edward steichen, arte, moda e star la galleria carla sozzani raffaele

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edward steichen, arte, moda e star la galleria carla sozzani raffaele
N. 24 - MENSILE - APRILE 2015
La moda come consacrazione della bellezza.
Ci raccontano come si fa fotografi, stylist,
fashion editor, digital artist e stampatori
LA STORIA L’INCONTRO
EDWARD STEICHEN, RAFFAELE ORIGONE
ARTE, MODA E STAR E MATTEO ORIANI
LUOGHI PROVATE PER VOI
LA GALLERIA LYTRO ILLUM
CARLA SOZZANI ED ELINCHROME
“Sono sempre alla ricerca della bellezza... E delle sfide.”
Clark Little
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Questa immagine è stata scattata da Clark Little e raffigura le onde delle Hawaii North Shore.
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EDITORIALE
Sembra facile fotografare la bellezza, l’eleganza, lo stile.
Tutti sappiamo inquadrare e scattare, pochi sanno come verrà la foto prima di farla, pochi hanno il dono dei
pittori, quello di saper disegnare una realtà che già abita nella loro emozione.
Per questo sembra facile fotografare la bellezza e lo stile, ma non è mai così. Sembra una buona base di
partenza, e non basta. Ma poi c’è ancora molto da fare. Ci vuole gusto, studio, esperienza e soprattutto
molto lavoro. E un buon risultato può essere amplificato dalla forza creativa di un gruppo affiatato.
In questo numero siamo andati a esplorare questo mondo e a cercare di capire cosa accade quando si deve
“fare un servizio” o immortalare una sfilata. Potrete leggere del fotografo per cui la bellezza è il suo guru,
degli esperti che fanno il video delle sfilate e della loro tempestività, del fashion editor e del suo gran gusto,
del re del fotoritocco che si fa chiamare “digital artist”.
E anche di come si stampa una foto che diventa un’opera d’arte: parliamo di fine art, insomma.
E come se non bastasse il tripudio della bellezza abbiamo un’intervista allo studio Oriani e Origoni (Matteo
e Raffaele), la strana coppia della fotografia italiana: maghi dello still life.
Nella storia che raccontiamo si potranno vedere le magnifiche opere di Edward Steichen
che ha fotografato Winston Churchill e Greta Garbo e mille altri.
Non mancano naturalmente le prove tecniche che sono un appuntamento fondamentale per chi scatta. C’è
la presentazione di una macchina del futuro, che è già presente:
la Lytro Illum e una luce da studio Elinchrom, fondamentale per chi scatta per la moda.
E le novità sono sempre in pentola, ogni numero saltano fuori come conigli.
Non fateveli scappare.
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SOMMARIO
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DIRETTORE
RESPONSABILE
Diego Gelmini
CAPOREDATTORE
Astrid Bianca Bemori
CAPOSERVIZIO
Davide Grilli
22
Scatti
di moda
04
DIETRO LA FOTO
06
NEXT
Il meglio del mercato
in arrivo
50
I LUOGHI
Corso Como 10
INCONTRO
UN PASSO
NELLA STORIA
42 PROVATE PER VOI
56 APPUNTI
48 DAL WEB
52
Raffaele Origoni e Matteo Oriani
Elinchrom ELB 400 e Lytro Illum
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Comunicazione al n. 12650
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Andrea Costantini
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DIETRO LA FOTO
CIBO PER LA MENTE
Le immagini surreali della serie “Where is my mind” realizzate da Andrea
Costantini, editore e curatore del magazine online PhotoGraphize, sono
composizioni creative che nascono da una sapiente manipolazione digitale
di Osvaldo Esposito
L’
immagine di questo numero parte da un pensiero, anzi da una domanda che si è posto Andrea Costantini, fotografo di origini italiane, ma da
lungo tempo cittadino del mondo: “A cosa serve la mente all’uomo se non
a essere costantemente altrove? La “mente” (con la coscienza) è la parte
spirituale e vitale dell’essere umano; quell’ingrediente che trasforma l’acquoso e comune corpo fisico in una sofisticata amalgama salata e saporita. La mente distingue l’uomo consapevole dall’istintivo animale. È una
potenza che sfugge alle costrizioni sociali, alle differenze economiche, ai
limiti di spazio e di tempo”. Così descrive il giovane creativo l’alchimia che
viene fuori dalle sue immagini inconsuete, distinte dalla relazione teorica
del pensiero con la rappresentazione cromatica dell’immagine composta.
La serie “where is my mind” è figlia di queste affascinanti ispirazioni e
della convinzione che il viaggio non solo allarga la mente, ma le dà forma.
Costantini non è nuovo a questo genere di astrattismi, dalla sua passione ha
fatto nascere anche un magazine denominato PhotoGraphize, emblema
4
dell’arte digitale liberamente scaricabile in rete,
che ospita artisti di tutto il mondo.
Nella composizione proposta nella rubrica di
questo mese sia il ritratto, sia il backstage, sono
stati realizzati interamente nella casa studio di
Bethesda, nel Maryland. Costantini è un fautore
della manipolazione digitale che usa per rendere
suggestive anche immagini apparentemente banali. Non vi sono stati particolari accorgimenti per
il ritratto, che possiamo notare nella foto di base;
Andrea ha preferito posizionare il soggetto davanti a una finestra utilizzando la pallida luce del
sole in una tarda mattinata di maggio del 2012.
Mentre gli elementi aggiunti, la vista panoramica e lo skyline di fondo, sono stati scattati a New
ANDREA COSTANTINI
York City nel mese di marzo 2013 sulla High Line, un parco lineare di New
York realizzato su una sezione in disuso della ferrovia sopraelevata chiamata West Side Line, facente parte della più ampia New York Central Railroad.
Il fotografo ha unito le immagini elaborandole in Photoshop CS6, trasformandole in artwork nella serie denominata “Where is my mind”, creata in
due versioni, a colori e seppia, come quella pubblicata in queste pagine.
La commistione tra i due elementi ha reso chiaramente il concetto grazie a
semplici ma decisivi tagli sulle immagini manipolate. I risultati sono resi ancora più evidenti dalla serie completa, che interpreta il pensiero dei soggetti
fotografati da diverse angolazioni e con tagli differenti. La geometria delle
composizioni rappresenta la chiave di lettura creativa, una geometria basata su punti di vista differenti, in base al soggetto e al panorama. Non tutte
le composizioni mostrano lo sguardo, spesso celato dagli stralci cittadini,
come per dimostrare che il pensiero occulta la visione reale, trasformando
l’illusione in cibo per la creatività. Pochi i passaggi tecnici da illustrare, se
non che per il ritratto dell’immagine principale è stata utilizzata una Canon
Eos 60D con obiettivo EF-S18-135mm f/3.5-5.6 IS. Lo scatto è stato effettuato a mano libera, senza flash. Per il panorama urbano di New York City
sempre una Canon Eos 60D con obiettivo EF 40mm f/2.8 STM e un treppiede
MKC3-H01. Il risultato è frutto di creatività e occhio per la composizione.
Partito da Pescara alla
conquista di un mondo
fatto di immagini talvolta
surreali, Andrea Costantini, ha 37 anni, la maggior parte dei quali spesi
a viaggiare in giro per il
globo, alla ricerca di cibo
per la mente, di immagini per i suoi artwork.
La sua formazione in fotografia è iniziata negli anni 90, all’istituto d’arte di Pescara che
ha influenzato positivamente le sue scelte
future. Negli anni ha alternato una grande
passione da autodidatta alla volontà di impreziosire il suo curriculum con specializzazioni in Photoshop e Illustrator che gli hanno
permesso di diventare un Adobe Certified Expert. Ha conseguito le specializzazioni a Madrid e Parigi dove è entrato in contatto con altri professionisti, ne ha assorbito esperienze
e consigli e ha trasformato la sua passione in
una professione, diventando un illustratore e
graphic designer. Negli stessi anni ha iniziato
a occuparsi di fotografia. Combinando queste
due arti sono nate le sue creazioni e grazie
alla rete e ai social network il mondo professionale gli ha definitivamente aperto le porte.
La sua ultima sfida è stata quella di creare un
magazine di fotografia on line: Photographize.org, di cui è editore e curatore e che ha
avuto l’onore di pubblicare lavori di alcuni tra i
migliori artisti e fotografi contemporanei. Dal
2009 vive e lavora negli Stati Uniti, a Washington DC. La multietnicità e i contrasti di questo
Paese hanno dato una nuova impronta alla
sua arte e sono stati finora fonte di nuove ed
eccitanti ispirazioni. www.andreacostantini.org
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Canon EOS 60D, Olympus OMD E-5, Canon EF S18-135mm f/3.5-5.6 IS, Canon
EF 40mm f/2.8 STM, Canon EF 16-35 mm
f/2.8 L II USM, Rokinon 8mm F3.5 U/Wide
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Per segnalare i vostri lavori da pubblicare in queste pagine
potete mandare una mail a:
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agganciato al palo o
tenuto da un aiutante/operatore.
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-Com’é nata l’idea?
Un politico illuminato (eccezione che
conferma la regola)
invitò David Grosman al teatro Donizzetti per la giornata della memoria
e mi chiede (allora
facevo il consulente
per l’ufficio stampa
di questo politico)
di mandare sul sito
internet dell’ente di
cui era presidente
la diretta dell’incontro con questo
grande scrittore.
Abbiamo messo
in piedi le telecamere necessarie e
abbiamo utilizzato
un sistema neonato
di Windows che si
chiama Windows
live che trasmetteva il file da un
server a un altro e
nell frattempo lo
pubblicava sul sito
internet. Quella
stato un successo. Per Unesco
abbiamo mandato
in diretta in 220
sedi sparse per il
mondo tre giorni di
convegni dalla villa
Reale di Monza con
esperti e studiosi
che hanno discus-
so del futuro del
libro di carta e del
futuro dell’ebook.
La diretta è stata
mandata sul sito
dell’Unesco Italia in
tre lingue: italiano,
francese e inglese.
http://www.tuttoindiretta.it/
PICCOLE DIMENSIONI
GRANDI PRESTAZIONI
S
sera, complice un
annuncio di Fabio
Fazio la sera prima
a “Che tempo che
fa”, abbiamo avuto
più di 4000 visite
sul sito.
Da lì ho intuito la
potenzialità che ci
ha portato ad avere
più di 10000 utenti
in contemporanea
per la presentazione dell’Expo
fatta il 24 aprile del
2010 da Formigoni, Letizia Moratti,
sindaco di allora,
e gli architetti e
gli ingegneri che
presentavano il
progetto al teatro
Strehler di Milano.
-Di che tipo di attrezzatura vi avvalete per realizzare
le dirette?
Semplici telecamere Hd e mixer per le
riprese video, vari
schede video esterne, semplici rimbalzi wifi, eventuali
chiavette 3G o 4G
o zainetti LiveU, se
necessario antenne
satellitari o ponti
radio per avere la
rete internet teoricamente in ogni
luogo del pianeta.
-Nel vostro repertorio ci sono state
anche dirette piuttosto curiose...
La più curiosa è
stata quella di una
comunione con 50
bambini. Il prete
di un quartiere di
Bergamo di 75 anni
di età ma molto
moderne nelle sue
visioni che ancora
oggi, dopo 5 anni,
manda in diretta
ogni domenica
la messa sul sito
della parrocchia
grazie a un sistema
semiautomatico
creato da noi, ci ha
consentito di fare
una promozione ai
genitori dei bambini che hanno visto
la diretta in tutto
il mondo. I parenti lontani erano
contentissimi ed è
iete a un concerto ma il palco è troppo lontano? Amanti del
bird watching ma volete viaggiare leggeri? Siete amanti dello
sport e volete vedere ancora da più vicino i vostri campioni? Nessun
problema, la linea di binocoli Nikon Aculon W10 è la soluzione ai
vostri problemi.
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di Osvaldo Esposito
DALL’INCONTRO TRA FOWA E ROLAND
NASCE PRINT HOUSE
D
al mercato fotografico a quello
della comunicazione
visiva e della prototipazione rapida, così
si sta evolvendo il
business di uno dei
marchi più noti del
nostro settore: Fowa.
Protagonista indiscussa del mercato
italiano da quasi
sessant’anni anni,
l’azienda di Torino ha
stretto una partnership interessante con
Roland DG Italia, altro
marchio prestigioso,
da tempo impegnato
nella diffusione di
plotter e periferiche
dedicate all’incisione
e modellazione.
