Scienza delle Finanze
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Scienza delle Finanze
Università Commerciale Luigi Bocconi Anno Accademico 2012-2013 Scienza delle Finanze CLEACC classe 12 IRES Francesco Dal Santo IRES Ø Requisiti Ø Base imponibile Ø Ricavi, costi del lavoro e costi variabili Ø Ammortamenti Ø Variazioni scorte Ø Interessi attivi e passivi Ø Dividendi Ø Plusvalenze e minusvalenze patrimoniali Ø Il rapporto tra tassazione degli utili e dei dividendi: § il sistema classico § il sistema di esenzione totale § il sistema di integrazione completa Requisiti Presupposto: possesso di redditi in denaro o in natura rientranti nelle sei categorie reddituali. Soggetti passivi: Ø Residenti: società per azioni (s.p.a.), società in accomandita per azioni (s.a.p.a.), società a responsabilità limitata (s.r.l.), società cooperative, enti pubblici e privati diversi dalle società. Ø Non residenti: società ed enti di ogni tipo. Base imponibile: reddito complessivo (=reddito d’impresa) determinato apportando all’utile/perdita risultante dal conto economico (2425 codice civile) corretto per tener conto delle variazioni in aumento e in diminuzione previste dalla normativa fiscale. Aliquota: 27,5% (proporzionale). Periodo d’imposta: esercizio di gestione (può coincidere o meno con l’anno solare). Base imponibile Le regole di definizione del reddito d’impresa ai fini Ires (società di capitali) e ai fini Irpef (società di persone e imprese individuali) sono sostanzialmente le stesse, salvo tre eccezioni: Ø trattamento degli interessi passivi Ø trattamento dei dividendi Ø trattamento delle plusvalenze e delle minusvalenze Pex N.B.: i redditi conseguiti dai soggetti IRES (società di capitali) e da quelli IRPEF (società di persone e imprese individuali), da qualsiasi fonte provengano, sono considerati reddito d’impresa (cd. principio di attrazione nel reddito d’impresa, cfr. IRPEF). Base imponibile Ammortamenti e canoni di leasing Interessi attivi Interessi passivi BI = R – L – M – A + ∆S + IA – αIP + βD + ∆W Ricavi Costi di lavoro dipendente Variazioni scorte Costi variabili Dividendi Plusvalenze patrimoniali nette Base imponibile Componenti negative Componenti positive Costi per lavoro dipendente (L) + Ricavi (R) + Costi variabili (per materie prime, semilavorati e prestazioni di servizi) (M) + Variazione delle scorte (∆S) Ammortamenti e canoni di leasing (A) = Valore della produzione + Costi della produzione + interessi attivi (IA) + parte degli interessi passivi (αIP) = parte dei dividendi (βD) + = plusvalenze patrimoniali nette (∆W) = Totale componenti negative Totale componenti positive Base imponibile Alcuni aggregati contabili sono particolarmente importanti: Ø Valore della produzione: VP = R + ∆S Ø Costi della produzione: CP = L + M + A Ø Reddito operativo lordo: R.O.L = VP - CP+ A = Valore della produzione – Costi della produzione + Ammortamenti e canoni di leasing Ricavi, costi del lavoro e costi variabili Ø R: sono costituiti dai corrispettivi della cessione di beni e della prestazione di servizi alla cui produzione o al cui scambio è diretta l'attività dell’impresa. Rientrano fra i ricavi anche i corrispettivi delle cessioni di azioni e obbligazioni che non costituiscono immobilizzazioni finanziarie. Ø L: rappresenta le spese per prestazioni di lavoro dipendente, comprensive di tutti gli oneri contributivi. Ø M rappresenta tutti i costi variabili (per materie prime, semilavorati e prestazioni di servizi) divenuti di competenza dell’impresa nel corso dell’esercizio. Ammortamenti Ø Definizione: procedimento con il quale si ripartisce il costo di un bene strumentale di durata pluriennale lungo i diversi esercizi di utilizzo. Ø Nel sistema tributario italiano si fa riferimento al costo storico e si adotta una procedura di ammortamento ordinario che risulta dall’applicazione di coefficienti stabiliti dal Ministero delle Finanze che dovrebbero riflettere il normale utilizzo del bene. Ø I coefficienti devono essere ridotti della metà nel primo anno di utilizzo. Ø Fino al 2008 erano in vigore anche l’ammortamento anticipato e accelerato, ora abrogati. Variazioni scorte ΔS = Rimanenze finali - Rimanenze iniziali (se la differenza è positiva la base imponibile aumenta e viceversa se negativa) Ø Due metodi di valutazione delle scorte: § FIFO (first in first out): si suppone che l’impresa abbia utilizzato le materie prime entrate nel suo magazzino per prime. § LIFO (last in first out): si suppone che l’impresa abbia utilizzato le materie prime entrate nel suo magazzino per ultime. Ø La differenza tra i due metodi rileva con prezzi non costanti: se i prezzi delle