APPROFONDIMENTO Il padre, l`assente inaccettabile

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APPROFONDIMENTO Il padre, l`assente inaccettabile
Intervista all’autore Claudio Risè
Il padre, l’assente
inaccettabile
C
APPROFONDIMENTO
laudio Risè psicoanalista,
docente
di Sociologia dei
processi culturali e
delle
comunicazioni
all’Università
dell’Insubria (Varese), lavora da oltre un quindicennio sulla psicologia
del maschile e sui problemi derivanti
dalla crisi della figura paterna.
In occasione del convegno “Famiglia
e Vita” che si è svolto il 23 e 24 ottobre
2004 a Torino, Risè ha spiegato in un
interessante intervento quali sono le
conseguenze della liquidazione della
figura paterna nella nostra società
in cui il padre, sempre più frequentemente, viene identificato come un
supporto sentimentale o una
figura che assolve ai bisogni
utilitari e materiali all’interno
della famiglia.
Nel suo libro “Il Padre.
L’assente inaccettabile” sostiene che la figura del padre
sia stata rimossa dalla nostra
società e quindi dall’educazione dei figli lasciando un
grande vuoto. Ci può spiegare meglio quali conseguenze
comporta per l’individuo questa ”inaccettabile assenza”?
E’ indispensabile
per l’individuo
e per tutta la
società occidentale
recuperare il
valore simbolico
ed educativo della
figura paterna,
per ritrovare la
propria identità
e la capacità di
progettare il futuro
di
Anna Riva
In prima istanza il padre rappresenta la figura del creatore.
Venendo meno la figura paterna viene a mancare l’esperienza
di appartenenza all’origine che il pa- iniziale che il padre infligge al figlio
dre assicura in quanto creatore cioè interrompendo la simbiosi con la mala risposta alla domanda: “Da dove dre. Questo si traduce in un rifiuto
vengo?”. Se non Il padre è il testimone
da parte dell’insiamo
collegati
dividuo dell’espedella ferita, rompe la
con le radici non
rienza del dolore
potremo neanche simbiosi con la madre e
e della morte che
gettare i nostri proietta il figlio nella soinvece rappresenrami nel cielo.
ta un momento
cietà e nel trascendente
Il padre è però
insostituibile peranche il testimoché strutturante
ne della ferita.
l’identità
della
Rappresenta
persona.
infatti, per l’inLa mancanza di
dividuo, la ferita
questo senso di
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appartenenza provoca una debolezza di identità. Molti individui oggi
non sanno individuare una meta,
un progetto e questo crea una sorta
di stagnazione, visibile in fenomeni
molto diffusi come la permanenza
allungata presso la famiglia d’origine
e l’incapacità di progettare il futuro.
Perché la madre non può realizzare
questa spinta al trascendente?
Perché la madre nello sviluppo del
bambino appaga i bisogni primari.
C’è una specializzazione delle figure.
Il padre, in quanto promotore di
creazione, è fin dall’inizio colui che
mette il bambino nel mondo prima
attraverso la fecondazione dell’ovulo
e poi interrompendo la simbiosi
con la maIl processo
dre, ferita
i m p o r t a n - di secolarizzazione ha
tissima che
provoca il
dato inizio
distacco del
all’allontabambino
namento
dalla madre
e lo proiet- della figura
paterna
ta
nella
società,
nella
nell’espesocietà
rienza della
occidentale
sofferenza,
del dolore e
del desiderio.
L’allontanamento della figura
paterna non riguarda solo la dimensione individuale ma anche la
dimensione più ampia della società
occidentale. La società senza padri
appare quindi come un mondo che
ha smarrito il senso religioso e, con
esso, la capacità di dare significato alla propria vita. Nel suo libro
ha individuato anche una serie di
tappe storiche che hanno segnato
questo processo. Quali sono ?
La figura del padre biologico, in
quanto creatore, è la controfigura del
Padre Celeste. L’uomo ha però rifiutato di appartenere al Padre Celeste:
è la questione della secolarizzazione
cui io faccio risalire il progressivo
sbiadimento della figura paterna in
Occidente. Da un certo punto in poi,
e in maniera più evidente con l’Illuminismo, l’accento viene posto sull’acquisizione di cose, sugli
oggetti, sulla vita sentimentale eliminando la relazione
dell’uomo con il sacro che
viene così ad appartenere
ad una dimensione separata dal quotidiano. La
rimozione di questo legame
paterno – quello con il padre naturale, ma anche con
quello trascendente – priva
l’uomo, ed anche il singolo
individuo umano, della propria storia. E così facendo
chiude ogni visione che illumini le perdita. La ferita fa anche parte di
sue possibilità di sviluppo, di direzio- un’esperienza costitutiva essenziale
ne e di senso della propria esistenza. della vita umana e il padre è colui
L’individuo perciò si arresta al livello che passa al figlio il sapere di come
materno, quello del soddisfacimento trasformare la perdita, da esperienza
immediato
dei
distruttiva in un
La ferita inferta
passaggio
indibisogni.
spensabile per la
Un’altra tappa di
dal padre aiuta
costruzione della
questo processo è
il figlio a vivere
personalità umaravvisabile nella
in maniera
na. Senza di essa il
riforma di Lutero.
E’ la riforma pro- strutturante le difficoltà figlio rimane nella
della vita
simbiosi,
nella
testante che statalizza in qualche
stasi che gli impee lo educa
modo la paternità,
disce di lasciare
al desiderio
cioè comincia a
l’adolescenza per
fare del padre un funzionario. Questo cui in assenza di intervento paterno
processo poi continua con la rivo- si ha la formazione di personalità
luzione industriale, quando il padre pseudo-adulte, che in realtà adulte
diventa un amministratore perdendo non sono perchè non sono mai state
i tratti del formatore di personalità. separate dalla madre. Questo non
Altro passaggio chiave è quello delle significa che l’individuo rimane legato
due guerre mondiali, quando i padri, alla madre naturale, ma che cercherà
rimasti lontani da casa per lungo di ricostituire quello stesso legame
tempo, al ritorno si trovano di fronte di dipendenza rimanendo legato al
alla società della grande madre che gruppo di conoscenze più vicine, dal
è la società dei consumi, quella che sistema dei consumi, compreso lo
spinge l’ individuo a consumare e a spettacolo mediatico, cui l’individuo
soddisfare solo i bisogni materiali.
non riesce a sottrarsi. Non per niente
i popoli tradizionali avevano i riti di
Il Padre è anche colui che ti inizia iniziazione.
Quali sono le
conseguenze
sulla famiglia?
L’individuo
non avendo
avuto
l’esperienza
della
sofferenza
ricorre alla
prima
difficoltà al
divorzio
La famiglia si
disgrega.
La
diffusione del
divorzio e le
legislazioni
abortiste sono
il risultato della
società senza
padre. Le conseguenze sono
che non
essendoci
più il padre, l’individuo non
regge la ferita non avendone
avuto esperienza. Ecco allora
che alla prima difficoltà le coppie ricorrono al divorzio.
Di fronte a questa situazione
qual è il ruolo delle donne
nella famiglia?
Le donne dovrebbero favorire
la relazione tra padre e figlio,
lasciando che i padri costruiscano con i figli quel prezioso rapporto
che permette la fine della simbiosi
con la figura materna. Storicamente
sono stati gli uomini a sottrarsi dalla
loro funzione di fornire indicazioni, norme e visioni del mondo ai
figli, lasciandoli sprovvisti di quel
confronto che è loro necessario per
costruire la propria sicurezza. In una
società dove tutto è materiale viene
a mancare proprio il desiderio. Il
desiderio è il risultato della libertà,
dice Giussani, ma se la ferita non è
stata inferta, l’individuo non sarà
mai libero di desiderare. La maggior
patologia che riscontro oggi è quella
di non avere affatto desideri.
Qual è la strada che i padri possono percorrere per rimediare a
questa situazione?
Occorre riscoprire la figura paterna
attraverso un percorso affettivo e
simbolico che il padre deve realizzare oltre che dentro di sé, attraverso
la società che prende coscienza degli
enormi danni provocati da una società senza padre.
alla ferita.
il filo di arianna
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APPROFONDIMENTO
La morte e prima di essa la vecchiaia
è un’ esperienza che fa parte della
condizione umana ed ha un aspetto
strutturante così come spiego nel mio
libro “Felicità è donarsi”. Consente
di guardare al mondo da un punto di
vista diverso e meno interessato e di
cogliere la bellezza nella vecchiaia e
nelle morte che per noi cristiani rappresenta la rinascita.
Le esperienze più profonde, a cominciare da quella dell’amore, prendono
origine e forma proprio da quella
Intervista ad Angelo Vescovi
Più informazione sulle
cellule staminali
I
APPROFONDIMENTO
l dibattito che si sta sviluppando e ampliando nella
letteratura scientifica e
nell’opinione pubblica sulla
produzione e l’utilizzo delle
cellule staminali embrionali
a fini terapeutici, sta rendendo urgente una riflessione che ne ponga in
luce le implicazioni etiche. L’istituto
di Ricerca sulle Cellule Staminali,
Dibit, H.S. Raffaele, Milano dal 2000
studia la biologia delle cellule staminali e la loro possibile applicazione in
protocolli di terapia cellulare, oltre a
realizzare progetti di ricerca e studio
sulle malattie degenerative del sistema nervoso (Parkinson, Alzheimer
e Huntington) e muscolare (distrofie
muscolari).
Abbiamo intervistato il dott.
