tangka - Sabsel

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TANGKA
Le tangka sono l’elemento più caratteristico dell’arte sacra del Tibet e delle culture himalayane
di tradizione buddhista. Si tratta di una forma artistica inseparabile dalla dimensione spirituale
e il suo scopo non un mero godimento estetico ma la realizzazione interiore dell’essere umano.
L’arte di dipingere le tangka è quindi un aspetto peculiare della tradizione buddhista tibetana e
contempla tre scuole principali. La Menri, fondata nel XV secolo; la Karma Gadri, sviluppatasi nel
XVI secolo soprattuto nelle regioni orientali del Kham; la Men-sa (Nuova Menri) che si diffuse a
partire dal XVII secolo in modo particolare nel Tibet centrale.
Le tangka sono dei dipinti di forma per lo più rettangolare inseriti in una cornice di broccato di
seta lievemente svasata nella parte inferiore. Il tessuto su cui di solito vengono dipinte le
tangka è il lino bianco che viene disteso su di un telaio di legno e fissato tramite delle
cordicine che ne assicurano l’indispensabile tensione. Quindi viene trattato con un velo di
colla e calce, mescolata con gomma arabica, per impedire che la tela assorba il colore.
Infine la stoffa così preparata è lisciata tramite una pietra morbida. A questo punto il tessuto
è pronto per essere disegnato. Il maestro-pittore traccia con un carboncino (un legnetto
di tamarisco bruciacchiato e inserito in un tubo di metallo) un perimetro rettangolare all’interno del
quale viene tratteggiata la figura principale le cui proporzioni sono determinate da precise norme
iconometriche. Dopo il primo disegno a carboncino il pittore ricalca i tratti con dell’inchiostro nero
e divide le differenti aree del dipinto a seconda dei colori che verrano poi stesi dagli apprendisti e
dagli allievi. I colori devono essere a base minerale o vegetale. In genere per il blu si usano lapislazzuli, per il rosso vermiglio il cinabro, per il giallo lo zolfo, per il verde la giada mentre per il rosa
si ricorre ai petali di determinati fiori. Per il color oro si ricorre a vero oro zecchino appositamente
polverizzato. Le tangka hanno anche un velo di seta leggera, cucito all’estremità superiore della
cornice, che dovrebbe servire a proteggerle dal logorio del tempo. Due nastri di
cotone rosso pendono dalla parte superiore. Due legni posti alle estremità del contorno
di broccato consentono al dipinto di essere disteso. In alto un’asta è cucita direttamente nella
seta, mentre nell’orlo inferiore è inserito un bastone le cui parti terminali fuoriescono dalla stoffa e
sono ornate da due pomi in metallo o argento. Il dipinto appeso grazie a un cordino che si trova al
centro della parte superiore dove vi sono anche due fettucce di cotone che permettono di legare la
tangka quando viene arrotolata.
LAVORAZIONE LEGNO
Un altro aspetto di estrema importanza dell’ artigianato tibetano è costituito dalla
lavorazione del legno, produzione nella quale gli artisti del Tibet eccellono e nel corso dei
secoli hanno elevato a vera e propria forma d’arte. Sia che si tratti di mobili destinati ad
uso profano (letti, armadi, tavolini, etc.) o ad uso rituale (altari, librerie per i testi sacri, etc.)
la qualità dei lavori in legno tibetani in genere è veramente eccelsa. La raffinatezza degli
intarsi, l’armonia dei particolari, l’eleganza dei simboli buddhisti che li adornano, rendono le
opere in legno del Tibet un qualcosa di unico anche all’interno dell’immenso patrimonio
artistico dell’Asia. Per avere un’idea di quanto meticolosa fosse l’arte dell’intarsio tibetano
va ricordato che nel Paese delle Nevi i libri venivano prodotti da blocchi rettangolari di
legno sui quali venivano composti ad intarsio i testi che, usando il blocco ligneo a mo’ di
un “tampone” intriso di inchiostro, erano poi ristampati su fogli di carta particolare delle
medesime dimensioni rettangolari.
TAPPETI
Uno degli aspetti più caratteristici dell’artigianato tibetano sono i tappeti di lana.
La loro produzione molto antica e il loro uso si perde nella notte dei tempi. Splendido
esempio della genuinità artistica di tutto un popolo, i tappeti tibetani presentano una
tecnica di annodatura unica: questo li rende tappeti estremamente pregiati e ricercati in tutto il
mondo. Nei disegni sono riconoscibili influenze indiane e cinesi, le immagini riproducono
spesso i più famosi simboli buddisti però più suggestivi nei colori rispetto a quelli cinesi.
Fiori di Loto, Tigri, Draghi, Fenici, Melograni, Peonie, e ancora il Nodo Senza Fine e il
Mandala, provengono da un passato lontanissimo e fanno parte della memoria collettiva
del popolo che li ha creati.
Da ricordare i tappeti monocromi, che rappresentano il vuoto, inteso a esprimere
concettualmente la possibilità infinita di manifestazioni del buddhismo tantrico ed i tappeti
con la Tigre che erano destinati ai Lama.