Quando la «ricchezza» inizia a generare paura
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Quando la «ricchezza» inizia a generare paura
Utente e-GdP: csbancari - Data e ora della consultazione: 4 luglio 2013 10:02 FTSE MIB ULTIME DUE SETTIMANE DOW JONES ULTIME DUE SETTIMANE NASDAQ ULTIME DUE SETTIMANE CAC ULTIME DUE SETTIMANEMANE SMI ULTIME DUE SETTIMANE 16 GDP GIORNALEdelPOPOLO GIOVEDÌ 4 LUGLIO 2013 CENTRO STUDI BANCARI Perchè cambiare i percorsi formativi dei Bankers Quando la «ricchezza» inizia a generare paura C’è un cambiamento drammatico nel vivere l’economia, dice Antonio Costanzo, e la strategia di relazione col cliente deve tenerne conto. È portatore di ricchezza e soprattutto di emozioni. di CORRADO BIANCHI PORRO Da qualche anno, dice Antonio G. Costanzo, tengo a Vezia, Zurigo e Ginevra un corso sulla gestione dei grandi «ricchi». La finalità è mettere il consulente nella condizione di gestire al meglio la relazione. D’altra parte non dimentichiamo che nel 2002 il Nobel per l’economia l’ha vinto uno psicologo: Daniel Kahneman. Joseph Stiglitz, Nobel per l’economia 2001, è un sociologo, Paul Krugman, Nobel 2008, è un politico. Che succede nel mondo oggi? Pensiamo a quello che è accaduto a Tottenham, alla Banlieu di Parigi, agli indignados, il movimento Occupy, le primavere arabe, Stoccolma, Istanbul, Brasilia. Che cosa capita? Le origini di questi disordini sono di natura occasionali. Sono scintille. Ma c’è un’analogia con le grandi rivoluzioni dell’occidente. Una prima fase manifesta disordini di strada. Poi si passa alla rivolta quando i moti di strada hanno continuità e definiscono obiettivi. Qui la maggior parte dei danni è fatta a banche o strutture che richiamano pubblica e privata ricchezza. Sono rivolte «contro». Segnali della famosa curva di Pareto secondo cui in ogni società il punto di equilibrio tra eguaglianza e diseguaglianza è allorché il 20% possiede l’80% della ricchezza. Un altro indicatore è l’indice di Gini, misura del grado di ineguaglianza sociale. Lo zero è il massimo dell’equità e «1» il massimo della diseguaglianza. Il Paese più equo è la Svezia con un indice di Gini intorno a 0,20. Quello più iniquo è il Brasile con uno 0,60. Poi nel Terzo mondo troviamo anche 0,80: sono pentole esplosive col coperchio tenuto da una dittatura. La terza fase è quando la rivolta si dota di una ideologia finalizzata alla sostituzione dell’ordine vecchio con uno nuovo. All’interno di questo scenario, come si situano gli ultra ricchi? Quali bisogni diversi fa sorgere tale situazione? Come vivono? Antonio G. Costanzo Resp. Divisione Management e Risorse a Vezia. In genere dicono di non avvertire di correre rischi particolari. Ma dal 2009 al 2012 le richieste di protezione personale fatte alle società specializzate sono aumentate del 140%. Ciò vuol dire avere paura. Alla luce di questo quali nuovi bisogni emergeranno? Il balzo dell’oro si accom- ZURIGO Le pagna al timore della depressione, però è il balzo delle pietre preziose l’indicatore reale. Se sei proprietario di terreni non puoi metterli in tasca. Ma due diamanti, è più facile. A Yehudi Menuhin, dopo un concerto stupendo, un’ammiratrice chiese: «Come mai ci sono grandi violinisti ebrei, ma non pianisti ebrei?» E lui rispose: «Ma lei, mi vede scappare con un pianoforte sulle spalle?». Oggi c’è uno straordinario spostamento del centro di interesse del ricco verso la «famiglia», cosa che prima era solo marginale. Il Family Business sta diventando più Business Family. Noi come Centro Studi riteniamo che il Banchiere debba gestire il rapporto tenendo presente non il ricco, ma il portatore di ricchezza. Chiediamo di tener conto di tre variabili nella gestione. 