“Due di passaggio”… e una proposta on the road again per la città,Il
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“Due di passaggio”… e una proposta on the road again per la città,Il
Di cosa parliamo quando parliamo di turismo musicale Ieri pomeriggio a Palazzo D’Amico si è tenuto un importante convegno dal titolo, ‘Sviluppo, turismo, territorio. I Festival culturali’ a cura dell’associazione culturale Mosaico, fautrice della prima edizione al castello di Milazzo del ‘Mish Mash Festival’, gli scorsi 11 e 12 agosto. Altrettanto decisivo è il sottotitolo del convegno ossia, ‘Valorizzazione della cultura musicale e dei beni culturali per un turismo di qualità’. E’ al ‘fare rete’ che puntano i ragazzi di Mosaico, in un ideale mescolanza già nella provenienza e nella storia delle loro città, Barcellona e Milazzo. E’ nel riferimento al luogo storico più importante, il castello di Milazzo, e nell’esperienza di altre iniziative importanti come l’aggregativo KeepOn; il contemporaneista calato in una realtà antica (Borgo Castania, la vecchia Castell’Umberto) Inumani; l’esperienza di Indiegeno Fest in quel di Patti e paesi limitrofi, che investe in cultura musicale e scoperta del territorio mediante escursioni; lo storico e antesignano Ypsigrock, che da ventun anni anima Castelbuono o, per rimanere in ambito locale, l’esperienza del Collettivo Flock che da tre anni fa rivivere con le sue installazioni una striscia di Pozzo di Gotto. Sono tutte esperienze, emozioni che puntano alla qualità in un deserto di idee, promosso anche e soprattutto da chi vive fuori e torna nella propria terra di origine con lo scopo di indicare un percorso di riscatto e di possibile sviluppo. A Mosaico va dato atto di aver intrapreso una strada ardua, per certi versi sperimentale, in questa spenta ed estrema provincia, e di averla intrapresa con il giusto approccio. Invitando i testimoni delle singole realtà, brevissimamente introdotte sopra, i ragazzi di quest’associazione vogliono umilmente far comprendere al nostro territorio che si possono fare dei discorsi culturali, nei contenuti e nelle ricadute economiche per la nostra città. Il turismo musicale altro non vuole essere che il tentativo ambizioso di progettare una proposta vivace, e musicale e performativa, attraverso le arti visive, in un luogo che può e deve essere animato partendo da una ‘mescolanza’ che è propriamente fondante di quel luogo, ieri e oggi, partendo dall’importanza del passato per sperimentare nuove forme di condivisione e di partecipazione. Tutto questo può avere un ritorno per la comunità se, quest’ultima, esce dall’atarassia e riconosce lo sforzo di questi ragazzi, che vanno spronati e non possono farcela da soli. Le istituzioni possono fare la loro parte, ma è il disegno, l’offerta, la definizione del ‘prodotto-destinazione’ del cittadino, dell’operatore culturale, per dirla col le parole di Giovanni Bono, presidente degli albergatori milazzesi intervenuto alla fine , che innesca i meccanismi per la creazione di un’economia che partendo dalla qualità e da idee innovative e attente alle peculiarità del territorio, posso portare alla formazione di un modello. A questo ambiscono i ragazzi di Mosaico e stargli vicino, suggerirgli delle idee, sostenerli, affiancarli, spronarli è il minimo che possiamo fare se non vogliamo che si viva e (si muoia) di eventi occasionali. Le madri coraggio. Incontro alla Lute con Angela Gentile Manca. Scrive Claudio Fava in “Comprati e venduti”, pubblicato di recente: “La mafia ammazza sempre due volte […]: la prima quando ti leva dalla faccia della terra e subito dopo quando si accanisce contro il ricordo di te. […] Per cui sputi di fango, dicerie, depistaggi”. E’ quanto accaduto anche nella tragica vicenda di Attilio Manca, urologo di 34 anni di Barcellona P.G., trovato morto nella sua casa di Viterbo la mattina del 12 febbraio 2004, dopo aver eseguito, nell’ottobre 2003, in una clinica di Marsiglia, in Francia – ipotesi oltremodo veritiera, sostenuta con forza dai familiari assistiti dai legali Fabio Repici e Antonio Ingroia – un delicato intervento chirurgico alla prostata sul boss mafioso Bernardo Provenzano. La sig.ra Angela Manca, madre del dott. Attilio, è stata ospite mercoledì scorso, su iniziativa di Santo Laganà, ad una lezione sul tema “Le madri coraggio nella letteratura” tenuta dal prof. Filippo Russo nei locali dell’ITI “E. Majorana” di Milazzo, inserita nel progetto Orizzonte Donna organizzato dalla LUTE (Libera Università della Terza Età). Angela Manca ha potuto rendere, in quella sede, la propria testimonianza di “madre coraggio”, impegnata da più dieci anni, insieme al marito e all’altro figlio, l’avvocato Gianluca Manca (attualmente giudice onorario a Lipari), in una strenua battaglia per la ricerca della verità, sfidando tentativi di depistaggi, diffidenze, tradimenti, bugie, isolamento. “La mia è una lotta per tutti, per l’affermazione della legalità, dei diritti, contro la corruzione diffusa in uno Stato che spesso nega la verità” ha affermato la sig.ra Manca; il cui impegno, suo e dei suoi familiari, rappresenta anche un atto d’amore per il prossimo, per rendere giustizia non solo alla memoria di Attilio, ma “di tutte le vittime della mafia e ai loro familiari”. Seguendo l’esempio di altre donne che, in passato, hanno sfidato i pregiudizi del loro tempo e una profonda ostilità del contesto sociale d’appartenenza, come Felicia Bartolotta, madre di Peppino Impastato, e Francesca Serio, madre di Salvatore Carnevale, giovane bracciante e sindacalista trucidato da sicari mafiosi nelle campagne di Sciara, nel 1955. La storia di Salvatore Carnevale e Francesca Serio rivive nelle poesie di Ignazio Buttitta e nel racconto “Le parole sono pietre” di Carlo Levi, citato per l’occasione dal prof. Filippo Russo. Francesca Serio fu la prima icona antimafia al femminile della storia: ribellandosi agli stereotipi di donna del suo tempo, ebbe il coraggio di denunciare gli assassini del figlio e i legami di complicità tra la mafia e settori delle forze dell’ordine e della