Angelo Vescovi , con-direttore
dell’ Istituto ed esperto in materia.
Dott. Vescovi oggi si parla
molto di cellule staminali embrionali e di cellule staminali
adulte. Può sinteticamente
chiarirci di cosa si tratta e di
quale differenza anche negli
usi terapeutici, intercorre fra
le staminali embrionali e le
staminali adulte?
Un autorevole
parere
circa l’utilizzo
di cellule
staminali
embrionali e
somatiche
per uso
terapeutico
di
Redazione C.S.V.S.S.
comparare direttamente questi due
tipi di cellule che sono estremamente diverse e che permettono approcci
alla terapia totalmente diversi. Le cel-
Siamo di fronte ad un caso
di cattiva informazione o di
informazione parziale. La contrap- lule embrionali staminali si trovano
posizione tra cellule staminali adulte nell’embrione negli stadi più precoci
e cellule staminali embrionali è sba- di sviluppo e poi spariscono. Queste
gliata sia nella forma che nei fatti, cellule hanno in natura una funzione
intendendo con questo che c’è un precisissima: sono cellule che sono
errore nell’approccio al problema. Il preposte a costruire l’organismo nel
paragone potrebsuo insieme ed
Le cellule staminali
be essere fatto tra
ognuna è pluripocellule staminali embrionali sono
tente, cioè capace
embrionali e tra preposte a costruire
di produrre tutti
cellule staminali l’organismo cioè
i tipi di cellule e
somatiche o tessu- a produrre
sono 254 i tipi.
to specifiche, che
Non solo, ma le
tutti i tipi di cellule delsono sia di origine
cellule staminaadulta che di ori- l’organi
li
embrionali,
gine fetale. Non
dando origine a
è possibile infatti
tutte le cellule
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dell’organismo, hanno un enorme
potenziale proliferativo e svolgono
la funzione di costruire l’organismo
e non di ripararlo.
Perché si parla tanto delle potenzialità terapeutiche delle cellule
staminali embrionali?
Quando si parla di queste cellule come
cellule potenzialmente terapeutiche,
si fa una banalizzazione del problema
implicando che la terapia a base di
cellule staminali si basi solamente sul
generare tante cellule staminali e da
queste produrre delle cellule mature,
che forniranno parti di ricambio sui
tessuti malati. Queste parti verranno poi trapiantate. Si parla, quindi,
di una terapia che è basata solo ed
esclusivamente
Le cellule
sulla coltivazione
staminali
delle cellule fuori
embrionali
dall’organismo e
sul loro trapiansono però
to nella parte tumorigenimalata. Questo
che e non
è un tipo di appossono
proccio, ma non
essere
l’unico, per di più
diffonde l’idea
trapiantate
sbagliata che le
così come
cellule embriosono
nali sarebbero la
panacea per tutti
i mali. In contrapposizione, in questo
contesto ristretto, si sono dette due
cose: la prima, che le cellule staminali
adulte sono specializzate a produrre
solo le cellule mature per il trapianto
dell’organo in cui risiedono, la seconda, che queste cellule sono molto
difficili da far moltiplicare.
Le staminali embrionali sono però
cellule tumorigeniche e uno non
può trapiantarle così come sono ma
deve prima differenziarle, cioè prima
farle maturare nel tipo di cellula in
cui avviene il trapianto. Il secondo
problema è che, generalmente, non
sappiamo come produrre le cellule
per il trapianto e quando sappiamo
come produrle, non riusciamo a
Ma allora qual è il fondamento di questo dibattito?
Quando si parla di cellule
Foto di Monica Casagrande
di dati scienstaminali si parla della terapia per la cura delle malattie neuro- tifici pubblicati.
degenerative. Le cellule staminali Ci informiamo che i feti siano aborti
sono cellule estremamente promet- spontanei e con queste cellule stiamo
tenti, in un contesto terapeutico che per arrivare a fare una sperimenimplica trapianto di cellule come tazione clinica su uomo nel 2006.
terapia. Ma sono solo promettenti. Queste cellule forniscono quantità di
Non esiste una terapia con le stami- materiale cerebrale incredibile quinnali embrionali,
di, al momento,
Le cellule staminali
non c’è neanche
la terapia per le
in fase sperimenmalattie neuroembrionali non sono
tale e al momento
degenerative non
ad oggi utilizzate
non esistono le
ha bisogno di emper usi terapeutici.
condizioni
per
brionali staminali.
effettuare questa La sperimentazione si sta Mentre con le
concentrando
sperimentazione.
tessuto specifiche
Esistono
però
si sta arrivando a
sulle cellule tessuto
terapie salva-vita
sperimentazione
specifiche
che utilizzano le
clinica con le emprelevate dai feti
cellule staminali
brionali non c’è
adulte per il tra- abortiti spontaneamente niente.
pianto, come le
Altre voci del
cellule staminali epiteliali dell’epi- dibattito scientifico tuttavia, sotdermide che si utilizzano per fare tolineano che i feti abortiti spontrapianti di cornea. Così come ci taneamente sono spesso feti non
sono terapie salva vita per malattie sani e dunque non utili.
dei tumori del sangue che vengono Alcuni feti non sono sani, altri invece
curate con trapianto di cellule sta- sono stati abortiti per malformazione
minali adulte. Tutto ciò è opposto a uterina ma il feto è sano. La tecnica
quello che viene presentato al gran- permette di produrre, grazie a questi
de pubblico.
feti, cellule per centinaia di migliaia
Ci è sembrato estremamente intedi pazienti. L’ approccio è giovane,
ressante la sperimentazione da voi
promettente non ha problemi etici,
non ha problemi di rigetto.
effettuata sulle cellule staminali di
Quali sono i
Da un
problemi etici
punto di
sollevati dalla
vista
ricerca
sugli
scientifico
embrioni? Da
non si
un punto di vista della scien- può dubitare
za ci sono dei
che
dubbi sul fatto
l’embrione
che l’embrione
sia vita
possa
considerarsi
vita umana a tutti gli effetti?
Da laico quale sono, mi viene
veramente difficile capire
come si possa dubitare che
l’ embrione sia vita umana!
All’atto della fecondazione
viene a crearsi un entità biologica che rappresenta il primo gradino di quella che è la
vita dell’essere umano. Si assiste ad un evento unico in 16
miliardi di anni di vita dell’universo:
è l’unica volta che quell’entità biologica, con quel contenuto di informazione che è molto di più dell’unione
dei due gameti, viene a crearsi. Da
lì nasce un continuum che finisce
con la morte biologica. Il cercare di
tracciare arbitrariamente dei confini
all’interno di questo continuum è
semplicemente uno sterile esercizio.
L’idea che l’embrione a quello stadio
non è vita, perchè non è in grado di
interagire con l’esterno e non è in
grado di elaborare le informazioni
in forma cognitiva è una banalizzazione ed è pericoloso. Lo stesso
criterio applicato a qualcuno che ha
l’Alzhaimer ci darebbe la possibilità
di considerare il malato non vita.
Anche Norberto Bobbio sostiene,
in alcuni suoi scritti, che l’embrione
è vita sin dall’atto della sua prima
formazione, che il diritto alla vita è la
priorità numero uno e che a questo
segue il diritto alla maternità della
madre, ma solo come priorità subordinata alla prima. Hanno convinto il
pubblico che ci siano dei bigotti che
frenano il progresso, ma dove sta il
progresso? Solo nella spinta a risolvere i problemi e non nel fare falsa
informazione.
feti abortiti spontaneamente.
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APPROFONDIMENTO
bloccare la produzione di altri tipi di
cellule. Mi spiego: se voglio trapiantare le cellule nervose per il morbo
di Parkinson mi trovo anche cellule
della cartilagine, dell’osso
e del muscolo. Ovviamente
tutti questi problemi, che
saranno risolvibili in futuro,
non sono ancora stati risolti.
Resta poi il fatto che l’efficienza nel coltivare di cellule umane è ancora piuttosto
bassa.
Le cellule tessuto specifiche ci sono
già anche nei feti, dove svolgono una
funzione di rigenerazione ma anche
di crescita del tessuto e quindi sono
cellule che hanno le stesse caratteristiche delle adulte ma che hanno un
potenziale di moltiplicazione che è
più simile alle embrionali. Nei feti
hanno un potenziale proliferativo
talmente alto che le cellule prese da
un singolo feto possono bastare per
centinaia di migliaia pazienti. Si tratta
Crono-storia di una famiglia “speciale”
Famiglia e disabilità
APPROFONDIMENTO
U
La nascita di
una disabilità in
famiglia,
dallo
smarrimento
alla
parziale
accettazione
n
giorno
avdisabilità, riesce a manifestare, (visto
venne che in una
che riesce a fare perché non provare
famiglia nacque
a….), e a farli diventare agganci su
un bimbo che non
cui poggiare l’esistenza anche della
era come se lo asfamiglia. Naturalmente queste fasi
pettavano i genisi intrecciano continuamente dando
tori, e fino a qui tutto normale,
luogo a dinamiche individuali e fanessun bambino riesce a soddisfare
migliari che, se da un lato generano
pienamente le aspettative di mamma
incomprensioni e difficoltà di rape papà, ma in quel bimbo c’era qualporto emotivo, dall’altro portano,
cosa, (o sarebbe accaduto qualcosa),
anche se più o meno lentamente, ad
di Gianni Moretti
che, con l’andare del tempo, avrebbe
un’ interazione sociale tra la famiglia
reso quella famiglia “speciale”. Ho
e le istituzioni, con una integrazione,
iniziato descrivendo una nascita per l’evidenza può dire esattamente il più delle volte sempre più marcata,
sottolineare, appunto, la nascita di l’opposto: si tratta di un meccanismo dell’individuo con disabilità e delle
una disabilità, ma teniamo conto che di difesa che però lascia il tempo che sue caratteristiche personali.
ognuno di noi è un potenziale disa- trova.
