TUTTA COLPA DI MIGUEL BOSÈ-Recensione-10867

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TUTTA COLPA DI MIGUEL BOSÈ-Recensione-10867
aut novembre 2010
speciale
scrittori
A cura di Egizia Mondini
Prossimi appuntamenti con il tour
di “Tutta colpa di Miguel Bosè”:
martedì 9 novembre
Bologna, c/o Libreria Igor,
via San Petronio Vecchio, 3, ore 18
Torna in libreria Sciltian Gastaldi, storica penna di Aut, con il nuovo romanzo
“Tutta colpa di Miguel Bosé”, un’agile storia del costume italiano degli anni
Settanta-Duemila descritta attraverso il racconto del protagonista, cresciuto
e scopertosi bisessuale negli anni ’80, tra cartoni animati, videoclip, film e
telefilm, passando per i graduali coming out ai familiari fino ad arrivare al
mitico World Pride di Roma nel 2000. Di passaggio in Italia per la promozione del libro, edito da Fazi, abbiamo colto l’occasione di intervistare l’autore.
mercoledì 15 dicembre
Roma, c/o Mel Bookstore, via Nazionale,
presentano Egizia Mondini
e Francesca Fornario,
orario ancora da stabilire)
giovedì 16 dicembre
Milano, c/o International School
of Milan, v. Gentile Bellini 1,
presenta prof.
Lorenzo Vantaggiato,
ore 14.30
Banchetto anni Ottanta
sabato 18 dicembre
Catania, a cura di Codipec Petaso
(dettagli ancora in elaborazione)
Infaticabile il nostro Sciltian Gastaldi, penna storica del nostro giornale, giornalista, traduttore, sceneggiatore, blogger,
qualche anno fa ha abbandonato l’Italia per trasferirsi a
Toronto, città dove ha iniziato un Ph.D. presso la University of Toronto con una tesi su Tondelli e dove è diventato
professore di Storia, Cinema e Letteratura. Mai pago, trova
anche il tempo di scrivere saggi e romanzi. Ricorderete forse il suo esordio con “Angeli da un’ala soltanto” (2004) e
lo scorso anno la raccolta di racconti “Coppie”, entrambi
finalisti al premio Tondelli. Ora torna in Italia per promuovere il nuovo romanzo umoristico “Tutta colpa di Miguel
Bosé” che, già dal titolo, si presenta come un omaggio alla
generazione cresciuta negli anni ’80 di cui lo scrittore fa
di un giovane metrosessuale
orgogliosamente parte. Riferimenti culturali legati al mondo
della televisione nazional-popolare, vera grande baby sitter
di quegli anni, e un futuro da metrosessuale. Il tutto inserito nella cornice di una (poco) tipica famiglia italiana con
cui confrontarsi e a cui raccontarsi, a partire dalla scoperta
della propria bisessualità. E poi c’è il movimento glbt di cui
il protagonista diventa attivista e di cui racconta, sempre in
maniera ironica, vizi e virtù. Con il suo sguardo disincantato
e lucido, tipico di chi ci osserva ormai da lontano, Gastaldi
deve aver pensato che, vista la situazione socio-politica italiana di questi anni rispetto alla realtà da lui conosciuta in
Canada, abbiamo bisogno di qualche ora si spensieratezza
e risate. “Tutta colpa di Miguel Bosé” centra l’obiettivo.
I n t e r v i s t a a Sc i l t i a n G a s t a l d i
Che colpa ha Miguel Bosè?
