Non si gioca più. Monti fa saltare le Olimpiadi 2020
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Non si gioca più. Monti fa saltare le Olimpiadi 2020
POSTE ITALIANE S.P.A. - SPED. IN ABB. POST. 353/2003 (CONV. IN L. 27.02.2004, N.46) ART.1, COMMA 1, DCB ROMA MERCOLEDÌ 15 FEBBRAIO 2012 CONTROMANO C U LT U R A Sui giornali processo al Pd nel day after delle primarie di Genova. Titoli choc e molte domande: cambiare candidati, primarie o partito? A PAGINA 3 Una mostra a Venezia celebra il popolo armeno e la sua arte. E la Serenissima, simbolo di inclusione di diverse culture A PAGINA 8 Promosso il piano di Pescante-Petrucci «ma non possiamo garantire per i finanziamenti» Davvero ora tocca alla sinistra? MARIO LAVIA «Q ui parliamo delle primarie di Genova, ma il problema serio è la Grecia, l’Europa, la crisi...». Sospira, Gianni Cuperlo, quando parla del convegno del centro studi del Pd che si tiene venerdì al Nazareno, titolo suggestivo (“Il mondo dopo la destra”), gran parterre di dirigenti (conclude Bersani), studiosi, opinion maker. Certo, sarebbe bello se il Pd per una volta alzasse lo sguardo e spingesse la mente più in là, oltre un tran tran quotidiano che in questo periodo non sempre – diciamo così – gli riserva grandi soddisfazioni: ci prova, dopodomani, e semmai il rischio di questo tipo di appuntamenti è opposto, volare troppo alto. Si vedrà se il gruppo dirigente più qualificato (ci saranno tutti: Bindi, Franceschini, D’Alema, Veltroni, Letta, Gentiloni fra gli altri) coglierà l’occasione per mettere i piedi nel piatto: si avvicina l’ora della sinistra – del centrosinistra, dei progressisti – al governo? Con un bel sottotesto: il governo dei tecnici è solo una parentesi della storia prima di riprendere il cammino? SEGUE A PAGINA 7 Non è colpa delle primarie Non si gioca più. Monti fa saltare le Olimpiadi 2020 Un politico non l’avrebbe fatto Il no del governo «per gli italiani che fanno sacrifici». Alemanno abbozza C N o, il governo non appoggia Roma 2020. A sorpresa, il governo Monti ha deciso di non garantire le coperture finanziarie alla Capitale per la candidatura alle Olimpiadi. Una decisione sofferta che contrasta con le posizioni di praticamente tutti i partiti, non dettata da «pessimismo» ma dalla volontà di evitare una possibile «buccia di banana» sul percorso del recupero di credibilità avviato dall’Italia. Come ha spiegato Mario Monti il governo ha detto no 6 costate nulla al paese». L’ex premier Silvio Berlusconi dice di «capire i sacrifici in questo momento, ma resta l’amarezza per un’occasione perduta», mentre per il segretario del Pd Bersani «il governo ha preso una decisione meditata, che rispettiamo. L’importante adesso è che questa scelta venga letta come segno di responsabilità e non di sfiducia in noi stessi». Infine il leader lùmbard Bossi apprezza la decisione di Monti: «A Roma fanno solo casino». Difesa, ascoltiamo la lezione americana Europa, meno egoismi FEDERICA MOGHERINI MONTESQUIEU NEWS ANALYSIS Olimpico no del premier ai giochi pluripartisan FRANCESCO LO SARDO Lenzuolata, una partita aperta e tutta da giocare Fiom-Cgil, la tenaglia e l’alibi MARIANTONIETTA COLIMBERTI P er una strana coincidenza (o forse no?) il consiglio dei ministri ha varato ieri il piano di ridefinizione del sistema di difesa, poco dopo la presentazione di Obama del bilancio per il 2013. Sono tempi di crisi economica, oltre che di ripensamento delle dinamiche globali, delle reali minacce alla sicurezza internazionale e degli strumenti più efficaci per fronteggiarle. SEGUE A PAGINA 10 Q uella piccola