cake designer

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cake designer
david
bastianoni
SPECIALE PHOTO WEDDING
F
are il fotografo di matrimonio equivale un po’ ad essere un pittore che
vive del suo mecenate: ha a che fare con datori di lavoro esigenti, deve
saper affrontare ogni tipo di richiesta, deve avere una mano particolare
e impeccabile e ha un'enorme responsabilità verso il committente e nei
confronti di di se stesso medesimo, trattandosi del mestiere che fa per
vivere. C’è solo una piccola complicazione. Non si tratta di dipingere un
cesto di frutta in non più di due mesi. La questione diventa essere in grado
di raccogliere, rubare e immortalare in poco meno di una giornata le emozioni, gli affetti e le persone più care di qualcuno, nel giorno più importante
della sua vita. C’è anche chi ci riesce benissimo, vivendo ormai da anni
di questo difficile quanto emozionante mestiere,
David Bastianoni.
Come ha iniziato a
fotografare?
Ho iniziato in giovane età, al principio odiavo il
lavoro di fotografo perché mentre i miei amici
andavano in vacanza io giravo tra cianografie e
servizi, assistendo mio padre e mio zio. Era la
fine del mondo analogico e della fotografia chi-
UN GIORNO PER SEMPRE
Uno dei più affermati fotografi di matrimoni
ci spiega le difficoltà e le soddisfazioni di un
lavoro che in una sola giornata deve immortalare
attimi che dureranno per tutta la vita
di Edoardo Sansonne
mica, un periodo di forte cambiamento anche
per la mia famiglia.
Il mio percorso personale di fotografo iniziò invece quando avevo 26 anni, osservavo l’incredibile importanza del rapporto di luci e ombre e di
quanto queste ultime fossero materialmente lo
strumento per disegnare un’immagine. “All’inizio scattavo semplicemente foto, poi ho provato
a fare belle foto e adesso sto cercando di farne
di buone”, così diceva Ugo Mulas, e mi ritrovo
completamente nelle sue parole, anche se è più difficile a farsi che a dirsi.
Cosa significa essere figlio d’arte per un
fotografo ?
Il rapporto che ho avuto con mio padre ha sempre riguardato maggiormente l’aspetto commerciale del lavoro ma l’essenza della fotografia me
la trasmise mio zio Roberto, fotografo di chiara fama che ha una visione
della luce veramente unica.
I loro consigli sono stati importanti per muovere i miei primi passi in questo mondo, ma col passare del tempo la trama del tutto si infittisce e crescono sia le domande che mi pongo prima di scattare una foto che quella
david
bastianoni
tensione che provo prima di iniziare ogni servizio, poi entra in gioco l’adrenalina e tutto passa
in un istante.
Perché la scelta di diventare
un Wedding Photographer?
Non ho scelto i matrimoni in principio ma la
fotografia in generale e tuttavia mi resi presto
conto che i matrimoni erano l’unico modo di
poter vivere con questo lavoro. Tuttavia col passare del tempo ho trovato una grande soddisfazione in questo campo, potendo realizzare le
immagini che volevo, che si trattasse di ritratto
still life o reportage.
Un fotografo di matrimoni deve essere perparato su ogni genere e tipologia di fotografia per
poter realizzare un buon lavoro.
Non è semplice, è una sfida!
Ma amo tutto di questo mestiere: le ansie e le
soddisfazioni che questa professione fatta di
scelte, rinunce riesce a darmi.
Quali sono stati i maestri
che hanno influenzato il tuo
modo di fotografare e vedere
la fotografia?
A questa domanda potrei rispondere in maniera
talmente prolissa da annoiare tutti i lettori, ma
cercherò di sintetizzare.