Teniamo conto che una famiglia con
bile con tutti gli annessi e connessi di La terza fase, quella della richiesta un disabile a carico diventa anch’essa
una situazione che l’esistenza
disabile, con esigenze e bisogni
che non possono ascoltare solo
può riservare.
la voce dell’indifferenza, del
E’ proprio così, l’avvento in una
pietismo, dell’assistenzialismo
famiglia di una situazione di
e delle promesse mancate, ferdisabilità sconvolge, in positivo,
mo restando che la famiglia è
(paradossalmente), e in negatie deve rimanere il fulcro della
vo, tutte le certezze, i desideri,
nostra società, là dove nascono
le emozioni e i valori che mae si sviluppano le risorse umagari prima sembravano essere
ne di ogni individuo. Occorre,
insostituibili punti di forza.
essenzialmente, muoversi su
Vorrei fare una crono-storia
due fronti, quello di soddisfare
di una famiglia a cui capita la
queste esigenze con efficaci
disavventura di un evento che
comporta la disabilità di un suo
iniziative sociali, politiche e di
componente: per semplificare
solidarietà, e quello di promuoun po’ prenderò in prestito
vere la nostra sensibilità daalcune delle moltissime fasi di
vanti alle potenzialità positive
quello che ho potuto conoscere
che la famiglia, ma soprattutto
l’individuo con disabilità può
e constatare in situazioni di
Il Signor Possa Giuseppe di Giorgio Da Valeggia
manifestare, perché diventino
questo tipo.
La prima fase, come ho già detto, è di aiuto, (proviamo a chiedere… gratificazione e realizzazione persoquella della rabbia: l’incredulità e magari ci possono dare una mano, nale e beneficio collettivo.
lo smarrimento, (perché proprio a in qualche modo), porta in sé la connoi?), di fronte ad un avvenimento creta presa di coscienza della situacosì grave, che porta in tutti i compo- zione, è un passo importante verso il
nenti della famiglia, una sensazione capovolgimento di fronte, in chiave
di estrema impotenza e rabbia, per- di disposizione, di una situazione che
ché in quel momento la vita parla un va mano a mano delineandosi con la
linguaggio incomprensibile.
sua, purtroppo consueta drammatiLa seconda fase è quella del rifiuto cità.
della situazione, (ma sì … non è La quarta fase è quella dell’accettaniente di particolarmente grave…), zione, mai totale, che spinge a deterin cui la famiglia tende quanto meno minare, sempre di più, i punti di forza
a minimizzare l’accaduto anche se alternativi che l’individuo colpito da
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Un’umanità che rifiorisce sentendosi a casa
E’ possibile essere padre
di un figlio non tuo?....
Sì!”
Questo
slogan
dell’Associazione
AiBi
(Associazione Amici dei
Bambini, da molti anni impegnata
sul fronte dell’adozione e della cooperazione internazionale) entrato
nelle nostre case qualche anno fa
attraverso la televisione, riassume
efficacemente quello che è il grande
paradosso dell’adozione: l’essere padre evoca il grande mistero del dare di Cristina Femminis
la vita, di vedere nascere e crescere
un figlio che ti assomiglia, che continua, in qualche modo, la tua vita che quel figlio non sia “tuo”, anche
(non a caso nel mondo antico forse nel senso più immediato e carnale
solo la vergogna del tradimento era del termine, come del resto, forse in
paragonabile alla “maledizione” di modo meno evidente, ma altrettanto
non poter procreare), ma nel
“non tuo” c’è tutto il senso
enigmatico
dell’accogliere
come “tuo” ciò che non viene
da te, ciò che era infinitamente
lontano e diverso, ma misteriosamente destinato ad entrare
nella tua vita.
L’adozione è, dunque, un paradosso e una scommessa, una
scommessa contro tutte quelle
visioni psicologiche, sociologiche e filosofiche che ritengono Bambini in Perù
che l’uomo sia soltanto un provero, un fidotto del suo passato, delle sue prime glio non è mai dei proprio genitori;
esperienze, della sua ereditarietà ge- nel senso che è “altro”, un’altra vita,
netica e culturale, e una scommessa un altro uomo, un altro mistero
anche contro tanta cultura che tende insondabile che nessun genitore e
a vedere il figlio come la realizzazio- poi nessun marito, nessuna moglie,
ne del sogno dei genitori, come un nessun amico… potrà mai possedere
diritto di genitori
fino in fondo.
che lo desiderano a Nell’adozione c’è
Adottare un bamtutti i costi a propria tutto il senso
bino, accogliendolo
immagine e somi- enigmatico
con tutta la sua stoglianza, così come,
ria, a volte drammadell’accogliere
in altre circostanze,
tica, sempre triste
qualcosa di scomodo come “tuo”
e segnata dall’abche i genitori hanno ciò che non viene
bandono; oppure
il diritto di evitare o, da te e che era
prendere in affido
addirittura, di elimi- destinato a entrare
un bambino con
nare.
tutto il suo dolore,
nella tua vita
Ed è anche accettare
la sua frustrazione,
la sua insicurezza…per un periodo
difficilmente definibile, significa farsi
carico della paternità e della maternità in un senso molto profondo,
accettando il fatto che i figli vanno
amati perché possano crescere da
uomini, acquisendo fiducia in se
stessi nello sguardo amoroso di chi li
ha presi come figli senza pretendere
ultimamente di possederli, secondo
la verità di ogni autentico rapporto
fra padri e figli.
“Ami, e non pensi essere amata: ad
ogni/ fiore che sboccia o frutto che
rosseggia/ o pargolo che nasce, al Dio
dei campi/ e della stirpi rendi grazie in
cuore” recita un verso dell’indimenticabile poesia di Ada Negri, “Mia
Giovinezza”.
In fondo ogni uomo e ogni donna
che diventano padri e madri,
sono chiamati prima e più di
ogni altra cosa ad essere lo
strumento attraverso cui un
bambino è aiutato a sentire che,
comunque e al di là di tutto, se
esiste è stato voluto ed amato,
percependo, ultimamente, il fascino nell’amore di Dio; senza
un padre terreno, amorevole e
autorevole, è sempre più difficile avere coscienza di un altro
Padre presente nella vita di ogni
uomo.
Di contro è difficile immaginare
quale vuoto: umano, psicologico,
affettivo, emozionale e perfino fisico
porti una situazione di abbandono o
di grave deprivazione affettiva, quale
insicurezza, quale ripiegamento su
se stessi e quale smarrimento della
ragione e dell’affetto attecchisca nel
bambino abbandonato.
Nello stesso tempo, tuttavia, ogni
storia di adozione e di affido porta
con sé la commovente esperienza di
poter “guardare”, seppure in mille
difficoltà, il miracolo di un’umanità
che rifiorisce sentendosi “a casa”.
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APPROFONDIMENTO
“
Adottare un
bambino è
accettare una
scommessa contro
tutta quella cultura
che tende a vedere
nel figlio la
realizzazione
del sogno dei
genitori
SPECIALE ADOZIONI
Un figlio “non tuo”
L’ABC dei genitori adottivi o affidatari
La strada verso l’adozione
L
’adozione e, forse,
ancora di più l’affido,
sono l’affermazione,
a volte implicita,
non detta, ma profondamente riconosciuta, che la vita è data, è un dono
da chiedere, accogliere e custodire
qualunque sia la sua origine. La
legge italiana e internazionale, per
garantire ai bambini ed ai loro futuri
genitori adottivi un’adozione legalmente corretta e rispettosa dei diritti
di tutti i protagonisti, prevede delle
procedure particolari.
Il cammino
burocratico che
porta il bambino
nella sua nuova
famiglia è scandito
da diverse
procedure, che la
legge introduce
a tutela dei diritti
dei minori e dei
genitori
di
Patrizia Omodei
APPROFONDIMENTO
SPECIALE ADOZIONI
L’ adozione nazionale
Presentare una domanda per un’adozione nazionale significa dare la
propria disponibilità ad avere
in adozione un minore in stato
di adottabilità presente sul territorio italiano.
Il Tribunale per i minorenni
presso cui si presenta domanda
non emette quindi alcun parere,
positivo o negativo, ma si limita
a valutare le caratteristiche
della coppia disponibile per un
eventuale adozione. La coppia
deve presentare domanda presso un Tribunale per i minorenni.
Successivamente il Tribunale
chiede ai servizi sociali della
Unità sanitaria competente per
territorio di stendere una relazione sulla coppia richiedente,
Foto
attraverso dei colloqui con gli
psicologi. Purtroppo non essendoci
un decreto finale del Tribunale, la
coppia vive nell’assoluta impossibilità di sapere l’esito della domanda
che ha valore di tre anni dalla data di
presentazione. La coppia deve dunque sapere che se entro tale periodo
non è stata convocata, la domanda
non è più tenuta in considerazione ed
occorre ripetere l’intera procedura.
