dico si – pellegrinaggio a loreto dei fidanzati
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dico si – pellegrinaggio a loreto dei fidanzati
DICO SI – PELLEGRINAGGIO A LORETO DEI FIDANZATI E’ ormai una consuetudine che i percorsi di preparazione al matrimonio si concludano alla “CASA” per eccellenza, la casa che ogni famiglia cristiana dovrebbe avere per meta della propria vocazione matrimoniale. Questo pellegrinaggio a Loreto consente allora a Padre Bruno, proprio come padre e pastore di questi giovani che tanto ama e che segue con una costante presenza durante tutto il percorso, di tirare le conclusioni di quanto tutti i sacerdoti e le coppie sposate hanno cercato di trasmettere in questi mesi di accompagnamento al si. Puntualissimi alle 10.30 oltre 500 ragazzi provenienti da tutte le zone della Diocesi affollano l’Auditorium “Giovanni Paolo II” e i fazzoletti colorati che li distinguono fanno memoria dei “Colori dell’amore” che ci riportano alla bellissima lettera pastorale che Padre Bruno ha voluto donarci proprio come frutto di una riflessione fatta con i fidanzati qualche anno fa. Il tema scelto quest’anno è “Suoni e voci d’amore”, che in modo davvero originale guida la riflessione proposta dall’Arcivescovo partendo da una citazione di Gabriel Marcel filo conduttore e orizzonte di senso dell’incontro “Se c’è in me una certezza incrollabile, essa è quella che un mondo che viene abbandonato dall’amore deve sprofondare nella morte, ma che là dove l’amore perdura, dove trionfa su tutto ciò che vorrebbe avvilire, la morte è definitivamente vinta” . Ecco allora il ponte della vita con le sue 4 arcate : La vita dell’amore, La morte dell’amore, L’amore che vince la morte, La via dell’amore, affrontate ciascuna con le parole di una poesia e con i suoni di una canzone che offrono lo spunto alla riflessione. La vita dell’amore è introdotta da una bellissima poesia di Montale “ Ho sceso dandoti il braccio” (famosissima ma che non cessa ogni volta di aprire il cuore per la tenerezza di un amore per la moglie adorata) e da una altrettanto celebre canzone di Edith Piaf “La Vie en rose”. Padre Bruno ha fatto riflettere i ragazzi sui 3 elementi che danno vita e sostengono l’amore : la gratuità di un amore che nulla chiede in cambio, la gratitudine per questo amore oblativo che si riceve e la luce di speranza che illumina questo amore terreno e lo porta verso l’Amore di Dio. La morte dell’amore è invece la possessività di una amore padrone, l’ingratitudine per il dono ricevuto e la gelosia di un amore che si chiude in se stesso e lo fa implodere, riflessioni accompagnate dalla bellissima canzone “Io te vojo bene assaje” e dall’intensa poesia di J. Prevert “Cette amour”. L’amore che vince la morte prende spunto dalla poesia di Ada Negri “Il dono” e dalla mirabile esecuzione di un tango di Astor Piazzolla. L’amore allora vince se è nostalgia, se ci riporta all’Amore Trinitario e se pur ferito ci consola con il desiderio nostalgico di ritrovarlo. Infine la via dell’amore è il cammino che quotidianamente deve accompagnare i coniugi nel dialogo e nell’ascolto, prendendo l’iniziativa nel raccontarsi, nell’accogliere il dono dell’altro e nel renderlo reciproco. Anche qui un dolcissimo valzer e “Il profeta” di Kalhil Gibran hanno guidato e ispirato la riflessione. L’usuale “inciucio” per preparare qualche domanda e le puntuali risposte dell’Arcivescovo hanno chiuso questa prima parte che deve anche quest’anno il suo successo alla mirabile preparazione degli organizzatori e alla bravura di cantanti e musicisti: Giovina Angiolillo, Antonella De Cupertinis, Matteo Caramanico, Paolo Ortolano. In fretta tutti alla Basilica Superiore per la Celebrazione Eucaristica presieduta dall’Arcivescovo, che nella sua omelia ha preso spunto dal Vangelo di Giovanni per sottolineare l’esigenza di ascoltare la voce divina, di essere coscienti che Lui ci conosce uno a uno nell’intimo e del desiderio che questo deve accenderci di seguire i Suoi insegnamenti. Il dono simbolico di un libro “Vente alla Festa” di Silvio Longobardi”, che Don Sabatino e Roberta e Alessandro come ufficio di pastorale familiare hanno voluto fare a tutti i fidanzati, ha chiuso la celebrazione e tutti a mensa per condividere in gioia ed allegria il pasto. A differenza degli altri anni, ed anche in considerazione della non facile situazione economica, quest’anno si è deciso di portare da casa quanto necessario per il pranzo, ma come sempre accade in queste situazioni non ci sono state isole in cui consumare quanto ognuno aveva per se, ma una condivisione aperta ed uno scambio felice con gli altri di quanto in abbondanza si era portato. Il pomeriggio è volato velocemente tra la spiegazione storica e teologica che Padre Bruno ha fatto della Santa Casa e la visita intima che tutte le coppie hanno fatto a quelle mura che ogni anno (e anche più spesso per molti di noi ) sono ristoro dell’anima e fonte di speranza di costruire nelle nostre case famiglie sante che a quel santo esempio si ispirano. Foto di rito sul sagrato della Basilica e poi tutti sui pullman, stanchi ma felici per un giorno speciale, riprendiamo la strada del ritorno.