AL MUSEO DEL CAPPELLO BORSALINO IL FASCINO DISCRETO
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AL MUSEO DEL CAPPELLO BORSALINO IL FASCINO DISCRETO
Città di Alessandria ---------------------------------------------------------------- Alessandria, 22 aprile 2010 Prosegue la XII edizione della Settimana della Cultura AL MUSEO DEL CAPPELLO BORSALINO IL FASCINO DISCRETO DELL’OGGETTO Si inaugura sabato 24 aprile alle ore 18.00 la mostra a cura dell’associazione Uovo di Struzzo Ingresso libero ai musei civici fino al 25 aprile 2010 Prosegue la la XII edizione della Settimana della Cultura, l’iniziativa promossa dal Ministero per i Beni e le Attività Culturali alla quale aderisce annualmente la Città di Alessandria. La Settimana della Cultura prevede l’ingresso libero e gratuito in tutti i musei della città fino a domenica 25 aprile 2010, offrendo al pubblico diverse occasioni per scoprire il patrimonio artistico della città. In occasione della Settimana della Cultura, sabato 24 aprile alle ore 18.00 al Museo del Cappello Borsalino in via Cavour si inaugura la mostra Il Fascino Discreto dell’Oggetto, a cura dell’associazione Uovo di Struzzo e allestita in collaborazione con l’Assessorato alla Cultura e Turismo della Città di Alessandria. Il Fascino Discreto dell’Oggetto La mostra raccoglie, con rigore, una serie di opere di artisti contemporanei che osservando oggetti di uso quotidiano o ponendosi, come nel caso di due grandi architetti, come creatori degli stessi, hanno dato forma nuova o riformato nella metodica concettuale del proprio intervento molti degli aspetti del vissuto umano e degli eventi fenomenici della natura. Una rassegna di opere che inventano luce, interpretano parole o stoviglie d’uso quotidiano, creano guadi praticabili all’ironia, esaltano l’arredo o richiamano miti di ieri e di oggi con quella vitalità che gli artisti consentono all’ object trouvé e alla loro stessa creatività in funzione di una sorta di metonimia nella ricerca e nella sperimentazione. Questi i temi e la funzione della manifestazione che accompagnano il visitatore in un viaggio di scoperta del contemporaneo nell’arte nel contesto per nulla casuale del Museo del Cappello Borsalino. (Per ulteriori info la scheda allegata in fondo al comunicato). Le altre iniziative in occasione della Settimana della Cultura: • Sabato 24 aprile 2010 alle ore 21.00 nell’Ottagono della Biblioteca Civica “F. Calvo” si terrà il concerto del chitarrista ungherese Andras Csàki, vincitore del prestigioso “Concorso Internazionale di chitarra classica Michele Pittaluga”, edizione 2009. • Durante la Settimana sarà possibile visitare nelle sedi di Alessandria, Acqui Terme, Casale Monferrato, Novi Ligure, Tortona, Valenza e Ovada la mostra Roma 60, curata dal critico d’arte contemporanea Luca Beatrice. Una retrospettiva sui favolosi anni Sessanta, ricostruiti attraverso dipinti, musica, video, fotografie, sequenze di film e disegni. Nel salone di Palazzo Cuttica ad Alessandria è possibile visitare la sezione intitolata La persistenza del Classico. De Chirico e Guttuso. Nei giorni 24 e 25 aprile sarà possibile usufruire di una visita guidata gratuita: alle ore 17.00 per la sezione ospitata a Palazzo Monferrato, alle ore 18.00 per la sezione ospitata a Palazzo Cuttica. • Al Teatro delle Scienze l’appuntamento è con la mostra fotografica Wildlife Photographer of the Year, mostra itinerante del Natural History Museum di Londra e del “BBC Wildlife Magazine”. L’esposizione è una selezione delle migliori fotografie naturalistiche scattate da oltre 4.000 fotografi provenienti da 94 Paesi. Di seguito gli orari di apertura dei musei civici in occasione della Settimana della Cultura 2010: Sale d’Arte - Via Machiavelli 13 sabato dalle ore 16 alle ore 19; I Percorsi del Museo Civico - Via Parma 1 sabato e domenica dalle ore 15 alle ore 19 Museo del Cappello