materie prime sono in aumento nel corso dell’anno, le rimanenze finali sono inferiori col metodo LIFO, perché ad essere eliminate dal magazzino sono quelle a prezzi maggiori. Il contrario si verifica in periodi di deflazione (conviene quindi il metodo FIFO). Ø Il Legislatore italiano attribuisce ampia libertà alle imprese nella determinazione del valore delle rimanenze. Interessi attivi e passivi Gli interessi attivi (IA) rientrano in misura integrale nella base imponibile del reddito d’impresa, anche se subiscono una ritenuta alla fonte a titolo d’acconto del 20%, che sarà però scomputata dall’imposta. Ø Gli interessi passivi (IP) sono deducibili secondo il coefficiente α che varia fra società di persone e imprese individuali da un lato, e società di capitali dall’altro. § Società di persone e imprese individuali (soggetti IRPEF): gli interessi passivi sono deducibili nei limiti del rapporto tra i ricavi e i proventi che concorrono a formare il reddito d’impresa o non vi concorrono in quanto esclusi, e tutti i ricavi e i proventi. Generalmente, quindi, α=1. § Società di capitali (soggetti IRES): α≤1: - se IA>IP =1 - se IP>IA, il massimo valore deducibile degli interessi passivi è dato da IA+30% ROL Ø Interessi attivi e passivi Per le società di capitali: Ø la quota di ROL non utilizzata potrà essere portata ad incremento del ROL dei successivi periodi di imposta, aumentando così la soglia di deducibilità degli interessi; Ø gli IP indeducibili nell’esercizio potranno essere dedotti negli esercizi successivi nei limiti della capienza residua del 30% ROL (ossia dopo aver tenuto conto degli interessi passivi dell’esercizio successivo eccedenti gli interessi attivi). Esempio: riporto degli IP Ø Nell’anno t: IA=3.000, IP=13.000, ROL=20.000 § Max deduzione = IA+30%ROL = 9000 § IP indeducibili = 13000 – 9000 = 4000 (riporto in t+1) Ø In t+1: IA=3000, IP=5000, ROL=20000 § IP da riportare = 4000 § Max deduzione = IA+30%ROL = 9000 § IP da dedurre = 5000+4000 = 9000 § IP indeducibili = 0 (si deducono gli IP di t e di t+1) Esempio: riporto del ROL Ø Nell’anno t: IA=3000, IP=5000, ROL=20000 § Max deduzione = IA+30%ROL = 9000 § IP indeducibili = 0 (deduco tutti 5000 di IP) § Eccedenza inutilizzata = 9000-5000 = 4000 (riporto) Ø In t+1: IA=3000, IP=13000, ROL=20.000 § Eccedenza da riportare = 4.000 § Max deduzione = IA+30%ROL+Eccedenza = 13.000 § IP da dedurre = 13.000 § IP indeducibili = 0 (IP da dedurre=limite max) Dividendi I dividendi D ottenuti dalla partecipazione in altre società di capitali entrano nella base imponibile secondo un coefficiente β che varia a seconda che questi siano percepiti da soggetti IRPEF o IRES: Ø β= 49,72% nel caso di società di persone e imprese individuali (soggetti IRPEF); Ø β= 5% nel caso di società di capitali (soggetti IRES). Di conseguenza, il 5% o il 50,28% dei dividendi percepiti non concorrono a formare il reddito d’impresa in quanto esclusi dalla base imponibile. Nel caso in cui D siano ottenuti dalla partecipazione in una società residente in un paradiso fiscale, questi rientrano integralmente (β= 100%) nella base imponibile sia che siano percepiti da soggetti IRPEF che da soggetti IRES. Plusvalenze e minusvalenze patrimoniali § ∆W sono le plusvalenze patrimoniali nette date dalla differenza tra plus e minusvalenze (se la differenza è positiva la base imponibile aumenta e viceversa se negativa). § Plusvalenza = differenza tra corrispettivo della cessione e costo non ammortizzato; se relative a beni posseduti da più di 3 anni possono concorrere a formare il reddito in quote costanti nell’esercizio di realizzazione e nei quattro successivi. § Possibilità di rivalutare periodicamente alcune poste dell’attivo assoggettandole ad un regime fiscale agevolato (per non gravare eccessivamente sulle plusvalenze realizzate dalle imprese a causa di fenomeni inflazionistici). Plusvalenze PEX Per le plusvalenze ottenute cedendo partecipazioni societarie (in società di persone e di capitali), si applica il regime della partecipation exemption (Pex), a condizione che: § possesso della partecipazione da almeno 12 mesi; § prima iscrizione in bilancio della partecipazione nelle immobilizzazioni finanziarie; § la società partecipata svolga effettivamente attività commerciale; § la società partecipata non sia residente in un paradiso fiscale. Il regime di partecipation exemption può essere applicato solo quando tutte queste condizioni sussistono. Plusvalenze PEX Ø Società di persone e imprese individuali (soggetti IRPEF): § se vale la Pex, le plusvalenze rientrano nella base imponibile del reddito d’impresa per il 49,72% del loro ammontare; § se la