La concorrenza monopolistica

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La concorrenza monopolistica
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TRA MONOPOLIO E CONCORRENZA
1 Le barriere all'entrata
L'analisi condotta nel capitolo precedente suggerisce che il
monopolista ottiene di norma profitti in eccesso rispetto a una situazione
di concorrenza. L'esistenza di questi profitti attira l'attenzione di
potenziali concorrenti che potrebbero essere indotti a tentare l'entrata in
quel mercato. Il potere di monopolio contiene in sé i germi del proprio
superamento e un monopolista cosciente non potrà tenerne conto.
Per capire in che cosa consiste il problema della entrata di nuove
imprese dobbiamo dapprima chiederci se esistono o meno barriere
all'entrata sul mercato.
Abbiamo logicamente tre casi. L'inesistenza di barriere all'entrata,
le barriere all'entrata assolute, le barriere all'entrata relative.
Concentriamoci su queste ultime.
Barriere relative possono dipendere da difficoltà di reperimento di
capitali a costi ragionevoli, da vantaggi di costo e da lealtà del
consumatore.
Le barriere legate alle condizioni del mercato dei capitali
significano che differenti imprenditori godono di condizioni diverse in
termini di tassi di interesse e di ammontare dei debiti contraibili. I
finanziatori potrebbero considerare particolarmente rischiosa l'entrata in
un mercato monopolistico ed essere propensi a concedere prestito solo
facendo pagare al potenziale entrante tassi particolarmente elevati.
Poichè il costo relativo al finanziamento va incorporato nella funzione di
costo dell'entrante, potrebbe accadere che il suo costo medio per la scala
di produzione progettata risulti più elevato di quello sostenuto dal
monopolista. Il vantaggio atteso dall'entrata potrebbe in tal modo venir
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meno.
Le barriere dovute ai vantaggi di costo sono rappresentate da un
insieme di elementi come la conoscenza specifica del mercato, la
disponibilità vantaggiosa di input dovuta a contratti a lungo termine, la
diffusione geografica dei punti di vendita, ecc., ..., che il monopolista
controlla e che rendono i suoi costi più bassi di quelli che dovrebbe
sostenere una impresa che si affaccia per la prima volta su quel
particolare mercato.
Infine, il nuovo entrante dovrebbe sostenere costi per vincere la
naturale fedeltà degli acquirenti nei confronti del monopolista. Questa
dipende dall'atteggiamento conservatore degli acquirenti e dalla loro
avversione al rischio. Il nuovo entrante dovrebbe pertanto spendere
molto, almeno inizialmente, in spese di promozione del prodotto per
spostare a suo vantaggio la lealtà del consumatore.
Queste barriere significano un costo per il potenziale entrante. Una
volta incorporato nella funzione di costo totale, la funzione di costo
medio si posizionerebbe sopra quella del monopolista. Il che significa
che l'entrata potrebbe anche non avvenire se i profitti così stimati non
sono ritenuti sufficienti. Il fatto dunque che il monopolista goda di
profitti positivi non è sufficiente di per sè per determinare l'entrata. Se
l'entrata avviene e purtuttavia l'ex-monopolista continua a godere profitti
in eccesso rispetto a quelli realizzati dall'impresa entrata, quei profitti
possono essere inputati come rendita agli elementi che creano la barriera
relativa e della quale essi misurano il valore.
Conviene notare che la misura di una barriera relativa all'entrata
dipende anche dalle caratteristiche del potenziale entrante. Una impresa
di grandi dimensioni, attiva in mercati contigui, avrà poche difficoltà a
recuperare i capitali necessari per l'entrata, potrà sfruttare la sua rete di
vendita per commerciare la sua nuova produzione, usare la reputazione
di cui gode sul suo mercato per convincere la clientela della qualità del
nuovo prodotto. Si pensi ad esempio all'entrata sul mercato dei personal
computer di una grande impresa che già costruisce sofisticate macchine
per scrivere. Essa può sfruttare la rete di vendita di cui già dispone e la
sua reputazione per convincere i suoi vecchi clienti ad acquistare il suo
personal computer invece di quello realizzato dal monopolista. In realtà
buona parte delle nuove entrate assumono la forma di una qualche
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diversificazione e/o integrazione tra le imprese esistenti.
Le barriere assolute escludono l'entrata per un certo periodo. Esse
dipendono dall'esistenza di un brevetto, dalla proprietà di qualche risorsa
essenziale per la produzione del prodotto o del servizio. In tal caso i
profitti del monopolista si possono interpretare come una rendita
derivante dal godimento di queste risorse o diritti legali (brevetti).
