ELOGIO DELLA SERIETA

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ELOGIO DELLA SERIETA
ELOGIO DELLA SERIETA'
Joe Fallisi
La seconda metà del Seicento vede l'ultimo crepuscolo
dorato dell'astrologia, con Morin in Francia, Keplero in
Olanda, Lilly in Inghilterra, Placido in Italia, periodo
fecondissimo cui sarebbe seguita una lunga eclissi dalla
quale non siamo ancora usciti. E' possibile, naturalmente,
analizzare le cause che hanno condotto a tale esito, ma non è
ciò che mi ripropongo in quest'occasione. Sta di fatto che,
durante l'epoca dell'illuminismo, la scienza-arte delle stelle
entrava in sonno e quasi ovunque, progressivamente,
perdeva contatto con le proprie origini, con la propria storia,
col suo proprio essere(1). Attualmente, si dice, l'astrologia
starebbe godendo di una rinnovata "popolarità". Ma nella
fattispecie, in Italia, se si eccettua qualche rara voce isolata o
alcune attività del CIDA, l'arte di Urania, bisogna
riconoscerlo, è decisamente mal ridotta(2). E ancora ben si
addicono al profluvio di oroscopi ammanniti dai giornali,
dalle radio, dalle televisioni (una sorta di placebo
conformistico di massa, che insieme rinforza gli stereotipi
dominanti e sancisce la passività dei consumatori onnivori)
le critiche sferzanti a suo tempo formulate da
Adorno.(3) Sempre è esistita un'astrologia superstiziosa,
ciarlatanesca. Tuttavia, nei tempi antichi essa rappresentava
una quota minima rispetto al totale della pratica astrologica.
Oggi queste proporzioni si sono rovesciate, e ciò che
predomina è una vulgata psicologistica fatta di luoghi
comuni e ammiccamenti, una parodia derisoria, una sorta di
melassa decotta, di brodaglia estenuante; così che
l'apparente successo mediatico dell'astrologia ne certifica, in
realtà, la crisi radicale.(4) A maggior ragione è stimabile
l'opera solitaria e controcorrente - agli antipodi del quadro
appena delineato - di Giuseppe Bezza, che da anni persegue
lo scopo di riportare alla luce e far rivivere il corpo autentico
della nostra tradizione, convinto com'è, giustamente, della
sua intatta validità.
Bezza studia e traduce i testi dei classici sugli originali greci,
latini, arabi e ha lo stesso metodo e rigore analitico, la stessa
acribia filologica e padronanza della materia di un grande
ricercatore accademico (come il Pingree, per esempio). Ma il
suo lavoro è sorretto e originato non da una conoscenza ed
eventuale simpatia "esterna", da "spettatore" (com'è il caso,
in genere, degli studiosi universitari di queste tematiche),
bensì da un'adesione vissuta. In altre parole, egli non solo ha
una familiarità profondissima (probabilmente unica) con
l'astrologia, ma ci crede, la insegna, la pratica, ancorché
volutamente defilato da qualunque palcoscenico. E questo fa
la differenza.(5)
Il linguaggio adoperato da Bezza, filologicamente
inappuntabile, è spesso desueto, e molto "tecnico". Ai lettori
d'oggi può in effetti apparire, a volte, difficile "per partito
preso", quasi come per una sorta di manierismo. Esso
risponde sempre, peraltro, a una precisa necessità interna:
non solo a un rigore che nulla può concedere
all'approssimazione, ma anche a una vera e propria
identificazione, a suo modo grandiosa, con uno stile e una
forma mentis sicuramente "inattuali". E' un po' come se la
macchina del tempo ci avesse restituito un astronomoastrologo-filosofo dell'età classica che, pur mantenendo, nel
fondo, il proprio modo di esprimersi e di pensare, conosce e
vive i tempi moderni e parla a noi come suoi contemporanei.