magistratura. “La poesia sta nel fatto che Angela Manca sia riuscita a trasformare il dolore per la morte del figlio in impegno civile, per evitare che episodi simili possano accadere ad altri figli” ha detto Santo Laganà, dopo aver passato in rassegna, tramite diapositive, alcune terribili immagini del cadavere di Attilio Manca a poche ore dal ritrovamento. “Nell’attimo in cui hanno ucciso mio figlio, hanno cercato di privarlo anche della sua dignità” ha aggiunto la sig.ra Manca, accennando poi alla versione della Procura di Viterbo, titolare delle indagini sulla morte di Attilio, basata sull’ipotesi del suicidio (volontario o involontario) per overdose di droga. Versione che crolla dinanzi all’evidenza dei fatti: a cominciare dalle numerose ecchimosi riscontrate sul corpo del giovane urologo, il setto nasale fratturato, i testicoli tumefatti, due segni di siringa rinvenuti sul braccio sinistro (egli era un mancino puro: “scriveva, operava, faceva tutto con la mano sinistra”, il racconto della madre). Il prof. Filippo Russo ha ricordato, inoltre, la figura della poetessa russa Anna Achmatova, autrice di “Requiem”, poema incentrato sugli orrori delle grandi purghe staliniane e, in particolare, sulla drammatica esperienza del figlio Lev, recluso in un gulag al tempo del feroce dittatore sovietico. L’auspicio di “un impegno quotidiano per una maggiore democrazia, per un vivere civile che si dovrebbe diffondere nelle nostre città” è giunto dal presidente della LUTE, prof. Claudio Graziano. “Con la nostra vicinanza alla famiglia Manca – ha concluso – ci facciamo carico di una missione volta a diradare le nubi che nascondono la verità”. Fiumara del Mela. La piccola grande lezione di Italia Nostra – Milazzo Uscendo dalla sala nobile di Palazzo D’Amico, a conclusione dell’ultimo convegno organizzato da Italia Nostra, mi avvicino a un tavolo nel corridoio posto al di fuori della sala. Prendo un depliant di Italia Nostra che si apre con la dicitura, ‘piccoli grandi gesti dal 1955’ e di seguito leggo una serie di parole d’ordine che riassumono la mission dell’associazione nazionale. Vale a dire, ‘la tutela del patrimonio storico artistico e naturale della Nazione’. Non c’è alcuna retorica in queste finalità e nella loro descrizione, né nella composta, efficace e competente oratoria degli relatori al convegno ‘La fiumara del Mela. Dall’emergenza alla salvaguardia del territorio’. Era iniziato male il convegno, sia per le disastrose immagini dell’ultima alluvione dell’ottobre del 2015, sia per l’intervento pessimo del Sindaco di Milazzo che, noncurante dell’altissimo profilo dell’iniziativa, faceva differenze di approccio politico tra il non intervento post-2011, e il pronto (?) intervento post-2015, non ancora concretizzatosi del tutto, a suo dire, per lungaggini burocratiche che nulla hanno a che vedere con il lavoro della politica regionale. Successivamente interveniva, Stefano Maio, presidente del comitato di Bastione, che, facendo riferimento ai ritardi e alle assenze della politica in questi anni, si ‘rallegrava’ dell’intervento dell’Esa che, a suo dire, ha permesso agli abitanti di Bastione di non ripetere una terza alluvione nel giro di cinque anni. Dunque, il convegno entra nel subito nel vivo e nella sua parte più interessante. Prende la parola l’architetto Cono Terranova, il quale con un fondamentale analisi storica e quindi tecnica, ci illustra la deviazione della fiumara a partire dalla metà del XIV secolo, in località San Cristoforo, all’altezza del complesso cimiteriale di San Filippo del Mela. Il fiume venne deviato dal sovrano Federico III d’Aragona, al fine di non danneggiare la masserie, le colture di grano e le attività del porto di Milazzo, verso la zona di Bastione. L’architetto Terranova ci fa vedere, in seguito, come comunque dal ‘500 a oggi numerosi sono stati le esondazioni con danni a persone e cose, e gli interventi anche a parziale ripristino dell’antica biforcazione, o di ritorno alla sua attuale deviazione. Infine, ci informa della pericolosità che può avere qualsiasi ipotesi di un aeroporto del Mela, fornendoci il cattivo esempio dell’aeroporto di Madeira costruito sul mare e tenuto in piedi da più di cento piloni. Di grande spessore gli interventi dei due geologi, Davide Gori e Roberto Iraci. Il primo ci ha illustrato le criticità dell’alto alveo, soffermandosi sulle possibili soluzioni alle esondazioni, come la creazione di bacini artificiali con opere di scarico (sull’esempio di Parma), individuando anche nella località di Femminamorta il luogo in cui approntarne uno; il secondo nel suo intervento sulle ‘Criticità idraulico-naturali e mitigazione del rischio alluvionale’, con l’aiuto di alcune slide (così come anche Terranova e Gori), si è concentrato sulle difficoltà, ad oggi, nel comprendere la meteorologia applicata agli errori tecnici che possono portare alle alluvioni. Partendo dal termine fiumara di cui si caratterizza l’ambiente calabrese e peloritano per la virulenza del suo impatto, Iraci, ci ha fatto notare come bisogna distinguere, nel caso delle alluvioni, tra fattori predisponenti, ovvero tutto quello che riguarda le modificazioni di una zona nel tempo da parte dell’uomo (deviazione del corso, deforestazione, abbandono all’incolto, demolizione delle montagne) e fattori occasionali (la quantità di pioggia che può cadere in un determinato numero di ore nello stesso punto). Avvalendosi di un grafico di censimento con una curva di probabilità pluviometrica (che calcola la quantità di pioggia in cinquant’anni), Iraci ci ha mostrato come il rischio di alluvioni può essere ridotto, ma non eliminato, perché il fenomeno meteorologico specie negli ultimi anni, si ripete con una violenza che irrompe inevitabilmente anche nelle devastazioni del territorio, a monte e a valle, che negli anni, nei secoli, abbiamo causato ancor prima delle alluvioni. Penultimo l’intervento di Saro Celi, ingegnere del Genio Civile di Messina, il quale ha illustrato in maniera assai superficiale, a dire il vero, gli interventi di imminente (?) approvazione per