“Il sirtaki di Icaro”, Testo originale: Maria Amanatidou, Testo e Musica
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“Il sirtaki di Icaro”, Testo originale: Maria Amanatidou, Testo e Musica
“Il sirtaki di Icaro” Testo originale Maria Amanatidou | Testo e Musica Maria Rita Ferrara Canta Iliade Marescotti Kanarà RAPPRESENTA LA GRECIA Il coinvolgente ritmo del sirtaki narra la storia del piccolo Icaro che voleva giocare col sole, avvicinandosi ai raggi il più possibile grazie a due bellissime ali di cera. Cosa accadde? Le ali si sciolsero ed Icaro precipitò in mare, ma il suo papà si tuffò tra le onde per salvarlo ed insegnargli che si può toccare il cielo anche restando con i piedi per terra. Maria Amanatidou Nata a Salonicco (Grecia) il 27 novembre del 1971, è del segno del Sagittario. Vive a Bologna da tempo e tutti la chiamano “l’Ellenica”. Nella vita è un’insegnante di greco antico e greco moderno. Della sua esperienza allo Zecchino d’Oro ci ha scritto: “Una bella, unica e divertente esperienza”. Dice che: “I miti greci sono una fonte inesauribile di storie e tipi umani e la loro tematica si presta, nel nostro caso, alla creazione della canzone ‘Il sirtaki di Icaro’. Sempre attuali, racchiudono in sé vari concetti e hanno un significato morale. La morale del mito di Icaro è la moderazione, la temperanza e l' utilizzo di mezzi giusti per raggiungere un obiettivo”. È in gara come autrice del testo originale del brano “Il Sirtaki di Icaro”. Maria Rita Ferrara Nata ad Altavilla Milicia, in provincia di Palermo, il 5 marzo del 1959, un giorno che le piace molto perché coincide con mese e giorno di nascita di Lucio Battisti ed è vicino al giorno di nascita di altri due grandi “Luci” musicali, Lucio Dalla e Antonio Lucio Vivaldi (nati il 4 marzo). Una curiosità: nella sua famiglia l’unico altro nato il 5 marzo è un illustre prozio, Giuseppe Cocchiara, che pare si sia occupato, come lei, di ricerche etnomusicologi che. Nata sotto il segno dei Pesci, vive a Bologna che le piace tantissimo per il suo centro medievale, e le manca solo il mare. Riesce a sentirsi a casa ovunque, purché ci siano posti, cose e persone semplici e tranquillità. Nella vita fa la mamma, la lavoratrice e la musicista. Suona il pianoforte dall’età di sette anni e vorrebbe “vivere per suonare” piuttosto che “suonare per vivere”. Della sua esperienza allo Zecchino d’oro ci ha scritto: “Lo Zecchino è stato lo sfondo musicale di tutta la mia vita, un’esperienza iniziata con una serie di insuccessi. Avevo il pallino della musica ancor prima di saper parlare. La mia prima parola in effetti non è stata ‘mamma’ o ‘papà’, ma ‘canga’: significava ‘canta’ ed era la richiesta di accendere la radio. Mia madre mi accontentava e stavo buona buona. Potrei dire che la mia storia con lo Zecchino è cominciata a quell’età e del resto siamo nati insieme. Lo seguivo in stato di trance senza perderne una sillaba. All’età di sei/sette anni mi è capitata tra le mani una chitarrina giocattolo. Rotte tutte le corde, suonavo solo sull’ultima rimasta. Vista la buona disposizione, una zia mi ha regalato un’altra chitarrina giocattolo, ma un po’ più grande. Analogamente, un altro zio mi ha poi regalato una chitarra antica, ma vera, dimenticata da decenni in una cantina e con le corde arrugginite. Per fortuna avevo orecchio, e da questi oggetti riuscivo a tirare fuori della musica, non si sa come. Con le canzoni dello Zecchino come ‘palestra’ principale, ho imparato allora a suonare senza maestri (sono tuttora autodidatta). Avendo uno strumento per le mani ero ormai autonoma: imparavo a memoria tutto cercando subito gli accordi. A manifestazione finita potevo ricantare le mie