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CULTURA
12 marzo 2011
Guglielmo Moffa di Lisio
MARZO 2011
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Rubriche
Molti di quelli che saranno i protagonisti dell'insurrezione del 1821
provenivano dalle migliori famiglie dell'aristocrazia subalpina, quando
addirittura non erano figli, nipoti o parenti stretti di ministri in carica:
come Guglielmo Moffa di Lisio figlio del Generale comandante della
Divisione militare di Torino;
Guglielmo nasce a Bra nel 1791.
Inizia a distinguersi in giovane età arrivando in pochi anni ai massimi
livelli della gerarchia militare, acquisendo i gradi di ufficiale nell’esercito
francese prima e in quello sabaudo poi.
In particolare Moffa di Lisio intrattiene colloqui segreti con il Principe
Carlo Alberto di Savoia nel tentativo di convincerlo a mettersi alla testa
del moto insurrezionale. Il Conte di Lisio
diffonde, tra i militari del distaccamento del Reggimento Cavalleggeri del
Re di stanza a Pinerolo, le tesi rivoluzionarie; l'ufficiale, facendo
frequenti viaggi tra Torino e Pinerolo, si teneva a contatto con gli
esponenti dei Moti della capitale. Capitano dei Cavalleggeri del Re, il Lisio
vi comandava due squadroni ed era perciò l'uomo più adatto ad incitare
i soldati.
Il conte Annibale Santorre Derossi di Santarosa, il conte Giacinto
Provana di Collegno, maggiore d’artiglieria, il conte Guglielmo Moffa di
Lisio capitano dei Cavalleggeri del Re e il marchese Demetrio Turinetti di
Piero, carbonaro, che erano già in confidenza col principe di Carignano,
si presentarono la sera del 6 Marzo 1821 nella biblioteca di Palazzo
Reale a colloquio con Carlo Alberto, che sembrava simpatizzare per la
causa.
I Carbonari di Pinerolo ritenevano che non fosse sufficiente alimentare
nel popolo l'aspirazione alla libertà e ad una maggiore giustizia: era
necessario avvicinare i militari di stanza in città, invitare i giovani ufficiali
a seguire l'esempio dei loro coetanei universitari di Torino, e imbracciare
le armi per dare al Piemonte la Costituzione e per combattere l'Austria.
Pinerolo ebbe quindi la sua pagina gloriosa nell’insurrezione del 1821: la
scritta proibita "Costituzione o morte!" sui muri del Corpo di Guardia del
Comune diventò per molti patrioti un programma imminente ed
insostituibile di rivolta, e da Pinerolo ebbe inizio il movimento
insurrezionale capeggiato da Santorre di Santarosa che anticipò il
Risorgimento.
Il moto insurrezionale del 1821, se non fu che un episodio del
Risorgimento, fu il preludio dei movimenti per la libertà e l'unità d'Italia
ed a questo titolo deve essere giustamente ricordato con orgoglio dai
Pinerolesi.
Il mattino del 10 Marzo, nelle prime ore del pomeriggio giunse a Pinerolo
da Torino il conte Moffa di Lisio, che era l'idolo del Reggimento;
raggiunto il quartiere (l'antico fortilizio francese del 1650 che sorgeva
nell'attuale Piazzale III Alpini) ed entratovi, Lisio radunò alcuni ufficiali
subalterni del reggimento dei Cavalleggeri del Re: Ghini, Pecorara, Conti,
Calosso, Bruno, Cappini, ed altri ufficiali devoti alla Patria; non ebbe
bisogno che di dir loro: «E’ tempo di marciare». Volò poi alla caserma,
sottufficiali e soldati attendevano riuniti governando i cavalli. Il giovane
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«L’Italia è sorta libera. Onore
al popolo, che seppe tornare
sovrano, ed al Re che
Cuneo
Pinerolo
Orbassano
capitano gridò loro: “Su, compagni, a cavallo, corriamo ove la salvezza
d'Italia, l'onore del nostro Sovrano ci chiamano”. Le trombe squillano, il
segnale di insellare è già dato. Ordinò quindi l'immediata partenza del
reggimento per Alessandria e, rivolto ai cavalleggeri: «A cavallo, amici, a
cavallo, in nome del Re e della Patria». In cinque minuti 300 cavalleggeri
partivano al galoppo. Il Reggimento partì da Pinerolo e prese la via di
Carmagnola, diretto ad Asti per raggiungere la cittadella di Alessandria.
