Articoli pubblicati nel 2005 – per la Rubrica Balena Verde sul
Transcript
Articoli pubblicati nel 2005 – per la Rubrica Balena Verde sul
Articoli pubblicati nel 2005 – per la Rubrica Balena Verde sul Quotidiano Magna Graecia Sud Europa LA COMMISSIONE EUROPEA STANZIA 71 MILIONI DI EURO, PER 89 PROGETTI AMBIENTALI IN 17 PAESI Riparte Life 2005, il progetto comunitario per la riduzione dei rifiuti e dell'impatto ambientale. In pole position Spagna, Francia e Danimarca. Una somma di 71 milioni di euro per finanziare 89 progetti di innovazione ad alto contenuto ambientale in 17 paesi: la Commissione europea ha approvato lo stanziamento per LIFE-Ambiente 2005. Si tratta di progetti di dimostrazione di nuovi metodi e tecniche finalizzati ad affrontare varie problematiche contribuendo a migliorare l'ambiente in Europa. Quest'anno alla Commissione sono pervenute 534 domande di finanziamento. Al primo posto tra i progetti proposti e promossi si colloca la gestione dei rifiuti in termini di numero di progetti selezionati (31) e di finanziamenti comunitari stanziati (27 mln di euro pari al 39% del totale). La seconda categoria di progetti (22, per un totale di 17 mln di euro) riguarda la riduzione dell'impatto ambientale prodotto dalle attività economiche. Circa un quinto degli stanziamenti dell'UE (14 mln) è destinato a 17 progetti riguardanti la gestione sostenibile delle acque sotterranee e di superficie, mentre 12 progetti riguardano lo sviluppo e la pianificazione sostenibili dell'utilizzo del territorio e insieme richiedono un investimento pari a 9 mln, il 10% degli stanziamenti disponibili. Infine, 7 progetti puntano alla riduzione dell'impatto ambientale dei prodotti e dei servizi (5 mln). Il Belgio si e piazzato con due progetti, che riguardano la gestione delle acque. La Danimarca si aggiudica 6 progetti. Due riguardano la gestione delle acque, altri due si ripromettono di mitigare l'impatto ambientale delle attività economiche. Per quanto riguarda la gestione dei rifiuti, uno punta al riutilizzo dei fanghi di depurazione delle acque reflue nella produzione di calcestruzzo, un secondo punta invece ad utilizzare i rifiuti e i fanghi di depurazione come materia prima negli impianti di produzione di lana di roccia in Danimarca, Francia, Germania e Regno Unito. L'Estonia si aggiudica fondi per un progetto che intende ridurre l'impatto delle attività economiche, attraverso una metodologia di trasformazione delle deiezioni dei suini per produrre energia e materie prime. La Finlandia si aggiudica due progetti: uno sulle varie possibilità di riciclaggio dei rifiuti delle apparecchiature elettriche, l altro di sensibilizzazione sulla riduzione dei rifiuti in aree urbane. Buon piazzamento per la Francia con ben 11 progetti: uno condotto con partner italiani e spagnoli sulla gestione delle acque, per ridurre l'inquinamento da pesticidi. Tre progetti riguardano le tecnologie pulite. Sei progetti riguardano la gestione dei rifiuti. L'ultimo invece verte sulla gestione della qualità dell'aria con un nuovo strumento di campionamento. Sono sei i progetti vincenti della Germania: due progetti sulla gestione delle acque reflue, due riguardano le tecnologie pulite per ridurre l'impatto ambientale delle attività economiche, uno tratta la gestione e la prevenzione dei rifiuti con un programma di formazione sulla saldatura senza piombo nell'industria europea dell'elettronica. L'ultimo progetto riduce l'impatto ambientale del comparto dell'acciaio. Sono 4 i progetti della Grecia: uno d'uso sostenibile del territorio attraverso un piano per il recupero socio-ambientale di un area urbana, uno sulla gestione della qualità dell'aria per un sistema integrato di valutazione, monitoraggio e gestione dell'inquinamento atmosferico, uno sull'impatto ambientale di prodotti e servizi con sperimentazioni di edilizia sostenibile. L'ultimo riguarda la gestione delle acque con un set di tecnologie per ridurre al minimo l'inquinamento da fonti agricole. Due sono i progetti dell'Irlanda che riguardano la gestione dei rifiuti. Il Lussemburgo ha piazzato un progetto per la riduzione delle emissioni di CO2 dall'essiccazione di pannelli di legno. Sono 7 i progetti dei Paesi Bassi: tre vertono sulla gestione dei rifiuti. Il quarto verte sullo sviluppo urbano sostenibile ed e finalizzato a ridurre almeno del 25% il rumore. Il quinto progetto intende limitare l'impatto ambientale delle linee d'alta tensione. Il sesto intende invece ridurre le emissioni di gas serra, in particolare gli idrofluorocarburi (HFC) prodotti dai frigoriferi utilizzando un sistema di refrigerazione a CO2. L'ultimo si riferisce alla gestione sostenibile delle acque. Sono due i progetti del Portogallo ed entrambi si occupano di gestione dei rifiuti per incrementare riciclaggio e riutilizzo. L'Inghilterra vince con 10 progetti, 4 dei quali riguardano la gestione dei rifiuti, con l'applicazione di tecnologie innovative di trattamento e riduzione dello smaltimento. Due progetti mirano a ridurre l'impatto ambientale delle attività economiche mentre altri due si occupano di questioni connesse alla gestione delle acque. Un progetto si propone di sviluppare e gestire ambienti urbani di qualità per gli utilizzatori dei corridoi fluviali e gli altri soggetti interessati. L'ultimo affronta l'aspetto dell'impatto ambientale dei prodotti e dei servizi, incentrandosi sulle potenzialità insite nell'integrazione di serre in altri edifici, ad esempio quelli adibiti ad uffici. In Romania un progetto per la gestione della qualità dell'aria individuerà le fonti d'inquinamento atmosferico a Bucarest. Per la Spagna 16 progetti, tre dei quali vertono sulla gestione delle acque. Tre si occupano di sviluppo e pianificazione dell'utilizzo del territorio: mobilita sostenibile, protezione del suolo, gestione sostenibile della viticoltura di montagna. Quattro progetti s'inseriscono nel quadro delle tecnologie pulite. Mentre sei progetti si occupano di gestione dei rifiuti. Sono due i progetti della Svezia che intendono attenuare l'impatto ambientale delle attività economiche. L'Ungheria si è vista approvare un progetto sulla gestione delle acque per la valutazione della contaminazione da arsenico delle acque sotterranee. FERROVIE: GITE FUORI PORTA IN TRENO, IN WEEK END BIGLIETTO CON LO SCONTO AL 50% Iniziativa a favore dell'ambiente da parte di Trenitalia, per far conoscere le tante possibilità di itinerari domenicali, fruibili lasciando a casa la macchina. Gita fuori porta in treno, a metà prezzo, e senza lo stress delle code al rientro in città. Trenitalia propone treni regionali a metà prezzo durante i fine settimana per tutto il mese di ottobre. La nuova iniziativa si chiama 'Week end di Trenitalia' e punta a far lasciare l'auto in garage tutti i sabati e le domeniche di ottobre quando viaggiare sui treni regionali, interregionali, diretti e suburbani costerà il 50% in meno. Dopo aver lanciato il 'Ferragosto a prezzo fisso', Trenitalia offre un'altra occasione per scordare a casa l'auto nei cinque fine settimana di ottobre per regalarsi qualche ora di relax al mare, in montagna, nelle città d'arte o ad una delle tante tradizionali sagre paesane di inizio autunno, senza l'incubo delle code al rientro. Il cliente, al momento dell'acquisto, deve esplicitamente richiedere i biglietti de 'I week end di Trenitalia', spiega la società del gruppo Fs. Biglietti che potranno essere acquistati presso qualsiasi biglietteria o agenzia di viaggio abilitata, attraverso la biglietteria telefonica o via Internet. Sono esclusi dall'offerta i biglietti relativi a particolari relazioni metropolitane (Roma, Venezia, Bari e Palermo) o tariffe integrate (ad esempio l'Unico Campania ), nonché quelli effettuati con servizi speciali quali 'Leonardo Express' o 'Trinacria Express'. Al momento le tratte più richieste riguardano gli itinerari verso le città d'arte cosiddette minori e le città di provincia che in questi fine settimana di ottobre, offrono mostre, fiere, sagre. In prima fila Cremona, Modena, Pavia, Mantova, Vicenza, Pisa, Urbino, Viterbo, Lecce, Siracusa e tutte le cittadine del versante ligure. Le offerte di Trenitalia degli ultimi mesi, cercano di arginare la diminuzione dei passeggeri, proprio su quelle tratte regionali, che piene di pendolari nei giorni feriali, si svuotano il fine settimana. AL VIA GLI EVENTI PROMOZIONALI ALL'INTERNO DEL PARCO MOLENTARGIUSSALINE A QUARTU SANT'ELENA L'ente ricerca un Direttore per lo sviluppo della fruizione ecoturistica e per programmare gli interventi di organizzazione del delicato territorio cagliaritano Un parco da vivere e non da recintare. Con questo spirito il presidente dell'area protetta regionale Molentargius-Saline di Cagliari, Luigi Ruggeri, sindaco di Quartu Sant'Elena, ha presentato questa mattina nella sede dell'edificio Sali Scelti le prime due manifestazioni ufficiali che si terranno all'interno del parco. Il primo evento si è svolto il 1 ottobre come appendice della mostra mercato Equimediterranea, in cui sono stati ospitati circa 400 cavalli di razza. Il secondo appuntamento è per il 9 ottobre: in programma la terza Marcia alpina della solidarietà organizzata dall'Associazione Nazionale Alpini, Sezione Sardegna, in collaborazione con il Consorzio delle Saline e la partecipazione dei Volontari Sclerosi Multipla, l'associazione Sindrome di Down e Insieme per un sorriso. La manifestazione ippica, valida anche per il circuito dell'Istituto di Incremento Ippico della Sardegna, è una gara di regolarità della lunghezza di 30 km che si articolerà ad anello, con partenza e rientro dalla Fiera Campionaria della Sardegna, attraversando la Sella del Diavolo, il Poetto, le Saline e il Parco di Molentargius. Per l'occasione sarà presente anche una rappresentanza inviata dall'Emiro del Dubai, il cui cavallo sardo è il campione di questa specialità a livello internazionale. Per il futuro, si sta pensando di rendere questa competizione annuale ed internazionale su un percorso di 160 chilometri tra le due saline, quella di Santa Gilla e quella di Molentargius. La Marcia alpina si propone, invece, come vero e proprio momento di aggregazione ed integrazione tra disabili e non. Sarà anche l'occasione per visitare il complesso naturalistico in cui vivono numerose specie di avifauna uniche al mondo. ''Si tratta di una opportunità per un soggetto neonato come il Parco che sta facendo i primi passi - ha dichiarato Ruggeri in un comunicato stampa - E' un parco a forte connotazione che rappresenta un unicum in Europa''. Proprio per dare gambe ad un'idea di parco fruibile in maniera completa, è stato predisposto il bando da 120 mila euro annui per la ricerca di un direttore generale ''che abbia caratteristiche di particolare qualità, anche in vista della programmazione delle attività, delle visite e dello sfruttamento anche economico''. In questo senso si sta già pensando a regolamentare gli ingressi, bloccare il passaggio di mezzi pesanti e ricorrere alla videosorveglianza. ''Per quanto riguarda le visite - ha annunciato il presidente del Parco - si potrebbero utilizzare barche o chiatte che dalla Darsena trasportino i croceristi che giungono a Cagliari o ad un trenino che funzioni dentro il Parco e di predisporre servizi e ricettività. Infine ci sarebbero da riqualificare i capannoni in cui implementare attività produttive'' CAMBIAMENTI CLIMATICI: I PROGETTI MADE IN ITALY PER AFFRONTARE IL PROBLEMA Da Lecce sino in Cina, passando per l'India e il trattamento delle biomasse, la strada italiana per i prossimi anni nelle politiche energetiche. La sfida sui cambiamenti limitatici richiede una visione globale che preveda nuove tecnologie e l'Italia è per il loro sviluppo. E' l'approccio illustrato da Corrado Clini, direttore generale per la ricerca e lo sviluppo del ministero dell'ambiente, presente ai lavori del Consiglio informale congiunto dei ministri dell'agricoltura e dell'ambiente tenutosi a Londra. Queste le quattro risposte italiane sul versante delle sfide energetiche e dei cambiamenti climatici. -CENTRO EUROMEDITERRANEO A LECCE. E' stato istituito con un finanziamento italiano il Centro Euromediterraneo sui cambiamenti climatici: una rete che raccoglie tutte le istituzioni scientifiche italiane impiegate nelle comprensione dei cambiamenti climatici a livello del Mediterraneo. Questo centro è dotato di un importante modo di calcolo in grado di lavorare sui modelli climatici del Mediterraneo. Il centro che può contare su un contributo di 35 milioni di euro diventerà il punto di riferimento della scienza del clima per il Sud dell'Europa. -PROGETTI IN CINA E INDIA. Il ministero dell'ambiente ha in programma 40 progetti in Cina che sono prevalentemente finalizzati alla promozione e allo sviluppo delle tecnologie energetiche che riducono le emissioni e il prossimo mese l'Italia inizierà in India un programma simile. -PROGETTI SU BIOETANOLO E BIOMASSE. Sono stati avviati in Italia progetti finanziati per la lavorazione delle biomasse per la produzione decentrata di energia elettrica. La finanziaria ha inserito un contributo per la promozione di bioetanolo pari a 70 milioni di euro nel 2005 ma in prospettiva ci sarà un rafforzamento capacità di biocarburanti. Si punta anche a rafforzare la coltivazione di biomassa per produzioni di energia che serve anche per la manutenzione suoli marginali e per combattere il dissesto idrogeologico. Un'altra iniziativa riguarda l'organizzazione della manutenzione boschi creando occupazione aggiuntiva per valorizzarli a fini energetici. Al riguardo è stato raggiunto un accordo tra ministero dell'ambiente e del lavoro per promuovere questo abbinamento. Le iniziative possono contare su 12,5 milioni di euro nel 2005. LA FERROVIA ITALIANA COMPIE CENTO ANNI ED ARRIVA L'ALTA VELOCITA'. In dirittura d'arrivo la tratta Roma Napoli da 300 km orari, seguita a breve dalla linea Torino –Novara. Cento anni di societa' italiana. Dal primo novecento, quando l'Italia unita muoveva i primi passi verso un'identita' nazionale, alle sfida dei giorni nostri, con l'alta velocita' e la richiesta di servizi sempre piu' competitivi. Il centenario della creazione delle Ferrovie dello Stato, nate nel 1905 dall'unione delle varie compagnie regionali che nell'ottocento gettarono i primi binari nel suolo dell'Italia pre-unitaria, cade quando le Fs si trovano di fronte a una nuova sfida, chiamate a lasciarsi alle spalle l'eredita' delle inefficienze del passato e ad essere sempre piu' competitive, fra contenimento dei costi, nuovi investimenti e innovazione tecnologica. ''Da alcune centinaia di chilometri di rete su cui correvano i treni a vapore - ha detto il presidente e amministratore delegato delle Ferrovie Elio Catania aprendo i lavori del convegno ospitato dal Cnr e dedicato a 'Ferrovie e societa'' - oggi il sistema ferroviario e' diventato un complesso organismo nutrito da sofisticate tecnologie in continua evoluzione e miglioramento''. Un gruppo impegnato ''in uno sforzo straordinario d'investimenti'' per ''tenere il passo con l'Europa''. Una ''enduring company', una compagnia che dura'', che - sottolinea Catania - ''ora lavora ai suoi prossimi 100 anni'' e che ''ha affrontato periodi difficili e sa far quadrato''. Intanto arrivano gli ultimi test di affidabilita' per l'Alta Velocita'. Rete Ferroviaria Italiana sta mettendo a punto i dettagli per la linea Roma-Napoli, che entrera' in servizio entro la fine dell'anno seguita, a febbraio 2006, dalla Torino-Novara, in occasione delle Olimpiadi invernali. I nuovi convogli viaggeranno a 300 chilometri l'ora, controllati da terra da un innovativo sistema denominato ERTMS/ETCS. ''Il sistema e' controllato dalla centrale della stazione Termini di Roma'', sottolinea il direttore tecnico di RFI, Michele Elia. ''Inviamo al treno in movimento - spiega Elia tutte le informazioni sulla velocita' che deve tenere il convoglio e sulla distanza di un eventuale ostacolo, attraverso il sistema radio GSM R, proprietario di Rete Ferroviaria Italiana''. Il treno, dunque, anche in movimento, e' in grado di seguire quello che il sistema di terra gli comunica, sia in base alla posizione degli altri treni, che in base a qualsiasi anomalia si possa verificare a terra, che gli imponga di fermarsi o di rallentare. ''Il macchinista - precisa Elia - guida esclusivamente guardando l'indice dello schermo che gli presenta la velocita' massima da tenere. Qualsiasi esubero rispetto alle informazioni trasmesse da terra comporta l'azionamento prima di una suoneria d'emergenza, e poi di una frenatura automatica del treno, in attesa che il macchinista comprenda la situazione e ricominci il percorso da capo''. L'impianto, capace gia' di viaggiare a 300 chilometri l'ora e' in questo momento unico in Europa. ''Nessuno ha questo tipo di performance e soprattutto nessuno ha qualcosa di simile in esercizio'' conclude il direttore tecnico. ''Il nostro sistema - conclude Elia - e' pienamente funzionante dal punto di vista infrastrutturale e impiantistico dal 12 settembre di quest'anno. Non e' ancora attivo l'esercizio commerciale, ma tutti i treni che facciamo partire simulano delle corse reali, ovvero cercano di mantenere l'orario e rispettare le prestazioni che il sistema permette''. ACCORDI DI KYOTO: PER 1.100 IMPRESE ITALIANE ARRIVANO LE QUOTE DI CO2 Con l'energia prodotta dalla biomassa di una balla di fieno presto si potrà viaggiare in macchina da Copenaghen a Parigi spendendo poco e senza inquinare l'ambiente. Assegnate le quote di CO2 da rilasciare ai circa 1.100 impianti industriali italiani. E' stato pubblicato infatti sul sito del Ministero dell'Ambiente (www.minambiente.it) lo schema di decisione di assegnazione dei tetti di emissione per settore e per singolo impianto per il periodo 2005-2007, secondo quanto stabilito dalla direttiva 2003/87/CE. Nel triennio 20052007 sono state assegnate in media quote pari a 222,2 milioni di tonnellate di CO2 l'anno (221,79 milioni di tonnellate nel 2005; 224,87 nel 2006 e 219,81 nel 2007). Al settore termoelettrico sono assegnate quote pari a 131,1 milioni di tonnellate di CO2 l'anno per il triennio 2005-2007 ed ai settori diversi da quello termoelettrico quote pari a 91,1 milioni di tonnellate di CO2 l'anno per lo stesso periodo. Le quote di CO2 assegnate a ciascuna attivita' comprendono anche la riserva da destinare agli impianti che entreranno in esercizio nel periodo 2005-2007. ''Questo piano che pubblichiamo- ha detto il Ministro dell'Ambiente Altero Matteoli - costituisce un punto fermo per le imprese che ora sanno con certezza le quote di CO2 che spettano loro''. ''Nonostante la rigidita' della direttiva - ha proseguito Matteoli - siamo riusciti a varare un documento in linea con quanto richiesto dalla Commissione europea e che nello stesso tempo garantisce le imprese italiane''. Lo schema di decisione, di piu' di 90 pagine e' aperto, fino al 2 dicembre prossimo, alle consultazioni per segnalare eventuali incongruenze nelle informazioni anagrafiche riportate negli elenchi settoriali e per verificare la coerenza tra l'assegnazione per impianto e la metodologia descritta nello schema. Dopo quella data sara' inviato alla Conferenza Unificata e alle Commissioni parlamentari competenti. La decisione sara' inviata alla Commissione europea che dovra' dare il via libera al rilascio entro fine anno. Per favorire il rispetto della direttiva verra' promossa - riferisce il Ministero dell'Ambiente l'innovazione tecnologica e di processo. Saranno inoltre messi a disposizione crediti di emissioni acquisiti attraverso l'attivazione dei meccanismi flessibili previsti dal Protocollo di Kyoto. A questo proposito attraverso l'Italian Carbon Fund, istituito dal Ministero presso la Banca Mondiale, saranno messi a disposizione delle imprese che ne avessero bisogno, questi crediti che saranno ceduti ad un prezzo compreso tra i 4 e i 6 dollari per tonnellata di CO2 e potranno cosi' essere utilizzati per coprire l'eventuale deficit di permessi secondo quanto previsto dalla direttiva 'linking'. I VESCOVI AUSTRALIANI ESORTANO A FIRMARE GLI ACCORDI SUL CLIMA. Importante presa di posizione dei cattolici australiani a favore degli accordi di Kyoto per la salvaguardia della biodiversità. I cinque milioni di cattolici in Australia sono moralmente obbligati a combattere la perdita di biodiversita' e il degrado dell'ambiente, cosi' come lo sono a proteggere i diritti dei bambini non ancora nati. Lo afferma una dichiarazione congiunta dei 30 vescovi cattolici del Paese in cui chiede al governo conservatore di Canberra, che insieme a quello Usa si rifiuta di firmare il protocollo di Kyoto, di fare di piu' per contenere le emissioni di gas serra, responsabili del riscaldamento globale. Il documento dei vescovi, presentato oggi ad una conferenza sui mutamenti climatici promossa da 'Catholic Earthcare (cura della Terra) Australia', sostiene che la ratifica del protocollo ''e' il meno che l'Australia possa fare per continuare a sostenere le strutture internazionali che aiutano a ridurre il riscaldamento globale''. Un rapporto appena presentato a Bonn dal segretariato dell'Onu per il cambiamento climatico indica che le emissioni di gas serra in Australia sono aumentate del 23% negli ultimi 13 anni. Il target a cui si e' impegnato il governo australiano, pur senza sottoscrivere Kyoto, e' di limitare l'aumento delle emissioni al 108% dei livelli del 1990, nel periodo fra il 2008 e il 2012. Copie del documento saranno inviate a piu' di 4000 fra parrocchie, scuole, congregazioni religiose e agenzie della Chiesa. Data la gravita' della crisi, sostiene il documento, sono necessarie risposte ''rapide, radicali e dettagliate''. Il sollevamento dei mari minaccia piccole nazioni paludose del Pacifico come Kiribati e rischia di creare un'ondata di profughi ambientali. Una componente chiave della soluzione e' lo sviluppo di alternative ai combustibili fossili e di pratiche piu' sostenibili, come l'uso di riscaldamento a gas o solare, elettricita' 'verde', riciclaggio delle acqua grigie e pooling delle auto. Intanto in questi giorni parte a Montreal l'undicesima riunione dell'Organo sussidiario di consulenza scientifica, tecnica e tecnologica (SBSTTA) della Convenzione sulla Diversità Biologica (CBD). Al summit, in particolare, si decidera' per un censimento del patrimonio di flora e fauna a livello mondiale ma si guardera' anche alle specie presenti nelle zone aride e semi-aride e si mettera' in atto l'analisi delle misure per incentivare la conservazione e l'uso sostenibile della biodiversita', la biodiversita' montana, la biodiversita' marina e costiera, gli ecosistemi di acqua dolce, la biodiversita' forestale e le questioni relative alle cosiddette 'specie aliene invasive' (quelle specie sia vegetali sia animali che causano squilibrio nell'ambiente se introdotte in un habitat diverso dal proprio). Proprio sulla "Iniziativa tassonomica globale", ovvero il censimento, l'Italia sara' in prima linea con la sua esperienza, visti i numeri del patrimonio di biodiversita' contato nel Belpaese: 57.468 specie animali, oltre un terzo della fauna europea, e 5.599 specie vegetali, circa la meta' della flora europea, concentrati in gran parte all'interno delle aree protette. Le conclusioni di questa riunione del SBSTTA costituiranno il principale supporto scientifico per le decisioni che saranno adottate dalla Conferenza delle Parti della Convenzione, prevista nel marzo 2006 in Brasile. Vista poi la concomitanza con la Conferenza delle Parti della Convenzione sui Cambiamenti Climatici (UNFCCC), sempre in corso a Montreal da lunedi', e' previsto anche un incontro tra i due Bureaux. Il summit degli esperti sulla biodiversita' si concludera' il 2 dicembre SULLE TAVOLE ITALIANE ARRIVA IL TONNO IN SCATOLA AMICO DEI DELFINI Via libera al riconoscimento del marchio ''dolphin-safe'', un programma volontario di pesca delfino-compatibile. Arrivera' presto sulle tavole il tonno amico dei delfini. L'Italia ha fatto l'accordo che in altri paesi e' riuscito a strappare dalla morte quasi 150 mila animali l'anno tagliando drasticamente il trend di cattura che ora e' quasi vicino allo zero: dai 150 mila animali catturati l'anno almeno fino al 1989, con punte di 400 mila catture all'anno dalla meta' degli anni '70 fino alla prima meta' degli anni '80, ai 1.500 i delfini catturati nel 2004. Il sottosegretario alla pesca, Paolo Scarpa Bonazza Buora, ha presentato il marchio e i risultati ottenuti con questo nuovo programma di eco-pesca in una conferenza stampa congiunta con il ministro dell'Agricoltura del Messico, Francisco Mayorga Castaneda, il sottosegretario messicano alla pesca, Ramon Corral Avila e la rappresentante del Messico presso l'Unione Europea, Blanca Villarello. ''Come Italia acquisiamo