preferite fino allo sfinimento, accompagnandomi sulla chitarra. Non avevo il giradischi, e non c’era altro mezzo di riascoltarle se non così. A otto anni, ho chiesto di fare le audizioni. All'inizio, tutto benissimo, ma alla fine… niente. A 19 anni mi sono trasferita a Bologna, lavoravo e facevo l'Università. Bologna era per me la magica città della musica: la città di Dalla, Guccini, Claudio Lolli (qualcuno se lo ricorda?). Era anche la città dello Zecchino. Benché decisa a studiare tutt’altro che la musica, alla fine mi ci ritrovavo sempre in mezzo, come in un incantesimo. La mia tesi di laurea è una ricerca di etnomusicologia. Non pensavo però a scrivere canzoni per lo Zecchino perché non sapevo nemmeno che fosse un concorso aperto a tutti. E comunque ero ormai un’adulta con tutt’altre esigenze musicali. Finché non ho avuto mia figlia. Lo Zecchino allora, con le sue canzoni, ha accompagnato anche la sua infanzia come aveva accompagnato la mia. Anche di più, visto che, per qualche anno, lei è stata corista del ‘Piccolo Coro’. Così, mi è venuto naturale inventare canzoni per lei. Quando poi su internet ho scoperto che il concorso dello Zecchino d’Oro era un concorso pubblico, ho pensato anche di inviarle. Ho inviato un provino per la prima volta nel 2002, mi pare, ma non è stata preso in considerazione, poi altri nel 2008 e 2009. Ma anche qui senza segni di apprezzamento (non superavo nemmeno la prima selezione). Ho continuato: mi piaceva realizzare i provini più come un ricordo da conservare per noi, che per altro. Ero incredula rispetto alla possibilità di vederli selezionati. Nel 2010, ho fatto un altro tentativo con un brano che però è entrato nella rosa delle canzoni preselezionate. Era ‘Prova a Sorridere’. Questo mi ha incoraggiato e l'ho riproposta nel 2011: per fortuna, perché ha vinto la selezione partecipando, come si sa, al 54° Zecchino d’Oro. E’ stata una grande gratificazione, tanto più che la canzone racconta un episodio reale della vita di mia figlia. Che bello vederlo raccontato a tutti, e poi da quelle vocine meravigliose!” Dice che: “la canzone ‘Il Sirtaki di Icaro’, l’ho scritta perché ho una vera passione per la Grecia e per il patrimonio che ci ha tramandato. E' anche una eredità paterna: mio padre è stato in Grecia per 36 mesi durante la guerra. Un po' come nel film ‘Mediterraneo’, inviato lì per punizione (dal regime fascista), l’ha vissuta come una ‘vacanza-premio’ trovandosi benissimo! Si era anche fidanzato lì, ma poi è partito, e… addio! Ha sempre avuto però nostalgia per la Grecia, che non ha mai più rivisto. E’ stato lui a raccontarmi i miti più belli: Icaro e Dedalo e tanti altri. A scuola ho studiato greco antico; adesso studio il neogreco, per conto mio. Trovo la Grecia bellissima e molto simile ai miei luoghi di quando ero bambina. Spero che rimanga così. In Grecia la gente è ancora semplice e accogliente, ci andiamo spesso. Adoro la mitologia greca e la trovo piena di significato e dall'intreccio geniale. Il Sirtaki di Icaro è nato per raccontare ai bimbi di oggi una di queste bellissime storie senza tempo, e non c’è nulla di meglio che una canzone per farlo. Icaro mi è parso il personaggio più adatto allo scopo. E’ un bambino lui stesso, e per di più, spacconcello. Niente di più attuale. L’unico problema era la fine della storia, impietosa nel mito... Ma, lasciando nel testo delle ‘aperture’, che fanno intendere esserci varie ipotesi sulla sorte di Icaro, ho potuto sostituire l’esito infausto con una bella ramanzina del papà: una situazione in cui sicuramente la maggior parte dei bambini si riconoscerà!”. È in gara come autrice del testo e della musica del brano “Il Sirtaki di Icaro”.