Lisio e Santarosa entrarono nella cittadella di Alessandria la mattina del
12 Marzo 1821 coi Cavalleggeri del Re, per convergere su Torino ed
ottenere la Costituzione dal Reggente Carlo Alberto.
Ma col ritorno del Re Carlo Felice, iniziò la repressione: Lisio, Santarosa,
come tutti gli altri patrioti, si sentirono traditi, anche da Carlo Alberto.
Grazie al Governatore di Genova, il pinerolese Ammiraglio capo della
Marina Sarda Giorgio Andrea Des Geneys, che chiuse un occhio, i
patrioti piemontesi dei Moti del XXI trovarono scampo per mare
espatriando all'estero.
In seguito Moffa di Lisio, mutata la politica piemontese con Carlo
Alberto, Re dal 1831, poté tornare in patria, e venne eletto a far parte
del Parlamento del Regno di Sardegna dal 1848. E’ stato Ministro nel
Governo Casati fino al termine della Prima Guerra d'Indipendenza.
L'eroe del Risorgimento Guglielmo Moffa di Lisio morì a Bra nel 1877; il
suo nome rimane indissolubilmente legato a Pinerolo ad al Reggimento di
Cavalleria.
risorgimento pinerolo Moffa di Lisio
permalink | inviato da alleporteditaliapinerolo il 12/3/2011 alle 15:9 |
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sovrano, ed al Re che
sostenne e difese 22 milioni
d’Italiani. Esultiamone tutti
senza studio di parti. Tutti,
colla penna o la spada, tutti
contribuirono a questo
meraviglioso risorgimento».
Pur dense della retorica
dell’epoca, le parole
pronunciate alla Camera da
Angelo Brofferio il 14 marzo
1861, di fronte a Urbano
Rattazzi che presiedeva la
seduta e ai ministri, fra i quali
Minghetti e Cavour, hanno il
merito di rinverdire in poche
righe le vicende straordinarie
di quegli anni e i principali
protagonisti: tutti quegli
uomini e donne che, con la
penna o la spada, lottarono
per dare a 22 milioni di Italiani
una patria comune. Fu la
rinascita della nazione italiana,
il «risorgimento», appunto, che
prese avvio con le prime
rivendicazioni costituzionali
avanzate nel 1821 da
carbonari e militari, nell’ambito
di quei moti che vedono la
scintilla prima nei circa 300
cavalleggeri che partono alla
volta di Alessandria, sotto il
comando di Santorre di
Santarosa e Guglielmo Moffa
di Lisio, dalle caserme di
Pinerolo. Anche per questo
Pinerolo e il pinerolese non
potevano non far sentire la
propria voce per festeggiare
degnamente le migliaia di
persone che, in quei decenni
del XIX secolo, fecero l’Italia e
tutti coloro i quali, nei 150
anni seguenti, si sono
sacrificati, a vario titolo e nei
più diversi contesti, per
difendere e diffondere quei
valori di libertà e democrazia
che la nostra Costituzione,
figlia del secondo
Risorgimento, la Resistenza,
incarna e fa propri. Il Sindaco
di Pinerolo, Paolo Covato
L’Assessore alla Cultura, Paolo
Pivaro _________________
Questo blog si propone come
spazio di informazione e di
approfondimento per
presentare le iniziative e le
celebrazioni, ma anche per
mostrare il profilo, spesso
sconosciuto, di uomini e donne
che hanno contribuito alla
nascita e allo sviluppo dello
stato italiano. Il Comune, il
Cesmap, la Biblioteca civica
Alliaudi e il Museo dell'Arma di
Cavalleria sono i promotori di
questo spazio e delle proposte
in programma a partire già dal
12 marzo (190 anni dall'inizio
dei moti del 1821, "aurora del
risorgimento").
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