Borsalino - Via Cavour 84 sabato e domenica dalle ore 16 alle ore 19 Teatro delle Scienze - Via 1821 11 sabato e domenica dalle ore 16 alle ore 19 martedì e giovedì dalle ore 15 alle ore 17 Antiquarium di Villa del Foro - Via Oviglio 10 domenica dalle ore 16 alle ore 19 Museo del Fiume - Via Rettoria 13 sabato dalle ore 16 alle ore 19 Museo Etnografico “C’era una volta” - Piazza della Gambarina 1 tutti i giorni dalle ore 9 alle ore 12 e dalle ore 16 alle ore 19 esclusi mercoledì pomeriggio e domenica mattina IL FASCINO DISCRETO DELL’OGGETTO Testo introduttivo di Elisabetta Rota, curatrice della mostra. La Storia dell'Arte, non solo occidentale, è colma, letteralmente brulicante, di oggetti non marginali all'intento creativo e, fare chiarezza sul senso del loro utilizzo e interpretazione non è impresa di poco conto. Escludendo però in, primis, le realizzazioni meramente artigianali, per quanto degne di grande apprezzamento, balza subito agli occhi che il vero scarto interpretativo è dato da un utilizzo concettuale in senso lato dei soggetti artistici: non esiste in realtà vera arte priva di concetto e di progettualità e ciò vale anche per l'arte del passato legata alla committenza, anzi, proprio in questi casi, gli aspetti marginali, non legati alle tematiche imposte, potevano veicolare messaggi forti, spesso esoterici e sottili e così, talora, la rappresentazione di un catino o di un libro potevano suggerire, a chi sapeva e voleva leggere, un significato altro. Tra gli esempi più eclatanti di concettualizzazione e di reinterpretazione degli oggetti d'uso, non possiamo non ricordare il florilegio sacro/blasfemo di oggetti animati e trasfigurati che animano i pannelli di Hieronymus Bosch, incroci assurdi oltre il più ardito concetto di trasgender: non sono semplici grilli gotici ma travalicano ogni categoria per rasentare un post-human di impressionante contemporaneità mentre, sempre in tema di accostamento tra storico e contemporaneo, la fissità pre- metafisica e presurrealista di certi particolari di quadri a soggetto e di tante nature morte non possono non far scattare una molla mentale sul fascino e sull'importanza (molto discreta appunto) che quegli oggetti rivestivano nell'economia dell'opera. Follie interpretative? Può darsi, ma mi sbilancio ancora ricordando le wunderkammer dove il fascino degli oggetti è travolgente e dove la raccolta di “cose” meravigliose, strampalate oppure comunissime ma esotiche per esporle decontestualizzate e museificate in ambienti altri mi ricorda troppo, in nuce ovviamente e con le dovute precisazioni storiche, un abbozzo di ready made, venato naturalmente, dati i tempi, di forti connotati esoterici ma, d’altra parte, si dice che anche Duchamp giocasse con l’alchimia..... Ho voluto fare questo brevissimo excursus, molto parziale, per accennare al vastissimo background culturale ed espressivo che sottende l’utilizzo degli oggetti nelle arti figurative, ma è con l’avvento dell’arte contemporanea che l’oggetto assume sue caratteristiche ben definite e assurge a protagonista, acquisendo anche un preciso ruolo di protagonismo nei dibattiti che hanno animato le avanguardie. Volendo schematizzare si possono identificare due filoni ben precisi in cui l’oggetto si fa arte nella contemporaneità: uno che vede gli artisti progettare direttamente gli oggetti d’uso connotandoli di precise valenze estetiche, l’altro invece caratterizzato dal recupero di oggetti già esistenti e dal loro riuso in creazioni artistiche di diversa valenza semantica, in sintesi nel primo caso una sedia rimane tale come funzionalità e scopi, nell’altro un orinatoio diventa semplicemente una scultura. Si tratta naturalmente di uno schematismo puramente didattico che non esclude sconfinamenti e commistioni, comunque è indiscutibile che entrambi i filoni possiedono radici ben profonde unite a una vitalità