“Due di passaggio”… e una proposta on the road again per la città,Il

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“Due di passaggio”… e una proposta on the road again per la città,Il
Di
cosa
parliamo
quando
parliamo di turismo musicale
Ieri pomeriggio a Palazzo D’Amico si è
tenuto un importante convegno dal titolo, ‘Sviluppo, turismo,
territorio. I Festival culturali’ a cura dell’associazione
culturale Mosaico, fautrice della prima edizione al castello
di Milazzo del ‘Mish Mash Festival’, gli scorsi 11 e 12
agosto.
Altrettanto decisivo è il sottotitolo del convegno ossia,
‘Valorizzazione della cultura musicale e dei beni culturali
per un turismo di qualità’.
E’ al ‘fare rete’ che puntano i ragazzi di Mosaico, in un
ideale mescolanza già nella provenienza e nella storia delle
loro città, Barcellona e Milazzo.
E’ nel riferimento al luogo storico più importante, il
castello di Milazzo, e nell’esperienza di altre iniziative
importanti come l’aggregativo KeepOn; il contemporaneista
calato in una realtà antica (Borgo Castania, la vecchia
Castell’Umberto) Inumani; l’esperienza di Indiegeno Fest in
quel di Patti e paesi limitrofi, che investe in cultura
musicale e scoperta del territorio mediante escursioni; lo
storico e antesignano Ypsigrock, che da ventun anni anima
Castelbuono o, per rimanere in ambito locale, l’esperienza del
Collettivo Flock che da tre anni fa rivivere con le sue
installazioni una striscia di Pozzo di Gotto.
Sono tutte esperienze, emozioni che puntano alla qualità in un
deserto di idee, promosso anche e soprattutto da chi vive
fuori e torna nella propria terra di origine con lo scopo di
indicare un percorso di riscatto e di possibile sviluppo.
A Mosaico va dato atto di aver intrapreso una strada ardua,
per certi versi sperimentale, in questa spenta ed estrema
provincia, e di averla intrapresa con il giusto approccio.
Invitando i testimoni delle singole realtà, brevissimamente
introdotte sopra, i ragazzi di quest’associazione vogliono
umilmente far comprendere al nostro territorio che si possono
fare dei discorsi culturali, nei contenuti e nelle ricadute
economiche per la nostra città.
Il turismo musicale altro non vuole essere che il tentativo
ambizioso di progettare una proposta vivace, e musicale e
performativa, attraverso le arti visive, in un luogo che può e
deve essere animato partendo da una ‘mescolanza’ che è
propriamente fondante di quel luogo, ieri e oggi, partendo
dall’importanza del passato per sperimentare nuove forme di
condivisione e di partecipazione.
Tutto questo può avere un ritorno per la comunità se,
quest’ultima, esce dall’atarassia e riconosce lo sforzo di
questi ragazzi, che vanno spronati e non possono farcela da
soli.
Le istituzioni possono fare la loro parte, ma è il disegno,
l’offerta, la definizione del ‘prodotto-destinazione’ del
cittadino, dell’operatore culturale, per dirla col le parole
di Giovanni Bono, presidente degli albergatori milazzesi
intervenuto alla fine , che innesca i meccanismi per la
creazione di un’economia che partendo dalla qualità e da idee
innovative e attente alle peculiarità del territorio, posso
portare alla formazione di un modello.
A questo ambiscono i ragazzi di Mosaico e stargli vicino,
suggerirgli delle idee, sostenerli, affiancarli, spronarli è
il minimo che possiamo fare se non vogliamo che si viva e (si
muoia) di eventi occasionali.
Le madri coraggio. Incontro
alla Lute con Angela Gentile
Manca.
Scrive Claudio Fava in “Comprati e venduti”, pubblicato di
recente: “La mafia ammazza sempre due volte […]: la prima
quando ti leva dalla faccia della terra e subito dopo quando
si accanisce contro il ricordo di te. […] Per cui sputi di
fango, dicerie, depistaggi”.
E’ quanto accaduto anche nella tragica vicenda di Attilio
Manca, urologo di 34 anni di Barcellona P.G., trovato morto
nella sua casa di Viterbo la mattina del 12 febbraio 2004,
dopo aver eseguito, nell’ottobre 2003, in una clinica di
Marsiglia, in Francia – ipotesi oltremodo veritiera, sostenuta
con forza dai familiari assistiti dai legali Fabio Repici e
Antonio Ingroia – un delicato intervento chirurgico alla
prostata sul boss mafioso Bernardo Provenzano.
La sig.ra Angela Manca, madre del dott. Attilio, è stata
ospite mercoledì scorso, su iniziativa di Santo Laganà, ad una
lezione sul tema “Le madri coraggio nella letteratura” tenuta
dal prof. Filippo Russo nei locali dell’ITI “E. Majorana” di
Milazzo, inserita nel progetto Orizzonte Donna organizzato
dalla LUTE (Libera Università della Terza Età).
Angela Manca ha potuto rendere, in quella sede, la propria
testimonianza di “madre coraggio”, impegnata da più dieci
anni, insieme al marito e all’altro figlio, l’avvocato
Gianluca Manca (attualmente giudice onorario a Lipari), in una
strenua battaglia per la ricerca della verità, sfidando
tentativi di depistaggi, diffidenze, tradimenti, bugie,
isolamento.
“La mia è una lotta per tutti, per l’affermazione della
legalità, dei diritti, contro la corruzione diffusa in uno
Stato che spesso nega la verità” ha affermato la sig.ra Manca;
il cui impegno, suo e dei suoi familiari, rappresenta anche un
atto d’amore per il prossimo, per rendere giustizia non solo
alla memoria di Attilio, ma “di tutte le vittime della mafia e
ai loro familiari”.
Seguendo l’esempio di altre donne che, in passato, hanno
sfidato i pregiudizi del loro tempo e una profonda ostilità
del contesto sociale d’appartenenza, come Felicia Bartolotta,
madre di Peppino Impastato, e Francesca Serio, madre di
Salvatore Carnevale, giovane bracciante e sindacalista
trucidato da sicari mafiosi nelle campagne di Sciara, nel
1955.
La storia di Salvatore Carnevale e Francesca Serio rivive
nelle poesie di Ignazio Buttitta e nel racconto “Le parole
sono pietre” di Carlo Levi, citato per l’occasione dal prof.
Filippo Russo. Francesca Serio fu la prima icona antimafia al
femminile della storia: ribellandosi agli stereotipi di donna
del suo tempo, ebbe il coraggio di denunciare gli assassini
del figlio e i legami di complicità tra la mafia e settori
delle forze dell’ordine e della magistratura.
