Shuker. Understanding Popular Music

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Shuker. Understanding Popular Music
Shuker Roy, Understanding Popular Music, Routledge, London
& New York, 2001 (2003), pp. 286
Recensione di Diana Olivieri – 30 settembre 2007
Abstract
This book is a fundamental contribution to popular music and mass culture studies, since it summarizes
the main arguments about music production, dissemination, reception, and interpretation by its
audiences. Popular Music Studies involve the in-depth analysis of critical debates, cultural contexts,
semiotics, texts, and practices of popular music. Presenting the history and deep meanings of pop
music, Shuker offers a critical assessment of the different ways in which popular music has been
studied, and examines difficulties and questions surrounding the analysis of popular culture overall.
The author explores key subjects and core themes, which shape our experience with music, including
music industry and policies, the fandom phenomenon, subcultures and gender differences in musical
taste, production discourses, music video, radio, music journalism, censorship, and the problem of
authenticity.
Questo libro è un contributo fondamentale agli studi su musica popolare e cultura di massa, dal
momento che riassume le questioni principali riguardo alla produzione, diffusione, ricezione ed
interpretazione della musica da parte del suo pubblico. Gli studi sulla musica popolare richiedono
un’analisi approfondita della storia, dei dibattiti critici, dei contesti culturali, della semiotica, dei testi e
delle pratiche della musica popolare. Presentando la storia e i profondi significati della musica pop,
Shuker offre una valutazione critica dei diversi modi in cui la musica popolare è stata studiata ed
esamina le difficoltà e gli interrogativi che circondano l’analisi della cultura popolare nell’insieme.
L’autore esplora gli argomenti chiave e i temi centrali che danno forma alla nostra esperienza con la
musica, incluse l’industria e le politiche musicali, il fenomeno del fandom, le sottoculture e le differenze
di genere in fatto di gusti musicali, le questioni di produzione, i video musicali, la radio, il giornalismo
musicale, la censura e il problema dell’autenticità.
Recensione
Il brillante libro di Shuker analizza la musica popolare come espressione degli Studi
culturali o Cultural Studies, senza tralasciare argomenti come la stampa musicale,
le politiche di produzione e le scelte di consumo da parte del pubblico.
Ancora non esiste un’ortodossia degli Studi culturali, ma è innegabile che ad essi
vada riconosciuto il merito di analizzare le istituzioni, i testi, i discorsi e le audience,
rispettivamente calati nel loro contesto sociale, economico e politico di
appartenenza.
Il testo si apre offrendo un profilo dei principali approcci allo studio della cultura
popolare e dei media di massa, messi in rapporto allo studio della musica popolare.
In dieci capitoli, ciascuno dei quali porta il titolo di una canzone nota alle masse,
vengono affrontate alcune delle principali preoccupazioni che investono gli studi
sulla musica di consumo, in un testo ad impostazione accademica, ma dal
linguaggio semplice e godibile anche da parte di un pubblico che cerchi qualcosa di
divulgativo sull’argomento.
L’autore parla del suo libro come di un tentativo di aggiornare un classico del 1983,
intitolato Sound Effects, opera del sociologo Simon Frith, personaggio ben noto agli
addetti ai lavori.
Il lavoro di Shuker è di stampo nettamente sociologico e questo, a volte, costituisce
un limite all’approfondimento di importanti questioni psicologiche, a tratti
timidamente accennate, ma poi puntualmente abbandonate.
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L’autore esamina il periodo musicale che va dai primi anni Cinquanta – periodo in
cui fiorisce il genere rock - ai giorni nostri, limitatamente alla zona geografica che
comprende Stati Uniti, Canada, Regno Unito e Nuova Zelanda.
Nei suoi primi studi sulla produzione di significato nella musica pop(olare), Shuker
nota una contraddizione tra l’importanza del rock come forma culturale e la sua
marginalizzazione (quando non aperto rifiuto) da parte dei maggiori esponenti degli
Studi culturali sui media. Decide allora di mettere insieme materiale musicale di
svariata provenienza, limitatamente ad una specifica epoca storica - quella odierna
– al fine di analizzare quegli aspetti classicamente assenti negli Studi sui media
popolari che pure pretendono di orientarsi in senso contemporaneo e giovanilistico.
Roy Shuker si dedica alla reinterpretazione del lavoro di un numero impressionante
di autori, antichi e moderni, che hanno contribuito ad arricchire questo particolare
settore di studi (come dimostra una bibliografia di riferimento di ben 16 pagine).
E lo fa molto bene: il suo sommario di argomentazioni pro e contro la tesi
dell’imperialismo culturale, ad esempio, appare incisivo, chiaro e conciso.
A volte può sembrare eccessiva la sua sudditanza a qualche discutibile teoria, come
nel caso della sua acritica accettazione dell’idea di Grame Turner, secondo il quale
sarebbe difficile – se non del tutto impossibile – riuscire a identificare caratteristiche
nazionali specifiche nella musica rock che non sia anglo-americana (come se il rock
melodico italiano, ad esempio, non avesse una sua propria struttura).