presente e attuale. Dal sogno socialista del gruppo “Arts and Crafts” di un'arte per tutti al design attuale che vede artisti cimentarsi nella progettazione di articoli tecnologici e la moda sconfinare nell'arte sono passati quasi due secoli, passando per le avanguardie sovietiche, il Bauhaus, la scuola di Ulm, la grande fioritura degli anni '60 e ormai siamo talmente abituati al fenomeno da non fare quasi più caso ai nomi di chi firma le cose della nostra quotidianità, reali ma anche virtuali, come lo sfondo di Jenny Holzer che sto usando ora sul mio browser, mentre, per l'altro filone, gli artisti di oggi decontestualizzano, usano e riusano gli oggetti con lo stesso entusiasmo creativo e la stessa ironia profonda con cui, agli inizi del secolo scorso, Schwitters costruiva il suo impossibile albero di biglietti e Duchamp recuperava l'irrecuperabile e il ripugnante. In questa mostra, ospitata in uno straordinario museo di cultura materiale letteralmente debordante di oggetti-cappelli dove la storia della creatività umana si fonde con la storia della moda, del costume e, non ultima, con la storia sociale saranno presentati objets d’art di entrambi i tipi, in un dialogo continuo e sussurrato tra loro, con l’ambiente e con gli spettatori, frammenti affascinanti di una storia lunga e in continua evoluzione. Dalla parte del progetto e del design “puro” troviamo il “Boalum” di Castiglioni & Frattini, perfetto esempio della grande stagione modernista: questa straordinaria lampada flessibile, modellabile a piacere e innovativa per l’epoca anche nei materiali, si fa scultura di luce duttile e multiforme e, richiedendo un apporto creativo anche dal suo utilizzatore, scompagina ulteriormente le carte e ribalta le distinzioni; se gli architetti l’hanno progettata sarà poi il suo proprietario a darle forma, componendola, annodandola, tirandola in un gioco continuo che prevede mille variabili personali. L’arte irrompe nella moda, invece, con gli occhiali di Vincenzo Marsiglia che vede il giovane artista divertirsi ad imprimere la propria inconfondibile cifra espressiva, mix di segno iterato e di studio cromatico, su una linea di accessori fashion; in questo caso l’artista si fa stilista e nasce un oggetto ibrido, dalla connotazione volutamente ambigua, in bilico tra l’accessorio firmato e il multiplo da indossare ma che potrebbe anche diventare scultura e, quindi, ready made di ritorno se fosse, ad esempio, esposto in una teca. La seduta di Mario Ceroli si pone poi esattamente sulla linea di confine tra i due ambiti espressivi sopracitati, è un mobile e una scultura insieme, ma dell’elemento d’arredo ha solo la forma e la potenzialità funzionale, l’aura indiscutibile che la circonda la sposta tutta dalla parte dell’arte e basta, è un’opera di Ceroli non una sedia d’artista come d’altronde tutti gli altri arredi disegnati dall’autore: a questo proposito mi emerge dalla memoria uno straordinario letto/mascherone che dalle pagine di una rivista di arredamento colpì indelebilmente la mia fantasia di bambina. Infine abbiamo gli artisti che dell’oggetto fanno materia duttile per la loro vena espressiva, tutti comunque accomunati da un sapore ludico e giocoso che vela di leggerezza ciò che leggero non è, ma, molto spesso esistenzialmente sofferto. Possiamo così riflettere sulle scatole di tonno e sardine in cui nuotano, già imprigionati, simulacri di pesciolini di Corrado Bonomi, un artista che accentua dichiaratamente la vena ludica e l’utilizzo eclettico e postmoderno di materiali e tecniche per sottendere un discorso linguistico complesso e autoreferenziale, ricco di rimandi e citazioni incrociate, ironiche e autoironiche insieme, mentre Antonio Carena gioca con la materia, le parole e gli oggetti, ricoprendo e nobilitando un’umile asse da toilette con i suoi cieli aerografati e poi sporcando il tutto con della