“La poesia sta nel fatto che Angela Manca sia riuscita a
trasformare il dolore per la morte del figlio in impegno
civile, per evitare che episodi simili possano accadere ad
altri figli” ha detto Santo Laganà, dopo aver passato in
rassegna, tramite diapositive, alcune terribili immagini del
cadavere di Attilio Manca a poche ore dal ritrovamento.
“Nell’attimo in cui hanno ucciso mio figlio, hanno cercato di
privarlo anche della sua dignità” ha aggiunto la sig.ra Manca,
accennando poi alla versione della Procura di Viterbo,
titolare delle indagini sulla morte di Attilio, basata
sull’ipotesi del suicidio (volontario o involontario) per
overdose di droga.
Versione che crolla dinanzi all’evidenza dei fatti: a
cominciare dalle numerose ecchimosi riscontrate sul corpo del
giovane urologo, il setto nasale fratturato, i testicoli
tumefatti, due segni di siringa rinvenuti sul braccio sinistro
(egli era un mancino puro: “scriveva, operava, faceva tutto
con la mano sinistra”, il racconto della madre).
Il prof. Filippo Russo ha ricordato, inoltre, la figura della
poetessa russa Anna Achmatova, autrice di “Requiem”, poema
incentrato sugli orrori delle grandi purghe staliniane e, in
particolare, sulla drammatica esperienza del figlio Lev,
recluso in un gulag al tempo del feroce dittatore sovietico.
L’auspicio di “un impegno quotidiano per una maggiore
democrazia, per un vivere civile che si dovrebbe diffondere
nelle nostre città” è giunto dal presidente della LUTE, prof.
Claudio Graziano. “Con la nostra vicinanza alla famiglia Manca
– ha concluso – ci facciamo carico di una missione volta a
diradare le nubi che nascondono la verità”.
Fiumara del Mela. La piccola
grande lezione di Italia
Nostra – Milazzo
Uscendo dalla sala nobile di Palazzo
D’Amico, a conclusione dell’ultimo convegno organizzato da
Italia Nostra, mi avvicino a un tavolo nel corridoio posto al
di fuori della sala.
Prendo un depliant di Italia Nostra che si apre con la
dicitura, ‘piccoli grandi gesti dal 1955’ e di seguito leggo
una serie di parole d’ordine che riassumono la mission
dell’associazione nazionale. Vale a dire, ‘la tutela del
patrimonio storico artistico e naturale della Nazione’.
Non c’è alcuna retorica in queste finalità e nella loro
descrizione, né nella composta, efficace e competente oratoria
degli relatori al convegno ‘La fiumara del Mela.
Dall’emergenza alla salvaguardia del territorio’.
Era iniziato male il convegno, sia
per le disastrose immagini dell’ultima alluvione dell’ottobre
del 2015, sia per l’intervento pessimo del Sindaco di Milazzo
che, noncurante dell’altissimo profilo dell’iniziativa, faceva
differenze di approccio politico tra il non intervento
post-2011, e il pronto (?) intervento post-2015, non ancora
concretizzatosi del tutto, a suo dire, per lungaggini
burocratiche che nulla hanno a che vedere con il lavoro della
politica regionale.
Successivamente
interveniva,
Stefano Maio, presidente del comitato di Bastione, che,
facendo riferimento ai ritardi e alle assenze della politica
in questi anni, si ‘rallegrava’ dell’intervento dell’Esa che,
a suo dire, ha permesso agli abitanti di Bastione di non
ripetere una terza alluvione nel giro di cinque anni.
Dunque, il convegno entra nel subito nel vivo e nella sua
parte più interessante.
Prende la parola l’architetto Cono Terranova, il quale con un
fondamentale analisi storica e quindi tecnica, ci illustra la
deviazione della fiumara a partire dalla metà del XIV secolo,
in località San Cristoforo, all’altezza del complesso
cimiteriale di San Filippo del Mela. Il fiume venne deviato
dal sovrano Federico III d’Aragona, al fine di non danneggiare
la masserie, le colture di grano e le attività del porto di
Milazzo, verso la zona di Bastione. L’architetto Terranova ci
fa vedere, in seguito, come comunque dal ‘500 a oggi numerosi
sono stati le esondazioni con danni a persone e cose, e gli
interventi anche a parziale ripristino dell’antica
biforcazione, o di ritorno alla sua attuale deviazione.
Infine, ci informa della pericolosità che può avere qualsiasi
ipotesi di un aeroporto del Mela, fornendoci il cattivo
esempio dell’aeroporto di Madeira costruito sul mare e tenuto
in piedi da più di cento piloni.
Di grande spessore gli interventi dei due geologi, Davide Gori
e Roberto Iraci.
Il primo ci ha illustrato le criticità dell’alto alveo,
soffermandosi sulle possibili soluzioni alle esondazioni, come
la creazione di bacini artificiali con opere di scarico
(sull’esempio di Parma), individuando anche nella località di
Femminamorta il luogo in cui approntarne uno; il secondo nel
suo intervento sulle ‘Criticità idraulico-naturali e
mitigazione del rischio alluvionale’, con l’aiuto di alcune
slide (così come anche Terranova e Gori), si è concentrato
sulle difficoltà, ad oggi, nel comprendere la meteorologia
applicata agli errori tecnici che possono portare alle
alluvioni.
Partendo dal termine fiumara di cui si caratterizza l’ambiente
calabrese e peloritano per la virulenza del suo impatto,
Iraci, ci ha fatto notare come bisogna distinguere, nel caso
delle alluvioni, tra fattori predisponenti, ovvero tutto
quello che riguarda le modificazioni di una zona nel tempo da
parte dell’uomo (deviazione del corso, deforestazione,
abbandono all’incolto, demolizione delle montagne) e fattori
occasionali (la quantità di pioggia che può cadere in un
determinato numero di ore nello stesso punto).
Avvalendosi di un grafico
di censimento con una curva di
probabilità pluviometrica (che calcola la quantità di pioggia
in cinquant’anni), Iraci ci ha mostrato come il rischio di
alluvioni può essere ridotto, ma non eliminato, perché il
fenomeno meteorologico specie negli ultimi anni, si ripete con
una violenza che irrompe inevitabilmente anche nelle
devastazioni del territorio, a monte e a valle, che negli
anni, nei secoli, abbiamo causato ancor prima delle alluvioni.
Penultimo l’intervento di Saro Celi, ingegnere del Genio
Civile di Messina, il quale ha illustrato in maniera assai
superficiale, a dire il vero, gli interventi di imminente (?)
approvazione per lo svuotamento dell’alveo e la risagomatura
del torrente, indicandoci, come dieci mesi, il periodo per la
realizzazione degli interventi progettuali.
