Bagnolo Cremasco - Preparazione assemblea

Transcript

Bagnolo Cremasco - Preparazione assemblea
PARROCCHIA DI BAGNOLO CREMASCO
- PREPARAZIONE ALL’ASSEMBLEA ECCLESIALE 1ª SEZIONE: FORMAZIONE
1.1. LITURGIA E FORMAZIONE
SI RILEVA
Condividiamo il punto N°1 e anche nella nostra comu nità c’è un grande impegno a curare la
liturgia. Questo punto però sembra in contrasto con il punto 4 circa l’improvvisazione nella
preparazione della liturgia. Anche noi constatiamo talvolta che la partecipazione alle funzioni
religiose è minimale o precettistica, ma è molto difficile trovare la soluzione a queste
problematiche. Condividiamo totalmente il punto 2 circa il grande aiuto che le lettere del Vescovo
sono state per noi, per farci riscoprire il Battesimo, un sacramento che avevamo archiviato come
un sacramento della nostra infanzia e che invece è necessario, ogni giorno, fare memoria di quello
che abbiamo ricevuto, perché da lì parte la nostra fede e la nostra testimonianza. Rispetto al punto
4 anche noi ci siamo interrogati sull’assenza della presenza degli adolescenti e giovani alla messa,
ma bisogna partire dalla famiglia. Ci domandiamo anche noi se è ancora presente la fede nelle
nostre famiglie, se si testimonia con la vita la presenza di Gesù nella famiglia. I nostri giovani
talvolta hanno alle spalle famiglie che non frequentano e sono molto lontane dalla chiesa. La
formazione che i ragazzi ricevono non fa far loro quell’incontro con una realtà di chiesa che
permette di fare un cammino di fede. Rispetto al punto 5 ci sembra che nella nostra comunità ci sia
un numero eccessivo di celebrazioni e che questo vada a discapito della qualità delle stesse.
SI PROPONE
Siamo d’accordo con il punto 1 in quanto crediamo che la liturgia sia la più grande scuola di
educazione alla fede. Siamo d’accordo anche che dobbiamo investire molto in questo, anche se le
nostre liturgie sono in generale sempre molto più curate, perché essa è una grande testimonianza
di bellezza e di ricchezza della fede. Sul 2 punto abbiamo già ampliamente discusso e purtroppo
dobbiamo prendere atto che anche da noi la domenica non è più vissuta come il giorno del
Signore. Dopo aver preso coscienza, secondo le indicazioni del Vescovo, del sacramento del
Battesimo è necessario anche da noi incentivare i catechisti battesimali e affiancarli alle famiglie di
nuova formazione per poterle aiutare, in un contesto ormai sempre più scristianizzato, a
recuperare la fede e a trasmetterla ai più piccoli. Siamo d’accordo nel riprendere piano piano tutti i
sacramenti per renderli nella nostra vita vivi e operanti, non momenti di un passato, ma ciò che dà
forma alla nostra fede oggi. E’ necessario incentivare anche tutte quelle forme che aiutano a
comprendere sempre di più la parola di Dio, che va veramente spiegata e attualizzata anche agli
adolescenti e giovani.
1.2. FAMIGLIA E FORMAZIONE
SI RILEVA
Nella nostra comunità c’è il gruppo-famiglia ma è necessario ampliarlo e dare continuità e stabilità,
affinché possa dare una testimonianza visibile di come vive una famiglia cristiana. Questa
testimonianza è ancora più urgente in vista della grande emergenza educativa dell’oggi.
Incentivare quindi incontri e momenti formativi sull’educazione, ma non solo teorici, ma sotto forma
di testimonianza. Con le parole raggiungiamo poche persone, con una testimonianza di vita vissuta
forse sapremo far sorgere negli interlocutori le domande e i perché di un certo stile di vita. I giovani
e gli adolescenti si disaffezionano sempre di più alla vita parrocchiale e alle sue proposte perché
alle spalle manca la famiglia e gli adulti non sono preparati adeguatamente e per la maggior parte
di loro la fede è semplicemente una reminiscenza del passato. Quindi è necessaria una
formazione permanente, anche se la fede è sempre un avvenimento, un incontro. Dopo il
sacramento della Cresima c’è l’allontanamento dalla chiesa e dai sacramenti e quindi è veramente
assente per la maggior parte dei giovani una preparazione remota al matrimonio.