Parlando inanzitutto di pittura, madre di tutta la
fotografia, ho iniziato con lo studio delle opere di
Piero della Francesca per la prospettiva e Caravaggio per le luci, quest’ultimo credo sia stato
il primo fotografo della storia, nelle sue opere
rivedo i giochi di luce e ombra che mi hanno fatto amare questo mestiere. Si arriva poi al mio
ultimo mito, Keith Haring di una comunicazione semplice immediata ed emotiva del messaggio. Nella fotografia il campo è ancora più
vasto dato che mi piace osservare e fotografare
davvero di tutto. Gli autori per me più importanti tuttavia sono: Newton, Gastel, Thoimbert
e Toscani, tutti fotografi di moda che però amo
definire di reportage, perché a loro modo documentano costumi che tra qualche tempo non
esisteranno più.
Come riesci a conciliare il
tuo stile con le richieste
particolari alle quali ti
sottopone il tuo lavoro?
Il mio stile è difficilmente difendibile. Mi considero un po’ un camaleonte delle situazioni, prima di realizzare un reportage o racconto, come
amo definirlo, mi soffermo molto sul capire
la mia committenza, e le necessità del committente. Credo che come avviene nel mondo
dell’arte, la commitenza e più in là il mecenatismo non abbiano mai arrecato danno all’essenza dell’opera.
Per questo le immagini che realizzo sono diverse in base al cliente, in base a chi ho di fronte
e cosa veramente vuole. Per esempio scattare
un matrimonio giapponese in Francia con 10
invitati, per me è molto diverso da scattare un
matrimonio ebraico con 300 persone.
Non ci sono denominatori comuni ma la voglia
di rfare buone fotografie ogni giorno è il collante
del mio lavoro.
Qual è il tuo approccio
fotografico al matrimonio,
posa o non?
Il mio approccio si adegua al momento, a quello che ritengo giusto per la storia che andiamo
a raccontare, posso passare dall’essere molto
discreto a cercare di avere quel feeling che rende la fotografia in posa “vera”, instaurando un
rapporto di fiducia con gli sposi.
Qual è l’importanza di un
fotografo di matrimoni e cosa
è importante tenere presente
quando si fotografa un evento
di una tale rilevanza nella
vita personale di qualcuno?
Bellissima domanda, credo che per capire davvero l’importanza di quello che facciamo dobbiamo fare un passo avanti, mi spiego. Per molte coppie e famiglie questo sarà l’unico giorno in cui avranno un fotografo professionista a raccontare le loro storie, con tutte
le sfaccettature del caso: rughe, pianti e “wow
com’eri bella mamma”.
Il nostro lavoro è come un investimento a lungo
termine, acquista importanza e valore nel tempo. A qualche anno da quel magico giorno i figli
delle coppie rivedranno le foto e potranno immaginarsi un giorno straordinario, da questo ne
consegue l’importanza del nostro lavoro.
Quindi per sintetizzare, quanto valore possiamo
dare a uno dei ricordi più belli della nostra vita?
In cosa consiste e
come funziona la tua
collaborazione con il
Graphistudio?
Graphistudio per me è la chiusura del cerchio,
david
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i migliori prodotti per i miei clienti. Oltre a una
collaborazione che va avanti da circa 10 anni,
con loro sono anche cresciuto molto dal punto
di vista professionale, dandomi la possibilità di
conoscere molti grandi fotografi e di potermi
confrontare con loro.
Graphistudio per me non è solo un'azienda ma
una parte fondamentale del mio team, ho tenuto insieme a loro workshop in diverse manifestazioni e l’anno scorso al Wppi di Las Vegas
è stata una dell’esperienze più importanti della
mia vita professionale.
nuovo e inaspettato.
I matrimoni Italiani sono tendenzialmente più
classici, per questo amo fotografare persone
diverse in luoghi diversi. Negli ultimi anni ho
avuto la fortuna di lavorare a Londra, Beirut,
Parigi e tra qualche giorno partiremo per un
matrimonio a New York.
Naturalmente porto sempre con me il mio
staff, composto da Paola, mia assistente da
sempre, e Federico che mi segue su ogni matrimonio, credo che tra qualche tempo sentirete molto parlare di lui.
Le tue collaborazioni con
Vanity Fair e il Times?
I lati positivi e negativi
di essere un fotografo di
matrimoni?