questo marchio e lo sosterremo a livello Ue - ha detto Scarpa - perche' ci troviamo di fronte a un programma serio e ben congegnato che ha portato a notevoli risultati. La pesca responsabile e' un valore assoluto e preminente rispetto ad altri e il nostro Paese e' in pieno su questa linea ma il principio va applicato a tutto il contesto comunitario''. ''Il nostro obiettivo - ha proseguito Scarpa - e' arrivare a dare un prodotto apprezzabile sui mercati internazionali. Non si tratta di un marchio-bio come ce ne sono tanti ma di una certificazione seria. Una pesca eco-compatibile che apre interessanti scenari economici per gli operatori e che quindi l'Italia e l'Ue hanno tutto l'interesse di appoggiare'', se si considera che l'Europa e' il principale mercato mondiale di conserve di tonno con un consumo annuo di 530 mila tonnellate di cui 280 mila importate. Il marchio e' l'espressione pratica del piano internazionale per la conservazione dei delfini (Idcp) adottato il 7 febbraio del '98 da 15 Paesi (molti del centro America, piu' Stati Uniti e Ue) ed entrato in vigore il 15 febbraio del '99. L'Idcp e' vincolante e riguarda la pesca del tonno nel Pacifico orientale, una zona che fornisce il 30% del tonno pinna gialla a livello mondiale di cui il 20% pescato in associazione con i delfini. ''Ringraziamo le autorita' italiane e soprattutto il sottosegretario Scarpa - ha detto il ministro messicano all' agricoltura, Mayorga Castaneda - perche' questo marchio possa estendersi. Il Messico e' particolarmente impegnato per la promozione del progetto ma nel rispetto dell'ambiente''. Per aver seguito il programma, il Messico e gli altri Paesi aderenti all'Idcp hanno ricevuto un premio dalla Fao. Il programma salva-delfini, in particolare, prevede un rigido protocollo. Le imbarcazioni sono obbligate a operare con reti a circuizione munite di pannello dolphin-safe, a prevedere la possibilita' di retromarcia immediata, di avere gommoni all'interno e all'esterno delle reti per poter agevolare l'uscita dei delfini catturati ma, soprattutto, il programma Idcp che ha generato il marchio 'dolphin-safe' prevede l'obbligo di osservatori a bordo di barche oltre a 363 tonnellate metriche. Il compito degli osservatori e' quello di registrare minuto per minuto la pesca al tonno. Sul diario catture, vengono registrati meticolosamente tutti i dati relativi all'attivita' di bordo, agli avvistamenti di delfini, alle catture. Al termine sono loro a rilasciare la certificazione e poi ogni nazione ha la responsabilita' di garantire la tracciabilita' del prodotto. Inoltre stive diverse separano il tonno eco-compatibile dall'altro. Vietata la pesca nelle ore notturne. Ora ci si aspetta ''un'azione piu' decisa da parte dell'Ue'', ha detto la rappresentante del Messico in Ue, Villarello, annunciando che la Commissione Ue ''si avvia ad emanare una direttiva per regolare questo tema dei marchi entro giugno 2006''. AMBIENTE E TRASPORTI: 2004 DI NOVITA' ANCHE A LIVELLO LEGISLATIVO. Si fa il punto della situazione per l’importante settore del trasporto pubblico e privato. Tra nuovi cantieri infrastrutturali, avvio di linee ferroviarie, remaking portuali e crisi scoppiate e tamponate nel comparto aereo, il 2004 è stato un anno ricco di cambiamenti per il settore trasporti che ha anche visto importanti novità legislative. Le performance migliori, in termini infrastrutturali, sono state registrate a livello ferroviario, autostradale e portuale. Gli interventi più rilevanti a livello nazionale ed internazionale sono stati realizzati nell’ambito delle opere legate ai progetti europei: il Corridoio V (che comprende la linea ferroviaria Lione-Torino-Trieste), le Autostrade del Mare dell’Europa del Sud-Ovest (che interessano Spagna, Italia, Malta e Francia), il Corridoio Palermo-Berlino (che comprende il Tunnel del Brennero), l' Asse ferroviario Genova-Anversa (che include la tratta GenovaMilano-confine Svizzero)e il Ponte sullo Stretto di Messina. I lavori in corso per le grandi infrastrutture comprendono opere ferroviarie quali la Torino-Novara, Novara-Milano, Padova-Mestre, Ventimiglia-Genova, il nodo Palermo; opere autostradali come la Variante di valico, il raccordo anulare di Roma, la metropolitana di Napoli, la Salerno-Reggio Calabria, il porto di Civitavecchia, il porto di La Spezia, l'interporto di Catania, il porto di Taranto e la Fiera di Milano. Le novità di maggiore rilievo a livello nazionale sono legate nel comparto ferroviario ai lavori per l’attivazione delle linee ad alta velocità ed alle opere di riqualificazione e rinnovamento delle principali stazioni di collegamento territoriale. In ambito portuale gli eventi più rilevanti dell’anno sono stati: la presentazione del progetto di Renzo Piano per la riconfigurazione del porto di Genova; gli interventi per la salvaguardia di Venezia, il progetto Mose; l’entrata in vigore, lo scorso luglio, della nuova normativa internazionale per la sicurezza nei porti, il codice ISPS; l'approvazione del Cipe al progetto di trasformazione del porto di Trieste in hub logistico (investimento previsto 272 milioni di euro). Nel settore strade e autostrade forte e' stato l'impegno dell’Anas, grazie al quale, attualmente i cantieri aperti sono 481 (241 al Sud) per un importo di 7.637 milioni di euro. Un' accelerazione delle progettazioni e degli appalti e' stata impressa per la SalernoReggio Calabria (tra il settembre 2002 e il novembre 2004 sono state bandite le gare relative a cinque macrolotti, per un investimento complessivo di circa 4 miliardi di euro; entro il 2006 sarà completato il 50% dell’autostrada), per la nuova Statale 106 Jonica (per la quale l’Anas ha già attivato lavori per 1.467 miliardi di euro), per l’Asti-Cuneo (lavori in corso per 285 milioni di euro). Lavori già realizzati, per circa 145 milioni di euro, pari ad oltre il 50% dei lavori appaltati, per la Quadrilatero Marche-Umbria (il bando di gara dei due maxilotti in cui sono stati accorpati i vari interventi previsti, è stato pubblicato il 19 novembre scorso). I lavori di completamento della Catania-Siracusa apriranno i cantieri all’inizio del 2005. Grande conquista infrastrutturale per la Sicilia, la Palermo-Messina e' stata inaugurata lo scorso 21 dicembre, l’ultimo tratto dovrebbe essere completato per marzo 2005. Nella Capitale, in fase di realizzazione la terza corsia del GRA (con uno stato di avanzamento di oltre il 45%). Sempre a Roma, lo scorso 22 dicembre, e' stato inaugurato dal presidente della Camera Casini il Passante Nord-Ovest. Infine, lavori in corso per la Malpensa-Buffalora che dovrebbe essere completata entro il 2006. AMBIENTE: DAL SENATO, VIA LIBERA DEFINITIVO AL DECRETO KYOTO. Importante risultato per la programmazione e la gestione degli interventi per contrastare il surriscaldamento planetario e i cambiamenti climatici. Via libera definitivo al decreto con il quale il governo Berlusconi da' una prima attuazione agli accordi di Kyoto per la limitazione dei gas che producono l'effetto serra. L'assemblea di Palazzo Madama ha infatti approvato lo stesso testo licenziato dalla Camera. La seduta del 29/12 ha fatto registrare un'ampia presenza dei senatori di centrodestra, arrivati al Senato dopo le vacanze natalizie e già pronti ad occuparsi della legge Finanziaria, probabilmente da domani. Il numero legale e' mancato solo una volta, ma l'esistenza del quorum e' stata puntualmente accertata nei voti successivi. Il centrosinistra si e' spaccato nel voto finale sul decreto: Ds e Margherita si sono astenuti, mentre i verdi hanno votato contro. Tutto il centrodestra, come era scontato, si e' pronunciato per il si'. Gino Moncada (Udc), relatore, ha detto che questo decreto legge costituisce un primo passo importante per l'attuazione degli impegni di Kyoto: ''Ci vorranno altre importanti misure - ha spiegato per andare fino in fondo nell'applicazione degli accordi. Tuttavia si e' stabilito anche nel nostro paese il principio secondo il quale la tutela dell'ambiente ha un preciso valore economico. Applicheremo presto il meccanismo previsto a Kyoto secondo il quale chi risparmia emissioni che causano effetto serra avrà un beneficio economico''. Quanto alle accuse rivolte dalle opposizioni a Berlusconi e a Matteoli per un atteggiamento troppo ''tiepido'' su Kyoto, Moncada le ha definite ingiuste anche perché ''l'Italia e' l'unico paese europeo che dovrà fare sacrifici consistenti per l'attuazione dell'accordo di Kyoto'' RIFIUTI PERICOLOSI: SEQUESTRATE IN VENETO SCORIE RADIOATTIVE Importante azione dei Carabinieri in provincia di Verona nell’ambito del monitoraggio territoriale richiesto dal Ministero dell’Ambiente. Tre sarcofaghi di calcestruzzo pieni di rifiuti radioattivi, per un volume complessivo di 50 metri cubi ed interrati ad un metro di profondità in prossimità dell'azienda ospedaliera 'Borgo Trento' di Verona: a portarli alla luce sono stati carabinieri a metà dicembre. Le operazioni, che hanno portato anche al sequestro di un’area di 25 mq, sono state svolte nel corso della campagna di monitoraggio del ministero dell'Ambiente dai militari della Sezione Inquinamento da Sostanze Radioattive del Comando Carabinieri per la Tutela dell'Ambiente e dai colleghi del Nucleo Operativo Ecologico di Treviso e della Compagnia Carabinieri di Verona. Utilizzate in medicina per la cura di particolari tumori - informa una nota - le sostanze radioattive interrate non vengono più utilizzate da almeno vent'anni. Si tratta soprattutto di radio-226, presente per un totale di 270 milligrammi, vale a dire una quantità che ha un tempo di dimezzamento di circa 1620 anni. La prima campagna di ritiro di questi materiali risale al 1986 e prevedeva la custodia dei materiali presso un deposito specifico, non essendo possibile uno smaltimento definitivo. Il sequestro e' stato convalidato dal Gip del Tribunale di Verona, anche a causa della presenza ''nell'area di un cantiere edile, con uno scavo di circa 2000 mq - prosegue la nota - dove dovrà sorgere una struttura per alloggiare tutti gli impianti tecnici dell'ospedale in ristrutturazione''. Per quanto riguarda il rischio di contaminazione ambientale, un parola definitiva invece, spetta alla Procura della Repubblica di Verona, anche se un primo parere rassicurante e' già arrivato dalle analisi condotte dal personale tecnico dell'Arpa Veneto Dipartimento Provinciale di Verona. TERREMOTI: ANCHE L’AMBIENTE MARINO TRA LE VITTIME DELLO TSUNAMI Distrutti immensi banchi di corallo, con forti squilibri nell'ambiente dei fondali destinati a durare per molti anni. C'e' anche il mare tra le vittime dello tsunami di lunedì scorso, che ha seminato morte fra le creature dell'Oceano Indiano. La candida barriera corallina a ridosso di Phuket, che da anni attrae appassionati di immersione di tutto il mondo, ''e' stata frantumata'', ha lamentato Somchai Sakulthap, docente di Scienze ambientali all' Università Rajabhat di Phuket. ''Ci vorranno forse 20 anni prima che i banchi di corallo possano tornare a essere quel che erano'', ha sottolineato Somchai, che sta organizzando una squadra di esperti e studenti per esaminare le condizioni dei fondali delle isole del sud della Thailandia investite dallo tsunami, come Phuket, Phi Phi, Krabi e Khao Lak, i paradisi tropicali scelti da molti turisti di ogni angolo del mondo proprio per le bellezze del paesaggio marino. A compromettere il processo di ripresa della barriera corallina, stando a Somchai, c'e' l'inquinamento legato allo tsunami che, dopo avere travolto case e villaggi, ha risucchiato ogni cosa, introducendo nell'ambiente marino vernici e materiali tossici. Questi rallenteranno la riproduzione di molte creature e organismi, compresi quelli che producono le strutture coralline all’interno delle quali vivono. Il processo di crescita del corallo e' di circa mezzo centimetro all'anno. Gli organismi del corallo sono particolarmente suscettibili ai cambiamenti ambientali e Somchai teme ora che possano finire per essere ''soffocati'' dall’inquinamento, aggravato anche dai danni alle strutture fognarie, o comunque di scolo delle acque marce, di villaggi e strutture turistiche. Senza barriera corallina poi, i fondali sono meno protetti dalle temperie marine e offrono un ambiente meno ospitale alle specie che ci hanno vissuto per migliaia di anni. Ciò priverà altre specie di pesci del loro cibo naturale, spingendole a cercare nuovi territori di caccia e modificando così la fisionomia dei bacini di pesca. Con questa cambierà anche la vita delle centinaia di pescatori della regione, con un impatto ancora tutto da vedere sull'economia locale. Solo un sopralluogo approfondito chiarirà quanto della barriera e' andato effettivamente distrutto, ma a dare la misura del danno c'e' già l'infinita' di frammenti di corallo bianco gettati sulle spiagge dalle ondate di maremoto, assieme a pesci, molluschi marini e alghe dei fondali. Se fra le premure più immediate di chi soccorreva turisti e abitanti del luogo, già lunedì, c'e' stata quella di ributtare in mare i pesci che cominciavano a decomporsi dopo essere rimasti ore sulla sabbia bagnata, ci sono ancora chilometri di spiaggia con i resti di corallo e molluschi. ''Non ho mai visto nulla di simile'', ha detto Somchai, facendo notare come dalle condizioni di queste creature si vede chiaramente che sono state ''strappate'' al loro ambiente da una grande forza: quella della massa d'acqua che in superficie si muoveva con onde altre fino a dieci metri, e a centinaia di chilometri orari. Proprio dal tipo di creature gettate sulle spiagge, insiste Somchai, si capisce che lo tsunami ha sconvolto la vita dei fondali più bassi, quelli più prossimi alle isole e alle loro barriere coralline il danno maggiore appare certo aver interessato il fondale compreso tra i 100 metri e un chilometro dalla riva - mentre le specie animali che vivono in acque più profonde si sono salvate. Anche perché gli animali di queste specie sono in grado di sentire il pericolo e di andare a cercare rifugio nelle acque più profonde anche quando si trovassero vicini alla superficie. IL SEGRETO DEI SASSI DI MATERA CONTRO LA SETE DEL MEDITERRANEO. Arriva dal passato la moderna arma contro la desertificazione delle aree limitrofe al sud dell’Italia. L'antica e complessa rete idrica dei Sassi di Matera potrebbe aiutare i paesi più assetati del Mediterraneo a risolvere i loro problemi d’acqua e a portare avanti i progetti contro la desertificazione. Questi ultimi, chiamati 'Foggara' e 'Shaduf', coinvolgono Spagna, Marocco, Algeria, Tunisia, Egitto, Grecia, Belgio, Italia, Giordania e Palestina, tutti paesi che conservano una tradizione idraulica millenaria. La rete idrica dei Sassi di Matera, realizzata nel corso dei secoli, è costituita da un sistema concatenato di raccolta delle acque piovane e sotterranee, che sfrutta i canali scavati nella roccia sui tetti delle abitazioni, la condensazione dell'umidità' nei sotterranei, il drenaggio dei terrazzamenti di orti e banchi rupestri, le neviere e le cisterne. ''A Matera sono rappresentate quasi tutte le tecniche di costruzione dei sistemi idraulici naturali - ha spiegato l’architetto Pietro Laureano, presidente di Ipogea, centro studi sulle tradizioni architettoniche locali, che ha classificato 40 tecniche idrauliche diverse. Riutilizzare sistemi di raccolta, conservazione e distribuzione delle acque che troviamo in altri Paesi del Mediterraneo, può essere una possibile risposta al fabbisogno idrico di vaste aree del pianeta e alle profonde modificazioni ambientali di lungo periodo''. ''Nel centro storico di Matera - ha detto - un sistema millenario consente di passare da semplici sistemi di raccolta idrica sui pendii o sulle terrazze delle case, in grado di non sprecare una goccia di pioggia, ad elaborati metodi di condensazione dell’umidità nelle caverne o in tumuli di pietra, fino a complessi di gallerie drenanti sotterranee''. ''Si tratta di metodi - ha proseguito - che hanno permesso il perpetuarsi della vita in condizioni difficili e la costruzione di paesaggi straordinari. Lo stesso patrimonio di esperienze, pur con le dovute differenze, lo abbiamo trovato in altri Paesi del Mediterraneo. Le tecniche di costruzione sono simili. Cambiano i materiali: dalla pietra alle calcarenite, dalle argille (Tunisia) alle arenarie (Giordania)''. Quanto alle località che hanno sistemi di raccolta naturali simili a quelli dei Sassi, Laureano cita Gerusalemme (Israele), che presenta un sistema di cisterne a campana, e Petra (Giordania). Sistemi ipogei sono stati censiti anche in Siria, in Cappadocia (Turchia) e a Creta (Grecia), che presenta il sistema di muretti a secco e dei monumenti megalitici. Altri esempi sono a Cuenca (Spagna), Fez (Marocco), Gadames (Libia), con la città sotterranea, Matmata (Tunisia), che presenta un sistema di ipogei simile ai 'vicinati' dei Sassi di Matera, e nella Valle dei Re (Egitto), con ipogei simili alle cantine dei Sassi. Laureano ha anche ricordato le funzioni delle ''foggara'', un termine nordafricano che indica le gallerie drenanti sotterranee, che collegano a volte per chilometri il sottosuolo di interi territori. Le gallerie drenanti sono diffuse in Cina, in Iran, in Africa (in particolare nel Sahara, che ha una rete di gallerie di 6.000 chilometri) e nell’Italia meridionale. In Puglia le gallerie sono a Ginosa (Taranto) e a Gravina (Bari), in Basilicata a Grottole, Ferrandina, Montescaglioso (Matera) e Matera. L'esperienza materana sarà studiata dal 3 al 7 febbraio nel corso di un convegno ad Adrar (Algeria). STOP STAGIONALE ALLE DOPPIETTE MA NON ALLE POLEMICHE Si è chiusa lo scorso 31 gennaio la stagione venatoria 2004-2005 che si era aperta il primo settembre. Le doppiette, dopo cinque mesi, tornano nelle custodie. Ma la caccia continua a suscitare polemiche in Parlamento, sottolinea Legambiente, ''dove è in atto il tentativo di stravolgimento dell'unica legge, la 157 sulla caccia, che di fatto tuteli gli animali selvatici in Italia''. E questa è stata tra le stagioni più nere per la natura, affermano le associazioni: 192 rapaci superprotetti abbattuti a fucilate e ricoverati nei centri della Lega Italiana Protezione Uccelli (Lipu), 32 specie di uccelli cadute sotto i colpi dei fucili in 150 giorni. Quasi doppi i reati riscontrati nel 2004 dal Wwf che lancia l'appello tregua alle Regioni: ''Fate un regalo alla natura, in queste condizioni di difficoltà per neve e freddo chiudere con un giorno di anticipo può bastare a salvare milioni di animali dalla morte per lo stremo delle forze''. Sul fronte doppiette, il presidente di Federcaccia, Fausto Prosperini, sottolinea ''l'alto livello di maturità civile e sociale raggiunto dalla categoria a smentire le accuse catastrofistiche che hanno gonfiato - dice - con cifre ridicole, la pericolosità della caccia''. A fronte dei 40 morti denunciati dalla Lega Abolizione Caccia, riferisce Prosperini, sono solo 17 quelli riconducibili per cause di caccia. ''Nell' elenco Lac c'erano anche 10 infarti, sette malori, una crisi cardiaca, 4 cadute in montagna e una dalla barca. Non avremmo voluto neanche queste 17 vittime e ci adopereremo per ridurli ancora di più. Ma i numeri sono molto bassi se ogni anno sono 1.400 i morti sul lavoro, oltre 6.660 sulle strade e ben 18.000 le vittime degli incidenti domestici''. Un quadro che non tranquillizza affatto gli ambientalisti che gridano anzi al boom di attività illegali per la stagione 20042005, una tra le più nere. La Sicilia la regina dell’illegalità, secondo la Lipu che ha stilato la mappa degli abbattimenti eccellenti: 39 le specie di uccelli (18 rapaci), ma anche una Cicogna bianca, cadute sotto i colpi di fucile in soli 5 mesi di caccia e raccolte dai centri di recupero della Lipu. Fra queste 1 Falco pescatore, 1 Aquila anatraia minore, 1 Biancone. Tante anche le rare Aquile minori: 10 quelle recuperate ma anche una decina tra Falco pellegrino e Falco pecchiaiolo. Un boom nazionale, quello della caccia fuorilegge, secondo i dati raccolti dalle 'eco-guardie' del Wwf: nel corso del 2004 circa 750 i reati rilevati contro l'ambiente e la fauna, 19.000 le persone controllate e 3.500 le sanzioni amministrative elevate. Quasi doppi i reati riscontrati nel corso del 2004, quasi 130 le persone denunciate in nemmeno 60 giorni operativi, per gravi reati contro l'ambiente e la natura: dal porto abusivo d'arma, all'abbattimento di fauna protetta e particolarmente protetta, fucilata con ogni mezzo, lecito e illecito. Fauna che viene venduta come trofeo o commercializzata sottobanco per motivi alimentari. Ogni anno milioni gli esemplari di piccoli uccelli vengono catturati, uccisi, spiumati e venduti a prezzi stratosferici: 3 euro per un piccolo pettirosso di 20 grammi morto. Se catturati vivi i prezzi aumentano: 400 euro per un merlo o un tordo da richiamo. Sotto i colpi non finiscono solo gli uccelli, rileva il Wwf: ''Si spara e si ammazza di tutto, dal falco al lupo, dall'aquila all'orso, che diventano ambiti trofei da imbalsamare illegalmente''. Considerevole il commercio illegale del cinghiale: 8-10 bracconieri riescono a guadagnare anche 100.000 euro l'anno. ''Di fronte a questo grave e preoccupante scenario - dicono Lipu, Legambiente e Wwf - appare indispensabile bloccare il testo unificato Onnis di riforma della 157 in discussione in questi giorni in Commissione Agricoltura della Camera che si vorrebbe discutere già in Aula nel prossimo mese'' e contro il quale sono stati presentati più di 1.700 emendamenti ''causando una frattura all'interno della stessa maggioranza''. Depenalizzazione dei reati venatori più gravi, prolungamento della stagione venatoria, aumento delle specie cacciabili i rischi più gravi contenuti nella riforma, secondo le tre associazioni ambientaliste secondo le quali ''se la proposta dovesse passare, diventerebbero legali vere e proprie stragi di animali selvatici e rari'' MONNEZZA CONNECTION, 27 MILIARDI DI EURO IN 10 ANNI Tutta l'Italia nella morsa della monnezza connection. Ben 18 le regioni finite nella ragnatela della eco-criminalità. Salve solo Trentino e Valle D'Aosta. Un business illegale da 27 miliardi di euro in dieci anni, 5 reati al giorno e 17.097 infrazioni accertate dal 1994 al 2003. Il 39% si è concentrato nelle quattro regioni a tradizionale presenza mafiosa: Campania, Puglia, Calabria e Sicilia. Ma negli ultimi anni l'esclusiva non è più del sud: 12 le procure attive al nord contro le 10 del meridione. Tanti anche i rifiuti che mancano all'appello: 14,6 milioni di tonnellate di speciali scomparsi. E sul mercato una novità: il tariffario dei rifiuti. E' un quadro inquietante quello che emerge dal dossier elaborato da Legambiente e dal Comando Carabinieri tutela ambiente in occasione del decennale del Rapporto Ecomafia. Il preoccupante livello di organizzazione che i traffici illegali di rifiuti hanno raggiunto in Italia, le tipologie, i prezzi, i profitti e i movimenti della 'monnezza connection', sono stati raccolti nel dossier ''Rifiuti S.p.A., radiografia dei traffici illeciti'', presentato questa mattina a Roma presso il Comando Carabinieri Politiche Agricole, sala Caduti di Nassirya. ''In dieci anni - ha detto il ministro dell'Ambiente, Altero Matteoli - sono stati molti gli interventi da parte del Noe che hanno funzionato come deterrente ma è da registrare anche la crescita della coscienza ambientale''. ''Oggi - ha proseguito - le cose vanno meglio. Certo il problema non è risolto ma la situazione è migliorata''. In tal senso il ministro ha sottolineato il 'pacchetto' di interventi che va dall'aumento della raccolta differenziata ''anche e finalmente al sud'', il piano di realizzazione di termovalorizzatori e implementazione di quelli di incenerimento e l'operazione di snellimento delle norme grazie la riscrittura dei testi unici per la legge delega. In particolare sul dossier Legambiente-Noe, sono più di 1000 le persone cosiddette 'di interesse operativo'. Nelle 32 indagini compiute negli ultimi tre anni da parte delle forze dell'ordine, sono stati arrestati 200 trafficanti e denunciati 647, con il coinvolgimento diretto di 192 aziende. Ma in questi anni ''l'ecomafia - ha detto il comandante dei Carabinieri per l'ambiente, Raffaele Vacca - è diventata criminalità di impresa ed è sbarcata anche al nord. A oggi nessuna regione è esente e il lavoro deve essere svolto a tutto campo''. Che la criminalità ambientale made in Italy va oltre i confini storici lo dimostrano le procure operative del centro Italia, Spoleto, Larino (Cb), Rieti, Firenze e Livorno, ma anche del nord ovest, come Milano, Busto Arsizio, Alessandria e Mondovì (Cn), e quelle del Nord est, come Forli', Venezia e Udine. Secondo il rapporto i veleni sono stati scaricati illegalmente in Piemonte, Lombardia, Friuli Venezia