lo svuotamento dell’alveo e la risagomatura del torrente, indicandoci, come dieci mesi, il periodo per la realizzazione degli interventi progettuali. Infine ha chiuso, così come aveva introdotto, la conferenza, Guglielmo Maneri presidente di Italia Nostra – Milazzo, auspicando un attenzione per le proposte (una tra tutte: la centrale pluviometrica a monte, ovvero a Posto Leoni) e un effettivo risanamento di questo territorio, che non sia relegato solo ed esclusivamente all’intervento emergenziale. Vera assente anche quando ha parlato, e non poteva essere altrimenti: la politica. Tra gli interventi, c’è stato anche quello del sindaco di Santa Lucia del Mela, Nino Campo, capofila nel contratto di fiume che, a oggi, è pieno di buone intenzioni come le dichiarazioni dell’assessore regionale al Territorio, Croce, assente in sala, vero destinatario della piccola grande lezione di Italia Nostra – Milazzo. Lezione che resterà negli anni e che ci auguriamo di poter leggere presto in una pubblicazione degli atti di questa giornata, a futura memoria di chi ha il dovere civile di onorare la propria mission, di rendere migliore il posto in cui vive, e di ricordare a chi dovrebbe avere una responsabilità politica che la tutela del nostro territorio viene prima di ogni altra cosa. “Come riflesso sull’acqua” di Rocco Amato a Palazzo D’Amico Il poeta milazzese Rocco Amato ha presentato il suo libro “Come riflesso sull’acqua” nella Sala convegni di Palazzo D’Amico, lo scorso sabato pomeriggio, alla presenza di numerosi amici e familiari che hanno voluto rendere omaggio ad un “amico di tutti, persona sempre disponibile e gentile” com’è stato definito il protagonista dell’evento, il cui cognome, Amato, rispecchia un dato di fatto. La raccolta di poesie è stata curata dalla prof.ssa Graziella Giorgianni di Legambiente Cultura (che ha scritto anche la prefazione), moderatrice dell’incontro cui hanno preso parte, in veste di relatori, oltre alla stessa Giorgianni, il prof. Rodrigo Foti, giornalista, e la prof.ssa Caterina Barresi, presidente di “Filicus Arte”, associazione fondata anni addietro da Rocco Amato e dal compianto Carmelo Coppolino Billè, che ne è stato anche il primo presidente (a lui è dedicata una delle più belle poesie contenute nella silloge). Presenti anche due musicisti e amici di vecchia data del poeta, Francesco Caravello, in arte Francis Rivel, ed Edoardo Marchetti, che hanno dato vita a vivaci performance strumentistiche, allietando gli ospiti al termine della presentazione. Alcune poesie di Amato sono state lette dalla sua giovane nipote, Melania Amato, nonché da Enzo Paci (regista e attore teatrale) e dal prof. Filippo Russo, il quale ha visto affiorare in alcuni versi “la dolcezza malinconica di Verlaine”. “Una poesia che nasce da una esperienza individuale, in rapporto con l’esperienza collettiva dell’umanità, e si caratterizza per semplicità e voglia di esprimersi, legata al ricordo degli affetti e delle amicizie di una vita, ai paesaggi della sua terra e al mare del Tono che si vede dalla sua abitazione” la descrizione introduttiva della prof.ssa Giorgianni. Amato “persona semplice e umile, in un tempo in cui invece predominano l’apparenza e la superficialità” è il giudizio della docente, ribadito dalla prof.ssa Caterina Barresi, che con l’autore condivide l’esperienza associativa in “Filicus Arte”. “Uomo allegro e genuino – le sue parole -, sempre disponibile con tutti, affettuoso e socievole, attento ai problemi sociali come l’immigrazione e la violenza sulle donne e i bambini”. “Rocco artista è come Rocco persona” il pensiero – ampiamente condiviso – espresso da Caterina Barresi. Superata la timidezza inziale, che gli aveva impedito di prendere la parola, Rocco Amato ha confessato di non sentirsi un poeta, ma un “amatore della poesia”, con la speranza di riuscire a “trasmettere agli altri le mie emozioni e gli stati d’animo più profondi, facendo attenzione ai problemi della quotidianità, con una luce sempre presente in fondo al tunnel”. “Un libro coinvolgente ed emozionante” lo ha definito il prof. Rodrigo Foti, che è partito da un’analisi della personalità del poeta e del contesto in cui egli vive ed opera (“non solo locale, ma universale”), notando somiglianze, nella sua opera, con la “poetica del fanciullino” di pascoliana memoria. “Il suo sognare, vagheggiare, nasce da un desiderio naturale di evasione dal predominio delle cose sugli uomini – ha spiegato il prof. Foti -. La soluzione risiede, per lui, nella voglia di sognare e di elevarsi nella beatitudine eterna della gloria del Signore. Egli vuole essere fino alla fine, contrariamente alla mentalità imperante incentrata sull’avere. Il desiderio, concepito come voglia di studio e di ricerca sempre aperta alle novità della società, è la sua ragione di vita; la ricerca dell’essere da parte sua è infinita, perseguita anche a costo di immedesimarsi nell’intero genere umano”. Conclude il professore: “Sono presenti nella raccolta anche temi di scottante attualità, trattati con vivida commozione. L’autore esorta ad amare la vita cogliendo tutte le sue fattezze, non mancando inoltre di ricordare le virtù e i buoni sentimenti che caratterizzano le figure più importanti della sua vita, a cominciare da quella paterna. L’opera si chiude con alcuni aforismi densi di autentica saggezza, in cui i valori della vita vengono contrapposti ad un mondo pieno di dissidi e di guerre”. In ricordo di Carlo e Nello Rosselli: l’on. Valdo Spini a Milazzo Mercoledì 23 novembre, nella Sala Giunta del Comune di Milazzo, si è svolta una conferenza stampa di presentazione del saggio dell’on. Valdo Spini dal titolo “Carlo e Nello Rosselli – Testimoni di Giustizia e Libertà” (editore Clichy), volume biografico in memoria dei fratelli Rosselli, importanti figure di giornalisti, politici e attivisti il cui nome è indissolubilmente legato alla temperie politico-culturale antifascista degli anni Venti e Trenta, assassinati in Francia il 9 giugno 1937, nella cittadina di Bagnoles-de-l’Orne, per mano di estremisti di destra francesi