Da quest’anno Fowa,
oltre a distribuire
prodotti fotografici e attrezzature
di stampa, offrirà
all’utenza professionale nuovi prodotti
12
altamente tecnologici
per guidare il cambiamento permettendo
ai professionisti della
fotografia di scoprire
nuovi canali di business. I prodotti commercializzati saranno
inizialmente due
linee: VERSA-BN plotter stampa&taglio,
di cui Roland è stata
pioniera assoluta ed è
marchio di riferimento
per questa tecnologia
e la linea VERSALEF plotter a inchiostri UV per stampare a
colori direttamente su
oggetti e personalizzarli, anche singolarmente. Roland
ha celebrato il 30°
anniversario della sua
fondazione nel 2011,
distinguendosi sul
campo per l’innovazione e la qualità
dei servizi in tanti
mercati. La produ-
zione è effettuata con
l’esclusivo sistema
di Digital Yatai, che
consente la creazione
delle periferiche in
maniera individuale,
una per una, con il
massimo della qualità
e del controllo di produzione. Il percorso
conoscitivo è già iniziato con il Photo Tour,
che dalla seconda
metà di aprile ha visto
impegnata l’azienda
nelle presentazioni
programmate in diverse città. Oltre alle
macchine e agli accessori strettamente
fotografici i visitatori hanno avuto la
possibilità di toccare
con mano le nuove
tecnologie dedicate
alla prototipazione
rapida tridimensionale e alla stampa
digitale grazie alla
presenza delle soluzioni Roland DG.
Sharebot è indubbiamente uno dei plus
della linea di distribuzione Fowa, che ha
dato anche un nome a
questo nuovo canale, denominandolo
PrintHouse. L’obiettivo
è quello di creare
punti vendita dedicati
alle tecnologie di
stampa a 360 gradi.
Nel progetto di casa
Fowa figurano sia le
classiche soluzioni
distribuite dal gruppo,
come i chioschi digitali o i minilab in grado
di creare photobook e
stampe fotografiche
di alta qualità, sia le
soluzioni di stampa
fine art, produzioni di
stampa e taglio, per
arrivare fino alla prototipazione 3D grazie
all’uso delle stampanti
Sharebot. Contestualmente Fowa
ha lanciato il gadget
dell’anno: LikeMe.
Una riproduzione in
scala ridotta, fino a 25
cm di altezza, di un
mezzobusto o figura
intera creato in 3D da
una scansione fotografica del soggetto.
Una visione innovativa
che porta le attività
fotografiche di uno
studio professionale
su nuovi livelli di servizi per la clientela.
Con i plotter da
stampa e taglio e con
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Roland inoltre è possibile dare maggior
vigore e nuovi impulsi
alla produzione dello
studio. Copertine di
book, cover per tablet,
paralumi personalizzati e tanto altro con
le stampanti VersaUV
LEF e VersaBN.
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di altezza: PET, ABS,
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pre-trattamento
della superficie da
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L’INCONTRO
LA STRANA COPPIA
La storia di una collaborazione, di una passione comune e di
un’amicizia nata per caso. È quella di Raffaele Origone e Matteo
Oriani, un duo ancora oggi affiatato e creativo più che mai
di Bianca Astrid Bemori
14
15
L’INCONTRO
Q
uanto fa una passione comune. Che poi diventa la scelta della
vita. Con il contributo di un’amicizia nata per caso e la voglia di
rischiare. Un mix potente che si è composto parecchi anni fa e che
funziona ancora oggi. Come la stessa tenacia a voler continuare a
ricercare. La strana coppia della fotografia italiana si è creata così
e va avanti così. È formata da Raffaele Origone, pacato e riflessivo
e Matteo Oriani, reattivo e ipercritico. Continua a scegliere stili e
proposte e a discutere per tenere vivo il proprio modo di lavorare e
il proprio personale standard di qualità. Alto, just to say. Anche se la
16
crisi incalza. I giornali di moda e arredamento
in Italia chiudono? Don’t worry ci sono i
cataloghi italiani, la pubblicità, i libri e poi i
magazine di altri Paesi. Dai mobili al food,
dalla moda alla bellezza, loro scattano
come gli viene e gli piace. Certo hanno
parecchio buon gusto. E delle idee. E molti
anni di esperienza. Così non c’è problema.
Se si tratta di mobili che fanno? Gli danno
un’anima. Un esempio? Due poltrone vicine
sembra che dialoghino, altri disegnano
percorsi di un viaggio chissà dove, altri
incerottati sembrano rapiti, altri ballano,
altri fanno feste, altri ancora si mettono in
mostra... Insomma raccontano storie, entrano
in relazione e diventano altro. Un po’ come
accade con il cappello del Piccolo Principe
di Antoine de Saint-Exupery. Ma rimangono
sempre gli oggetti creati per una precisa
funzione. Lo stesso vale per i profumi e per
le scarpe. Prendono vita, insomma. “Tu dici?”
risponde distaccato Matteo Oriani, guardingo
e preciso si lascia interrogare sulle prime
con una certa circospezione. “Diciamo che
noi facciamo succedere qualcosa. Creiamo
le situazioni”. Poi, dopo poco si lascia andare
e parte dalle origini: gli Anni 80. “Molto
17
L’INCONTRO
merito va al Mondo della calzatura italiana,
un giornale di settore che raccoglieva tutta
la produzione calzaturiera italiana, che ci
dava carta bianca per fotografare un’infinità
di paia. Un grande esercizio”. “È stata una
grande opportunità per sperimentare”,
chiosa Raffaele Origone. Si sono incontrati
nella “bottega” di Giovanni Gastel e il segno
si vede: essenziale, elegante e fantasioso.
Raffaele ha sostituito Matteo in studio, che
era andato a fare l’alpino (dove ha fatto pure
lì il fotografo. Quando è destino...). Oggi
si occupano ancora di moda: “Lavoriamo
con Moschino che ha sempre avuto grandi
intuizioni e rispetta le nostre. Realizziamo
per loro i cataloghi”. I loro still life di food
sono una prova ulteriore di collaborazione
fruttuosa come le “casette” di cibo e le
trote danzanti create per la rivista del cuoco
svizzero Andreas Caminada e il suo giornale,
Caminada. “Sono i limiti che ti aiutano
a sviluppare le idee. Sai che quello è un
oggetto, un profumo, un cibo da vendere o
da far conoscere a un certo lettore e quindi
deve essere visto e spiegato”, precisano
insieme. “È un vantaggio. Conosci
i confini e nello stesso tempo hai
18
19
L’INCONTRO
molta libertà”. Il massimo della libertà con il
massimo delle regole, proclama da sempre
Bob Wilson, genio del teatro.
Quali sono i loro strumenti di lavoro?
“Usiamo da sempre il banco ottico. Nel
nostro caso Sinar. È fondamentale, per
noi, avere la possibilità di correggere le
prospettive, le vie di fuga con basculaggi e
decentramenti. Per altri lavori lavoriamo con
la Canon”. Anche se hanno iniziato con il
Banco ottico 20x25 come Giovanni Gastel di
cui sono stati entrambi assistenti. E poi sono
passati al 10x12 (inesatto. Si usava 20x25
o 10x12 a seconda delle circostanze). “Ti
permette un maggior controllo della messa
a fuoco perché c’è più profondità di campo”.
Non hanno mai snobbato la pubblicità. Anzi
ricordano alcuni lavori con orgoglio come
quelli per Calzedonia, Etro, Trussardi e
Bulgari. “L’importante è incontrare persone
di talento. A noi è capitato. Tra questi Felice
Perini (art director alla Condè Nast, ma
lavorava anche per la pubblicità di Etro,
Calzedonia)”, raccontano entrambi con
convinzione. Spesso alcune idee arrivavano
con facilità dall’analogico. La casualità che
20
ti permette la pellicola”. Uno “sbaglio”, una
luce capitata? Spesso diventa una svolta. Un
passaggio che ti fa fare un salto. Loro hanno
iniziato così. In analogico con ritmi forsennati
come assistenti di Giovanni Gastel, un maestro
generoso. Ma instancabile. “Ti dico solo che
abbiamo portato un banco ottico 10x12 nel
deserto...”, racconta Matteo. Erano gli Anni 80:
il boom della moda italiana. E allora il flusso
era inarrestabile: Mondo Uomo, Donna ecc. “Io
sono capitato nel suo studio per caso. Tramite
mia cugina Roberta, che era la sua assistente.
E poi ho capito che era quello che volevo fare.
Ho lavorato da GG dal 1981 al 1986/7 con la
pausa militare dall’ottobre 1983 all’ottobre
1984”, spiega Matteo. “Poi sono arrivato io a
sostituirlo. E sono rimasto”. Aggiunge Raffaele.
Sono diventati amici e hanno deciso di tentare
insieme un progetto di futuro. “Anche noi non
avevamo pausa. Di giorno con Giovanni e la
sera per i nostri lavori nel suo studio che ci
prestava. È andata bene”. Non è facile. Cosa
tiene insieme la “strana coppia”? la diversità
totale dei caratteri, l’amore per la fotografia,
rispetto. E anche affetto. Anche se non credo
che lo confesseranno mai...
www.fotoluce.it
MODA IN
REAL TIME
Le foto delle sfilate, in
passerella e nel backstage,
realizzate e distribuite
in tempi quasi impossibili.
È questa la specialità di
Luca Lazzari, fondatore
di showbit.com
di Diego Papagna
D
a poco rientrato dalle sfilate parigine, incontriamo Luca Lazzari, fotografo e fondatore di showbit.com insieme a Pietro D’Aprano, responsabile
tecnico. La loro agenzia possiede un immenso database di immagini e video
riguardanti i più importanti fashion show internazionali e tutto quello che
ci ruota attorno. Il loro grande pregio è quello di realizzare e distribuire le
immagini in tempi record.
Com’è iniziata la vostra attività?
Ho iniziato per caso, studiavo architettura e volevo fare il designer di moda.
Incominciai ad andare a fotografare le sfilate sia perché quell’ambiente mi
attirava, sia per avere una documentazione personale che magari avrebbe
potuto essermi utile. In seguito feci l’inviato per una rivista locale di Padova
presso la quale, per arrotondare lo stipendio, curavo la rubrica di moda
con foto e video. Trasferitomi a Milano, cominciai a lavorare per diverse
riviste importanti come Uomo Vogue e Panorama.
Oggi è fondamentale l’aspetto commerciale che purtroppo ha il sopravvento
22
sul fattore fotografico. I prezzi continuano a scendere e bisogna avere un parco clienti sempre più
ampio per coprire i costi elevati mantenendo alta
la qualità. E’ una grande sfida!
Com’è organizzato il vostro
workflow?
Il lavoro si divide in due: il real time vero e proprio e quello in differita. Per il real time che è
dedicato ai siti internet, lavoriamo con la macchina fotografica collegata a un laptop che
acquisisce le immagini, le converte in bassa
risoluzione e le invia ai nostri editors che le
scelgono e le inviano a loro volta ai siti dei magazine praticamente in tempo reale.
Comunque anche il resto del lavoro avviene
sempre in tempi piuttosto ridotti, per esem-
23
pio, per le figure intere si resta all’interno delle 24 ore. I beauty hanno un processo leggermente più lento perché essendo post-prodotti
maggiormente necessitando di un processo
più accurato.
Le immagini vengono poi inserite all’interno
dei nostri cataloghi in modo tale che i clienti
possano scegliere più facilmente le immagini
che preferiscono.
L’esigenza dei clienti è quella di avere tutto e subito perciò anche per i video online la
consegna avviene entro 4 ore al massimo;
abbiamo i runner che vanno sul posto delle
sfilate, prendono le card, le portano agli editor che eseguono un montaggio di 3 minuti tra
backstage e passerella e le inviano sui siti dei
clienti. Oltre all’esposizione sul sito, abbiamo
da tempo cominciato anche a stampare su
carta dei veri e propri cataloghi delle sfilate
per consentire alle redazioni di scegliere le
immagini più comodamente.
Per una sfilata in quanti vi
muovete?
Dipende ovviamente dall’importanza della
fashion week. A Parigi, per esempio, andiamo
in 16-17 più altri 2-3 locali per cui arriviamo a
una ventina di persone, a cui vanno aggiunte
un’altra ventina di persone che lavorano presso lo studio di Milano dove vengono eseguite
le correzioni e inserite le keywords; si tratta di
un grosso impegno, anche a livello logistico.
Che attrezzature usate?
L’offerta ora è molto vasta per cui, per ogni tipo di
servizio, abbiamo attrezzature specifiche.
Per le foto da passerella utilizziamo di solito
Nikon e Canon , capita anche di usare mirrorless
come Olympus soprattutto per lo street.
Per i video, ma anche per i backstage, usiamo
Panasonic GH4 e Sony Alpha 7S.
Preferiamo usare questi tipi di camera per le
riprese video rispetto a normali telecamere per
avere un look più cinematografico rispetto alle
solite riprese di sfilate.
Il desiderio sarebbe quello di avere una macchina con cui sia possibile fare tutto, quindi
partire da un video per poi estrarre dei frame
ad alta qualità, ma per il momento rimane un
sogno ancora un po’ lontano.
24
Quali sono le maggiori difficoltà?
