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Probiotici I
Evoluzione della ricerca e della normativa
Lorenzo Morelli.
Istituto di Microbiologia Facoltà di Agraria Università Cattolica del Sacro Cuore
Via Emilia Parmense 84- 29100 Piacenza Italy Tel 0523 509248
e-mail :[email protected]
Riassunto: Gli alimenti e gli integratori alimentari contenenti batteri vivi con effetto benefico
sul benessere del consumatore, costituiscono un settore rilevante del mercato degli alimenti
così detti “funzionali”, alimenti cioè capaci di apportare al consumatore benefici non legati al
contenuto in macro-nutrienti ma a specifici ingredienti “attivi” nel modulare alcune funzioni
fisiologiche. Per i batteri con dimostrata attività benefica si utilizza il termine” probiotico”,
definito a livello regolatorio da linee guida FAO/WHO nonché del Ministero della Salute
italiano e da non intendersi come sinonimo di “fermento lattico”. La recente introduzione
della possibilità di utilizzare “indicazioni nutrizionali e sulla salute” (nutrition and health
claims) da parte del Regolamento CE 1924/2006 comporta la possibilità di comunicare al
consumatore i reali benefici di questi prodotti, che però dovranno essere sostenuti da rigorosi
studi scientifici e clinici per poter ottenere l’approvazione a livello comunitario.
Abstract. Foods and food supplements used to deliver viable beneficial bacteria, are a relevant part
of the so-called “functional-foods” market, foods supposed to exert positive effects on the
consumers not related to macro-nutrients but due to specific “active ingredients”. Bacteria with a
proven beneficial traits are named “probiotics”, a term well defined by FAO/WHO guidelines as
well as by the Italian Department of Health; it is to note that this term is not to be used as
synonymous of “lactic acid bacteria”. The recently approved European Union Regulation CE
1924/2006 on nutrition and health claims made on food allows food companies to communicate to
consumers the beneficial effects of these products, but these claims have to be approved at the
European level and , moreover, to be supported by scientific and clinical evidences.
Parole chiave: probiotici, claims salutistici, normativa europea
Key words: probiotics, health claims, european rules
Introduzione.
La possibilità di mantenere in equilibrio la popolazione batterica intestinale e in questo modo,
ridurre la presenza di batteri patogeni o comunque non favorevoli per il benessere fu originalmente
suggerita da E. Metchnikoff ai primi del ‘900 in un capitolo di un libro (1) in cui venivano raccolti e
tradotti in inglese alcuni suoi saggi originariamente scritti in francese per l’Istituto Pasteur, il
prestigioso istituto di ricerca dove operava.
Il microbiota (termine che oggi ha sostituito la vecchia e denominazione “microflora”) dell'intestino
umano è un ecosistema formato da una pluralità di nicchie ecologiche che a loro volta ospitano una
popolazione batterica formata da oltre 1000 specie e da un innumerevole quantità di ceppi. Il
mantenimento degli equilibri, fra le varie componenti batteriche di questo ecosistema, riveste una
estrema rilevanza per il mantenimento dello stato di salute dell'uomo, ad esempio per mantenere
attivo il meccanismo della resistenza alla colonizzazione di batteri patogeni. Risulta pertanto
essenziale poter mantenere in buona efficienza il microbiota intestinale, vero e proprio organo
aggiuntivo del corpo da nutrire e mantenere efficiente.
Da notare come non esista un consenso scientifico sulla composizione di un microbiota che si possa
definire “sano”; si hanno invece molte indicazioni sul ruolo negativo svolto da un’eccessiva
presenza di alcuni gruppi batterici, a cui corrisponde una ridotta presenza di altri gruppi batterici.
I risultati clinici ottenuti da Metchnikoff furono di forte stimolo all’allora nascente industria lattiero
casearia , per iniziare la produzione industriale dello yogurt.
In realtà i ceppi batterici utilizzati per la produzione industriale dello yogurt non erano quelli
utilizzati da Metchnikoff, efficaci ma incapaci di produrre un alimento organoletticamente
gradevole, tanto che l’industria fondata dal Metchnikoff stesso fallì in poco tempo, perché non
aveva tenuto conto che un alimento deve essere prima di tutto ben accettato dal gusto del
consumatore.