al soldo dei servizi segreti mussoliniani. All’incontro, promosso da Olga Nassis, antropologa ed esponente del partito greco ‘Syriza’, e dal giornalista Riccardo Orioles, hanno partecipato, tra gli altri, il prof. Antonio Matasso, storico dell’Università di Palermo e componente della Direzione nazionale del PSI, e il sindaco di Milazzo Giovanni Formica. Tanti gli spunti di riflessione offerti per l’occasione dai relatori: in primo luogo, sui principi e i valori alla base del movimento di resistenza antifascista delle origini – sfociato poi nella Resistenza armata al nazifascismo -, di cui i fratelli Rosselli furono tra i principali fautori insieme ad altri illustri personaggi, come Antonio Gramsci e Piero Gobetti; valori e principi saldamente impressi nella Costituzione del 1948. Con riflessi sull’attualità politica, in particolare sul referendum costituzionale del prossimo 4 dicembre. Nel suo intervento introduttivo, la dott.ssa Nassis ha ripercorso alcune tappe salienti dell’impegno antifascista di Carlo Rosselli, ricordando la sua partecipazione alla guerra civile spagnola tra le file delle Brigate Internazionali (uno dei primi italiani) e l’elaborazione filosofica, risalente a quel periodo, del concetto di Stati Uniti d’Europa, considerati da Rosselli un efficace rimedio alla sciagura del fascismo e del nazismo. “In greco, il significato della parola testimone (μάρτυς) equivale a quello di martire – ha detto Olga Nassis -. La nostra storia è composta da grandi esempi di eroismo civile come quello incarnato dai fratelli Rosselli, testimoni di libertà e giustizia, valori cui le democrazie devono ispirarsi”. Riccardo Orioles, partendo dalla lezione di democrazia e libertà che ci viene dai Rosselli e da altri che, come loro, sono morti per la libertà, ha elencato una serie di inquietanti analogie tra ciò che si verificò in Europa negli anni Trenta del’900 e alcuni avvenimenti riguardanti l’Europa di oggi, e più in generale l’Occidente (ad esempio, la vittoria di Trump negli USA). Secondo Orioles, in Italia, occorre procedere prioritariamente ad una applicazione uniforme della Costituzione su tutto il territorio nazionale, più che ad una riforma della stessa, per eliminare le disparità sociali e realizzare pienamente i diritti e le libertà. “La democrazia esiste quando tutti possono avere voce in capitolo” ha detto il giornalista antimafia, che ha definito la nostra “una Costituzione di minoranza, frutto dell’azione di alcuni giovani colti e coraggiosi che seguirono le orme dei fratelli Rosselli”. Il prof. Antonio Matasso ha raccontato le origini del Partito d’Azione – nato dal movimento Giustizia e Libertà fondato a Parigi nel 1929 dai fratelli Rosselli, Emilio Lussu e Alberto Tarchiani -, rappresentato in Assemblea Costituente e confluito nel PSI nell’ottobre 1947, per decisione del comitato centrale guidato dal segretario Riccardo Lombardi. Gli ex membri del Partito d’Azione costituirono la componente “di sinistra” del PSI, quella riformista, promotrice di provvedimenti antimonopolistici (come la nazionalizzazione dell’energia elettrica) situati a metà strada tra socialismo e liberalismo. “Noi socialisti siamo figli del trattato ‘Socialismo liberale’ e della lezione dei fratelli Carlo e Nello Rosselli – ha dichiarato il docente -. Il socialismo di oggi, quello dei cittadini, è un addentellato del socialismo liberale del Partito d’Azione”. Valdo Spini, fiorentino, docente universitario a Firenze, già ministro dell’Ambiente nei primi anni ’90 (a seguito dell’incendio alla raffineria del 4 giugno 1993, che costò la vita a sette operai, si recò a Milazzo in visita istituzionale), ex vicesegretario nazionale del PSI nonché più volte deputato con lo stesso partito, oggi presiede la Fondazione Circolo Fratelli Rosselli, con sede nel capoluogo toscano. La Fondazione riprende la tradizione del Circolo di Cultura Politica Fratelli Rosselli, fondato nel 1920 da Carlo e Nello Rosselli, Piero Calamandrei, Ernesto Rossi, Alfredo e Nello Niccoli, sotto il magistero di Gaetano Salvemini (attivo fino al 1924, il Circolo venne poi rifondato nel 1944). “La Resistenza è un valore da rivendicare, fa parte del patrimonio dell’Italia” ha esordito l’on. Spini riferendosi all’eredità culturale di Carlo e Nello Rosselli. “Il sacrificio della vita da parte di ragazzi come loro è qualcosa che non ricorderemo mai abbastanza. Carlo Rosselli venne ucciso perché era l’elemento più indomito tra coloro che si opponevano al regime fascista. Tra i due, Carlo era il più politico, autore di ‘Socialismo liberale’, prima opera socialista post-marxista. Egli aveva capito che per salvare il socialismo bisognava renderlo più moderno, coniugarlo coi valori e gli ideali del liberalismo. Rivivere la storia di queste persone è fondamentale, anche e soprattutto oggi che assistiamo a situazioni di diseguaglianza enormi, a una divaricazione insostenibile, con il ceto medio in grave crisi e una guerra combattuta tra poveri, italiani e immigrati”. In chiusura di conferenza, l’on. Spini ha sintetizzato in un “No riformistico” la sua posizione in materia di referendum costituzionale, augurandosi comunque che la consultazione del 4 dicembre “non si trasformi in un surrogato di elezioni anticipate”. Per l’ottantesimo anniversario della morte dei fratelli Rosselli (giugno 2017), l’ex ministro ha annunciato un programma di cerimonie commemorative con tappe previste in varie parti d’Italia, di cui una nell’isola di Lipari, dove Carlo Rosselli fu confinato nel 1927 e vi scrisse la sua opera più celebre, ‘Socialismo liberale’, pubblicata nel 1930 a Parigi (si ritiene che soggiornò anche a Milazzo per un breve periodo). “Con una finestra su Milazzo” ha aggiunto il sindaco Giovanni Formica, manifestando la volontà di aderire al calendario degli appuntamenti celebrativi. In conclusione, Formica (schierato per il Sì) ha fatto suo l’auspicio espresso dall’on. Spini sul fatto che il referendum “non diventi un’occasione di scelta sulle persone”. Dove va il classico? Incontro promosso dall’Associazione Italiana Cultura Classica