Forse il testo risulta leggermente appesantito dall’eccessiva tendenza dell’autore ad
infarcirlo di citazioni - fiumi e fiumi di parole virgolettate - anche quando il pensiero
altrui sarebbe stato ugualmente comprensibile in concise parafrasi.
Senza dubbio l’intervento più forte e che più lascia il segno in tutto il volume è
quello dedicato all’audience, ai fans e alle sottoculture giovanili.
L’autore entra personalmente nella questione, esponendo i dati derivati dalle
interviste da lui stesso fatte a molti ragazzi e attingendo alla sua diretta esperienza
di insegnante in Nuova Zelanda.
Ovviamente, ci ricorda Shuker, sarebbe impossibile affrontare in un unico testo ogni
aspetto della musica pop. I temi, gli argomenti e gli esempi vengono, quindi,
accuratamente selezionati perché esemplifichino le diverse attività presenti nel
campo della musica pop, ma soprattutto per la loro rilevanza rispetto all’argomento
più generale: il bisogno di considerare contesto e testo, produttore e consumatore
insieme ai rapporti che li legano, mantenendo uno sguardo attento sia sulla
continua crescita e sul moltiplicarsi dei conglomerati multimediali, sia sull’evidente
aumento della globalizzazione culturale.
Grande attenzione è dedicata ad argomenti centrali quali le tecnologie, l’attuale
popolarità della musica dance elettronica, il revival della musica country vecchio
stile, i problemi politici (di cui la musica pop è veicolo d’opinione privilegiato), la
discriminazione sessuale e il consumo di droga.
La musica come forma di politica culturale, in particolare, rimanda al significato del
contesto socio-economico nel suo modo di veicolare i significati culturali.
Ciascuno di questi argomenti è sostanziale e andrebbe accuratamente esplorato nel
dettaglio.
Understanding Popular Music ha il grande merito di mettere subito in chiaro una
cosa: studiare la musica popolare equivale a studiare la cultura popolare.
Anche se può sembrare un’affermazione scontata, è bene ricordare che la maggior
parte degli scritti sulla cultura popolare tende, invece, a trattare la musica pop
isolatamente dal resto della letteratura del settore, in un apartheid privo di ritegno.
La prima questione da porsi riguarderà, allora, la natura generale e il ruolo della
cultura popolare come fenomeno sociale, prima di tutto nella società
contemporanea, ma anche nei termini del suo sviluppo storico.
È proprio questo che fa l’autore, interrogandosi sulla natura e sulle produzioni della
cultura popolare, su come questi prodotti vengano recepiti e consumati a livello
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sociale, su quale sia l’esatto valore attribuibile allo studio della cultura popolare e
sui modi in cui tali studi possano essere proposti nel migliore dei modi.
Domande che abbracciano insieme le dinamiche della cultura popolare, le gerarchie
culturali e la politica del gusto.
Nell’affrontare questi argomenti, Shuker attinge a tutta una serie di studi teorici e a
materiale derivato dallo studio dei casi, dagli studi sui media, dalla storia, dalla
sociologia e dagli studi sulla questione femminile.
Dalla lettura di Understanding Popular Music emerge come l’utilizzo che l’autore fa
del termine ‘cultura’ rifiuti l’idea che tutto ciò che è popolare, per definizione, possa
essere culturale. È questo, in definitiva, il necessario punto di partenza se si
desidera davvero studiare la cultura popolare.
Guardando al rapporto esistente tra contesto, testo e consumatori, così come
emerge dalla produzione, dalla distribuzione e dal consumo di musica popolare prima di tutto nelle sue varie forme di registrazione - Shuker arriva a concludere
che la natura più profonda del significato insito nei prodotti e nelle pratiche culturali
vada ricercata entro gli intrecci dinamici tra contesto di produzione, testi prodotti,
loro creatori ed audience a cui sono indirizzati.
In netta contrapposizione con la stragrande maggioranza degli ambienti accademici
che si occupano di Cultural Studies, Shuker si fa sostenitore dell’utilità di fornire
una varietà di esempi locali e nazionali per spiegare, nella maniera più adeguata
possibile, lo sviluppo e la natura della musica popolare in quanto forma culturale.
È indubbio che il rock e i generi ad esso associati, pur essendo un fenomeno
internazionale, posseggano delle varianti locali altrettanto importanti, come illustra
l’utilizzo di nozioni specifiche quali globalizzazione, imperialismo culturale ed
‘egemonia rock’, in perfetta sintonia con il contesto anglo-americano ma prive di
mordente (perché quasi sconosciute) in Italia.
Eppure lo studio dell’espressione di ciò che è nazionale all’interno del contesto più
globale della musica popolare resta, ancora, una realtà marginale e molto
contestata dai “puristi” della Media literacy.
Qualche movimento in tal senso inizia ad emergere nell’incontro tra studi
etnomusicologici ed etnomusicali, ma è ancora troppo presto per tirare le somme.