Nel caso infine di assenza di barriere all'entrata, nuove imprese
sono in grado di entrare sul mercato e produrre a costi uguali a quelli del
monopolista. Vi sarà entrata finché i profitti in eccesso saranno
annullati.
2 L'entrata di nuove imprese e la concorrenza monopolistica
Supponiamo che per effetto dell'affermarsi di una situazione di
assenza di barriere all'entrata un largo numero di imprese sia indotta ad
entrare in un mercato in cui un'impresa in monopolio godeva di elevati
profitti. Supponiamo inoltre che i nuovi entranti siano in grado di
differenziare il proprio prodotto rispetto a quello degli altri produttori,
ma non in modo tale da configurarlo come una merce diversa. Esiste
pertanto un certo grado di sostituibilità tra i prodotti simili di imprese
diverse. Questo mercato, in cui convivono aspetti del monopolio e della
concorrenza, è detto di concorrenza monopolistica. Attraverso un
semplice modello ne studiamo la caratterizzazione di equilibrio,
situazione in cui nessuna altra impresa sarà indotta ad entrare.
La generica impresa in questo mercato avrà una curva di domanda
per il suo prodotto che è funzione del suo prezzo e del prezzo dei
prodotti delle imprese rivali
yi = yi ( p1 , p2 ,..., pn ) (1)
con
!yi / !pi < 0 e !yi / !p j " 0
L'impresa ha molti concorrenti, ma assume che essi non reagiscono alle
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proprie decisioni. Il suo obiettivo sarà
max p i pi yi ( p1 , p2 ,..., pn ) ! c i (y i ( p1 , p2 ,..., pn )) (2)
dove ci ( yi ) è la sua funzione di costo. La condizione di primo ordine è
yi + pi
!yi
!y
" ci # ( yi ) i = 0 (3)
!pi
!pi
e ricordando che che l'elasticità della domanda di yi rispetto al suo
prezzo pi è data da
ei =
pi !yi
(4)
yi!pi
possiamo riscrivere la (3) come
"
1%
ci ! (y i ) = pi $1 + ' (5) con ei<0
# ei &
così che come un monopolista l'impresa uguaglia costo maginale a
ricavo marginale, che è ora definito per valori costanti dei prezzi di tutte
le altre imprese.
In equilibrio una ulteriore condizione deve essere soddisfatta. Se
l'impresa sta conseguendo profitti positivi, nuove imprese saranno
indotte ad entrare dalla prospettiva di guadagnare un profitto analogo
producendo un prodotto simile. Il mercato sarà pertanto in equilibrio con
un numero costante di imprese solo se il prezzo è uguale al costo medio:
pi = ci (yi ) y i (6)
Le equazioni (5) e (6) insieme implicano, dato che ei < 0 , che il
costo marginale sia inferiore al costo medio, con la conseguenza che la
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funzione di costo medio è decrescente nell'output.
p(y)
costo marginale
costo medio
di
RMi
yi*
yi
FIGURA 10.1 Concorrenza monopolistica
L'equilibrio dell'impresa è illustrato nella figura 10.1, nella quale
la curva di domanda di indica la combinazione di prezzo e quantità per
l'impresa, costanti i prezzi delle altre imprese, RMi è il ricavo
marginale costruito sulla stessa assunzione di costanza degli altri prezzi,
yi* è la produzione scelta dall'impresa. Osserviamo che a yi* la curva di
domanda è tangente alla curva di costo medio e l'impresa non consegue
profitti. Se di intersecasse la curva di costo medio, l'impresa farebbe
profitti e nuove imprese entrerebbero. La curva di domanda si
sposterebbe verso sinistra fino a che si ripristina la condizione di
tangenza. Se di stesse al di sotto della curva di costo medio, l'impresa
uscirebbe dal mercato e la curva di domanda si sposterebbe verso destra.
In equilibrio, il prezzo supera il costo marginale e la produzione
avviene con eccesso di capacità produttiva, cioè l'impresa produce un
output inferiore al punto di minimo dei suoi costi medi. Si può affermare
che la produzione si realizza in modo inefficiente.