Venerdì 28 ottobre si è svolto, presso la Sala conferenze di Palazzo D’Amico, un incontro promosso dalla Delegazione dell’AICC (Associazione Italiana di Cultura Classica) di Milazzo “Manara Valgimigli”, tenuto dal presidente dell’associazione, prof. Massimo Raffa (confermato nell’incarico per il prossimo triennio), dal titolo “Dove va il classico? Il conflitto delle idee”. L’occasione è servita per fare il punto, alla presenza di un folto pubblico comprendente anche numerosi docenti e alunni, sul ruolo ricoperto oggi dal liceo classico e sulle relative proposte di rinnovamento, avanzate da più parti, nonché, in generale, sul complesso rapporto delle materie umanistiche con il ‘mondo globalizzato’. Il liceo classico negli ultimi anni è stato al centro di numerose diatribe tra chi ne vorrebbe l’abolizione e chi, invece, auspica un rilancio dello stesso come solida base di partenza in vista di qualunque percorso universitario e professionale. Dopo gli interventi introduttivi della prof.ssa Rita Chillemi, segretaria AICC Milazzo, e dell’assessore alla Cultura Salvatore Presti, incentrati sul valore degli studi umanistici, il prof. Massimo Raffa ha esordito ponendo l’accento su una particolare accezione di liceo classico, inteso come “categoria”, ovvero una realtà per la cui definizione non ci si può limitare ai semplici risultati delle rilevazioni statistiche: “Il liceo classico – ha affermato il docente – riguarda il 6-7% del numero complessivo degli studenti; tuttavia, la sua presenza feconda per contatto altre realtà e non si limita al mero dato quantitativo e statistico. In questi anni si è registrata una tendenza mondiale alla riduzione degli investimenti per le scienze umane, non solo in termini di denaro, ma anche di energie e volontà politica. Le scienze umane non sono più al centro di un progetto di società e anzi vengono considerate improduttive. La crisi del classico, in Italia, è solo un dato della crisi complessiva della cultura”. Tra le cause più immediate della crisi degli studi classici, come sostenuto da diversi analisti, un ruolo preponderante lo ha esercitato e continua a esercitarlo la crisi economica: “C’è una coincidenza tra crisi economica generale e crisi del classico – ha proseguito il prof. Raffa -. Si preferiscono percorsi che permettono di conseguire un titolo immediato e più spendibile nel mercato del lavoro, anche se su questo punto ci sarebbe da discutere. In ogni caso, esistono dei fattori sociali che hanno determinato le condizioni per una crisi della cultura classica”. Il professore ha passato poi in rassegna alcune tappe salienti del dibattito intorno alla questione della sopravvivenza del liceo classico ai giorni nostri, scaturito anche a seguito di una serie di dichiarazioni provenienti dal mondo imprenditoriale, politico e accademico. Come le esternazioni di Davide Serra, uomo d’affari legato ai partiti, che nel corso di una manifestazione pubblica ebbe a dichiarare che per la formazione dei suoi figli lui preferisce il tablet ai libri; secondo una concezione prettamente utilitaristica che ritiene morta la cultura umanistica e “cool” (definizione dello stesso Serra) la scienza e la tecnologia. All’economista Andrea Ichino, invece, si deve l’imputazione alla presenza del classico in Italia della presunta arretratezza economica del nostro Paese. Il prof. Ichino parte dalla constatazione, sostenuta da molti suoi colleghi, che non sarebbe il liceo classico a formare i migliori, ma, al contrario, quest’ultimi si formerebbero al liceo, in ossequio ad una consolidata tradizione familiare. Successivamente, il prof. Raffa ha ricordato l’interessante episodio del processo celebrato nei confronti del liceo classico nel novembre 2014, al Teatro Carignano di Torino. In quella sede, Ichino rappresentò la pubblica accusa, mentre la difesa del liceo venne affidata al compianto semiologo Umberto Eco. Il processo, guidato dal dott. Armando Spataro, procuratore capo a Torino, si concluse con l’assoluzione dell’imputato eccellente – il liceo classico – con formula piena: “perché il fatto non sussiste”. “Quel dibattito fu molto serio” le parole del prof. Raffa, “perché finalmente la questione veniva affrontata nel merito e non per slogan; inoltre, esso servì a disinnescare l’idea dell’abolizione del classico, di cui adesso non parla più nessuno. Maturò, peraltro, la consapevolezza che qualcosa andava comunque cambiato: per esempio, sostituendo il greco arcaico con quello della koinè, oppure – come suggerito da Umberto Eco – istituendo un liceo unico in cui si studino nella stessa misura le materie scientifiche e quelle letterarie, o ancora, sempre seguendo la proposta di Eco (il quale dichiarò che nel nostro mondo niente può restare immutato), introducendo lo studio del latino scientifico, Newton accanto a Cicerone. Insomma, il dibattito si è spostato ora su cosa si debba insegnare e in che modo”. Tra le proposte di riforma del liceo classico, si segnala anche quella (citata dal prof. Raffa) avanzata dal prof. Maurizio Bettini dell’Università di Siena, filologo classico, fondatore del Centro per l’Antropologia del Mondo Antico (AMA). Il gruppo dei ‘bettiniani’, studiosi facenti riferimento al prof. Bettini, auspica una riforma della seconda prova d’esame, consistente in una trasformazione della traduzione, che dovrebbe essere seguita da elementi di contestualizzazione e analisi testuale. Proposta fortemente criticata dal prof. Walter Lapini dell’Università di Genova, il quale accusa i bettiniani di voler eliminare, per questa via, la traduzione tout court . “Occorrerebbe un’alleanza tra i classicisti e non continue divisioni – il personale augurio del presidente dell’AICC -. Un dibattito dai toni astiosi (che talvolta sfocia persino nelle certe bollate), un conflitto delle persone e non delle idee nuoce fortemente agli studi classici. In tutto questo, la grande assente è la cultura”. Una polemica che si trascina da lungo tempo, quella tra vari illustri accademici, e che ha inizio con la pubblicazione dei primi testi sulla questione omerica. Altro