E' interessante notare, però, come già negli anni '20 del secolo scorso la ricerca microbiologica
avesse dimostrato come i batteri lattici presenti nell’intestino umano non fossero gli stessi utilizzati
per le produzioni di latte fermentato e che quindi fosse più razionale aggiungere batteri di origine
intestinale (ad es. L.acidophilus) ai latti fermentati con batteri per produrre un alimento gradevole
ma anche dotate di proprietà benefiche sul microbiota intestinale.
Il concetto di Metchnikoff si è, nel corso degli anni, evoluto in quello di “probiosi”, cioè di
quell’insieme di azioni positive per la salute svolte da colture batteriche vive e vitali, generalmente
appartenenti ai generi Lactobacillus e Bifidobacterium, ingerite in quantità sufficiente a superare la
barriera gastrica e a insediarsi nel tratto intestinale. Qui giunti questi batteri possono o meno
riprodursi, aderire ai tessuti intestinali, interagire con i tessuti stessi, con gli alimenti ingeriti e con
le altre componenti della microflora intestinale.
E’ passato esattamente un secolo dalla pubblicazione del lavoro di Metchnikoff ma solo negli ultimi
venti anni, dopo molto scetticismo e molti risultati dubbi o di scarsa qualità, si sono ottenuti dati
scientificamente rilevamenti e metodologicamente ineccepibili, tanto da portare alla produzione di
circa venti meta-analisi e alla pubblicazione di una media di circa due articoli/ giorno
sull’argomento.
I probiotici inoltre rappresentano un business molto importante con un giro di affari che,
comprendendo i latti fermentati e gli integratori, ha raggiunto in Europa nel 2006 i 45,4 miliardi di
Euro ed è tuttora in continua ascesa. L’agenzia di marketing Frost & Sullivan ritiene che la
possibilità di utilizzare indicazioni salutistiche circostanziate nell’etichetta dei prodotti alimentari
contenenti probiotici, dopo l’entrata in vigore del Regolamento CE 1924/2006, aiuti ad
incrementare ulteriormente l’interesse dei consumatori. Le previsioni ritengono che il fatturato
complessivo del settore possa attestarsi nel 2013 a circa 120 miliardi di Euro.
Sembra interessante quindi proporre i seguenti tre punti di riflessione sui probiotici:
- come definirli
- come valutarne l’ efficacia
- la nuova regolamentazione europea
Definizioni.
Il termine probiotico nacque circa 50 anni fa ad indicare “sostanze che favoriscono lo sviluppo
batterico”, all’opposto degli antibiotici (2).
Ben presto al termine “sostanze” si sostituiscono “i microrganismi capaci di favorire la salute
riequilibrando i rapporti fra i vari gruppi batterici presenti nell’intestino” e quindi si arriva ad una
”stabilizzazione” della definizione, in cui i punti chiave sono la quantità dei batteri da
somministrare, la loro vitalità (non si possono chiamare probiotici dei batteri morti) e la capacità di
conferire un misurabile effetto benefico.
Da sottolineare come, a differenza di quanto comunemente si crede e si scrive, nella definizione
FAO/WHO di “probiotico” non si fa cenno all’origina umana del ceppo batterico; anzi si precisa
che è l’azione svolta che è importante e non l’origine (2).
In Italia il Ministero della Salute (3) ha definito i probiotici “microrganismi che si dimostrano in
grado, una volta ingeriti in adeguate quantità, di esercitare funzioni benefiche per l’organismo”.
E’ quindi implicita nella definizione la necessità di dimostrare che il microrganismo è in grado di
conferire un beneficio al consumatore, come è pure necessario determinare la dose utile per ottenere
tale beneficio.
Valutazione d’efficacia.
Nell’allegato N.1 del documento del Ministero della Salute “Linee Guida per la Valutazione dei
probioticie Prebiotici” (3) viene indicato un preciso schema da seguire (Tab.1), a partire dalla
caratterizzazione tassonomica fino agli studi clinici in doppio cieco contro placebo, passando per la
caratterizzazione funzionale in vitro e/o nel modello animale.