Infine ha chiuso, così come aveva introdotto, la conferenza,
Guglielmo Maneri presidente di Italia Nostra – Milazzo,
auspicando un attenzione per le proposte (una tra tutte: la
centrale pluviometrica a monte, ovvero a Posto Leoni) e un
effettivo risanamento di questo territorio, che non sia
relegato solo ed esclusivamente all’intervento emergenziale.
Vera
assente
anche
quando
ha
parlato, e non poteva essere altrimenti: la politica.
Tra gli interventi, c’è stato anche quello del sindaco di
Santa Lucia del Mela, Nino Campo, capofila nel contratto di
fiume che, a oggi, è pieno di buone intenzioni come le
dichiarazioni dell’assessore regionale al Territorio, Croce,
assente in sala, vero destinatario della piccola grande
lezione di Italia Nostra – Milazzo.
Lezione che resterà negli anni e che ci auguriamo di poter
leggere presto in una pubblicazione degli atti di questa
giornata, a futura memoria di chi ha il dovere civile di
onorare la propria mission, di rendere migliore il posto in
cui vive, e di ricordare a chi dovrebbe avere una
responsabilità politica che la tutela del nostro territorio
viene prima di ogni altra cosa.
“Come riflesso sull’acqua” di
Rocco Amato a Palazzo D’Amico
Il poeta milazzese Rocco Amato ha presentato il suo libro
“Come riflesso sull’acqua” nella Sala convegni di Palazzo
D’Amico, lo scorso sabato pomeriggio, alla presenza di
numerosi amici e familiari che hanno voluto rendere omaggio ad
un “amico di tutti, persona sempre disponibile e gentile”
com’è stato definito il protagonista dell’evento, il cui
cognome, Amato, rispecchia un dato di fatto.
La raccolta di poesie è stata curata dalla prof.ssa Graziella
Giorgianni di Legambiente Cultura (che ha scritto anche la
prefazione), moderatrice dell’incontro cui hanno preso parte,
in veste di relatori, oltre alla stessa Giorgianni, il prof.
Rodrigo Foti, giornalista, e la prof.ssa Caterina Barresi,
presidente di “Filicus Arte”, associazione fondata anni
addietro da Rocco Amato e dal compianto Carmelo Coppolino
Billè, che ne è stato anche il primo presidente (a lui è
dedicata una delle più belle poesie contenute nella silloge).
Presenti anche due musicisti e amici di vecchia data del
poeta, Francesco Caravello, in arte Francis Rivel, ed Edoardo
Marchetti, che hanno dato vita a vivaci performance
strumentistiche, allietando gli ospiti al termine della
presentazione. Alcune poesie di Amato sono state lette dalla
sua giovane nipote, Melania Amato, nonché da Enzo Paci
(regista e attore teatrale) e dal prof. Filippo Russo, il
quale ha visto affiorare in alcuni versi “la dolcezza
malinconica di Verlaine”. “Una poesia che nasce da una
esperienza individuale, in rapporto con l’esperienza
collettiva dell’umanità, e si caratterizza per semplicità e
voglia di esprimersi, legata al ricordo degli affetti e delle
amicizie di una vita, ai paesaggi della sua terra e al mare
del Tono che si vede dalla sua abitazione” la descrizione
introduttiva della prof.ssa Giorgianni.
Amato “persona semplice e umile, in un tempo in cui invece
predominano l’apparenza e la superficialità” è il giudizio
della docente, ribadito dalla prof.ssa Caterina Barresi, che
con l’autore condivide l’esperienza associativa in “Filicus
Arte”. “Uomo allegro e genuino – le sue parole -, sempre
disponibile con tutti, affettuoso e socievole, attento ai
problemi sociali come l’immigrazione e la violenza sulle donne
e i bambini”. “Rocco artista è come Rocco persona” il pensiero
– ampiamente condiviso – espresso da Caterina Barresi.
Superata la timidezza inziale, che gli aveva impedito di
prendere la parola, Rocco Amato ha confessato di non sentirsi
un poeta, ma un “amatore della poesia”, con la speranza di
riuscire a “trasmettere agli altri le mie emozioni e gli stati
d’animo più profondi, facendo attenzione ai problemi della
quotidianità, con una luce sempre presente in fondo al
tunnel”.
“Un libro coinvolgente ed emozionante” lo ha definito il prof.
Rodrigo Foti, che è partito da un’analisi della personalità
del poeta e del contesto in cui egli vive ed opera (“non solo
locale, ma universale”), notando somiglianze, nella sua opera,
con la “poetica del fanciullino” di pascoliana memoria.
“Il suo sognare, vagheggiare, nasce da un desiderio naturale
di evasione dal predominio delle cose sugli uomini – ha
spiegato il prof. Foti -. La soluzione risiede, per lui, nella
voglia di sognare e di elevarsi nella beatitudine eterna della
gloria del Signore. Egli vuole essere fino alla fine,
contrariamente alla mentalità imperante incentrata sull’avere.
Il desiderio, concepito come voglia di studio e di ricerca
sempre aperta alle novità della società, è la sua ragione di
vita; la ricerca dell’essere da parte sua è infinita,
perseguita anche a costo di immedesimarsi nell’intero genere
umano”. Conclude il professore: “Sono presenti nella raccolta
anche temi di scottante attualità, trattati con vivida
commozione.
L’autore esorta ad amare la vita cogliendo tutte le sue
fattezze, non mancando inoltre di ricordare le virtù e i buoni
sentimenti che caratterizzano le figure più importanti della
sua vita, a cominciare da quella paterna.
L’opera si chiude con alcuni aforismi densi di autentica
saggezza, in cui i valori della vita vengono contrapposti ad
un mondo pieno di dissidi e di guerre”.
In ricordo di Carlo e Nello
Rosselli: l’on. Valdo Spini a
Milazzo
Mercoledì 23 novembre, nella Sala Giunta del Comune di
Milazzo, si è svolta una conferenza stampa di presentazione
del saggio dell’on. Valdo Spini dal titolo “Carlo e Nello
Rosselli – Testimoni di Giustizia e Libertà” (editore Clichy),
volume biografico in memoria dei fratelli Rosselli, importanti
figure di giornalisti, politici e attivisti il cui nome è
indissolubilmente legato alla temperie politico-culturale
antifascista degli anni Venti e Trenta, assassinati in Francia
il 9 giugno 1937, nella cittadina di Bagnoles-de-l’Orne, per
mano di estremisti di destra francesi al soldo dei servizi
segreti mussoliniani.
