Sacra Conversazione
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Sacra Conversazione
1) Autore: Piero della Francesca 2) Titolo: Sacra Conversazione (o Pala Montefeltro) 3) Data: 1472-1474 Dimensioni e collocazione: 251x173, Milano, Pinacoteca di Brera. Conservazione: ritagliata lungo i margini. Circa un decennio fa, a causa di un guasto all’impianto di riscaldamento della Pinacoteca di Brera, si creò una frattura orizzontale. 4) Tipologia: pala d’altare 5) Materiali e tecniche: olio e tempera su tavola 6) Analisi dell’oggetto: il colore è steso su un’imprimitura e a questa data, intorno al XV secolo inoltrato, era in uso la velatura (tipica della pittura ad olio), cioè una coloritura per trasparenze su uno strato di colore più denso e pastoso per soddisfare le nuove esigenze artistiche. Analisi stilistica: equilibrio tra forma colore e luce. L’indagine dei particolari (armatura sulla quale si riflettono una monofora e il mantello della Vergine, tappeto, gioielli) e i riflessi della luce rivelano la conoscenza della pittura fiamminga (contatti alla corte di Urbino, per esempio con Giusto di Gand). Le mani del duca Federico sono state dipinte da Berruguete o da Giusto di Gand. 7) Analisi del soggetto: Lettura iconografica: si tratta dello schema tipico della Sacra conversazione (vedi anche Mantenga, Beato Angelico, Domenico Veneziano). Attorno alla Vergine, che ha sulle ginocchia il Bambino addormentato (non più seduto, ma sdraiato, come se fosse una prefigurazione della Pietà), sono in piedi a formare un semicerchio, quattro angeli e sei santi (s. Giovanni Battista, S. Gerolamo, S. Bernardino, S. Francesco, S. Pietro Martire, S. Giovanni Evangelista). In S. Bernardino la critica vorrebbe ritratto Sansone da Brescia (generale dei francescani, in stretto contatto con Leonardo, Luca Pacioli e Piero). Al ciclo dell’anno solare alludono i due Giovanni: il Battista è connesso al solstizio d’estate (24 giugno), l’Evangelista al solstizio d’inverno. In basso a destra della pala è ritratto Federico da Montefeltro in armatura. Lo spazio è quello di una chiesa (vedi iconografia nordica, Van Eyck, Madonna col Bambino, Dresda) rinascimentale. Nel catino absidale, decorato con una conchiglia, vi è un uovo di struzzo che pende da una catenella d’oro, simbolo della Creazione e dell’Immacolata Concezione, simbolo dell’astratta e geometrica concezione della forma di Piero, simbolo di resurrezione e di vita eterna (l’opera ricorda, infatti, anche la morte di Battista Sforza). 1 8) Analisi del contesto. A) Genesi dell’opera: l’opera fu realizzata per la chiesa di S. Bernardino a Urbino. La datazione si fa risalire sicuramente a prima del 1482, anno della morte del duca di Urbino. Il 1474, invece è l’anno in cui Federico da Montefeltro ottiene il titolo ducale, il gonfalonierato della Chiesa, gli ordini dell’Ermellino e della Giarrettiera, le cui insegne non sono ancora presenti nel dipinto. Tuttavia sussistono problemi sulla datazione, in quanto, secondo quanto riferito da Vasari, Piero nell’ultima parte della sua vita era diventato cieco e malato. B) Interazione con il pubblico/ambiente: lo spazio creato da Piero non è verosimile, esso è dunque uno spazio simbolico. Ogni personaggio dell’opera ha lo sguardo rivolto verso il basso: atteggiamento di preghiera, raccoglimento, devozione, ma è anche il punto di vista dello spettatore, che deve alzare lo sguardo rendendosi partecipe della scena raffigurata. C) Significato/messaggio: l’opera è una pala votiva a ricordo di vari episodi che toccarono la famiglia ducale. 1. nascita dell’erede Guidobaldo (24 gennaio 1472); 2. morte di Battista Sforza (luglio 1472); conquista di Volterra (18 giugno 1472) 9) Sintesi e ricomposizione dei dati: a) Non vengono meno le istanze geometrizzanti e la fiduciosa impassibilità dei personaggi tipici dell’arte di Piero. b) Composizione studiatissima e complessa rete di significati e allusioni. c) Attenta e sapiente prospettiva. d) Virtuosistica resa della luce e dei particolari. 2