frase, all’apparenza banale, e comunque innocua, «l’Italia non è la Grecia», quante volte l’abbiamo sentita in questi mesi, senza fiatare, senza capire che, nel passaggio dalla voce cinica degli economisti a quella dei più sensibili europeisti del mondo politico, si stava toccando con mano la massima regressione dell’idea stessa di Europa? SEGUE A PAGINA 6 Presidenziali, Sarko si candida da sfidante ANNA MARIA POLI A PAGINA 5 ggi non ci sarà alcuna decisione di sblocco degli aiuti alla Grecia. I ministri finanziari dell’eurogruppo non firmeranno l’assegno da 130 miliardi di euro che serve disperatamente ad Atene per evitare il fallimento. Ad annunciarlo in serata è stato il presidente dell’eurogruppo Juncker, che ha spiegato come ancora non ci siano le condizioni chieste dall’Ue per varare il secondo piano di aiuti. Oggi ci sarà una consultazione in teleconferenza tra i ministri delle finanze dell’eurozona. L’annuncio è arrivato al termine di un braccio di ferro tra i falchi, guidati dalla Germania, e le colombe secondo cui c’è necessità di aiutare la Grecia stimolando la crescita. Tra il governo di Atene e la troika (Fmi, Bce e Ue) ci sono ancora detta- ❱❱ SANREMO ❰❰ RUDY FRANCESCO CALVO ALLE PAGINE 2E3 STEFANIA CARINI vana ko. Lo dice un triste Morandi in conferenza stampa, spiegando che la tapina è riversa su una poltrona, piangente. Non può muoversi causa forte torcicollo. Diamine, non ci sono non più le modelle di una volta. O forse, anche questo è un segno dei tempi bui che viviamo: possibile abbiano finito le scorte di quei sani antidolorifici che tutti gli uomini e le donne di spettacolo conoscono? C’è crisi, e la gente sta male pure se figa. Così siamo già nella metafora Sanremo-Italia, grazie anche alle dichiarazioni di Rocco Papaleo: «Spero che tutto si risolva. Se però dovesse scattare un piano B saremo tutti pronti ad offrire uno spettacolo all’altezza». Uh, il piano B. Suona come un declassamento. Sanremo alla vigilia ha un che di dimesso. Mazzi spiega pure che Stevie Wonder non potevano permetterselo. Un Festival col loden: quanto basta per far fiorire suggestioni su suggestioni sul festival specchio del paese, e noi pure ad esercitarci sul tema. gli tecnici da mettere a punto: Atene deve ancora individuare i 325 milioni di risparmi di spesa nel 2012 e manca un impegno scritto dei capi dei partiti di coalizione ad applicare, anche dopo le elezioni di aprile, il piano di austerity. Senza contare che non è ancora chiaro il livello di partecipazione della Bce all’operazione di alleggerimento del debito. ROBIN Un Festival con il loden I Bersani prova a ridimensionare il caso Genova Per oggi niente aiuti. Secondo Bruxelles la Grecia non offre le assicurazioni chieste O A FRANCIA C hi sbaglia strada e non arriva dove voleva arrivare non può prendersela con l’automobile che sta guidando. A Genova, quindi, non è il caso di prendersela con le primarie. O almeno, non è il caso di scaricare tutti i problemi sulle primarie che certo necessitano di quegli aggiustamenti culturali prima ancora che procedurali che da anni vengono annunciati e che sistematicamente sono rinviati. A Genova, prima di tutto, viene confermata la crisi di autorevolezza dei gruppi dirigenti e la specifica crisi del modo in cui viene intesa la governance nel Pd. Cioè i processi pratici di direzione gestione dell’organizzazione, non tanto statuti e regolamenti, ma il day by day, le pratiche quotidiane. Quello che sembra evidente è che vi fosse un distacco tra la sindaca e il gruppo dirigente del partito e che quest’ultimo ritenesse esserci