banale, grassa, ambigua terra, creando così un’opera dal vago sapore magrittiano a partire dalla scelta di un titolo essenziale e necessario per la comprensione della stessa, un titolo senza cui l’opera non potrebbe esistere: “oh cielo!” Importantissime le parole e i titoli anche per i lavori di Margherita Levo Rosenberg, artista che ama caricare le sue creazioni di significati complessi e iper inclusivi dove il recupero di testi scritti spesso è una fondamentale base di partenza: dal riuso, dal ritaglio e dall’arricciatura di libri di medicina nascono così oggetti che rimandano ai significanti di permanente e bigodini, tipicamente femminili ma non solo, essendo il termine “permanente” carico di plurime valenze semantiche che si ripresentano anche nella “Repubblica permanente delle donne”, installazione di riviste che dietro alla frivolezza di ricci e capricci sottende valenze sociali di ben altro respiro. Il riuso e il recupero estetico dell’oggetto basso e comune connota anche “Ziggurat” di Gianni Caruso, che vede banali teglie da forno utilizzate per costruire strutture importanti, di una linearità estetica purissima non prive, però, di una vena sottilmente ironica nei confronti del rigoroso minimalismo americano tanto di moda qualche tempo fa, una sorta di minimalismo mediterraneo, venato di arte povera, che si diverte a creare il bello e l’essenziale con merce di scarto e anche in questo caso il titolo nobilitante complica e accresce il gioco interpretativo. Infine le opere forse più difficili da inquadrare, a prima vista, nel tema dell’esposizione: le polaroid di Carlo Mollino, architetto e designer che sconfina in un’arte, apparentemente, solo rappresentativa, eppure il recupero e il riuso di un oggetto è anche qui il protagonista, solo che non si tratta di cose, ma dei corpi delle donne fotografate che vengono modificati, reinterpretati, rielaborati fino a creare un soggetto che non esiste, un’idea di donna che è tutta mentale e interna all’artista, osservando queste foto non ci si deve far ingannare dall’atmosfera sottilmente torbida ed erotica che le avvolge, non si tratta della solita donna-oggetto delle rivistucole e della televisione ma di un oggetto-donna, in sintesi del tentativo di dar vita e visibilità a un concetto. Tanti modi diversi e personali quindi per declinare il rapporto tra arte e oggetto ma tutti, indistintamente, accomunati dal fascino sottile della discrezione. ELENCO OPERE CORRADO BONOMI “Sardina in scatola” 1989 Olio su lamierino cm 10 x 10 x 3 Collezione privata CORRADO BONOMI “Tonda” 1989 Olio su lamierino ⃠ cm 22 x 8 Collezione privata CORRADO BONOMI “Specchio retrovisore” 1989 ANTONIO CARENA “Oh, Cielo” 1984 Tecnica mista su tavola cm 62 x 44 Collezione privata ANTONIO CARENA “C, di cielo” 1983 Serigrafia su carta e intervento a matita cm 72 x 59 Collezione privata GIANNI CARUSO “Ziggurat” 1989 Installazione Ferro e teglie CASTIGLIONI & FRATTINI “Boalum” 1970 Lampada da terra Collezione privata MARIO CEROLI “Sedia Metafisica” 1970 Produzione Poltronova Collezione Cristiani Torino MARGHERITA LEVO ROSENBERG “Libro permanente, n.1” 2008 cm 31 x 23 x 8 MARGHERITA LEVO ROSENBERG “La Repubblica permanente delle donne” 2010 Installazione - detail VINCENZO MARSIGLIA “Stella filante” Occhiali VINCENZO MARSIGLIA “Azzurro” “Lemokoboom" “Starlitz” Occhiali CARLO MOLLINO “Autoscatto” Collezione Cristiani Torino CARLO MOLLINO “Poesia autografa” Collezione Cristiani Torino CARLO MOLLINO “Polaroid” GIANNI CARUSO, MARISA VESCOVO, BRUNO GAMBAROTTA “Il cappello in testa al mondo” 1979 Courtesy Teche RAI Il video descrive attraverso i contributi dell’allora amministratore delegato della Borsalino, Vittorio Vaccarino e della signora Giovanna Usuelli, le fasi di lavorazione del cappello e la storia dell’azienda. È presente un intervento di Marisa Vescovo, critico d’arte, sul cappello nell’arte.