L’adozione internazionale
L’adozione internazionale permette
di accogliere a far parte integrante
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luogo, rispondere ai requisiti previsti
dall’art. 6 della legge n. 184/1983 che
prevede che le coppie siano:
• coniugate;
• sposate, al momento della dichiarazione di disponibilità, da almeno 3
anni o che raggiungano tale periodo
sommando alla durata del matrimonio, il periodo di convivenza prematrimoniale;
• non aventi in corso o di fatto alcuna separazione;
• la differenza massima tra adottanti
e adottato è di 45 anni per uno dei
coniugi e di 55 per l’altro. Tale limite
può essere derogato se, ad esempio i
coniugi adottano due o più fratelli;
• in possesso delle capacità di educare, istruire e mantenere il figlio adottivo.
2)L’indagine dei servizi socio-assistenziali
di Monica Casagrande
della propria
famiglia bambini di altri paesi, con
cultura, lingua, tradizioni diverse.
Per tutelarne i diritti, la normativa si
fa più complessa.
1)La dichiarazione di disponibilità
La prima tappa è il Tribunale per i
minorenni competente per il territorio di residenza. Successivamente,
occorre rivolgersi all’ufficio di cancelleria civile per presentare la “dichiarazione di disponibilità” all’adozione internazionale. Gli aspiranti
genitori adottivi devono, in primo
I servizi socio-assistenziali degli Enti
locali hanno il ruolo
importante di conoscere la coppia e di
valutarne le potenzialità
genitoriali,
raccogliendo informazioni sulla loro storia
personale, familiare e
sociale. Il lavoro dei
servizi è volto alla stesura di una relazione
da inviare al Tribunale che fornirà al
Giudice gli elementi di valutazione
sulla richiesta della coppia oltre a
informare in modo corretto e completo gli aspiranti genitori adottivi
sulle condizioni di vita dei bambini
nei paesi di loro provenienza e sugli
stili di vita a cui sono abituati.
3)Il decreto di idoneità
Una volta ricevuta la relazione il
Tribunale convoca i coniugi e può,
se lo ritiene opportuno, disporre di
ulteriori approfondimenti. A questo
punto il Giudice decide se rilasciare
un decreto di idoneità o se emettere,
invece, un decreto attestante l’insussistenza dei requisiti all’adozione
decisione presa con riferimento agli
accertamenti compiuti dai servizi.
Una volta rilasciato, il decreto viene
inviato alla Commissione per le
adozioni internazionali.
Dopo che il bambino è entrato in
Italia, la procedura si conclude con
l’ordine, da parte del Tribunale per
i minorenni di trascrizione del provvedimento di adozione nei registri
dello stato civile.
Competente a questa trascrizione è il
Tribunale per i minorenni del luogo
di residenza dei genitori nel momento del loro ingresso in Italia con il
4)La ricerca
La coppia in possesso del decreto di idoneità deve iniziare
entro un anno dal suo rilascio
la procedura di adozione internazionale, rivolgendosi ad
uno degli enti autorizzati dalla
Commissione per le adozioni
internazionali.
5)L’incontro all’estero
Si tratta della fase più delicata
e importante dell’intera procedura di adozione. In questa fase
l’ente autorizzato si fa carico
della procedura di adozione
nel paese straniero scelto e,
una volta ricevuta dall’autorità
Maternità di Giorgio Da Valeggia
minore.
straniera la proposta di incontro
con il bambino da adottare, informa Con la trascrizione il minore diventa
gli aspiranti genitori adottivi e li definitivamente un cittadino italiano
assiste svolgendo tutte le pratiche e un membro a tutti gli effetti della
necessarie.
nuova famiglia.
Se gli incontri della coppia con il
bambino si concludono positivamen- L’ affido
te, anche da parte delle autorità del L’affido è un progetto di inserimento
paese straniero, l’ente trasmette gli temporaneo di un bambino in una
atti e le relazioni alla Commissione famiglia diversa dalla propria, scelta
per le adozioni internazionali in dai Servizi Territoriali. Ha la durata
Italia, attestando la sussistenza dei massima di 2 anni, eventualmente
requisiti previsti dalla Convenzione rinnovabili.
de l’Aja art. 4.
L’affido a tempo pieno si realizza
quando il bambino, seppur per un
6)Il rientro in Italia
periodo limitato, necessita di vivere
Una volta ricevuta dall’ente autoriz- presso una famiglia diversa dalla sua
zato la documentazione sull’incontro notte e giorno.
avvenuto all’estero e sul consenso L’affido diurno, invece, si rende nea questo prestato dai coniugi, la cessario quando il minore ha bisogno
Commissione per le adozioni inter- di compiere in alcuni momenti della
nazionali autorizza l’ingresso e la settimana esperienze integrative che
permanenza del minore adottato la sua famiglia non è in grado di forin Italia, dopo aver certificato che nirgli quali, ad esempio, particolari
l’adozione sia conforme alle disposi- attività educative, di sostegno scola-
il filo di arianna
ottobre-dicembre 2004
27
SPECIALE ADOZIONI
6)Finalmente a casa
stico, di socializzazione o ricreative.
Potenzialmente tutti possono divenire affidatari, famiglie con o senza
figli, singoli individui
La Legge prevede due modalità
di
predisposizione
dell’Affido
Familiare:
• quella consensuale, che è realizzata direttamente dal Servizio Sociale
territoriale con il consenso concorde
dei genitori e, se ha più di 12 anni,
anche del bambino, è resa esecutiva
dal Giudice Tutelare del Tribunale
Ordinario;
• quella non consensuale, che è disposta
da un provvedimento del Tribunale per
i Minorenni il quale
si avvale, comunque,
del Servizio Sociale
territoriale per la
sua attuazione e
vigilanza.
Il Servizio Sociale
ha
l’obbligo
di
tenere
costantemente
informato
il Giudice Tutelare
o il Tribunale per i
Minorenni sull’andamento dell’affido.
In base alla Legge
53/2000 gli affidatari
possono usufruire dell’astensione
obbligatoria dal lavoro nei primi tre
mesi dall’ingresso in famiglia del
bambino, se questi non ha superato
gli 8 anni di età. La legge 285/1997,
che ha la finalità di promuovere
diritti ed opportunità per l’infanzia,
finanzia questa campagna informativa e promozionale sull’affido.
Anche la Legge Quadro 328/2000,
che promuove la realizzazione del
sistema integrato dei Servizi Sociali,
valorizza l’affido familiare.
APPROFONDIMENTO
zioni della Convenzione de l’Aja.
Adozione: i Servizi valutano l’idoneità della coppia
I diritti del minore
APPROFONDIMENTO
SPECIALE ADOZIONI
I
l dibattito aperto in questi La legge ha
mesi ripropone implicita- attribuito la
mente il principio che la
preminenza
genitorialità sia un diritto
soggettivo che pretende il assoluta al
riconoscimento e la tutela.
diritto del
I temi sul tavolo sono estremamente
complessi: sono in gioco i criteri per minore di crescere
la determinazione dei diritti assoluti ed essere
e inviolabili.
educato
Numerose sono le leggi che nel tempo si sono succedute nella disciplina nell’ambito
dell’istituto.
di una famiglia
La legge 4 maggio 1983 n°184
“Disciplina dell’adozione e dell’affi- di Claudia Salina
damento dei minori” riformata dalla
legge 28.03.2001 n°149, significativa- nale, introducendo nell’ordinamento
mente ora denominata ”Diritto del italiano anche l’adozione di minori
minore ad una famiglia”, quasi a vo- di nazionalità straniera.
ler ribadire quale dei soggetti in gio- Il crescente divario tra “domanda”
co possa vantare un diritto, ha
attribuito preminenza assoluta
al diritto del minore di crescere
ed essere educato nell’ambito
principalmente della propria
famiglia e qualora ciò non fosse
possibile, di un’altra famiglia
adottiva e, per ciò che concerne
l’adozione di bambini stranieri,
di una famiglia del proprio paese d’origine.
Tale diritto costituisce il leitmotiv di tutta la materia e di- Foto di Monica Casagrande
venta elemento imprescindibile
ed “offerta”
nell’applicazione della legge.
di adozioni, che ha spinto numerose
L’adozione è pertanto perseguibile coppie a percorrere la via dell’adosolo ove tale diritto, per la situazione zione internazionale, ha motivato
di abbandono definitivo ed irreversi- un intervento legislativo.
bile del minore, non possa realizzarsi La Convenzione è stata emanata perconcretamente.
ché venissero garantiti sia i bambini
La normativa descritta dalla L.184/83 sia le coppie disciplinando gli Enti
ha subito delle profonde modifiche autorizzati a gestire, a fianco delle
a seguito della
coppie, nei diversi
ratifica da parte La Convenzione
paese del mondo,
dell’Italia
della internazionale
le procedure per
Convenzione in- dell’Aia
l’adozione.
ternazionale del- è stata emanata
Rimandando ad
l’Aia (1993) per la
altro contributo
tutela dei minori per garantire sia
la disamina della
e la cooperazione i diritti dei bambini
procedura, riterin materia di ado- che delle coppie
rei utile mettere
zione internazioin evidenza due
28
il filo di arianna
lottobre-dicembre 2004
aspetti dell’istituto per ciò che attiene ai requisiti della coppia adottante
e alla funzione dei Servizi Territoriali
competenti.
Sul primo aspetto la legge prevede
che l’adozione sia consentita a coniugi sposati da almeno tre anni e
non separati, neppure di fatto. (art.6
comma 2^ L.149/2001).
Non possono pertanto adottare le
persone singole e le famiglie di fatto.