Un ulteriore aspetto dell'equilibrio di concorrenza monopolistica
va sottolineato. Poichè le imprese presenti sul mercato sono molte,
ciascuna impresa può sperimentare una elevata elasticità della sua
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domanda, così che quando la (5) e la (6) sono soddisfatte, prezzo e costo
medio sono molto vicini al costo marginale. Il risultato che si ricava è
che la caratterizzazione dell'equilibrio in questo tipo di mercato non sarà
molto dissimile da quello di concorrenza perfetta.
Probabilmente i mercati di concorrenza monopolistica sono i più
diffusi nella realtà. I settori del commercio al dettaglio, dei prodotti
dell'elettronica di consumo, dei prodotti tessili e dell'abbigliamento, certi
servizi, sono quelli in cui più frequentemente si riscontra questa forma di
mercato. Altri settori, come quello della produzioni di automobili, dei
componenti essenziali di computer, degli apparecchi televisivi, dei
grandi elettrodomestici, sono caratterizzati da differenziazione del
prodotto ma da un numero piccolo di imprese in essi operante. In questi
settori le imprese assumono decisioni sapendo che le loro azioni non
saranno prive di conseguenze sul comportamento delle altre poche
imprese sul mercato e delle potenziali imprese entranti. Un mercato di
questo tipo è chiamato mercato di oligopolio.
3 Strategie per impedire l'entrata
Il caso in cui l'entrata di nuove imprese su un mercato
monopolizzato determina, dopo l'entrata, una situazione di oligopolio è
forse più importante del caso in cui si crea una situazione di concorrenza
monopolistica.
Finora si è ipotizzato un comportamento del monopolista di tipo
passivo e miopico. Non prestava attenzione alla minaccia di entrata
potenziale, né poneva in atto qualche contro azione allorchè quella
minaccia diventava reale.
Abbandoniamo queste ipotesi e assumiamo che il monopolista
adotti una politica di prezzo tale da rendere non conveniente l'entrata per
i potenziali concorrenti. In altri termini assumiamo che egli individui un
prezzo tale da massimizzare il suo profitto, con il vincolo che a quel
prezzo nessun altro produttore possa entrare nel mercato conseguendo
un profitto positivo. Tale prezzo, se esiste, è indicato con il termine di
prezzo limite. Sviluppiamo l'analisi mediante l'ausilio della figura 10.2.
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pm
b
pm*
a
pa
CMeLE
pb
d
d'
0
yea yeb ym *
ym*+yea
FIGURA 10.2 Il prezzo limite
ym
ye
Introduciamo le ipotesi seguenti: a) il monopolista conosce la
curva di costo medio con cui il potenziale entrante opererà; b) conosce
anche la curva di domanda di mercato; c) sa che il prodotto dell'entrante
non è differenziabile dal suo di modo che i due prodotti debbano essere
venduti allo stesso prezzo; d) sulla base dell'ipotesi a), il monopolista sa
anche che esistono economie di scala per un tratto non piccolo della
curva di costo medio di lungo periodo dell'entrante.
Nella figura 10.2, d è la curva di domanda del monopolista e
CMeLe è la curva di costo medio di lungo periodo dell'entrante. Il
prezzo che esclude l'entrata e che massimizza il profitto è p*m al quale
corrisponde una quantità ym* . Ovviamente il prezzo ottimale dovrà
essere inferiore al prezzo che massimizza i profitti di breve periodo del
monopolista, altrimenti il problema dell'entrata non si porrebbe. p*m è il
prezzo limite più alto possibile, pertanto è quello ottimale. Questa
affermazione può esser facilmente provata. La curva di domanda d ! è
ottenuta spostando a sinistra e parallelamente la curva d finché non sia
esattamente tangente in a la curva CMeLe . Il prezzo p*m è individuato
in ordinata nel punto in cui d ' la interseca. Introduciamo l'ipotesi che il
monopolista sia in grado di far credere al potenziale entrante che se
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entrasse il suo livello di produzione non si muoverebbe da ym* , in modo
tale che se l'entrata avviene l'offerta su quel mercato sarebbe pari a ym*
più la produzione dell'entrante. Il potenziale entrante capisce allora che il
prezzo di mercato si ridurrà in funzione della sua offerta aggiuntiva
lungo il tratto bd della curva di domanda. Dal che segue che la
*
semiretta pm d ! è effettivamente la curva di domanda che
fronteggerebbe l'entrante potenziale se decidesse di entrare, in quanto
indicherebbe il prezzo a cui potrebbe vendere la quantità di prodotto che
decidesse di realizzare. Ma poiché la curva di domanda non sta mai
sopra la CMeLe , il potenziale entrante non entrerà sul mercato perchè al
massimo conseguirebbe profitti nulli in a.