tema che ha fatto discutere gli studiosi è quello delle “radici”. In un saggio del 2011, “Contro le radici”, il prof. Bettini mette in discussione il paradigma arboricolo, cioè la metafora verticale delle radici del mondo greco-romano, che a suo parere non rende giustizia alla complessità del mondo attuale, rischiando di sconfinare nel razzismo e nell’autoritarismo; l’autore propone di utilizzare al suo posto la metafora del ‘cespuglio’ o quella del ‘fiume’, per descrivere l’insieme delle relazioni mutevoli e fluide con le altre culture che caratterizza la contemporaneità. “La ricerca di una purezza a tutti i costi ha prodotto seri danni nella cultura europea – riconosce il prof. Raffa -. L’idea che tutte le culture abbiano pari dignità e legittimità è giusta, ma se viene estesa a livello politico e nell’azione educativa essa può produrre esiti disastrosi. Bisogna avere ben chiari i punti di partenza, per poter attuare un confronto con gli altri. La parità di culture può portare all’annullamento della propria identità e dei meccanismi culturali nei quali abbiamo deciso di identificarci. Siamo figli di una cultura che ci ha dato la tolleranza e la possibilità e il privilegio di discutere e scegliere liberamente. La civiltà si deve sempre relativizzare. Se possiamo confrontarci e dubitare gli uni degli altri, lo dobbiamo agli autori del passato”. In conclusione, una riflessione sull’imprescindibilità dello studio della grammatica greca e latina in un percorso di studi classici: “Il liceo, e la scuola in generale, dev’essere, prima di tutto, una scuola di cittadinanza e di ascolto; ma bisogna pur passare dal sudore dello studio grammaticale. Chi non passa dall’analisi, non riesce a cogliere il frutto della sintesi. Per raggiungere i risultati occorre la fatica”. Grandi applausi al concerto del 29 Ottobre al Santuario di San Francesco di Paola Si è svolto all’interno del suggestivo Santuario di San Francesco di Paola il penultimo concerto di musica classica del Festival “Note d’Autunno 2016” che ha riscontrato nelle varie – Location – quasi mille partecipanti, e una massiccia collaborazione per la riuscita dello stesso. L’evento è stato preceduto da un discorso introduttivo del direttore artistico dell’associazione Teleion di Roccalumera (ME), la flautista milazzese Daria Grillo che ha doverosamente ringraziato quanti si sono prodigati per il buon esito del festival e ha informato tutti i presenti che il concerto era dedicato alla memoria di Pippo Adige e Davide Taranto, scomparsi tragicamente in un incidente con l’elicottero nell’Agosto del 2010. Il Dott. Salvatore Italiano, poi, ha preso la parola al microfono, in qualità di rappresentante dell’amministrazione comunale di Milazzo, e del sacro Ordine militare Costantiniano e dell’Ordine dei Minimi, sottolineando che la manifestazione si amalgamava benissimo con tutta una serie di festeggiamenti ed eventi in onore del Santo “Compatrono” di Milazzo, di cui ricorre quest’anno il sesto anniversario della nascita. La prima parte del concerto ha visto impegnato il Maestro Francesco Parrino, violinista di chiara fama internazionale; innumerevoli i suoi tour concertistici in Austria, Cile, Cina, Colombia, Croazia, Francia, Germania, Hong Kong, Perù, Regno Unito, Romania, Russia, Slovenia, Svizzera e Turchia. Il Violinista ha eseguito con abile maestria tecnica e musicale l’Etude de concert op.16 n.2 e un Morceau op.55 n.3 di Henry Vieuxtemps, (compositore belga vissuto in pieno ‘800) ; un Capriccio in sol minore di Niccolò Paganini, spiegando a tutti i presenti che il concetto di “Virtuosismo” non si limitava ad una dimostrazione di abilità puramente tecnica ma era strettamente connessa al fascino del suono e ad una suadente cantabilità; infine una composizione di Eugène Ysaye, grande compositore ed interprete del Romanticismo, la sonata op.27 n.2 “Obsession”, che partendo da un’ispirazione bachiana, prosegue poi con la rievocazione del mito di Orfeo. La magistrale esecuzione del maestro Parrino che ha affascinato il pubblico presente è stata effettuata su un violino G&A Gagliano (1790-1805 circa) prestatogli dalla famiglia del grande direttore d’orchestra Gino Marinuzzi. La seconda parte del concerto ha visto impregnato in “Duo”, accanto al violinista Parrino, una vera “Eccellenza locale”, il Maestro Maria Grazia Caffarelli, in un programma dedicato interamente al compositore Paganini, violinista, compositore e chitarrista italiano, considerato universalmente uno dei più importanti esponenti della musica romantica. Il “Duo” ha eseguito la sonata op.3 n. 4 per violino e chitarra, la sonata M.S. 112 n.2 in re maggiore e la sonata M.S. 2 in la maggiore. La chitarrista Caffarelli che svolge un’intensa attività concertistica, suonando per numerose associazioni, festival ed eventi, ha manifestato durante l’esecuzione una grande abilità nella ricerca del suono e delle diverse sfumature timbriche che la chitarra può offrire e ha dimostrato di possedere una innata musicalità fuori dal comune; inoltre nel corso della sua carriera ha maturato una approfondita esperienza nel campo della didattica chitarristica, frequentando numerosi corsi presso la S.I.E.M. e il C.E.P. di Assisi e svolgendo in qualità di docente vari seminari presso scuole statali. Grandi applausi e consensi unanimi da parte di tutti i partecipanti. Festival Note d’autunno 2016 “La musica è la lingua dello spirito. La sua segreta corrente vibra tra il cuore di colui che canta e l’anima di colui che ascolta”… recita Kahlil Gibran, famoso poeta, pittore e filosofo libanese. Prendendo spunto da questa citazione, è con vivo entusiasmo che il direttore artistico dell’Associazione Teleion di Roccalumera (Me) , la celeberrima flautista milazzese Daria Grillo propone una ministagione di musica classica che interessa anche la nostra città. Il Festival Note d’Autunno vuole essere un momento di collegamento tra diverse “location” della provincia di Messina che, proprio grazie alla musica, veicolano il pubblico in un percorso avvincente e di grande qualità