Le collaborazioni con i giornali nascono quando abbiamo a che fare con matrimoni dai nomi
importanti, tra i nostri clienti italiani più conosciuti ci sono sicuramente le Famiglie Ferragamo e Buitoni.
Quali sono le differenze fra
i matrimoni all’estero e
quelli in Italia?
La differenza non è molto nel luogo, anche se
indubbiamente la novità rende tutto più interessante, ma nelle persone che andiamo a fotografare, io personalmente amo tutto quello che è
I lati positivi? A volte il tutto diventa talmente
bizzarro! Dentiere perse prima dell’ingresso in
chiesa, damigelle rimpiazzate last minute, lo
sposo scappato con i soldi il giorno stesso del
matrimonio.
Ma scherzi a parte, l’aspetto più bello è che riesco a vivere con questa professione, mentre
come aspetto negativo c’è l’assenza da casa per
diversi giorni e la continua ricerca di realizzare
dei buoni servizi, sempre un po’ diversi ma che
abbiamo tutti l’Eleganza come “fil rouge”.
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wedding
planner
SPECIALE PHOTO WEDDING
NOZZE DA FILM
L'Italia è una delle location preferite
da facoltosi stranieri che si affidano
alla esperta regia di professionisti per
organizzare al meglio le proprie nozze
di Edoardo Sansonne
D
iciamoci la verità, malgrado si sia un po’ arrugginito il bel paese,
non ha ancora smesso di esercitare il suo fascino magnetico sul
resto del mondo. Come una Katherine Deneuve oppure come il vino,
qui ogni cosa invecchiando acquista valore e bellezza. Sarà per questo
che ogni anno milioni di persone attraversano paesi e continenti per
vederla, toccarla, annusarla, per poi magari rimanerci e invecchiare
con lei. E poi c’è chi il giorno più importante della propria vita lo vuole
trascorrere proprio qui. Come Romeo e Giuglietta, Renzo e Lucia o Tom
Cruise e Katie Holmes il matrimonio in Italia rimane al top, soprattutto
per chi viene dall’estero e ha il portafogli in forma.
Ma chi è il regista di tutto questo? Chiaramente chi viene dall’estero ha
un bisogno estremo di un infiltrato nel territorio, che conosca alla perfezione il campo prima di iniziare la partita. Entra in gioco il Wedding
Planner. Alessia Santa è titolare della White Emotion, importante azienda milanese nel campo dell’organizzazione di matrimoni. Ma vediamo
di sapere qualcosina in più su questa figura professionale così in voga.
Perché il Wedding Planner è così
indispensabile?
In una situazione di tensione emotiva così forte come il matrimonio, il confine che separa il “giorno più bello della vita” dal più completo disastro è
molto labile. Non si è in grado di ragionare, sopraggiunge l’ansia e tutto
rischia di precipitare. Per questo ci vuole una persona ferma e solida sulle
wedding
planner
decisioni. Qualcuno che sappia tirare le redini, regalando alla coppia una
serenità che non avrebbero mai potuto permettersi altrimenti. Gestire tutti
gli ingranaggi che fanno sì che tutto fili liscio non è un gioco da ragazzi: la
gestione delle tempistiche, del personale e l’avere sempre un piano B per
qualunque imprevisto, compreso il cattivo tempo.
Anche dal punto di vista economico il Wedding Planner ha un ruolo chiave,
aiuta la coppia a ottenere ciò che vuole al miglior prezzo possibile, è tutto
un gioco di rapporti e conoscenze che si tessono col tempo e che porta
vantaggio a tutti, con garanzia di professionalità.
E’ importante instaurare un rapporto
collaborativo con gli sposi?
E’ importantissimo, ma sarebbe anche impossibile non lavorare a stretto contatto: la tensione, le mille opinioni diverse di parenti e amici degli sposi fanno si che la confusione prenda il sopravvento. Loro vedono
nell’organizzatore un punto fermo, un ancora di salvezza. Allo stesso
tempo per me è utile quanto necessario un clima di collaborazione, non
si tratta del mio matrimonio, sono loro che si devono riconoscere nel
risultato e finale sono le loro richieste, esigenze e capricci che aiutano a
dare forma all’intero progetto. Tuttavia bisogna riuscire a mantenere il
sangue freddo e sapersi imporre quando necessario.
