telenazareno: renzi tiene in pugno b. e de benedetti

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telenazareno: renzi tiene in pugno b. e de benedetti
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“Il Fatto”racconta che la Figc ha gettato 107mila eurodi denaro pubblico per
un libro del suo presidente Tavecchio. Silenzio (assenso?) dal Coni di Malagò
Sabato 7 febbraio 2015 – Anno 7 – n° 37
e 1,40 – Arretrati: e 2,00
Spedizione abb. postale D.L. 353/03 (conv.in L. 27/02/2004 n. 46)
Art. 1 comma 1 Roma Aut. 114/2009
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Per questi senatori
dare dell’“orango”
a Cécile Kyenge
è “pensiero politico”
Ecco i nomi e gli argomenti dei 12 membri della Giunta
per le immunità di Palazzo Madama (la stessa che fece
decadere l’ex Cavaliere) che hanno dichiarato
insindacabile il leghista Calderoli per l’insulto razzista
all’ex ministra di origini congolesi: sono di Pd, Ncd, Gal,
FI e Lega. Contrari solo M5S (tranne una) e Sel
» pag. 7
Sòla profonda
di Marco Travaglio
Moscardelli (Pd)
Alicata (FI)
Augello (Ncd)
Buemi (Pd-Psi)
Cucca (Pd)
D’Ascola (Ncd)
Ferrara (Gal)
Filippin (Pd)
Fucksia (M5S)
Giovanardi (Ncd)
Malan (FI)
Stefani (Lega)
TELENAZARENO: RENZI TIENE
IN PUGNO B. E DE BENEDETTI
Canone per le frequenze tv: nel 2014 l’Agcom fa uno sconto di 40 milioni di euro in 4 anni a Mediaset
e stanga Gruppo Espresso e Telecom con un aggravio di 47 milioni. Ora il premier azzera tutto
Feltri, Palombi e Tecce » pag. 4 - 5
e deve decidere chi favorire. Altrimenti ci rimette il Tesoro
MONTIANI & RICICLATI COL PD
IL MANOVRATORE
Verdini: “Occhio,
Silvio, senza di me
Matteo ti fa fuori”
d’Esposito » pag. 2
IL GOVERNATORE PD
Rossi: “Toscana,
la ricandidatura
la chiedo a Denis”
Vecchi » pag. 3
Voltagabbana e trasformisti?
No, semplici “stabilizzatori”
Renzi, Berlusconi sullo sfondo e sopra De Benedetti Dlm
GRANDI OPERE
L’ISLAM DELL’ORRORE
La versione dell’Isis:
“Le bombe giordane
hanno ucciso Kayla”
Il “miracolo”
dell’Expo:
c’è già un buco
di 160 milioni
È l’esposizione della società,
voluta da Moratti e
Formigoni, titolare delle aree.
Ma non riesce a venderle
e a restituire i prestiti
alle banche Barbacetto » pag. 8
De Carolis e Ranieri » pag. 6 e 22
È la cooperante
statunitense ostaggio
del Califfo. Ma
la Casa Bianca e
il governo di Amman
non confermano
LaPresse
Gramaglia » pag. 16
» CORRADO AUGIAS
“Ho fatto l’autostop
al Polo e il legionario
nei film a Cinecittà”
Truzzi » pag. 12 - 13
LA CATTIVERIA
Calderoli assolto dalla giunta
del Senato per aver dato
dell’orango alla Kyenge.
