanno un volto? Quando ci capita di vedere gli animali che ci
sfrecciano davanti sulle autostrade, trasportati come cose noi non sentiamo l'appello di animali
torturati?"
Detto in parole diverse, il volto dell'altro si esprime anche con segnali muti; basta che noi vogliamo
intenderlo, che ci mettiamo in ascolto, che noi stiamo attenti".
Allora dall'attenzione si genera la preoccupazione e la responsabilità.
Levinas difende l'animalismo dalle accuse di chi dice che questi sono problemi sofisticati e bizzarri
di una società ricca e sazia, che non sa più a cosa pensare e si attacca agli animali.
“ Il problema del rapporto con gli animali è un problema che ha seguito sempre la nostra storia
e non è vero che noi dobbiamo scegliere necessariamente di occuparci di animali e non delle altre
persone, ad esempio dei bambini: io dico sempre"oltre l'uomo, non contro l'uomo!"
E’ il paradigma della cura, del prendersi cura, della responsabilità umana nei confronti dei soggetti
più deboli per cui non possiamo ignorare il problema ad es. della sofferenza degli animali, perché
sappiamo che sono capaci di soffrire.
E’ stato evidenziato il ruolo che un rapporto positivo del bambino con l'animale riveste nel facilitare
la comprensione del diverso.
Il rapporto con il diverso è uno degli aspetti fondamentali dell’esperienza umana e per questo
motivo tante ricerche psicologiche hanno affrontato le tematiche dell'empatia, cioè della capacità di
immedesimarsi in un altro individuo sia sul piano cognitivo che su quello affettivo.
In questo contesto, il rapporto degli esseri umani con gli animali acquista un significato particolare:
poiché gli animali sono diversi da noi, sviluppare nei bambini un rapporto positivo con loro può
costituire uno strumento valido per insegnare a instaurare legami positivi anche con i propri simili.
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Le ricerche condotte dai pionieri della Zooantropologia negli anni Ottanta dimostrarono come i bambini con difficoltà di apprendimento e di comunicazione, o con disturbi di ordine psicologico o di inserimento sociale, vengano
aiutati dall'interazione con l'animale. In seguito si è potuto appurare che anche i bambini che apparentemente non
dimostrano situazioni di disagio ne ricevono importanti benefici.
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L'animale, proprio nella duplice natura di simile e diverso, è una soglia che permette al bambino di
elaborare in modo graduale i concetti di alterità, di diversità.
La nostra società è caratterizzata da dinamiche competitive e da rapporti di potere in cui alla base
della piramide sociale ci sono gli individui più deboli, più trascurati, più disprezzati, con meno
diritti o con nessun diritto. Ovviamente, tra questi soggetti ci sono molto spesso gli animali.
Assumere un atteggiamento empatico nei loro confronti, preoccuparsi per il loro benessere,
prendersi cura di loro, implica il sovvertimento dì un modello culturale fondato sull'idea, a volte
esplicitamente dichiarata e altre volte ipocritamente sottaciuta, che l'individuo più debole debba
essere la vittima dei soprusi e del poter e del più forte.
E’ importante nella formazione di uno studente, a partire dalla scuola primaria e dell’infanzia,
riflettere sul complesso rapporto con gli animali, sul fatto che il rispetto dovuto agli animali non
dipende dalla bontà d'animo del singolo ma è una questione di giustizia e di rispetto dei diritti.
Pensare a ciò che ci distingue e ciò che ci accomuna ad essi, capire che gli stessi pregiudizi che
escludono gli animali da una considerazione morale sono stati utilizzati in passato per altre
categorie umane, i neri, le donne ad esempio.
Insegna, attraverso il riconoscimento del valore morale degli animali, che ha evidentemente un
valore in se, non è difficile aprire a tutta un'altra serie di riflessioni su questioni oggi fondamentali,
in una società che si avvia ad essere multietnica e multiculturale, come il rispetto della e nella
diversità, e ancora una volta gli animali ci tornano utili, speriamo almeno sia possibile, finalmente,
riconoscergliene merito
Dunque il paradigma dell’alterità che apre:
- all’accettazione della e delle diversità al di fuori dello schema superiore/inferiore, per cui
svaluto ciò che è diverso da me
- mi confronto con gli stereotipi presenti nella cultura diffusa e che influiscono
automaticamente sui nostri comportamenti senza che ce ne rendiamo conto
- accetto e valorizzo tutte le diversità anche umane, base dei percorsi di educazione
interculturale
Con questi presupposti si possono individuare dei percorsi modulari in cui declinare la diversità in
dal concetto di disuguaglianza alla differenza
Esperienza di educazione alla differenza di genere
(LATINA) Æ DID 4.