La riscoperta e "ricostruzione" del pensiero astrologico
tradizionale non è stata per Bezza una conquista immediata,
ma una progressiva integrazione di conoscenze, un
avanzamento verso una sintesi sempre più verosimile
scandito da diverse tappe(6), ognuna delle quali rappresenta,
per il lettore appassionato, una boccata d'aria pura, e
spalanca miniere di tesori. Che tutto l'impianto teorico non
fosse già dato e acquisito all'inizio delle sue pubblicazioni, lo
conferma il paragone che si può fare tra la sua prima
opera, L'astrologia. Storia e metodi, del 1980 (il miglior
contributo italiano di teoria e storia astrologica), e quelle
successive. Tanto per riferirsi a un concetto, come l'ora
temporale (e le figure mondane), che risulta imprescindibile
per Bezza, è evidente che questa è stata un'acquisizione
posteriore,
sicuramente
dovuta
allo
studio
della Tetrabiblos di Tolemeo e alla familiarità sempre più
accentuata con gli scritti di Placido. Le stesse considerazioni
valgono per quanto concerne il corretto calcolo della Parte di
Fortuna, e altri esempi potrebbero essere fatti. Altrettanto
certo rimane che, nel suo impianto di fondo, nel suo modo
di procedere, nella sua serietà e curiosità intellettuale, la
ricerca di Bezza è rimasta invariata. Ed entrambe le cose
sono da ascriversi a suo onore.
Mi interessa dar conto, in questa sede, proprio delle ultime
tre stazioni di questo cammino; ma prima qualche parola a
proposito di "Schema", rivista teorica di altissimo livello
diretta e quasi interamente scritta dallo stesso Bezza, vero e
proprio laboratorio di ricerca e di elaborazione che ha
fornito la base dei suoi lavori successivi. Converrà citare,
almeno, i testi relativi agli aspetti(7) e alla sorte lunare(8), poi
confluiti, in gran parte, nel commento al primo libro
della Tetrabiblos; la traduzione di vari scritti di Placido sulle
figure in mundo(9); e infine gli articoli di contenuto
astronomico-matematico, firmati con lo pseudonimo di G.
Fabenza e H. G. von Bamburg(10).
Gli ultimi tre libri che Bezza ha dato alle stampe sono,
nell'ordine, l'edizione di al-Biruni e di Paolo d'Alessandria e,
recentissima, una grande antologia del pensiero astrologico
classico. Vediamoli uno ad uno.
* al-Biruni, L'arte dell'astrologia, a cura di G. Bezza,
introdotto da A. Panaino, Mimesis, Milano 1992, pp. 200.
Abu 'r-Rayhan Muhammad ibn Ahmad al-Biruni (9731048), di famiglia di origine iranica, è stato uno dei più
grandi eruditi musulmani, dalle capacità intellettuali
straordinarie e dagli interessi che spaziavano in ogni campo
del sapere. Della sua sterminata produzione (146 libri
conosciuti), si possono qui citare al-Athar al-baqiya ani'lqurun al-khaliya (Monumenti superstiti dei secoli andati),
la sua prima opera di cronologia comparata; Tarikh alHind (Descrizione dell'India), frutto di un lungo viaggio al
seguito del Sultano Mahmud di Ghazna, un centinaio di
pagine del quale è dedicato all'astrologia indiana; e il
maestoso al-Qanun
al-mas'udi
fi'l
hay'a
wa'l
nujum (Canone mas'udico dell'astronomia), il più grande fra
i suoi lavori di matematica e astronomia. Proprio
all'astronomia, alla matematica e ad "argomenti inerenti tali
discipline (astrologia, geografia etc)" (p. 12), egli "dedicò (...)
il 65% della sua produzione" (ibid.). L'arte dell'astrologia è
la 2° parte - più specificamente di argomento astrologico,
essendo, la prima, relativa soprattutto all'astronomia, alla
matematica e alla geometria - di una delle sue opere
maggiori, dedicata, per l'appunto, a queste materie, il Kitab
al-Tafhim li-awa'il sina't al tanjim (Libro delle Istruzioni
sui Principii dell'Arte dell'Astrologia).