All’incontro,
promosso
da
Olga
Nassis,
antropologa
ed
esponente del partito greco ‘Syriza’, e dal giornalista
Riccardo Orioles, hanno partecipato, tra gli altri, il prof.
Antonio Matasso, storico dell’Università di Palermo e
componente della Direzione nazionale del PSI, e il sindaco di
Milazzo Giovanni Formica.
Tanti gli spunti di riflessione offerti per l’occasione dai
relatori: in primo luogo, sui principi e i valori alla base
del movimento di resistenza antifascista delle origini –
sfociato poi nella Resistenza armata al nazifascismo -, di cui
i fratelli Rosselli furono tra i principali fautori insieme ad
altri illustri personaggi, come Antonio Gramsci e Piero
Gobetti; valori e principi saldamente impressi nella
Costituzione del 1948. Con riflessi sull’attualità politica,
in particolare sul referendum costituzionale del prossimo 4
dicembre.
Nel suo intervento introduttivo, la dott.ssa Nassis ha
ripercorso alcune tappe salienti dell’impegno antifascista di
Carlo Rosselli, ricordando la sua partecipazione alla guerra
civile spagnola tra le file delle Brigate Internazionali (uno
dei primi italiani) e l’elaborazione filosofica, risalente a
quel periodo, del concetto di Stati Uniti d’Europa,
considerati da Rosselli un efficace rimedio alla sciagura del
fascismo e del nazismo.
“In greco, il significato della parola testimone (μάρτυς)
equivale a quello di martire – ha detto Olga Nassis -. La
nostra storia è composta da grandi esempi di eroismo civile
come quello incarnato dai fratelli Rosselli, testimoni di
libertà e giustizia, valori cui le democrazie devono
ispirarsi”.
Riccardo Orioles, partendo dalla lezione di democrazia e
libertà che ci viene dai Rosselli e da altri che, come loro,
sono morti per la libertà, ha elencato una serie di
inquietanti analogie tra ciò che si verificò in Europa negli
anni Trenta del’900 e alcuni avvenimenti riguardanti l’Europa
di oggi, e più in generale l’Occidente (ad esempio, la
vittoria di Trump negli USA).
Secondo Orioles, in Italia, occorre procedere prioritariamente
ad una applicazione uniforme della Costituzione su tutto il
territorio nazionale, più che ad una riforma della stessa, per
eliminare le disparità sociali e realizzare pienamente i
diritti e le libertà. “La democrazia esiste quando tutti
possono avere voce in capitolo” ha detto il giornalista
antimafia, che ha definito la nostra “una Costituzione di
minoranza, frutto dell’azione di alcuni giovani colti e
coraggiosi che seguirono le orme dei fratelli Rosselli”.
Il prof. Antonio Matasso ha raccontato le origini del Partito
d’Azione – nato dal movimento Giustizia e Libertà fondato a
Parigi nel 1929 dai fratelli Rosselli, Emilio Lussu e Alberto
Tarchiani -, rappresentato in Assemblea Costituente e
confluito nel PSI nell’ottobre 1947, per decisione del
comitato centrale guidato dal segretario Riccardo Lombardi.
Gli ex membri del Partito d’Azione costituirono la componente
“di sinistra” del PSI, quella riformista, promotrice di
provvedimenti antimonopolistici (come la nazionalizzazione
dell’energia elettrica) situati a metà strada tra socialismo e
liberalismo.
“Noi socialisti siamo figli del trattato ‘Socialismo liberale’
e della lezione dei fratelli Carlo e Nello Rosselli – ha
dichiarato il docente -. Il socialismo di oggi, quello dei
cittadini, è un addentellato del socialismo liberale del
Partito d’Azione”.
Valdo Spini, fiorentino, docente universitario a Firenze, già
ministro dell’Ambiente nei primi anni ’90 (a seguito
dell’incendio alla raffineria del 4 giugno 1993, che costò la
vita a sette operai, si recò a Milazzo in visita
istituzionale), ex vicesegretario nazionale del PSI nonché più
volte deputato con lo stesso partito, oggi presiede la
Fondazione Circolo Fratelli Rosselli, con sede nel capoluogo
toscano.
La Fondazione riprende la tradizione del Circolo di Cultura
Politica Fratelli Rosselli, fondato nel 1920 da Carlo e Nello
Rosselli, Piero Calamandrei, Ernesto Rossi, Alfredo e Nello
Niccoli, sotto il magistero di Gaetano Salvemini (attivo fino
al 1924, il Circolo venne poi rifondato nel 1944).
“La Resistenza è un valore da rivendicare, fa parte del
patrimonio dell’Italia” ha esordito l’on. Spini riferendosi
all’eredità culturale di Carlo e Nello Rosselli. “Il
sacrificio della vita da parte di ragazzi come loro è qualcosa
che non ricorderemo mai abbastanza.
Carlo Rosselli venne ucciso perché era l’elemento più indomito
tra coloro che si opponevano al regime fascista. Tra i due,
Carlo era il più politico, autore di ‘Socialismo liberale’,
prima opera socialista post-marxista.
Egli aveva capito che per salvare il socialismo bisognava
renderlo più moderno, coniugarlo coi valori e gli ideali del
liberalismo. Rivivere la storia di queste persone è
fondamentale, anche e soprattutto oggi che assistiamo a
situazioni di diseguaglianza enormi, a una divaricazione
insostenibile, con il ceto medio in grave crisi e una guerra
combattuta tra poveri, italiani e immigrati”.
In chiusura di conferenza, l’on. Spini ha sintetizzato in un
“No riformistico” la sua posizione in materia di referendum
costituzionale, augurandosi comunque che la consultazione del
4 dicembre “non si trasformi in un surrogato di elezioni
anticipate”.
Per l’ottantesimo anniversario della morte dei fratelli
Rosselli (giugno 2017), l’ex ministro ha annunciato un
programma di cerimonie commemorative con tappe previste in
varie parti d’Italia, di cui una nell’isola di Lipari, dove
Carlo Rosselli fu confinato nel 1927 e vi scrisse la sua opera
più celebre, ‘Socialismo liberale’, pubblicata nel 1930 a
Parigi (si ritiene che soggiornò
anche a Milazzo per un breve
periodo).
“Con una finestra su Milazzo” ha aggiunto il sindaco Giovanni
Formica, manifestando la volontà di aderire al calendario
degli appuntamenti celebrativi.
In conclusione, Formica (schierato per il Sì) ha fatto suo
l’auspicio espresso dall’on. Spini sul fatto che il referendum
“non diventi un’occasione di scelta sulle persone”.