In realtà, nessuna. Anzi, è responsabile della presa di
coscienza del protagonista del romanzo, che ha un
nome particolare che mi ha chiesto di non rivelare in
questa intervista :-) Vuole solo che vi dica che il romanzo è umoristico, dunque fa ridere e sorridere, ma non
per questo è un romanzo stupidino. Anzi, ho cercato di
tener presente la lezione calviniana sulla leggerezza, e
ho infarcito il libro di riferimenti alti e bassi quanto più
ho potuto, proprio per stimolare nel lettore - anche il più
giovane - una serie di riflessioni e di domande. E soprattutto, ho curato molto la trama e la costruzione narrativa
dei personaggi, una cosa che in molti libri italiani di miei
coetanei non si trova più. Ma un romanzo è un prodotto
artigianale che vuole dietro un’impalcatura precisa, nella
quale ogni bullone è stretto al punto giusto. Non basta
fare l’elenco dei propri “je me souviens” e poi scriverci
sopra “romanzo” per aver fatto un romanzo.
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aut download: muccassassina.com
Il tuo libro è un omaggio alla generazione cresciuta negli
anni ‘80. Inevitabile il richiamo da parte tua ad alcuni personaggi cult dell’epoca che hanno segnato quegli anni, oltre a quello che dà il titolo al romanzo. Tra i tanti esprimi
con un aggettivo cosa hanno rappresentato per te. Nikka
Costa, Luis Miguel, Heather Parisi, Candy Candy…
Nikka Costa è stata per me il primo grande amore in
senso assoluto e, nel dettaglio, etero. Luis Miguel probabilmente il primo grande incottamento gay. Heather
Parisi se la batte con Nikka Costa per la palma del primo
grande amore, non ti saprei dire chi venne prima, ma parliamo comunque di due cose un po’ diverse... Heather
Parisi mi faceva arrossire da quanto mi piaceva, mentre
per Nikka c’erano accelerazioni cardiache... non so cosa
significa, ma so che era diverso. Candy Candy è il mondo
dell’infanzia, il primo serial mai seguito in tv. Telefonavo
a un amico delle elementari per commentare le puntate
appena viste. Roba che dava dipendenza dura, insomma.
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aut novembre 2010
Nel romanzo a più riprese racconti il tuo percorso
di coming out in cinque fasi. Quanto è importante
farlo e cosa ne pensi di quelli dei personaggi famosi,
da ultimo in Italia quello di Tiziano Ferro?
No, un attimo. Nel romanzo io racconto un percorso di
coming out inventato e letterario, quello del protagonista
del romanzo, mica il mio. Il mio fu molto diverso e soprattutto fu tutto in una volta, attorno ai 19 anni. E anche
parecchio più drammatico di quello del romanzo. ça va
sans dire: la famiglia Chiericato NON è la famiglia Gastaldi. E devo dire purtroppo, cara Egizia. In generale il
coming out è un fondamentale momento di formazione
di ogni persona non eterosessuale. E’ l’affermazione di
se stessi al mondo dei propri cari, un fatto che è sempre
molto delicato e che suscita in genere un enorme sorpresa nei propri genitori. Son pochissimi i genitori eterosessuali che mettono in conto l’ipotesi che la propria prole
possa essere non eterosessuale, quindi quando glielo dici,
in genere è un vero e proprio choc. I personaggi famosi
sono chiamati a un surplus di responsabilità civile, perché vediamo come ancora nel 2010, nei paesi del primo
mondo, sia pieno di adolescenti e pre-adolescenti che
s’ammazzano per essere stati additati a scuola dai compagni come finocchi. Un fenomeno quasi solo maschile,
per fortuna non molto esteso nel settore delle lelle. Allora
prese d’atto come quella di Tiziano Ferro servono a dare
modelli positivi e vincenti (e belli, nel caso di Tiziano) a
dei ragazzini che magari sono sicuri di essere malati o
sbagliati solo perché s’innamorano di un compagno di
banco anziché di una compagna. Erano troppi anni che
non avevamo in Italia un’uscita dall’armadio cristallina
come quella di Ferro, ne penso tutto il bene possibile e
sono anche curioso di leggere il suo libro di memorie.