SI PROPONE
Riteniamo molto utile pensare a un cammino sistematico per le nostre famiglie anche se sappiamo
che ciò sarà molto difficile. E’ buona cosa avvicinare le famiglie quando chiedono il sacramento
dell’iniziazione cristiana per i loro figli e aiutarli in quelle occasioni a rifarsi le domande sulla loro
fede, sul perché chiedono i sacramenti per i loro figli. Dei catechisti battesimali abbiamo già
parlato, della loro grande importanza e dell’aiuto che potrebbero dare alle famiglie giovani.
1.3. IL CAMMINO DI INIZIAZIONE CRISTIANA
SI RILEVA
Con grande rammarico constatiamo anche noi che il cammino di formazione alla fede si
interrompe alle soglie dell’adolescenza ed è sempre difficile formare catechisti di qualità che
sappiano comunicare la propria esperienza di fede e che abbiano imparato anche un metodo di
comunicazione più adeguato ai gruppi di ragazzi, oggi. I catechisti devono saper unire un metodo
pedagogico-educativo con una grande fede e un grande desiderio di comunicarla. Molti catechisti
hanno bisogno di approfondire la conoscenza della parola di Dio, di conoscere più a fondo le
Sacre Scritture. Naturalmente anche i genitori ci tengono meno a mandare i figli a catechismo,
l’importante è avviarli allo sport, musica ecc.
SI PROPONE
Si approvano le proposte descritte in questo punto, ma sembrano tante belle parole che
concretamente faranno fatica a realizzarsi.
1.4. GIOVANI E FORMAZIONE
SI RILEVA
Pensiamo che sia stato molto positivo l’avvento della missione giovani, ma pensiamo che i giovani
hanno bisogno in modo continuativo di avere accanto testimoni e interlocutori validi per poter
vivere un’autentica esperienza di fede. Le parrocchie hanno difficoltà ad essere vicino ai giovani
nel loro cammino di fede. Noi riteniamo che la parrocchia debba cercare i giovani non solo per
coinvolgerli in servizi ma dare loro ragioni adeguate alla loro fede e ai servizi richiesti. Certamente
la proposta vocazionale fa molta fatica ad innestarsi nella pastorale parrocchiale, per noi si
struttura nell’Adorazione Eucaristica mensile, dove peraltro i giovani non sono presenti.
SI PROPONE
Anche noi riteniamo prioritaria l’educazione delle fasce giovanili, ma è sempre difficile parlare a
questo universo se non da parte di interlocutori che siano formati e pronti a dare la loro
testimonianza di fede. Ci sembra che non solo da parte dei laici ci debba essere la preoccupazione
di accompagnare i giovani, ma che sia priorità assoluta per i sacerdoti. Siamo d’accordo che
l’oratorio è ancora luogo privilegiato dell’educazione giovanile e quindi come ci aveva detto il
Vescovo nella lettera inviataci dopo la visita pastorale, l’oratorio deve avere un valido progetto
educativo. E’ finito il tempo di rincorrere le situazioni che man mano affiorano, è necessaria una
progettualità nuova e aderente alla nuova realtà che viene avanti. E’ difficile oggi trovare giovani
che desiderino impegnarsi nel sociale e nel politico, perché la società e la stessa famiglia non
educa i figli a questi valori così importanti. Molti giovani hanno ben altri ideali, dettati da un
contesto culturale e sociale che non li indirizza all’impegno concreto nella realtà del nostro tempo.
La scuola socio-politica è una bella iniziativa, ma poco sentita.