Dove va il classico? Incontro
promosso
dall’Associazione
Italiana Cultura Classica
Venerdì 28 ottobre si è svolto, presso la Sala
conferenze di Palazzo D’Amico, un incontro promosso dalla
Delegazione dell’AICC (Associazione Italiana di Cultura
Classica) di Milazzo “Manara Valgimigli”, tenuto dal
presidente dell’associazione, prof. Massimo Raffa (confermato
nell’incarico per il prossimo triennio), dal titolo “Dove va
il classico? Il conflitto delle idee”.
L’occasione è servita per fare il punto, alla presenza di un
folto pubblico comprendente anche numerosi docenti e alunni,
sul ruolo ricoperto oggi dal liceo classico e sulle relative
proposte di rinnovamento, avanzate da più parti, nonché, in
generale, sul complesso rapporto delle materie umanistiche con
il ‘mondo globalizzato’. Il liceo classico negli ultimi anni è
stato al centro di numerose diatribe tra chi ne vorrebbe
l’abolizione e chi, invece, auspica un rilancio dello stesso
come solida base di partenza in vista di qualunque percorso
universitario e professionale.
Dopo gli interventi introduttivi della prof.ssa Rita Chillemi,
segretaria AICC Milazzo, e dell’assessore alla Cultura
Salvatore Presti, incentrati sul valore degli studi
umanistici, il prof. Massimo Raffa ha esordito ponendo
l’accento su una particolare accezione di liceo classico,
inteso come “categoria”, ovvero una realtà per la cui
definizione non ci si può limitare ai semplici risultati delle
rilevazioni statistiche: “Il liceo classico – ha affermato il
docente – riguarda il 6-7% del numero complessivo degli
studenti; tuttavia, la sua presenza feconda per contatto altre
realtà e non si limita al mero dato quantitativo e statistico.
In questi anni si è registrata una tendenza mondiale alla
riduzione degli investimenti per le scienze umane, non solo in
termini di denaro, ma anche di energie e volontà politica. Le
scienze umane non sono più al centro di un progetto di società
e anzi vengono considerate improduttive.
La crisi del classico, in Italia, è solo un dato della crisi
complessiva della cultura”.
Tra le cause più immediate della crisi degli studi classici,
come sostenuto da diversi analisti, un ruolo preponderante lo
ha esercitato e continua a esercitarlo la crisi economica:
“C’è una coincidenza tra crisi economica generale e crisi del
classico – ha proseguito il prof. Raffa -. Si preferiscono
percorsi che permettono di conseguire un titolo immediato e
più spendibile nel mercato del lavoro, anche se su questo
punto ci sarebbe da discutere. In ogni caso, esistono dei
fattori sociali che hanno determinato le condizioni per una
crisi della cultura classica”.
Il professore ha passato poi in rassegna alcune tappe salienti
del dibattito intorno alla questione della sopravvivenza del
liceo classico ai giorni nostri, scaturito anche a seguito di
una serie di dichiarazioni provenienti dal mondo
imprenditoriale, politico e accademico. Come le esternazioni
di Davide Serra, uomo d’affari legato ai partiti, che nel
corso di una manifestazione pubblica ebbe a dichiarare che per
la formazione dei suoi figli lui preferisce il tablet ai
libri; secondo una concezione prettamente utilitaristica che
ritiene morta la cultura umanistica e “cool” (definizione
dello stesso Serra) la scienza e la tecnologia. All’economista
Andrea Ichino, invece, si deve l’imputazione alla presenza del
classico in Italia della presunta arretratezza economica del
nostro Paese.
Il prof. Ichino parte dalla constatazione, sostenuta da molti
suoi colleghi, che non sarebbe il liceo classico a formare i
migliori, ma, al contrario, quest’ultimi si formerebbero al
liceo, in ossequio ad una consolidata tradizione familiare.
Successivamente, il prof. Raffa ha ricordato l’interessante
episodio del processo celebrato nei confronti del liceo
classico nel novembre 2014, al Teatro Carignano di Torino. In
quella sede, Ichino rappresentò la pubblica accusa, mentre la
difesa del liceo venne affidata al compianto semiologo Umberto
Eco.
Il processo, guidato dal dott. Armando Spataro, procuratore
capo a Torino, si concluse con l’assoluzione dell’imputato
eccellente – il liceo classico – con formula piena: “perché il
fatto non sussiste”. “Quel dibattito fu molto serio” le parole
del prof. Raffa, “perché finalmente la questione veniva
affrontata nel merito e non per slogan; inoltre, esso servì a
disinnescare l’idea dell’abolizione del classico, di cui
adesso non parla più nessuno.
Maturò, peraltro, la consapevolezza che qualcosa andava
comunque cambiato: per esempio, sostituendo il greco arcaico
con quello della koinè, oppure – come suggerito da Umberto Eco
– istituendo un liceo unico in cui si studino nella stessa
misura le materie scientifiche e quelle letterarie, o ancora,
sempre seguendo la proposta di Eco (il quale dichiarò che nel
nostro mondo niente può restare immutato), introducendo lo
studio del latino scientifico, Newton accanto a Cicerone.
Insomma, il dibattito si è spostato ora su cosa si debba
insegnare e in che modo”. Tra le proposte di riforma del liceo
classico, si segnala anche quella (citata dal prof. Raffa)
avanzata dal prof. Maurizio Bettini dell’Università di Siena,
filologo classico, fondatore del Centro per l’Antropologia del
Mondo Antico (AMA). Il gruppo dei ‘bettiniani’, studiosi
facenti riferimento al prof. Bettini, auspica una riforma
della seconda prova d’esame, consistente in una trasformazione
della traduzione, che dovrebbe essere seguita da elementi di
contestualizzazione e analisi testuale. Proposta fortemente
criticata dal prof. Walter Lapini dell’Università di Genova,
il quale accusa i bettiniani di voler eliminare, per questa
via, la traduzione tout court . “Occorrerebbe un’alleanza tra
i classicisti e non continue divisioni – il personale augurio
del presidente dell’AICC -. Un dibattito dai toni astiosi (che
talvolta sfocia persino nelle certe bollate), un conflitto
delle persone e non delle idee nuoce fortemente agli studi
classici. In tutto questo, la grande assente è la cultura”.