1) La mia ricchezza; 2) le mie radici culturali 3); la mia storia personale. È una visione «olistica» onnicomprensiva della gestione del rapporto con il «ricco» che è fatto delle sue radici culturali. La percezione di ricchezza e pericolo cambia in maniera drammatica. Cambia se uno è cattolico e un altro protestante. Per me, cattolico, la ricchezza è un fatto orizzontale. Se divento povero è demerito mio. La visione calvinista dice che la ricchezza appartiene a Dio che l’ha data ed è segno di benevolenza divina. Le radici forse le abbiamo strappate, ma non sono ancora sradicate. Ad esempio, preghiamo quando abbiamo paura. La nostra è una società liquida, scrive Baumann, che prende le forme del contenuto. Ma anche la paura, in tal senso, rimane sempre indefinita... azioni svizzere Indici SMI ABB N Actelion N Adecco N Alpha Pet N Alpiq Holding Baloise N Cie. F. Richemont CS Group N Geberit N Givaudan N Holcim N Julius Bär I Lonza Group N Nestle N New Value Nobel Biocare N Novartis N Roche GS SE Sopracenerina SGS N Swatch Group I Swatch Group N Swiss Life N Swiss Reinsur N Swisscom N Syngenta N Transocean N UBS AG N Zurich F.S. N 20.41 57.4 54.1 0.23 115.8 94 83 25.04 238.3 1242 65.2 36.6 71.8 61.8 1.92 11.3 66.85 235.1 145.1 2071 520.5 90.15 156.5 70.1 416.6 371.7 44.82 16.04 247.1 20.54 57.3 54.55 0.24 115.3 93.3 83.8 25.7 239.4 1245 64.8 37.21 72.2 62.5 1.94 11.5 67.45 235.7 145.2 2066 518 90.15 157.1 69.45 415.8 373.8 45.64 16.19 247.7 ULTIME 52 SETT MIN MAX % 15.47 38.45 39.29 0.13 104.5 60.55 48.13 15.59 185.1 883.5 51.5 29.94 38.81 56.5 1.4 7.09 52.85 164 130.2 1778 341.7 60 86.15 58.65 370.5 312.6 40.18 9.685 207.7 22.1 60 57.5 0.45 159.5 96.35 93.1 29.32 250.8 1293 79.1 40.96 74.9 70 4.35 12.8 73.75 258.6 190 2450 602 103.8 164.6 80.45 446.3 416 54.7 18.02 270.9 8.8 31.8 12.6 35.2 -11.6 19.7 16.2 12.4 18.3 28.9 -2.5 13.2 45.4 3.6 -32.6 45.6 16.3 27.7 -20.9 2.2 12.8 14.4 28.9 6.3 5.7 1.3 11.1 12.4 1.5 cambi interbancari 1.2314 1.3013 130.1 0.8514 0.8114 0.9468 1.4463 0.9464 1.2349 1.2998 130.58 0.8562 0.8103 0.9501 1.4401 0.9444 -0.2 0.1 -0.3 -0.5 0.1 -0.3 0.4 0.2 oro e argento (oncia) 1 oncia = 31,1035 gr. Oro Argento La recessione europea limita l’andamento del Pil svizzero Gli investimenti in edilizia, circa 53 miliardi l’anno scorso, cresceranno dell’1.8% nel 2013 e dell’1.9% nel 2014, dopo un brusco calo del 3.2% l’anno passato. Anche per i consumi privati UBS prevede un rialzo. Non sembrano esserci però rischi di inflazione imminente, con un tasso previsto per il 2013 a meno 0.3%, nonostante la politica economica espansiva della BNS. Le esportazioni, circa 303 miliardi nel PREC EUR/CHF (euro-franco) EUR/USD (euro-dollaro) EUR/JPY (euro-yen) EUR/GBP (euro-sterlina) CHF/EUR (franco-euro) USD/CHF (dollaro-franco) GBP/CHF (sterlina-franco) JPY/CHF (100yen-franco) stime della grande banca elvetica per il 2013-2014 La competitività della piazza economica svizzera per piccole, medie e grandi imprese dipenderà dalle decisioni prese nei prossimi mesi dall’elettorato svizzero. Il Paese sta vivendo un rapido cambiamento strutturale, alimentato dalla recessione in Europa, dal franco forte e dall’elevata immigrazione. Indirizzi di politica economica in ambiti come il mercato del lavoro, questioni fiscali ed immigrazione saranno responsabili della crescita e del benessere del Paese. Nell’ultimo numero di UBS Outlook Svizzera, la banca prevede per quest’anno una crescita del PIL (529.8 miliardi di franchi nel 2012) di 0.9% e 1.3% nel 2014, leggermente inferiori rispetto le stime di altri istituti per via di una visione pessimistica della congiuntura europea. ULTIMO 2012, cresceranno del 1.4% nel 2013 e 5.4% l’anno seguente, mentre le importazioni rispettivamente dello 0.7% e 5.3% nel 2014. Il tasso di disoccupazione passerà dal 2.9% dello scorso anno al 3.2% nel 2013. economando 1243.3 19.46 business class MAGGIOR VALORE BORSISTICO Roche prima in Europa Roche è capolista in Europa fra le imprese con il maggiore valore borsistico. Nell’elenco delle prime 100 a livello mondiale stilato dalla società di consulenza Ernst & Young figurano, oltre a Roche, due altre società svizzere, Nestlé e Novartis. Con un valore dei 214 miliardi di dollari, Roche, che quest’anno ha scavalcato Nestlé, si piazza al 13esimo posto nella graduatoria globale. Il valore dei tre giganti svizzeri è salito dell’11% quest’anno, rispetto al 2012, a un totale di 617 miliardi di dollari. ELETTRICA BERNESE BKW Acquista 5 centrali in Lombardia La società elettrica bernese BKW rafforza la sua presenza in Italia