1.5. FORMARE I FORMATORI
SI RILEVA
E’ vero che buona parte delle persone più impegnate nella parrocchia non fanno un cammino
sistematico di formazione, tutto è lasciato alla buona volontà. Tante volte si predilige la
partecipazione ad attività piuttosto che ad incontri di carattere formativo. Chi segue esperienze di
movimenti ed associazioni fa un cammino di formazione, gli altri sono un po’ tutti autodidatti.
Sarebbe opportuno piuttosto che fare incontri con personaggi famosi, che attirano solo per il nome
che portano, fare incontri con persone preparate (ad esempio quel sacerdote che è venuto in
avvento) per approfondire la nostra fede. E’ difficile partecipare a incontri diocesani, anche perché
sono troppo specialistici o sporadici.
SI PROPONE
Siamo consapevoli che è necessaria una formazione permanente per sacerdoti ed adulti
comunque impegnati ai vari livelli. Ci sembra più necessaria la formazione che l’istituzione di
ministeri, l’importante è che chi presta un servizio nella chiesa sia cosciente di quello che fa e lo
faccia per Cristo. Le proposte dell’Istituto Superiore di Scienze Religiose molto qualificate, ma i
corsi sono lunghi e non a portata degli impegni di tutti.
2ª SEZIONE: MISSIONE
Domande che ci siamo posti
1. Perché la parrocchia deve essere missionaria?
2. Perché noi dobbiamo essere missionari?
3. Che cosa testimoniare?
4. Verso quali povertà aprire il nostro cuore?
Risposte
• Gesù definisce i suoi discepoli “sale della terra e luce del mondo”… cioè dice che ogni
battezzato è fatto per vivere “con gli altri e per gli altri”. Il discepolo di Gesù deve spendersi
per…
• La parrocchia è una famiglia, è una “comunità fraterna”…; è missionaria quando ascolta,
quando accoglie, quando favorisce il dialogo. La parrocchia cerca di conoscere il proprio
territorio, le varie povertà (ammalati, anziani soli, relazioni famigliari fragili, disoccupati,
microcriminalità giovanile, giovani tossicodipendenti, cristiani non praticanti…, immigraTI…) e
tutto questo perché “Gesù strada facendo predicava e guariva… e tutto gratuitamente…”
Da qui l’importanza del volontariato (donare gratuitamente un po’ del proprio tempo per gli altri,
è vera testimonianza!)
• Volontariato/opere di solidarietà potrebbe essere un possibile itinerario da proporre per
esempio ai divorziati…
• Si rileva che gli strumenti pastorali sono tanti… ma le persone che frequentano la chiesa sono
sempre più poche. Perché
Forse perché non si conosce a fondo Gesù. Forse perché non si è capaci di testimoniarlo.
Forse perché la comunità cristiana non sa vivere la condivisione dei beni e dei talenti… non sa
vivere in comunione… non sa tradurre i valori che vengono offerti dal Vangelo, in “linguaggio
laico”.
• Da qui la necessità di una catechesi… di un programma formativo per ragazzi, giovani,
famgilie… che abbia come punto di riferimento “la Parola di Dio la dottrina sociale della
Chiesa”.
• Uomo molto individualista, vive solo per se stesso
• Non sappiamo più creare una sana “tristezza” negli altri
Strumenti importanti:
1. Centri di ascolto (il Vangelo nelle famiglie)
2. La Santa Messa (che deve essere vissuta durante tutta la settimana cercando di: perdonare,
spezzare il pane con…, dire grazie)
Proposte
1. Incontro mensile delle coppie con figli dagli zero-sei anni e delle coppie giovani
(celebrazionE più incontro più cena)
2. Incentivare e proporre l’Azione Cattolica: esperienze caritative di servizio e di carità;
progetto educativo; preghiera quotidiana.