Questa preclusione deriva dall’art.29
della Costituzione che, riferendosi
alla famiglia come società naturale
fondata sul matrimonio, indirettamente riconosce sia un diritto al minore alle due figure genitoriali, sia il
matrimonio come condizione di una
piena tutela giuridica della famiglia.
In secondo luogo si richiede che
i coniugi siano effettivamente
idonei ad educare, istruire e
mantenere i minori che intendono adottare e che abbiano
almeno diciotto anni d’età e
non oltre quarantacinque anni
in più del minore da adottare.
Per ciò che concerne il secondo aspetto individuato, non
v’è dubbio che l’attività svolta
dai Servizi degli Enti locali sia
estremamente importante e
delicata.
Il compito dei Servizi è diretto alla
conoscenza di tutti quegli elementi
che consentano di giudicare la capacità della coppia di prendersi cura
del minore e ad informare sulle procedure, sugli enti autorizzati e sulle
forme di solidarietà nei confronti del
minore assumendosi l’incarico di
preparare gli aspiranti all’adozione
(art. 3 comma 4^ legge 31/11/98
n°476 - Ratifica ed esecuzione della
Convenzione tutela dei minori e
cooperazione in materia di adozione
internazionale).
Una scelta d’amore
ne mancata.
E’ l’atto, libero, con cui un uomo e
una donna prendono come proprio
figlio un bambino non nato biologicamente da loro.
di Stella Poscio
E’ l’incontro di due bisogni: il desiderio di un figlio e l’esigenza, più
importante, di avere un padre e una una scelta che trascina l’affezione.
madre.
Che tu sappia il nome, la data di naTuttavia nella mia esperienza il scita e tutti i dettagli sanitari, come
punto d’inizio non è stata una man- normalmente accade nell’adozione
canza, ma una bellezza, un’attratti- nazionale, o indicazioni più scarse
va: vedendo i figli degli amici mi è e incerte, come per i bambini che
sembrata un’esperienza bella avere vengono dall’estero, la sfida alla tua
dei figli. Non arrivando figli
naturali non abbiamo pensato
subito all’adozione, ma conoscendo famiglie che avevano
adottato dei bambini ci è sembrata una cosa bella, che faceva
per noi. Adottare è infatti “un
modo diverso” di avere dei
figli rispetto alla generazione
naturale, ha una sua specificità
da riconoscere e da verificare
come possibilità di positività ed
Orfanotrofio in Perù
adeguatezza per sé.
Presentata la domanda di adolibertà è la stessa.
zione, la parola attesa definisce una Poi quando il bambino entra in casa
condizione che, a mio parere, e a il rapporto quotidiano dà volto, prodispetto dei suggerimenti di qualche fondità e densità di esperienza all’inpsicologo, non è fatta di sogni o va- tuizione e allo slancio di quel sì.
gheggiamenti, ma di un radicamento Il percorso dell’adozione internaziotenace e concreto al presente, a nale aggiunge un dato di diversità
quello che c’è, più che a quello che (razza, cultura, ambiente) rispetto a
manca.
cui misurare con sincerità la propria
Poi di fronte alla
disponibilità
ed
proposta: c’è que- L’adozione
apertura. A questo
sto bambino, si fa è un atto libero,
proposito,
così
come un salto a dire non fatto di sogni
come nella scelta
sì: prendere come
dell’associazione
ma radicato
nostro figlio, in un
cui
rivolgersi,
certo senso la cosa al presente
incontrare e conopiù mia che ci sia, un
scere
esperienze
bambino totalmente estraneo, non concrete (famiglie, associazioni) con
nostro. E’ una decisione, un giudizio, cui paragonarsi costituisce il metodo
più semplice per scoprire il proprio
orientamento e le proprie affinità
in un legame con i fatti, sempre più
illuminante delle teorie.
Nell’esperienza di positività di un
rapporto presente, la consapevolezza che all’origine di ogni storia
di adozione c’è una ferita (un figlio
non voluto) non genera il bisogno
di cancellare e dimenticare niente,
certi che noi non bastiamo ai nostri
figli, ma che il nostro essere padre e
madre è l’abbrivio per un orizzonte
infinito. A questo proposito il raccontare ai propri figli la loro storia non
è innanzitutto una preoccupazione
psicologica, ma un amore alla realtà
e una provocazione alla verità di loro
e di noi stessi.
Fino al punto
Raccontare
che una
ai propri
persona,
fi
gli
la loro
mi disse,
tempo fa,
storia è un
aprendo- atto d’amore
mi
una
nei confronti
prospettiva azzar- della realtà e
una provodata, ma
i n t e r e s - cazione a noi
sante, che
stessi
il vero traguardo è
che il bambino
adottato divenga un luogo di ospitalità, nell’anima, o concretamente se
del caso, per i suoi genitori biologici.
A conclusione di questi brevi appunti vi giro l’interrogativo che un
amico mi ha proposto, parafrasando
le parole di Dio e la sua sfida a ogni
singolo uomo: “Ti ho amato di un
amore eterno. Dall’eterno tu sei.
Vuoi che ti faccia esistere se non per
la felicità?”.
Con tali autorevoli rassicurazioni
l’avventura dell’adozione ha un cuore più leggero.
il filo di arianna
ottobre-dicembre 2004
29
APPROFONDIMENTO
A
dozione non è aiutare qualcuno che
ha bisogno, né il
diritto ad avere un
figlio o il surrogato
di una procreazio-
Adottare è un
modo diverso di
avere dei figli
rispetto alla
generazione
naturale, con una
sua bellezza e
positività
SPECIALE ADOZIONI
La testimonianza di Stella
L’assessore Mariangela Cotto per gli anziani
Case di riposo aperte
G
Intervista
all’Assessore Cotto
sulle iniziative
della Regione
Piemonte per
contrastare la
solitudine degli
anziani nelle case
di riposo
le aprire ambienti in cui le persone
soffrono l’isolamento e la solitudine.
Le case di riposo vengono aperte
per far conoscere i problemi di coloro che ci vivono, di chi vi presta la
propria attività lavorativa, di chi le
amministra. Vogliamo però anche
far entrare i cittadini nelle case di riposo, migliorando le relazioni.
Abbiamo proposto tantissime
iniziative tra cui dei momenti di
lettura dei giornali. Il giornale
si è rivelato un ottimo strumento, ma anche la conversazione,
il chiacchierare, la riscoperta di
antiche ricette, di favole che poi
possono essere pubblicate localmente. L’iniziativa sta avendo molto successo in Piemonte
dove le case di riposo sono 782
Foto
e ospitano 40.000 cittadini.
di
APPROFONDIMENTO
entile
Assessore
Cotto,
l’iniziativa Case di Riposo
Aperte è stata voluta e promossa
dall’Assessorato
alle Politiche Sociali della Regione
Piemonte per far conoscere i problemi legati al mondo degli anziani
che vivono nelle strutture. Ci può
spiegare meglio di che cosa si tratta? Si tratta di un’iniziativa che vuo-
La prima edizione dell’iniziativa ha dato particolare importanza
al ruolo svolto dalla comunicazione
come mezzo per stabilire un contatto con gli anziani. Quali sono le
iniziative che la Regione Piemonte
ha in programma per la seconda
edizione di Case di Riposo Aperte?
Anna Riva
stare insieme, per gustarsi la vita, per
interrompere la monotonia di una
giornata che si vive nelle case di riposo. Desideriamo lanciare un messaggio: si può mangiare con gusto nelle
case di riposo e anche negli ospedali,
30
di Monica Casagrande
perché a volte si pensa che quando si è anziani
si debba mangiare solo determinate
cose, invece il gusto non fa male a
nessuno.
centrale il gusto inteso
come la capacità di
gustarsi la vita
anche in casa di riposo
il filo di arianna
lottobre-dicembre 2004
Come vede il ruolo delle associazioni di volontariato nel contrastare la solitudine degli anziani?
E’ fondamentale perché il pubblico
non può fare tutto. Abbiamo bisogno
di lavorare tutti insieme, in tanti, per
poterci relazionare di più. E anche
gli anziani che sono soli possono
entrare nelle associazioni di
volontariato e come soggetti
attivi fare qualcosa per gli altri,
uscire dall’isolamento.
Quali sono le politiche del
suo Assessorato a sostegno
delle famiglie che hanno a
carico un anziano non autosufficiente?
Quali sono secondo Lei gli interventi che le pubbliche amministrazioni
dei grandi e piccoli comuni possoLa seconda edizione di Case di no attivare presso la cittadinanza
Riposo Aperte avrà come tema cen- al fine di favorire la partecipazione
trale il mangiare
dei cittadini ancon gusto e quindi La seconda edizione
ziani nella socieil vivere con gusto. avrà come tema
tà?
Siamo la Regione
che organizza il
Salone del gusto e sappiamo
quanto il cibo sia
un’occasione per
visto tanti anziani ma anche tanti
giovani relazionarsi con gli altri e
stringere nuove amicizie. Il progetto
di contrasto alla solitudine è innovativo perché stabilisce un contatto
diretto con gli anziani, attraverso
il telefono o una chiacchierata. Le
persone hanno così la possibilità di
esprimere le proprie esigenze. Un
altro punto centrale del progetto e
quello di cercare di stabilire una rete
di relazioni tra persone e tra enti.