L'autore appartiene senza dubbio alla tradizione tolemaica,
ma il suo manuale, insieme completo, conciso e antidogmatico, non è solo un compendio ("per il principiante"
(p.137)) dell'astrologia ellenistica giunta al suo massimo
splendore, ma presenta anche molti contributi e opinioni,
per lo più ad essa omogenei ma anche discordi, di
provenienza iranica e indiana. Se già lo scritto di al-Biruni è
intarsiato di metalli preziosi, l'eccezionale apparato critico di
Bezza, traduttore e curatore dell'opera, che segue e
commenta passo per passo il testo originale (così com'era
avvenuto nei confronti del Quadripartito), aggiunge, all'oro,
i diamanti. Troppo lungo sarebbe citare i tanti brani
illuminanti, le innumerevoli risposte che vi si possono
trovare. Si veda, per esempio, il paragrafo che ha per
titolo L'assedio (hisar) (p. 116), in cui al-Biruni chiarisce il
corretto modo di intendere, con un'accezione molto più
logica e precisa, quel che Volguine avrebbe poi
chiamato encadrement (così da escludere, come inefficaci,
molti degli stessi inquadramenti considerati dall'astrologo
franco-russo); o la spiegazione, sempre di al-Biruni, della via
combusta (pp.123-124); o ancora la nota n. 33 (pp.145-146)
di Bezza sui nodi lunari, che toglie molta oscurità a
quest'argomento controverso; o le pagine suggestive che ci
riportano, vividamente, all'epoca di al-Biruni stesso, come
quelle in cui è descritto il metodo che deve essere seguito
nelle natività (pp.132-133) per conoscere (con "una tazza, di
qualsivoglia materiale, che dovrà contenere dell'acqua" ed
essere bucata) l'ora di nascita di un bimbo in assenza di un
orologio (ad acqua).... E qui mi fermo, lasciando ai nuovi
lettori il piacere delle proprie scoperte.
* Paolo d'Alessandria, Lineamenti introduttivi alla scienza
della previsione astronomica, a cura di G. Bezza,
interpretazioni astronomiche di S. De Meis, Greco & Greco
editori, Milano 1993, pp. 249.
E' noto il pregiudizio moderno del progresso trionfante,
secondo cui in ogni campo del sapere le origini
rappresentano sempre uno stadio "infantile", "rozzo",
"informe", che solo il successivo sviluppo può portare a
compimento. Insomma, dalle tenebre alla luce, da un meno
a un più. Questa stessa visione ideologica si è tentato di
applicarla anche all'astrologia, e perfino dal suo interno(11).
Tuttavia, non appena si smette di parlare per sentito dire, di
ragionare su fonti di seconda mano, la sua inconsistenza, nel
caso specifico, risulta clamorosamente. Nella nostra scienzaarte è vero proprio il contrario: non è vicino a noi ma
lontanissimo nel tempo, quasi ai suoi albori, che si può
situare il periodo aureo dell'astrologia. Claudio Tolemeo
(metà del II sec. d.C.) è stato colui che di quel nucleo
originario di conoscenze ha saputo fornire la sintesi più alta,
e per questa ragione le sue opere, in particolare
la Tetrabiblos, hanno continuato per secoli a suscitare
l'interesse di commentatori ed esegeti. Uno di questi fu
Paolo (2° metà del IV sec.), anch'egli di origine egiziana e
vissuto, probabilmente, ad Alessandria. Leone il matematico
(IX sec.) lo definisce "astrologo illustre". E in effetti, l'unica
a noi pervenuta delle due opere che la Suda gli ascrive
(entrambe di argomento astrologico e che probabilmente
sono due edizioni del medesimo libro), risulta un
ammirevole trattato di astrologia, che unisce al canone
tolemaico
la
sapienza
dell'ermetismo
egiziano.
I Lineamenti costituiscono
un
"manuale"
metodico,
particolarmente ben scritto, col quale è possibile avere
un'idea abbastanza precisa del sapere astrologico dei tempi
di Paolo e di come questo patrimonio fosse insegnato. Allo
stesso modo del libro di al-Biruni, abbiamo continuamente
l'opportunità di ampliare le nostre conoscenze, di ottenere
risposte che invano cercheremmo nei trattati dei moderni.
Come si può notare dall'Indice e dal Sommario, sono esposti
molti di quegli elementi, di quelle sottili partizioni e di
quelle tecniche, cadute in oblio - e viceversa fondamentali
(confini, decani, monomoirie, governatori del giorno e
dell'ora, dodecatemori, sorti, anni climaterici...) -, che
fornivano all'astrologo potenzialità interpretative e
previsionali oggi impensabili. Valga, come esempio di
applicazione pratica, il capitolo dove viene indicato un
metodo "semplice" ed efficace per emettere il giudizio degli
eventi futuri basandosi unicamente sul tema radicale
(Dell'anno, del mese e del giorno, pp. 182-190); o quello
relativo ai sistemi, basati sulla monomoiria dei trigoni, che
permettono di rettificare l'ora di nascita (Del grado
necessario dell'oroscopo secondo un metodo naturale, pp.