3. Piazza dei non credenti: sullo stile dell’incontro con Mons. Sigalini nel contesto della
Missione Giovani (proposta dalla Diocesi)
3ª SEZIONE: LA COLLABORAZIONE PASTORALE
3.1. LA CORRESPONSABILITA’
RILIEVI
A livello generale, si condivide quanto esposto nella rilevazionE dello stato dell’arte anche per
quanto riguarda la specifica situazione di Bagnolo. Si aggiunge la necessità di incrementare il
valore in termini di ispirazione all’azione della comunità del ruolo di suore e giovani impegnati.
Viene sottolineato, come ambito aggiuntivo a quelli già menzionati per quanto concerne l’azione
del laicato, quello culturale. La cultura è intesa in generale ovviamente non come fine a sé stessa,
ma come metodo di comunicazione dei valori e della cultura della Chiesa.
Parlando di corresponsabilità (co-responsabilità) si riflette su come sia indispensabile una
condivisione dell’esperienza e della responsabilità di tutti i laici impegnati (giovani, non giovani,
adulti, delle differenti categorie sociali) per una presa di coscienza maggiore del ruolo dei laici
stessi e per lo stimolo ad un nuovo impegno da parte di persone al momento non attive nell’ambito
del volontariato parrocchiale.
L’obiettivo deve essere quello di una ORIZZONTALIZZAZIONE dell’operato: la necessità non è
quella per cui una parte del laicato impegnato sia depositario di un eccessivo potere decisionale e
gestionale, ma che tutti i soggetti impegnati abbiano come riferimento il parroco o il curato, senza
eccessiva dose di responsabilità personale.
In ultimo si riscontra una decisa carenza di impegno nella frazione di Gattolino, in cui sono ormai
pochi sia gli abitanti sia i soggetti disponibili a mettersi a disposizione dell’azione parrocchiale.
PROPOSTE
Si necessita l’elaborazione di metodi per cui allargare l’adesione al Consiglio Pastorale non solo ai
“soliti” impegnati, ma anche a nuove classi sociali e, perché no, “professionali” (inteso come
soggetti con competenze variegate, tutte utili ad essere messe a disposizione del servizio
comune). In termini operativi, si propone la potenziale suddivisione del CPP in gruppi di lavoro
permanenti. L’attuale situazione prevede circa 40 membri che esprimono un parere consultivo
sulla vita della comunità: l’alternativa potrebbe essere un Consiglio meno allargato, o meglio del
quale una parte venga suddivisa in particelle di lavoro permanenti, che saltuariamente si uniscono
a tutto l’intero Consiglio. Tali gruppi potrebbero operare per trovare soluzioni più operative alle
problematiche che si riscontrano (nell’ambito sociale, culturale, di preghiera e di iniziative
ecclesiali). Tali commissioni poi riferirebbero ovviamente e sempre al parroco, e il loro parere
sarebbe in ogni caso preventivo. In questo modo, tuttavia, il Consiglio verrebbe un po’ snellito (si
considera davvero troppo alto il numero di membri) e soggetti anche al momento difficili da
coinvolgere potrebbero sentire finalmente un servizio da ricoprire grazie ad una maggiore
operatività del consiglio stesso, legata ai gruppi permanenti. Ciò potrebbe far riscoprire nuove
missioni di servizio alla comunità, e potrebbe aiutare a rinnovare il consiglio con nuovi volti.
In fase di rinnovo, si potrebbe allegare alla lista votazioni una spiegazione di questa eventuale
nuova situazione, così da agevolare da subito nuovi accessi.
L’azione dell’Azione Cattolica viene ritenuta importante ed efficace, ma non abbastanza, nel senso
che non riesce a coinvolgere l’intera comunità, giovanile e non. Pur costituendo un ottimo motivo di
collaborazione interparrocchiale, se essa non viene concepita davvero come strumento ed
occasione omnicomprensiva difficilmente riuscirà ad attrarre nuovi soggetti: è forse pensabile lo
sviluppo di reti non strettamente o esclusivamente legate all’AC?