Ci sono tantissime iniziative. Noi
abbiamo lanciato
un progetto di
contrasto
della
solitudine che ha
Noi abbiamo ripartito i finanziamenti agli enti gestori
perché i titolari delle funzioni
socio-assistenziali sono i comuni. Interveniamo pertanto nella programmazione, nel coordinamento,
nella verifica. I consorzi dei comuni
possono in questo modo realizzare
dei progetti e intervenire con assegni
di cura, quindi con un indennità economica, con servizi, come le cosiddette ADEST (assistenti domiciliari)
o attraverso un’integrazione per la
retta delle case di riposo.
Quando la famiglia diventa “soggetto sociale”
Famiglia e Volontariato
Gentile Prof.ssa Rossi, ci
può spiegare quali sono i
tratti distintivi dell’associazionismo familiare e a chi
si rivolge?
di
Anna Riva
una serie di altre iniziative che non
sono legate alla dimensione mutualistica. Si fanno pertanto promotrici
Foto Archivio Claudio Francioli
L’associazionismo familiare nasce di riconoscimenti di diritti familiari e
nella sua forma più pura come pro- contribuiscono alla diffusione di un
mosso da famiglie che hanno dei codice solidaristico all’interno della
membri deboli con difficoltà e quindi società.
si caratterizza per una dimensione di
tipo mutualistico, vale a dire la rispo- Qual è il metodo prevalente che il
sta al bisogno di un membro debole. volontariato familiare adotta?
Le associazioni familiari, tuttavia, Dalle indagini svolte emerge come le
non si limitano a
associazioni famirispondere ai disagi Rispondono a esigenliari italiane siano
gravi, ma ampliano ze dei singoli membri
organismi promossi
lo spettro di servizi ma si fanno
soprattutto
da
costituendo nuclei
famiglie e attuino
carico anche del
fondamentali,
ad
interventi non solo
esempio, nell’ambito riconoscimento dei
rivolti alla famiglia,
dei centri di aggre- diritti
ma capaci di coingazione giovanile, e della famiglia
volgerla direttamenpromuovendo tutta
te nell’azione: in
questo modo si agisce sulle relazioni
familiari, rigenerandole e rafforzandole perché trovino nel modo più
autonomo possibile la risposta risolutiva al proprio bisogno. In ragione di
questo operano in settori che vanno
dalla tutela dei diritti delle famiglie
all’educazione, dal sostegno all’assistenza, dal recupero di persone
devianti ed emarginate alle attività
informative e di consulenza. Si può
dire addirittura che tali organizzazioni “producono famiglia”, ovvero
stimolano una nuova consapevolezza
del proprio essere famiglia.
In che senso si può parlare di
empowerment relativamente
all’associazionismo familiare?
L’aiuto di famiglie che si associano crea nel contesto societario una maggiore forza, quindi
c’è un rinforzo indiretto della
famiglia. Bisogna segnalare
che anche le istituzioni si sono
rese conto dell’importanza di
promuovere l’associazionismo
familiare e, alcune istituzioni
fra le più illuminate, si sono già
mosse in questa prospettiva in
un’ottica di sussidiarietà.
Quali politiche, secondo Lei, si
rendono necessarie per favorire la valorizzazione della famiglia
come soggetto sociale e culturale?
Le politiche possono essere molte,
oggi ci sono diverse esperienze significative in Italia. La logica sottesa
è la prospettiva sussidiaria, da cui si
evincono varie forme di promozione.
Occorre però attivare forme di promozione della famiglia e non solo dei
singoli membri, perché a volte non
sempre promuovendo i singoli membri si riesce a promuovere la famiglia. In questo senso si può parlare di
una cittadinanza della famiglia, che
dipende dalla sua capacità di elevarsi
al di sopra della somma tra i diritti e
i doveri dei suoi singoli membri e di
diventare “soggetto sociale”.
il filo di arianna
ottobre-dicembre 2004
31
APPROFONDIMENTO
L
’associazionismo familiare rappresenta
una maniera di rispondere ad alcuni
bisogni che emergono
all’interno
della famiglia stessa, raccogliendo
la sfida a contrastare le situazioni di solitudine e più in generale
dell’individualismo. Gli effetti positivi dell’associazionismo familiare si
estendono anche alla società intera,
fino a fare del nucleo famiglia un “soggetto sociale”, in grado di influenzare
positivamente la cultura e la società.
Giovanna Rossi, Professore ordinario di “Sociologia della famiglia”
(Facoltà di Psicologia) presso l’Università Cattolica di
Milano, autrice di numerosi studi ed indagini sulla
famiglia e le sue forme associative, ci ha offerto alcuni spunti di riflessione
sul ruolo che l’esperienza
dell’associazionismo
familiare riveste nel nostro
Paese.
Associazioni che
stimolano
una nuova
consapevolezza
del proprio essere
famiglia attraverso
la condivisione di
problematiche e
necessità
La situazione nei tre principali comuni del VCO
Politiche sociali per la
Famiglia
L
a famiglia è al centro di una serie di iniziative da parte dei
Comuni della provincia che attraverso
l’assessorato alle politiche sociali e i Consorzi dei Servizi
Sociali attuano interventi di sostegno
e promozione dei nuclei familiari e
dei loro membri.
APPROFONDIMENTO
Comune di Verbania
Affitti sempre più
cari, problemi
economici e
relazionali
pesano
sull’equilibrio
fragile
dei nuclei
familiari più
svantaggiati
Il Comune di Verbania ha investito
molto in questi ultimi anni nelle di Redazione
politiche giovanili. Prima con l’Informagiovani e poi avviando alcune
esperienze, che hanno riscosso un
certo successo e che sono state prese
a modello da altre realtà nella
provincia e non solo.
Conosciuto in tutta la provincia
è lo spazio KOLMO , un centro di aggregazione giovanile e
gestito dal Comune con la compartecipazione di Contorno
Viola e di due peer-educator.
Nel centro si realizzano attività
di animazione di vario tipo,
tra cui un gruppo di ragazzi di
writers che hanno dipinto le
pareti del centro e un gruppo di
hackers. KANTIERE si trova
a Possaccio ed è un progetto
legato ai gruppi musicali che fa
parte del circuito Musicamedia.
«L’esperienza dei peer-educator è
partita da Verbania e rappresenta
Foto di Monica Casagrande
associazioni
un modello educativo molto
interessante ed esportabile non solo per progettare linee di intervento
a livello territoriale, ma che potrebbe giovanili comuni. La Provincia del
anche essere applicato ad altre realtà VCO ha fatto proprio questo gruppo promettente
come ad esempio
Le iniziative
che presto verrà
il volontariato o il
istituzionalizzato.
lavoro» ci spiega in programma
Il Consorzio dei
Ivana
Rochi, vanno nella direzione
Servizi
Sociali
assessore
alle del miglioramento
gestisce le emerpolitiche sociali della qualità della
genze e le prodel Comune di
vita dei cittadini
blematiche
più
Verbania.
Da poco si è costigrosse.
tuito un forum in«Rispetto
alle
formale tra alcune amministrazioni e politiche familiari nuove riflessioni
32
il filo di arianna
ottobre-dicembre 2004
orientano il Comune ad intraprendere
iniziative in favore del miglioramento
della qualità della vita. Il Comune oltre
ad offrire servizi strutturali quali scuole, asili , case di riposo vuole aiutare i
cittadini a superare la fatica del vivere
quotidiano» sottilinea l’assessore.
«Il termine assistenza implica una certa
passività dei soggetti. Tra i nostri progetti c’è quello di ampliare le proposte
alla popolazione anziana - continua
l’assessore Ronchi- come istituzione
vorremmo promuovere un ruolo attivo
dei cittadini. Gli anziani, ad esempio,
sono portatori di tradizioni, sapienza e
studi che possono essere messi a disposizione della comunità a beneficio di
tutti. Non dimentichiamoci che gli ultrasessantenni sono il 25% della
popolazione
Gli anziani
di Verbania,
di cui una sono portatori di
b u o n a
fetta sono
tradizioni e
ultraottandi risorse
tenni ancora
che
attivi nelle
possono
famiglie e
essere
mesnel volontariato». Le
se a
categorie a
beneficio
rischio sono
di tutta la
le
donne
comunità
giovani
separate
con
figli
a carico, i genitori con figli
handicappati fisici e psichici e gli
anziani. Per le donne c’è un servizio
di mediazione familiare presso lo
sportello Donna della Provincia che
offre tutela legale gratuita per donne
con figli a carico a cui i mariti non
passano gli alimenti. Preoccupante il
problema della casa. «Gli affitti sono
alle stelle e le famiglie non riescono
a coprire tutte le spese. Occorre una
politica della casa che preveda anche
accordi con i proprietari», conclude
l’assessore Ronchi.
Comune di Domodossola
A Domodossola il Comune gestisce
di una normalizzazione, quindi vogliono estendere i servizi a tutti i bambini».
Per la famiglia, gli aiuti consistono
anche nella ricerca del lavoro e nella
richiesta di assistenza economica al
Comune. Spesso il C.I.S.S. svolge
una funzione di filtro nell’orientare
le persone verso altri servizi.
«Vorremmo poter creare una rete
tra tutti gli attori coinvolti nelle problematiche sociali, perchè questo è
un momento difficile per le famiglie
- continua la signora Sergi, assistente
sociale - occorre pensare delle politiche che proteggano la famiglia. Spesso
basta poco a rompere un equilibrio già
di per sè molto fragile, perchè si riscontra soprattutto una fragilità emotiva
nelle famiglie di oggi giorno».
Comune di Omegna
Famiglia Prina
ritoriale, al sostegno
di disabili, madri sole e adolescenti,
fino alle ludoteche.