In passerella, le maggiori difficoltà sono più
che altro a livello logistico. Per esempio a Parigi, a causa dei recenti episodi di terrorismo,
le sfilate sono state realizzate in posti piccolissimi con accessi molto limitati per ragioni
di sicurezza e per noi fotografi era difficile
muoversi. Un altro problema è quello di trovare la postazione ideale: si tratta di una vera
e propria lotta tra fotografi e operatori perché
riuscire a individuare il posto migliore è fondamentale per la realizzazione del servizio
fotografico.
Dal punto di vista tecnico, i problemi, rispetto a un tempo, si sono attenuati grazie ai
passi enormi della tecnologia. Rimane, però,
sempre l’aspetto dell’illuminazione perché
molte sfilate vengono fatte praticamente al
buio, cosa che costringe a lavorare a valori iso altissimi, anche fino a 10.000 e quindi
l’immagine ne risente. Anche nei backstage,
l’illuminazione è spesso precaria e, come se
non bastasse, bisogna tener presenti le diverse dominanti di colore, le luci dei lampadari e
quelle degli specchi per il trucco prestando
molta attenzione al corretto bilanciamento del
bianco per evitare di dover lavorare troppo in
post-produzione dato che la consegna del lavoro deve essere praticamente immediata.
Fino a poco fa, l’inquadratura rimaneva sempre
una insidia ma ora, grazie ai nuovi zoom Canon
e Nikon, come l’ 80-400 Nikon o il 70-300 e il
100-400 Canon anche senza una grande apertura si possono risolvere molti problemi perché
permettono di realizzare sia la figura intera che
i dettagli con una unica focale.
Cosa fondamentale è comunque avere sempre
l’attrezzatura più aggiornata possibile perché
si lavora spesso in condizioni estreme di luce,
fuoco, distanza, perciò le performance della
macchina sono molto importanti.
Bisogna essere veloci e pratici nel seguire la
situazione e bisogna mantenere tempi di scatto
piuttosto rapidi perché le modelle si muovono
in continuazione e, a volte, corrono addirittura.
Noi siamo stati pionieri nell’uso del flash in
passerella: abbiamo iniziato con i metz, poi i
quantum e i Lumedyne.
Posso asserire di essere stato anche il primo
ad usare il digitale sulle passerelle con i dorsi
Kodak sui corpi Canon: lì sì che c’erano vere
difficoltà e non si poteva proprio sbagliare!
La macchina eseguiva tre scatti a distanza di un
secondo uno dall’altro e poi bisognava aspettare altri 12 secondi per poterne fare altri tre...
Anche per i beauty iniziammo a portare le luci
per il backstage, cercando di innovare e avere una luce il più possibile vicino ad un beauty
professionale.
È importante essere appassionati di moda?
Certamente, quello che fa la differenza tra un
fotografo e l’altro, è proprio avere l’occhio per
la moda: sapere cosa stai fotografando è fon-
damentale per interpretarlo e capirlo.
Per esempio, quando si fotografano i dettagli,
bisogna scegliere in brevissimo tempo su quale particolare è meglio puntare perciò, anche
nella ricerca dei miei collaboratori, preferisco
avere persone che conoscono la moda.
Una caratteristica della nostra agenzia è quella di cercare giovani fotografi o videografi direttamente nelle scuole; dopo una stagione di
training, iniziano subito a lavorare.
Siamo convinti che i giovani possano sempre
portare qualcosa di nuovo e di fresco.
Ci stiamo anche evolvendo e organizziamo corsi, workshop e molti giovani si sono formati
proprio qui. Il nostro sogno è quello di aprire in
futuro una scuola.
http://www.showbit.com/
25
LUCI DI MODA
L’illuminazione nella fotografia di moda è
fondamentale. Ecco le principali caratteristiche di
alcuni dei migliori flash da studio
di Diego Papagna
MULTIBLITZ XPAC 24AS
Potenza max (Ws)
2400Ws
Gamma potenza: 9
Stop
Lampada pilota
(max): 650w
Tempi ricarica
(100%) 1,2 secondi
Durata lampo (t=0.5)
1/6000-1/1600
regolazione potenza
1/3 stop
Temperatura colore
5600K (±300K)
Lunghezza 22,5 cm
Larghezza 17,5cm
Altezza 40 cm
Peso 7,5kg
ELINCHROM
DIGITAL
RX 2400
Potenza max (Ws)
2400Ws
Gamma potenza: 6
Stop
Lampada pilota
(max): 650w
Tempi ricarica
(100%) 1,9 secondi
Durata lampo (t=0.5)
1/1410 sec
regolazione potenza
1/3 stop
Temperatura colore
5600K (±300K)
Lunghezza 22cm
Larghezza 13cm
Altezza 32cm
Peso 6,6kg
26
PROFOTO
PRO-8A 2400
Potenza max (Ws)
2400Ws
Gamma potenza: 10
Stop
Lampada pilota
(max): 1000w
Tempi ricarica
(100%) 0.05-0.9s
Durata lampo (t=0.5)
1/12.000 - 1/1600
sec
regolazione potenza
1/3 stop
Temperatura colore
5600K (±300K)
Lunghezza 25cm
Larghezza 18,5cm
Altezza 37cm
Peso 12,2kg
BOWENS
GENERATORE
QUAD 2400
Potenza max (Ws)
2400Ws
Gamma potenza: 6
Stop
Lampada pilota
(max): 650w
Tempi ricarica
(100%) 3 secondi
Durata lampo (t=0.5)
1/400 sec
regolazione potenza
1/3 stop
Temperatura colore
5600K (±300K)
Lunghezza 28cm
Larghezza 18cm
Altezza 34cm
Peso 9.5kg
BRONCOLOR SENSO 2400
Potenza max (Ws) 2400Ws
Gamma potenza: 5,5 F Stop
Lampada pilota (max): 650w
Tempi ricarica (100%) 2,8 secondi
Durata lampo (t=0.5) 1/2750 sec
regolazione potenza 1/3 stop
Temperatura colore 5600K (±300K)
Lunghezza 20,3cm
Larghezza 14,8cm
Altezza 30,0cm
Peso 7,5kg
SPEEDOTRON 2405CX LV
Potenza max (Ws)
2400Ws
Gamma potenza: 9
Stop
Lampada pilota
(max): 650w
Tempi ricarica
(100%) 2secondi
Durata lampo (t=0.5)
1/600 sec
regolazione potenza
1/3 stop
Temperatura colore
5600K (±300K)
Lunghezza 25cm
Larghezza 18,5cm
6.4” x 8.8” x 13”
Altezza 37cm
Peso 7,1 kg
27
TE LO DO IO IL SERVIZIO
Come nascono i servizi di moda? Ce lo spiega Carlo Ortenzi, da
quindici anni uno dei più affermati fashion editor che, oltre
agli abiti e alla location, sceglie anche il fotografo più adatto
di Edoardo Sansonne
D
a Maxim fino a Sportweek Carlo Ortenzi è da quindici anni uno
dei protagonisti dell’editoria di moda milanese. Ma come avviene
la creazione di un servizio di moda? Dalla scelta degli abiti, fino alla
gestione del set e del fotografo è tutto nelle sue mani. Ecco come un
professionista del mestiere gestisce la situazione.
Come sei diventato fashion editor?
Nel ‘99, dopo essermi laureato in Psicologia e Sociologia alla Sapienza di Roma, ho deciso di trasferirmi a Milano, la citta dove tutt’oggi
vivo e lavoro. Frequentando un corso di fashion editing ho imparato le
tecniche del mestiere, anche se il buon gusto non si impara di certo
a scuola. Il 21 marzo del 2000 ho iniziato a lavorare con il mio attuale
capo, Alessandro Calascibetta. Ho sempre voluto fare moda uomo,
è più difficile non cadere nel banale o nell’eccesso. Il mio lavoro è
in equilibrio, rivolto a uomini veri e concreti ma comunque aperti a
sperimentare la moda.
28
Da dove prendi ispirazione
per un servizio?
Le idee le partorisco prendendo ispirazione
da fotografie, mostre, sfilate piuttosto che
da una location o un film. Tutto ciò che vedo
e che mi sta intorno può essere un ottimo
spunto dal quale partire per sviluppare un
servizio. Poi inizio a pensare a che tipologia
di moda voglio fare e subito me la immagino
proiettata su chi dovrà indossarla. La scelta
del modello è essenziale, una bellezza particolare può significare tutto per uno scatto.
Cerco sempre di non perdere mai di vista il
mio ruolo quando sviluppo un progetto: il mio
scopo è rinnovare, portare nuove idee dalle
quali il lettore possa prendere spunto.
Foto di
Andrea Massari
29
Come scegli il fotografo?
Dipende dal risultato che voglio ottenere. Mi
piace molto lavorare con giovani di talento, sicuramente hanno più grinta e voglia di dimostrare
quello che valgono e allo stesso tempo si possa
avere più dialogo e scambio d’opinione sul set.
È anche certo che un professionista del mestiere può essere indispensabile nel risolvere situazioni critiche. Tuttavia la cosa per me più importante è che il fotografo riesca a mettere la
sua creatività a servizio del risultato.
Il fotografo viene coinvolto in
fase di progettazione?
A volte è lui a chiedermelo, così può
scegliere in anticipo
i fondali e luci più
adatti per i capi che
ho selezionato e allo
stesso tempo può
farsi un idea della storia che si
vuole raccontare
con lo shooting.
Capita invece
che sia io a
coinvolgerli
per spiegargli precisamente la
mia idea
del servizio e cosa
desidero
avere
sul set
per la
buona
Foto di Paolo Leone
30
riuscita del servizio.
Capita che i capi scelti per
un servizio non funzionino
una volta sul set?
Può succedere, quando vai in showroom a
scegliere gli abiti alcuni possono sembrare
perfetti per il servizio, ma quando li vedi indossati dal modello capita che nell’insieme
risultino carenti o eccessivi. A quel punto bisogna darsi da fare: si aggiunge, si toglie e
si lavora con gli accessori. In genere quando
devo scattare un servizio sono molto fiducioso
e non porto quasi mai capi di riserva.
Come interagite sul set?
Quando parto per scattare un servizio ho
sempre un’idea ben precisa di ciò che voglio ottenere, tuttavia sono sempre pronto ad
ascoltare l’opinione professionale di chiunque
collabori sul set. Quando dobbiamo scegliere
se tenere o scartare una foto, la decisione finale va presa all’unisono. Perché il fotografo
guardando lo scatto si sofferma di più sull’osservare il comportamento della luce, mentre
io magari faccio più attenzione alle pieghe del
vestito o alla posa del modello. Collaborando
si ottiene sempre il risultato migliore.
Cosa l’esperienza rende più
facile?
Con l’esperienza si inizia ad avere la sicurezza
nell’osare. Dopo quindici anni posso dire che
nulla è impossibile, se voglio ottenere o realizzare qualcosa non mollo finché non ci riesco, o
almeno ci provo fino in fondo. A volte faccio i salti
mortali per ottenere un look che alla fine nemmeno utilizzo nel servizio, ma almeno ci ho provato e mi sarà comunque servito d’ispirazione.
Con il tempo poi si inizia a capire a priori quale
sarà il particolare che renderà speciale lo scatto, è importante avere un punto focale, un indumento che renda unico l’intero look. Il segreto
sta poi nel riuscire a farlo rendere in fotografia.
Scegliere la location o lo sfondo più adatto è importantissimo, ma è anche necessario avere un
fotografo con una certa esperienza che sappia
gestire il modello nel contesto.
Scegli fotografi con una
forte impronta stilistica
per i tuoi servizi?
Dipende. A volte capita che la moda proposta
sia fatta di abiti semplici e sobri, in quel caso
a rendere interessante l’immagine è proprio la
fotografia e lo stile del fotografo. Se invece gli
abiti di un servizio risultano abbondantemente
appariscenti è meglio scegliere fotografi con
uno stile più classico e sobrio, in modo da non
sovraccaricare un’immagine che è già potente.
Col tempo si capisce a priori quale fotografo ri-
uscirà a dare il meglio di se per la storia che si
vuole raccontare.
Com’è il tuo stile?
Foto di
Francesco
Bertola
Io amo stratificare, vestire a cipolla per intenderci. Poi uso molto gli accessori, che spesso
possono essere la salvezza di un servizio. Sono
molto spontaneo nel mio modo di operare,
quindi non mi sono mai trovato ad analizzare
il mio stile.
31
LA BELLEZZA È IL MIO GURU
Lorenzo Bringheli con una decennale esperienza a New York, ha
consacrato la sua ricerca alla bellezza. L’ha trovata nella
fotografia di moda. E sa come continuare a cercarla
di Monica Papagna
L
orenzo Bringheli è un personaggio interessante del mondo della fotografia. Ha iniziato a lavorare giovanissimo, poi è andato a New York
per più di 10 anni ed ora è tornato in Italia, semplicemente perché vuole
essere italiano. La sua visione della fotografia non è comune e l’America
ha profondamente segnato la sua etica del lavoro. L’abbiamo incontrato
nella sua casa di Milano per farci raccontare qualcosa in più sul suo modo
di vedere la fotografia.
