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Giovanni M. Tordi – Amministratore Delegato Officinae Verdi
Green Economy Leader
Giovanni
M.
Tordi
è
riconosciuto come uno dei
massimi esperti in Europa ed in
Italia di green economy e di
business sustainability, cioè
dello sviluppo del valore e
mitigazione dei rischi (come
dicono gli inglesi “doing more
with less”).
La sua è la storia di una
passione
per
l’innovazione
sostenibile,
quella
per
l’ambiente, coltivata negli anni
e diventata una professione, e
della genesi di una delle più
interessanti start up di green
economy in Italia degli ultimi
anni, Officinae Verdi, società
nata dalla joint venture tra
Unicredit e WWF.
49 anni, sposato con Irma da cui ha avuto tre figli (Allegra, Flaminia, Matteo
Maria), laureato in Economia Aziendale con una tesi sperimentale all’ENEA sulla
valutazione di impatto ambientale, Giovanni M. Tordi, dopo un’esperienza nel
marketing strategico nel Gruppo Stet, entra nel network internazionale del
Gruppo WPP iniziando a lavorare, a partire dagli anni 90, sui temi della
sostenibilità ambientale e sociale con un focus sul public affairs e sull’issues
and crisis management per corporation USA e per grandi gruppi presenti in
Europa ed in Italia. Lavorando su questi temi acquisisce una profonda
conoscenza dei rischi operativi e degli impatti reputazionali che grandi
organizzazioni devono saper prevenire e mitigare.
Negli anni pur lavorando con elevate responsabilità in grandi aziende ha
sempre continuato nel suo impegno divulgativo – formativo verso le nuove
generazioni, tenendo corsi e lectures su queste tematiche in diverse Università
italiane (Luiss, La Sapienza, Bocconi, Cattolica, Roma Tre) e facendo coaching
alla Corporate University di NY nel Gruppo WPP (Burson Marsteller).
“Ritengo che la sostenibilità nel business e nello sviluppo di una organizzazione
sia un concetto molto importante dal quale non si può prescindere, per questo
l’impegno nel facilitare la comprensione di modelli innovativi coerenti con uno
sviluppo “circolare dell’economia” è per me al primo posto per le nuove
generazioni”.
Per circa 10 anni Tordi è Managing Director e membro del Consiglio di
Amministrazione di Burson-Marsteller (WPP Group), lavorando come advisor
nella corporate strategy, public affairs, supportando il top management di
aziende a organizzazioni non governative a livello nazionale e internazionale e
specializzandosi nella gestione di extra financial e reputational risks. E’ in
questo percorso che acquisisce una visione trasversale sulle tematiche di
impatto ambientale (e sociale) di maggior rilevanza per il mondo del business.
A metà degli anni ’90 lancia la prima iniziativa sulla “sostenibilità” in Italia, per
conto della Commissione Europea.
In quel periodo questo tema non era ancora conosciuto e non era entrato nella
cultura manageriale aziendale, negli anni a seguire si è iniziato a parlare anche
in Italia di Corporate Social Responsibility, ma con una accezione
prevalentemente “comunicativa”. Accezione assai lontana dalla business
sustainability intesa come capacità di sviluppare il core business di una
organizzazione mitigando i rischi operativi, finanziari, ambientali, sociali e
quindi reputazionali.
Le grandi corporation (USA, europee) iniziavano ad operare globalmente sui
mercati e spesso dovevano cimentarsi su problematiche ambientali (e sociali)
che non avevano saputo “intercettare” nella mappa dei rischi aziendali.
Problematiche che segnavano il successo o l’insuccesso e che richiedevano
spesso azioni di recovery in chiave di issues & crisis management.
Erano ancora gli anni in cui nella maggior parte delle aziende, di ambiente ci si
occupava solo attraverso le leve della comunicazione o con piccole operazioni
marginali rispetto al mainstream aziendale; un gap culturale che ancora oggi
rischia di costare molto caro alle aziende il cui core business è legato alla
disponibilità di materie prime o appartenenti ad industry particolarmente
carbon intensive.
Qualche esempio noto nel passato su questi temi apparso alla ribalta dei
media: negli anni ’90 Exxon venne multata per 125milioni di dollari e Chevron
per 6,5 milioni per disastri e danni ambientali, Roche di 500 milioni per
violazione della legge antitrust, Sear di 60 milioni per frode finanziaria.
“Ma anche più recentemente lo scandalo delle emissioni delle auto di
Volkswagen, testimonia quanto una scarsa attenzione alla sostenibilità
ambientale (e sociale) possa generare crisi globali difficili da superare per una
organizzazione. Integrare il concetto di sostenibilità nelle logiche di business –
prosegue Tordi – significa rafforzare la strategia aziendale e definire delle
policies in grado di prevenire le istanze critiche. Essere sostenibili significa
saper innovare e anticipare il mercato, migliorare la qualità dei propri prodotti,
ridurre l’impatto ambientale, mitigare i rischi legali, assicurativi, reputazionali.
In alcuni casi, anticipare i cambiamenti normativi”.
Dal 2003 Giovanni M. Tordi, come responsabile della Corporate Strategy di
Capitalia si focalizza su temi di issues finanziarie, e sviluppa un programma di
“social impact recovery program” per la protezione degli investimenti nei bond
(Cirio, Parmalat) in default lato consumatore. In quegli anni Giovanni M. Tordi
inizia a sviluppare lo stream ambientale con un focus sul climate change, tema
diventato in quegli anni molto importante a livello internazionale, ma ancora
molto poco sviluppato in ambito finanziario.