Quali sono le caratteristiche più importanti
che deve possedere un Wedding
Planner?
L’empatia, è un rapporto veramente personale
quello che si viene a creare con i clienti, li vedi
discutere, litigare, ridere, preoccupare. Comprendere il loro stato d’animo è fondamentale, bisogna essere un po’ degli psicologi in un
certo senso. Ma ci sono altre de qualità che è
più che necessario possedere. Creatività e gusto. Bisogna essere creativi, ciò che distingue
un matrimonio normale da uno a 5 stelle è sì
la perfezione dell’organizzazone e le infinite
accortezze che bisogna riservare agli ospiti ma
soprattutto il saper offrire quel qualcosa in più,
quell’elemento caratterizzante, quel qualcosa
che va aldilà delle aspettative e che rende il
tutto indimenticabile. Inutile dirlo, la creatività
non può prescidere dal buon gusto.
Perché la gente di tutto il
mondo sogna un matrimonio in
Italia?
E’ come per un film. La scenografia è importante tanto quanto gli attori.
Il nostro paese è di una bellezza unica ma soprattutto rara. Raccoglie nel
suo piccolo un’infinita possibilità di scenari dove poter iniziare a girare
“La giornata dei tuoi sogni”. Spesso è anche la voglia di cambiare, di fare
qualcosa di diverso, di memorabile. Si tratta di gente che ha già visitato il
nostro paese e l’evento viene concepito come una piccola vacanza, tre o
più giorni da passare in un’incantevole location che fa anche da albergo
per i pochi intimi invitati.
Quali sono i compromessi da accettare quando
si ha a che fare con persone di un paese
diverso, con una cultura diversa e con
esigenze diverse?
In realtà dipende molto da persona a persona ma trattandosi spesso
di veri e propri amatori della nostra terra, lasciano che il tutto sia più
“italiano” possibile, dal cibo, sul quale non mettono mai becco, fino alla
cerimonia che viene molte volte celebrata in italiano.
Benché il fascino dell’esotico attacchi sulla maggior parte dei clienti esiste comunque chi ha maggior severità nei riguardi delle tradizioni ed
esigenze. Un esempio sono i russi, molte volte si portano persino il complesso musicale da casa perché determinati balli e certe musiche sono
di augurio, legate profondamente alla tradizione.
Quali sono i luoghi prediletti?
La Toscana senza alcun dubbio è la location più richiesta. I paesaggi
rurali, le colline del Chianti, i luoghi rustici sono di un fascino irresistibile
per gli stranieri. Ma una cosa veramente curiosa è l’incredibile aumento
di richieste di location a Roma, subito dopo la vittoria de “La Grande Bellezza” agli Oscar. Tutti vogliono una terrazza con vista e molti chiedono
proprio quella dove è ambientata la festa nella scena iniziale del film.
Ma se si parla di Photo Book le location più ambite sono la Costiera Amalfitana e Venezia.
In questo caso non mi occupo dell’organizzazione dell’intero matrimonio ma di mettere in
contatto clienti, per lo più cinesi con fotografi
italiani e di affittare le location. E’ il fenomeno
del Photo Fashion, dopo aver celebrato il matrimonio in Cina, vengono in Italia dove affittano persino gli abiti con l’unico scopo di fare un
book o addirittura un video.
Come gestisci il rapporto con
il fotografo ufficiale delle
nozze?