In pochi non ti conoscono, ma ti faccio comunque la domanda di rito: come hai iniziato
a fare il fotografo e quando hai capito che
sarebbe stato il tuo lavoro?
Ho iniziato giovanissimo, già a 16 anni avevo capito che la fotografia sarebbe stata il mio futuro, ma avevo anche ben chiaro che la fotografia - prima
che arrivasse il digitale - era una cosa molto cara. Ho iniziato con qualche
matrimonio e con le feste dei diciottesimi, semplicemente perché avevo la
stessa età ed ero diventato popolare tra amici e conoscenti. Per me era una
cosa divertente e mi serviva per fare pratica. Non c’era internet, diciamo che
più o meno era il ‘97-’98, non era facile contattare i fotografi per provare a
lavorare per loro, quindi coglievo qualunque occasione. A volte ho anche fermato i fotografi per strada, appena vedevo che tiravano fuori una macchina
32
fotografica li fermavo e cercavo un contatto.
In effetti si fa quasi fatica
a ricordare come fosse prima di internet. Anche fare
il percorso da assistente era
complicato se non provenivi da
una scuola!
Esatto! Non ho mai pensato di formarmi in una
scuola di fotografia, lavorare per me è stato il
mezzo più rapido per ottenere le conoscenze che
mi servivano. Mi interessava il mondo del lavoro ed era anche il mio obiettivo. Ho iniziato a fare
l’assistente freelance, ma sapevo che sarebbe
stato solo per un periodo limitato di tempo, quello che mi serviva per imparare. Ho sempre avuto
una fede incondizionata sul fatto che avrei fatto
il fotografo. È sempre difficile, ma io non ho mai
dubitato che sarebbe stato il mio futuro.
Possiamo definirti un fotografo di moda?
Per sintesi direi che faccio il fotografo di moda,
33
ma faccio anche ritratti e reportage. Certo, non
sono un fotografo di guerra. Mi piace il bello in assoluto, la mia estetica cerca di essere quella che
ricerca il bello e la moda probabilmente è proprio
il tipo di fotografia perfetta per questa ricerca.
Non ti sei formato in una
scuola, ma non per questo non
hai studiato, la tua, anzi, è
stata una ricerca davvero seria, mi sbaglio?
Ho iniziato chiedendomi “come si fa quella
foto?”, quindi in un modo forse meno spontaneo
rispetto a un fotografo che inizia per esprimere
qualcosa. Io non avevo il bisogno di esprimermi,
avevo proprio bisogno di costruirmi una professionalità e un lavoro. Capire tutto.
Hai quindi iniziato dalla tecnica, poi?
Quella è stata la priorità. Volevo sentirmi sicuro
di poter servire un cliente nel migliore dei modi.
Avevo chiaro il concetto di fotografia commerciale: cioè una qualunque fotografia fatta su
commissione. Anche un fotoreporter di National
Geographic, per fare un esempio, è un fotografo
commerciale. Sono persone che vivono guadagnando con la fotografia. Solo i fotografi d’arte
sono liberi da questa etichetta. Spesso la fotografia commerciale viene inserita in un’estetica predefinita, ma io non riesco a riconoscermi in questa definizione. Essere un fotografo commerciale
per me è un merito, significa che hai un lavoro e
una professionalità.
Come lo vedi questo periodo di
crisi?
I budget sono stati tagliati per alcuni clienti i cui
amministratori non hanno idea di quanto possa
danneggiare una brutta foto. Nel momento in
cui il cliente spende dei soldi (studio, modelle,
truccatore, parrucchieri, catering, aerei, ecc...)
è impossibile che risparmi proprio sul fotografo. I grossi clienti sono spesso quotati in borsa,
basta scaricare il bilancio del marchio e capire
se davvero hanno problemi di bilancio o meno. Il
fotografo non deve essere pagato al giorno, deve
essere pagato per quello che sa, per la cultura
che c’è dietro, per gli anni di studio che, certo,
vengono condensati in una giornata lavorativa,
ma non si sta pagando solo il tempo di quel singolo giorno. Finché esisteranno i clienti esisteranno anche i fotografi professionisti. La moda
non finirà come non finirà la vanità e finiranno
certe necessità degli esseri umani. Fa parte del
mio modo di essere fiducioso. Non bisogna mai
svalutare il proprio lavoro, c’è la crisi, certo, ma
quando vedi che i marchi si muovono, vanno alle
fiere, fanno le sfilate, non è possibile che non abbiano il budget per una campagna. Ci sono tanti
giornali, tanti clienti, tanto mondo. Certo, tutti
vorremmo il cliente sotto casa, ma spesso non è
possibile e bisogna andarseli a cercare.
È per questo che sei andato a
New York?
A New York ci sono andato per una serie di circostanze. Stavo tanto bene in Italia, lavoravo già
molto, ma avevo comunque appena iniziato la
mia carriera e alcune persone, che mi avevano
sostenuto agli inizi, mi avevano consigliato di andare a New York. Io mi sono fidato dei loro consigli, come già avevo fatto in passato. Inizialmente
pensavo di starci solo un anno poi mi sono trovato
un agente e i permessi per lavorare. Lì nessuno
ti aiuta per nessun motivo al mondo, ma non ti
ostacolano quindi ci sono infinite possibilità.
Dopo un’esperienza decennale a
Giorgia
Jagger
Foto di Paolo Leone
34
New York perché hai deciso di
tornare in Italia?
In Europa si respira un’altra atmosfera e una
cultura di cui mi sento parte, motivo per cui
sono tornato a viverci. New York però è il posto
che ti dimostra che se vuoi una cosa puoi farla.
Nessuno ti aiuta, ma non c’è pregiudizio iniziale, se davvero ci credi, ce la farai. Ho comunque
una casa a New York, ma ho deciso di non vivere lì full time. Sono fiero di essere italiano e
mi piace stare qui. Con internet alla fine puoi
lavorare a distanza e avere una base europea ti
permette di lavorare di più con la Russia, con la
Cina, il Giappone e in generale tutta l’Asia. Se
sei a New York è impensabile per il fuso.
stenti sono stati sfruttati. In America tutti sono
trattati con la massima dignità e ogni professionalità viene riconosciuta. È importante che
questo venga compreso anche qui, non è troppo tardi per cambiare rotta.
Che progetti stai seguendo
ora?
Lavoro con la Condé Nast Italia, ho fatto un libro
per Tod’s e sto lavorando con un sacco di gruppi
diversi. Lavoro molto nella moda, ma anche tanto nel ritratto, sia in Italia che all’estero. E penso
sempre che il bello deve ancora venire.
www.lorenzobringheli.com
Cosa ti ha insegnato l’esperienza newyorkese?
Sicuramente l’etica del lavoro. In Italia i fotografi sono colpevoli di non aver difeso i diritti
degli assistenti i quali, non potendosi mantenere in maniera dignitosa, hanno dovuto trovare qualcosa d’altro da fare. Fare l’assistente
invece è un lavoro, si può guadagnare bene e
in più ci sono delle responsabilità inferiori rispetto a quelle del fotografo. A New York ce ne
sono tantissimi e sono preparati in maniera
eccellente. In Italia invece è diventato davvero
difficile, perché veniamo da anni in cui gli assi-
Mathias Lauridsen
35
VEDO, NON VEDO
Roberto Fiocco si occupa di glamour e nudo artistico, un genere
lontano dalle logiche commerciali che il fotografo cerca di far
conoscere attraverso i suoi workshop in giro per l’Italia
di Osvaldo Esposito
H
a iniziato frequentando i mercatini di fotografia, dove ha avuto la possibilità di provare le prime macchine analogiche e in particolare le Leica che
gli sono rimaste nel cuore. Roberto Fiocco, 43 anni, è un fotografo veneto
dedito al glamour e al nudo artistico, due temi molto lontani dalle logiche
della fotografia commerciale. Fiocco infatti ha una predilezione per la didattica e preferisce il contatto umano con i suoi allievi, oltre 750 fino ad ora, che
hanno seguito e continuano a scegliere i suoi workshop in giro per l’Italia.
Lavora prevalentemente con la Fuji X-pro 1 e ottiche Voigtlander; per i wor-
36
kshop usa invece una Canon Eos 1D. Indubbiamente il marchio lasciato dalla Leica M6 che lo
ha accompagnato durante gli anni della fotografia analogica ha segnato il suo modo di lavorare e
di affrontare il set. Quando frequentava i mercatini ha scoperto la creatività grazie all’essenzialità
delle Leica. Ha scovato pregi e difetti degli obiettivi apprendendo realmente l’interazione delle lenti
Pubblicavo i miei scatti e molti appasionati di fotografia hanno iniziato a seguirmi sui social. Nel 2010 ho conosciuto Donatella Coiro che oltre a essere
la modella ideale per il mio stile è diventata anche mia socia nel progetto
che attualmente stiamo portando avanti con i workshop e la scuola di fotografia. Inizialmente tenevamo un paio di appuntamenti al mese, poi alla fine
del 2014 siamo diventati un’associazione, entrando a far parte della pro loco
di San Pietro in Cariano, in provincia di Verona. Adesso organizziamo corsi
di fotografia e workshop durante tutto l’anno, in diverse location, da Venezia,
dove abbiamo tenuto dei corsi sulla fotografia notturna, fino all’Etna, sulla
piana dei dammusi del 1600.
Oggi RFphotogroup conta già oltre 750
iscritti. Raccontaci come sono strutturati
gli incontri?
Teniamo sia workshop a carattere didattico, in cui spieghiamo l’uso corretto
del flash, l’incidenza della luce o gli schemi di illuminazione in sala posa, sia
incontri professionali, ad esempio dedicati al nudo artistico figurativo, tesi
alla ricerca dei flussi di luce sul corpo, oltre alle interpretazioni in chiave
glamour, ma sempre molto soft, senza accenni all’erotismo. Ultimamente
il boudoir sta prendendo sempre più piede. Durante i workshop dedichiamo
un’ora circa alla teoria e un paio d’ore alla parte pratica. Partiamo dalla
progettazione del set. In genere insegno a
preparare il set programmandolo prima sulla carta. Quando affrontiamo il nudo artistico
Modella: Veronica Bertolucci
cerco di far recepire le geometrie del corpo
Luogo: Verona Studio fotografico
modellato dalla luce. Mi piace sottolineare
DATI TECNICI
che molti scatti effettuati dai nostri corsisti
Corpo Macchina: Fuji X-PRO1
durante i workshop sono stati premiati in
Iso 400
concorsi fotografici.
f 1,5
t 1/250
Ottica: Voigtlander 50mm ff f1,5
LO SCATTO
Uno scatto che racchiude una
struttura visiva molto particolare
con una luce flare che avvalora
una posa di forte impatto
emotivo.
con la luce. Quella stessa luce che ha imparato a
modellare dopo un workshop tenuto da Erminio
Rusconi in cui si analizzava l’estro del Caravaggio. Il passo successivo per intraprendere la strada del glamour è stato un incontro con Roberto
Rocchi e un libro di Augusto Pieroni che gli ha
fatto scoprire come comunicare con le persone
attraverso la fotografia.
Hai partner tecnologici
che ti supportano nelle
tue attività?
Non ne ho mai cercati, anche se al momento sono in contatto con alcuni brand che mi
hanno chiesto di testare le loro attrezzature
e immagino che questo percorso porterà
qualcosa di positivo per il futuro. Fino ad
ora il sostegno più significativo l’ho ricevuto
dalla pro loco della mia cittadina che accorpando la nostra associazione ci ha dato in gestione ampi locali attrezzati
per gestire in maniera professionale la sala posa e i workshop. Contiamo di
costruire le basi per una vera e propria scuola di fotografia.
Quanto conta l’illuminazione nelle foto di
nudo?
Tantissimo. Nel nudo artistico il flash è basilare, di solito ne uso tre e non
lavoro mai con la luce continua. Quando faccio glamour preferisco la luce
ambiente e adopero i pannelli riflettenti. Adoro il bianco e nero e spesso
applico il filtro rosso, verde o giallo direttamente in macchina.
Quali maestri ti hanno ispirato in seguito?
Che valore dai all’interazione tra fotografo
e modella?
Quando hai iniziato a fare
workshop?
Cosa vedi nel tuo futuro?
Cartir Bresson con quel suo saper aspettare
l’attimo, costruire l’immagine prima che accada.
Sotto il profilo compositivo ho appreso molto dal
maestro francese, ma devo qualcosa anche a David Hamilton, che ho scoperto nel 2010. L’atmosfera delle sue foto è fonte di grande ispirazione.
Ci vuole intesa. Il rapporto va visto come quello che c’è tra il regista e l’attrice
principale di una scena. La modella deve saper recitare con il corpo e con lo
sguardo, deve recepire le intenzioni del fotografo ed offrire all’obiettivo attimi
intensi ed emotivi. Al fotografo tocca saper cogliere i momenti salienti; il lavoro va impostato sin dall’inizio. Si stabilisce un legame, un mood, un’intesa
per il raggiungimento di obiettivi studiati a tavolino.