197-205); o, ancora, quello concernente l'oikodespotês e la
durata della vita (Del dominio, pp. 224-229).
Nell'edizione di questo testo, Bezza, come al solito
insostituibile traduttore-curatore, si è concesso un po' di
requie, lasciando a Olimpiodoro (2° metà del VI sec.) l'onere
di un commento poderoso ed esaustivo.
* G. Bezza, Arcana Mundi. Antologia del pensiero
astrologico antico, 2 voll., Biblioteca Universale Rizzoli,
Milano 1995, pp. 1147.
Con Arcana Mundi, G. Bezza ci offre un'antologia che non
esito a definire d'importanza storica, probabilmente unica al
mondo, e destinata a divenire il livre de chevet di ogni buon
astrologo. Innanzi tutto per il disegno organico dell'opera
stessa - di una vastità e accuratezza impressionante -, che
intende realizzare (riuscendovi) un'articolata disamina del
"pensiero astrologico classico" (p. 7) attraverso le voci degli
autori più considerevoli ("diamo al termine 'classico'
l'accezione di Aulo Gellio: è classico lo scrittore di
prim'ordine, esemplare" (ibid.)) e lungo un arco di "quasi
due millenni, da poco prima dell'inizio dell'era volgare fin
oltre la metà del Seicento" (ibid.); e poi per l'importanza
degli argomenti presi in esame, per l'enorme, preziosissimo
lavoro di traduzione, presentazione e commento dei vari
testi, appositamente scelti all'interno di una letteratura
sterminata.
Circostanze fortuite hanno fatto sì che Arcana Mundi, quasi
incredibilmente, comparisse nella BUR, collana economica
di larga diffusione; e ora nulla più impedisce agli astrologi
"di buona volontà" di accostarsi direttamente alle radici
della propria arte e a tutti coloro che siano mossi da una
curiosità non banale di soddisfarla. Basta scorrere l'Indice
per rendersi conto che tutte le grandi tematiche sono state
affrontate, dai pianeti, allo zodiaco, alle Case, alle sorti, agli
aspetti (con la presentazione comparata di numerosissimi
giudizi sulle varie figure), alle stelle fisse, all'astrologia
oraria
(catarchica),
mondiale
(cattolica),
medica
(iatromatematica), a quella relativa al concepimento, a
quella previsionale... E compaiono, come miracolosamente
riportati in vita, gli studiosi più insigni e i veri maestri
dell'arte, dal "divino" Tolemeo, "amante della verità", al
monaco olivetano Placido Titi, suo ultimo grande
continuatore ed emulo.
Non ci poteva essere modo migliore per mettere in piena
luce, sopra la linea di quest'orizzonte opaco, la forza integra
e la vitalità di un passato-futuro che non tramonta.
NOTE
(1) In Gran Bretagna, rara eccezione, l'eredità "scientifica" placidiana avrebbe
in qualche modo continuato a garantire la possibilità di una prassi astrologica
seria, intimamente connessa sia all'astronomia e alla matematica, sia alla
filosofia (anche se, in seguito, dalla fine dell'Ottocento, con l'apporto
confusionista della teosofia). E così, ancor oggi, non è certo un caso che
proprio negli USA si stiano riproponendo, in buone versioni critiche, i testi
più importanti dei classici greci, latini, arabi, del Medioevo, del Rinascimento
(Project Hindsight, P.O. Box 002, Berkeley Springs, WV 25411; James H.
Holden, American Federation of Astrologers Research Section, P.O. Box
22040, 6535 South Rural Road ad TEMPE, AZ 85285-2040); e che nel Regno
Unito esista persino un vivace periodico di astrologia tradizionale ("The
Traditional Astrologer", c/o Deborah Houlding QHP, 3 Avondale Bungalows,
Sherwood Hall Road, Mansfield, Notts., N G 18 2NJ).
(2) E' un po' la stessa cosa che si è verificata, su tutt'altro versante, con la
corretta tecnica del canto artistico. L'Italia vive di rendita, ma chi conosce
come stanno realmente le cose, sa che la Julliard School di New York sforna
ogni anno molti più cantanti bravi e preparati che non i Conservatorii di
Milano, Parma e Roma tutti insieme.