Nelle comunità gli educatori cercano
di accompagnare le madri verso percorsi di autonomia. «Quando le capacità genitoriali della mamma, nonostante gli aiuti, si rivelano insufficienti,
allora scatta l’affido, intrafamigliare o
extrafamigliare. In Ossola nel 2003 ci
sono stati circa 40 affidi a parenti e a
terzi», spiega Sonia Manini, assistente
sociale. Presso il C.I.S.S. opera anche
un’equipe delle adozioni, che valuta
le coppie che vogliono fare domanda
di adozione in tribunale e segue gli
abbinamenti e l’affido preadottivo.
Tra i progetti specifici da segnalare
c’è il ludobus – ludoteca viaggiante
che d’estate visita le piazze di tutti i
38 comuni dell’Ossola finanziato con
la 285. Ci sono poi 5 ludoteche sparse fra le vallate dell’Ossola. «I centri
periferici non hanno nulla. Queste iniziative vogliono andare nella direzione
Il Consorzio dei Servizi Sociali di
Omegna svolge tutta una serie di
iniziative in favore delle famiglie
nell’ottica di alleggerire il carico ,
soprattutto in caso di famiglie con
disabili, con difficoltà economiche,
che si stanno per separare o che
necessitano di un sostegno nel loro
ruolo genitoriale. Per le famiglie con
disabili ci sono il Centro diurno, un
laboratorio e un appartamento dove
è possibile trascorrere brevi soggiorni. E’ una forma di sostegno, affinchè
la famiglia conservi la capacità di
farsi carico della persona disabile e
degli anziani.
«Oltre all’ assistenza domiciliare eroghiamo contributi economici» spiega
Marinella Anchisi, direttore del
C.I.S.S. di Omegna. «È un fondo che
la Regione Piemonte ha dato ai consorzi per le famiglie a basso reddito per
il primo anno di vita del bambino».
Tra le problematiche rilevate ci sono
le difficoltà economiche e di relazione che finiscono con il coinvolgere i
figli. «Per quanto riguarda la situazione
della casa, il Comune di Omegna sta
attuando una politica di case popolari
e, al momento, il problema casa non è
così emergente» conclude la Anchisi.
il filo di arianna
ottobre-dicembre 2004
33
APPROFONDIMENTO
la parte economica, mentre la parte
progettuale ed educativa è stata delegata al Consorzio dei Servizi Sociali.
«I contributi vengono erogati per
pagare bollette, affitti, acquistare
generi alimentari. - spiega la signora
Samonini, assistente sociale
- Le richieste di contributi ci
pervengono principalmente da
coppie separate, spesso donne
che non vengono sostenute dall’ex marito. Ultimamente molti
richiedenti sono extra comunitari
che guadagnano salari così bassi
da non riuscire a mantenere la
famiglia e a far fronte alle spese
della casa.»
Tra i servizi per la famiglia, il
Comune di Domodossola offre
strutture per anziani, l’asilo
nido, che è stato potenziato con
l’introduzione di una sezione
mista, la comunità per minori
gestita dalla Farmacia comunale e Casa Letizia, per le ragazze
in difficoltà, oltre al Centro di
pronta accoglienza per extra- Foto
comunitari. Sono state istituite
anche borse di sostegno per coloro
che hanno perso il lavoro e che necessitano di una reintegrazione.
«Un grosso contributo viene dato
dalle associazioni di volontariato che
svolgono la propria attività all’interno
dei servizi sociali. Cerchiamo di dare
una risposta a tutti. Finora i servizi
sociali riescono a soddisfare tutte le
richieste, anche grazie alla sensibilità
dell’amministrazione comunale» sottolinea la Dott.ssa Lavrano, dirigente dei servizi sociali del Comune di
Domodossola.
Anche in Ossola la spesa per la casa
pesa sul bilancio delle famiglie più
svantaggiate.
«Occorre un maggior impegno nel dare
risposte alle esigenze abitative attraverso bandi di edilizia pubblica che permettano un canone sociale di affitto.
Pare che a Domodossola ci siano circa
100 appartamenti sfitti che i proprietari si rifiutano di affittare a prezzi più
bassi» conclude la Samonini.
Il C.I.S.S., Consorzio dei Servizi
Sociali dell’Ossola, offre una risposta a bisogni molto eterogenei
attivando iniziative diversificate.
Collabora infatti, strettamente con
il Dipartimento di salute mentale, il
SERT, la Neuropsichiatria infantile,
l’ASL 14 e numerose associazioni di
volontariato. I servizi spaziano dai
Centri Diurni per anziani e minori,
ai progetti individualizzati, all’assistenza domiciliare, all’educativa ter-
Se la famiglia non ce la fa più
S.O.S. Famiglia
APPROFONDIMENTO
Il Centro per la Famiglia
Nato sei anni fa, il Centro per la
Famiglia sorge con l’obiettivo di
fornire una risposta alle persone in
cerca di un aiuto non materiale, e di
un sostegno psicologico per superare
un momento difficile della propria
esistenza o di quello della propria
famiglia. Ad oggi, sono circa 450 le
persone che si sono rivolte al Centro
per la Famiglia, che ha sede presso
la Casa Don Gianni a Domodossola
e che viene gestito dall’associazione
Alternativa A, con la preziosa collaborazione di psicologi, professionisti
e volontari. Responsabile del servizio è don Antonio Visco, psicologo e
psicoterapeuta.
Obiettivo primario del Centro è
il consolidamento della famiglia.
Senza pretendere di sostituirsi ad
altri servizi e, dato l’elevato numero
di richieste, va a coprire un bisogno
reale del territorio. «Si tratta di coppie, di singoli e famiglie svantaggiate.
- spiega Gianni Clemente Presidente
di Alternativa A - L’attività del Centro
si svolge a più livelli: se c’è il coinvolgimento di un ragazzo, ad esempio, vengono attivate risposte di tipo educativo
specifiche, attraverso uno dei numerosi progetti gestiti da Alternativa A sul
territorio. Attraverso alcuni progetti
finanziati dal C.S.V.S.S ci muoviamo
nell’ottica del cambiamento culturale
e della collaborazione con altri enti o
le scuole».
Il Centro offre anche un servizio di
mediazione familiare che si rivolge
a coppie in fase di separazione o
già separate, a nuclei familiari che
si ricostruiscono, a genitori con figli
adolescenti o adulti che vivono un
momento di scontro generazionale
e a fratelli in conflitto tra loro. Si
occupa anche degli aspetti legali,
relazionali, psico-educativi.
«Le famiglie soffrono di un malessere
diffuso, una specie di male di vivere.
Si comunica poco in famiglia, non si
ha più tempo per risolvere i problemi
insieme perchè i tempi quotidiani,
34
il filo di arianna
lottobre-dicembre 2004
Aiutano le famiglie
in difficoltà
a ritrovare
autonomamente
le risorse e il
sentiero
verso la
serenità e
l’equilibrio
perduti
di
Anna Riva
sempre più stressanti, non lo permettono. Ed è il quotidiano che è difficile
da gestire. Ci sono anche molti casi di
depressione che sono trasversali, senza
distinzione, di sesso, età o estrazione
sociali» conclude Clemente.
Centro per la Famiglia
Dal lunedì al sabato mattina:
Casa Don Gianni
Via dell’Artigianato 13,
Reg. Nosere - Domodossola
Tel. 0324 227312/335 1288314
Servizio di terapia familiare
Il Servizio di terapia familiare – S.T.F.
– è un servizio del Dipartimento
di salute mentale specificatamente
orientato alla tutela del benessere relazionale all’interno della famiglia.
Da 10 anni, prima in maniera ridotta, oggi in modo strutturato, sia a
Domodossola che presso la sezione
di Verbania, psicologi e psichiatri
svolgono terapia familiare.
La metodologia utilizzata è quella
dell’approccio sistemico, rivolto al
trattamento del disagio psichico e
del problema di coppia, ma anche
delle tossicodipendenze. La terapia
familiare a indirizzo sistemico offre
infatti, opportunità terapeutiche positive nel modificare il clima emotivo
e le modalità comunicative familiari,
riducendo gli episodi di crisi acuta
dei pazienti e consentendo un maggiore coinvolgimento delle famiglie
al progetto terapeutico. Il servizio
opera a stretto contatto con i servizi
di psichiatria adulti, la neuropsichiatria infantile e il SERT.
«Generalmente vediamo 15 - 16 famiglie all’anno per 2 o 3 anni una volta
al mese circa - spiega il Dr. Raffaele
Pastore, referente per i due Centri.
- I nostri psicologi hanno svolto una
scuola di terapia familiare. Cerchiamo
di aiutare la famiglia a prendere decisioni con meno conflitti, che possono
essere vissuti in maniera meno angosciante. I tempi che stiamo vivendo
sono segnati dall’angoscia della fretta
e da una famiglia che sta insieme per
aspetti materialistici. Le famiglie colgono l’aspetto del dono, solo nel suo
aspetto più materialistico, ma il dono
materiale ha un suo significato solo se
è correlato ad una relazione» sottolinea il Dr. Pastore.
«La famiglia è un sistema con delle
risorse incredibili. Per ragioni diverse
però, in alcune situazioni, non trova
la forza per uscire dalle difficoltà. Al
S.T.F. cerchiamo di aiutare la famiglia
a ritrovare autonomamente i propri
percorsi e a ritornare a vivere la propria situazione degnamente.»
S.T.F.
Domodossola
Via Spezia n.5 presso il Centro
di salute mentale
Tel. 0324 491328/0324 491331
e-mail: salutementale.