artistico-culturale. L’inaugurazione sarà fatta giorno 23 ottobre alle ore 19 a Villa Cianciafara a Messina dal celebre flautista Peter Lukas Graf accompagnato al pianoforte dal Maestro Antonino Averna, stimato docente e concertista del Conservatorio A. Corelli di Messina. Da Messina, giorno 26 ci si sposterà all’Antica Filanda di Roccalumera per il recital Stelle tenuto dalla grande flautista veneziana Monica Finco accompagnata dal giovane pianista Luciano Scarpaci. Giorno 27 Ottobre si passa a Castroreale con il Quartetto di Clarinetti “Gershwin“, per poi ritonare a Messina, il 28 nella Chiesa di SS. Annunziata dei Catalani con il coro “I piccoli Cantori” Città di Barcellona P.G. Il 29 ottobre, al Santuario ” San Francesco di Paola” a Milazzo, si esibirà il celebre violinista Francesco Parrino accompagnato alla chitarra dalla Prof.ssa Maria Grazia Caffarelli. Ricordiamo a tutti i Milazzesi che la splendida cornice del suddetto santuario è stata in passato sede di numerosi concerti organizzati dall’Associazione Amici della Musica, sia quando era in vita il Maestro Salvatore Calafato, fondatore della stessa, e successivamente con l’attuale direttore S.ra Lilliana Zanca. Memorabile il concerto di pianoforte tenuto da Lilya Zilberstein, famosissima in tutto il mondo non solo per i suoi recitals ma anche per aver inciso per le prestigiose case discografiche Deutsche Grammophon e EMI più di dieci CD. La manifestazione si concluderà giorno 30 ottobre, presso l’Auditorium di San Vito a Barcellona P.G., con il Salotto Musicale che vedrà esibirsi il Trio composto dai Maestri Stefano Parrino e Daria Grillo al flauto traverso e dal Maestro Luigi Cordova al pianoforte. Tutti i concerti sono ad ingresso gratuito. Nadia Terranova “Gli Anni al contrario” all’ITC La scrittrice messinese Nadia Terranova è tornata a Milazzo per presentare la sua ultima fatica letteraria, il romanzo “Gli Anni al contrario” (pubblicato nel 2015 per le edizioni Einaudi Stile Libero), nuovamente nell’Aula Magna dell’Istituto Tecnico Commerciale, dove era stata ospite già lo scorso marzo su invito della prof.ssa Teresa Frisone. Lunedì 10 ottobre, a partire dalle 17:00, si è svolto il secondo incontro con Nadia Terranova, promosso e organizzato, questa volta, dall’Associazione culturale “Teseo” presieduta dal dott. Attilio Andriolo, il quale, per l’occasione, ha svolto il ruolo di relatore assieme all’autrice e alla preside dell’Istituto, prof.ssa Stefania Scolaro. Le docenti Dora Barone, Imma Barillari e Maria Scolaro hanno curato la preparazione degli alunni in vista dell’evento, anche tramite laboratori tematici e una serie di letture sul periodo storico affrontato nel libro. I fatidici anni di piombo fanno da sfondo alla narrazione, che si snoda tra il 1977 e il 1989, anno del crollo del Muro di Berlino. Protagonisti del racconto, ambientato a Messina, due giovani innamorati, Giovanni e Aurora, entrambi animati, come tanti loro coetanei, da un’ansia di rinnovamento e di rigenerazione radicale della società, lui figlio di un comunista, lei di un fascista. Dalla loro unione nasce Marta, pseudonimo dell’autrice. Le vicende di Giovanni e Aurora si inseriscono in quello straordinario momento di effervescenza sociale e culturale che attraversa gli anni Settanta, quando moltissimi giovani, entrando in rotta di collisione col mondo dei padri, si illudono di poter portare a compimento i loro ideali di libertà e di giustizia, divenendo infine consapevoli, loro malgrado, dell’impossibilità della missione. Alcuni abbracceranno la causa rivoluzionaria, mentre altri dovranno fare i conti con una spietata realtà che annulla qualsiasi speranza, e che guiderà Giovanni lungo un percorso di insostenibile frustrazione, fino al raggiungimento del baratro esistenziale delle droghe pesanti. “Ci onoriamo di aver organizzato, come associazione “Teseo”, questo incontro con una autrice messinese, che ha studiato filosofia e storia moderna e attualmente vive e lavora a Roma” ha esordito il presidente dell’associazione, dott. Attilio Andriolo, ideatore dell’evento insieme al consigliere comunale Antonio Foti, presente in sala. Nadia Terranova è approdata al romanzo con “Gli anni al contrario”, dopo avere scritto una serie di libri per ragazzi. L’opera è stata accolta molto positivamente dalla critica italiana ed elogiata da scrittori come Roberto Saviano, nonché tradotta in Francia, Spagna, Messico, Polonia e Lituania. “Un libro che si presta a più letture” lo ha definito Andriolo, “scritto con uno stile inimitabile, tutto ambientato a Messina, con lo sfondo di una società in crisi, in una Sicilia nella quale l’onda lunga della protesta arriva in maniera piuttosto leggera. Era l’Utopia inseguita a quei tempi da una generazione che si vota pure alla lotta armata, trovando consolazione nella droga dopo l’amarezza del fallimento”. La preside Stefania Scolaro, riferendosi al contesto del romanzo, ha parlato di “periodo molto complesso, fatto di ideologie, moti, scontri, raccontati in modo brioso attraverso le vite di questi ragazzi che si incontrano”. Prima dell’intervento della scrittrice, è stato proiettato un video realizzato l’anno scorso dai ragazzi della IV C Turistico (oggi V C, presenti all’incontro) supportati allora dalla prof.ssa Frisone; un excursus fotografico e musicale che raffigura le fasi salienti del decennio considerato, ponendo in risalto personaggi ed episodi ritenuti più importanti e drammatici. Loredana Salvadore e Riccardo Grillo della V C Turistico hanno letto alcuni brani introduttivi del romanzo. “Negli anni in cui ho scritto questo libro non pensavo che sarebbe finito nelle scuole – ha confidato al pubblico Nadia Terranova -. Io scrivevo libri per ragazzi, questo per me era un libro per adulti, una piccola storia privata di un piccolissimo nucleo familiare, ambientata in una periferia d’Italia inserita nell’ambito di eventi politici più grandi. I protagonisti vivono a Messina e avvertono sulla loro pelle ciò che accade altrove, arrivando a toccare vari abissi ma anche numerose vette. Sebbene il mio non sia