Un sogno. Far diventare questo spazio una scuola di fotografia.
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Steve Martin by Michael Grecco
UNA NUOVA VITA
“Digital artist” è un termine americano
per definire chi, con il fotoritocco,
ricrea un’immagine. Ce lo spiega
Chiara Merico, che da cinque anni vive
e lavora a Los Angeles
di Monica Papagna
C
hiara è una digital artist italiana che vive da più di cinque anni a
Los Angeles. Le sue mani hanno ritoccato famose celebrity e dato
un mood a immagini di grandi fotografi. Da poco è diventata freelance
e ha un sogno da realizzare: il cinema.
È corretto definirti una fotoritoccatrice?
Il fotoritocco non si limita a pulire una pelle o a togliere una ruga. Il
fotoritoccatore può dare un mood, un’atmosfera a un’immagine. Magari il fotografo per motivi di tempo e di costi ha dato solo una bozza
dell’atmosfera e sta alla post produzione la resa finale, per questo il
termine fotoritoccatore è un po’ riduttivo, in America normalmente si
parla di digital artist. Di fatto è una sorta di tecnica pittorica.
Qual è stato il tuo percorso?
Ho studiato arte sin dal liceo. Poi sono passata a Brera dove ho studiato scenografia, ma solo per un anno, poi sono passata al corso
di decorazione. Lo studio è stato prettamente classico e ho avuto la
38
Mel Brooks by Michael Grecco
39
Argentum by Guido Argentini
fortuna di studiare quando l’arte digitale non
era ancora così presente e l’atmosfera era
quella dell’accademia di una volta. A Brera
ho fatto un corso di fotografia e da lì è nata
la passione.
Come sei arrivata a specializzarti nel fotoritocco?
Ho iniziato subito a lavorare come assistente
e con il fotografo Carlo Bevilacqua ho fatto i
primi passi nel fotoritocco. Mi sono appassionata e ho iniziato a fare dei corsi serali di
Photoshop. Per esperienza ho capito che la
cosa più importante è guardare un professionista che lavora, certo ci vogliono delle basi,
ma osservare è incredibilmente educativo.
Ti sono serviti i tuoi anni
di studio?
40
Ho capito che il fotoritocco è anche disegno
perché devi davvero saper disegnare e conoscere l’anatomia umana per riuscire a fare
dei ritocchi credibili e lavorare ai volti e ai
corpi delle persone. Devi dare i giusti volumi
e non è facile. Il mio percorso artistico mi ha
aiutato moltissimo perché quando ho iniziato
con il fotoritocco sapevo già fare queste cose.
In America come ci sei arrivata?
Sono stata al famoso Festival di fotografia di
Arles. Lì arrivano i fotografi di tutto il mondo,
tra loro ho conosciuto anche Michael Grecco
che è diventato il mio sponsor per andare a
Los Angeles. Ho sentito che seguirlo artisticamente poteva essere la mia occasione di
dare una svolta alla mia vita. Amo Milano, ma
Patrick Dempsey by Michael Grecco
Jim Parsons by Aaron Fallon
ho capito che in quel momento non aveva più
nulla da darmi, l’avevo usata tutta e non avevo più stimoli. Il mio bisogno di cambiamento
ha trovato una risposta in America.
Come ti sei mossa a LA? Hai
studiato oppure hai iniziato
subito a lavorare?
A Los Angeles ho frequentato la UCLA, una
delle università più famose della California,
dove fanno dei corsi serali di fotoritocco. Di
giorno lavoravo per Michael Grecco e di sera
andavo a scuola. Non c’era tempo per divertirsi, non c’era tempo di festeggiare, si lavorava e si studiava.
Cosa ti è piaciuto di questa
esperienza americana?
Stare sul set è un’esperienza affascinante
Chris Farley by Michael Grecco
e molto formativa, è lì che si capisce bene
l’idea del fotografo e dell’art director, così
si può poi interpretare perfettamente il tipo
di ritocco che è necessario. Ho lavorato con
fotografi che hanno immortalato divi che io
ho sempre ammirato e ho ritoccato volti di
persone che stimo.
Com’è il tuo luogo di lavoro?
Posso lavorare ovunque ci sia un monitor
calibrato, una tavoletta grafica, Photoshop,
cuore e passione.
Progetti per il futuro?
Ora sono diventata freelance e sto facendo i
primi passi anche in altri settori, per esempio i poster per il cinema o l’automotive. Mi
piacerebbe diventare una colorist ed occuparmi solo del colore nel cinema, chissà!
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OPERE D’ARTE
IN STAMPA
Nella stampa Fine Art la fotografia sposa l’arte grazie a sofisticate
lavorazioni e soprattutto a carte trattate che hanno un’elevata resa
di stampa e sono inalterabili nel tempo. Ecco le migliori sul mercato
di Osvaldo Esposito
L
a produzione di stampe fine art negli ultimi anni sta vivendo un periodo di grande attenzione. I dettagli per la scena, i chiaroscuri, le
sfumature, i controluce sono messi in evidenza dai fotografi di qualunque genere, dallo still life ai panorami, passando perfino dal wedding.
Un successo decretato dalla voglia di offrire qualcosa di stupefacente,
che vada oltre lo scatto. Infatti la conclusione più logica della fotografia fine art confluisce nella stampa, resa su supporti di altissimo
pregio e dalla configurazione ottimale in termini di resa grazie a inchiostri di qualità e plotter dotati di oltre dieci colori.
Sono tanti gli elementi da prendere in considerazione se si desidera
addentrarsi in questo magico mondo dove la fotografia sposa l’arte
ed i colori digitali si mescolano alle tradizioni artigianali della lavorazione dei supporti.
La carta rappresenta il prodotto finale, da toccare, da sentire, da accarezzare e da osservare in tutte le sue sfumature. Spesso si tratta di
supporti lavorati a mano, con tessiture particolari, che rendono più o
meno intense le sfumature delle immagini fotografiche.
La stampa fine art ai pigmenti è nota anche come Giclée Print e rappresenta lo stato dell’arte nelle riproduzioni dedicate alle esposizioni
museali. I sistemi di stampa, rigorosamente a getto d’inchiostro, lavorano generalmente con diverse cartucce colore, per offrire un ampio
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gamut e una profondità del colore apprezzabile solo su carte speciali, in cotone bianchissimo o in fibra di bamboo. Le carte infatti sono
protagoniste assolute, si va dalle opache alle
baritate brillanti che opportunamente trattate, in combinazione con gli inchiostri pigmentati offrono una qualità e una costanza
nel tempo ineguagliabili. Motivo per cui molti
professionisti hanno intrapreso questa strada
alla scoperta di nuovi entusiasmanti traguardi
che vanno ben oltre la carta lucida, ed entrano
nel mondo dell’arte espressiva.
Le stampe fine art sono sempre più diffuse
anche nel mondo del design e dell’arredo, ne
sono un valido esempio le numerose gallerie sorte un po’ in tutto il mondo, nelle quali
vengono proposte riproduzioni fotografiche ad
alta espressività emotiva non solo per i soggetti ripresi, ma soprattutto per le modalità di
presentazione dell’immagine con chiaroscuri
dal carattere tridimensionale.
HAHNEMÜHLE
Fondata in Germania, nel 1584 sull’altopiano Solling, in Bassa Sassonia, è una delle
aziende europee più famosa al mondo per la
produzione di carte di pregio.
In principio, la gamma di prodotti comprendeva unicamente carte da lettere mentre oggi
il mercato richiede specifiche soluzioni per le
stampanti a getto d’inchiostro caratterizzate
da un altissimo standard di qualità. Negli stabilimenti Hahnemühle vengono prodotti ogni
anno circa 3.000 tonnellate di carte pregiate;
una conferma della leadership acquisita su
un mercato di nicchia che si sta diffondendo
sempre di più, a favore di un’estetica dell’arte che supera i confini della stampa patinata
per approdare su trame delicate, a tratti ruvide, che sappiano interagire con la profondità
dei chiaroscuri.
Il marchio tedesco, noto nell’ambiente dell’arte per la produzione di tele d’alta qualità, oggi
si rivolge a pittori, grafici, illustratori, rilegatori e fotografi con più di 150 tipi di carte speciali. L’azienda conta 180 dipendenti e diverse
sedi periferiche in tutto il mondo.
La varietà di superficie, la sensazione tattile e
le proprietà conservative hanno consentito ad
Hahnemühle di ottenere numerosi riconoscimenti TIPA, BIPP e American Photo awards.
Tutte le carte soddisfano i requisiti di musei e
gallerie (ISO 9706).
Le FineArt Digital Collection sono disponibili
in tre gamme di prodotti: Matt FineArt (texture
liscia) con rivestimento superficiale opaco in
finitura liscia o strutturata come la richiestissima Photo Rag, 100 % cotone bianco, dall’impressionante profondità pittorica. La gamma
comprende la Bamboo, prodotta al 90% con
fibre di bamboo, particolarmente adatta ai toni
caldi ed alle stampe monocromatiche. FineArt
Glossy comprende tutte le carte Hahnemühle
dotate di rivestimento lucido, come la barite
(Baryta), al 100% di cotone, dotata di un rivestimento premium e diverse tonalità di lucentezza. Canvas FineArt offre tele di diversa
grammatura, opache, lucide o con finiture
metalliche.
http://www.hahnemuehle.com
ILFORD
Fondata nel 1879 da Alfred Hugh Harman nel seminterrato della sua casa, oggi è uno dei marchi più solidi sul mercato. Nel
1998 inizia la produzione di supporti per stampanti ink jet e dopo
soli due anni lancia la gamma Galerie che dura ancora adesso.
Propone oltre 20 tipi di supporti per tutte le esigenze professionali.
La serie Gold Prestige presenta anche dei cartoncini baritati ottimizzati per l’uso con le migliori stampanti fotografiche con inchiostri a pigmenti.Per i fanatici delle fibre la Galerie Gold Fibre Silk è
una carta dalla struttura equivalente a quella delle carte fotografiche baritate, con un reale strato di solfato di bario steso immediatamente sotto lo strato ricevente dell’inchiostro. Questo supporto
consente di ottenere immagini definite, dall’ampia gamma tonale
e con eccellenti caratteristiche di durata nel tempo.
Galerie Prestige Smooth Fine Art risulta ideale per chi vuole valorizzare le proprie stampe d’arte. Realizzata al 100% in fibra di
cotone, priva di sostanze acide, ha una leggera trama superficiale
completamente opaca, offre un’eccellente stabilità dell’immagine
nel tempo e, come altre carte nella gamma Smooth, ha la possibilità di essere stampata sia con inchiostri a base acqua che con
inchiostri pigmentati.
www.ilford.com
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KODAK
Offre una vasta gamma di prodotti
disponibili in rotoli per la stampa
da plotter. La Professional Artist
Canvas ha un rivestimento opaco,
con carta da medio impasto, doppia
CANSON ARCHES
La
cartiera
francese Canson nasce nel
1557. La sua
illustre
storia comprende
prestigiosi rico n o s c i m e n t i
come la nomina
per la Fabbricazione
Reale ad opera di Luigi XVI nel 1784 e
l’invenzione della mongolfiera, costruita con carta Canson nel 1782.
Canson è stata promotrice di molte
altre invenzioni tra cui la carta lucida,
44
la carta velina e di molte tecniche di
lavorazione della carta.
Già nel 1865 ha ottenuto il brevetto
per un sistema che semplificava il
processo della stampa fotografica,
migliorava la qualità dei toni di colore
nero e allo stesso tempo ne riduceva il costo. Questa invenzione è stata
premiata alla Mostra Internazionale
della fotografia nel 1892.
La cartiera Arches, oggi inglobata
con il marchio Canson, è stata fondata nel 1492 e nel corso degli anni
la sua storia è stata strettamente legata alle vicende della Francia. Molte
pietre miliari della letteratura e opere
d’arte sono state
affidate alla eccezionale carta
Arches, come
onda, in poliestere misto cotone;
permette una finitura opaca resistente all’acqua. Ottima per inchiostri dye e pigmentati.
www.kodak.com
“The complete works of Voltaire” di
Beaumarchais e “The description of
Egypt” di Napoleone.
Le qualità uniche di queste due cartiere e dei loro prodotti sono state
riconosciute da artisti del calibro di
Picasso, Chagal, Warhol, Ingres, Miro
e Alechinsky. Oggi i prodotti Canson
sono distribuiti capillarmente in tutto
il mondo.
L’azienda fornisce numerose carte
adatte a tutti gli utilizzi fine art che
possono essere selezionate direttamente sul sito spuntando le caratteristiche richieste dai menu a tendina.