Tab.1 Schema per la valutazione dell’efficacia di un probiotico (Ministero della Salute “Linee
Guida per la Valutazione dei Probiotici e Prebiotici” allegato 1)
La precisa collocazione tassonomica non è un aspetto marginale; la sicurezza d’uso, ad esempio, si
basa anche sulla possibilità di individuare correttamente il ceppo batterico usato. Alcuni prodotti in
commercio anche in Italia, ad esempio, riportano in etichetta nomi per la specie o il genere batterico
non corretti, malgrado l’esistenza di un codice preciso di classificazione: un batterio appartenente
ad un genere produttore di spore quale il “Bacillus”, per esempio, non può essere denominato
“Lactobacillus”. L’indicazione in etichetta della denominazione Lactobacillus sporogenes
(denominazione comparsa in letteratura negli anni ’30 e poi scomparsa e da allora non accettata
dalla comunità scientifica) non consente ad esempio una chiara identificazione del microrganismo
contenuto (è un Lactobacillus? o, essendo un batterio sporigeno, un Bacillus?), lasciando quindi
molti dubbi sul prodotto stesso.
Identificato il ceppo si deve poi procedere a determinarne la capacità di sopravvivere al transito
gastrico e di riprodursi nell’intestino. Numerosi tests in vitro possono aiutare in questa
determinazione (4), anche se restano numerosi dubbi sulla loro reale capacità di predire il
comportamento in vivo dei ceppi stessi (5) e sembra più opportuno, ad esempio, utilizzare una
prova direttamente sull’uomo per stabilire la capacità di colonizzazione di un potenziale ceppo
probiotico. La capacità di colonizzazione si definisce in confronto ad un marcatore biologico,
incapace di riprodursi nell’intestino ma non danneggiato durante il suo transito.
Si può quindi determinare una “farmacocinetica” dei batteri probiotici, in cui il ceppo in esame può
essere eliminato più velocemente o parallelamente al marcatore, indicando quindi una mancata o
scarsa colonizzazione, oppure permanere per un tempo maggiore del marcatore, dimostrando così
una attitudine alla colonizzazione. Si tenga presente che fino a poco tempo fa era difficile valutare
la presenza di uno specifico ceppo fra tutti quelli isolati dal tratto gastrointestinale, mentre oggi la
biologia molecolare consente di identificare i singoli individui batterici con grande precisione, e
quindi di valutare la capacità di un ceppo di sopravvivere all’ingestione e di insediarsi
nell’intestino.
Ceppi batterici capaci di superare gli ostacoli frapposti dal transito gastro-duodenale, non
riescono comunque ad insediarsi nell’intestino se vengono ingeriti in dosi basse, in quanto non
riescono a superare la barriera opposta dai microrganismi già presenti nel tratto intestinale. La flora
intestinale di ogni individuo è infatti un ambiente ecologicamente stabile, che si oppone
all’introduzione di nuovi ospiti batterici mediante quel complesso fenomeno che è stato definito
“resistenza alla colonizzazione”.
Un’ulteriore valutazione è quindi quella relativa alla dose pro die da somministrare per ottenere un
effetto benefico, cioè della dose effettiva (4), la quantità di cellule batteriche vive e vitali da
somministrare ad un individuo, affinché possano esprimersi le proprietà probiotiche.
Importante nella valutazione d’efficacia è l’effettuazione di almeno un trial in umana, da condursi
con modalità che permettano di valutare l’eventuale effetto placebo e che abbiano una numerosità
di soggetti arruolati tale da consentire una solida valutazione statistica.
Importante appare anche il tempo di somministrazione del potenziale probiotico ed il dosaggio.
Molti degli studi pubblicati sono stati realizzati utilizzando dosi giornaliere più elevate di quelle poi
raccomandate al consumatore o comunque disponibili sul mercato; questo è un parametro
importante su cui richiamare l’attenzione degli operatori del settore.
La nuova regolamentazione europea.
Il Regolamento Europeo 1924/2006 ha introdotto la possibilità di apporre agli alimenti ed
integratori alimentari indicazioni sul contenuto nutrizionale e le possibilità funzioni benefiche per la
salute del consumatore; questo Regolamento ha già avuto un rilevante impatto sull’industria
alimentare europea, anche se dispiegherà tutti i suoi effetti non prima del gennaio 2010.