Giulia, Toscana ma anche nella verde Umbria e addirittura in Molise. Coinvolte anche province meno note alle cronache di criminalità ambientale, al nord (Alessandria, Novara, Cuneo, Varese, Rovigo, Ravenna, Forlì, Gorizia e Treviso), al centro (Livorno, Perugia, Rieti e Campobasso) e al sud (Cosenza e Trapani). ''Un vero e proprio network, quello della Rifiuti spa - ha detto il presidente di Legambiente, Roberto Della Seta - dove si intrecciano interessi e attività criminali che rappresentano una seria minaccia per l'ambiente, la salute e la sicurezza dei cittadini. Un mercato in piena regola, con i suoi prezzi per ogni tipologia di rifiuto e con i suoi profitti, a dire il vero molto alti''. E così, accade che per ogni tipologia di rifiuti trattati e per ogni passaggio è prevista una tariffa tra 1 e 50/60 centesimi di euro, anche se - rileva Legambiente - i trafficanti, quando parlano di prezzi e profitti, sono rimasti legati alle lire. PORTO DI RAVENNA; MOVIMENTATI NEL 2004 OLTRE 25 MILIONI DI TONNELLATE La via del mare adriatica, alternativa ecologica al trasporto su gomma delle merci. Nel 2004 il porto di Ravenna ha movimentato 25,4 milioni di tonnellate di merce, record storico per lo scalo romagnolo. I dati sono stati illustrati nel corso del Comitato Portuale presieduto da Giuseppe Parrello. L' incremento rispetto al 2003 è stato di oltre 500 mila tonnellate (+2,1%). Se di esclude la movimentazione dei prodotti petroliferi necessari alla produzione di energia elettrica per la centrale Enel di Porto Tolle - puro trasferimento di combustibile attraverso pipelines e non interessato da attività portuali - la crescita del porto sarebbe stata del 5,2%. L' analisi dei traffici del 2004 denota il peso crescente acquisito dalle merci secche (rinfuse solide e merci in colli) che rappresentano circa il 68% del totale portuale. In particolare nel 2004 gli incrementi più significativi di queste categorie hanno riguardato i minerali greggi e materiali da costruzione (+1.225.426 tonnellate) ed i prodotti metallurgici (+154.741) tonnellate). Nel settore dei minerali greggi la quota dei materiali ceramici ha superato per la prima volta i 5 milioni di tonnellate movimentate - soprattutto argilla proveniente dall’Ucraina e feldspato proveniente dalla Turchia - confermando l’importanza acquisita dal porto per questo settore. Nel 2004 è transitata da Ravenna oltre la metà della materia prima necessaria alla produzione di ceramica del distretto delle piastrelle. Per quanto riguarda i prodotti metallurgici si è riscontrato un incremento del 4.14%, mentre per le derrate alimentari si è registrato un calo di oltre 200.000 tonnellate, da attribuirsi alla diminuzione degli sfarinati provenienti dal sud America. Il movimento di rotabili sulla linea Ravenna-Catania conferma su tale tratta la leadership adriatica di Ravenna sulle rotte delle Autostrade del Mare. Nel 2004 sono stati 36.102 i mezzi pesanti trasportati (+0,7) nonostante la linea sia satura, con un coefficiente di riempimento pari al 95%. Per quanto riguarda i container, quelli movimentati sono stati 168.432 (+5,7%) posizionando il porto di Ravenna al terzo posto in Adriatico. L’IMPEGNATIVA SFIDA DEL PROTOCOLLO DI KYOTO SI PUO' VINCERE Il Ministro Matteoli, resta ottimista nonostante il ritardo italiano nella lotta ai gas serra. Il Protocollo di Kyoto è ''una sfida impegnativa che si può vincere''. Così il ministro dell’Ambiente, Altero Matteoli, dopo che il 16 febbraio è scattata ' l'ora 'x' del via ufficiale e legalmente vincolante del Trattato. Una maratona salva-clima da qui al 2012 che obbliga alla riduzione dei gas killer per i 141 Paesi che hanno ratificato il Protocollo, Italia inclusa. Sono 100,7 i milioni di tonnellate di Co2, il principale dei gas serra, che separano l'Italia dal raggiungimento degli obiettivi del Protocollo (-6,5% di emissioni rispetto a quelle del '90). Due i livelli di intervento. Su quello nazionale misure in diversi settori, i trasporti su tutti, che consentiranno di coprire circa il 50% dello sforzo di riduzione delle emissioni (rinnovo del parco auto, carburanti puliti ma anche centrali fai-da-te e recupero energetico dai rifiuti). In contemporanea via libera ad un impegno di cooperazione internazionale. Ma il Protocollo, secondo Matteoli, e' ''solo il primo passo''. ''La sfida che si apre - ha dichiarato Matteoli - è molto impegnativa, ma è possibile vincerla. Sicuramente il Protocollo di Kyoto costituisce solo un primo passo sul cammino della lotta ai cambiamenti climatici. Infatti entro il 2012 sarà raggiunto un obiettivo di riduzione delle emissioni pari a circa il 3,5%, mentre la protezione del clima richiede che entro la metà di questo secolo le emissioni siano ridotte almeno del 60%. Per questo motivo è necessario lavorare fin da ora a costruire le condizioni di un impegno globale per il dopo 2012. Un impegno che veda la partecipazione attiva di Stati Uniti, Australia, Cina, India, Brasile e altre economie emergenti''. Proprio in questa prospettiva l'Italia appoggia con convinzione l'iniziativa della Gran Bretagna, presidente di turno del G8, che ha convocato a Londra per la metà di marzo una Conferenza Internazionale dei Ministri dell'Ambiente e dell’Energia rappresentativi dei paesi sviluppati ed emergenti che hanno i maggiori consumi di energia. Per quanto riguarda l'Italia ''siamo impegnati a realizzare le misure già individuate dal Piano Nazionale per la riduzione delle emissioni di gas serra approvato dal Cipe - ha spiegato che dovranno portare l'Italia a ridurre quei 100,7 milioni di tonnellate di Co2 che ci separano da Kyoto''. In particolare, a livello nazionale sono state individuate le misure più efficaci nei diversi settori. Queste misure consentiranno di coprire circa il 50% dello sforzo di riduzione delle emissioni. Nel settore dei trasporti i migliori risultati - secondo il ministero dell'Ambiente - sono attesi dall’ammodernamento del parco veicolare, con l'eliminazione nel periodo 2005-2009 delle auto circolanti immatricolate prima del 1996 che hanno emissioni superiori a 160 gr.CO2/km, dalla promozione dell'uso dei biocarburanti; dalle misure ulteriori per l'efficienza del traffico urbano. Nel settore energetico i migliori risultati sono attesi dalla diffusione della piccola cogenerazione distribuita di elettricità e calore; dalla espansione della capacità di produzione di energia da fonti rinnovabili; dall'incremento dell'efficienza dei motori industriali; dal prolungamento dell'efficacia dei decreti già in atto sull'efficienza negli usi finali civili dell'energia. Nel settore dei rifiuti saranno potenziate la produzione di energia dai rifiuti e l'eliminazione del metano dalle discariche. Interventi anche nel capitolo dell'industria chimica dove saranno completamente eliminate le emissioni di protossido di azoto. Nel settore forestale, l'aumento e la migliore gestione delle aree forestali e boschive consentirà un incremento della capacità di assorbimento del carbonio atmosferico. Nell'ambito delle misure nazionali si colloca l'attuazione in Italia della direttiva Emissions Trading, al fine di indirizzare l'industria italiana verso una maggiore efficienza senza penalizzare la competitività. Impegno italiano salva-clima anche oltre le frontiere nazionali per la promozione di progetti di cooperazione tecnologica nell'ambito del 'Clean Development Mechanism' del Protocollo di Kyoto nei settori delle fonti rinnovabili, dell’efficienza energetica, della forestazione, in Cina, India, Brasile, Argentina, Marocco, Algeria, Tunisia, Egitto, Israele, Serbia, Romania. Allo scopo di sostenere i progetti ed acquisire i crediti di emissione e di carbonio, è stato istituito uno speciale 'Italian Carbon Fund' presso la Banca Mondiale. ''Il protocollo di Kyoto - ha quindi concluso Matteoli - è senz'altro un trattato di grande valore politico in quanto impegna quasi tutti i paesi industrializzati in un'azione comune per sconfiggere i cambiamenti climatici, e perché da' modo di sperimentare per la prima volta meccanismi di mercato su scala globale per raggiungere un obiettivo ambientale''. DALLA CAMERA SI’ DEFINITIVO ALLA DELEGA SUL SETTORE AUTOTRASPORTO Sicurezza, tariffe, liberalizzazione. Punto e capo per un settore fondamentale per le politiche ecologiche. Si' definitivo dell'Aula della Camera al ddl di delega al governo per il riassetto normativo del settore dell’autotrasporto. I si sono stati 219, 177 i no. Tre le novità più significative introdotte dal provvedimento, oltre naturalmente all’elevazione degli standard di sicurezza. Innanzitutto, vengono eliminate le rendite e i diritti di esclusività attraverso il graduale passaggio dal regime concessorio a quello autorizzativo. Previsto, poi, il superamento del sistema delle tariffe obbligatorie 'a forcella' e quindi la conseguente liberalizzazione delle tariffe. Infine, si prevede la responsabilità soggettiva, oltre che dell’autoveicolo, anche del committente, del caricatore e del proprietario delle merci per la violazione delle disposizioni sulla sicurezza della circolazione, e ciò in particolare per il carico dei veicoli, i tempi di guida e di riposo dei conducenti e la velocità massima consentita. Inoltre, il testo licenziato dall'Assemblea di Montecitorio prevede la riforma del comitato centrale per l'Albo nazionale degli autotrasportatori. Contro la delega al governo hanno votato Ds e Margherita. Un no ''a malincuore perché si è persa un'occasione per emanare una legge che veramente avrebbe risolto i problemi degli autotrasportatori'', ha osservato Ettore Rosato (Dl). Un no ad un ''provvedimento povero, che vola basso e che non convince'', aggiunge il diessino Franco Raffaldini, rilevando che ''con questo provvedimento si gira intorno ai problemi dell'autotrasporto senza però risolverli, perdendo così una grande occasione''. Pollice verso anche dalla Verde Luana Zanella, secondo la quale alla delega ''manca la prospettiva della volontà di cambiamento del sistema dei trasporti in Italia creando alternative concrete a quello su gomma''. La maggioranza, invece, vota convinta a favore. ''Questa legge - dice Rodolfo De Laurentiis dell'Udc - rappresenta un punto di svolta effettivo in un settore strategico per il Paese come quello dei trasporti automobilistici. Certo, il nostro compito non è del tutto esaurito, ma si tratta certamente di un primo positivo passo verso la risoluzione dei problemi del settore''. DOPO RIMINI E MILANO ANCHE A ROMA PARTE IL SERVIZIO DI CAR SHARING Arriva dalla Svizzera l’idea della macchina in multiproprietà per contrastrare traffico e inquinamento in città. Prende il via a Roma il car sharing (condivisione dell'auto), servizio di mobilità complementare al trasporto pubblico e alternativo all'auto privata. Car sharing vuol dire, per gli utenti, condividere una 'flotta' di automobili pagandone il solo uso effettivo. Si prende l'auto ad un deposito e la si lascia, dopo averla usata secondo le proprie necessità, al deposito più vicino alla propria meta. Il progetto, già attivo in diverse città italiane, intende ridurre l'impatto ambientale del traffico. Nella Capitale l'esperimento parte nel III Municipio (informazioni al numero 800201670) con undici vetture e sarà completamente gestito dall'Atac, con la collaborazione di Legambiente Lazio per l'assistenza ai clienti. Delle undici auto, sette saranno conformi alla direttiva Euro 3 (due Panda, una Multipla, una Punto e un Doblo'), mentre quattro (due Punto e due Multipla), sono ad alimentazione mista benzina-metano. Numerosi sono i vantaggi per chi sceglie quello che a tutti gli effetti è trasporto pubblico su scala individuale: niente bollo, assicurazione, benzina da mettere e costi di manutenzione da pagare; ma anche sosta gratuita tra le strisce blu e sui parcheggi di scambio, circolazione libera nelle zone a traffico limitato (centro storico, San Lorenzo, Trastevere) e nei giorni di blocco o limitazione del traffico, diritto a viaggiare sulle corsie preferenziali come i taxi. Altra interessante esclusiva: grazie al circuito Ics (Iniziativa Car Sharing), gli abbonati romani potranno affittare un'auto, alle stesse condizioni, negli altri comuni italiani che adottano il sistema e cioè Bologna, Genova, Modena, Palermo, Torino, Venezia e Rimini. Con un abbonamento annuale di 100 euro (74 per gli abbonati Metrebus) e una cauzione da versare, pure di 100 euro si entra nel 'club'. L'auto si paga in base al consumo: le tariffe variano da 1,80 euro l'ora per l'affitto (nei giorni feriali) di una Panda o di una Punto ai 2,40 per una Multipla o un Doblo'. Alla tariffa base vanno aggiunti 30 centesimi a chilometro per Panda e Punto o 40 centesimi per Multipla e Doblo'. Previste tariffe più basse nei festivi, di notte e per le aziende. Per chiedere un'auto – tenendo conto che nella fase sperimentale saranno accettati non più di 200 abbonati – e ricevere informazioni basta chiamare l'apposito numero verde Atac (800201670). NUOVO DECRETO PER LA QUALITA’ DELLA BENZINA E DEL DIESEL Arriva il nuovo regolamento per ridurre lo zolfo nei combustibili. Voluto dal Ministero dell’Ambiente. È stato varato, dal Consiglio dei Ministri, il decreto legislativo che accoglie la direttiva 2003/17/CE relativa alla qualità della benzina e del combustibile diesel. Le disposizioni prevedono rigorose specifiche ecologiche per i motori degli autoveicoli, in particolare per quanto concerne la riduzione del tenore di zolfo nella benzina e nei combustibili diesel. L'approvazione è stata salutata con soddisfazione dal Ministro dell'Ambiente e della Tutela del Territorio, Altero Matteoli, il quale ne sottolinea l'importanza in ordine ad una più efficace salvaguardia della salute dei cittadini e dell'ambiente. Lo strumento legislativo adottato unisce il rigore dei parametri alla necessaria elasticità nell'applicazione: esso infatti prevede che, a decorrere dal primo gennaio 2009, tutta la benzina e il diesel commercializzati abbiano un tenore di zolfo di 10mg/Kg. Tuttavia, in presenza di situazioni ambientali particolari (determinati agglomerati urbani o altre aree critiche dal punto di vista ecologico), le specifiche tecniche potranno risultare più severe di quelle stabilite dal decreto. In presenza, invece, d’eventi eccezionali che possano portare ad una modifica improvvisa negli approvvigionamenti degli oli greggi o dei prodotti petroliferi (eventualità a cui l'Italia può risultare particolarmente esposta data la sua elevata dipendenza dalle esportazioni), possono essere fissate specifiche tecniche meno rigorose. SEMPRE PIU’ ILLEGALITA’ NELLA GESTIONE ORDINARIA DEI RIFIUTI URBANI Drammatica la situazione al sud e nelle isole minori. Gli interventi del Nucleo Operativo Ecologico dei Carabinieri. La gestione dei rifiuti in Italia nel 2004 ha registrato un livello d’illegalità pari a circa il 40% con quasi nove punti percentuali in più sul tasso nazionale d’illegalità (30,9%). Per quanto riguarda i siti di smaltimento l'illegalità' riscontrata è stata pari al 34,4%. I depuratori sono al 31,2% mentre nel settore dei siti di trattamento l’illegalità schizza al 43,6%. 'Critica', poi, secondo Mare Pulito 2004 (1 giugno-15 settembre), la situazione nelle isole minori: il livello di illegalità in un anno è aumentato del 44,8% raggiungendo quota 53,3%. Discariche pubbliche e depuratori i punti caldi. Questi i dati definitivi contenuti nel rapporto 2004 del Comando Carabinieri per la Tutela dell' Ambiente reso noto nel seminario internazionale ''Contrasto alla criminalità ambientale'' focalizzato sull'illecito nei rifiuti, anche transnazionale. La prevenzione al primo posto nella lotta alle eco-criminalita'. ''Io ha detto il ministro dell'Ambiente, Altero Matteoli, intervenendo al seminario - sono più per la fase della prevenzione che per quella della punizione perché non è con la galera che si risolve il problema. Certo anche con la galera, una volta individuato il reato, ma il lavoro che stanno svolgendo i carabinieri in via preventiva e' un passaggio che apprezzo molto''. Altro punto fondamentale e' il lavoro sulla crescita della coscienza ambientale del Paese, ha detto il ministro che, in merito al settore rifiuti ha sottolineato come lo smaltimento corretto (raccolta differenziata, recupero, riciclaggio e termovalorizzatori) ''mette al sicuro l'ambiente e garantisce la legalità di tutto il processo viziato ancora da tante sacche di illegalità'. Tornando ai numeri, tra isole minori, laghi, coste, fiumi e aree marine protette oggetto della campagna controlli del Noe per Mare Pulito 2004, e' il settore discariche pubbliche a registrare il peggioramento più significativo con il 60% di illegalità e un aumento del 43,3% rispetto al 2003. Male anche le coste dove il livello di illegalità e' aumentato del 10,4%; illegalità per i depuratori al 26,6%. In tutto Mare Pulito ha rilevato, nei 5 ecosistemi di riferimento il 33,1% di illegalità (266 controlli non conformi su 803) con un peggioramento del 9,3% rispetto al 2003 quando l'illegalità' era stata del 23,8%. Cio' dovuto, spiega il Noe, ''a una mirata azione di contrasto dell'illegalità' nelle isole minori e nelle aree marine protette''. Per quanto riguarda in generale l'attività' operativa 2004 su tutto il territorio nazionale, il Comando carabinieri per la tutela dell'ambiente ha effettuato 14.077 controlli (+34,9% rispetto al 2003) accertando 4.355 infrazioni (+40,8% in un anno) alla normativa ambientale con un livello di illegalità generale pari al 30,9% (era il 28,1% nel 2003). Sono state inoltre 5.215 le segnalazioni all'autorità' giudiziaria e 80 le persone arrestate; 1.191 i sequestri effettuati e 879 le contravvenzioni. ''Un trend - ha tranquillizzato il comandante dei Carabinieri per l'Ambiente, generale Raffaele Vacca - che non è allarmante. Gli strumenti di cui disponiamo per intervenire sono sufficienti e vanno bene. Certo qualsiasi altro strumento è benvenuto. Nell'ultimo anno l'intervento e' stato più incisivo e ha coinvolto territori prima esclusi, come le isole minori o le aree marine protette ma ha anche comportato tipologie particolari come l'operazione 'Volo libero' nel casertano, partita dal bracconaggio e arrivata allo smaltimento illecito dei rifiuti con il sequestro di un'area di 100 ettari''. Il generale Vacca ha quindi sottolineato che la criminalità nei rifiuti è un fenomeno ''complesso, diffuso su tutto il territorio nazionale e che va combattuto''. Per questo e' pronto a partire il progetto 'Sita', una piattaforma tecnologica altamente sofisticata che permetterà di tenere sotto controllo, per ora, il sud Italia e che è stato presentato nel corso dei tre giorni di seminario. DAL POLO SUD L’IMPEGNO SCIENTIFICO ITALIANO PER LO STUDIO DEL CLIMA Importanti scoperte dalle attività di perforazione durata quasi dieci anni Parla anche italiano il grande impegno scientifico internazionale di base al Polo Sud. Le attività di perforazione profonda (EPICA, European Project for ice coring in Antarctica) realizzata da ricercatori e tecnici italiani, francesi, svizzeri e danesi si sono concluse con lo straordinario risultato di quota -3.270 metri. I ricercatori dispongono ora del ghiaccio più antico mai studiato: una 'carota' che contiene la registrazione dettagliata e continua della storia del clima e dell'atmosfera terrestre da circa 900.000 anni fa ad oggi. ''Dallo studio dei campioni -secondo il Programma Nazionale di Ricerche in Antartide (PNRA)- si otterranno ulteriori informazioni sul ruolo che i gas/serra e le polveri atmosferiche hanno avuto nei cambiamenti climatici''. L'attività' di perforazione era iniziata nel 1996 nella località Dome C (3.230 metri di altitudine ed oltre 1.000 km. dalla costa), presso la stazione italo-francese Concordia. In Antartide scienziati di tutto il mondo studiano la storia climatica della terra, l'adattamento delle specie viventi alle condizioni di vita estreme e l'inquinamento globale, come la distruzione della fascia di ozono ad opera dei CFC (clorofluorocarburi) che rimangono intrappolati nel vortice polare e, grazie alle rigide temperature, attaccano e distruggono l'ozono. I 24 ricercatori italiani di 12 istituzioni universitarie e 4 istituti nazionali di ricerca stanno per ultimare le attività di campionamento e monitoraggio presso la Stazione permanente 'Mario Zucchelli' a Baia Terra Nova, che chiuderà il 20 febbraio. In questo periodo il mare non è ghiacciato e l’attività prevalente è quella del campionamento e monitoraggio per lo studio dei meccanismi evolutivi in batteri, uccelli, pesci ed invertebrati, mentre vengono raccolti campioni non biologici dell'acqua e del suolo. Grazie alla strumentazione automatica vengono rilevati dati su geomagnetismo, meteorologia e sismicità. Il PNRA è stato avviato nel 1985, ha già assicurato 20 spedizioni scientifiche e la sua attuazione è realizzata da un Consorzio costituito da ENEA, CNR, OGS, INGV. L'Antartide da circa 15 milioni di anni contribuisce al bilancio termico della Terra, è la principale riserva di acqua dolce del pianeta (ne conserva il 68%) e di ghiacci (91%). Vi vivono sette specie di foche e 8 di pinguini. La presenza umana e' limitata al personale delle spedizioni: 8.000 persone in estate e circa 1.000 in inverno. Ma questo continente, studiato e protetto grazie al Trattato Antartico cui hanno aderito 45 Paesi, sta diventando negli ultimi tempi anche meta di turismo: 20.000 presenze l'anno, con navi provenienti dall'Argentina, Tasmania e Nuova Zelanda CASE DI CURA PER ANIMALI ESOTICI PER EVITARE IL CONTAGIO DELL’UOMO Associazione Veterinari e WWF insieme per evitare i rischi che derivano dal commercio illegale di specie esotiche. Si tratta di una cortina sanitaria di 20 centri sparsi per tutta Italia dove lavoreranno gomito a gomito esperti del Wwf e veterinari dell'Anmvi (associazione veterinari). Un accordo in tal senso è stato firmato per dare un giro di vite al rischio sanitario provocato dal commercio illegale di specie esotiche. Rischio derivante soprattutto da primati, pappagalli, testuggini e tartarughine d'acqua. Salmonella, gravi forme di diarrea, polmoniti e tubercolosi tra le patologie più in agguato. Obiettivo dell'accordo è quello di creare aree quarantennali, formare medici veterinari, mettere a punto regole e strategie all'interno della rete dei Centri Recupero Animali Selvatici ed Esotici del Wwf che dovranno diventare laboratori di ricerca. In campo anche il ministero della Salute che, ha annunciato il sottosegretario Cesare Cursi, ''e' disponibile ad attivare sperimentazioni con alcuni istituti zooprofilattici''. Mentre un tavolo tecnico Ambiente-Sanita'-Cfs è a lavoro per trovare una soluzione di continuità tra il sequestro e la custodia. ''L'accordo con l'Anmvi - ha detto il presidente del Wwf, Fulco Pratesi - e' importante per la tutela della salute sia umana che animale e per promuovere quelle ricerche utili a definire Protocolli veterinari''. Da parte sua l'Anmvi ''metterà' a disposizione le proprie competenze - ha affermato il presidente Paolo Bossi - affinché i Centri del Wwf possano ottimizzare le potenzialità di monitoraggio sanitario''. In Italia diversi i casi di salmonella o di altre malattie trasmissibili all'uomo riscontrate lo scorso anno su carichi fuorilegge di animali esotici. A febbraio 2004 abbattuti 4.000 pappagalli provenienti dal Pakistan affetti dall'influenza aviare END (Exotic Newcastle Disease); a marzo 2004 a Fiumicino la Chlamydia, malattia che sull'uomo provoca conseguenze a carico dell'apparato respiratorio con affezioni varie, tra cui la polmonite. In quell'operazione contagiati due agenti del Corpo Forestale. Altri casi di Chlamydia sono stati trovati ad agosto 2004 in un carico di pappagalli provenienti da una collezione privata aperta al pubblico; a ottobre e poi a dicembre, questa volta su pappagalli in libera vendita. Oltre 50 i casi di salmonella, secondo il Wwf, riscontrati su iguane e testuggini sequestrate. Un quadro più allarmante, secondo il Wwf, se si pensa che l'Italia è tra i primi quattro Paesi europei (Portogallo, Spagna, Grecia e Olanda) per le importazioni di uccelli vivi: oltre un milione negli ultimi 10 anni di uccelli compresi negli elenchi Cites (Convenzione per il commercio di specie esotiche protette). ''Animali - ha detto Massimiliano Rocco del Wwf che hanno le più diverse provenienze e che finiscono nelle nostre case, spesso senza controlli''. Da qui l'accordo con l'Anmvi. ''Un accordo importante'' soprattutto in riferimento ''all'accelerazione di malattie che derivano da animali'', ha detto il sottosegretario alla salute Cursi. ''Garantisco - ha aggiunto - che siamo pronti con alcuni istituti zooprofilattici per la ricerca''. Per il responsabile Cites del Cfs, Ugo Mereu, ''il sistema dei centri di recupero