Pex non si applica, le plusvalenze rientrano integralmente nel reddito d’impresa. Ø Società di capitali (soggetti IRES): § se vale la Pex, le plusvalenze rientrano nella base imponibile del reddito d’impresa per il 5% del loro ammontare; § se la Pex non si applica, le plusvalenze rientrano integralmente nel reddito d’impresa. Minusvalenze PEX Ø Società di persone e imprese individuali (soggetti IRPEF): § se vale la Pex, le minusvalenze sono deducibili per il 49,72% del loro ammontare; § se la Pex non si applica, le minusvalenze sono integralmente deducibili. Ø Società di capitali (soggetti IRES): § se vale la Pex, le minusvalenze sono indeducibili; § se la Pex non si applica, le minusvalenze sono integralmente deducibili. Dividendi e plusvalenze: relazione ll regime di esenzione delle plusvalenze, similare a quello di esclusione dei dividendi, consente di evitare fenomeni di doppia tassazione, ma solo se si ipotizza che le plusvalenze si siano formate con utili non distribuiti e vadano quindi tassate, al momento della loro realizzazione, come utili distribuiti (ossia come dividendi). Se, invece, le plusvalenze riflettono altri fattori quali, per esempio, l’andamento generale dei mercati azionari, l’esenzione appare immotivata. Riassumendo Società di persone e imprese individuali αIP IA>IP α=1 (entro certi limiti) α=1 IA<IP α=1 (entro certi limiti) Deduzione max= IA+30%ROL, possibilità di riporto degli interessi indeducibili e delle eccedenze di ROL 49,72% 5% Pex 49,72% 5% No Pex 100% 100% Pex 49,72% 0 No Pex 100% 100% D Plus Minus Società di capitali Da società non black-listed Il rapporto tra tassazione degli utili e dei dividendi Le società producono utili che, dopo l’imposizione in capo alla società, possono generare redditi di capitale (dividendi) in capo ai soci persone fisiche non imprenditori. Il rapporto tra queste due forme di tassazione può essere: Ø di totale autonomia: in questo caso le due imposizioni vengono considerate indipendenti e si ha una doppia tassazione degli utili lordi in capo alla società e dei dividendi in capo ai soci. È questa la soluzione scelta dal c.d. sistema classico; Ø di integrazione: in questo caso i due sistemi di imposizione vengono integrati evitando la doppia tassazione e prevedendo che l’imposizione effettiva sugli utili: § dipenda esclusivamente dall’aliquota societaria: metodo dell’esenzione totale; § dipenda esclusivamente dall’aliquota del socio: metodo dell’integrazione completa; § dipenda o dall’una o dall’altra: sistema del credito d’imposta. Il rapporto tra tassazione degli utili e dei dividendi Questi diversi metodi vanno paragonati tenendo conto: § del livello di aliquota media di imposizione sugli utili; § del grado di neutralità. In questo contesto definiamo neutrale il sistema fiscale che NON influisce sulla scelta se distribuire o meno gli utili. Definiamo: § U = l’utile lordo, ossia l’utile conseguito dalla società prima della imposizione societaria § ts = aliquota societaria su U § D = dividendo distribuito § tp = aliquota che grava sul dividendo percepito dal socio Il dividendo, l’utile e l’aliquota societaria sono tra loro legati logicamente. In particolare: D = d U(1-t) dove d = quota degli utili netti [U(1-t)] che viene distribuita, 0≤d≤1. Il sistema classico Nel sistema classico abbiamo due tassazioni: Ø sugli utili societari: tsU Ø sui dividendi: tpD = tpdU(1-ts) Quindi il livello complessivo del carico fiscale sugli utili è dato da: Tclass = tsU+tpD = tsU+tpdU(1-ts). § Aliquota media: Tclass/U = ts+tpd(1-ts) cresce al crescere di tp, di ts e di d. Il sistema non è neutrale poiché T aumenta al crescere di d (l’aliquota media sugli utili è inferiore se non vengono distribuiti). Esenzione totale e integrazione completa Con il sistema dell’esenzione totale gli utili della società sono tassati esclusivamente in capo alla società. Tesen = ts U L’aliquota media è sempre pari a ts e il sistema è neutrale. Con il sistema dell’integrazione completa gli utili della società sono tassati esclusivamente in capo al socio indipendentemente dalla loro distribuzione. Tinteg = tp U L’aliquota media è sempre pari a tp e il sistema è neutrale. In Italia Dal 2004 il sistema del credito d’imposta è stato abrogato. Ora viene adottata una doppia imposizione, ma limitata solo ad una parte degli utili: Ø se la partecipazione è non qualificata, il carico fiscale complessivo è dato da: T=t ires x U + 0,2 x D con ritenuta alla fonte a titolo d’imposta del 20% e t ires del 27,5% Ø se la partecipazione è qualificata, il carico fiscale complessivo è dato da: T=t ires con t xU+t irpef irpef x 49,72% x D l’aliquota Irpef del socio