I probiotici costituiscono una numerosa categoria fra quelle sottoposte alla valutazione scientifca
della European Food Safety Authorities (EFSA) per l’eventuale approvazione di una indicazione
sulla salute (health claim) per il prodotto alimentare o l’integratore che li contiene.
Prima di entrare nei dettagli del processo di valutazione sembra utile definire meglio quanto sta
avvenendo nell’Unione Europea .
Il Regolamento CE 1924/2006 ha innescato una
rivoluzione copernicana nella legislazione
alimentare dei 27 paesi dell’Unione, un cambiamento volto a tutelare maggiormente i consumatori
nei confronti di comunicazioni ingannevoli ma anche a consentire eque condizioni di competizione
fra le industrie, per quanto concerne le informazioni sui contenuti nutrizionali e salutistici.
Prima dell’approvazione di questo Regolamento, le indicazioni non erano regolate in maniera
uniforme nel territorio dell’Unione e ciascun stato membro aveva la sua propria legislazione spesso
in conflitto con le altre.
Il Regolamneto 1924/2006
stabilisce criteri chiari e univoci, a partire dalle definizioni:
un’indicazione sulla salute (health claim) è: “qualunque indicazione che affermi, suggerisca o
sottintenda l'esistenza di un rapporto tra una categoria di alimenti, un alimento o uno dei suoi
componenti e la salute”.
Se l’indicazione fa riferimento ad una
possibile riduzione di rischio di malattia, allora la
definizione è:” qualunque indicazione sulla salute che affermi, suggerisca o sottintenda che il
consumo di una categoria di alimenti, di un alimento o di uno dei suoi componenti riduce
significativamente un fattore di rischio di sviluppo di una malattia umana”.
Il primo tipo d’indicazione è regolata dalle disposizioni contenute nell’art.13, mentre l’art.14
concerne il secondo tipo.
Le indicazioni che abbiano però a che fare con la salute e lo sviluppo dei bambini fanno comunque
riferimento al disposto dell’art.14, anche se non riguardano la riduzione del rischio di malattia.
Le indicazioni sulla salute contemplate dall’art. 13 appartengono a tre categorie:
(1) ruolo di un nutriente o altra sostanza nella crescita, sviluppo e funzioni del corpo;
(2) funzioni psicologiche e comportamentali;
(3) dimagrimento o controllo del peso o riduzione dello stimolo della fame o aumento del senso di
sazietà o la riduzione dell’energia assimilabile dalla dieta”.
Questo tipo di claims, ora sotto il controllo dell’art.13, erano in realtà già presenti in molti dei 27
paesi dell’Unione; quindi il Reg.1924/2006, nel comma 13.1, ha disposto che ogni Stato Membro
inviasse, entro il 31 Gennaio 2008, alla Commissione Europea una lista contenente tali claims. Le
liste compilate dagli Stati Membri sono ora sottoposte al vaglio scientifico dell’EFSA; dopo questa
valutazione, ed un’ulteriore esame da parte della DG SANCO (il “Ministero” Europeo), una lista
comunitaria di claims permessi in tutta l’Unione sarà adottata dalla Commissione Europea entro il
31 Gennaio 2010.
Ovviamente, questo tipo di claims non si limiterà a quelli presenti in questa lista e che, lo
ricordiamo, dovevano già essere presenti in almeno uno degli Stati Membri al momento
dell’approvazione del Regolamento. Per nuovi claims si procederà secondo quanto disposto
dall’articolo 13.5, che prevede siano basati su nuove evidenze scientifiche e/o includano una
richiesta di protezione della proprietà intellettuale. In Tabella 2 un riassunto delle varie tipologie di
claim.
Tab.2 Claims regolati dal Reg.1924/2006
Tipo di claim
Regolato da:
Nutrizionale
Allegato 1 (24 tipologie di claim)
Funzionale, comportamentale
Art.13.1(già presenti nella UE prima del
Dimagrimento, controllo del peso, del senso della Dicembre 2006)
fame o della sazietà
E inoltre art 13.5 (nuovi claims)
Pediatrici
Art. 14
Riduzione rischio malattie
Art.14
Da notare come, mentre i claims approvati secondo l’ art. 13.1 siano basati su ‘‘prove scientifiche
generalmente accettate ’’i claims da approvare secondo l’ art. 13.5 saranno valuatati dall’EFSA
sulla base dei dati forniti da uno specifico dossier scientifico/clinico. Le prime domande secondo le
regole dell’art.13.5 sono state presentate a partire dal 1 febbraio 2008 e, al momento (Ottobre
2008), solo una di queste domande è stata esaminata dall’EFSA.