Con il passaggio in UniCredit Group (che acquisisce Capitalia alla fine del
2007), assume l’incarico di Responsabile per la Business and Environmental
Sustainability, sviluppando e integrando nel core business del Gruppo credit
special policies (nucleare, dighe, carbon) modelli di mitigazione dei rischi da
climate change, avvia il progetto-framework di cooperazione strategica
internazionale di Unicredit con WWF con l’obiettivo di riduzione di CO2,
promuove lo sviluppo di nuovi prodotti e servizi sul segmento energyenvironment.
Il 2008 vede l’esplosione negli Stati Uniti della bolla finanziaria innescata dalla
politica incontrollata di erogazione dei mutui: colossi come Bearn Stearns,
Lehman Brothers, AIG falliscono. Sistemi di rating come Moody’s,
Standard&Poors, Fitch non sono più credibili. La crisi economica offre
l’opportunità di ripensare modelli di sviluppo e regole di mercato che hanno
dimostrato tutti i loro limiti. Dall’altro lato cresce la sensibilità per gli
investimenti responsabili, alcune agenzie internazionali (Dow Jones
Sustainability Index , FTSE 4 Good, Vigeo Index, etc) sviluppano un modello di
“rating sostenibile” , le aziende iniziano a confrontarsi in modo più “integrato”
con la sostenibilità sui tre ambiti di applicazione: economico (redistribuzione
valore aggiunto), sociale, ambientale.
Ecco l’idea di creare una new-co che fondi il proprio core business sui temi
della sostenibilità ambientale: nel 2011 da una joint venture UniCredit – WWF
nasce Officinæ Verdi, energy efficiency company specializzata in innovazione
greentech, efficienza energetica e finanza, di cui Paolo Fiorentino, Vice DG di
Unicredit, è Presidente e Giovanni Tordi è l‘Amministratore Delegato.
La genesi di Officinae Verdi è il paradigma di un modo differente di fare
impresa: sviluppo di un modello che generi ritorni in termini di valore,
occupazione e ambiente coniugando etica, sostenibilità d’impresa e tutela
ambientale. Quella che chiamiamo “green economy applicata”.
Nel periodo di maggiore recessione degli ultimi 20 anni, Officinae Verdi genera
tra il 2013 e il 2014 quasi 100M€ di investimenti, 3.748 greenjobs (posti di
lavoro tra diretti e indiretti), 350.000t/CO2 risparmiate. Nel 2015 nascono
all’interno del Gruppo Officinae Verdi 3 società operative specializzate su
energy operations, metering&control avanzato e IoT (internet of things)
applicato all’energia, vendita di energia verde certificata. Nel 2015 il Gruppo
continua a crescere grazie ad un lavoro di sviluppo in alcuni settori chiave
dell’economia quali Real Estate, Retailer, Infrastrutture & Smart Cities, Sport ,
Industrial, settori nei quali Officinae Verdi vanta già delle collaborazioni con
player importanti dell’economia, oltre che con la Commissione Europea di cui
Officinae Verdi è advisor su progetti Smart Cities.
E’ una storia di successo, sviluppata da Tordi con determinazione insieme ad
un gruppo di manager e ad una squadra di giovani ingegneri capaci di
esprimere valore facendo propria la mission aziendale: diventare la prima
realtà green ecomomy in campo energetico nei prossimi 3-5 anni in Italia.
“Il modello di Officinæ Verdi - dice Tordi - è in continua evoluzione:
dall’esigenza di monitorare le migliori esperienze di business sostenibile e dagli
stimoli del dibattito internazionale sulla circular economy, abbiamo appena
inaugurato partendo da Bruxelles la Green Capital Alliance per l’accelerazione
sui mercati di innovazione sostenibile ”.
Il progetto, sviluppato attraverso il network di Officinae Verdi, nasce grazie alla
collaborazione con le più importanti realtà e si appoggia ad un think tank
internazionale di opinion leader e organizzazioni interessate allo sviluppo di
efficienza e sostenibilità, nell’ottica di dare un contributo ad una crescita
culturale ed economica che non passi dal carbone e dalle grandi infrastrutture.
“Obiettivo – spiega Tordi – è quello di stimolare un modello real economy
sostenibile e altamente efficiente, attraverso progetti che generino nuova
occupazione, riduzione di consumo delle materie prime e taglio di emissioni di
CO2 , privilegiando riutilizzo e riciclo dei materiali di scarto”.
Il prossimo meeting del think tank si terrà a gennaio nella verdissima Umbria,
dove è nata Officinae Verdi e la passione di Tordi per l’ambiente.
“Il gruppo di Officinae Verdi – aggiunge Tordi - ha raggiunto coesione e
determinazione, ma concedersi un tempo di qualità per lo sviluppo di nuovi
progetti e per il confronto con le migliori esperienze è fondamentale per dare
vision e prospettiva all’azienda. Officinae Verdi, dopo lo start up, deve
guardare a nuovi traguardi”.
Investire sull’efficienza energetica e sull’eco-efficacia di prodotti e servizi
rappresenta una leva cardine di cambiamento. Secondo stime del Politecnico di
Milano, nella prospettiva di raggiungere gli obiettivi europei del Pacchetto
Clima, il potenziale di mercato per gli interventi di efficienza energetica in Italia
ammonta a 55 – 76 miliardi di euro all’anno da qui al 2020: un significativo
beneficio economico, ma soprattutto un importante obiettivo ambientale nella
direzione della lotta ai cambiamenti climatici.