del Wwf e' una grande soluzione ai problemi che vengono dopo il sequestro di animali così difficile da mettere a custodia''. Sul fronte della repressione del commercio illegale, nel solo 2004 il Corpo Forestale dello Stato ha effettuato oltre 30.000 controlli su 14,5 milioni di esemplari e parti, sequestrando circa 17.000 esemplari di animali e piante protetti: 2.358 mammiferi, 2.896 uccelli, 894 rettili, 376 invertebrati e 10.261 specie vegetali. Gli animali vivi, sequestrati ai sensi della Cites, sono stati 144 mentre quelli morti o parti di essi sono stati 3.021, i derivati animali 280, il pellame sequestrato 2.967 e 10.355 parti e derivati di piante. NUOVO DECRETO PER LE ALIQUOTE DELLE BENZINE SENZA PIOMBO. Istituito dal ministero dell'Economia un fondo per le esigenze di tutela ambientale con una dotazione di 140 milioni di euro annui. Salgono a 564 euro ed a 413 euro le aliquote di accisa, rispettivamente, su mille litri di benzina e benzina senza piombo. E' quanto prevede il decreto-legge (21 febbraio 2005) pubblicato sulla Gazzetta Ufficiale in edicola, nel quale sono anche contenute diverse altre norme in materia di tutela ambientale, di sicurezza pubblica e viabilità. Il provvedimento prevede inoltre che, trascorsi 90 giorni da domani, il gasolio usato come combustibile per riscaldamento, indipendentemente dal tenore di zolfo, deve essere denaturato secondo la formula e le modalità stabilite dall'Agenzia delle dogane. E' stata anche autorizzata la spesa di 260 milioni di euro annui per assicurare il rinnovo del primo biennio del contratto collettivo 2004-2007 relativo al settore del trasporto pubblico locale. Inoltre, le maggiori entrate determinate dall'aumento dell'aliquota di accisa riscossa nei territori delle regioni a statuto speciale e nelle province autonome di Trento e Bolzano sono riservate allo Stato per il finanziamento del concorso statale al rinnovo del primo biennio del suindicato contratto collettivo. Istituito infine, nello stato di previsione del ministero dell'Economia e finanze, un fondo per le esigenze di tutela ambientale con una dotazione di 140 milioni di euro annui, a decorrere dal 2006. Con il decreto viene inoltre autorizzata la spesa di 100 mln di euro per l'amministrazione della pubblica sicurezza e per il corpo nazionale dei vigili del fuoco; 10 milioni per i servizi dell'amministrazione penitenziaria; e 20 milioni per la guardia di finanza. TERREMOTI: CON I MICROSATELLITI PREVISIONI 4 ORE PRIMA DELL’EVENTO Una cooperazione tra Abruzzo e Cina mette in campo il meglio della tecnologia astrofisica per un progetto che interessa tutte le nazioni. In Abruzzo, ad Oricola, si potrebbero produrre micro-satelliti in grado di prevedere i terremoti con quattro ore di anticipo: un accordo di cooperazione scientifica per lo sviluppo combinato di una ricerca e' stato firmato tra la ''G&A Engeenering'' srl gestore di un centro di ricerca che ha tra le altre cose ad Orticola uno stabilimento di microelettronica per applicazioni spaziali e l'Agenzia spaziale cinese (Casc). La ''G&A'' agira' insieme alla Sermes, societa' di spin off che vede la partecipazione dell'Universita' di Perugia. La societa' abruzzese e l'Agenzia spaziale cinese hanno firmato nel novembre scorso un ''Memorandum of Understanding'' di collaborazione nella produzione (studio, sviluppo e costruzione) e commercializzazione di microsatelliti e payloads, di tipo scientifico (payloads destinati a missioni scientifiche quali lo studio di fenomeni precursori di terremoti), e commerciale (payloads destinati a sofisticate applicazioni, come l'osservazione della terra e applicazioni Tlc punto-punto). ''L'intento - ha spiegato l'amministratore delegato della societa', Giorgia Potetti - e' di mettere insieme le esperienze dei due gruppi. Quello italiano ha gia' sviluppato un esemplare di microsatellite che, nell'ambito della missione Eneide, sara' in funzione per una sperimentazione nello spazio nel prossimo mese di aprile dall'astronauta italiano Roberto Vittori con la navicella (Soyuz), l'agenzia cinese sta sviluppando da tempo una ricerca per la previsione dei terremoti da terra''. Le caratteristiche dell'accordo di cooperazione scientifica sono state presentate in una conferenza stampa dal direttore dell'Unione provinciale industriale, Antonio Cappelli, e l'amministratore delegato della G&A Potetti. La missione dell'astronauta italiano Vittori durera' otto giorni: ''Vittori - ha aggiunto Pontetti - portera' i primi dati sulla sperimentazione che continuera' con la navicella nello spazio''. In una delegazione di cinesi e' stata gia' nei giorni in Italia, a Roma, dove ha sede la G&A Engeenering e ad Oricola. Sia Pontetti sia Cappelli hanno sottolineato le ricadute occupazionali che potrebbe produrre la ricerca ''visto che se tutto andra' bene ad Orticola potrebbero essere prodotti i microsatelliti per tutto il mondo''. ANCHE L’AEROPORTO DI FORLI SCOMMETTE SUI VOLI LOW COST Una carta in piu per decongestionare il traffico in aree ad alto impatto turistico. Interessata tutta la riviera romagnola. La possibilita' di volare da Forli' a Parigi, Dusseldorf, Monaco, Ibiza, Zante, Lampedusa e viceversa a partire da dieci euro. E' quanto viene offerto dall'accordo raggiunto fra Promozione Turismo, la societa' di promozione turistica della Seaf che gestisce l'aeroporto Ridolfi di Forli' e la compagnia aerea Windjet. I nuovi collegamenti prenderanno il via, tutti con cadenza settimanale escluso quello con la capitale francese che sara' bisettimanale, a partire dal volo inaugurale per Parigi del prossimo 22 aprile e dureranno per tutto il periodo estivo, ma gia' alcuni di questi potrebbero trasformarsi in annuali entro il 2005. ''Si tratta di un accordo importante - ha sottolineato il presidente di Promozione e Turismo, Raffaele Schiavo - con una compagnia molto professionale ed efficiente che gia' opera sul nostro aeroporto con voli da e per Palermo e Catania''. L'accordo con Windjet, a cui a breve dovrebbero seguirne altri, con diversi vettori, per aprire nuovi collegamenti con la Polonia e il nord Europa (Bruxelles e Amsterdam), prosegue la strategia sposata da Seaf di fare dell'aeroporto di Forli' lo scalo di riferimento per i voli 'low cost' di un ampio territorio. ''La nostra offerta e' infatti concorrenziale - ha detto Schiavo - anche con Bologna e Ancona''. L'obiettivo in termini di passeggeri e' quello di ''consolidare e dove possibile incrementare ha sostenuto il direttore generale di Seaf Rodolfo Vezzelli - i nostri numeri, che sono passati dai circa 35.000 passeggeri del 2000 ai 570.000 dello scorso anno. Lo faremo con i voli di Windjet, con quelli per Londra e Francoforte, che vanno benissimo e potrebbero crescere ancora, di Ryanair e altre novita' che riguarderanno l'est Europa'' PROGETTO DEL GOVERNO PER SALVARE LE FORESTE DEL CONGO E KENYA In accordo con i governi del centro Africa per la tutela di un polmone essenziale per l’equilibrio climatico del pianeta. La foresta tropicale dell'Africa Centrale copre 200 milioni di ettari, pari al 30% della vegetazione africana e al 18% di tutte le foreste tropicali nel mondo, ed è dunque il cuore del bacino del fiume Congo, secondo polmone verde del pianeta: per difendere questo patrimonio ''dell'umanità'' il Governo italiano ha elaborato un progetto di cooperazione che porterà al tavolo del G8 di Gleneagles (Scozia) il prossimo 7 e 8 luglio. A presentarlo alla stampa sono stati il deputato di Forza Italia Alberto Michelini, rappresentante dello stesso presidente del Consiglio nel G8-Africa, la premio nobel per la pace 2004 e viceministro per l'Ambiente del Kenya Wangari Mathaai ed il ministro delle Acque e delle Foreste del Congo Brazzaville Henry Ddjombo. Riforestazione, lotta al taglio illegale degli alberi, sfruttamento di energia rinnovabile e telerilevamento sono le misure principali previste dal progetto. Punto chiave ''per il successo delle attivita''', si legge nella bozza, e' la ''messa a punto di una combinazione di meccanismi di finanziamento'' e a poter ''svolgere un ruolo importante'' potrebbe essere proprio la ''l'acquisizione dei crediti per la riduzione delle emissioni, prodotti sia dalle attività di riforestazione e di forestazione sia dalla produzione di energia da biomassa''. Doppio il guadagno: ''rientrare nei parametri fissati da Kyoto costera' a ciascun Paese industrializzato migliaia di miliardi -sottolinea il deputato azzurroma grazie a progetti di questo genere noi potremo spendere di meno, facendo al contempo cose sensate''. L'auspicio di Albertini e' che ''si possa arrivare ad una proposta congiunta da parte di tutti i Paesi del G8'': spettera' alla premio nobel il compito di incontrare i rappresentanti che siederanno al tavolo di luglio e illustrargli la proposta cercandone il consenso. Per il momento e' gia' arrivato quello di Tokio, che si e' detto ''entusiata'', racconta Mathaai. La nuova ambasciatrice ha espresso la propria gratitudine all'Italia, che tra l'altro ''prima in Europa ha cancellato nei mesi scorsi il debito dei Paesi del bacino del Congo pari a 850 milioni di euro'', una cifra che sara' utilizzata per andare avanti sulla strada della eco-sostenibilita'. Obiettivo davvero prioritario, quest'ultimo, spiega la premio Nobel, ''perche' alla base della maggioranza dei conflitti mondiali ci sono le risorse naturali o il degrado ambientale''. Inoltre, secondo il ministro congolese, la stessa ''eternita' delle foreste e' nelle mani della riforestazione'', contro tutti i pregiudizi di quanti fra gli ambientalisti credono che la salvezza del pianeta sia solo nella ''conservazione'' delle risorse. Un principio ''sbagliato -dice Ddjumbo-. Le foreste giovani sono maggiormente capaci di assorbire C02 ed sono in grado di garantire meglio il futuro della biodiversita''. Ed una dimostrazione della possibilita' di coniugare difesa dell'ecosistema ed attivita' che utilizzano il territorio ''e' rappresentata in Congo -racconta il ministro- proprio dall'esempio di due imprese italiane impegnate nella trasformazione del legno in loco, la Likouala Timber e la Trabec, in grado di lavorare ed al contempo rispettare l'ecosistema e quindi le necessita' del nostro Governo'' NASCE IL PREMIO IMPRESE AMBIENTE: 1.490 PRODOTTI ECO-CERTIFICATI. Questo importante riconoscimento andrà alle organizzazioni che abbiano introdotto significative innovazioni ecologiche Il Premio è promosso da Ministero dell'Ambiente e della Tutela del Territorio, Ministero delle Attività Produttive, Unioncamere e Camera di Commercio di Roma, con l'obiettivo di valorizzare l'impegno e promuovere le realtà italiane private e pubbliche, che abbiano contribuito concretamente a migliorare l'impatto economico, sociale e ambientale in un'ottica di Sviluppo Sostenibile. Questo importante riconoscimento andrà alle organizzazioni che abbiano introdotto significative innovazioni di processo, sistema, tecnologia e prodotto, o abbiano avviato partnership internazionali, in un'ottica di rispetto ambientale e responsabilità sociale. |Questo premio -ha commentato Corrado Clini, Direttore Generale del Ministero dell'Ambiente - e' una ulteriore occasione per utilizzare l'ambiente come motore economico per promuovere l'innovazione tecnologica e la ricerca essenziali per essere competitivi a livello europeo. |Il Premio può rappresentare - ha dichiarato Massimo Goti, Direttore Generale del Ministero delle Attività Produttive- il riconoscimento, anche a livello europeo, per il sistema produttivo italiano, sempre più orientato verso i principi di sviluppo economico compatibile con l'ambiente. E' con grande soddisfazione che promuoviamo la nascita nel nostro Paese di questo premio, simbolo dell'attenzione crescente delle imprese e organizzazioni italiane verso le tematiche ambientali. - ha aggiunto Marco Citterio, Presidente della Commissione Ambiente di Unioncamere - Grazie a questo riconoscimento intendiamo far emergere le esperienze e le eccellenze dell'Italia a livello internazionale, promuovendo allo stesso tempo la crescita di una nuova cultura d'impresa, attenta a valori non solo economici ma di responsabilità sociale. Il Premio Impresa Ambiente, a cadenza annuale, e' suddiviso in quattro Categorie: Migliore Gestione, Miglior Prodotto, Miglior Processo/Tecnologia, Migliore Cooperazione Internazionale. Potranno concorrere all'assegnazione le imprese pubbliche e private italiane, gli Enti Pubblici e le ONG - Organizzazioni non Governative. Il Premio Impresa Ambiente nasce dal desiderio dei quattro soggetti promotori di favorire una rinnovata cultura che riconosca l'esigenza di una costante relazione tra attività economiche e ambiente naturale e attesta un'attenzione crescente da parte delle imprese e amministrazioni italiane rispetto alle tematiche ambientali e dello Sviluppo Sostenibile. Significativo di un'attenzione crescente verso l'ambiente da parte del sistema economico e' anche il dato delle Aziende che hanno ottenuto attestati di certificazione: oggi sono 381 le imprese italiane certificate EMAS, a fronte delle 42 che potevano vantare questo riconoscimento nel 2000 e 6.097 quelle che hanno ottenuto la certificazione UNI14001, fino a cinque anni fa posseduta solo da 717 imprese. Salito anche il numero delle aziende e dei prodotti che vantano il bollino Ecolabel: 81 aziende (nel 2000 erano solo 7) e ben 1.490 prodotti a fronte dei 63 del 2000. Le candidature al Premio Impresa Ambiente dovranno pervenire alla Segreteria Organizzativa entro le ore 12.00 del 30 novembre 2005 e verranno valutate da un'apposita Giuria, composta da composta da 7 autorevoli esperti del settore ed esponenti del sistema produttivo e della ricerca. Le imprese e organizzazioni vincitrici parteciperanno di diritto alla prossima edizione dell'European Business Awards for the Environment, nato sotto l'egida della Commissione Europea (DG Ambiente) nel 1987, per riconoscere e promuovere le organizzazioni che abbiano contribuito allo Sviluppo Sostenibile. ALBERI MILLENARI IN MOSTRA A FIRENZE, PER INSEGNARE RISPETTO NATURA. 130 patriarchi verdi, in mostra all'Accademia dei Georgofili, memoria e laboratorio per conoscere l'ambiente italiano. Alcuni ci guardano dall'alto da tremila anni, altri solo da un millennio ed altri ancora hanno già visto passare 5 o 8 secoli ed hanno assistito con la fermezza delle loro antiche radici e il frusciare dei loro rami secolari all'indaffarata caducità dell'uomo: sono i 'patriarchi verdi', alberi antichissimi che hanno resistito a malattie, variazioni climatiche, guerre, incendi, terremoti, inondazioni e quant'altro e che racchiudono nel loro dna, ma non solo, il segreto della loro longevità. 130 di questi 'patriarchi verdi', che secondo gli esperti sono solo un piccolo scampolo della loro presenza lungo tutta la penisola, sono stati censiti, fotografati, descritti e raccontati attraverso storia e miti, in una mostra aperta a Firenze, all'Accademia dei Georgofili, che resterà aperta fino al 18 novembre; ed in un libro, intitolato 'Patriarchi vegetali - un patrimonio da salvare', edizioni Polistampa, promosso dall'Accademia, curato da Elvio Bellini, direttore del dipartimento di Ortoflorocoltura e docente di arboricoltura all'università di Firenze che ha curato la mostra assieme a Sergio Guidi, agronomo esperto in biodiversita' e membro dell'Istituto europeo per l'ambiente. Lo scopo, come ha spiegato il presidente dell'Accademia dei Georgofili, Franco Scaramuzzi, è sia quello di suscitare nei turisti più sensibili il desiderio di visitare questi veri e propri monumenti viventi, sia quello di puntare sulla loro sacralità per indurre i più distratti ma anche le autorità a vegliare sulla loro sorte e ad avere sempre più rispetto per la natura. Nella scelta dei 130 'patriarchi' e' stato seguito un criterio geografico: si e' scandagliato soprattutto il territorio boschivo di Toscana, Emilia Romagna, Veneto ed il Trentino Alto Adige, con incursioni in Sicilia, Calabria, Lazio e Puglia. E' stata inoltre fatta una scelta anche per quanto riguarda le specie, sono stati infatti presi in considerazione solo alberi che danno frutti utili all'uomo, sia per l'alimentazione sia per altri usi, tra cui quelli medicinali. Tra i 'patriarchi' che più affondano le radici nella storia ci sono castagni millenari, come quello detto ''Dei Cento Cavalli'' che da 3000 anni si trova nel Bosco di Carpinetto, sul versante est dell'Etna, nello stesso luogo dove si può ammirare il castagno della ''Nave'', che presumibilmente mise radici 2000 anni fa. Un' opera d'arte plasmata dalla natura e' il ginepro 'Su Ruxi', millenario, 5 metri di circonferenza che trae il suo nome dalla spiaggia del Sardegna dove si trova. Tra gli alberi più antichi ci sono molti olivi: quello detto ''Della Stregai, nel grossetano, vicino alla chiesetta della Santissima Annunziata in prossimità del paese di Magliano, con i suoi 3000 anni, ben portati, e' più antico degli olivi che, nell' Orto del Getsemani, assistettero alla passione di Gesù Cristo. Quanto ai fattori che possono aver favorito la particolare longevità di questi alberi, il professor Scaramuzzi considera varie ipotesi riconducibili essenzialmente ''ad un particolare patrimonio genetico che li distingue da altri della stessa specie e ad un particolare complesso di fattori microambientali''. ''Confidando nel fattore Dna - spiega Scaramuzzi - si e' spesso cercato di riprodurre, per seme, o moltiplicare, per via clonale, qualche 'patriarca' nella speranza di contribuire ad un empirico miglioramento genetico della specie ma, senza generalizzare, l' ipotesi ha portato sovente a delusioni, soprattutto per gli alberi da frutto''. Anche per la scienza resta quindi intatta la sacralità di questi 'patriarchi verdi'. AUTO VERDI PER PARCHI MARINI, ARRIVANO 32 VETTURE IBRIDE. Sorveglianza tutta ecologica per le coste italiane. Le perle blu delle acque nazionali possono contare su una flotta a basso impatto ambientale. 32 mezzi ibridi (Toyota Prius) ma anche 28 fuoristrada Euro4 (Land Rover Defender 90 per le zone più impervie) in arrivo in 40 aree marine protette, sia nelle 24 già istituite sia in diversi parchi marini in corso di istituzione, come Capri e Ponza. In tutto 1,6 milioni di euro per automezzi e attrezzature tecniche come visori notturni gps e altro. La consegna delle auto alle Capitanerie di Porto, oggi a Roma, da parte del ministro dell'Ambiente, Altero Matteoli. Su tutto, una parola d'ordine: prevenzione. ''Non abbiamo bisogno di individuare il colpevole ma di fare prevenzione e l'iniziativa - ha detto Matteoli - si incardina in questo senso. Il territorio delle aree marine protette italiane è molto delicato e fragile e ha bisogno di mezzi di sorveglianza a basso impatto ambientale. Questa piccola flotta di auto verdi ci aiuta ad abbattere le emissioni e diminuire l' inquinamento all'interno della natura Doc''. Senza considerare che ''le aree marine protette rappresentano un punto di riferimento molto forte per l'industria del turismo''. ''Fare prevenzione e' nel nostro Dna'', ha detto il comandante generale del Corpo delle Capitanerie, ammiraglio Luciano Dassatti sottolineando tre dati significativi: nei primi otto mesi di quest'anno 10 mila ore di moto effettuate, 733 navi controllate per la protezione e la tutela dell'ambiente marino, 800 chilometri di spadare sequestrati. Ma anche 14.000 controlli in mare con 592 illeciti amministrativi, 153 illeciti penali e 68 sequestri. In particolare, saranno 40 i territori dotati delle nuove autovetture, tra cui i 24 parchi marini già istituiti, i parchi archeologici sommersi di Baia e Gaiola, il Santuario per i mammiferi marini e diverse aree marine in corso di istituzione, come l'Isola di Capri, il Regno di Nettuno (Isole di Ischia, Vivara e Procida), le Isole Pontine, le Secche della Meloria. ''Quella di oggi - ha spiegato il direttore generale della Protezione della Natura, Aldo Cosentino - e' solo una tappa di un programma articolato per il potenziamento della struttura della Capitaneria di Porto e della Guardia Costiera. Con l' acquisto di motovedette, gommoni, battelli con chiglia in vetroresina e attrezzature aree sofisticate, possiamo vantare un'attività' di controllo non riscontrabile in Europa e forse nel mondo''. L'attività' operativa delle Capitanerie di Porto ha all'attivo più di 200 mila miglia percorse via mare e circa 70 mila chilometri via terra in soli due anni per un totale di 41.378 controlli che hanno portato alla scoperta di 1.879 illeciti amministrativi, 437 illeciti penali e all'esecuzione di 282 sequestri. Per quanto riguarda le auto ibride, la Toyota Prius è dotata di una tecnologia che abbina un propulsore di 1,5 litri a benzina a elevata efficienza (da 78 CV) a un potente motore elettrico (68 CV). Sul fronte emissioni, spiega la scheda tecnica, in un anno, percorrendo 20 mila chilometri, una Toyota Prius produce una tonnellata in meno di anidride carbonica rispetto a una vettura diesel appartenente allo stesso segmento D. E per gli altri inquinanti, le emissioni di idrocarburi incombusti sono ridotte dell'80%. Rispetto ai diesel, poi, non emette particolato. AL VIA BLU-EXPRESS, DA 21 NOVEMBRE VOLO LOW COST MILANO-ROMA. Il mercato italiano dei voli a basso costo, secondo in Europa, soltanto dopo quello inglese. In prima linea gli aeroporti di Bergamo e Pisa. Un low cost all'italiana sulla rotta principale del paese, quella Roma-Milano. La BluExpress, marchio della compagnia privata Blue Panorama di Franco Pecci, parte così dal prossimo 21 novembre con tre collegamenti giornalieri che uniscono Malpensa a Fiumicino. La nuova iniziativa, presentata in una conferenza stampa presso lo scalo milanese, vedrà tariffe low-cost che la compagnia propone a partire da 9,99 euro a tratta. ''L'obiettivo - ha spiegato il presidente Franco Pecci - e' quello di catturare clientela business ma anche quella leisure''. In questo modo la Blue Panorama prevede di intercettare quella tendenza che stima nelle compagnie low cost uno dei principali attori del trasporto aereo regionale (domestico e intereuropeo). Secondo tali stime infatti nel 2006 il 40% di tali voli saranno low cost. Nuova tendenza inoltre delle compagnie a basso prezzo, hanno spiegato i vertici della società, è quella di scegliere gli scali principali con inversione di rotta che invece privilegiava gli aeroporti minori. La scelta di Malpensa inoltre è stata dettata anche, secondo Pecci, dalla forte presenza della compagnia nello scalo dove opera da sette anni e impiega 500 dipendenti diretti e altrettanti nell'indotto. Secondo il presidente la Blue Panorama è inoltre pronta a spostare a Malpensa le attività di manutenzione dei velivoli se ci sarà la disponibilità di un hangar a tal scopo. Per il momento comunque Blu-Express parte da Malpensa ma anche da Roma per altre destinazioni come Bari, Monaco, Nizza, Grenoble e Vienna. Soddisfazione per la scelta della Blue Panorama e' stata espressa da Maurizio Merenda, direttore sviluppo aviation di Sea che ha ricordato come nel 2005 15 nuove compagnie hanno scelto Malpensa come nuova destinazione. CONTRO IL RUMORE, PARTE IL PIANO NAZIONALE TAGLIA-DECIBEL L'inquinamento acustico ha raggiunto in alcune aree metropolitane anche minori, livelli da emergenza ambientale. Maglie nere Roma, Napoli, Catania, Genova. Via ufficiale al piano nazionale taglia-decibel. E' stato infatti pubblicato in Gazzetta il provvedimento predisposto dal Ministero dell'Ambiente, di concerto con gli altri dicasteri competenti, per l'attuazione della direttiva 2002/49 relativa alla determinazione del rumore ambientale. Il decreto definisce le competenze e le procedure per l'elaborazione della mappatura acustica e delle mappe acustiche strategiche elaborate in conformità ai criteri stabiliti con successivo provvedimento del Ministro dell'ambiente e della tutela del territorio, di concerto con i Ministeri della salute e delle infrastrutture e dei trasporti, sentita la Conferenza unificata, e da adottare entro sei mesi dalla data d'entrata in vigore del decreto di recepimento. Entro il 30 giugno 2006 ed entro il 31 dicembre 2006 per i servizi pubblici di trasporto, le autorità individuate da Regione (o Provincia autonoma) elaborano e trasmettono agli stessi Enti le mappe acustiche strategiche, con i dati sull'ubicazione delle aree urbane e relativo impatto sonoro relativi al precedente anno solare, degli agglomerati con più di 250mila abitanti. Le società e gli enti gestori di servizi pubblici di trasporto o delle relative infrastrutture predispongono e trasmettono alla Regione o alla Provincia autonoma le mappature acustiche e gli stessi dati riferiti al precedente anno solare, degli assi stradali principali su cui transitano più di 6 milioni di veicoli all'anno, degli