Una polemica che si trascina da lungo tempo, quella tra vari
illustri accademici, e che ha inizio con la pubblicazione dei
primi testi sulla questione omerica. Altro tema che ha fatto
discutere gli studiosi è quello delle “radici”. In un saggio
del 2011, “Contro le radici”, il prof. Bettini mette in
discussione il paradigma arboricolo, cioè la metafora
verticale delle radici del mondo greco-romano, che a suo
parere non rende giustizia alla complessità del mondo attuale,
rischiando di sconfinare nel razzismo e nell’autoritarismo;
l’autore propone di utilizzare al suo posto la metafora del
‘cespuglio’ o quella del ‘fiume’, per descrivere l’insieme
delle relazioni mutevoli e fluide con le altre culture che
caratterizza la contemporaneità. “La ricerca di una purezza a
tutti i costi ha prodotto seri danni nella cultura europea –
riconosce il prof. Raffa -. L’idea che tutte le culture
abbiano pari dignità e legittimità è giusta, ma se viene
estesa a livello politico e nell’azione educativa essa può
produrre esiti disastrosi. Bisogna avere ben chiari i punti di
partenza, per poter attuare un confronto con gli altri. La
parità di culture può portare all’annullamento della propria
identità e dei meccanismi culturali nei quali abbiamo deciso
di identificarci. Siamo figli di una cultura che ci ha dato la
tolleranza e la possibilità e il privilegio di discutere e
scegliere liberamente. La civiltà si deve sempre
relativizzare. Se possiamo confrontarci e dubitare gli uni
degli altri, lo dobbiamo agli autori del passato”.
In conclusione, una riflessione sull’imprescindibilità dello
studio della grammatica greca e latina in un percorso di studi
classici: “Il liceo, e la scuola in generale, dev’essere,
prima di tutto, una scuola di cittadinanza e di ascolto; ma
bisogna pur passare dal sudore dello studio grammaticale. Chi
non passa dall’analisi, non riesce a cogliere il frutto della
sintesi. Per raggiungere i risultati occorre la fatica”.
Grandi applausi al concerto
del 29 Ottobre al Santuario
di San Francesco di Paola
Si è svolto all’interno del
suggestivo
Santuario di San Francesco di Paola il penultimo concerto di
musica classica del Festival “Note d’Autunno 2016” che ha
riscontrato nelle varie – Location – quasi mille partecipanti,
e una massiccia collaborazione per la riuscita dello stesso.
L’evento è stato preceduto da un discorso introduttivo del
direttore artistico dell’associazione Teleion di Roccalumera
(ME), la flautista milazzese Daria Grillo che ha doverosamente
ringraziato quanti si sono prodigati per il buon esito del
festival e ha informato tutti i presenti che il concerto era
dedicato alla memoria di Pippo Adige e Davide Taranto,
scomparsi tragicamente in un incidente con l’elicottero
nell’Agosto del 2010. Il Dott. Salvatore Italiano, poi, ha
preso la parola al microfono, in qualità di rappresentante
dell’amministrazione comunale di Milazzo, e del sacro Ordine
militare Costantiniano e dell’Ordine dei Minimi, sottolineando
che la manifestazione si amalgamava benissimo con tutta una
serie di festeggiamenti ed eventi in onore del Santo
“Compatrono” di Milazzo, di cui ricorre quest’anno il sesto
anniversario della nascita.
La prima parte del concerto ha visto impegnato il Maestro
Francesco Parrino, violinista di chiara fama internazionale;
innumerevoli i suoi tour concertistici in Austria, Cile, Cina,
Colombia, Croazia, Francia, Germania, Hong Kong, Perù, Regno
Unito, Romania, Russia, Slovenia, Svizzera e Turchia. Il
Violinista ha eseguito con abile maestria tecnica e musicale
l’Etude de concert op.16 n.2 e un Morceau op.55 n.3 di Henry
Vieuxtemps, (compositore belga vissuto in pieno ‘800) ; un
Capriccio in sol minore di Niccolò Paganini, spiegando a tutti
i presenti che il concetto di “Virtuosismo” non si limitava ad
una dimostrazione di abilità puramente tecnica ma era
strettamente connessa al fascino del suono e ad una suadente
cantabilità; infine una composizione di Eugène Ysaye, grande
compositore ed interprete del Romanticismo, la sonata op.27
n.2 “Obsession”, che partendo da un’ispirazione bachiana,
prosegue poi con la rievocazione del mito di Orfeo. La
magistrale esecuzione del maestro Parrino che ha affascinato
il pubblico presente è stata effettuata su un violino G&A
Gagliano (1790-1805 circa) prestatogli dalla famiglia del
grande direttore d’orchestra Gino Marinuzzi.
La seconda parte del concerto ha visto impregnato in “Duo”,
accanto al violinista Parrino, una vera “Eccellenza locale”,
il Maestro Maria Grazia Caffarelli, in un programma dedicato
interamente al compositore Paganini, violinista, compositore e
chitarrista italiano, considerato universalmente uno dei più
importanti esponenti della musica romantica. Il “Duo” ha
eseguito la sonata op.3 n. 4 per violino e chitarra, la sonata
M.S. 112 n.2 in re maggiore e la sonata M.S. 2 in la maggiore.
La chitarrista Caffarelli che svolge un’intensa attività
concertistica, suonando per numerose associazioni, festival ed
eventi, ha manifestato durante l’esecuzione una grande abilità
nella ricerca del suono e delle diverse sfumature timbriche
che la chitarra può offrire e ha dimostrato di possedere una
innata musicalità fuori dal comune; inoltre nel corso della
sua carriera ha maturato una approfondita esperienza nel campo
della didattica chitarristica, frequentando numerosi corsi
presso la S.I.E.M. e il C.E.P. di Assisi e svolgendo in
qualità di
docente
vari seminari presso scuole statali.
Grandi applausi e consensi unanimi da parte di tutti i
partecipanti.
Festival Note d’autunno 2016
“La musica è la lingua dello spirito. La sua
segreta corrente vibra tra il cuore di colui che canta e
l’anima di colui che ascolta”… recita Kahlil Gibran, famoso
poeta, pittore e filosofo libanese. Prendendo spunto da questa
citazione, è con vivo entusiasmo che il direttore artistico
dell’Associazione Teleion di Roccalumera (Me) , la celeberrima
flautista milazzese Daria Grillo propone una ministagione di
musica classica che interessa anche la nostra città.
Il Festival Note d’Autunno vuole essere un momento di
collegamento tra diverse “location” della provincia di Messina
che, proprio grazie alla musica, veicolano il pubblico in un
percorso avvincente e di grande qualità artistico-culturale.
