La Corrispondenza - Cinema Teatro San Giuseppe Brugherio

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La Corrispondenza - Cinema Teatro San Giuseppe Brugherio
CINECIRCOLO “ROBERT BRESSON”
Brugherio
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Mercoledì 4, giovedì 5 e venerdì 6 maggio 2016
Inizio proiezioni ore 21. Giovedì anche alle ore 15
“Qui mi piaceva l'idea di raccontare l'amore con la lente della distanza. Sapendo che a volte è
proprio la lente della distanza a rivelare l'intensità di una relazione d'amore. Seneca diceva che
ciò che il cuore conosce oggi, la mente lo capirà domani. Il cuore arriva sempre prima”.
Giuseppe Tornatore
La corrispondenza
di Giuseppe Tornatore con Jeremy Irons,Olga Kurylenko,Simon A.Johns,James Warren,Shauna Macdonald
Italia, 2015, 116’
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Giuseppe Tornatore con "La corrispondenza" 'consuma' nella prima mezz'ora la
materia di un film intero. Nella prima scena vediamo la separazione di una
coppia che molto si ama: lui, Ed vPhoerum, è un professore di astrofisica che
lascia Edimburgo per una giro di conferenze in California, lei studentessa
fuoricorso della stessa materia si prepara a uno di quei periodi di lontananza
che hanno punteggiato la loro storia. In una stanza d'albergo si scambiano gli
ultimi baci, le ultime conferme d'amore prima della separazione(…)La loro è
evidentemente una storia clandestina, dove la differenza d'età - lei potrebbe
essere sua figlia - fa intuire altri problemi, di adulterio, di convenienza, di
complicità. Amy lavora anche come stunt woman ma in ogni momento libero i
due si sentono al telefono e si scambiano messaggi. Quando sta per assistere
a una conferenza che avrebbe dovuto tenere Phoerum se non fosse dovuto
andare in California, lei riceve l'ennesimo sms: una tenera dichiarazione di
'gelosia' per chi parlerà al suo posto catturando l'attenzione della donna che
ama. Ma quando l'incontro sta per cominciare, uno degli organizzatori chiede a
tutti di alzarsi in piedi per un minuto di silenzio: il professor Phoerum, che
avrebbe dovuto parlare, è scomparso da pochi giorni! Una notizia a cui Amy non vuole credere: ha appena ricevuto un sms, a casa
trova un mazzo di fiori con una sua lettera e un dvd con un messaggio video... Che cosa è successo? Come sono possibili queste
contraddizioni? Ed Phoerum è morto o no? Non è la prima volta che Tornatore, che firma da solo sia il soggetto che la
sceneggiatura, gioca con le aspettative del pubblico, un po' come il gatto col topo. Lo aveva fatto con "Una pura formalità", poi con
meno ambizioni metafisiche in "La sconosciuta" e "La miglior offerta": in questi film - soprattutto negli ultimi due – il 'mistero' diventa
la chiave per raccontare un mondo che nasconde dentro di sé qualcosa di difficilmente afferrabile eppure di fondamentale per capire
dal vero quel che prende forma sullo schermo. (…) nella "Corrispondenza" è l'essenza e la forza dell'amore stesso, qui depurato dei
tanti accidenti che negli altri film contribuivano a costruire colpi di scena e svolte a sorpresa. Tornatore firma qui il suo film più
classico, più lineare, portando lo spettatore a immedesimarsi con la protagonista e condividere con lei la sua caccia alla verità. Il
mistero c'è sempre, ma questa volta è legato all'essenza stessa dell'amore, alla sua insondabilità, alla comprensione delle azioni
umane. Un percorso quasi filosofico che però Tornatore sa ancorare nella concretezza delle cose, nelle lacrime che allontanano e
nelle parole che avvicinano, nei misteri dell'astrofisica (…) e nei rischi di una professione come quella della controfigura dove la vita
sfida continuamente la morte. E che attraverso sms e messaggi video si confronta con quell'immaterialità che oramai sta diventando
una delle caratteristiche più evidenti del discorso amoroso. E che il film usa sapientemente per aggiungere nuovo senso al legame
tra Amy ed Ed, perché amarsi attraverso l'etere può essere una sofferenza (dal momento che nega ogni possibile contatto fisico) o
una consolazione (visto che almeno permette a chi è lontano di restare in contatto). Un altro dei 'misteri' che Tornatore lascia allo
spettatore da risolvere.