La domanda riguardava un prodotto per il controllo del peso ed è stata giudicata insufficientemente
supportata dal punto di vista scientifico.
Il secondo tipo di claim introdotto dalla nuova legislazione europea è quello descritto dall’art.14 del
Reg. 1924/2006 e prevede la possibilità di fare riferimento alla riduzione del rischio statistico
(attenzione: non alla prevenzione) di malattia; anche tutti le indicazioni relative alla salute dei
bambini e/o alla loro crescita sono regolate da questo articolo. Tutti questi claim seguiranno una
procedura per l’autorizzazione basata sulla presentazione di uno specifico ed estensivo dossier..
Studi specifici per la validazione scientifico/clinica del claim sono indispensabili per ottenere
l’approvazione.
Al momento (Ottobre 2008) otto domande secondo le regole dell’art.14 sono state esaminate
dall’EFSA e solo una ha ricevuto una valutazione positiva (per aggiornamenti e dettagli si consulti
il sito: www.efsa.eu nella sezione dedicata al panel NDA).
Fra quelli valutati negativamente anche uno concernente un alimento con batteri probiotici, ritenuti
capaci di regolare il sistema immunitario dei bambini durante la loro crescita.
Conclusioni.
Il settore dei probiotici si sta distinguendo per la rilevante massa di informazioni prodotta negli
ultimi anni dalla ricerca scientifica; tuttavia il mercato inizia solo ora ad essere regolato e ancora
non è facile districarsi fra le centinaia di prodotti che si fregiano, a torto o a ragione, del termine
probiotico. Sembra quindi importante avere alcuni punti di riferimento, ad esempio un rapido
controllo utilizzando PubMed può evidenziare la mancanza o la presenza di studi, su riviste di
buona levatura, condotti in umana ed utilizzando il prodotto cosi come viene proposto al pubblico.
Tenendo inoltre conto che le proprietà di un ceppo probiotico non sono estrapolabili a quelle di un
altro ceppo, anche se appartenete alla stessa specie batterica.
L’attuazione della normativa europea potrà sicuramente portare vantaggi al consumatore ma anche
una serie di interessanti prospettive di sviluppo di nuovi prodotti per l’industria alimentare.
Nel frattempo potrà essere utile imparare a cercare nell’etichetta (Tab.3) il massimo delle
informazioni possibili.
Tabella 3. Cosa cercare in un’etichetta di un prodotto probiotico
Il
nome
batterio usato.
del Deve essere riportato il nome del genere e delle specie )in latino secondo la
tassonomia internazionale) e il nome del singolo ceppo o dei ceppi utilizzati
(che possono esser numeri o denominazioni aziendali)
Molto positiva la presenza del numero di deposito in una collezione batterica
internazionale
La
quantità
di Deve essere espresse in unità formanti colonia (UFC o CFU ) per grammo o
batteri presenti
millilitro; deve essere garantita fino all’ultimo giorno di conservabilità
Il dosaggio
La quantità di prodotto usata nei tests di efficacia e quindi il dosaggio
consigliato pro die
Il beneficio
Per quale attività di supporto al benessere o alla salute è indicato il prodotto;
dove trovare maggiori dettagli (sito web o altro)
Informazioni
Si consiglia un numero verde o altro punto di contatto con i consumatori
Bibliografia
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1. Metchnikoff E. Prolongation of Life. London: William Heinemann, 1907.
−
2. FAO/WHO Expert Consultation. Health and Nutritional Properties of Probiotics in Food
including Powder Milk with Live Lactic Acid Bacteria (2001). www.fao.org
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3. Ministero della Salute. Linee Guida Nutrizione/Probiotici
http://www.ministerosalute.it/alimenti/nutrizione/linee.jsp
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4. FAO/WHO. Guidelines for the Evaluation of Probiotics in Food (2002). www.fao.org
5. Morelli L. In vitro selection of probiotic lactobacilli: a critical appraisal. Curr Issues Intest
Microbiol. 2000.