propriamente un romanzo storico, raccontare come vivevano le persone comuni durante un periodo che è finito nei libri di storia è stato molto bello ed importante. Sono molto commossa di essere qui”. Rispondendo alle domande del pubblico, Nadia Terranova ha detto: “Il libro ha tenuto molto vivo il mio interesse. Non credo che la letteratura debba affrontare delle tematiche: questo magari lo fanno altri, per esempio i giornalisti. Personalmente ho un grande debito con la tragedia greca, che è universale, dalla quale ho preso spunto per quanto riguarda il tema dell’uomo posto di fronte a un bivio. Immaginavo che il periodo trattato avrebbe generato un dibattito con visioni opposte. La parabola di Aurora e Giovanni concerne fatti che hanno riguardato anche la mia vita. E’ la vicenda di persone comuni all’interno di un quadro storico”. Conclude l’autrice de “Gli anni al contrario”: “C’è una parte di quella generazione che non si è mai pacificata con il resto, e un’altra che, invece, si è persa in vari modi. Sono state fatte anche conquiste molto importanti in quel periodo, rispetto alle quali oggi si sono compiuti dei passi indietro. Mancava un racconto dei ‘figli di nessuno’ come Giovanni e Aurora, la cui storia ho scelto di scrivere non per dare un giudizio, ma per traghettarla dall’oblio alla memoria. L’opera parla anche del naufragio del loro modo di essere compagni e del loro salvarsi reciprocamente, in un contesto sociale caratterizzato da una profonda frattura generazionale, nel quale i rapporti d’amicizia nascono, si rompono e ruotano sempre attorno a ideali comuni”. Brillante Serata conclusiva – XIV Rassegna musicale “Angelo Biondo” Il 1° Ottobre è una data memorabile e ormai ben nota nella nostra città : è il giorno del compleanno di Niccolò Frediani, un “angioletto” volato in cielo a soli 5 anni. E’ proprio in questo giorno che ogni anno si svolge la serata conclusiva della Rassegna musicale “Angelo Biondo ” a lui dedicata, giunta alla quattordicesima edizione a Milazzo e alla quarta in provincia di Pisa, ove dimorano i coniugi Frediani. Nei vari anni la manifestazione si è svolta in diversi luoghi, all’interno del Duomo Antico del “Castello”, al Palazzo D’Amico, ma quest’anno – decisione all’ultim’ora – è stata la meravigliosa cornice del Teatro Trifiletti ad accogliere i numerosi musicisti in erba assieme al caloroso e folto pubblico che ha palesato grande entusiasmo per la brillante riuscita dell’evento stesso. La serata è iniziata con un fuori programma, l’esibizione di due bimbi non in gara per motivi di incompatibilità derivanti dal grado di affinità con un membro della commissione giudicatrice; Francesco Pinizzotto e Claudia Castellaneta hanno eseguito al pianoforte dei pezzi di G. Marchi, A. Trombone e A. Longo, subito dopo si è dato inizio al concerto di tutti i partecipanti della rassegna, impegnati in diversi strumenti musicali: pianoforte, violino, flauto, clarinetto, sassofono, chitarra, fisarmonica, percussioni e voce. Tutti i ragazzi hanno eseguito un brano scelto dalla giuria tra le varie composizioni eseguite durante i giorni delle selezioni,tenutesi il 29 e 30 Settembre. Tra un’esecuzione e l’altra, la premiazione dei vincitori è stata affidata da Annapaola Fantozzi, mamma di Niccolò e presidente dell’associazione, a diverse autorità presenti a teatro: il Sindaco Giovanni Formica con diversi assessori, la presidente dell’associazione “Amici della musica” Lilliana Zanca, i componenti della giuria e gli stessi compagni di gioco del piccolo Frediani. E’ stato consegnato a tutti un attestato di partecipazione e sono state distribuite diverse borse di studio in danaro e buoni acquisto. A conclusione della manifestazione, il papà di Niccolò, Andrea Frediani ha ringraziato tutti quanti si prodigano per la riuscita di quest’evento, in primis il Comune di Milazzo che mette a disposizione ogni anno i vari locali, la Raffineria di Milazzo che elargisce un notevole contributo in danaro,tutte le persone che si impegnano a pubblicizzare e a diffondere in rete la rassegna, il sant’uomo Vincenzo che si occupa volontariamente della manutenzione del muretto di Niccolò, piccolo monumento presente nella pinetina della spiaggia di ponente ed infine tutti gli insegnanti che curano la preparazione dei ragazzi, permettendo così la realizzazione dell’evento. Riguardo alle innumerevoli finalità dell’Associazione “Angelo Biondo” e alla descrizione del monumento dedicato al piccolo Niccolò si rimanda al precedente articolo pubblicato il 12/09/2016 nella sezione “Cultura” Di seguito l’elenco contenente i nominativi e i relativi premi ricevuti dai partecipanti: Viola Lisanti (canto): attestato e borsa di studio da 50 euro, più un buono acquisto; Anita Munafò (pianoforte): attestato e borsa di studio da 100 euro; Antonino Arena (pianoforte): attestato e due buoni acquisto; Giuseppe Calderone (rullante): attestato e borsa di studio da 100 euro; Giuseppe Calderone (pianoforte): attestato e due buoni acquisto; Angelo Impalà (pianoforte): attestato e borsa di studio da 80 euro; Luca Sindoni (fisarmonica): attestato e borsa di studio da 80 euro; Maria Chiara Perdichizzi (violino): attestato e borsa di studio da 100 euro; Emanuele D’Amico (clarinetto): attestato e borsa di studio da 100 euro; Carmen De Gaetano (pianoforte): attestato, borsa di studio da 50 euro e un buono acquisto; Elisa Mazzeo (pianoforte): attestato, borsa di studio da 100 euro e un buono acquisto; Marta Gentile (flauto traverso): attestato e borsa di studio da 200 euro; Maria Duci (pianoforte): attestato e borsa di studio da 50 euro; Denise Ruggeri (pianoforte): attestato, borsa di studio da 100 euro e un buono acquisto; Gaetano Rizzo (sassofono): attestato, borsa di studio da 100 euro e un buono acquisto; Angelica Crimi (pianoforte): attestato e borsa di studio da 80 euro; Dario Venuto (pianoforte): attestato e due buoni acquisto; Elisa Mazzeo e Maria Duci (pianoforte a quattro mani): due buoni acquisto; Gaetano Rizzo e Paolo Magazù (duo sax e chitarra): borsa di studio da 160 euro e due buoni acquisto