È il suo modo di corteggiare
» www.forum.spinoza.it
n attesa di cambiare verso all’Italia (e anche all’EuI
ropa, figuriamoci), Matteo Renzi sta cambiando
verso al principio di non contraddizione. “Visto che
nel Patto del Nazareno c’erano solo la riforma elettorale e costituzionale?”, cinguetta da qualche giorno
dopo aver fatto eleggere dall’apposito Parlamento un
“presidente condiviso” fra sé e sé. E sguinzaglia i renzini ma soprattutto le renzine in tutti i talk show a
ripetere il mantra: visto che il Patto del Nazareno come l’han raccontato i gufi non esisteva? Seguendo la
logica aristotelica, è un po’ come se il maresciallo Badoglio, quando il 13 ottobre 1943 dichiarò guerra alla
Germania, nostra alleata fino a un minuto prima,
avesse aggiunto con aria di sfida: “Visto che il Patto
Roma-Berlino-Tokyo era un’invenzione dei crucchi
e dei musi gialli?”. O come se Buffon, quando ha ufficializzato il legame con la D’Amico, avesse dichiarato: “Visto che le mie nozze con Alena Seredova erano solo un gossip dei giornali antijuventini?”. Siccome carta canta, il Fatto aveva pubblicato un’inchiesta a puntate di Fabrizio d’Esposito su quel misterioso
incunabolo chiamato Patto del Nazareno, che sia
Renzi sia il portavoce forzista Toti assicuravano esistere in forma scritta e sottoscritta dai due contraenti,
R&B. Ascoltando varie fonti, mai smentite, ne aveva
ricostruito non il testo (più segreto del papello di Riina), ma il contenuto. In sintesi, oltre all’Italicum e al
Senato dei nominati: protezione degli interessi Mediaset, riforme condivise della giustizia e al Quirinale
tutti tranne Prodi (TTP).
Un Patto non fra il Pd e FI, che anzi servono come
portatori d’acqua e donatori di sangue. Ma fra Renzi
e B., unici contraenti e beneficiari. Finora è stato scrupolosamente rispettato: Mediaset non ha avuto nulla
da temere, anzi molto da guadagnare; le riforme della
giustizia, più che condivise (taglio delle ferie ai giudici), erano addirittura copiate da quelle di B. (falso in
bilancio) quando non peggiorate (condono fiscale
sotto il 3% dell’imponibile e altre soglie di impunità);
Prodi, per il Colle, non è stato neppure considerato (a
parte Civati e, sia pure al secondo posto dopo Imposimato, gli iscritti 5Stelle). Mattarella non era nella
black list di B., che anzi a fine 2014 aveva fatto sapere
di essere disposto a votarlo se solo Renzi gliel’avesse
chiesto. Invece, per ricompattare il Pd, l’ha fatto annunciare dal vice Guerini (“si parte con Mattarella e si
arriva con Mattarella”) alle 22 del 28 gennaio, alla
vigilia del primo scrutinio e dell’incontro decisivo col
Caimano. Una tagliata di faccia che B. avrebbe pure
potuto incassare in cambio di ben altri incassi. Ma il
suo partito già in ebollizione no. Sulle prime B. ha
fatto la faccia feroce, minacciando di non concedere
nemmeno un voto dei suoi a Mattarella: “Usciremo
tutti dall’aula al quarto scrutinio”. Poi ha ripiegato
sulla via mediana della scheda bianca. Così erano tutti
contenti: quelli che nel segreto dell’urna volevano votare Mattarella (un centinaio fra alfanidi, fittiani, verdiniani, poltronisti e collaborazionisti vari) e quelli
che non volevano votarlo. Tutto è finito a tarallucci e
vino con la telefonata del Caimano al neopresidente
che l’ha invitato al suo insediamento al Quirinale.
Ora FI è in pezzi e B. non sa che pesci pigliare. E Renzi
in poche ore gli fa il quadro completo di quel che
potrebbe capitargli in caso di separazione: 50 milioni
in più da pagare sulle frequenze, falso in bilancio con
soglie basse e procedibilità d’ufficio, niente frode nel
condono e nuova maggioranza con un’imbarcata di
scilipoti sfusi che lo trasformerebbe in un pelo superfluo della politica. Una causa di divorzio da far
impallidire quella con Veronica (sempreché Renzi
non dica che le nozze fra Silvio e Veronica erano
un’invenzione dei gufi e dei rosiconi).
Ps. Mercoledì paventavo i primi segni di rincoglionimento da direzione. Il primo è già arrivato: non ho
ringraziato uno dei direttori più preziosi della mia
carriera, Paolo Flores d’Arcais. Però me ne sono accorto da solo, quindi per chiamare l’ambulanza
aspettate un altro po’.
DOSSIER ISLAM
Sull’applicazione Mia, il racconto
di una giornata a Firenze indossando il Niqab, velo integrale islamico