assi ferroviari principali su cui transitano più di 60mila convogli all'anno e degli aeroporti principali. Nel caso di infrastrutture principali che coinvolgono più Regioni, i dati vanno comunicati anche al Ministero dell'Ambiente. Nel caso di servizi pubblici di trasporto e delle relative infrastrutture ricadenti negli agglomerati con più di 250mila abitanti, la mappatura acustica e gli altri dati devono essere trasmessi entro il 31 dicembre 2006 all'autorità' individuata dalle Regioni o dalle Province autonome. Ogni 5 anni dalla prima elaborazione, le mappe acustiche dovranno essere soggette ad un riesame e, se necessario, ad una completa rielaborazione a cura dei soggetti competenti. Il decreto impone che sia assicurata l'informazione e la partecipazione del pubblico in merito al rumore ambientale ed ai relativi effetti, rendendo pubbliche le informazioni su mappature acustiche, mappe acustiche strategiche e piani d'azione per osservazioni, pareri e memorie. Il decreto non si applica al rumore generato dalla persona esposta, dalle attività domestiche, proprie o del vicinato, ne' al rumore sul posto di lavoro prodotto dalla stessa attività lavorativa o a bordo dei mezzi di trasporto o dovuto ad attività militari svolte nelle zone militari. Il provvedimento prevede anche un regime di sanzioni per i trasgressori. ANNO ECCEZIONALE PER QUALITA' E QUANTITA' DELL'OLIO D'OLIVA ITALIANO. Dopo anni di risultati contrastanti, il particolare percorso climatico dell'estate 2005, favorisce gli olivicoltori dell'area mediterranea. Per l'olio d'oliva sarà ''un'annata ottima per qualità e abbondante per quantità, una delle migliori produzioni degli ultimi 20 anni''. E' quanto rileva la Cia-Confederazione italiana agricoltori diffondendo le prime previsioni sulla produzione olivicola appena iniziata in quasi 6.000 frantoi, tra aziendali, cooperativi e industriali. ''Tra olio d'oliva e olive da tavola - stima la confederazione agricola - saranno prodotte circa 750.000 tonnellate, poco meno dello scorso anno e pari a quasi due terzi del fabbisogno nazionale di consumo ed esportazione, che genereranno comunque più di 2 miliardi di euro di produzione lorda vendibile''. Nella campagna olivicolo-olearia 2005-2006 la Puglia si conferma come prima regione produttrice, seguita dalla Calabria, assieme alla quale copre circa i due terzi dell'intera produzione nazionale, e poi, a notevole distanza vengono le altre regioni italiane. ''Seppure in piccolissime quantità, quest'anno - evidenzia la confederazione - sarà prodotto il primo olio modenese ed anche sulle colline del Piemonte, già regno assoluto della vite, cominciano a fruttificare i primi olivi, restando ormai non produttrice solo la Valle d'Aosta dove tuttavia qualche olivo, di cultivar particolarmente resistente al freddo, ha fatto la sua comparsa, magari per abbellimento di parchi e giardini. A livello provinciale, Bari conta il 10% dell'intera superficie olivicola italiana e produce più del 15% di tutto l'olio di pressione; Lecce e Reggio Calabria, con quote di produzione superiori al 10% ciascuna, presentano una forte incidenza di olio lampante, componente essenziale per la preparazione del prodotto etichettato come 'olio d'oliva', pur se in termini di superficie incidono sugli oliveti nazionali, rispettivamente, per quasi l'8 e poco più del 4%. Crotone ha la superficie coltivata ad ulivi con il metodo biologico più ampia, un quarto della superficie provinciale, e Trapani concentra un terzo delle piante ed oltre il 40% della produzione nazionale di olive da tavola''. L'andamento climatico, con buone quantità di pioggia al Sud, al Centro e al Nord dell'estate e del primo scorcio d'autunno, ''ha consentito - afferma la Cia - una normale vegetazione dell'olivo'' e le ampie schiarite con il precoce abbassamento delle temperature dei giorni scorsi hanno fatto contenere al massimo gli attacchi fitopatologici, determinando ''una più che soddisfacente sanità delle olive. Il tempo dei prossimi mesi potrà ancora incidere sul risultato finale - conclude l'organizzazione agricola - ma non c'e' dubbio che la qualità degli oli di questa annata sarà fra l'ottimo e l'eccellente ed aumenterà ancora l'offerta di extravergine, soprattutto per il maggior ricorso ai marchi Dop e Igp, per i quali l'Italia detiene l'assoluto primato''. IN GIAPPONE DOPO LA CACCIA ALLE BALENE, ORA TOCCA AI DELFINI La denuncia, con tanto di terrificanti immagini video, parte dalla Lega Anti Vivisezione. Anche quest'anno saranno decine di migliaia i delfini catturati in Giappone e a finire nella rete potrebbero essere anche alcune specie protette: l'allarme è della Lav che ha reso noto un filmato che documenta le catture avvenute al largo della baia di Taiji e ha diffuso un documento in cui si chiede di allargare la cattura ad altre specie oltre a quelle cacciabili. ''Il 1 ottobre - riferisce l'associazione - si è aperta la nuova stagione di caccia che proseguirà fino ad aprile, per soddisfare il mercato della carne e l'industria degli zoo d'acqua di tutto il mondo''. ''Purtroppo proprio oggi - riferisce la Lav - con un documento che doveva rimanere riservato, il Segretario Esecutivo del Japan Cetacean Conference on Zoological Gardens and Aquariums, dott. Senzo Uchida, ha ufficialmente scritto ai delfinari aderenti alla struttura giapponese - prosegue la Lav - spronandoli a richiedere la cattura non solo delle specie di delfini già cacciabili a Taiji, ma anche di quelle attualmente protette''. La notizia è stata diffusa da Richard O'Barry dell'associazione animalista europea One Voice e autore del filmato sulla mattanza di Taiji realizzato durante la stagione di caccia 2004-2005. ''Nel mondo - dichiara Giovanni Guadagna, responsabile Lav, settore Zoo e Acquari - quasi il 65% dei delfini detenuti nei parchi divertimento proviene da catture in mare. Tutti i delfinari esistenti in Italia, ad esempio, detengono o hanno detenuto delfini di cattura o di prima generazione nati in cattività. Iki Island, Futo e Taiji, in Giappone, sono i principali luoghi di cattura; solo a Taiji vengono catturati più di 1000 delfini l'anno e la specie più richiesta è il Tursiope. Numerosi paesi sono implicati nel traffico, spesso illegale, di delfini prelevati in mare''. Cuba, Senegal, Russia, isole Solomon, ''sono altri luoghi - riferisce Guadagna - dove e' stata documentata la cattura, spesso eseguita anche con l'ausilio di piccoli aerei''. Taiji ha esportato delfini in tutto il mondo: un esempio e' quello dei delfinari del Texas, da dove molti Tursiopi sono stati inviati in Europa, Italia compresa; in Corea, Taiwan e Cina. Per quanto riguarda le modalità di cattura, avvistati i branchi, i pescatori giapponesi - secondo la descrizione della Lav - iniziano violentemente a battere su barre d'acciaio parzialmente immerse in mare creando così una barriera sonora che spinge i delfini dentro la baia di Taiji. Alcuni veloci scafi bloccano la via di fuga gettando delle reti. I delfini sono in trappola e si dibattono con violenza nel tentativo di liberarsi. Decine di sub s'immergono e cominciano ad isolare singoli animali che, una volta immobilizzati, sono issati con un apposito telo all'interno di vasche di plastica poi caricate su camion. Altri delfini vengono violentemente arpionati e il loro sangue colora di rosso il mare. Così vengono selezionati e i delfini ritenuti non adatti ai delfinari, sono destinati all'industria della carne''. I delfini catturati a Taiji sono inclusi nella lista dell'Appendice II della Convenzione di Washington, quella sul commercio internazionale di flora e fauna, così si possono commerciare all'interno di quote di prelievo. TELECAMERA SUI GHIACCIAI DEL MONTE BIANCO, CONTRO RISCHIO CROLLI La Regione Valdostana si conferma leader della tecnologia informatica per la salvaguardia ambientale e la Protezione Civile. Una videocamera digitale a controllo remoto, installata ai circa 3.800 metri della Cresta est della Tour Ronde, nella zona del Col d' Entreves, effettua un continuo monitoraggio dei seracchi pensili del Monte Bianco, consentendo così di verificare e prevenire eventuali distacchi. ''Il monitoraggio continuo dei fenomeni naturali - ha sottolineato l'assessore all'Ambiente, Alberto Cerise, presentando oggi la realizzazione - e' una tecnica efficace per la corretta gestione del territorio''. Cerise ha poi evidenziato che ''la tecnologia oggi permette di installare apparecchiature che sono in grado, in totale autonomia, di acquisire dati ed informazioni importanti anche in situazioni ambientali estreme, ed inviarli ad una stazione ricevente per la loro elaborazione ed utilizzo''. Il sistema, installato sul massiccio del Monte Bianco permette di scattare le immagini di diversi seracchi ad intervalli regolari e di trasmettere le stesse ad una stazione ricevente situata presso la Casa della Società delle Guide alpine di Courmayeur che, tramite una rete dedicata, trasmette i dati al Centro di elaborazione presso la Villa Cameron, sede della Fondazione Montagna Sicura che coordina ''la cabina di regia dei ghiacciai valdostani'', istituita dalla Regione autonoma Valle d'Aosta. La realizzazione della videocamera digitale e' stata aggiudicata alla società Si.Pro di Aosta ed ha richiesto un investimento di oltre 20 mila euro. ''Si tratta - ha concluso Cerise - del primo esempio in Italia per il monitoraggio dei ghiacciai sospesi, applicazione che e' già ampiamente utilizzata nel Cantone svizzero del Vallese, con il coordinamento scientifico del professor Martin Funk, uno dei massimi esperti mondiali in materia''. DECALOGO DEL MINISTERO DELL'AMBIENTE PER LA SALUTE DELLE FORESTE. Intanto Arma dei Carabinieri e l'Agenzia Protezione Ambiente, firmano un accordo per la sinergia delle azioni di tutela ecologica. Utilizzo di specie locali e controllo delle piante aliene, bando della chimica e ricorso al biologico, tracciabilita' del legno, pianificazione delle infrastrutture forestali per minimizzare i danni, promozione di nuove aree protette, agevolazioni fiscali per promuovere la gestione forestale sostenibile. In aiuto delle foreste italiane che coprono 10,5 milioni di ettari di territorio nazionale è arrivato il Ministero dell'Ambiente che ha emanato le 'Linee guida di programmazione forestale', pubblicate sulla Gazzetta Ufficiale in edicola nei giorni scorsi, che individuano un fabbisogno finanziario per il biennio 2006-07 di 500 milioni di euro. ''Queste linee guida - ha detto il Ministro dell'Ambiente, Altero Matteoli - serviranno a valutare lo stato di conservazione delle foreste italiane e a dare gli indirizzi per la programmazione che dovranno attuare le Regioni. In questi anni le foreste italiane sono aumentate, ma sono molti i fattori di rischio che incidono sul loro stato di salute''. Secondo l'inventario forestale del 1985 infatti le foreste italiane coprivano 8.675.000 ettari, mentre i primi dati del nuovo inventario stimano la superficie forestale in 10,5 milioni di ettari. Tra questi, circa 3 milioni di ettari si trovano all'interno della natura protetta del Belpaese. La meta' delle foreste italiane (53%) e' cedua o cedua composta, di un'eta' media non superiore ai 20 anni, il 43% e' fustaia con un'eta' media di 40 anni e il restante 4% e' coperto da macchia mediterranea. Questo patrimonio forestale in crescita e' pero' malato, oltre un quarto non presenta infatti uno stato ottimale di salute. I malanni si chiamano incendi, pascolo intensivo, inquinamento, cambiamenti climatici, e in particolare, la siccita'. Il decalogo elaborato per aiutare le Regioni a pianificare e per elaborare i piani regionali si muove lungo sei direttrici: sviluppo delle foreste e loro contributo al ciclo del carbonio, mantenimento della salute e vitalita' dell'ecosistema forestale; mantenimento e promozione delle funzioni produttive; conservazione della biodiversita'; sviluppo delle funzioni protettive della foresta su suolo e acqua; mantenimento delle funzioni socio- economiche. Ecco tutti i numeri delle foreste italiane in Gazzetta Ufficiale: - Superficie complessiva del patrimonio forestale italiano: 10,5 milioni di ettari; - Superficie compresa nelle aree naturali protette: circa 3 milioni di ettari; - Superficie forestale: 53% cedua o cedua composta (età media circa 20 anni); 43% fustaia (età media 40 anni) 4% macchia mediterranea; Proprieta' del comparto forestale: il 61,5% della superficie forestale e' di proprieta' privata; il 27,5% dei Comuni; il 7% del demanio statale e regionale; il 5% di altri enti pubblici. Un elevato numero di aziende agricolo-forestali private ha una superficie inferiore ai 5 ettari e la gestione aziendale associata e' limitata (200.000 ettari). Filiera foresta-legno: 5% della produzione manifatturiera e 15% del saldo attivo della bilancia commerciale. Sempre nell'ambito della protezione ambientale e' stato sottoscritto a Roma un protocollo di intesa tra l'Apat (Agenzia per la Protezione dell'Ambiente e Servizi Tecnici) e il Comando Divisione Unita' Specializzate dell'Arma dei Carabinieri. A partire da oggi e per tre anni, ''al fine di perseguire l' obiettivo istituzionale comune della tutela ambientale spiega una nota dell'Apat - le parti si impegnano a collaborare attraverso lo scambio reciproco di informazioni e la condivisione delle banche dati esistenti, inclusi quei dati considerati sensibili in base alle materie di specifica competenza''. Prevista, nel caso in cui esistesse un interesse comune, la pianificazione congiunta delle manovre di controllo ''integrate attraverso la convergenza delle professionalita' e mezzi di supporto''. L'Apat e i Carabinieri realizzeranno, inoltre, progetti di formazione interdisciplinare con particolare riferimento agli Ogm, al rischio idrogeologico ed alle radiazioni ionizzanti. ''Il Protocollo d'Intesa che abbiamo sottoscritto - ha dichiarato il Direttore Generale dell'Apat Giorgio Cesari - rappresenta un importante traguardo nell'ambito degli accordi stipulati tra l'Arma dei Carabinieri e l'Apat in questi ultimi anni''. ''Si e' aperto - gli ha fatto eco il Generale D. Serafino Liberati, Comandante dell'Arma dei Carabinieri - un nuovo capitolo nella collaborazione tra l'Arma dei Carabinieri e l'Apat, in quanto si passa da una gia' esistente cooperazione con i Carabinieri dell'Ambiente, alla possibilita' di interventi sinergici con altre componenti specializzate dell'Arma per una migliore tutela del Territorio, che rimane l'imperativo dominante per gli anni a venire''. ESTINZIONE DI MASSA: IL PIANETA PERDE 27.000 SPECIE ANIMALI OGNI ANNO Negli ultimi 500 anni si sono estinte 844 specie, e altre 16.000 sono minacciate, rivela uno 'special report' pubblicato dal sito di New Scientist. Una nuova estinzione di massa (la 'sesta estinzione') che non si verificava dal tempo dei dinosauri, potrebbe avvenire per mano dell'uomo. Due terzi delle specie di tartarughe rischiano di sparire entro il 2025, le grandi scimmie hanno subito recentemente un declino del 50% in vaste zone dell'Africa, meta' dei marsupiali e un terzo degli anfibi sono in pericolo, e circa il 40% di piante e animali dell'Asia rischiano di sparire. Ma questi dati potrebbero essere solo una parte del reale numero delle specie in via di estinzione. Benche' solo 1,5 milioni di specie siano state descritte, in totale potrebbero esistere dalle 5 alle 30 milioni di specie animali e vegetali. Di queste, gli esperti prevedono che se ne possano estinguere una ogni 20 minuti, circa 27.000 ogni anno. La conservazione della biodiversita' e' un impegno etico ma anche un modo per preservare una risorsa vitale: gli ecosistemi provvedono a fornire servizi vitali quali cibo, ossigeno, riciclo dei rifiuti, fertilita' del suolo per l'agricoltura. Il totale del valore economico dei servizi assicurati all'uomo dalla natura viene stimato in 33 miliardi di dollari l'anno. Piante e animali sono anche risorse fondamentali per nuovi cibi e medicine - sottolinea lo special report di New Scientist - : nel mondo oltre 20.000 piante sono utilizzate nella medicina. L'estinzione delle specie e' un processo naturale, ma secondo gli esperti la scomparsa delle forme di vita sulla Terra procede ad un ritmo dalle 100 alle 1.000 volte piu' alto rispetto ai ritmi naturali. L'estinzione di molti uccelli ha suggerito queste considerazioni, ma nel 2004 studi sul declino delle farfalle hanno confermato questi dati. La prima causa del declino e dell'estinzione delle specie e' la perdita dell'habitat: ecosistemi, dalle zone umide alle praterie, dalle foreste alle barriere coralline sono state distrutte o degradate per far posto a raccolti, aree di pascolo, strade, sviluppo urbano. Ogni habitat frammentato da strade o dighe puo' rendere le specie più vulnerabili: favorisce la consanguineita' tra gli individui e apre i varchi per i bracconieri. Nell'Africa Orientale la deforestazione sta distruggendo le aree protette, mentre Singapore ha perso il 95% delle sue foreste tropicali e il Sud Est Asiatico rischia di perderne il 74% entro il 2100. Oltre un quarto del territorio del Pianeta e' occupato da coltivazioni mentre in 54 paesi il 90% delle foreste e' stata abbattuta. La seconda grave minaccia per le specie a rischio e' l'invasione delle specie aliene - in Australia conigli e volpi introdotti dall'uomo stanno portando all'estinzione i marsupiali autoctoni poi il prelievo diretto come caccia, pesca o commercio. La caccia ha sterminato i bisonti americani, che erano 30 milioni prima dell'arrivo degli europei, e ogni anno 4.000 elefanti sono vittima dei bracconieri - e l'inquinamento: 580.000 tonnellate di petrolio sono finite nei mari dal 1993 al 2002 in 470 diversi incidenti. La principale misura di conservazione, la creazione di aree protette, si sviluppa sulla terraferma ma non abbastanza nei mari: nell'ultimo secolo sono stati istituiti 44.000 parchi che coprono circa il 10% del territorio, ma appena l'1% degli oceani e' protetto. Importante l'identificazione delle hotspots - concludono gli esperti di New Scientist- le aree chiave per la conservazione della biodiversita' nel Pianeta. CLIMA: E' MADE IN ITALY LA RICERCA DAL TETTO DEL MONDO IN NEPAL. Tecnici e tecnologia, base operativa e ricerca: tutto parla italiano a 5.050 metri di quota, ai piedi dell'Everest. Un posto remoto, ma fondamentale per conoscere meglio la salute del pianeta. Alla Piramide realizzata 15 anni fa dal Cnr nel punto piu' strategico dell'Himalaya, nascosta tra le morene del ghiacciaio del Kumbu, ci si prepara a raccogliere i frutti dell'importante rete di climatologia, passata da una semplice stazione meteo agli attuali sette centri di rilevamento distribuiti tra Himalaya e Karakorum. ''Questo pone il nostro progetto all'avanguardia per il controllo climatico'', spiega Giampietro Verza, alpinista e ricercatore, responsabile del programma portato avanti dal Comitato Ev-K2-Cnr. Dalla Piramide, dove accedono tutti i dati, Verza ha il controllo della situazione, sempre pronto a spostarsi tra le montagne in caso di interventi tecnici e di verifiche alle delicate e sofisticate apparecchiature. ''Siamo entrati nella filosofia di realizzare una rete di monitoraggio ben consolidata - continua il ricercatore, in una intervista on line - partendo con quattro siti di rilevamento in Himalaya tra i 2.700 e i 5.035 metri''. Un'esperienza esportata dal mese scorso in Pakistan con altri tre siti di rilevamento. ''Il principale vantaggio di una rete come quella che abbiamo realizzato - spiega ancora Verza - e' che i fenomeni climatici vengono visti nella stessa zona da piu' punti; questo permette di valutare i fenomeni nella loro complessita' anche in funzione degli aspetti microclimatici''. Per ottimizzare i risultati che presto cominceranno a concretizzarsi, si opera ovviamente in un contesto di scambi internazionali. In tale ottica il programma contribuisce al progetto Ceop (Coordinated enhanced observing period) coordinato dal 'World climate research programme' dell'Organizzazione meteorologica mondiale. ''Per questo progetto - chiarisce Giampietro Verza - abbiamo utilizzato i nostri dati in Himalaya e, in piu', abbiamo aggiunto una stazione di monitoraggio degli scambi energetici tra atmosfera e suolo poiche' si tratta di rilevamenti molto importanti per conoscere le energie immesse o tolte all'ecosistema a queste quote''. Il complesso sistema di studio, messo a punto dai ricercatori italiani, parte dunque dal presupposto che l'emergenza planetaria e' ormai legata all'atmosfera e ai cambiamenti climatici. ''E si tratta di cambiamenti sempre piu' violenti - afferma il presidente del Comitato Ev-K2-Cnr, Agostino Da Polenza - che impongono appunto studi sui modelli di comportamento dell'atmosfera per riuscire ad arrivare in tempo nel prevedere gli eventi climatici anomali''. Ma dalle cime himalayane si puo' anche operare per controllare il livello di inquinamento globale. Ed e' anche questo che i ricercatori italiani stanno facendo. Dal tetto del mondo si sta controllando la circolazione e deposizione degli inquinanti, un problema che sta ormai interessando tutto il globo. ''Certo i Paesi emergenti grandi consumatori di energia come Cina, India e Pakistan - aggiunge Da Polenza immettono in aria e acqua tanti inquinanti, ma e' pur vero che questi nostri studi servono anche a far comprendere i meccanismi attraverso i quali e' possibile ridurre le emissioni''. LE AUTOSTRADE DEL MARE RADDOPPIANO LE CORSE TRA CENTRO E SUD Una scelta vincente ed ecologica per ridurre il trasporto di merci sulle strade e per decongestionare il traffico intorno a Roma e Napoli. Grandi Navi Veloci, del Gruppo Grimaldi di Genova, annuncia il raddoppio della linea Civitavecchia-Palermo (istituita nel 2003) a partire dal prossimo 19 novembre. La linea trisettimanale diventa così giornaliera, con partenze ogni giorno della settimana, salvo la domenica. La Civitavecchia-Palermo è un'Autostrada del Mare che permette di deviare dalla strada parte del traffico pesante che congestiona gli assi viari a sud della Capitale; a regime potrebbe togliere ogni settimana dalla strada 2000 mezzi pesanti e far risparmiare 750.000 litri di gasolio. Ad affiancare la nave già sulla linea sarà la M/n Victory: 28.000 tonnellate di stazza lorda, lunga 187, capace di trasportare fino a 1200 persone e 1.800 metri lineari d'auto e camion, viaggiando ad una velocità di crociera di 23 nodi. L' annuncio arriva a poco più di un mese dall'inaugurazione delle linee settimanali Civitavecchia-Tunisi e Palermo-Tunisi. Negli ultimi dieci anni e' andato stabilmente aumentando il traffico merci con l'Italia, che della Tunisia e' il secondo partner commerciale in Europa dopo la Francia: dall'Italia provengono infatti il 20% delle importazioni mentre la penisola assorbe il 22% delle esportazioni tunisine. Intanto nella stagione estiva la linea Genova-Tunisi ha fatto registrare +40% nel segmento passeggeri con auto al seguito. Sulle autostrade del mare, tutti i paesi Europei, in testa l'Italia, stanno investendo moltissimo, spinti anche dai risultati eccezionali dei porti olandesi e della Germania, in particolare Amburgo, che hanno visto aumentare in maniera esponenziale i propri traffici e introiti. Il successo del Porto di Amburgo, si deve soprattutto al fatto che vengono offerte moltissime alternative al trasporto su gomma delle merci e servizi ad hoc per camionisti e aziende di trasporto che utilizzano il mare, invece che la strada per consegnare le merci. IL WWF LANCIA LA CAMPAGNA INTERNAZIONALE "DETOX SVELENATI" Sono 73 le sostanze chimiche ritrovate nel sangue nelle famiglie europee. La guida del WWf per contrastare l'inquinamento domestico. Un totale di 73 sostanze chimiche è stato individuato nel sangue di 13 famiglie europee su tre generazioni (nonna, madre e figli). Questi i risultati del test realizzato dal Wwf sul rischio chimica presentati oggi in 12 Stati Ue. Lo studio del Wwf ha coinvolto individui dai 12 ai 92 anni di 13 famiglie di 12 paesi europei (Belgio, Danimarca, Finlandia, Francia, Germania, Grecia, Ungheria, Italia, Lituania, Polonia, Svezia e Lussemburgo). I risultati, spiega il Wwf, confermano quelli dei precedenti biomonitoraggi compiuti presso europarlamentari, scienziati e celebrità. In tutto il Wwf ha ricercato nel sangue 107 sostanze chimiche prodotte dall'uomo. Nuove sostanze usate in prodotti di ampio consumo (computer, televisori, mobili, tappeti) sono state trovate nel sangue dei bambini. I figli, infatti, sono più contaminati delle madri: con 59 sostanze contro 49. Il Wwf e' impegnato in una campagna internazionale, 'Detox-Svelenati', che mira all'eliminazione graduale delle sostanze pericolose tramite l'approvazione del nuovo regolamento europeo in materia di sostanze chimiche 'Reach' (acronimo di Registration, Evalution, Authorisation