Si propongono due aggiunte in merito alla formazione cristiana. Da una parte, si riscontra utile che
le coppie di fidanzati che inizino il percorso di formazione non vengano a contatto solo con coppie
già sposate, ma anche con separati o divorziati, che hanno dal canto loro esperienze importanti sul
capire non solo ciò che in una unione funziona, ma sul comprender ciò che non potrebbe
funzionare, e potrebbero aiutare a vedere il matrimonio anche da diversi punti di vista.
Naturalmente, tali soggetti dovrebbero essere, in senso buono, “selezionati”.
D’altra parte, si nota come la formazione dei volontari dovrebbe essere più intensa e basata anche
su capacità concrete, operative, che potrebbero essere d’aiuto nell’azione comunitaria, quando
ben coordinate. Anche l’aspetto della “filosofia del volontario”, a volte, potrebbe essere rinforzato in
quanti già operano come laici impegnati: essi sono infatti non volontari comuni, ma persone al
servizio di una comunità religiosa.
3.2. LA COLLABORAZIONE TRA DIOCESI E PARROCCHIA
Si concorda con quanto rilevato, proponendo:
- Una necessità di maggiore diffusione del calendario diocesano delle attività, dato che al
momento esso viene distribuito ai soli stretti interessati all’attività parrocchiale;
- Il bisogno di una formazione per i catechisti che sia di carattere parrocchiale, e non diocesano
(in questo caso viene maggiormente rifiutata per varie cause: si sente come calata dall’alto,
non c’è la volontà sufficiente per recarsi ogni volta a Crema per seguire gli incontri, viene
considerato già molto il tempo impiegato per gli incontri necessari in parrocchia, quindi non se
ne vuole impegnare dell’altro…). Eventualmente, la proposta potrebbe prevedere figure
formate che possano ruotare nelle parrocchie ed inserirsi in incontri programmativi o
organizzativi delle attività dei catechisti (per non richiedere eccessiva disponibilità in più…).
Non è più sufficiente la figura del prete alla formazione dei futuri catechisti, ma occorre
selezionare figure con una formazione più ampia, dato che il ruolo del catechista non è solo di
evangelizzazione ma anche educativo, comunicativo e sociale, ed è indispensabile averne la
corretta capacità. Più efficace naturalmente sarebbe trovare catechisti con requisiti di
formazione già orientati verso tali attitudini;
- l’elaborazione di filosofie e strumenti nuovi per una collaborazione più pragmatica tra
parrocchie e diocesi. Le modalità attuali non aiutano infatti la stesura e l’elaborazione di
momenti programmati insieme alla diocesi e che si svolgano sul territorio della diocesi: la
collaborazione si ferma spesso all’aspetto formativo, e le attività programmate trovano
attuazione nella maggior parte dei casi nella città, e non nelle zone. Forse più utile in termini di
rinsaldo del legame tra le entità parrocchiali e quella centrale della diocesi sarebbe la
creazione di gruppi operativi che possano proporre, discutere ed attuare attività a carattere
religioso, culturale, sociale, giovanile da mettere in pratica sull’intero territorio diocesano, verso
la creazione di una rete che vada a dare importanza anche alle singole parrocchie, senza
concentrare tutte le attività sulla sola Crema (il che porterebbe forse anche ad una maggiore
partecipazione locale). La proposta di gruppi di lavoro permanenti nei Consigli Pastorali
parrocchiali – precedentemente esposta – si potrebbe collegare a tale idea di coinvolgimento di
soggetti delle singole comunità per la messa in pratica di proposte e aspetti più operativi, e non
solo limitati alla formazione, sul territorio.
3.3. LA COLLABORAZIONE ZONALE
Si concorda con la proposta di ampliamento e diffusione in termini di programmazione della
catechesi a livello zonale, onde creare sinergie, unitamente alla possibilità di attivare gruppi di
spiritualità non solo parrocchiali ma, anche in questo caso, programmati in modo sistematico tra
più parrocchie della stessa zona, anche per portare ad un possibile aumento della partecipazione
dei soggetti realmente interessati.
