CS Assemblea 2007 - Assofibre

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CS Assemblea 2007 - Assofibre
COMUNICATO STAMPA
Nasce il progetto “Fibre innovative per il Made in Italy”
Il settore nel 2006 torna a crescere: + 2%
Milano, 11 maggio 2007. Si è svolta oggi l’Assemblea annuale di Assofibre Cirfs Italia, l’Associazione di
Federchimica che rappresenta i produttori di fibre artificiali e sintetiche, a cui aderiscono una dozzina di
aziende per un fatturato annuo di 1,8 Miliardi di Euro.
L’Assemblea ha riconfermato Paolo Piana Presidente per il biennio 2007-2008.
Tema centrale dei lavori è stata la presentazione del Progetto “Fibre innovative per il Made in Italy”
che viene proposto nell’ambito dell’iniziativa “Industria 2015” promossa dal Ministero dello Sviluppo
Economico.
Se ne è discusso durante una Tavola Rotonda a cui hanno partecipato, moderati dal Vice Presidente di
Assofibre Cirfs Italia Emilio Boriolo: Dario Garnero, Federazione SMI-ATI; Romano Bonadei,
Fondazione Industrie Cotone e Lino, Sesto Viticoli, CNR. Ha concluso i lavori l’On. Franco Raffaldini,
Capo Segreteria Tecnica del Ministero dello Sviluppo Economico.
In tutta la filiera si è allargata la consapevolezza della centralità dell’innovazione. In particolare
dell’innovazione di prodotto, perchè quella di processo è ormai un prerequisito: difficilmente un
macchinario innovativo può restituire alle aziende del nostro Paese quella competitività che i produttori
asiatici hanno fatto propria.
“Il nostro Progetto – ha spiegato il Presidente Piana - nasce innanzitutto dalla convinzione che
l’industria italiana delle fibre ha mantenuto una capacità tecnologica di alto livello. Le nostre aziende
hanno la dimensione, gli uomini e le conoscenze per sviluppare partnership tecnologiche, per creare un
solido ponte tra ricerca di base, ricerca applicata e sviluppo industriale.
Ma nasce anche da un’altra forte convinzione: innovazione di prodotto nella filiera del tessile significa
soprattutto innovazione nelle fibre artificiali e sintetiche. Senza nulla togliere alle fibre naturali, è nelle
nostre fibre e con le nostre fibre che c’è il maggior spazio di innovazione.
Ne consegue che la presenza di un’industria nazionale di fibre in grado di fornire prodotti innovativi,
performanti e competitivi, rappresenta una condizione indispensabile per mantenere una base
produttiva importante nell’industria a valle”.
La forza del sistema tessile italiano è fondata sulla presenza di imprese dinamiche in tutta la filiera e alti
livelli di innovazione. Non solo marchi, distribuzione e design, ma anche fabbriche e ricerca.
Sulla base di queste convinzioni, Assofibre Cirfs Italia ha chiesto al Ministero dello Sviluppo Economico
di poter aprire un dialogo finalizzato all’attivazione di strumenti di politica industriale. Strumenti
giustificati non solo dall’importanza del settore, ma soprattutto dal ruolo che esso può avere per la filiera
del tessile/abbigliamento.
“Mi piace che il Ministero dello Sviluppo Economico - commenta Piana - pensi alle fibre come ad uno
strumento di politica industriale “in sé”: sostenerle significa in modo amplificato aiutare migliaia di
imprese a valle e cioè il Made in Italy.
Le due linee su cui abbiamo chiesto al Ministero una particolare attenzione sono quelle dell’energia e
dell’innovazione.
Per le nostre aziende l’energia è ormai la componente di costo più importante, superiore spesso anche
a quella del lavoro e sta assumendo dimensioni sempre meno sostenibili. Le aziende necessitano di
consistenti e rapide misure di adeguamento.
Per questo abbiamo chiesto, insieme a Federchimica, di riconoscere alle fibre, come ad altri settori
della chimica, lo status di “settore sensibile”, al quale garantire interventi sui costi e sugli oneri fiscali
che non potrebbero essere applicati a tutti i settori.
L’altro intervento che abbiamo chiesto al Ministero, è sul fronte della ricerca. Nell’ultimo anno abbiamo
lavorato molto, prima con le imprese e poi incontrando a più riprese i rappresentanti della ricerca
pubblica, per mettere a punto un Progetto e non soltanto chiedere aiuto.