È d’obbligo fare un’ultima considerazione riguardo ad una piccola stonatura
(parlando di musica…) in un lavoro complessivamente eccellente.
Considerato il fatto che Shuker riconosca “il sostanziale e sofisticato livello di
conoscenza che i giovani dimostrano di avere sulla musica popolare”, a volte,
durante la lettura del testo, viene da chiedersi, a questo punto, a chi l’autore si stia
esattamente rivolgendo. Ai colleghi, agli studenti di sociologia, a chi conosce poco
la storia e i problemi del rock, a chi semplicemente cerca un testo di riferimento
sulle teorie enunciate dagli studiosi di musica pop?
Il dubbio è endemico e può essere generalizzato all’orientamento dell’intero testo.
Detto ciò, questo libro resta, comunque, un importante contributo agli studi sulla
musica popolare e un’utile sintesi dei numerosi argomenti che circondano questo
singolare ambito d’indagine: la produzione, la ricezione, l’interpretazione della
musica, come sono nati, cresciuti ed evoluti nel tempo; come sono cambiati e come
si suppone che cambieranno per stare al passo con le nuove tecnologie.
Insomma, uno dei pochi testi sulla Music literacy che possa essere davvero
consigliato per la sua completezza, almeno sul piano storico-culturale e sociologico.
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Indice
Introduction
Capitolo 1. ‘What’s goin’ on?’
Capitolo 2. ‘Every I’s a winner’
Capitolo 3. ‘Pump up the volume’
Capitolo 4. ‘We are the world’
Capitolo 5. ‘On the cover of the Rolling Stone’
Capitolo 6. ‘I’m just a singer (in a rock ’n’ roll band)’
Capitolo 7. ‘So you want to be a rock ’n’ roll star?’
Capitolo 8. ‘Message understood’
Capitolo 9. ‘Sweet dreams (are made of this)’
Capitolo 10. ‘U got the look’
Capitolo 11. ‘My generation’
Capitolo 12. ‘Pushin’ too hard’
Conclusion: ‘wrap it up’
Autore
Roy Shuker è professore associato di Media Studies nei corsi di Popular Music
Studies, Social History of Popular Music e Mass Media and Popular Culture, presso
la Victoria University di Wellington, in Nuova Zelanda. I suoi principali interessi di
ricerca riguardano: l’analisi critica della storia della musica popolare, il
collezionismo di dischi (in ogni forma di registrazione possibile: vinile, cassetta, CD,
DVD) e di gadgets relativi ai propri idoli musicali (inclusi poster, libri, materiale
vario di merchandise) come pratiche sociali.
Bibliografia essenziale di Roy Shuker
- Shuker, R. (2004). Beyond the ‘high fidelity’ stereotype: defining the
contemporary record collector. Popular Music, 23(3), 311-330.
- Shuker, R. (2003). We are the World: State Music Policy, Cultural Imperialism,
and Globalization. In J. Lewis & T. Miller (Eds.), Critical Cultural Policy Studies. A
Reader (pp. 253-264). Oxford: Blackwell.
- Shuker, R. (2002). Popular Music: The Key Concepts. Routledge: London & New
York.
- Shuker, R., & Watson, C. (2001). New Zealand. In Censorship: An International
Encyclopedia (Vol. 3, pp. 1704-1711). London: Fitzroy Dearborn.
- Bishop, L., & Shuker, R. (2000). Making Noise. New Zealand Journal of Media
Studies, 7(1), 27-40.
- Shuker, R. (1999a). Content Analysis. In C. Davidson & M. Tollich (Eds.), Social
Science Research in New Zealand (pp.316-330). New York: Addison Wesley.
- Shuker, R. (1999b). Sonic Geographies. UTS Review, 5(1), 186-194.
- Shuker, R. (1999c). Teaching Popular Music: Issues and Approaches. METRO
Education, 19: 9-13.
- Mitchell, T., & Shuker, R. (1997). Music Scenes and National Identity: Popular
Music and the Press in Aotearoa/New Zealand. New Zealand Sociology, 12(1), 87111.
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- Shuker, R. (1997). Rock On: Recent Popular Music Studies. Australia and New
Zealand Journal of American Studies, 16(2), 69-84.
Links
http://www.mediastudies.com/
[Lo scopo di questo sito – che fornisce numerosi collegamenti esterni a notizie e siti
internazionali legati allo studio dei media, oltre ad altre importanti fonti per
educatori, studenti e ricercatori - è di contribuire all’avanzamento della ricerca e
dell’educazione rispetto ai mass media e al pensiero critico. In inglese].
http://www.uiowa.edu/~commstud/resources/media/media.html
[Il sito dell’università americana dell’Iowa, College di Arti Liberali e Scienze Dipartimento di Studi sulla Comunicazione, offre alcuni collegamenti legati alla
tematica dei Media Studies, come ad esempio radio, film e TV, in particolare come
vengono presentate nei media le differenze di genere, razza ed etnia].
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