Viene data adito alla necessità di creare gruppi zonali per il coordinamento delle attività di
pastorale giovanile, anche per elaborare sempre nuove proposte e forme di collegamento con il
territorio, e – come si diceva sopra per la collaborazione parrocchie-diocesi – anche per dare
maggiore pragmatismo a tali esperienze di condivisione. Tuttavia, si ritiene importante dare valore
anche ad altri aspetti oltre alla pastorale giovanile, come la pastorale sociale e culturale. La cultura
stessa oggi non deve e non può essere intesa come solo strumento fine a sé stesso (un errore
ancora purtroppo presente in molte realtà), ma come mezzo e strumento di evangelizzazione e
accrescimento dell’anima: il teatro, la musica, l’arte hanno e possono avere messaggi da
comunicare, in forme molto più fruibili e digeribili del passivo ascolto di testimonianza, pur belle e
interessanti: ciò rientra in una più generale necessità di rinnovo e integrazione delle forme mentali
e operative della Chiesa locale.
Interessante quindi sarebbe la costituzione di gruppi di lavoro anche su tali aspetti della vita
pastorale, che sappiano elaborare proposte concrete da mettere in pratica sul territorio (e non sulla
singola città, come prima spiegato, in quanto spesso la città non è davvero più il centro di tutte le
attività di una comunità diocesana). In tal senso, ancora utile diviene il ragionamento fatto sui
gruppi operativi permanenti nei singoli CPP, che potrebbero trovare rappresentanti in comune a
livello zonale (quindi non più e non solo Consigli Pastorali Zonali, ma commissioni permanenti di
lavoro anche a questo livello). Tali realtà debbono collaborare per creare sinergie umane,
strumentali ed economiche per dare vita ad una rete che sappia davvero integrare e coinvolgere
l’intera diocesi, tramite una valorizzazione di operati e specificità di differenti parrocchie.
Fondamentale, naturalmente, è l’appoggio mentale ed economico delle singole realtà, il cui
impegno rinnovato deve essere quello di sforzi ed investimenti orientati in questa nuova ottica di
collaborazione sovra parrocchiale.
Si concorda su quanto specificato in merito ad una oculata e sensata politica di incarichi dei
sacerdoti, onde creare sinergie in termini di specifiche e singole qualifiche dei singoli prelati nei
vari settori della pastorale, anche in vista di una nuova collaborazione interparrocchiale.
Non si ravvisano cambiamenti da porre in atto relativi all’attuale suddivisione zonale della diocesi.
3.4. LE UNITA’ PASTORALI
Si concorda con le necessità di programmazione di eventuali unità, in vista di una situazione di
carenza dei prelati che in effetti non deve essere vista come una passività cui sottoporsi, ma come
una opportunità legata al momento storico e da cogliere come nuova fonte di collaborazione.
Effettivamente, i CPP dovrebbero essere messi al corrente di tali Piani predisposti, prima di
poterne dare una valutazione basata su riflessioni di senso. Al momento, non vi sono quindi
consigli particolari da poter mettere in atto.
CONSIGLIO PASTORALE ALLARGATO – BAGNOLO CREMASCO
DICEMBRE 2010 – GENNAIO 2011
Commissioni di lavoro per la fase preparatoria all’Assemblea Ecclesiale 2011
Commissioni
1°
2°
3°
Referente
Domenicangela
Don Stefano
Stefano Vanelli T.
Data di incontro
14-12-2010
13-12-2010
16-12-2010
Aderenti
Domenicangela
Rosa
Dario
Gigi
Augusto
Piera
Giacomo
Agostino
Don Stefano
Riccardina
Domenica R.
Domenica L.P.
Rosella
Franca
Oreste
Giancarlo
Mario
Gianna
Vanna
Rita
Stefano Vanelli T.
Giuseppe
Stefano F.B.
Andrea
Francesco
Tommaso
Maria Luisa