La fissazione del pezzo limite a p*m e l'affermazione credibile che
la produzione ym* non varierà dopo l'eventuale entrata, escludono la
possibilità di entrata.
Questo risulato dipende crucialmente dalla percezione che il
potenziale entrante ha della credibilità della minaccia del monopolista di
non variare la produzione dopo l'entrata. Se non la reputa credibile ed
entra nel mercato ad esempio con una quantità yeb > yea , incorrerebbe in
una perdita; il prezzo di mercato potrebbe tuttavia essere basso anche per
l'ex-monopolista e causargli una contrazione drastica di profitto o una
perdita. In questa evenienza chi esce dal mercato? Esce per prima
l'impresa che non è in grado di fronteggiare per alcuni periodi situazioni
di perdita. Se l'entrante è una grande e solida impresa con ampie riserve
finanziarie, potrebbe essere l'impresa ex-monopolista quella costretta ad
abbandonare. Va da se che, in queste condizioni, la soluzione migliore
per le due imprese è di trovare un accordo per riportare il mercato a
condizioni più ordinate in cui entrambe possano guadagnare profitti.
Casi più complicati si possono costruire. Ma i risultati dipendono
essenzialmente dal tipo di risposte che i partecipanti al gioco formulano
e da come anticipano i comportamenti dei rivali. Quando il numero delle
imprese coinvolte è piccolo diventa forte la propensione a trovare un
accordo per "regolare" il mercato.
Abbiamo finora discusso il problema dell'entrata in un mercato
monopolistico di una o più imprese e di come si può generare un
mercato oligopolistico. Nulla si è detto su come funziona un oligopolio.
Si tratta di un tema difficile e che richiederebbe la conoscenza di
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strumenti formali avanzati. Si otterrebbero comunque risultati non
generali e dipendenti dalle ipotesi particolari che stanno alla base dei
diversi modelli di interazione strategica tra le imprese.
4 L'entrata di un numero elevato di imprese
Supponiamo che il monopolista non riesca ad attuare una politica
efficace di prevenzione all'entrata; supponiamo anche che non vi siano
barriere all'entrata, che il livello di produzione efficiente sia piccolo e
che il prodotto sia omogeneo. Intuitivamente un processo di entrata nel
mercato non si bloccherà finchè le imprese presenti conseguono un
profitto positivo.
Ricordiamo le relazioni (4) e (6) del capitolo precedente.
Riprendiamo la definizione di ricavo marginale del monopolista e
adattiamola al caso di una pluralità di imprese sul mercato:
RM = p( y) + p' ( y) y i
dove con yi si indica la produzione della impresa iesima.
Moltiplichiamo il secondo addendo del membro di destra per
( p( y) y ) ( p(y) y) ; raccogliendo opportunamente e ricordando che
[
]
ey p =
dp y
dy p( y)
e definendo con s i = y i y la quota di mercato coperta dall'impresa
iesima, otteniamo la relazione seguente
"
s %
RM = p( y) $$ 1! i ''
ey p &
#
Ricordando infine che la condizione di primo ordine per un
massimo richiede che costo marginale e ricavo marginale siano uguali
10
"
si %
'' = c ( (y)
RM = p( y) $$ 1!
e
yp &
#
e esprimendo il prezzo in funzione del costo marginale si ottiene la (7)
p( y) =
c !( y)
#
1 &
%% 1 "
((
e
s
yp
i'
$
(7)
la quale indica che il prezzo è tanto maggiore del costo marginale,
quanto più elevata è la quota di mercato dell'impresa. Per un numero di
imprese crescente s i si riduce tendendo a zero e il prezzo si avvicina al
costo marginale. Analogamente anche l'elasticità della domanda per la
singola impresa, cioè il rapporto tra elasticità in modulo della curva di
domanda del mercato e la quota coperta dall'impresa, tenderà ad infinito
al crescere di s i e il prezzo si uguaglierà al costo marginale. Ma proprio
questa è la caratterizzazione dell'impresa in un mercato concorrenziale.
Siamo ora in grado di indicare le caratteristiche di un mercato di
concorrenza perfetta:
1) esistono molte imprese, ciascuna delle quali possiede una quota
di mercato infinitamente piccola;
2) non esistono barriere all'entrata (o all'uscita);
3) tutte le imprese producono la stessa merce omogenea;
4) vige per tutte le imprese perfetta informazione sul prezzo e sulla
opportunità di conseguire profitti.