of Chemicals). II WWF è seriamente preoccupato per i seguenti tre tipi di sostanze chimiche, oggi in uso: Quelle molto persistenti e quelle facilmente accumulabili, che si decompongono lentamente, o non si decompongono affatto, e si accumulano nei corpi dell'uomo e degli animali. Gli interferenti endocrini (EDC) che influenzano il sistema ormonale umano e animale. Quelle che causano il cancro, problemi di riproduzione o danneggiano il DNA. Al momento sono disponibili informazioni solo per il 14% delle sostanze chimiche più usate: tali informazioni sono indispensabili per una valutazione della loro sicurezza. Il WWf ha inoltre preparato una guida per mostrare la diffusione dei composti chimici nella vita quotidiana. Guida del WWf ai composti chimici Cibo e bevande Fai attenzione a quello che mangi: nel cibo potrebbero esserci circa 1.000 sostanze tossiche! La maggior parte delle lattine sono rivestite all'interno da una resina contenente una sostanza chimica, chiamata bifenolo A, che distrugge gli ormoni e che può contaminare il liquido contenuto. Il bifenolo A è anche presente nelle plastiche policarbonate (PC), materiale con cui vengono prodotti i container ed alcuni tipi di bottiglie. Vestiario Molti vestiti sono prodotti con fibre artificiali o con un misto di fibre naturali e sintetiche che spesso sono trattate con tinture chimiche e con ritardanti di fiamma. Prodotti per la pulizia È in aumento il numero di prodotti per la pulizia delle case e di disinfettanti che contengono agenti antibatterici quale il triclosan. Tra questi prodotti sono inclusi anche le fragranze sintetiche. Queste sostanze tossiche persistono a lungo nell'ambiente e contaminano i nostri corpi e quelli degli animali. Cosmetici Comprare cosmetici è un terno al lotto, perché spesso non sappiamo se in un prodotto sono presenti o meno sostanze chimiche pericolose quali, per esempio, gli ftalati. Questi ultimi si trovano nei cosmetici, ma raramente compaiono nella lista degli ingredienti. In realtà nella parola "profumo", che compare nei cosmetici e nei prodotti da toilette, si nascondono fino a 100 sostanze chimiche persistenti o allergeniche. Le ricerche in questo campo indicano che l'uso costante e prolungato di tinture per i capelli può essere associato all'insorgere di reazioni allergiche o di cancro alla vescica. Casa Il mobilio, la televisione, altri apparecchi elettrici, i tappeti e le coperte contengono spesso sostanze chimiche quali smacchiatori o ritardanti di fiamma. I ritardanti di fiamma persistono a lungo nell'ambiente, si accumulano nel nostro corpo e possono alterare o distruggere il nostro sistema ormonale. Giocattoli Per i giocattoli che i bambini sotto i tre anni possono mettere in bocca esiste una legge temporanea dell'UE che proibisce l'uso degli ftalati; mentre giocattoli mirati a bambini più grandi li possono contenere. Ridurre il rischio C'è un modo per limitare l'esposizione alle sostanze chimiche dannose. Leggi le nostre informazioni per proteggere la tua salute, quella della tua famiglia e quella dell'ambiente. IL 55% DEI CITTADINI EUROPEI CONTRARI ALLE CENTRALI NUCLEARI Italiani, finlandesi e norvegesi sono quelli che si fidano meno dell'energia atomica. Più possibilisti ungheresi, polacchi, sloveni. Pur riconoscendo che l'energia atomica offre una valida alternativa alla dipendenza dal petrolio, diminuendo la produzione di gas ad effetto serra, la maggioranza dei cittadini europei continua ad opporsi allo sviluppo delle centrali nucleari. E in Italia la media dei critici e' anche superiore a quella dell'Ue: e' quanto emerge dall'ultimo Eurobarometro pubblica sul tema, reso noto oggi a Bruxelles. Il sondaggio, condotto tra febbraio e marzo 2005, indica inoltre che quasi la metà degli europei ha una scarsa conoscenza in materia nucleare, e che per avere informazioni al riguardo preferisce rivolgersi alle organizzazioni ambientaliste o ai ricercatori indipendenti, piuttosto che ai governi o ai media. La stragrande maggioranza degli intervistati sostiene inoltre un accresciuto ruolo dell'Unione europea nella gestione della materia. Ancora memori del disastro di Chernobil nel 1986, il 55% dei cittadini europei si dicono contrari all'energia prodotta dalle centrali nucleari. I favorevoli sono invece il 37%. In Italia coloro che si schierano per il nucleare sono in media anche di meno: soltanto il 30% del campione. I più favorevoli sono invece gli ungheresi (65%) e gli svedesi (64%). La maggioranza dei cittadini dell'Unione europea è inoltre contraria al nucleare anche se i rischi collegati alla gestione delle scorie dovessero diminuire. Eppure, in favore dell'energia atomica, emerge il dato in base al quale coloro che hanno un buon livello di informazione sulla materia appoggiano in maggioranza (52%) lo sviluppo delle centrali. Se i bene informati sono favorevoli al nucleare, è anche vero però che sono una minoranza della popolazione, visto che ne rappresentano soltanto il 25%. Per contro, il 57% del campione risponde in modo errato o non risponde affatto alle domande dell'Eurobarometro sulla gestione delle scorie radioattive. In ogni caso, per aumentare la propria conoscenza della materia, gli europei preferiscono chiaramente le organizzazioni non governative (39% degli intervistati) o i ricercatori indipendenti (38%). La fiducia per i governi e per i media in materia nucleare e' invece in forte calo: rispettivamente al 19% rispetto al 29% registrato nel 2001, e al 13% dal 23%. Di fronte al forte rischio che i cittadini europei collegano al nucleare e alla gestione delle scorie, l'Unione europea è chiamata a svolgere un ruolo più ampio, soprattutto nel monitoraggio delle attività degli stati: ben l'89% degli intervistati si dice favorevole ad attribuire a Bruxelles questa funzione. La stessa percentuale del campione sostiene inoltre il bisogno di una politica armonizzata per il settore, visto il suo impatto internazionale. CON LA RACCOLTA DI CARTA, IN 6 ANNI L'ITALIA HA RISPARMIATO 1 MILIARDO Un beneficio non solo ambientale ma anche economico. Alto Adige la provincia più virtuosa, Napoli maglia nera del riciclo. Saldo più che positivo per sei anni di raccolta differenziata di carta e legno. Benefici monetizzabili rispettivamente in 610 e 434 milioni di euro, cioè 1.044 milioni di euro di risparmio per il sistema Italia. Questa la fotografia scattata dai consorzi di filiera Comieco e Rilegno, che all'interno del sistema Conai si occupano di raccolta e riciclaggio di carta e legno, in occasione del seminario 'Le politiche ambientali di raccolta differenziata e riciclaggio: modelli di gestione, strumenti, esperienze di parternariato pubblico/privato' che si è svolto a Roma. Nel dettaglio, la raccolta differenziata della carta nel periodo 19992004 - secondo i dati contenuti nella ricerca condotta da Alessandro Marangoni, docente di gestione e marketing nelle imprese di pubblica utilità all'Università' Bocconi di Milano ammonta a circa 9,5 milioni di tonnellate, pari a oltre un intero anno di produzione dell'industria cartaria italiana. Questo ha generato un beneficio monetizzabile che risulta dalla differenza tra i costi complessivi per la gestione del recupero di carta e cartone (436 milioni di euro) e i benefici che derivano dal valore della materia prima seconda, dall'evitato smaltimento, dalle emissioni evitate e dall'occupazione generata, calcolati in 1.050 milioni di euro. Il saldo di circa 610 milioni di euro è pari ai costi sostenuti in tre anni e mezzo di consumo di carta da giornale in Italia. La raccolta e' gestita in convenzione con oltre 5.600 comuni italiani che nel 2004 hanno ricevuto dal Consorzio oltre 67 milioni di euro. Sempre nel 2004 sono stati raccolti oltre 2 milioni di tonnellate di carta, cartone e cartoncino pari a un riciclo di 33,5 kg per abitante. Per quanto riguarda il legno, dall'analisi costi-benefici realizzata da Silvia Fontana di Agici Finanza d'Impresa, risulta che la raccolta nel periodo 1999-2004 ha registrato 300 milioni di euro di costi per raccolta, lavorazione, impatto economico e ambientale dei trasporti, mancata produzione di energia e 734 milioni di euro di benefici, derivati dal valore della materia prima seconda, valore del riutilizzo, evitato smaltimento, emissioni evitate da riciclo e riutilizzo, occupazione generata. Il saldo positivo ammonta a circa 434 milioni di euro, vale a dire che in sei anni sono stati riciclati imballaggi di legno che hanno generato 'materia prima seconda' pari a un anno di importazioni italiane di legname grezzo e di semilavorati di legno. NASCE UNA NUOVA COMPAGNIA LOW-COST ITALIANA, BLU-EXPRESS.COM Continua anche in Italia, lo sviluppo delle compagnie aeree a basso costo, validissima alternativa, al trasporto su gomma 'Pay less, fly Blu' pensate low cost in italiano. Questo il motto di blu-express.com, la nuova compagnia low cost tutta italiana presentata a Roma presso la sala congressi dell'Associazione della Stampa Estera in Italia. Con voli giornalieri domestici dal 21 novembre, da Roma Fiumicino verso Bari Palese e Milano Malpensa, e poi dal 15 dicembre, aprendo i voli europei con Nizza, Grenoble, Monaco di Baviera e Vienna. ''Bluexpress.com ha sottolineato il presidente di blu-express e di Blue Panorama Airlines, Franco Pecci - è un nuovo strumento che nasce dalla solida base operativa di Blue Panorama Airlines. Nasce con base Roma, come Blue Panorama nel 1998, e rappresenta da subito una via nuova di collegamento per scali nazionali come Milano Malpensa e Bari Palese, fortemente operativi sia per quanto riguarda il traffico domestico che, nel caso di Milano, come hub per tanti voli intercontinentali. Ma blu-express.com ha scelto di operare anche verso importanti aeroporti e città da sempre a stretto contatto con la realtà italiana, non solo turistica, come Monaco di Baviera, Vienna oppure Nizza e Grenoble''. L'obiettivo di blu-express.com e' quello di offrire una possibilità diversa, nell'ampio panorama delle low cost, per i passeggeri italiani ed europei, proprio per quel pizzico di 'italian style' che la contraddistingue. ''Blu-express.com vi da' la possibilità di volare sicuri, comodi, con estrema puntualità sottolinea ancora il presidente Pecci - scegliendo tra le migliori e più convenienti tariffe sempre con una qualità di servizio superiore. Oggi da Roma verso l'Italia e l'Europa ma domani guardando anche ad altri scali dove Blue Panorama ha maturato e consolidato con successo i suoi programmi operativi''. E con una tariffa di lancio di 9,99 euro tasse escluse a tratta. Il via ai voli il prossimo 21 di novembre: da Roma a Milano Malpensa con tre voli giornalieri, dal lunedì al sabato la mattina, lunedi'venerdi' pomeridiano più la domenica in orario serale; a Bari Palese, con due voli al giorno dal lunedi' al sabato la mattina e lunedi'-venerdi' più domenica nell'orario serale. Poi, dal 15 di dicembre collegamenti verso Nizza, voli giornalieri il martedì, giovedì e sabato più la domenica in orario serale; Grenoble con quattro voli settimanali; Monaco di Baviera e Vienna, con voli giornalieri sette giorni su sette. Queste le possibilità offerte da subito da Blu-express.com, a bordo di moderni e confortevoli Boeing 737-400. A MONTREAL ACCORDO STORICO SUL DOPO KYOTO, AL SUMMIT SUL CLIMA. La lotta all effetto serra incassa una importante vittoria doppia e si lancia in una sfida senza tempo. Da una parte il via libera al piano operativo del Protocollo di Kyoto, con un impegno di oltre 7 milioni di euro, 3,6 solo da parte dell'Unione Europea, dall'altra l'ok di portata planetaria per cominciare a lavorare, gia' dal prossimo maggio, a un piano d'azione per il post-Kyoto con l'obiettivo di scongiurare il rischio di un black-out alla scadenza degli impegni previsti dal Trattato salva-clima, cioe dopo il 2012. Queste le conclusioni dell'11/a Conferenza sui cambiamenti climatici che si e' svolta a Montreal, in Canada, dal 28 novembre al 9 dicembre. Una trattativa che ha avuto il suo culmine negli ultimi tre giorni con la 36 ore dedicata al confronto di oltre 100 ministri. Incerti gli esiti fino all'ultimo con le trattative che si sono chiuse solo alle 6 del mattino del 10 dicembre. Prossimo appuntamento in Senegal fra un anno. ''L'accordo c'e' stato - ha detto il ministro dell'Ambiente, Altero Matteoli il protocollo di Kyoto deve andare avanti, dobbiamo raggiungere gli obiettivi ma dobbiamo anche mettere in condizioni le nostre imprese di essere competitive con le imprese di tutto il mondo. Non potevo tornare a casa - ha aggiunto Matteoli - dicendo alle imprese che noi rispettiamo Kyoto e gli altri no''. E martedi' Matteoli ha annunciato una riunione per formare un Comitato per la gestione del mercato delle quote di emissione dei gas-serra. A Montreal da registrare anche la novita' dell'apertura degli gli Stati Uniti che hanno optato per uno sforzo di ''buona volonta''' decidendo di non fare opposizione pur continuando a difendere la linea delle ''scelte volontarie''. Ago della bilancia la Cina , il secondo maggior produttore di gas serra dopo gli Usa, molto corteggiata dall'amministrazione Bush e dall'Ue, che ha scelto di incamminarsi sulla strada della pianificazione di una strategia globale post-2012 puntando ad ottenere congrue risorse per il trasferimento di tecnologie. Nel rilancio del dialogo anche India e Paesi in Via di Sviluppo. Al summit anche un ospite eccellente: Bill Clinton che, giunto per la giornata conclusiva dei lavori, e' riuscito anche a far cambiare il nome della sala dove si svolgevano gli incontri da Plenaria a sala dei 520. E cosi ha potuto parlare pur non essendo un rappresentante di Stato. Secondo Clinton non si capisce perche' si debba fare una guerra preventiva al terrorismo e non una ai cambiamenti climatici, il piu' grave problema che si pone di fronte all'umanita'. Clinton ha detto no all'affossamento di Kyoto dichiarandosi a favore dei meccanismi del mercato delle quote di emissione, grande opportunita' economica. L'accordo votato all'unanimita' ''ragiona comunque - tiene a sottolineare il presidente di Legambiente, Roberto Della Seta, - nel quadro di Kyoto. Un documento unico che significa che i Paesi che aderiscono al Trattato continuano e gettano le basi per il futuro''. Secondo gli ambientalisti ''Montreal hanno detto congiuntamente Della Seta e la reponsabile progetti internazionali del Wwf, Maria Grazia Midulla - e' finito bene. Il protocollo di Kyoto andra' avanti anche dopo il 2012 con ulteriori obiettivi di riduzione delle emissioni''. ''Gli Usa, principali produttori di gas serra - hanno proseguito Midulla e Della Seta - non hanno preso impegni vincolanti per tagliare le emissioni ma per la prima volta si sono detti disponibili a ragionare sul futuro e a svolgere un ruolo piu' attivo per frenare il riscaldamento del pianeta''. Grida al successo anche il rappresentante Onu, Richard Kinley: ''Questa e' stata una delle piu' produttive Conferenze sui Cambiamenti climatici. Sono state poste le basi per le azioni future'', ha detto. In tutto 40 le decisioni adottate che vanno a rafforzare la lotta all'effetto serra. Sulla stessa linea il presidente di turno, il ministro canadese all' ambiente, Stephane Dion: ''Sono state prese decisioni chiave- ha detto - e' stato innescato il Protocollo di Kyoto, parte da Montreal la discussione sulle azioni future e i 189 Paesi hanno iniziato a muoversi sul fronte degli adattamenti climatici''. In particolare, con Montreal entra a regime il sistema delle regole operative del protocollo (accordo di Marrakesh) e vengono adottati i sistemi di 'compliance system', cioe' le regole per il rispetto del protocollo stesso; di Cdm (Clean Devolepment Mechanism), i progetti nei paesi in via di Sviluppo che danno la possibilita' a chi li fa di ottenere dei crediti per le emissioni di anidride carbonica;di Joint Implementation, i progetti nei Paesi delle economie in transizione (ex Paesi dell'Est). E' stato inoltre dato il via all'iter per inserire lo stop alla deforestazione come meccanismo 'virtuoso' di limite alle emissioni di anidride carbonica. Tra le altre iniziative, la creazione di un fondo da parte dei Paesi industrializzati per 13 milioni di dollari nel biennio 2006-2007. SARA' A GENOVA 'ENERGETHICA', IL SALONE DELL'ENERGIA RINNOVABILE Promossa dalla Regione, dalla Provincia di Genova, dalla Fiera, dall'Universita' e dalla societa' Emtrad. Si chiama ''Energethica'' ed e' una rassegna inedita che riunira' alla Fiera di Genova dal 25 al 27 maggio 2006 esperti, produttori e ricercatori di impianti per la produzione di energia da fonti rinnovabile, come quella solare o eolica. La rassegna si propone di mettere a confronto le piu' importanti esperienza nel settore e di rilanciare il messaggio della necessita' di sviluppare la produzione di energia in modo etico. ''E' un grande evento per noi - ha detto l'assessore regionale all'ambiente, Franco Zunino - in primo luogo perche' la Liguria, cosi' come tutta l'Italia, e' in ritardo con le energie rinnovabili. Questo e' un paradosso - ha aggiunto Zunino - se si pensa che il nostro paese e' ricco di sole e di vento e nonostante questo e' superato dai paesi dell'Europa del Nord''. L'assessore ha aggiunto che l'obiettivo del piano energetico della Regione, ''che e' migliorabile ma e' comunque gia' ambizioso'', e' quello di fare diventare la Liguria leader in Italia nel settore delle energie rinnovabili. Gli organizzatori, tra i quali la societa' Emtrad e la Are, l' Agenzia regionale per l'energia della Liguria, spiegano che per energia etica si intende quella che viene prodotta con procedimenti che abbiano rispetto dell'ambiente ma il concetto non e' limitato solo a quella rinnovabile. Anche petrolio e carbone possono essere prodotti in modo etico se si sviluppano tecnologia che limitano al massimo i danni e conferiscono efficienza al sistema di estrazione e produzione. L'Universita' e l'Are metteranno a punto in vista della rassegna un protocollo per il conferimento di un marchio di qualita'. Are, in particolare, ha annunciato anche il prossimo lancio di un marchio di ''qualita' solare'' per le strutture ricettive liguri, compresi gli stabilimenti balneari, che si doteranno di impianti per la produzione di energia solare per i quali il Governo nazionale ha deciso di rinnovare i finanziamenti anche per i prossimi anni. IL MARE ARTICO E' UN SERBATOIO TOSSICO: LE ORCHE SONO CONTAMINATE L'Sos e' stato lanciato dal Wwf che ha reso noto i risultati inediti della ricerca condotta dall'Istituto Norvegese Polare. Allarme chimica al Polo Nord. L' Artico risulta una bomba tossica e a farne le spese sono le Orche che si aggiudicano il primato dei mammiferi maggiormente contaminati.. Ricerche precedenti conferirono questo 'onore' all'Orso polare, ma uno studio piu' recente rileva che le Orche hanno persino livelli piu' alti di PCB, pesticidi e di un ritardante di fiamma bromurato. I risultati si basano su campioni di tessuto adiposo sottocutaneo prelevati da Orche nel Tysfjord, un fiordo nella Norvegia artica. L'allerta del Wwf arriva alla vigilia di un appuntamento importante: domani infatti, ricorda l'associazione, verra' votato dal Consiglio dei Ministri Europeo il REACH, il regolamento comunitario per frenare i rischi chimici. ''Questo recente studio sulle Orche riconferma - ha detto Brettania Walzer, Responsabile tossicologo per il Wwf Programma Internazionale Artico - che l'Artico e' attualmente un serbatoio tossico. Il Consiglio dei Ministri Europeo deve accordarsi per la sostituzione di tutte le sostanze chimiche dannose con alternative piu' sicure ogni qualvolta queste siano disponibili''. Di rilievo, per quanto riguarda le Orche, il ritrovamento di un ritardante di fiamma bromurato, perche', spiega il Wwf, diversamente dai PCB e dei pesticidi piu' nocivi, i ritardanti di fiamma bromurati piu' rischiosi non sono comunemente proibiti. Tali composti possono influenzare le funzioni neurologiche degli animali, il comportamento e la riproduzione. E tracce di questa sostanza sono state trovate anche nei test del sangue effettuati dal Wwf nell'ambito della sua campagna 'Svele'nati'. ''Le Orche norvegesi possono essere considerate - ha spiegato Hans Wolkers, ricercatore del NPI - come indicatori dello stato di salute del nostro ambiente marino. Gli elevati livelli di contaminanti sono molto allarmanti e mostrano chiaramente che i mari artici non sono puliti quanto dovrebbero essere, cosa che, in particolare, coinvolge gli animali al vertice della catena alimentare'', come le Orche che accumulano sostanze tossiche dalle specie predate. Tali sostanze nocive si accumulano nel grasso sottocutaneo e in altri tessuti adiposi. Le Orche possono vivere fino a 40 anni e la loro longevita' aggrava il rischio chimico. I livelli di sostanze chimiche tossiche aumentano lungo la catena alimentare, un processo chiamato bioaccumulo, e sono piu' elevati per i predatori al vertice, come l'Orso polare. Le Orche possono muoversi a 50 km l'ora ed effettuare spostamenti di 120-160 km al giorno. I maschi raggiungono 6 tonnellate mentre le femmine fino a 5. Il 70% dei grassi va nel latte e da qui l'allarme chimico si diffonde ai piccoli. ''La contaminazione delle Orche evidenzia secondo Helen Bjornoy, Ministro Norvegese per l'Ambiente - il risultato di un uso insostenibile di sostanze chimiche a livello internazionale. Si tratta di una delle piu' grandi minacce ambientali a livello mondiale. E' imperativo che REACH diventi uno strumento per fermare l'utilizzo delle sostanze chimiche piu' pericolose''. E sulla scia della ricerca norvegese, il Wwf ha annunciato un nuovo monitoraggio, che ha preso il via a novembre, sulle Orche per valutare la presenza anche di un altro ritardante di fiamma bromurato chiamato deca-BDE, utilizzato nei materiali elettrici e rivestimenti domestici come i tappeti. I risultati sono attesi per il 2006. LA COLTRE NEVOSA ESPOSTA AL SOLE DEPURA L'ARIA DALL'INQUINAMENTO. Lo sostengono i risultati dell'attività scientifica condotta dall'Istituto sull'inquinamento atmosferico del Cnr nelle aree polari e montane. La neve esposta alle radiazioni solari si comporta come un sistema che depura l'atmosfera dagli inquinanti emessi dalle attività umane e dai processi biologici che avvengono in superficie.. L'importante scoperta - rivela il Cnr - riguarda la chimica dei composti contenenti azoto nelle aree innevate, e, in particolare, la produzione fotochimica di ossidi di azoto e acido nitroso (in formula chimica HNO2) nell'aria interstiziale della neve, dalla quale essi vengono poi nuovamente trasferiti in atmosfera. In altri termini, nell'atmosfera libera, l'acido nitroso si converte in radicali ossidrile (un atomo di ossigeno legato a uno di idrogeno, OH), che svolgono un'azione molto energica di ossidazione nei confronti delle sostanze presenti, comprese le molecole inquinanti. "Questi risultati dimostrano che le precipitazioni non sono, l'atto terminale della rimozione degli inquinanti dall'atmosfera, bensì entrano nei complicatissimi processi chimici e fisici dell'atmosfera, in modo inaspettato, come elementi di depurazione della stessa", spiega il professor Ivo Allegrini, direttore dell'Iia-Cnr. Un 'paradosso' molto interessante se si tiene conto del fatto che l'acido nitroso è considerato un inquinante molto tossico in quanto responsabile della possibile formazione di nitrosammine cancerogene, in particolare negli ambienti interni. Nelle zone innevate e in montagna, invece, questa sostanza si rivela molto utile, ad ulteriore dimostrazione della multivalenza dei processi che avvengono nell'ambiente. L'attività di ricerca nelle aree polari e montane è stata condotta nell'Artico dalla stazione scientifica del Cnr 'Dirigibile Italia', e in Antartide nella stazione 'Mario Zucchelli' di Baia Terra Nova, con il supporto del Consorzio per l'attuazione del Programma nazionale di ricerca in Antartide (che comprende, oltre al Cnr, anche l'Enea, Ingv e Ogs). ARRIVA IL CODICE DELL'AMBIENTE: DANNI ECOLOGICI SUBITO RISARCITI. L'Italia avra' cosi' la sua prima 'magna charta' tutta in versione ecologica, che racchiude la legislazione esistente in materia in un Testo Unico. Via libera al 'Codice dell'Ambiente'. Il Governo ha infatti approvato, in via preliminare, il decreto legislativo sulla legge delega, un corpus normativo di piu' di 700 pagine che semplificano le eco-norme in 6 settori chiave. ''L'ambiente esce cosi' dal caos normativo ha detto il ministro dell'Ambiente, Altero Matteoli. ''Un provvedimento molto importante'', ha commentato il presidente del Consiglio, Silvio Berlusconi. Tra le principali novita', l'introduzione del meccanismo del recupero crediti per il risarcimento immediato dei danni ambientali attraverso un'ordinanza-ingiunzione