Parliamo di bisessualità, ancora così tanto bistrattata e
discriminata proprio dalla comunità gay stessa. Cosa si
può rispondere ai gay che credono che bisex si definiscono solo quelli che non hanno coraggio di ammettere
di essere totalmente omosessuali? E cosa agli etero che
vedono nei bisex dei promiscui libertini onnivori?
Mah, che cosa gli vuoi rispondere a ‘sti poveracci, arretrati come mia nonna? Che ormai il fenomeno è sempre
più circoscritto alla realtà italiana. Per fortuna nei Paesi
del primo mondo, dal Canada in giù, questa non è più
una questione. Più grave quando questa forma di reazionismo proviene da personaggi come Giovanni Dall’Orto,
uno che ha fatto la storia della militanza GLT italiana,
ma che proprio si vanta di non includere la “B” nel suo
impegno politico. Probabilmente quando capitano questi atteggiamenti reazionari da parte di militanti, queste
persone tradiscono una certa immaturità politica, oppure
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ammettono implicitamente di aver fatto il loro tempo, di
non essere più avanguardia dei diritti civili, ma retrolinee.
Capitoli a parte nel tuo romanzo sono dedicati al Circolo Mario Mieli e al nostro giornale. Che anni sono stati
quelli che hai passato qui al Circolo e in redazione?
Anni davvero molti belli. Di formazione come adolescente e poi come uomo. E anche come giornalista e militante
glbt. La redazione di Aut è stata la fucina di un pugno di
menti notevoli che poi hanno ottenuto, ciascuna nel suo
settore, un discreto successo. Quel gruppo primordiale
lì ha contribuito a formare la storia del movimento glbt
italiano, questa è una cosa che non ci diciamo mai perché pare un lodarsi, ma guarda la pagina di Wikipedia
su Aut e nota quanti nomi di collaboratori della nostra
redazione della fine Novanta - primi 2000 godono di una
pagina Wikipedia personale. E’ un numero impressionante, e questo mi pare un dato oggettivo. Anche il Mieli di
quegli anni era nel suo momento di massima incisione
politica, con l’organizzazione e l’immane successo del
World Pride. C’era un’identità di gruppo assai forte, che
col tempo ha risentito delle separazioni e delle conseguenze del post WP e, negli ultimi anni, del mancato ricambio. Ma era anche inevitabile, non puoi stare a mille
per un decennio intero, serve anche un momento di riflessione interna. Ora con l’Europride c’è l’occasione di
una nuova iniezione di energia verso l’esterno. Ci tengo
comunque a dire che “Tutta colpa di Miguel Bosé” è anche una dichiarazione d’amore verso quel mio periodo al
Mieli e, di rimbalzo, verso l’intera storia del Mieli, dalla
sua fondazione a oggi. Non sono molte le associazioni
politiche che hanno acquisito dignità letteraria, in Italia...
Da ex editorialista politico del nostro giornale e da
‘immigrato’ in Canada, impossibile non chiederti una
tua opinione su come vedi la situazione politica italiana da Toronto in questo ultimo anno...
Ho molto rispetto per chi è rimasto in Italia e lotta per cambiare le cose. Però credo sia difficile e forse inutile resistere
in questo Paese più mediorientale che europeo, nel quale
la maggioranza della popolazione vede in Berlusconi un
modello morale e materiale e in Ratzinger un punto di riferimento. Per non dire del livello del PD, dove nonostante
il progetto sia miseramente fallito, si continua a scavare in
cerca di fondi più profondi. Ricordati che la Francia ha avuto la sua legge sul divorzio nel 1789 e l’Italia nel 1974, ossia
185 anni dopo. Se per caso i PACS italiani arriveranno 185
anni dopo il 2006, ossia nel 2191, noi non ci saremo più per
saperlo. Ecco perché io ho fatto le valigie, e credetemi, occorre tanto coraggio per farle e andarsene, almeno quanto
ne occorre per restare e resistere in Vaticalia.
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