con l’acquisto di cinque piccole centrali idroelettriche in Lombardia, nella provincia di Brescia. A vendergliele, per «circa 40 milioni di euro» (49,4 milioni di franchi) è la A2A, secondo fornitore d’energia nella Penisola, con sede a Milano. Le centrali hanno una capacità di quasi 10 MW e producono all’incirca 40 GWh di elettricità. di GIOVANNI MOLO STRATEGIA PROATTIVA PER LA PIAZZA FINANZIARIA? Dopo decenni di fiero, o (a seconda dei punti di vista) ottuso, “Alleingang” nell’ambito della cooperazione fiscale, la Svizzera non si è accontentata di aderire allo standard internazionale dello scambio di informazioni su richiesta. Dai “talk show” televisivi sono giunte sino alle stanze dei bottoni federali le chiacchiere per una strategia proattiva per la piazza finanziaria. Che non si accontentasse, cioè, di recepire, ma che proponesse, innovasse. Come tutte le corse in avanti, numerosi sono stati gli inciampi. Rubik, cioè la regolarizzazione fiscale di passato e futuro mediante una ritenuta alla fonte in forma anonima, è caduto sul muro di Berlino della spaccatura tra CDU e SPD. Quale corollario di Rubik inteso a far quadrare lo Swissfinish (cioè la strategia del denaro pulito marchio rossocrociato) è restata sul campo la proposta governativa di imporre a tutti gli intermediari finanziari di verificare la conformità fiscale dei clienti. La proposta, però, senza Rubik, è un pacco regalo senza contenuto. Con la sua ultima virata in cui ha preso atto del Rapporto del gruppo di esperti presieduto da Brunetti, il Governo non ha abbandonato l’idea della strategia proattiva, ma ne ha bruscamente invertito l’indirizzo: non più fuori, ma dentro, la corrente; non più a cercare soluzioni alternative allo scambio automatico, ma pronti, invece, ad adoperarsi affinché venga istituito quale standard globale. In realtà, il Rapporto è un punto di inizio. E il Consiglio federale ha già annunciato l’intenzione di istituire un ampio gruppo di esperti per approfondire la nuova strategia. La tenaglia sulla piazza finanziaria c’è, e non lascia molti spazi. Se allo scambio automatico delle informazioni si aggiungerà secondo la revisione del diritto europeo sulle prestazioni finanziarie (MIFID 2) l’obbligatorietà di una succursale o di una filiale nell’Unione per accedere ai clienti che vi risiedono (“branch requirement”), sarà semplicemente la fine della gestione patrimoniale transfrontaliera, campo dove la Svizzera è da decenni il numero uno al mondo. I clienti saranno infatti necessariamente noti alle autorità del loro stato di domicilio e verranno quindi automaticamente scovati rapporti i quali, quand’anche fossero ineccepibili da un profilo fiscale, sarebbero comunque viziati secondo il diritto sulla vigilanza finanziaria. Certo, i gruppi bancari svizzeri potranno proporsi a Düsseldorf, Milano, Firenze, ma ne perderà il nostro territorio. Qualche spazio c’è e va sfruttato. Si può, ed è giusto pretendere, che una maggiore collaborazione sul piano fiscale faccia il paio con una maggiore, non minore!, libertà dei servizi finanziari. Occhio, poi, ai salti in avanti rispetto allo standard internazionale vigente. Ad esempio, la Convenzione del Consiglio d’Europa nella versione aggiornata del 2011 di cui il Gruppo Brunetti auspica una rapida adesione da parte svizzera, e che estenderebbe significativamente le prerogative delle autorità estere in Svizzera, non è stata ratificata né dalla Germania né dagli Stati Uniti (così che la firma apposta sulla Convenzione da questi due Stati resta lettera morta, e sono passati oltre tre anni dalla firma americana…). Secondo un ordine logico in cui prima si definisce il modello internazionale di riferimento, poi segue, praticamente alla lettera, l’implementazione del diritto degli stati, va ripensato, infine, il modello partecipativo svizzero. Così da anticipare il coinvolgimento ad un momento precedente alla definizione delle posizioni del Governo in organismi internazionali quali l’OCSE. In quest’ottica, in ottica cioè democratica e federalista, non sarà un male se nei gruppi di esperti si parlerà anche la lingua della terza Svizzera.