L’inaugurazione sarà fatta giorno 23 ottobre alle ore 19 a
Villa Cianciafara a Messina dal celebre flautista Peter Lukas
Graf accompagnato al pianoforte dal Maestro Antonino Averna,
stimato docente e concertista del Conservatorio A. Corelli di
Messina. Da Messina, giorno 26 ci si sposterà all’Antica
Filanda di Roccalumera per il recital Stelle tenuto dalla
grande flautista veneziana Monica Finco accompagnata dal
giovane pianista Luciano Scarpaci. Giorno 27 Ottobre si passa
a Castroreale con il Quartetto di Clarinetti “Gershwin“, per
poi ritonare a Messina, il 28 nella Chiesa di SS. Annunziata
dei Catalani con il coro “I piccoli Cantori” Città di
Barcellona P.G.
Il 29 ottobre, al Santuario ” San Francesco di Paola” a
Milazzo, si esibirà il celebre violinista Francesco Parrino
accompagnato alla chitarra dalla Prof.ssa Maria Grazia
Caffarelli. Ricordiamo a tutti i Milazzesi che la splendida
cornice del suddetto santuario è stata in passato sede di
numerosi concerti organizzati dall’Associazione Amici della
Musica, sia quando era in vita il Maestro Salvatore Calafato,
fondatore della stessa, e successivamente con l’attuale
direttore S.ra Lilliana Zanca. Memorabile il concerto di
pianoforte tenuto da Lilya Zilberstein, famosissima in tutto
il mondo non solo per i suoi recitals ma anche per aver inciso
per le prestigiose case discografiche Deutsche Grammophon e
EMI più di dieci CD.
La manifestazione si concluderà giorno 30 ottobre, presso
l’Auditorium di San Vito a Barcellona P.G., con il Salotto
Musicale che vedrà esibirsi il Trio composto dai Maestri
Stefano Parrino e Daria Grillo al flauto traverso e dal
Maestro Luigi Cordova al pianoforte.
Tutti i concerti sono ad ingresso gratuito.
Nadia Terranova “Gli Anni al
contrario” all’ITC
La scrittrice messinese Nadia Terranova è
tornata a Milazzo per presentare la sua ultima fatica
letteraria, il romanzo “Gli Anni al contrario” (pubblicato nel
2015 per le edizioni Einaudi Stile Libero), nuovamente
nell’Aula Magna dell’Istituto Tecnico Commerciale, dove era
stata ospite già lo scorso marzo su invito della prof.ssa
Teresa Frisone.
Lunedì 10 ottobre, a partire dalle 17:00, si è svolto il
secondo incontro con Nadia Terranova, promosso e organizzato,
questa volta, dall’Associazione culturale “Teseo” presieduta
dal dott. Attilio Andriolo, il quale, per l’occasione, ha
svolto il ruolo di relatore assieme all’autrice e alla preside
dell’Istituto, prof.ssa Stefania Scolaro.
Le docenti Dora Barone, Imma Barillari e Maria Scolaro hanno
curato la preparazione degli alunni in vista dell’evento,
anche tramite laboratori tematici e una serie di letture sul
periodo storico affrontato nel libro. I fatidici anni di
piombo fanno da sfondo alla narrazione, che si snoda tra il
1977 e il 1989, anno del crollo del Muro di Berlino.
Protagonisti del racconto, ambientato a Messina, due giovani
innamorati, Giovanni e Aurora, entrambi animati, come tanti
loro coetanei, da un’ansia di rinnovamento e di rigenerazione
radicale della società, lui figlio di un comunista, lei di un
fascista.
Dalla loro unione nasce Marta, pseudonimo dell’autrice. Le
vicende di Giovanni e Aurora si inseriscono in quello
straordinario momento di effervescenza sociale e culturale che
attraversa gli anni Settanta, quando moltissimi giovani,
entrando in rotta di collisione col mondo dei padri, si
illudono di poter portare a compimento i loro ideali di
libertà e di giustizia, divenendo infine consapevoli, loro
malgrado, dell’impossibilità della missione.
Alcuni abbracceranno la causa rivoluzionaria, mentre altri
dovranno fare i conti con una spietata realtà che annulla
qualsiasi speranza, e che guiderà Giovanni lungo un percorso
di insostenibile frustrazione, fino al raggiungimento del
baratro esistenziale delle droghe pesanti. “Ci onoriamo di
aver organizzato, come associazione “Teseo”, questo incontro
con una autrice messinese, che ha studiato filosofia e storia
moderna e attualmente vive e lavora a Roma” ha esordito il
presidente dell’associazione, dott. Attilio Andriolo, ideatore
dell’evento insieme al consigliere comunale Antonio Foti,
presente in sala. Nadia Terranova è approdata al romanzo con
“Gli anni al contrario”, dopo avere scritto una serie di libri
per ragazzi.
L’opera è stata accolta molto positivamente dalla critica
italiana ed elogiata da scrittori come Roberto Saviano, nonché
tradotta in Francia, Spagna, Messico, Polonia e Lituania. “Un
libro che si presta a più letture” lo ha definito Andriolo,
“scritto con uno stile inimitabile, tutto ambientato a
Messina, con lo sfondo di una società in crisi, in una Sicilia
nella quale l’onda lunga della protesta arriva in maniera
piuttosto leggera.
Era l’Utopia inseguita a quei tempi da una generazione che si
vota pure alla lotta armata, trovando consolazione nella droga
dopo l’amarezza del fallimento”. La preside Stefania Scolaro,
riferendosi al contesto del romanzo, ha parlato di “periodo
molto complesso, fatto di ideologie, moti, scontri, raccontati
in modo brioso attraverso le vite di questi ragazzi che si
incontrano”.
Prima dell’intervento della scrittrice, è stato proiettato un
video realizzato l’anno scorso dai ragazzi della IV C
Turistico (oggi V C, presenti all’incontro) supportati allora
dalla prof.ssa Frisone; un excursus fotografico e musicale che
raffigura le fasi salienti del decennio considerato, ponendo
in risalto personaggi ed episodi ritenuti più importanti e
drammatici.
Loredana Salvadore e Riccardo Grillo della V C Turistico hanno
letto alcuni brani introduttivi del romanzo.
“Negli anni in cui ho scritto questo libro non pensavo che
sarebbe finito nelle scuole – ha confidato al pubblico Nadia
Terranova -. Io scrivevo libri per ragazzi, questo per me era
un libro per adulti, una piccola storia privata di un
piccolissimo nucleo familiare, ambientata in una periferia
d’Italia inserita nell’ambito di eventi politici più grandi.
I protagonisti vivono a Messina e avvertono sulla loro pelle
ciò che accade altrove, arrivando a toccare vari abissi ma
anche numerose vette. Sebbene il mio non sia propriamente un
romanzo storico, raccontare come vivevano le persone comuni
durante un periodo che è finito nei libri di storia è stato
molto bello ed importante. Sono molto commossa di essere qui”.