Risulta molto interessante l’ampia
sezione web dedicata alle info ed ai
consigli per un corretto utilizzo delle
carte speciali. Speciali come la cosiddetta moul-made, che caratterizza un
processo di fabbricazione abbastanza
singolare. Significa fabbricata su forma tonda ed è un termine che identifica la più antica e pregiata tecnica
di fabbricazione della carta. La carta
Arches mould-made viene prodotta
utilizzando uno stampo a forma cilindrica. La polpa della carta, contenuta in un serbatoio, viene recuperata
dallo stampo cilindrico e viene quindi
posizionata tra lo stampo stesso e un
panno di feltro tenuto disteso e in tensione sopra a delle cinghie. Il panno
di feltro assorbe una grande quantità
d’acqua presente nella carta.
Infine i cilindri esercitano una forte pressione sul panno di feltro per
spremere fuori l’acqua e per dare
alla carta la sua tipica grana definita
in base alla struttura delle fibre del
panno di feltro.
La carta moul-made è la più prestigosa tra quelle in commercio, è dotata
di una struttura molto consistente e
marcata.
www.canson-infinity.com
AWAGAMI
L’eccellente qualità delllo
storico marchio giapponese pone le carte Awagami a
un livello superiore. La lavorazione, effettuata rigorosamente a mano, rispecchia
tutti i canoni della tradizione
così come tramandato da
molte generazioni. La gamma inkjet, AwaIJP, preserva la straordinaria sensazione tattile di washi, migliorando la riproduzione dei colori inaccurati. Questi i modelli della serie
Awagami inkjet attualmente disponibili: Murakumo Kozo, composto da morbide fibre dalla bellezza
accattivante e fascino organico. Ottima carta per
la stampa di opere d’arte. Kozo è consigliato per
stampe fotografiche, riproduzioni di fascia alta
e opere d’arte ed è particolarmente adatto per
stampe/riproduzioni di opere in stile asiatico.
Mitsumata dona alle stampe un aspetto liscio ed
elegante. Inbe è un supporto stampabile su entrambe le superfici. Composto da una miscela unica di fibre di canapa e Kozo.
Bizan è una carta elegante e di gran classe, con
bordi spessi e grezzi, è realizzata un foglio per
volta dai maestri cartai di Awagami. Si tratta di
una carta dallo spessore accentuato adatta per le
stampe monocromatiche. Shiramine è realizzata a
mano, un foglio per volta secondo il metodo tradizionaleed è utilizzabile con qualsiasi stampante a
getto d’inchiostro.
Unryu un classico giapponese dotato di forza estetica grazie a sottili strati di gelso (Kozo). Risulta
particolarmente indicata per le stampe retroilluminate Bamboo denso ma morbido è stato originariamente sviluppato per la stampa tradizionale
ed è realizzato con la massima cura a garanzia di
grande durata. Disponibile in fogli e rotoli con rivestimento per la stampa digitale su entrambi i lati.
www.awagami.com
EPSON
I fotografi che utilizzano le stampanti Epson conoscono
bene l’affidabilità cromatica degli inchiostri UltraChrome K3. I risultati più attendibili si ottengono con la carta
fotografica Premium Luster Photo che permette di stampare immagini ad elevata saturazione.
Epson distribuisce anche supporti speciali per la stampa
fine art, come la nuova carta Velvet Fine Art Paper con una
base in cotone al 100%, trattata e senza acidi. Questa carta
è dotata del rivestimento Enhanced Matte Coating che garantisce una gamma cromatica eccezionale e un valore DMax elevato. Japanese Kozo Paper Thin permette l’effetto
traslucido grazie al suo peso di soli 34 g/m². È ricavata dal
kozo, un tipo di gelso utilizzato in Asia e in Giappone per
produrre la carta. Nonostante il suo peso ridotto e la trama
fine, assicura un’elevata resistenza grazie alle fibre di kozo,
che lo rendono particolarmente adatto per la creazione di
opere d’arte che durano nel tempo. Presenta una superficie liscia e resiste all’umidità e fa parte della collezione
SignatureWorthy di Epson, consigliata da artisti famosi e
noti per la loro affidabilità. Questo nuovo tipo di carta nasce
dalla collaborazione tra Epson e Gary Wornell, noto artista
che da oltre dieci anni utilizza le stampanti Epson per realizzare le sue opere.
www.epson.it
TECCO
Azienda tedesca specializzata in supporti
di stampa per ink-jet.
Nove i modelli di carta
dedicata alla fine art. CSW380 Smooth White è l’ultima
arrivata in casa Tecco. Si tratta di una tela di cotone e
poliestere brillante con rivestimento opaco, progettata
per fornire i migliori risultati di stampa ad alto contrasto;
estensibile e robusta con elevata resistenza
www.tecco-photo.de
45
PROVATA PER VOI
ELINCHROM ELB 400
Il sistema di flash on e off camera più piccolo e potente del
mondo: è infatti in grado di compensare la luce del sole. Compatto
e leggero, è il compagno di viaggio ideale di ogni fotografo
di Diego Papagna
G
razie alla disponibilità di Apromastore, siamo riusciti a provare in
anteprima il nuovo generatore portatile a batteria Elinchrom ELB
400. Si tratta di un sistema appositamente progettato per i fotografi
che amano viaggiare leggeri, infatti è il sistema di flash on e off camera più piccolo e potente sul mercato: in soli 15x18,5x8,5 cm e 2kg di
peso (inclusa la batteria) si hanno a disposizione 424w in grado di poter compensare la luce del sole. Upgrade del fortunato Quadra Hybrid,
il nuovo flash offre prestazioni migliorate rispetto al predecessore a
partire dalla nuova batteria 14.4V / 4.1Ah agli ioni di litio che si carica
completamente in solo un’ora e mezza con un aumento sostanziale
della durata che raggiunge ora i 350 scatti e un tempo di ricarica di
1,6 secondi a piena potenza; un vero e proprio record per la categoria!
Un altro vantaggio consiste nel fatto che il piccolo generatore non solo
mantiene la compatibilità con le precedenti batterie ma, grazie alla
funzione integrata Lifetime, possiede anche la capacità di ripristinare
le batterie che sono rimaste ferme per parecchio tempo e hanno le
46
celle danneggiate.
Nuovo anche il display OLED che permette
una perfetta visualizzazione e un rapido accesso a tutte le funzioni come strobo, sequenza o ritardo per venire incontro a qualsiasi esigenza creativa.
Inoltre il generatore ha di serie il ricevitore
Skyport di nuova generazione integrato per
non perdere mai un colpo, compatibile anche
con il software Elinchrom studio.
Il generatore ha due attacchi pre le torce che
lavorano in modalità asimmetrica, permettendo massimo controllo sulla potenza del lampo, consentendo regolazioni dai 21 ai 424Ws.
Le teste, anch’esse in miniatura e studiate per
essere le più leggere possibile (solo 0,28 kg
SCHEDA TECNICA
• 424 ws
• Tempo di ricarica di
1,6 secondi
• Torce miniaturizzate
da 0,28 kg
• Batteria agli ioni di
litio 14,4V/ 4.1Ah
• Ricarica batteria in
1.30h
• 350 lampi a piena
potenza
• Distribuzione
della potenza
asimmetrica 2:1
• Lampada pilota a led
da 50w equivalenti
• Display OLED
integrato
• Sistema Skyport
integrato
di peso), sono proposte in due modelli come
nella serie a rete:
• Quadra Action, per un lampo ultrarapido in
grado di congelare il movimento del soggetto.
• Quadra Pro, per impieghi intensivi o per
la sincronizzazione Hypesync con gli appositi trigger.
La velocità del lampo può arrivare sino a
un 1/5700s, ideale per la fotografia action e
fashion. Integrata e molto luminosa è anche
la lampada pilota a Led equivalenti a 50 W con
possibilità di essere usata in modalità conti-
nua e a spegnimento temporizzato.
L’attacco Elinchrom Quadra permette di utilizzare tutti gli accessori dedicati tra cui troviamo anche due modelli di ring flash e, tramite
un adattatore, è possibile sfruttare tutto il sistema completo Elinchrom.
Compatto e leggero, adatto a molteplici usi
come la moda, la fotografia sportiva e il ritratto, ha tutte le caratteristiche indispensabili di
un flash professionale: è il compagno di viaggio ideale di ogni fotografo.
http://www.apromastore.com/
47
PROVATA PER VOI
LYTRO ILLUM
Una fotocamera Light Field che permette di agire post-scatto
e on-camera su profondità di campo, colore e altri importanti
parametri. Ha cambiando il modo di concepire la fotografia
di Edoardo Sansonne
C
i volle del tempo prima che la fotografia digitale fosse accettata
per prendere il posto della pellicola, ora è già tempo di guardare avanti. Lytro, startup della Silicon Valley, lancia sul mercato la
nuovissima Illum, fotocamera che si fa beffa delle due dimensioni
aggiungendone una terza, ecco a voi la fotografia Light Field.
Il Dr. Ren Ng, fondatore e Presidente Esecutivo di Lytro, inizia dieci
anni fa a lavorare sul progetto della prima fotocamera Light Field,
ovvero l’oggetto che avrebbe segnato il passaggio dalla fotografia
digitale 2D ai nuovi dati 3D arricchiti. La Light Field Photography
non genera solamente un file in tre dimensioni, ma da la possibilità
di regolare caratteristiche fisse dell’immagine come la messa a fuoco, la profondità di campo, l’inclinazione e il cambio di prospettiva
anche in post produzione.
Lytro sostiene che la nuova fotocamera Illum sia in grado di creare una finestra interattiva sul mondo, catturando l’esperienza visiva
come mai prima d’ora. Hanno ragione. La fotografia si anima, ogni
volta è come ritrovarsi dietro all’obiettivo un momento prima dello
scatto. Queste sono le Living Pictures.
Ma che tecnologia si cela dietro a un procedimento di acquisizione così
48
complicato ma allo stesso tempo così rapido?
Perché dobbiamo ricordarci che la Lytro Illum
ha un tempo di posa veloce di 1/4000 di secondo. Tutto sta nell’interazione fra il sensore
Megaray e il software di elaborazione dei dati.
Il primo è in grado di catturare le informazioni relative all’intensità e direzione di quaranta
milioni di raggi di luce e su tutti i piani focali presenti nell’immagine, il secondo elabora
rapidamente le informazioni, riportando l’immagine in tempo reale sullo schermo touch.
Lytro fornisce gratuitamente un software per
computer dove poter elaborare le immagini
scattate con Illum che consente di ottenere
il risultato desiderato con semplici passaggi.
Con pochi cursori sarà possibile regolare profondità di campo e prospettiva. I files delle immagini scattate dalla camera sono in formato
RAW, quindi leggibili da qualunque altro pro-
gramma per l’elaborazione delle immagini.
Il risultato? Infinite possibilità. Il software
dà anche la possibilità di creare animazioni, dove poter apprezzare a pieno l’impatto
visivo delle foto scattate che prendono vita
mutando sotto i vostri occhi. Lytro sostiene
che la presentazione animata sarà la nuova
frontiera anche nella fotografia di matrimoni: dopo l’album e il book digitale arriva la
presentazione “Living Pictures”.
Per gli appassionati dei social network esiste
già un’applicazione per iPad che consente
di modificare rapidamente e condividere le
foto scattate con Illum. Tuttavia non c’è ancora la possibilità di condividere le “Living
pictures” ma la Lytro sta già prendendo accordi per farle sbarcare su Facebook.
Stanno inoltre vagliando la possibilità registrare video in formato Light Field, tuttavia
siccome un singolo fotogramma occupa 52
Mb, non si hanno ancora i mezzi e le tecnologie necessarie per elaborare in tempo
reale un quantitativo di informazioni così
elevato. Staremo a vedere!
La somma di due parole fortissime
per prodotti incredibili.
SCHEDA TECNICA
• S
ensore light field
da 40 Megaray
• Obiettivo con Zoom
ottico 8 X (33250mm)
• Apertura costante
f / 2,0 sull’intera
zoomata
• Tempo di posa
veloce 1/4000 di
secondo
• Messa a fuoco
macro estrema
• Touch screen
categoria
smartphone
• Peso 940 grammi
• Slitta a contatto
caldo per tutti i flash
più diffusi
Distributore esclusivo
via Ponte all’Asse 2/4 50019 Sesto F.no (Fi)
tel: 055/34 36 195 fax: 055/340 162
[email protected] www.toscanafotoservice.it
49
DAL WEB
QUESTIONE DI MARKETING
Instagram, se utilizzato bene, rappresenta per i fotografi una
vetrina internazionale. Ilaria Barbotti, fondatrice della community
degli Instagramers italiani ci spiega come utilizzarlo al meglio
di Monica Papagna
I
laria Barbotti è la fondatrice della community degli Instagramers italiani e ha scritto un libro - appena uscito per Hoepli - dedicato a questo
popolare social network “Instagram Marketing”. Ma si può davvero fare
marketing con Instagram e come? Ne parliamo con Ilaria che è pronta a
chiarirci ogni dubbio e invitare tutti i fotografi ad aprire un account.
Hai appena scritto il libro “Instagram
Marketing” appena uscito in libreria per
Hoepli, come è nata l’idea?