Sono convinto – ha concluso Piana - che concrete occasioni di rilancio della ricerca possono provenire
dalle possibilità offerte dai “Progetti di Innovazione Industriale” previsti dall’iniziativa “Industria 2015”
presentata dal Ministro Bersani e in particolare dai temi connessi alle “Nuove tecnologie per il made in
Italy”, ambito in cui l’industria delle fibre si vuole proporre a pieno titolo con un progetto settoriale sul
quale convergono specifici progetti aziendali.
Oggi abbiamo da proporre qualcosa di concreto su cui le imprese sono decise ad impegnarsi: il
progetto “Fibre innovative per il Made in Italy” (cfr. Allegato 1).
Per quanto riguarda l’aspetto congiunturale Piana ha commentato: “Lo scenario internazionale per
l’industria delle fibre man-made si presenta abbastanza dinamico e favorevole: le prime stime sul 2006
confermano una crescita mondiale del 5.5% della domanda di fibre tessili, trainata proprio dalle fibre
artificiali e sintetiche, in aumento del 6.4%.
L’industria italiana si è comportata meglio della media europea: per la prima volta dalla fine del 2000,
infatti, la produzione è tornata a crescere, seppur in misura modesta, del 2%. Non sono state solo le
esportazioni ad alimentare i volumi prodotti, ma anche la domanda interna, che nel 2006 è aumentata
di circa il 3%”.
La sfida è veramente quella di dimostrare l’efficienza del nostro Sistema: l’Italia spesso dimostra di
essere ottima in quello che sanno fare i singoli attori, quasi mai di essere all’avanguardia come Sistema
Paese.
Questa è l’occasione per le fibre e per la nostra filiera di dimostrare il contrario.
2
Allegato 1
Fibre innovative per il Made in Italy
1
Fibre plurifunzionali ottenute con l’utilizzo delle nanotecnologie: nanoparticelle e nanotubi di
carbonio
L’utilizzo delle nanotecnologie permette nelle fibre di raggiungere diversi risultati.
• Un aumento sostanziale delle proprietà meccaniche della fibra, nell’ordine del 20-30% o più e, nel caso dei
nanotubi, il conferimento di un’elevata conducibilità elettrica.
• La funzionalizzazione della fibra, per esempio con un aumento della resistenza alla fiamma, grazie all’”effetto
barriera”.
• L’aumento della resistenza meccanica della fibra a luce, radiazioni ultraviolette, ecc.
• La realizzazione di fibre che abbiano più di una proprietà, ossia che siano, per esempio, anti-batteriche, più
resistenti e allo stesso tempo “flame retardant”.
2
Fibre termoregolatrici e/o contenenti sostanze a graduale rilascio ottenute mediante additivazione di
microsfere in fase di estrusione
Con questa tecnologia è possibile realizzare prodotti tessili estremamente personalizzati e innovativi in settori
quali il medicale (tessuti a lento rilascio), il geotessile (tessuti contenenti insetticidi, ecc), o prodotti personalizzati
con un elevato appeal commerciale, quali profumi, cosmetici, agenti di freschezza, complessi vitaminici,.
Le prestazioni sarebbero gestibili in funzione delle specifiche necessità, passando da una produzione
“commodity” a una produzione “customised”.
3
Nuovi additivi da utilizzare in fase di estrusione per modificare la reologia dei polimeri
La ricerca permetterà di sviluppare nuovi additivi, economici e a basso impatto ambientale, da utilizzare in fase di
estrusione per modificare la reologia dei polimeri fusi al fine di migliorare la processabilità e le caratteristiche
intrinseche delle fibre ottenute.
4
Fibre innovative ottenute da blend polimerici (vergini o di riciclo)
L’obiettivo è sviluppare blend polimerici vergini o di riciclo tramite la messa a punto di processi e prodotti per
ottenere fibre con nuove caratteristiche funzionali sfruttando le sinergie tra polimeri (migliore processabilità in fase
di filatura, nuovo mix di proprietà e riduzione dei costi della materia prima).
5
Materie prime rinnovabili e polimeri environmental friendly
•
Cellulosa da biomasse, così da reimpiegare enormi quantitativi di scarti dell’agricoltura attualmente in gran
parte inutilizzati.
•
Monomeri da processi biologici da fermentazione mediante batteri con DNA modificato e in sostituzione
degli attuali provenienti dall’industria.
•
Polimeri biodegradabili in grado di ridurre sostanzialmente l’impatto ambientale (particolarmente incisivo per
i prodotti disposable) e di sostituirsi agli attuali polimeri di sintesi che necessitano lo smaltimento in discarica o
per incenerimento.