un distacco, ancor più preoccupante, tra la sindaca e la città. «per mettere l’Italia in posizione di sicurezza» e per non dare «messaggio negativi all’estero». Immediata la reazione del Pdl che parla di scelta antinazionale» e che, attraverso Fabrizio Cicchitto, chiede che il premier riferisca in aula le ragioni della scelta !che non condividiamo». Furioso il sindaco di Roma Gianni Alemanno che si chiede quale sia «il progetto di sviluppo di questo governo non per Roma ma per l’Italia, visto che queste Olimpiadi non sarebbero RAFFAELLA CASCIOLI MARIO RODRIGUEZ SEGUE A PAGINA ANNO X • N°32 • € 1,00 D.L. Olimpiadi Questo Sanremo è anche un po’ come l’Isola dei famosi: un riciclo di facce e una serie di abbandoni per “indisposizione” (alle medie i ragazzini sanno farsi migliori giustificazioni). Il Festival sa di già visto: ci sono Morandi e Mazzi, Luca e Paolo, pure Belen e Canalis, vallette di ritorno come ospiti, puro ripescaggio. Pare la replica di un anno fa, nonostante in Italia sia cambiato qualcosa nel frattempo. Certo, c’è Celentano, ma quello non è la novità, è l’immutabile. SEGUE A PAGINA 8 Sport rimasti ad Alemanno (fonti varie): arrampicata sugli specchi, asse d’equilibrio sulla poltrona, lancio del barile, ginnastica acrobatica di chiacchiere, sollevamento pale, maratona televisiva. Ma è favorito solo nel tuffo nel fiume dal trampolino. STEFANO MENICHINI erto, la prima domanda da porsi sulla decisione di Mario Monti è se sia giusta o sbagliata. Ma subito dopo bisogna farsene un’altra: un altro presidente del consiglio, un “politico”, l’avrebbe fatto? In effetti il blocco della candidatura olimpica di Roma è una di quelle decisioni che segnano totale discontinuità col passato, che quindi marcano una leadership. Non si era mai visto che un governo negasse il sostegno a una iniziativa di tale portata, sostenuta da tutti i principali partiti, da quasi tutti i media, dalle forze economiche del paese e da opinion leader come sono i campioni dello sport. Monti è andato contro tutto e contro tutti (secondo Il no a Roma alcune fonstavolta spiazza tutti, ti, anche conanche il gotha tro l’opinione del capo trasversale dello stato), del potere usando un argomento economico definitivo: un paese i cui cittadini si sottopongono a duri sacrifici non può avventurarsi in un’impresa sicuramente bellissima, ma dai costi incerti. La scelta di Monti è dettata da un principio di precauzione quasi sconosciuto al mondo politico. Abitualmente si preferisce puntare sul risultato immediato, con ciò che ne consegue quanto a popolarità: che cosa poi effettivamente accadrà fra otto anni non è un problema che siamo abituati a considerare. Leggiamo poi i nomi del comitato promotore di Roma 2020. Dopo il presidente, Gianni Letta, troviamo fra gli altri: Pescante, Carraro, Abete, Azzurra Caltagirone, Montezemolo, De Laurentiis, Della Valle, Elkann, Geronzi, Malagò, Marcegaglia, Regina. Il gotha trasversalissimo del potere economico, finanziario ed editoriale italiano, compresi alcuni dei protagonisti dei flop sportivi più disastrosi, da Italia 90 ai mondiali di nuoto del 2009. E allora arriva la terza domanda: ma Monti non doveva essere «l’uomo dei poteri forti»? L’impressione è che anche stavolta il premier abbia “strappato” tenendo un occhio ai conti e l’altro all’opinione degli italiani (non solo quelli del Nord). Una mossa da politico di lunga visione, dunque, che spiazza politici d’ogni tendenza: quelli che non si farebbero mai mancare un grande evento, tanto meno un grande evento molto costoso. Chiuso in redazione alle 20,30