Paolo Mereghetti - Il Corriere della Sera
Il nuovo film di Tornatore comincia idealmente dove finiva Nuovo cinema Paradiso, proiettandosi dal passato nel
futuro delle immagini. Un lungo bacio, cui segue la ricerca di un oggetto d'amore perduto; non più su pellicola,
bensì sulle mille superfici in cui le immagini e le parole oggi navigano. Un professore sparisce, e si mette in
contatto con la sua amante attraverso sms, videochiamate, filmati su Dvd. Questo corpo "fantasma" innesca
così una vera e propria caccia al tesoro, misteriosa e angosciante, con la giovane donna.
La corrispondenza appartiene al versante delle storie più nere e intime del cinema di Tornatore: thriller luttuosi
come Una pura formalità o La sconosciuta, con una struttura da fiaba, con prove e oggetti magici. La prima
sorpresa è lo stile del regista: pochissimi movimenti di macchina, partitura di Morricone quasi in sordina,
atmosfera fredda e ovattata. Un autore così abitualmente sontuoso si permette qui di girare le scene-clou in
maniera esplicitamente anti-drammatica: quando la donna rievoca un episodio traumatico, la vediamo in
differita, su un monitor, mentre lei stessa si osserva; e l'uomo svela il senso delle proprie azioni di spalle, in un
altro video. Ma soprattutto, questo è un film teorico, sulla comunicazione nell'era del digitale. Cosa ne è oggi
dei corpi, degli affetti, delle storie? Guidati da una protagonista che scruta fuori campo inquieta, e da un
meccanismo di suspense in fondo ingannevole, seguiamo due immagini umane che si inseguono e si parlano
per tramite dello spettatore. Un tempo le pellicole bruciavano; qui brucia un Dvd, le immagini rischiano di
scomparire, rimangono una traccia labile. L'unica consistenza dei due innamorati, l'unico peso specifico delle
loro immagini è una bassa definizione le cui imperfezioni sono paradossalmente la fioca garanzia di un passato,
di un corpo, di un dolore. Più che una storia d'amore, La corrispondenza racconta un'ossessione manipolatoria,
come quella di Novecento il "pianista sull'oceano" o del battitore d'asta di La migliore offerta; forse anche la
metafora, sorniona e dolente, di un regista che s'interroga sul tempo per provare a superarlo.
Emiliano Morreale – L’Espresso
Lui, Giuseppe Tornatore, dice di no; perlomeno
pubblicamente.(…) Però proprio non riesco a non vedere nel
discorso che La corrispondenza porta avanti – e che viene
esplicitato nella chiusa della tesi che laurea con lode in
astrofisica Amy – qualcosa che ha una relazione stretta e
profonda con il cinema, e l'idea che del cinema ha il regista di
Bagheria.
Semplificando un po', Amy parla di come il dialogo con le stelle
e gli astri del cosmo profondo sia un dialogo con qualcosa che è
già morto, ma la cui luce - la cui vita - continua ad arrivare fino a
noi anche dopo il loro spegnimento. Se, ovviamente, a un livello
immediato questo discorso è metafora del rapporto (e
della corrispondenza, appunto) della ragazza con Ed (…)il film
di Tornatore è punteggiato da momenti e dettagli tutt'altro che casuali, che non possono non applicarlo al cinema stesso.
Basta pensare che, assieme a messaggi whatsapp, a mail e sms, oltre che a un buon numero di lettere tradizionali, la
corrispondenza tra Amy e Ed avviene sopratutto attraverso Skype prima e i video registrati da lui poi. Video digitali (…), che sfidano
lo spazio e il tempo, che aspirano all'eternità, ma che rischiano la dissoluzione, lo spixellamento che li dissolve, il lento bruciare del
supporto di un dvd gettato rabbiosamente nel fuoco. Immagini potenzialmente eterne, intrinsecamente fragilissime, metafora di un
cinema (nuovo, eppure sempre antico, altro paradosso) che rischia di morire ma che esisterà per sempre nell'occhio, nella retina e
nella mente di chi guarda e ama.