Rispondendo alle domande del pubblico, Nadia Terranova ha
detto: “Il libro ha tenuto molto vivo il mio interesse. Non
credo che la letteratura debba affrontare delle tematiche:
questo magari lo fanno altri, per esempio i giornalisti.
Personalmente ho un grande debito con la tragedia greca, che è
universale, dalla quale ho preso spunto per quanto riguarda il
tema dell’uomo posto di fronte a un bivio. Immaginavo che il
periodo trattato avrebbe generato un dibattito con visioni
opposte. La parabola di Aurora e Giovanni concerne fatti che
hanno riguardato anche la mia vita. E’ la vicenda di persone
comuni all’interno di un quadro storico”. Conclude l’autrice
de “Gli anni al contrario”: “C’è una parte di quella
generazione che non si è mai pacificata con il resto, e
un’altra che, invece, si è persa in vari modi. Sono state
fatte anche conquiste molto importanti in quel periodo,
rispetto alle quali oggi si sono compiuti dei passi indietro.
Mancava un racconto dei ‘figli di nessuno’ come Giovanni e
Aurora, la cui storia ho scelto di scrivere non per dare un
giudizio, ma per traghettarla dall’oblio alla memoria. L’opera
parla anche del naufragio del loro modo di essere compagni e
del loro salvarsi reciprocamente, in un contesto sociale
caratterizzato da una profonda frattura generazionale, nel
quale i rapporti d’amicizia nascono, si rompono e ruotano
sempre attorno a ideali comuni”.
Brillante Serata conclusiva –
XIV Rassegna musicale “Angelo
Biondo”
Il 1° Ottobre è una data memorabile e ormai
ben nota nella nostra città : è il giorno del compleanno di
Niccolò Frediani, un “angioletto” volato in cielo a soli 5
anni.
E’ proprio in questo giorno che ogni anno si svolge la serata
conclusiva della Rassegna musicale “Angelo Biondo ” a lui
dedicata, giunta alla quattordicesima edizione a Milazzo e
alla quarta in provincia di Pisa, ove dimorano i coniugi
Frediani. Nei vari anni la manifestazione
si è svolta in
diversi luoghi, all’interno del Duomo Antico del “Castello”,
al Palazzo D’Amico, ma quest’anno – decisione all’ultim’ora –
è stata la meravigliosa cornice del Teatro Trifiletti ad
accogliere i numerosi musicisti in erba assieme al caloroso e
folto pubblico che ha palesato grande entusiasmo per la
brillante riuscita dell’evento stesso. La serata è iniziata
con un fuori programma, l’esibizione di due bimbi non in gara
per motivi di incompatibilità derivanti dal grado di affinità
con un membro della commissione giudicatrice; Francesco
Pinizzotto e Claudia Castellaneta hanno eseguito al pianoforte
dei pezzi di G. Marchi, A. Trombone e A. Longo, subito dopo
si è dato inizio al concerto di tutti i partecipanti della
rassegna, impegnati in diversi strumenti musicali: pianoforte,
violino, flauto, clarinetto, sassofono, chitarra, fisarmonica,
percussioni e voce. Tutti i ragazzi hanno eseguito un brano
scelto dalla giuria tra le varie composizioni eseguite durante
i giorni delle selezioni,tenutesi il 29 e 30 Settembre. Tra
un’esecuzione e l’altra, la premiazione dei vincitori è stata
affidata da Annapaola Fantozzi, mamma di Niccolò e presidente
dell’associazione, a diverse autorità presenti a teatro: il
Sindaco Giovanni Formica con diversi assessori, la presidente
dell’associazione “Amici della musica” Lilliana Zanca, i
componenti della giuria e gli stessi compagni di gioco del
piccolo Frediani. E’ stato consegnato a tutti un attestato di
partecipazione e sono state distribuite diverse borse di
studio in danaro e buoni acquisto. A conclusione della
manifestazione, il papà di Niccolò, Andrea Frediani ha
ringraziato tutti quanti si prodigano per la riuscita di
quest’evento, in primis il Comune di Milazzo che mette a
disposizione ogni anno i vari locali, la Raffineria di Milazzo
che elargisce un notevole contributo in danaro,tutte le
persone che si impegnano a pubblicizzare e a diffondere in
rete la rassegna, il sant’uomo Vincenzo che si occupa
volontariamente della manutenzione del muretto di Niccolò,
piccolo monumento presente nella pinetina della spiaggia di
ponente ed infine tutti gli insegnanti che curano la
preparazione dei ragazzi, permettendo così la realizzazione
dell’evento.
Riguardo alle innumerevoli finalità dell’Associazione “Angelo
Biondo” e alla descrizione del monumento dedicato al piccolo
Niccolò si rimanda al precedente articolo pubblicato il
12/09/2016 nella sezione “Cultura”
Di seguito l’elenco contenente i nominativi e i relativi premi
ricevuti dai partecipanti:
Viola Lisanti (canto): attestato e borsa di studio da 50 euro,
più un buono acquisto;
Anita Munafò (pianoforte): attestato e borsa di studio da 100
euro;
Antonino Arena (pianoforte): attestato e due buoni acquisto;
Giuseppe Calderone (rullante): attestato e borsa di studio da
100 euro;
Giuseppe Calderone (pianoforte):
attestato e due buoni
acquisto;
Angelo Impalà (pianoforte): attestato e borsa di studio da 80
euro;
Luca Sindoni (fisarmonica): attestato e borsa di studio da 80
euro;
Maria Chiara Perdichizzi (violino): attestato e borsa di
studio da 100 euro;
Emanuele D’Amico (clarinetto): attestato e borsa di studio da
100 euro;
Carmen De Gaetano (pianoforte): attestato, borsa di studio da
50 euro e un buono acquisto;
Elisa Mazzeo (pianoforte): attestato, borsa di studio da 100
euro e un buono acquisto;
Marta Gentile (flauto traverso): attestato e borsa di studio
da 200 euro;
Maria Duci (pianoforte): attestato e borsa di studio da 50
euro;
Denise Ruggeri (pianoforte): attestato, borsa di studio da 100
euro e un buono acquisto;
Gaetano Rizzo (sassofono): attestato, borsa di studio da 100
euro e un buono acquisto;
Angelica Crimi (pianoforte): attestato e borsa di studio da 80
euro;
Dario Venuto (pianoforte): attestato e due buoni acquisto;
Elisa Mazzeo e Maria Duci (pianoforte a quattro mani): due
buoni acquisto;
Gaetano Rizzo e Paolo Magazù (duo sax e chitarra): borsa di
studio da 160 euro e due buoni acquisto