(3) Cfr. Tesi contro l'occultismo (1944-1947, nei Minima moralia), Stelle su
misura (1957), Superstizione
di
seconda
mano (1962,
negli Scritti
sociologici), testi pubblicati in Italia da Einaudi.
(4) Allo stato attuale, mi sembra perfettamente inutile sognare di
un'astrologia nuovamente assurta al rango di "rispettata" materia
universitaria. Ma di che astrologia si parla? Cosa verrebbe insegnato? E da
chi? (E in quali università?...). (Cfr. G. Ufficiale, Astrologia all'università?,
"*Sestile*", n. 39 (1996, pp. 11-13), n. 40 (1996, pp. 12-13).
(5) Alessandro Bausani, grande studioso della filosofia, astronomia e
astrologia araba e astrologo egli stesso, è forse il solo che gli possa essere
accostato. Anch'egli costituiva, comunque, un caso raro, un'eccezione.
(6) L'astrologia. Storia e metodi, Teti editore, Milano 1980; "Schema", rivista
di ricerca e di documentazione dell'astrologia classica diretta da G. Bezza, 9
nn., 1986-1988; G. Bezza, Le sorti del Sole e della Luna. Approccio al loro
calcolo ed alla loro interpretazione, CIDA, Delegazione di Milano, 1989; G.
Bezza, Commento al primo libro della Tetrabiblos di Claudio Tolemeo, Nuovi
Orizzonti, Milano 1992; P. Titi, Tocco di paragone, a cura di G. Bezza, Nuovi
Orizzonti, Milano 1992; al-Biruni, L'arte dell'astrologia, a cura di G. Bezza,
Mimesis, Milano 1992; Paolo d'Alessandria, Lineamenti introduttivi alla
scienza della previsione astronomica, a cura di G. Bezza, Greco & Greco
editori, Milano 1993; G. Bezza, Arcana Mundi. Antologia del pensiero
astrologico antico, 2 voll., Biblioteca Universale Rizzoli, Milano 1995.
(7) G. Bezza, Una interpretazione della teoria degli aspetti, "Schema" n. 2
(1986, pp. 56-79), n. 3 (1986, pp. 128-143), n. 4 (1987, pp. 184-203), n. 5
(1987, pp. 248-265), n. 6 (1987, pp. 300-320), nn. 7-8 (1988, pp. 356-463).
(8) G. Fabenza, Della sorte della Luna e delle altre sorti (I), "Schema" n. 4,
1987, pp. 204-319; AA.VV., Della sorte della Luna e delle altre sorti. 2. Il loro
computo, "Schema" n. 9, 1988, pp. 490-517.
(9) P. Titi, Quali sono i generi di familiarità degli astri, "Schema" n. 1, 1986,
pp. 10-27; P. Titi, Del moto locale delle stelle e delle passioni che ad esso
conseguono, "Schema" n. 2, 1986, pp. 80-91; P. Titi, Delle familiarità nel
mondo, "Schema" n. 5, 1987, pp. 287-294; P. Titi, Dei paralleli nel mondo,
"Schema" n. 6, 1987, pp. 321-328.
(10) G. Fabenza, La nozione dell'ora temporale e sua importanza
nell'astrologia, "Schema" n. 2, 1986, pp. 104-114; H. G. von
Bamburg, Rudimenti di astronomia di posizione, "Schema" n. 5, 1987, pp.
266-275; H. G. von Bamburg, La figura di natività, "Schema" n. 9, 1988, pp.
468-489.
(11) "quest'astrologia tolemaica non è né più né meno ciò a cui ammontano le
conoscenze umane di due millenni fa: un sapere selvaggio, ad uno stato
embrionale e nebuloso. Credere che l'astrologia avrebbe dovuto fare eccezione
alla regola dell'evoluzione storica del sapere umano complessivo ritenendola
detentrice, dall'inizio e da quell'antichità, di un sapere integrale e perfetto, è
cosa che invita a interrogarsi sul proprio modo di pensare... Qui occorre
smascherare una tale ingenuità respingendo di pari passo l'esigenza al
riguardo dell'assurdo e la credenza nell'impossibile." (A. Barbault, La scienza
dell'astrologia, Nuovi Orizzonti, Milano 1989, p. 63).