Punto di partenza Esopo
C. Educazione ambientale
strada per affrontare le tematiche del rapporto con l'ambiente e le altre specie e sviluppare il
concetto di responsabilità ambientale, del "prendersi cura", rendersi conto che ci sono dei doveri nei
confronti dell’ambiente, dell’ecosistema che si basa su equilibri che non possono essere alterati.
D. INTEGRAZIONE SCUOLA/TERROTORIO
INTEGRAZIONE DI COMPETENZE
Questo seminario è nato con una doppia impostazione, poiché guarda al mondo del personale
veterinario e della sanità e al mondo della scuola.
Ragioni:
Con questo aspetto voglio tirare le fila di questo intervento.
Nel rapporto persona-animale entrano molte componenti che non sempre realizzano un equilibrio
reciproco soddisfacente.
Cura eccessiva verso gli animali domestici Æ abbinata a indifferenza o incapacità di confrontarsi
con dimensioni come l’allevamento inh condizioni inaccettabili o la vivisezione
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Sentimentalismo mielato alla Walt Disney che ha fatto dire che uno dei paradossi delle nostre
società è che più invecchiano più la loro cultura si infantilizza.
Come ha dimostrato Eric Schlosser, è stato Walt Disney a "perfezionare l'arte di vendere merci ai
bambini", sviluppando un giro di affari integrato verticalmente in cui i sui programmi TV
vendevano i suoi film, e i suoi film vendevano i suoi parchi giochi, tutta un a gamma di prodotti che
va dai suoi giocattoli all’abbigliamento e all’alimentazione.
Disney è riuscito a riscuotere fedeltà tra i bambini come nessun altra grande impresa è stata capace
di fare. Difficoltà ad inserire nella “cura” verso gli animali anche la responsabilità di lasciare puliti
gli ambienti frequentati dal nostro cane
Il valore e i diritti sono riconosciuti agli animali non in quanto tali ma per quello che rappresentano
per noi.
Necessità di una cultura comune che ricomponga in maniera unitaria questi pezzi sparsi.
La scuola è il luogo in cui avviarla e darle fondamento, ma ha bisogno di un rapporto più stretto con
il territorio: conoscere l’ambiente, gli ambienti, confrontarsi con le biodiversità, assumere una
prospettiva di rispetto degli equilibri ecologici
Servono gli insegnanti ma servono anche altre competenze e i percorsi non possono essere astratti,
teorici, ma vanno calati nei rispettivi contesti e l’insegnante deve poter contare sulle competenze e
le esperienze del veterinario, così come, per l’educazione ambientale, del personale tecnico dei
parchi.
La scuola ha un “ambiente” che la circonda, che spesso presenta occasioni preziose di incontro con
gli animali.
Possono essere attivati dei percorsi nei quali calare l’informazione scientifica e la guida pratica al
rapporto equilibrato con gli animali.
ESPERIENZE DIDATTICHE
IPOTESI DI LAVORO
pluri- e inter-disciplinari che possono essere affrontate con varie
metodologie:
1. “Gli animali nel linguaggio: parole e modi di dire”
2. “Immagini di animali nella pubblicità”
3. “Gli animali di carta: viaggio nel mondo dei fumetti”
4. “Proverbi sugli animali”
5. “Fiabe sugli animali”
6. “Al cinema per vedere gli animali: documentari e film di fantasia”
7. “Gli animali come simboli”
8. “Animali al lavoro”
9. “Gli animali nella cronaca – Cronaca di una storia animale”
(ricerca individuale o di gruppo)
10. “Comunicazione con l’animale: lettura dell’immagine”
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11. “La fabbrica del pregiudizio”
(analisi di alcuni pregiudizi nei confronti degli animali: sporcizia,
violenza)
“QUANTI BAMBINI HANNO UN AMICO ANIMALE?”
IPOTESI DI RICERCA TRAMITE QUESTIONARIO
Da un 'indagine realizzata nel 2000 è risultato che il 79% dei bambini desidererebbe
avere un animale domestico.
In una ricerca svolta in Inghilterra su bambini di 7-8 anni è emerso che essi hanno in
genere un rapporto preferenziale con i loro animali domestici, in particolare con i
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cani e con i gatti. Ad esempio, dopo il miglior amico umano il confidente preferito
dei loro segreti è il cane, considerato più importante in questo ruolo di genitori,
parenti, insegnanti e compagni.
Per offrire conforto quando si è a letto ammalati la migliore compagnia è risultata
essere quella del gatto, che viene preferito anche alla mamma; seguono
immediatamente il cane, il miglior amico, i fratelli e il padre.
Sono dati che impongono un 'attenta riflessione su due versanti, quello del rapporto
del bambino con l'animale e quello del rapporto del bambino con l'adulto.
Partendo da questi dati, può essere avviata un’indagine tramite un questionario
predisposto dai bambini stessi e i cui risultati potranno essere analizzati ed essere
oggetto di ulteriori approfondimenti.
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