emanata dal Ministero dell'Ambiente e la creazione presso il ministero di un ufficio ad hoc per le istruttorie di riscossione e l'istituzione di un fondo per interventi di risanamento ambientale. Nasce l'Authority di vigilanza per acqua e rifiuti, viene stabilita la rivisitazione della tariffa sui rifiuti mentre arrivano le autorita' di bacino distrettuali con competenze territoriali piu' ampie. ''Questo provvedimento che ho fortemente voluto per far uscire l'ambiente dal caos normativo - ha detto Matteoli - contiene una grande semplificazione delle norme, nel rispetto rigoroso della tutela dell'ambiente. Il testo, un vero e proprio Codice dell'ambiente, rappresenta uno strumento facilmente consultabile non solo per gli addetti ai lavori, ma per tutti i cittadini''. Quattro i settori strategici adottati per la redazione del Testo Unico: dal recepimento delle direttive comunitarie nei settori oggetto della delega (otto in totale) all'accorpamento delle disposizioni concernenti settori omogenei di disciplina, con l'obiettivo di ridurre le ripetizioni, all'integrazione, nei vari disposti normativi, della pluralita' di previsioni precedentemente disseminate in testi eterogenei per ridurre la stratificazione normativa dovuta alla sovrapposizione di norme fino all'abrogazione immediata delle disposizioni non piu' in vigore: 5 leggi, 10 disposizioni di legge, 2 decreti legislativi, 4 Dpr, 3 dpcm e 8 decreti ministeriali. Nelle oltre 700 pagine della delega, trovano spazio sei settori chiave suddivisi in 5 capitoli: procedure per la valutazione ambientale strategica (Vas), per la valutazione di impatto ambientale (Via) e per l' autorizzazione ambientale integrata (Ippc); difesa del suolo, lotta alla desertificazione, tutela delle acque dall'inquinamento e gestione delle risorse idriche; gestione dei rifiuti e bonifiche; tutela dell'aria e riduzione delle emissioni in atmosfera; danno ambientale. In particolare, per le valutazioni di impatto ambientale (sono escluse le grandi opere) si da' attuazione a 3 direttive comunitarie, si disciplina la materia contro duplicazioni di giudizi e sovrapposizione di procedimenti mentre una scansione puntuale garantira' tempi certi delle procedure. Per il settore rifiuti e bonifica, la Delega stabilisce la rivisitazione della tariffa per la gestione dei rifiuti urbani ma premia anche le imprese virtuose e rivede la disciplina dei consorzi di raccolta mediante l'introduzione di istituti volti ad assicurare la massima concorrenzialita' nella gestione del sistema e apre la possibilita' di costituire altri consorzi di filiera oltre a quelli gia' esistenti. Il codice unico dell'ambiente, approvato oggi in via preliminare dal Governo, dovra' ora essere esaminato dalle Commissioni Parlamentari e dalla Conferenza Unificata. Sul fronte delle reazioni, Fabrizio Vigni dei Ds parla di ''frutto avvelenato in piu' parti in evidente contrasto con le direttive europee e una violazione delle competenze delle Regioni e degli enti locali''; il presidente dei Verdi, Alfonso Pecoraro Scanio giudica il testo uno ''scempio ambientale''; per il deputato della Margherita, Ermete Realacci, ''il prossimo Governo dovra' intervenire''; per Pietro Folena (Prc) ''il bene pubblico diventa privato''. Critici gli ambientalisti: secondo Greenpeace ''si apre una deregulation sui rifiuti''; per Legambiente la Delega e' un testo ''kamikaze'' mentre il Wwf la giudica una ''forzatura istituzionale''. Soddisfati le aree ambientaliste della CDL, in particolare nell'entourage di Matteoli che sottolinea l'importanza di dare norme certe e non più confuse o diversamente interpretabili, nell'ambito del risarcimento per i danni all'ambiente. DALLE BIOMASSE ARRIVANO NUOVE SPERANZE SANARE DEFICIT ENERGETICO Con l'energia prodotta dalla biomassa di una balla di fieno presto si potrà viaggiare in macchina da Copenaghen a Parigi spendendo poco e senza inquinare l'ambiente. Lo promettono gli importanti risultati di una ricerca condotta in Danimarca da ricercatori della facoltà di agraria e veterinaria di Copenaghen e dell'impresa per la produzione di energia Elsam. In realtà oggi e' già possibile sostituire il 10% della benzina con dell'alcol, ma un nuovo metodo sperimentato dai ricercatori danesi entro il prossimo decennio rendere possibile arrivare ad utilizzare alcol etilico al 40%. Il metodo viene descritto dal professor Claus Felby, della Facoltá di agraria, come sorprendentemente semplice. Siamo in grado di trasformare dei fili di paglia in alcol per mezzo di un procedimento molto semplice, veloce e a basso costo energetico. In altre parole, rispetto a quanto era possibile fare finora si é in grado di far circolare nel sistema di produzione energetica una biomassa 4 volte superiore utilizzando una quantitá di energia quattro volte inferiore. un procedimento importante perché fino a questo momento l'estrazione di combustibili come l'alcol da materiali biologici come la paglia, é stato molto costoso ed ha richiesto una tale utilizzazione di fonti energetiche da non poter venire applicato a livello industriale. Ma con il nuovo metodo non si dovrá ricorrere a molta acqua; e poiché il procedimento puó avvenire nei pressi delle centrali elettriche esistenti si puó disporre gratuitamente di una gran quantitá di energia eccedente come il vapore. Secondo Felby in un primo momento in Danimarca basterá costruire due fabbriche di alcol etilico biologico collegate alle centrali elettriche per coprire il fabbisogno nazionale. Con impianti di questo tipo sará possibile utilizzare anche forme diverse di combustibile biologico, come la parte verde della spazzatura domestica o il liquame delle fogne una volta depurato. L'unica cosa necessaria é che nel materiale disponibile ci siano degli zuccheri, e nel liquame gli zuccheri sono contenuti nella carta igienica disciolta nell'acqua. Peró avrebbe un tanfo spaventoso dichiara il professore.. Il nuovo metodo d'estrazione é giá stato brevettato e vi si guarda con attenzione anche per gli aspetti positivi di una combustione che non danneggia l'ambiente. Le biomasse provenienti da organismi che contengono zuccheri, come il fieno e la paglia, le barbabietole da zucchero, il mais ecc. nella combustione non emettono CO2 in misura superiore a quella che hanno acquisito crescendo nei campi. E l'Ue richiede a tutti i paesi aderenti di ridurre l'emissione dei gas venefici dovuta al traffico e di sostituire il 2% dei combustibili con quelli biologici entro il 2005. Poi la produzione di combustibili alternativi alla benzina é diventato un problema da affrontare con urgenza perché i dati raccolti dai geologi indicano che l'estrazione del petrolio toccherá il suo apice nei prossimi 10-20 anni. In Danimarca la notizia del nuovo brevetto ha creato grandi aspettative anche fra i produttori agricoli che avanzano al governo la richiesta di ridurre l'imposta fiscale sull'alcolbio-etilico. L'impresa Elsam, che ha partecipato alla ricerca, sarebbe giá pronta in questo caso ad investire nella costruzione di un impianto per la produzione di combustibile biologico. PARTITA LA NUOVA SPEDIZIONE DI GREENPEACE PER LA DIFESA BALENE. Blog, web tv, video. La missione dei guerrieri verdi parte all'insegna della tecnologia e di Internet. Salvare gli oceani e promuovere la creazione di una rete di aree marine protette attraverso la piu' ambiziosa spedizione navale mai tentata prima dall'associazione ambientalista. Con quest'obiettivo due delle tre navi di Greenpeace, Esperanza e Arctic Sunrise, salperanno domani da Citta' del Capo, in Sudafrica, per raggiungere il Santuario dei Cetacei dell'Oceano meridionale e fermare le baleniere e poi proseguiranno il loro viaggio di 14 mesi attraverso i mari dei 5 continenti. Nonostante le proteste internazionali e le richieste ripetute della Commissione Baleniera Internazionale di fermare la caccia, il Giappone intende raddoppiare quest'anno la quota e cacciare 935 balenottere minori. Inoltre anche 10 balenottere azzurre finiranno quest'anno sotto gli arpioni nipponici, mentre il prossimo anno diventeranno 40 e vi si aggiungeranno 50 megattere, entrambe specie in via d estinzione. ''La caccia alle balene e' solo la punta dell'iceberg della distruzione di un ecosistema. Un respiro su due che facciamo lo dobbiamo agli oceani che danno al pianeta meta' dell'ossigeno. In cambio noi lo soffochiamo con l'inquinamento, lo riscaldiamo grazie al cambiamento climatico e lo svuotiamo dei pesci. La pesca a strascico ed altre tecniche distruttive stanno danneggiando in maniera irreparabile i fondali oceanici'' afferma Donatella Massai, direttore generale di Greenpeace. Greenpeace chiede l'istituzione di una rete di aree marine protette con una superficie pari al 40% degli Oceani: il costo sarebbe di 12 miliardi di dollari l'anno, piu' o meno quanto si spende in profumi in Europa e Stati Uniti nello stesso periodo. Nel corso della spedizione Greenpeace vuole ottenere un milione di ''Custodi dell'Oceano'', sostenitori che appoggeranno l'iniziativa. L'Esperanza, la piu' moderna delle navi dell'associazione, e' stata equipaggiata con webcam e telecamere sottomarine per interagire con i sostenitori in tutto il mondo. L'equipaggio produrra' blog, videoblog e programmi per la nuova web tv di Greenpeace. FERROVIE: AL VIA I CAMBIAMENTI PER LA LINEA PIACENZA-BOLOGNA-RIMINI Importante messa a punto per l'asse ferroviario che è il perno per le politiche di trasporto della regione Emilia-Romagna. Il trasporto ferroviario, in regioni assediate dal traffico come l'Emilia Romagna è linfa vitale, per le politiche ambientali. Importante dunque l'arrivo di sette coppie di treni intercity in piu' al giorno e agevolazioni tariffarie per i passeggeri dell'Emilia-Romagna. E' quanto previsto dal protocollo d'intesa per l'intensificazione e la regolarizzazione dei servizi ferroviari sulla direttrice Piacenza - Bologna - Rimini firmato a Bologna tra Regione, Trenitalia e Rfi. L'accordo, in assenza di ogni contributo statale per il potenziamento delle ferrovie in Emilia-Romagna, consente di aumentare l'offerta di treni attraverso l'integrazione fra il sistema dei servizi regionali e interregionali e quello dei servizi intercity. Sale cosi' il numero complessivo dei treni e tutti gli intercity che interessano la regione, non solo quelli in piu', diventano accessibili a tariffe piu' basse per gli utenti dei servizi regionali. ''Il nostro obiettivo e' quello di contribuire ad aumentare il numero di utenti del servizio ferroviario regionale - sottolinea l'Assessore regionale a mobilita' e trasporti Alfredo Peri e di coinvolgere il traffico intercity nella programmazione regionale, senza costi aggiuntivi per i pendolari, nella prospettiva dell'entrata in funzione dell'alta velocita'. Questo accordo e' una tappa di un percorso che raggiungera' il suo traguardo con le nuove tracce che si renderanno disponibili tra 3-4 anni, consentendoci di fare ulteriori passi avanti''. L'accordo ha validita' pluriennale, fino alla completa attivazione il servizio di Alta velocita' tra Milano e Bologna. L'efficacia dell'intesa verra' verificata mese per mese, in modo che, se necessario, si potranno mettere in atto correttivi gia' a partire dal prossimo mese di giugno. I NUOVI TRENI: Aumenta in generale almeno del 50% l'offerta di posti per collegamenti diretti lungo la via Emilia, da Rimini a Piacenza e Milano. In percentuali variabili che sono massime tra Rimini e Piacenza, citta' tra le quali si hanno 34 treni diretti al giorno in piu', con il numero dei posti disponibili che risulta piu' che raddoppiato. Uno degli effetti principali dell'accordo e' l'aumento dei treni che collegano direttamente le citta' della Romagna a quelle dell'Emilia, senza la necessita' di cambiare a Bologna. Aumentano anche i treni in assoluto, sia da Bologna verso Rimini (con 11 treni in piu', di cui 8 intercity e 3 di tipo regionale) sia da Bologna verso Piacenza (7 intercity in piu'). Da Piacenza verso Milano, infine, si conferma lo stesso numero di treni del trasporto regionale a cui si aggiunge l'offerta dei 18 treni intercity, 7 dei quali, appunto, nuovi. Da Piacenza verso Parma viene anche potenziata l'offerta di treni del trasporto regionale. Sono di due tipo le agevolazioni tariffarie previste dall'accordo. Innanzitutto, gli abbonati che dalle citta' dell'Emilia-Romagna si recano a Milano potranno accedere a tutti gli Intercity che percorrono la loro tratta senza dover pagare alcun sovrapprezzo rispetto alla tariffa regionale. In secondo luogo, tutti i viaggiatori della regione (nelle linee Ancona-Milano, Bologna-Genova, Bologna-Torino) potranno salire su tutti i treni intercity acquistando, oltre al biglietto a tariffa regionale, una carta pre-pagata (del prezzo rispettivamente di 60 euro per sei mesi e di 95 euro per un anno) che sostituisce il tradizionale supplemento SECONDO SI' A MAGNA CHARTA AMBIENTE, A BREVE L'APPROVAZIONE FINALE. Queste alcune delle novita' introdotte nel Testo Unico dell'Ambiente, approvato in seconda lettura, dal Consiglio dei ministri. Individuazione di sette distretti idrografici che ridisegnano il sistema delle Autorita' di bacino italiane; principio del silenzio-rifiuto nelle procedure di impatto ambientale e rafforzamento della disciplina d'informazione al pubblico nelle stesse procedure; riconoscimento del ruolo delle Province in materia di rifiuti.. ''Questo provvedimento, che definisco un vero e proprio codice dell'ambiente e riordina tutta la normativa ambientale ha detto il ministro dell'Ambiente e della Tutela del Territorio, Altero Matteoli - e' una riforma attesa da anni. Viene incontro alle aspettative dei cittadini e degli imprenditori che da tempo chiedono norme chiare, semplici e di facile applicazione. Il testo ritornera' ora alle commissioni parlamentari, che hanno 20 giorni per esprimere il parere definitivo, per poi arrivare di nuovo in Consiglio dei ministri per l'approvazione finale. La magna charta dell'ambiente riordina sei materie: le procedure di valutazione ambientale; la difesa del suolo; la tutela e la gestione delle acque; i rifiuti e le bonifiche; la tutela dell'aria; il danno ambientale. In tutto 700 pagine in cui vengono anche recepite 8 direttive Ue ancora non in vigore; abroga 5 leggi, 3 decreti legislativi; 4 Dpr, 3 Dpcm e 8 decreti ministeriali. Ecco in sintesi i provvedimenti contenuti nel testo: - Via-Vas Ippc: integrale recepimento di quattro direttive. Scansione puntuale dei procedimenti di Via per garantire il completamento di tutte le procedure in tempi certi. Anche per la Via ordinaria verra' esaminato il progetto preliminare. Definizione dei meccanismi di coordinamento tra Via e Vas e tra Via e Ippc. Introduzione di un sistema di controlli successivi. Accoglimento del principio del silenziorifiuto. - Difesa suolo, lotta alla desertificazione, tutela delle acque e gestione delle risorse idriche: riordino e coordinamento delle disposizioni normative frammentate in una pluralita' di testi e interconnesse come la difesa del suolo, la tutela delle acque, la gestione delle risorse idriche. Integrale recepimento della direttiva 2000/60/Ce in materia di acque che prevede l' istituzione di Autorita' di bacino distrettuali e la definizione dei distretti idrografici, che sono stati definiti in sette (Distretto del Nord est, che comprende i bacini dell'Adige e dell'Alto Adriatico; Distretto del Po, che segue la geografia dell'attuale Autorita' di bacino del Po, Distretto dell'Arno, che comprende il bacino dell'Arno, della Liguria, i bacini meridionali dell'Emilia e quelli settentrionali delle Marche; Distretto del Tevere, che include il bacino del Tevere, quelli delle Marche meridionali, dell'Umbria e dell'Abruzzo; Distretto Volturno-Liri-Garigliano, che include anche tutti i bacini dell'Italia meridionale; Distretto idrografico della Sicilia e Distretto idrografico della Sardegna). Individuazione del Piano di gestione come strumento di pianificazione, riconferma del principio di pubblicita' delle acque. - Rifiuti e bonifiche: vengono riordinate e coordinate le disposizioni normative concernenti questi settori. Per le bonifiche vengono confermati sostanzialmente i parametri in vigore per la definizione di ''sito inquinato'' e per la successiva bonifica viene compiuta un'analisi di rischio, viene confermato anche il meccanismo dell'accordo di programma che ha dato buoni risultati prevede procedure piu' snelle e tempi piu' veloci nel pieno rispetto dell'ambiente. Vengono ridefinite le priorita' nella gestione dei rifiuti in conformita' con la normativa Ue. Viene istituita inoltre un'Authority per acque e rifiuti, creando due sezioni al posto del vecchio Comitato di vigilanza sull'uso delle risorse idriche e dell'Osservatorio nazionale dei rifiuti, con una diminuzione nel numero degli organi. - Tutela dell'Aria: riordino e coordinamento di tutte le misure concernenti la prevenzione dell'inquinamento dell'aria; promozione del ricorso alle migliori tecniche disponibili; introduzione di una durata fissa per l'autorizzazione pari a 15 anni. L'apparato sanzionatorio non e' stato variato rispetto al passato in quanto la delega non prevedeva modifiche di questo capitolo. Danno ambientale: Viene definita la nozione di danno ambientale e una nuova disciplina in materia per conseguire l'effettivita' delle sanzioni amministrative e viene applicato il principio di chi inquina paga. Per accorciare i tempi del risarcimento del danno, ad oggi il Ministero ha incassato soltanto le somme derivanti da transazioni, e' prevista un'ordinanza-ingiunzione per il risarcimento del danno che dara' la possibilita' al ministero di incassare in modo certo e veloce le somme. Viene recepita quasi integralmente la direttiva europea. SALVATAGGIO BALENE: AZIONE GREENPEACE CONTRO NAVI GIAPPONESI La nuova arma sara' il potere dei consumatori, contro le compagnie pescherecce che finanziano l'industria baleniera. Greenpeace ha messo fine a un mese di inseguimenti e di azioni di disturbo contro una flotta baleniera giapponese nei mari antartici, e il suo prossimo campo di battaglia per salvare le balene sara' sugli scaffali dei supermercati. Lo ha annunciato oggi in un comunicato il leader della spedizione antartica Shane Rattenbury, che ha citato ragioni logistiche per la chiusura della campagna antartica delle due navi Esperanza e Arctic Sunrise, che hanno a bordo 57 attivisti di 17 paesi, fra cui l'italiana Caterina Nitto. Le due navi sono ora in rotta verso Citta' del Capo. Giorni fa aveva abbandonato la guerra alla flotta giapponese, per mancanza di carburante, anche la nave dell'organizzazione ambientalista radicale Sea Shepherd, che si distacca dall'approccio non violento di Greenpeace. La settimana scorsa aveva urtato deliberatamente una delle baleniere e poi tentato, senza successo, di paralizzare la nave-mattatoio Nisshin Maru, cercando di bloccarne le eliche con pesanti cavi d'acciaio. ''Per un mese abbiamo pedinato, ritardato e disturbato la flotta baleniera nel Santuario delle balene nell'Oceano meridionale - ha detto Rattenbury e non ho dubbio che i giapponesi siano rimasti molto indietro nel loro tentativo di massacrare 935 balenottere minori e 10 balenottere a pinna lunga, che sono a rischio di estinzione''. ''Speriamo ora che questa lotta sara' di inspirazione a tanti altri, per aiutare a difendere le balene, in modo che questa passi alla storia come l'ultima volta che il sereno silenzio del Santuario sia violato dal fragore degli arpioni armati di granate''. La campagna antartica di Greenpeace ha attratto ampia attenzione dai media mondiali, quando i suoi gommoni hanno continuato ad interporti fra gli arpioni e le balene nelle acque agitate. La settimana scorsa uno degli attivisti e' stato buttato da un gommone nelle acque gelide, dalla fune di un arpione che aveva trafitto una balena. In precedenza l'Arctic Sunrise era entrata in collisione con la Nisshin Maru di 129 metri. Greenpeace sostiene anche che i balenieri abbiano sparato un arpione fra due gommoni carichi di attivisti che tentavano di fare da scudo ai cetacei. Gli incidenti hanno causato una guerra di parole e di accuse reciproche fra gli ambientalisti e l'Istituto giapponese di ricerca sui cetacei che rappresenta le balenerie, con ambo le parti che affermano di avere prove video a sostegno della propria versione. I giapponesi, che quest'anno hanno raddoppiato la quota di balene da cacciare, sostengono che l'uccisione e' per fini di ricerca scientifica, ma secondo gli oppositori non e' altro che caccia commerciale mascherata, per rifornire i mercati del pesce e i ristoranti del Giappone, dove la carne di balena e' molto ricercata. ENERGIA: AL VIA LA DIRETTIVA EUROPEA SUL RISPARMIO DEI CONSUMI. Il mercato dell'efficienza attiverebbe su scala europea un fatturato di 5-10 miliardi di euro l'anno, con positive ricadute sia occupazionali che economiche. E' giunta al traguardo la direttiva europea sull'efficienza degli usi finali dell'energia. Si tratta di uno strumento molto ambizioso: si prevede infatti di risparmiare l'1% dei consumi energetici ogni anno per 6 anni. E il target sale all'1,5% per il settore pubblico. Il provvedimento si pone l'obiettivo di fornire i necessari obiettivi quantitativi, meccanismi, incentivi e il quadro istituzionale, finanziario e legale per rimuovere barriere e distorsioni di mercato che attualmente ostacolano l'uso efficiente dell'energia. Si propone inoltre di sviluppare un mercato per i servizi energetici e per la fornitura di programmi per l'uso efficiente dell'energia ai consumatori finali. Uno degli aspetti piu qualificanti della direttiva e la presenza di un obiettivo vincolante di risparmio: gli Stati membri sono tenuti a stabilire e raggiungere un target vincolante di risparmi energetici cumulativi annuali attribuibili ai servizi energetici, ai programmi per l'efficienza energetica e ad altre misure per l'efficienza energetica. L'obiettivo consiste nel risparmio di una quantita di energia pari all'1% della quantita media di energia distribuita e/o venduta ai clienti finali nei 5 anni precedenti l'entrata in vigore della Direttiva (entro giugno 2006). Il volume raggiunto dovrà restare stabile per i 6 anni di validità del provvedimento, prima di una verifica intermedia dell'efficacia. In pratica ogni Stato dovra garantire che ogni anno vengano realizzati nuovi servizi e programmi che permettano di risparmiare annualmente il target prefissato. Poiche le tecnologie installate (lampade, motori, elettrodomestici, isolamento edifici, protezioni solari, ecc.) hanno un lungo ciclo di vita, il secondo anno sara possibile risparmiare il doppio e al termine dei 6 anni il risparmio sara sestuplicato, con un decremento di circa il 6% del consumi di riferimento. La direttiva copre tutti i comparti (tranne i grandi impianti gia compresi nella direttiva sul commercio di CO2 e il trasporto aereo) e tutti i vettori di energia (energia elettrica, gas naturale, olio combustibile per riscaldamento, combustibili per trasporti, energia termica fornita via teleriscaldamento, ecc). Gli Stati membri hanno poi la possibilita di scegliere a quali soggetti e organismi assegnare l'amministrazione dei programmi di risparmio (alle aziende distributrici di energia come in Italia, alle aziende venditrici di energia come in Gran Bretagna nella seconda fase, a organizzazioni ad hoc appositamente create come l'Electricity Saving Trust in Danimarca). Gli Stati inoltre provvedere affinché le imprese distributrici di energia e/o di vendita al dettaglio che vendono elettricità, gas, o forniscono servizi di teleriscaldamento o combustibile per riscaldamento, integrino nella loro opera di distribuzione e/o di vendita di energia ai clienti, l'offerta e la promozione attiva di servizi energetici, sia direttamente sia tramite altri fornitori di servizi energetici. Le imprese devono fornire gratuitamente diagnosi energetiche ai loro clienti fino a quando almeno il 5% di essi non sia gia servito da una copertura contrattuale di servizio energetico. Ma lo scopo della direttiva e quello di rendere il risparmio non solo positivo per l'ambiente, ma anche economicamente vantaggioso. Gli Stati membri devono infatti provvedere affinché siano eliminati gli incentivi all'aumento del volume di energia trasmessa, o le vendite di energia incluse nel sistema di tariffazione dei segmenti in monopolio dell'energia di rete mediante l'introduzione di sistemi tariffari per la trasmissione e la distribuzione che, oltre al volume delle vendite, integrino fattori di qualità, quali il numero di clienti serviti, l'istituzione di revenue-cap, ecc. Devono inoltre incrementare attraverso forme di incentivo i programmi di efficienza energetica effettuati dalle imprese distributrici di energia, in modo che il