[email protected]
Verbania - Via Crocetta n.1
Tel. 0323 541286
e-mail: salutementale.
[email protected]
Ma il miglior sistema di filtraggio è la guida del genitore
Internet per genitori
“Carta dei diritti dei minori in rete”.
I principi contenuti in
questa Carta riguardano
la libertà di espressione,
l’eguaglianza, la salute,
l’educazione e la formazione, la
di
Antonio Longo Dorni*
socializzazione e il gioco, l’ascolto,
la dignità e riservatezza, la sicurezza
e la responsabilità. Tutti aspetti che
accedere solo a siti giudicati adatti
, come l’ottimo www.davide.it con
formule di abbonamento per privati,
larga banda, enti, aziende, associazioni e scuole, portali per l’infanzia,
come Girotondo (www.girotondo.
com/index.html)
o
Kiddonet
(www.kiddonet.com) con attività
e chat protette, oppure appositi
software di navigazione, meccanismi
automatizzati che impediscono con
sufficiente sicurezza di accedere a siti
inadatti, come Cybersitter (www.
cybersitter.com) o Cyberpatrol
(www.cyberpatrol.com) o ancora
i browser sicuri per bambini come
Kiwe (www.kiwe.it ) o Il Veliero
(www.ilveliero.info ), utilizzato nelle scuole in convenzione con l’Ufficio
scolastico regionale per il Piemonte.
Ovviamente il miglior sistema di
filtraggio rimane la funzione di
guida e controllo del genitore,
magari navigando insieme nelle
istruttive avventure di “Chi ha
paura di una dolce pecorella” e “La mela avvelenata”
meritano di essere affrontati per le
implicazioni educative e sociali. Per
brevità ci limiteremo ad alcune indicazioni pratiche.
Proprio la sicurezza è uno degli
aspetti più delicati per la competenza tecnica da parte del genitore o
dell’educatore. Per
impedire ai piccoli
navigatori di trovarsi
in luoghi inadatti
possono essere utilizzati dei filtri, come
il filtro ICRA (www.
italia.gov.it/chihapauradellarete/filtri.
html oppure www.
icra.org/_it/), delle
reti protette, che consentono di
di Cybernetiquette Comix della
Disney online. (www.disney.
it/CyberNetiquette/).
Per quanto riguarda la responsabilità la violazione dei diritti
dei fanciulli va denunciata alla
Polizia delle comunicazioni
(www.poliziadistato.it/pds/informatica/contatti.html), al Servizio
Emergenza Infanzia 114, ove attivo, (www.114.it/), o al Comitato
di Garanzia Internet e Minori
istituito dal Governo Italiano (www.
interneteminori.org).
Contro
la pedo-pornografia Save The
Children ha istituito un servizio
di segnalazione all’indirizzo www.
stop-it.org
*Associazione Culturale
Didacenter
Tel. 0324 481882
www.didacenter.it
[email protected]
il filo di arianna
ottobre-dicembre 2004
35
APPROFONDIMENTO
M
entre genitori
e pedagogisti si
confrontavano
sulla televisione come “finestra sul mondo”, il mondo è entrato nelle nostre
case con le nuove tecnologie digitali
e internet in particolare.
Con internet anche i nostri bambini
non sono più solamente “alla finestra” di spettacoli più o meno educativi, ma interagiscono con un mondo
dove i confini tra il virtuale e il reale
sono sempre più labili. Una sfida a
cui non siamo sempre preparati e che
si rischia di affrontare con eccessivo
rigore, precludendo l’accesso ad una
risorsa di straordinaria importanza,
o con eccessiva superficialità, esponendo i minori ad alti rischi.
Nessun genitore abbandonerebbe il proprio figlio da solo in
un quartiere malfamato di una
metropoli, né al contempo, si
rifiuterebbe di accompagnarlo
a casa di amici, o in una buona
biblioteca: in internet le strade
virtuali possono portarci alle
medesime mete. Mentre gran
parte dei genitori ritiene di
destreggiarsi con sufficiente sicurezza tra le vie della propria
città, non tutti manifestano altrettanta destrezza con mouse, email, chat e
siti web.
Dopo l’alfabetizzazione informatica
forse è il momento di diffondere
un ”internet per genitori”, al punto
che anche il Consiglio nazionale
degli utenti dell’Autorità per le Garanzie
nelle Comunicazioni ha
ritenuto di approvare,
il 3 febbraio scorso, una
Il Consiglio
nazionale degli
utenti dell’
Autorità
Nazionale per le
Garanzie nelle
comunicazioni
ha emanato
una “Carta dei
diritti dei minori
in rete”
Uscire dall’ego per donare se stessi
Il dono dell’accoglienza
di
APPROFONDIMENTO
Ho sete, per piacere
Padre, madre, figli. Un’esperienza
in aiuto ai genitori di Vittoria Maioli
Sanese.
“Hai cominciato a dire questa frase
a 18 mesi quando gridavi prepotentemente: ho sete! Ti ho fermato per
insegnarti la richiesta. Non hai tolto
la forza del comando della tua voce
di bimbo; certo di ciò che volevi hai
aggiunto accorato, tenero: per piacere. Tutte le sere usi questa frase
ancora, ora che sei grandicello, per
avermi accanto a te per altri due minuti, per tornare piccolo, per vedere
il mio sorriso tenero di ricordi , per
addormentarti con la certezza e la
pace che tu puoi avere tutta la sete
del mondo, sei la sete con i tuoi mille
desideri e i tuoi mille bisogni perché
io ci sono o almeno tento e lavoro per
esserci e per capire quante seti hai,
quando non sono seti e a quanto non
ho io la risposta. Quel piccolo sorso
d’acqua, che nel gesto infantile ci fa
tanto teneramente sorridere tutte le
sere, arriva fino a dire a me chi sono
io e ti condurrà per i sentieri infiniti
della tua sete che spero implacabile
e instancabile finché non troverà ciò
che veramente disseta. Anch’io ho
sete, per piacere.”
Madri, padri e figli. Non c’è nulla di
più antico e nulla di più sconosciuto
di questa relazione. Che cosa significa essere genitori? Questo libro non
V. Maioli Senese, Ho sete per
piacere, Ed. Marietti 1820,
Genova-Milano, 2003
36
il filo di arianna
lottobre-dicembre 2004
Redazione
dà consigli, non prescrive regole o
comportamenti. Descrive un’identità. Non si “fa” il genitore, si “è”
il genitore. Il problema dell’essere
genitore è il problema dell’essere
persona, dell’essere vero uomo e
vera donna. Coinvolge noi stessi sino
al punto più alto di ciò che siamo in
quanto essere genitori significa fare
del proprio io la condizione per la
crescita di un altro. Ciò che emerge
dalle pagine del libro è proprio la
struttura del rapporto madri - padri - figli. “Tutto quello che io sono,
quindi come tratto me, come tratto
i sentimenti, come tratto mio figlio,
come tratto il mio lavoro, i miei amici,
il mondo, la realtà e la vita, si irradia
sul figlio il quale, assorbendo per così
dire, la mia immagine, impara chi è,
impara la sua identità”.
Lungi dal cedere alla tentazione di
intellettualizzare, di psicologizzare e
tanto meno di tecnicizzare la trattazione del problema, in questo libro
si racconta quindi un’esperienza, si
descrive la vita dei genitori e dei figli,
i loro problemi, le loro angosce, le
loro speranze.
L’autrice
Vittoria Maioli Sanese è una psicologa
della coppia e della famiglia. Ha fondato nel 1970 il Consultorio Familiare
di Rimini, di cui è tuttora direttore.
Oltre al lavoro clinico con le coppie,
guida da anni gruppi di riflessione e
di formazione per genitori, operatori
sociali e svolge un lavoro di ricerca
sulla coppia e sulla famiglia.
Il Miracolo dell’ospitalità
Luigi Giussani
una diversa qualità della vita, raramente si evidenzia quell’elemento
fondamentale che consente alla vita
di esser vissuta: l’ospitalità. “Essa
è l’imitazione più grande che l’uomo
possa vivere dell’amore che Dio porta
agli uomini: una totalità di disponibilità di fronte ad una totalità di presenza”
scrive l’autore.
Accogliamo infatti perché siamo
accolti; amiamo, perché siamo
amati. La parola ospitalità, di cui
l’adozione è un concreto sinonimo,
è significativamente espressiva di
tutto il fenomeno dell’accoglienza:
non esiste atto più grande. Ospitare
una persona significa implicarla nei
confini stessi della propria vita. A
differenza di tutte le altre forme di
carità, l’ospitalità riguarda la persona intera, non un aspetto o un bisogno particolare di essa. “Nel gesto di
accoglienza rivive allora la persona e
si rende sensibile l’amore di Cristo
all’umano”. Dice san Paolo: “Non
dimenticate l’ospitalità; alcuni, praticandola, hanno accolto degli angeli
senza saperlo” (Ebrei 13,2)
di
Il libro raccoglie interventi e dialoghi
tenuti da Don Giussani con i membri
dell’Associazione “Famiglie per l’Accoglienza”, diffusa in tutta Italia e da
molti anni impegnata nel promuovere e sostenere il fenomeno dell’affido
e dell’adozione e l’esperienza delle
famiglie che vi si aprono.
In una società dove spesso si invoca
Luigi Giussani, Il Miracolo
dell’ospitalità,
Ed.
Piemme,
Casale Monferrato (AL), 2004