L’idea parte dal fatto che non esisteva una bibliografia italiana su Instagram. In italia, infatti, facciamo ancora fatica a vederlo come un mezzo
strategico, soprattutto per aziende e giornalisti. Da questa carenza è
nata la necessità di scriverne e il mio progetto editoriale è stato
accolto con entusiasmo da Hoepli.
I nostri lettori sono fotografi
professionisti e, spesso, sono anche
abbastanza critici nei confronti di
Instagram, cosa vorresti dirgli per
convincerli a iscriversi?
Instagram può essere il loro profilo virtuale, il loro spazio pubblicitario. Attraverso i giusti hashtag possono
essere raggiunte centinaia di migliaia di persone in
tutto il mondo. Conosco diversi fotografi professionisti che usano benissimo Instagram.
50
Lo vedo più come una fonte di ispirazione e
promozione che come un mezzo contro cui
“fare la guerra” .
Un fotografo professionista
come potrebbe utilizzare
questo social network per
fare marketing per sé stesso
e per il proprio brand?
Il fotografo professionista dovrebbe utilizzare
Instagram in maniera strategica, utilizzando
i giusti tag, geotaggando le foto e andando a
cercarsi i potenziali clienti proprio attraverso
gli hashtag. Per esempio, se fossi un fotografo di matrimonio utilizzerei i tag #wedding,
#matrimonio e quelli della zona in cui lavoro,
per intercettare persone interessate al settore
per portarle sul mio profilo che sarà pieno di
belle foto di matrimonio.
È un vetrina internazionale, se ben usata.
Si parla sempre di numeri,
ma sono davvero così
importanti? E solo loro
fanno la differenza?
Instagram è il social che cresce di più e più
in fretta. Sicuramente i numeri contano,
ma non è tutto lì. Su
Instagram c’è una
grande community
che va conosciuta e
coinvolta nei progetti. Senza community
ogni progetto perde
di senso e non riesce a raggiungere
quell’interesse che
può avere con l’appoggio e la creatività
di chi vive il social da
4 anni con impegno e
competenze.
Quali
sono gli
ingredienti
che non
possono
mancare per
avere un
buon account
Instagram?
Una bella bio con il
link al proprio sito,
la descrizione chiara
del proprio lavoro e
delle proprie passioni e una bella foto
che racconti qualcosa. Poi, ovviamente,
un progetto fotografico. Se hai uno stile
che si contraddistingue e non segue la
moda, hai vinto. Ti
piace la foto minimal
o architettura? Scat-
ta e condividi questi
soggetti con i giusti
tag in inglese (#minimal #architecture
#street ..) e segui
chi lo fa come te per
prendere ispirazione.
Il successo arriva,
ma non immediatamente.
Quali sono
i fotografi
italiani che
ci consigli
di seguire?
@mental_shot,
@polylm, @vittomotta
@mighele_, @andykate, @prunoconti,
@gipomnontesanto.
Gli altri li trovate nel
mio libro divisi per
tema fotografico. E
me :-) @ilarysgrill ;).
Non è detto
che un buon
influencer
sia anche
un bravo
fotografo, ma
forse chi già
è un bravo
fotografo ha
più chance di
chi non lo è,
sbaglio?
Diciamo che se fai
belle foto puoi crescere su Instagram,
ma questo non basta. Se non sei social, non interagisci,
non dedichi tempo
agli utenti che ti seguono, non crescerai mai (o crescerai
molto lentamente), il
social nasce e vive di
interazioni. Bisogne
farle e anche costantemente altrimenti
non ottieni risultati in
termini di crescita e
seguito dell’account.
Ovviamente la fotografia è preminente
e una bella fotografia
è il primo importate
step per avere successo e diventare
un influencer - o
meglio - un instagramers professionista.
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4:2:2, su supporti economici e facilmente reperibili sul
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I LUOGHI
UN CULT MONDIALE
La galleria dedicata alla fotografia e all’arte in generale
aperta da Carla Sozzani nel 1990, un vero e proprio punto di
riferimento per l’ambiente culturale milanese e non solo
di Edoardo Sansonne
52
D
efinirlo il tempio della fotografia sarebbe
sbagliato. Corso Como 10 è sì un luogo
dove la fotografia d’autore viene consacrata
e celebrata dagli appassionati, ma allo stesso tempo è il posto dove la novità arriva ancor
prima di essere rivelata al mondo. Una piccola
finestra sul presente più attuale e avanguard,
capace di mostrarci ciò che abitualmente chiamiamo futuro. La fondatrice e proprietaria di
Corso Como 10 è Carla Sozzani. Dopo un passato fatto di successi nel campo editoriale, fra
Vogue ed Elle, nel ‘90 inaugura la sua prima
galleria interamente dedicata alla fotografia. È
da quel momento che parte la grande avventura di Corso Como 10, oggi punto di riferimento
per l’ambiente culturale milanese e non solo.
Lo spazio col tempo è cresciuto: alla galleria,
che ospita esposizioni fotografiche di alto livello, si è aggiunta una libreria, poi uno store, che
fa da vetrina ai più grandi talenti del fashion design contemporaneo. Poi si è aggiunto il Caffè
e infine le 3 Rooms dove gli amanti del design
possono soggiornare immersi nell’arredamento che ha fatto storia. Tutte queste tessere vanno a formare quell’incredibile domino che è 10
Corso Como. La proprietaria Carla Sozzani ci
racconta come tutto è cominciato.
Da quale necessità nasce
Corso Como 10?
È stata la naturale risposta al mio bisogno di
portare in un luogo fisico la mia più grande
passione: l’arte. La vecchia casa di ringhiera al
numero 10 di Corso Como fu un colpo di fulmine, stavo facendo colazione all’angolo e ho visto
un cartello “affittasi”. Presi il piano superiore e
aprii la galleria. Il complesso era una vecchia
auto officina Renault, abbiamo avuto automobili che passavano avanti e indietro tutto il giorno per i primi tempi! Successivamente aprii la
libreria, lo Store, il ristorante e le 3 Rooms.
Cos’è cambiato in più di
vent’anni?
Corso Como 10 è rimasto sempre lo stesso, ciò
che nel tempo si è evoluto è tutto ciò che lo circonda. Una volta c’era il fruttivendolo, botteghe
di artigiani, ora è tutto diverso. È importante
che il mio spazio rimanga un punto fisso di riferimento, che non cambi identità. Adoro quando
la gente mi ringrazia per la pace che riesce a
trovare qui, per me è la ricompensa più grande.
Perché la fotografia, come
sceglie gli artisti?
Quando aprii la galleria la fotografia a Milano
non aveva ancora la giusta considerazione e lo
spazio per esprimersi. Non ho un criterio preciso per scegliere i fotografi, mi piace proporre arte che abbia prima di tutto significato per
me stessa. Gli artisti che espongo sono persone che stimo profondamente per il loro lavoro
e adoro l’idea di condividerli con la mia città.
Dopo tutti questi anni di attività le mostre che
abbiamo realizzato sono più di duecento.
Quanto è importante la
fotografia di moda?
La fotografia di moda è fondamentale. Tanto
che la prima mostra che allestimmo nel ‘90 fu
di Louise Dahl-Wolfe, storica fotografa americana di moda. Tempo dopo, alla mostra di
Helmut Newton, la fila per entrare in galleria
era chilometrica! Ciò che mi piace della fashion
photography è la sua costante capacità di rinnovarsi per stare al passo coi tempi.
Cosa vede nel futuro?
Continueremo a fare le cose a modo nostro, il
modello di Corso Como 10 è nato e cresciuto
spontaneamente. Questo ensemble vincente lo
abbiamo poi esportato in Asia: ora c’è un Corso Como 10 a Shanghai, Seoul e Pechino. Più
avanti chissà!
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UN PASSO NELLA STORIA
Edward Steichen
COME
TI SCATTO UN
DIPINTO
Edward Steichen ha trasferito lo studio e l’esperienza dell’arte
alla fotografia. Risultato? Dei capolavori. Tra i quali un
ritratto di Winston Churchill e Greta Garbo
di Edoardo Sansonne
E
dward Steichen è considerato il veterano per eccellenza della
fotografia di moda. I suoi scatti si trasformano in stupefacenti
dipinti che ritraggono le icone dei primi del novecento con una
luce che ha dell’eterno. Una vita alla costante ricerca di forme e
composizione, nella speranza di portare alla luce tutti i segreti che
l’arte fotografica ancora oggi ci nasconde.
Lussemburghese di nascita, si forma come pittore di belle arti negli
Stati Uniti. Si approccia alla fotografia a soli quindici anni, quando inizia
54
un apprendistato in litografia all’American
Fine Art Company di Milwaukee. Il suo forte
legame con la pittura lo porta, all’inizio del
secolo scorso, ad avvicinarsi alla fotografia
intesa come forma d’arte. Abbraccia così
il Movimento pittorista, del quale sarebbe
diventato ben presto uno dei maggiori
esponenti. Nel 1899 espone alcune foto al
55
UN PASSO NELLA STORIA
Second Philadelphia Salon e attira l’attenzione
del fotografo Alfred Stieglitz, con il quale
qualche anno dopo fonda la Little Galleries
of the Photo-Secession, galleria newyorkese
che si propone di diffondere la nuova corrente
fotografica. Durante il primo conflitto
mondiale Steichen viene messo a comando
della divisione fotografica dell’American
Expeditionary Force. L’esperienza lo reindirizza
verso uno stile fotografico più semplice e
diretto e al suo ritorno accantona il pittorismo
per dedicarsi ai primi scatti di moda. Nel 1932
realizza infatti la sua prima copertina a colori
per Vogue e inizia a fotografare i personaggi
di spicco dell’epoca. Nel suo mirino cadono
Greta Garbo, Marlene Dietrich, Gloria
Swanson e persino Winston Churchill.
Allo scoppio della seconda Guerra Mondiale
56
Steichen è di nuovo al fronte, questa volta per
girare un documentario. Il suo “The Fighting
Lady” gli vale il premio Oscar come miglior
documentario nel ‘45. Per i suoi meriti gli
viene così proposto di diventare il curatore
del Museum of Modern Art di New York ed
è sotto questo incarico che Steichen segue
la realizzazione di una delle più importanti
esposizioni fotografiche: The Family Of Man.
273 fotografi da 68 paesi diversi, quasi due
milioni di fotografie passate al vaglio e 503
selezionate per lo scopo finale: raccontare
l’esperienza umana dalla nascita alla morte.
La raccolta ebbe una tale risonanza nel
mondo dell’arte che nel 2003 l’UNESCO l’ha
definitivamente inserita nell’Elenco delle
Memorie del Mondo. Un omaggio all’umanità
e a un grande autore del ventesimo secolo.
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APPUNTI
mostre, concorsi e workshop
mostre
Art Kane.
Visionary
Palazzo Santa
Margherita, Modena
dal 25 giugno
al 20 settembre
Una grande
retrospettiva
dedicata ad Art Kane
a vent’anni dalla
sua scomparsa e
nel novantesimo
anniversario della
sua nascita, presenta
per la prima volta in
Italia un centinaio di
fotografie classiche
e inedite che hanno
contribuito a formare
l’immaginario visivo
della seconda metà
del Novecento.
45 frames from
PhotoVogue
Leica Galerie, Milano
dal 22 aprile
58
al 10 maggio
La mostra nasce
dall’iniziativa di
PhotoVogue, la
piattaforma del
sito di Vogue Italia
su cui gli utenti
possono caricare
le proprie foto. Una
giuria composta
dalle curatrici e da
Andrea Pacella,
Marketing Manager di
Leica Camera Italia,
giudicherà gli scatti
dei partecipanti e
decreterà il miglior
autore.
David Bailey,
Stardust
PAC, Milano
fino al 2 giugno
Con oltre 300 scatti
in mostra, Stardust
celebra uno dei più
grandi fotografi viventi
e offre al pubblico uno
sguardo inedito su un
artista iconico, che
ha ritratto in modo
creativo e sempre
stimolante soggetti
e gruppi, catturati
nel corso degli ultimi
cinque decenni:
molti di loro famosi,
alcuni sconosciuti,
tutti coinvolgenti e
memorabili.
Brassaï pour
l’amour
de Paris
Palazzo Morando,
Milano
fino al 28 giugno
Un’esposizione
dedicata all’opera
intensa e luminosa
di uno dei più
grandi fotografi
del Novecento,
racconta la storia
eccezionale di una
passione, quella
che ha unito per più
di cinquant’anni il
a cura di Edoardo Sansonne
fotografo agli angoli
e ai più nascosti
recessi della
capitale francese,
ma anche a tutti
quegli intellettuali,
artisti, grandi
famiglie, prostitute
e mascalzoni, che
hanno contribuito alla
leggenda di Parigi.
Sarà così l’occasione
di una vera e
propria scoperta,
l’opportunità di
conoscere l’intensa
attività di questo
straordinario autore
che approda a Parigi
ancora bambino e che
per tutta la vita vivrà
la capitale francese
come fonte delle sue
riflessioni e fil rouge
del suo lavoro.