sostegno economico possa essere recuperato includendo le relative spese nelle tariffe di distribuzione. Gli Stati membri devono inoltre provvedere affinche i servizi e i programmi per l'efficienza siano offerti a tutti i potenziali clienti, comprese le piccole e medie imprese e i consumatori domestici. PROBLEMI DI TRAFFICO? LA SOLUZIONE ITALIANA E' NELLE VIE D'ACQUA. La Commissione europea ha presentato un programma di azione pluriennale per rilanciare i trasporti per via navigabile Traffico piu'verde con Naiades il programma di sviluppo dei trasporti acquei, che costituiscono una valida soluzione per migliorare il sistema generale dei trasporti in Europa, caratterizzato attualmente da congestioni, ritardi e inquinamento. Trasferendo un maggior volume di merci sulle vie navigabili interne si potra' assorbire parte del flusso di merci trasportate via terra, in continua e preoccupante espansione. Va inoltre considerato che il trasporto per via navigabile si presta pienamente ad essere integrato nelle catene logistiche del trasporto porta a porta. Con una flotta di ben 11.000 navi e una capacita' pari a 10.000 convogli ferroviari o 440.000 autotreni, le vie navigabili interne in Europa possono rendere il trasporto piu' efficiente, piu' affidabile e piu' rispettoso dell'ambiente. La Commissione sta esaminando una serie di opzioni per modernizzare la disciplina del settore in modo che possa validamente affrontare e rispondere alle sfide del futuro. L'arco temporale previsto per la realizzazione del Piano d'azione va dal 2006 al 2013. Il Programma d'azione si sviluppa su cinque linee direttrici creare condizioni favorevoli per la prestazione dei servizi e attirare nuovi mercati; promuovere l'ammodernamento della flotta e la innovazione tecnologica dei vettori e dei sistemi di navigazione; attirare nuova forza lavoro e aumentare gli investimenti in capitale umano; promuovere il trasporto per via navigabile interna in quanto valido partner commerciale attraverso una rete promozionale e infine costruire infrastrutture adeguate per il trasporto per via navigabile. Il Piano d'azione Naiades rappresenta un contributo efficace alla strategia per trasporti piu'sostenibili, per un incremento dell'occupazione e per rendere piu' competitiva la rete commerciale europea. SUL LAGO DI COMO SALPA IL PRIMO MOTOSCAFO AD OLIO DI GIRASOLE La Coldiretti lancia la sfida al petrolio con le energie alternative, utilizzando piante, coltivate in Pianura Padana Olio di girasole al posto del gasolio. Il primo motoscafo alimentato a biocarburante è stato varato oggi nelle acque del Lago di Como: per solcare le acque, soltanto estratto di girasole coltivato nella pianura padana. L' iniziativa è partita dalla Coldiretti per sottolineare l'esigenza, di fronte al caro-petrolio, di sviluppare energie alternative anche utilizzando le opportunità offerte dalle coltivazioni agricole. Il motoscafo, salpato con a bordo il presidente della Coldiretti Paolo Bedoni, è stato presentato a Cernobbio nel corso del Forum internazionale dell'agricoltura e dell'alimentazione in corso a Villa d'Este. Si tratta di un prototipo che impiega come combustibile olio di girasole puro ottenuto dalle coltivazioni nazionali, utilizzato come esempio dimostrativo per parlare approfonditamente dell'utilizzazione dei biocarburanti come il bioetanolo e il biodiesel, sulla base delle esperienze d'altri Paesi. Il motore del motoscafo è stato adattato con un doppio sistema d'alimentazione che ne consente il funzionamento a gasolio e ad olio di girasole. Per questo è stato inserito un serbatoio ausiliario con sistema di commutazione fra i due combustibili e un meccanismo di regolazione del motore per consentire il duplice funzionamento. L' attivazione dei due diversi sistemi d'alimentazione è facilmente percepibile dal fatto che con l'olio di girasole viene emessa minore fumosità dagli scarichi per la mancanza di zolfo e nell'aria si diffonde un caratteristico odore di patatine fritte destinato a perdersi con il motore funzionante a pieno regime. La modifica tecnica è stata effettuata sul motoscafo a costi contenuti (circa mille euro) e l'adattamento al nuovo tipo di combustibile sperimentato sul lago di Como potrebbe essere esteso a tutti i motori a gasolio ad iniezione diretta e impiegato nel campo della trazione a navi di piccole dimensioni, battelli, macchine agricole, camion, pullman e autovetture. L'olio di girasole ha un potere calorifico leggermente più basso degli altri combustibili (-10%) e rispetto al gasolio, a parità di prestazione, il suo consumo è leggermente più elevato con una resa energetica inferiore. Sul piano dei costi di produzione si stima che, su ogni ettaro a girasole, possano essere ottenuti in media 30 quintali di semi per un importo pagato agli imprenditori agricoli di poco superiore a 21 euro al quintale. Tenuto conto che la resa d'olio è pari al 40% del peso dei semi e che, quindi, un ettaro di girasole può fornire 1.200-1.300 chili di carburante verde, il prezzo dell'olio di girasole puro e non gravato da accise o tasse è attorno ai 50 centesimi al chilo, un valore competitivo con il gasolio. Il restante 60% derivante dalla spremitura del seme di girasole è destinato all'alimentazione animale sotto forma di farine proteiche. Ma la vera convenienza del combustibile ecologico va ricercata soprattutto nel minore inquinamento. L' olio di girasole è infatti un combustibile che deriva da biomasse, mentre il gasolio è un fossile e nei suoi residui vanno messi nel conto la presenza di anidride solforosa e di polveri sottili disperse nell'atmosfera. ITALIA E INDIA, INTESA PER LA COLLABORAZIONE IN CAMPO AMBIENTALE. L'iniziativa è sostenuta dall'Ambasciata d'Italia a Delhi e dalla Federazione delle Camere di Commercio e delle Industrie Indiane. L'India diventa per l'Italia non solo un interessante ed ambito partner in campo economico, ma anche in quello ambientale. Una delegazione del Ministero dell'Ambiente italiano, guidata dal direttore generale Corrado Clini e composta anche da rappresentanti di aziende del settore, ha organizzato a New Delhi un seminario sulle energie rinnovabili e il protocollo di Kyoto, preparando anche un accordo di cooperazione che sarà firmato a dicembre. L'iniziativa, sostenuta dall'Ambasciata d'Italia a Delhi e dalla Federazione delle Camere di Commercio e delle Industrie Indiane, costituisce il primo passo della cooperazione bilaterale finalizzata alla promozione di iniziative comuni per la protezione del clima e la riduzione delle emissioni. L'interesse italiano è duplice: da un lato l'investimento delle aziende italiane del settore in progetti di energie rinnovabili (eolica, solare, biomasse, etc.) in India; dall'altra la possibilità, attraverso progetti di cooperazione in India (i cosidetti CDM, Clean Development Mechanism), di acquisire crediti utili ai fini dell'adeguamento alle normative del protocollo di Kyoto. In questa prospettiva, e come parte della propria strategia per ridurre le emissioni di gas serra, il Governo italiano utilizza lo strumento innovativo della cosiddetta ''finanza del carbonio'' per unire la disseminazione delle migliori tecnologie energetiche nazionali, attraverso rilevanti investimenti nei paesi ospiti al raggiungimento degli obiettivi di riduzione delle emissioni. ''Quello dei Clean Development Mechanism - spiega il dottor Leonardo Gastaldi, addetto scientifico dell'Ambasciata italiana in India - e' uno dei meccanismi flessibili previsti dal Protocollo di Kyoto che permette alle imprese dei paesi industrializzati con vincoli di emissione, di realizzare progetti che mirano alla riduzione delle emissioni di gas serra nei paesi in via di sviluppo senza vincoli di emissione. Lo scopo di questo meccanismo è duplice; da una parte permette ai paesi in via di sviluppo di disporre di tecnologie più pulite ed orientarsi sulla via dello sviluppo sostenibile; dall'altra permette l'abbattimento delle emissioni lì dove e' economicamente più conveniente e quindi la riduzione del costo complessivo d'adempimento degli obblighi derivanti dal Protocollo di Kyoto''. ''L'Italia - ha detto Clini - e' il paese europeo che investirà le maggiori risorse nella promozione dei progetti CDM. In questa prospettiva il partenariato con l'India e' destinato ad assumere un ruolo chiave nel prossimo futuro, dal momento che, con lo sviluppo costante dell'economia indiana, la domanda di energia nel paese aumenterà notevolmente, portando, secondo calcoli dell'Agenzia Internazionale dell'Energia, all'aumento anche delle emissioni di CO2 da 1 miliardo di tonnellate (emissione nell'anno 2000) a 4 miliardi nel 2030. Di qui la necessità che, pur nell'aumento dei consumi energetici, si riducano le emissioni di Co2 e si punti sulla diffusione delle energie rinnovabili e dell'idrogeno. Lo sviluppo delle energie rinnovabili - conclude Clini - ha un ruolo importante nella lotta contro il riscaldamento globale del pianeta, nella riduzione dell'inquinamento, nell'incremento della sicurezza dei rifornimenti energetici e nella diminuzione della dipendenza dalle importazioni di energia e nella distribuzione di energia in aree senza servizi energetici''. EMERGENZA ANGUILLA, L'ALLARME ARRIVA DAL PARCO DEL DELTA. La pesca indiscriminata e la mancanza di accordi tra comune di Comacchio e le associazioni dei pescatori, i problemi da risolvere. Aumenta la preoccupazione internazionale per la conservazione dell'anguilla europea, la cui presenza in area mediterranea è in rapida diminuzione, in primo luogo per la pesca indiscriminata. Ed è allarme rosso per l'anguilla di Comacchio, che rischia di estinguersi proprio in casa sua per l'abbandono complessivo delle buone pratiche di vallicoltura responsabile. L'allarme è stato lanciato da Valter Zago, presidente del Parco del Delta del Po, durante un convegno. Secondo Zago, dopo 25 anni di parole e' giunto il momento di riaccorpare il patrimonio delle Valli di Comacchio. Dal 1996 (anno della rottura della convenzione tra il Comune di Comacchio e la Società Valli Meridionali per una gestione unitaria della vallicoltura nelle parti non arginate delle Valli) ad oggi, la pesca dell'anguilla e' scesa dalla media precedente di 290 quintali l'anno a quella di 70 quintali, tra l'altro con una perdita economica stimata in tre miliardi e mezzo di vecchie lire. Per superare questa situazione insostenibile, il Parco ha annunciato che (sulla base dei compiti istituzionali attribuitigli dalla Direttiva Habitat dell'Unione Europea per la gestione dei Siti d'importanza comunitaria) chiederà formalmente a tutte le proprietà vallive non arginate, Comune di Comacchio compreso, la loro affittanza, almeno per un decennio, per consentirne la gestione unitaria sia a livello ambientale sia vallicolturale. Se la richiesta non verrà accolta, il Parco proporrà un progetto di arginatura del versante meridionale delle Valli, con misure idrauliche che garantiscano il mantenimento dell'habitat e lo svolgimento delle pratiche vallive tradizionali. Per preservare l'anguilla europea, dal convegno e' uscita la proposta, che verrà lanciata su scala mediterranea, con particolare riferimento all'area adriatica, di riservare dal prossimo anno una quota percentuale, uguale per tutti i vallicoltori, dell'anguilla matura per la riproduzione da rilanciare in mare aperto. CODICE STRADA: ARRIVANO LE BICI-TAXI E GITE SCOLASTICHE PIU' SICURE. Le nuove norme approvate dal Senato sulle alternative di trasporto e sulla sicurezza dei passeggeri in viaggio. Norme più severe per gli autisti di professione che non rispettano i turni di riposo o prolungano indebitamente l'orario di lavoro mettendo a repentaglio le vite trasportate come è accaduto molte volte per le gite scolastiche o per i pullman con passeggeri. Infatti, il decreto legge varato dal Senato prevede norme più severe per questi trasgressori, norme che si aggiungono alle attuali sanzioni amministrative come il ritiro immediato della carta di circolazione e della patente di guida. Infatti, chiunque circola durante il periodo in cui è stato intimato di non proseguire il viaggio è punito con la sanzione amministrativa che va da 1.626 a 6.507 euro. Il decreto varato ieri stabilisce inoltre che saranno tolti tre punti dalla patente quando motociclisti o automobilisti circoleranno con mezzi non perfettamente funzionanti o che presentano alterazioni in alcune caratteristiche costruttive e funzionali. Ad esempio sarà maggiormente sanzionato chi circola con fari non funzionanti, freni inefficaci, marmitte manomesse o motorini truccati. La proposta è stata accolta nel decreto su proposta dei senatori Francesco Chirilli (Fi) e Mauro Fabris (Udeur). Oltre ai tre punti dalla patente sono previsti sanzioni da 71 a 286 euro. Ma le sanzioni arriveranno fino a diecimila euro se il veicolo è utilizzato per delle competizioni. Tra le molte novità del decreto anche le bici-taxi che entreranno a far parte del parco mezzi previsto dal Codice. Infatti si stabilisce che i velocipedi se a tre o anche a quattro ruote potranno svolgere anche servizio pubblico di taxi o di noleggio con conducente. Le norme sulla patente a punti prevedono che le bici possano trainare rimorchi per il trasporto di bambini e cose, se saranno comunque provvisti della richiesta omologazione. OLTRE 400MILA MORTI L'ANNO PER INQUINAMENTO SECONDO I DATI OMS La preoccupazione dell'organizzazione Mondiale della Sanità, in particolare per l'area del Sud-Est asiatico. Cambiamenti climatici inarrestabili, milioni di morti per condizioni di vita malsane e per l'inquinamento. Il campanello d'allarme per l'ambiente arriva contemporaneamente da due distinte fonti, dall'Organizzazione mondiale della sanità (Oms) e dall'Associazione medici australiani. In comune le due ricerche hanno il timore di non arrivare a tempo per fermare la scivolata del pianeta verso disastri ecologici non sanabili. Un milione di persone muoiono ogni anno tra Pacifico e Sudest asiatico per fattori legati all'inquinamento o alla vita in ambienti malsani, ha detto l'Oms durante l'annuale convegno regionale che si è tenuto a Numea, in Nuova Caledonia. Secondo l'Oms, non viene fatto abbastanza dalle singole nazioni per ridurre i rischi ambientali, visto che ben 508 mila morti l'anno sono da addebitare a cause come intossicazione da fumo di combustibili, acqua non potabile e igiene inadeguata. Le morti derivate da fattori legati all'inquinamento sono invece 405 mila l'anno ''E' necessario un approccio trasversale, una forma di cooperazione tra i vari settori, dall'ambiente all'agricoltura, dall'industria all'organizzazione dei trasporti'', ha detto ai 37 paesi presenti al convegno Shigeru Omi, direttore della sezione Asia-Pacifico dell'Oms. Shiguro ha aggiunto che tutti i paesi devono collaborare tra loro, perche' ''l'acqua, l'aria e l'inquinamento delle coste sono fenomeni transnazionali''. Sempre un rapporto australiano ha puntato il dito sui futuri pericoli dell'inquinamento atmosferico nella regione dell'Asia e del Pacifico. Commissionato dall'Associazione Medica Australiana e dall'Australian Conservation Association, il rapporto prevede che migliaia di australiani potrebbero morire a causa dei cambiamenti climatici. Non solo. L'effetto serra, si legge nel documento, ha raggiunto uno stadio così avanzato che è ora impossibile arrestarne le conseguenze, innalzamento della temperatura prima tra tutte. ''Il clima continuerà a cambiare nel corso di questo secolo, anche se il governo decidesse di prendere provvedimenti per diminuire i gas inquinanti. Ma una immediata e drastica azione da parte non solo del governo ma anche di aziende e individui ridurrebbe l'intensità' dell'impatto sulla salute dell'uomo'', è scritto nel rapporto. In cento anni, la temperatura in Australia aumenterà di uno o sei gradi, formando ondate di caldo che potrebbero uccidere fino a 15 mila persone l'anno. Gli scienziati australiani, nell'esplorare le cause di tanto danno all'ambiente, puntano il dito alle automobili: dimezzare l'inquinamento proveniente da gas di scarico non solo aiuterebbe a ridurre l'innalzamento della temperatura, ma eliminerebbe le centinaia di morti premature che si registrano ogni anno nelle grandi città, in particolare a Sydney e a Melbourne. Allargando il panorama dall'Australia alla zona del Pacifico e Sudest asiatico, la stessa presa in esame dall'Oms, i ricercatori australiani indicano Papua Nuova Guinea, Cambogia e le isole del Pacifico come i paesi più vulnerabili ai cambi climatici. Parafrasando ciò che veniva detto a Numea, i ricercatori australiani hanno sottolineato l'importanza di un'azione di concerto tra le nazioni del Pacifico. Il rischio altrimenti - hanno detto - è di essere spazzati via dal nostro stesso inquinamento. EOLICO NEL MEDITERRANEO: BUONI RISULTATI PER SICILIA E SARDEGNA. Uno studio in collaborazione con l'Università di Camerino evidenzia gli sviluppi possibili. L’energia eolica si sposa bene con l’ambiente costiero. E' quanto evidenzia la mappa dei venti del Mediterraneo realizzata dall'Istituto di scienze dell'atmosfera e del clima (Isac) del Consiglio nazionale delle ricerche, in collaborazione con l'Agenzia per la protezione dell'ambiente di Roma e l'Università’ di Camerino. Uno studio che servirà ad individuare più facilmente le zone del Mare nostrum maggiormente ventose e quindi da privilegiare per lo sviluppo dell'energia eolica sul mare. Il vento in mare è più intenso e meno turbolento che sulla terra, con effetti vantaggiosi sia sulla energia prodotta, che è l'aspetto più importante, sia sulla durata delle turbine. Tra l'altro, l'offshore consente di evitare i problemi di impatto paesaggistico e sulle rotte migratorie dei volatili sollevati dagli ambientalisti e causa di accese polemiche. Le prospettive future fanno prevedere nei prossimi 10 anni installazioni poggiate sui fondali fino a qualche centinaio di metri di profondità (oggi si arriva ad alcune decine di metri) e, successivamente, centrali eoliche su piattaforme ancorate al fondo marino. Di qui la necessità di localizzare le aree di maggiore potenzialità eolica. Dalla mappa si può osservare che la ventosità maggiore si trova, ovviamente, lontano dalle coste, con velocità medie annue che raggiungono 6.0-6.5 metri al secondo, a 10 metri dalla superficie del mare. Un ottimo risultato considerando che, per lo sfruttamento eolico, sono sufficienti anche 5 o 6 m/sec. Le aree costiere che risultano di maggiore interesse, sempre ai fini energetici, sono quelle circostanti gli Stretti (Gibilterra, Bonifacio, Messina, etc.), quelle intorno al Golfo del Leone, il versante Ovest e Sud-Ovest di Corsica, Sardegna e Sicilia, le coste del basso Adriatico e dello Ionio, le coste greche con la gran parte delle isole sparse nell'Egeo, le coste occidentali e meridionali turche e quasi tutte le coste nord-africane. NEL 2005 QUALITA' DELL'ARIA PEGGIORATA A MILANO E NELL'HINTERLAND A riferirlo è l'assessore all'Ambiente del Comune Zampaglione che ha presentato i dati del consuntivo ambientale per il biennio 2003-2004. Nel 2005 la qualità dell'aria di Milano e' peggiorata rispetto ai due anni precedenti. ''I dati delle concentrazioni di inquinanti nell'atmosfera nel biennio 2003-2004 - ha detto l'assessore - sono migliori rispetto a quello precedente, a conferma della serie positiva in atto da un decennio. Rispetto per esempio alle 126 giornate di superamento del valore limite del 2002, nel 2003 se ne sono registrate 115 e nel 2004 si e' scesi sotto la soglia dei cento giorni''. Per quanto riguarda il 2005 però i primi dati sono preoccupanti. ''Le rilevazioni dei primi otto mesi - ha ammesso Zampaglione - evidenziano un peggioramento della qualità dell'aria con concentrazioni simili a quelle del 2002''. Diverse le cause all'origine di questo dato. ''Innanzitutto - ha spiegato Zampaglione - le condizioni meteoclimatiche dei primi mesi del 2005 con scarsità di pioggia e di ricambio d'aria nella Pianura Padana''. In più, consumi energetici in continuo aumento e soprattutto la moltiplicazione di veicoli diesel, più inquinanti, circolanti per le strade. Tra le misure concrete che l'amministrazione sta predisponendo, Zampaglione ha segnalato il progetto di sostituzione della caldaie più obsolete e la creazione di una flotta di veicoli non inquinanti destinati ad uso commerciale. ''Le domeniche a piedi - secondo l'assessore comunale - sono un importante fattore educativo, ma il blocco della circolazione è una misura che Milano adotterà solo nei giorni festivi''. ''Il problema - ha però aggiunto Zampaglione - e' che è tutta la zona del Nord Italia a soffrire di 'mal d'aria'. Si può parlare di una vera e propria questione settentrionale, in questo caso, visto che si tratta di un'area omogenea che va da Trieste a Torino. Una zona che produce come nessun'altra in Europa e che ha il problema di una posizione geografica sfortunata, chiusa com'e' dalle Alpi che impediscono la circolazione dell'aria. L'adozione di misure come la chiusura del centro storico di Milano, in questo contesto, sarebbe allora assolutamente inutile. E così anche i procedimenti di infrazione aperti dalla Commissione Europea nei confronti dell'Italia non tengono conto di questa particolarità geografica. C'e' bisogno di un forte piano di investimenti a livello europeo insieme a una revisione dei tempi fissati per raggiungere gli obiettivi, perché quelli posti ora non sono realistici''. La speranza, secondo Zampaglione, rimane affidata ''alle singole misure concrete più che agli annunci o alle prese di posizione ideologiche''. ''Passo dopo passo - ha concluso l'assessore -, si arriverà a un graduale e progressivo miglioramento della qualità dell'aria che respiriamo''. TRENTINO: DAL TUNNEL DEL BRENNERO BENEFICI PER 175 MILIONI E' questa la proiezione, valutando l'impatto economico delle nuove infrastrutture di trasporto individuate come prioritarie dall'Unione europea. Il Trentino può prevedere di ricavare con il tunnel ferroviario del Brennero un indotto economico pari a 175 milioni di euro pari a 300 euro all'anno per abitante. I risultati dello studio sono stati anticipati al Grand Hotel Trento (e saranno ufficialmente presentati il prossimo 28 ottobre a Venezia ai rappresentanti istituzionali della Commissione Europea) nel corso di un seminario promosso dalla Provincia autonoma di Trento. ''Un lavoro - ha commentato a chiusura dei lavori l'assessore alle opere pubbliche, protezione civile e autonomie locali Silvano Grisenti - che ci consente di affrontare positivamente il compito che ci aspetta''. Grisenti - che ha tra l'altro espresso la propria ''amarezza'' per l'assenza al convegno delle realtà che osteggiano il raddoppio della ferrovia del Brennero - ha annunciato che entro dicembre sarà emanata la direttiva europea sui ''corridoi sensibili''. ''Alpencors'' sta per Corridoio a sud delle Alpi, ovvero il segmento centrale del Corridoio 5 Lisbona-Kiev che si sviluppa da Torino a Trieste, intersecando la linea del Brennero, segmento del Corridoio 1 Berlino-Palermo. Dal Brennero transita attualmente il 40% di tutte le merci che attraversano le Alpi, con un tasso di crescita annuale dell'8%. Il trasporto su rotaia incide per il 24,6%, troppo poco ma comunque una quota rilevante rispetto alla media italiana. ''Senza il traforo e il raddoppio ferroviario - ha affermato Tiso - il valico del Brennero è destinato alla saturazione entro dieci anni''. Per quanto riguarda il Trentino, territorio piccolo e sovrastrutturato rispetto alle sue dimensioni - ha avvertito Roberto Camagni del Politecnico di Milano - ''dobbiamo andare con i piedi piombo, trovare le soluzioni più intelligenti, anche facendo ricorso alla fantasia, con un approccio integrato e d'area vasta (la VIT) capace di supportare le politiche di sviluppo spaziale, portando a coerenza tutte le altre valutazioni (VAS, analisi multicriteri, analisi costi-benefici...) e considerando tutte le alternative, compresa quella di non fare nulla, che pure comporta un costo''. Nello studio Alpencors le alternative - il solo tunnel di base del Brennero, tunnel e bypass ferroviario Trento-Rovereto, tunnel e autostrada A31 Valdastico, tunnel e superstrada della Valsugana, tunnel più bypass ferroviario e Valdastico, tunnel più bypass e superstrada Valsugana sono analizzate sotto vari profili ed obiettivi: uso e accesso alle infrastrutture, conservazione ambientale, conservazione culturale, performance economica, coesione sociale e performance istituzionale, oltre al costo d'investimento. ''Per i trentini - ha affermato Camagni - l'obiettivo prioritario non è quello economico bensi' quello di una migliore qualità della vita e benessere individuale derivati da una diminuzione del traffico stradale, dello stress e dell'inquinamento''