È qui, e non solo in quello sentimentale della storia d'amore tra Amy e Ed, che galoppa libero il romanticismo estremo e ridondante,
ma sincero, di Tornatore, che ancora una volta, come ne La migliore offerta, accumula passioni e sovrapposizioni; comprimendole
ancor di più dentro una forma quasi discreta e controllata che, per un regista come lui, appare quasi minimalista. Il romanticismo di
chi non si vuole rassegnare alla (possibile) dissoluzione di un'immagine (cinematografica e amorosa) che è vita anche dopo la
morte. Ha qualcosa di tenero, la passione di Tornatore, la sua fiducia nel mezzo e nel racconto del cinema, di malinconicamente
autunnale come le location (splendide) del suo film: una Scozia quasi sempre grigia e vagamente piovosa, l'Isola di San Giulio nel
Lago d'Orta, in Piemonte. Così come lo hanno quel look così classico, così demodé, quel linguaggio ostentatamente letterario
nonostante l'uso e l'abuso della tecnologia, quel certo pudore che tocca anche i movimenti della macchina da presa.
Se anche allora il cinema che è morto e che ci parla ancora, per farsi magari capire meglio, è quello di Tornatore e de La
corrispondenza, poco male: o anzi, meglio ancora. Lo ascoltiamo volentieri nel suo molle romanticisimo forse un po' naif, nonostante
le lungaggini eccessive, (…) e certe ovvietà sulle pulsioni esorcistiche di morte di una Amy che viene raccontata nel cuore (l'amore),
nella mente (lo studio) e anche nel corpo (il lavoro da stunt-woman).
Federico Gironi – Comingsoon
Tornatore, ancorché giunto alla soglia dei sessant'anni,
non ha mai smesso di essere uno spettatore. La spinta di
passione e competenza che motiva il suo percorso,
infatti, resta costantemente quella di garantirsi la facoltà
di muoversi dentro e fuori le immagini sdoppiando il
valore della fiction nel plusvalore delle emozioni della
sala. La difficile, se non impossibile definizione
dell'amore assoluto e quella, purtroppo, fatalmente
connessa della perdita, inoltre, sono tra i temi clou della
filmografia di un autore di respiro internazionale proprio
perché adepto di un cinema 'più grande della vita'.
Dunque La corrispondenza rientra appieno nelle linee
parallele di struggente euforia e dolcissima malinconia
che secondo la prospettiva del cineasta s'intersecano nel nostro animo e in qualche modo misterioso le
ricompongono nel quadro della vita. (…)Il sentimento più banalizzato, ma in realtà più importante dell'universo
trascende la tresca e si fa meccanismo narrativo principale, leitmotiv della suspense scandita dalle dure prove che
toccano soprattutto alla ragazza. Dalle brume di Edimburgo a un incantato eden lacustre andrà in scena, infatti, un
dialogo a distanza sempre più
disperato tra l'affascinante adultero e la giovane innamorata, la cui chiave sta non tanto nei riferimenti scientifici
(riguardanti, tra l' altro, proprio le stelle con cui si può coesistere anche se spente ormai da secoli), quanto
nell'intera gamma dell'odierna comunicazione immateriale. Sms monchi e sincopati che appaiono e scompaiono
sullo schermo dell'iPhone, dialoghi via Skype inspiegabili, mail, pacchi postali, bigliettini disseminati come nella
più penosa delle caccie al tesoro, dvd crashati da cui emergono sprazzi lancinanti d'imperitura devozione... È una
sfida difficilissima quella di La corrispondenza a causa del meccanismo prolungato e insistito dello script, delle
recitazioni diseguali tra il sinuoso e avvolgente Irons e la più rigida neo diva ucraina, del portato metaforico
fortissimo e quindi esposto ai pericoli del dialogo impostato e della ridondanza metaforica. Non sfuggirà, peraltro,
al pubblico come il film usi la tecnologia come stratagemma romantico e quindi, caso rarissimo nel panorama
mondiale (fatto salvo un capolavoro come Lei), non si limiti a denigrare o demonizzare la modernità col tic
automatico autoriale. Insomma la qualità della regia conserva sino all'acme del finale quello slancio e quella
Valerio Caprara – Il Mattino
sensibilità che distinguono Tornatore dai comuni gestori di storie per lo schermo.