La misura
perfetta
MICamera, Milano
fino al 9 maggio
Le illustrazioni di
Marina Luz, vincitrice
di un Emmy Award,
si mescolano alle
piccole stampe
fotografiche di Todd
Hido, sulle quali
a volte l’autore ha
anche disegnato.
Opere speciali
decisamente diverse
dalle impeccabili
grandi stampe a colori
per le quali Hido è
internazionalmente
noto.
Giorgio
Strehler
un uomo
per Milano
Teatro Strehler,
Milano
fino al 3 maggio
Giorgio Strehler
fu una grande
personalità artistica,
e una mostra lo
ricorda. Dal 14 aprile
al 3 maggio nel foyer
del Teatro Strehler
si ha la possibilità
di osservare Giorgio
Strehler un uomo per
Milano, un teatro per
l’Europa. Si tratta di
un percorso testuale
e iconografico
che permette
allo spettatore
di osservare con
curiosità il lavoro del
Maestro triestino.
Sono presenti anche
dei costumi di scena,
che riportano quasi
materialmente in vita
la poesia del lavoro
di Giorgio Strehler,
attento a ogni minimo
dettaglio delle sue
rappresentazioni.
A occhi aperti.
Quando
la Storia
si è fermata
in una foto
Museo
dell’Auditorium,
Roma
fino al 10 maggio
Attraverso le oltre
cento fotografie
esposte, lo spettatore
è accompagnato
in un viaggio
coinvolgente che gli
offre la possibilità di
guardare il mondo
da una prospettiva
incredibilmente
privilegiata: quella
degli occhi dei
grandi reporter.
Appassionato di
fotografia, ma
soprattutto di
giornalismo e
realtà, l’ideatore
della mostra
Mario Calabresi ha
intrapreso un viaggio
speciale nella storia
recente, cercando
“testimoni oculari”
che con il loro lavoro
e la voglia di scavare
tra le pieghe della
cronaca, hanno
raccontato momenti
straordinari del
nostro presente in
una serie di immagini
realizzate “con gli
occhi ben aperti sul
mondo”.
Dirigibili
della
Regia Marina
Complesso del
Vittoriano, Roma
fino al 3 maggio
Attraverso una
selezione di fotografie
d’epoca provenienti
dagli album di Arrigo
Lorenzo Osti (18911977), ufficiale della
Regia Marina in
servizio sui dirigibili
tra il 1916 e il 1918,
la mostra è divisa
in tre sezioni: i
dirigibili nell’aspetto
tecnico e bellico; il
personale, gli ufficiali
e i molti visitatori; la
città di Roma vista
dall’alto dei dirigibili.
Le 85 fotografie
rivelano una grande
modernità, sia per la
scelta del soggetto
che per il taglio
dell’inquadratura,
documentando
inoltre le complesse
attività di manovra
e manutenzione
di un mezzo che
si dimostrava
estremamente
difficile da
comandare.
La Roma di
Florence Henry
Terme di Diocleziano,
Roma
fino al 21 giugno
Le grandiose aule
delle Terme di
Diocleziano ritornano
ad essere cornice
di una mostra
fotografica. Sarà
questa la volta delle
foto che Florence
Henri, formatasi
al Bauhaus e
“compagna” dei
Dadaisti, scattò
durante un viaggio
in Italia tra il 1931 e
il 1932. A catturare
la sua attenzione
fu soprattutto il
Foro, le sculture
e le architetture
“classiche”. Dagli
scatti realizzati
l’artista trasse
diversi fotomontaggi
pubblicati negli
anni successivi. Tra
questi, le foto della
campagna del 1935
con i “ritratti” e le
diverse composizioni
“astratte” che
costituiscono ancora
59
APPUNTI
oggi il maggior
corpo di lettura delle
antichità romane,
conferendo un
carattere specifico
alla citazione del
classico nella sua
fotografia.
Modern Mexico
AND Gallery, Roma
fino al 9 maggio
Mostra-progetto
fotografico composto
da scatti in bianco
e nero in cui la
fotografa messicana
Melissa Bugarini
ha catturato il volto
del suo Messico
attraverso le città di
Guadalajara e Città
del Messico. Con
questi scatti Melissa
vuole raccontare le
nuove tradizioni e le
illusioni moderne del
suo “Modern Mèxico”.
Ghosts from the
past, Karl
Mancini
Ass. Culturale WSP
Photography, Roma
fino al 7 maggio
La Cambogia è un
Paese in grande
sviluppo grazie agli
ingenti investimenti
stranieri degli ultimi
anni, soprattutto
Russi e Francesi, che
hanno contribuito
a questo processo
cambiando abitudini
e stili di vita di una
parte del paese. Ma,
non molto lontano
dalla turistica
Serendipity beach
60
di Sianoukville o
dai magnifici templi
di Angkor, il tanfo
delle latrine si sente
ancora forte e la
gente vive ancora in
condizioni disperate.
Lavorando al progetto
“Ghosts from the
past” Karl Mancini
ha passato quattro
anni ad occuparsi
del problema,
collaborando con
diversi gruppi ONG
che operano nelle
zone delle province
di Banteay Meanchey,
Krong Pailin, Oddar
Meanchey, Preah
Vilear, Pursat e Siem
Reap, offrendo aiuto
a chi ha bisogno di
riabilitazione fisica e
supporto medico.
Momenti
di luce
Collezionando
Gallery, Roma
fino al 9 maggio
Mostra fotografica
dell’artista romano
Enrico Ingino dal
tema “Single Frames
For Contemporary
Meditation”.
L’artista quando
esce a fotografare
si estranea,
creativamente
parlando, da tutto
quello che conosce.
Cerca a caso le foto,
come quando si entra
in un negozio senza la
precisa intenzione di
acquistare qualcosa,
quando nella mente
si sente la voce che
dice “guarda questo,
quello, quest’altro.
The Cinema
Show
Palazzo Santa
Margherita, Modena
fino al 7 giugno
Esposizione
fotografica che
vuole essere una
celebrazione della
settima arte e dei
suoi protagonisti,
naturalmente
attraverso il medium
fotografico. La
rassegna presenta
l’opera di una
quarantina di
fotografi, alcuni
che hanno dedicato
un’intera vita
professionale al
cinema, altri che
nel corso della loro
carriera ne hanno
ritratto i protagonisti
in modo occasionale.
Hiroshi
Sugimoto
Foro Boario, Modena
fino al 7 giugno
La Fondazione
Fotografia Modena
presenta negli spazi
espositivi del Foro
Boario di Modena una
mostra antologica
dedicata a Hiroshi
Sugimoto, tra i più
autorevoli interpreti
della fotografia
contemporanea
internazionale.
Il percorso, a
cura del direttore
di Fondazione
Fotografia Modena
Filippo Maggia,
ripercorre l’intera
carriera dell’artista,
presentando alcune
pietre miliari della
sua ricerca.
Racconti
Privati
MUFOCO, Cinisello
Balsamo
fino al 6 settembre
La mostra presenta
una selezione di
fotografie realizzate
da Mario Cresci tra
Tricarico e Barbarano
Romano nel periodo
1967-1978, quando
viveva in Basilicata.
workshop
Workshop
di fotografia
notturna
Castelluccio di Norcia
4 e 5 luglio
Il piano di Castelluccio
di Norcia è ideale
per lo svolgersi
dei nostri corsi di
fotografia. Facilmente
raggiungibile sia da
direzione “mare”
sia da direzione
Perugia. La piana
non presenta nessun
tipo di percorso
“impegnativo” , è
adatto a chiunque
ami la montagna.
L’inquinamento
luminoso è talmente
flebile, che nelle
bellissime giornate
estive, è possibile
osservare la via lattea
a occhio nudo.
Workshop Parco
Naturale 3 Cime
Parco Naturale 3 Cime
4 e 5 luglio
Fotografare il
paesaggio del parco,
significa scoprirlo
ed innamorarsene.
Grazie a Pixcube.
it e partners attivi
del workshop,
desideriamo che ogni
partecipante possa
cogliere gli aspetti più
unici della biodiversità
di questo parco. La
comprensione e
condivisione con i
compagni dei diversi
habitat, si traduce
quasi sempre in un
elemento decisivo per
colui che osserva ed
ascolta.
Workshop
Parco Naturale
Puez Odle
Parco Naturale Puez
Odle
19 e 20 settembre
Dal punto di vista
paesaggistico si
riscontra una grande
variabilità; deserti
altipiani calcarei,
fertili pascoli alpini
vette bizzarramente
frastagliate,
maestose pareti,
gole profondamente
scavate dall’erosione
e fitte foreste di
conifere costituiscono
un caleidoscopio
di paesaggi e
forme raramente
riscontrabile su
un territorio così
circoscritto.
Allegato al manuale d’uso del lo
Expo in Città IMAGING A 360°
Utilizzo generale Logo Come previsto a pagina 16 e 17 del manuale d’uso il lo
in Città “deve essere posizionato sempre in ultima p
nell’angolo basso a destra separato dagli altri marchi
linee verticali che lo precedono.” Si consiglia di aggiu
manuale la seguente dicitura “Con l’ammissione nel ca
Expo in Città gli enti ammessi acquisiscono il di
utilizzare il logo Expo in Città accompagnato dalla dicit
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2015: LA FOTOGRAFIA DI MATRIMONIO
È ANCORA DI SERIE B?
Q
uesto è quanto si sono chiesti i fotografi associati ad ANFM durante la
convention tenutasi a Bologna tra la fine
febbraio e l’inizio di Marzo.
Alla tavola rotonda, moderata da Mosè
Franchi, sono intervenuti il giornalista
Michele Smargiassi, il coordinatore generale di Tau Visual, Roberto Tomesani,
e il fotografo Edoardo Agresti.
Il tema è stato dibattuto e sviscerato,
quello che ne è emerso è un’immagine rassicurante. Il fotografo di matrimonio del 2015, a dispetto della crisi,
nella percezione del cliente non è più
un fotografo di serie B… Il fotografo di
matrimonio ha acquisito la sua dimensione professionale anche agli occhi di
fotografi che si occupano di altri settori.
L’esempio più lampante sono le coppie vip: anni fa sceglievano il fotografo che fa moda per immortalare il loro
matrimonio, convinti che il fotografo di
matrimonio non ne fosse all’altezza,
oggi questo succede sempre meno;
soprattutto tra le persone con livello
di istruzione più alto è molto frequente
la ricerca del fotografo specializzato in
matrimonio. Ma perché quest’inversione di tendenza?
Negli ultimi anni, anche grazie all’azione di associazioni come ANFM, la fotografia di matrimonio è cambiata.
Si è passati da una concezione superficiale e commerciale a un’idea artistica
e professionale del servizio di matrimonio. Oggi al fotografo di matrimonio
sono richieste eccellenze non semplici
da raggiungere e il mercato sta facendo
grande selezione.
In tutti i settori, lo sappiamo bene, il
mercato è in movimento. Nel settore
della fotografia di matrimonio dobbiamo
tenere presenti alcuni fattori importanti,
per farlo riporto alcuni dati statistici:
• Nel 2013, per la prima volta il numero
dei matrimoni scende sotto quota duecentomila. Sono stati infatti celebrati
in Italia 194.057 matrimoni (13.081 in
meno rispetto al 2012).
• circa 53 mila nozze in meno negli
ultimi 5 anni (pari a
oltre un quinto delle celebrazioni del
2008).
• A diminuire sono
soprattutto le prime
nozze tra sposi di
cittadinanza italiana:
145.571 celebrazioni nel 2013, oltre 40
mila in meno negli
ultimi cinque anni.
• Diminuiscono i
matrimoni in seconde nozze, scendendo da 34.137 del
2008 a 30.691 del 2013, ma il ritmo della
flessione è più contenuto di quello delle prime nozze. Pertanto, la loro quota
sul totale continua ad aumentare, dal
13,8% del 2008 al 15,8% del 2013.
• Nel 2013 sono state celebrate con rito
religioso 111.545 nozze, oltre 44 mila in
meno negli ultimi 5 anni (-29%). I matrimoni celebrati con il solo rito civile sono
scesi a 82.512 (-9% rispetto al 2008); la
loro quota sul totale raggiunge il 42,5%
del 2013, dal 36,8 del 2008.
Sia al Nord (55%) che al Centro (51%)
i matrimoni con rito civile superano
quelli religiosi.
Anno
2008
2009
2010
2011
2012
2013
Celebrazioni totali matrimoni
246.613
230.613
217.700
204.830
207.138
194.057
Variazione in % rispetto all’anno precedente
-2,50
-6,49
-5,60
-5,91
1,13
-6,32
Primi matrimoni (entrambi i coniugi italiani)
185.749
175.043
168.610
155.395
153.311
145.471
Fonte Istat dati aggiornati a Novembre 2014 (ringraziamo Nicasio Ciaccio per questa ricerca).
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