Spesso sono gli sposi a sceglierlo: guardando
su internet sfogliano i portfoli dei vari fotografi
poi, una volta selezionato, io mi occupo di contattarlo e di fargli avere un programma completo dell’evento, in modo che si possa organizzare al meglio. Se gli invitati superano un certo
numero tuttavia consiglio sempre di utilizzare
due fotografi, è molto importante che tutti i
momenti vengano documentati perché molti di
questi non verranno nemmeno visti dagli sposi. Per questo la fotografia deve essere persino
più bella del momento reale, per poter ricreare
la stessa emozione a distanza di anni, anche
se quei piccoli attimi non sono mai stati vissuti
direttamente dalla coppia.
cake
designer
SPECIALE PHOTO WEDDING
DOLCE LAVORO
Scenografiche e spettacolari, le torte
sono un elemento essenziale nei
matrimoni. Chi le sceglie? Ce lo spiega
una giovane e affermata professionista
di Monica Papagna
R
ealizzare il proprio sogno a soli 25 anni. Questa la storia di Elisa,
cake designer di Genova che ha iniziato per passione e ha capito
che il suo futuro sarebbe stato di zucchero. Così è andata in Canada
per studiare dai migliori insegnanti, poi a Londra e infine è tornata a
Genova, dove ha aperto il laboratorio dei suoi sogni. Ora realizza torte
decorate per cerimonie e matrimoni.
Sei giovanissima, eppure hai già aperto il tuo
laboratorio, come hai iniziato?
Ho studiato prima di Italia, studiando le basi delle pasticceria, poi sono
andata a fare un’accademia a Toronto e poi a Londra. In questo modo
sono riuscita a unire lo stile americano e anglosassone con i gusti della
pasticceria italiana. Mi piaceva molto fare i dolci e sono partita da qui,
dagli impasti, la decorazione è arrivata dopo.
Quando hai deciso di aprire il laboratorio e
che questo sarebbe stato il tuo lavoro?
Un anno fa ho aperto il mio laboratorio a Genova. Mi sono specializzata in torte decorate e, ovviamente, la mia passione sono le torte per i
matrimoni. Mi piace molto anche realizzare le torte scolpite a forma di
qualunque cosa, sono molto scenografiche e personalizzano al massimo la cerimonia o l’evento.
Lavori a stretto contatto con i wedding planner
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cake
designer
oppure gli sposi ti contattano
direttamente?
Lavoro principalmente con i wedding planner,
il nostro lavoro deve cercare di incorniciare il
loro. Vi faccio un esempio, se il matrimonio
ha un colore dominante, sempre in accordo
con la wedding planner, decido di ispirarmi a
questi colori per cercare di personalizzare al
massimo la torta in piena sintonia con tutta la
cerimonia. Oppure mi posso ispirare all’abito
da sposa o ai particolari degli allestimenti. La
figura del wedding planner per noi è fondamentale, lavorando in team gli sposi avranno
la migliore cerimonia possibile, curata nei minimi dettagli.
In questo momento ci sono
delle tendenze particolari in
fatto di torte di matrimonio?
Quasi tutti vogliono la torta a più piani, magari di diverse forme, non per forza rotonda,
ma anche esagonale, quadrata, rettangolare,
ecc... l’importante è che sia a più piani!
In Canada, dove ho studiato, la torta era proprio il simbolo del matrimonio, doveva essere
enorme e scenografica. Lavoravamo anche a
torte di dieci piani. Ai canadesi non importava
che la torta fosse vera o finta (cioè con i piani di polistirolo), l’importante era che fosse
spettacolare. In Italia, ovviamente, la situazione è un po’ diversa, difficilmente vedremo
torte di 10 piani completamente o quasi di
polistirolo. Anche se c’è da dire che non è più
così strano aggiungere dei piani finti, i clienti
ormai sono abituati a vederlo e spesso lo richiedono.
Utilizzi principalmente
la pasta di zucchero per
decorare?
Esatto, utilizzo la pasta di zucchero, ma mi
piace distinguermi non solo per le decorazioni, ma anche per quello che c’è sotto.
All’interno utilizzo impasti a base di cioccolato, limone, vaniglia, per esempio, da abbinare a creme come pistacchio di Bronte, cioccolato belga, cioccolato bianco e fragoline di
bosco, nocciola, ecc... Non uso la crema al
burro classica, ho trovato una mia ricetta che
non è per niente stucchevole, rimane morbida, ma fa in modo che la struttura regga. È
una crema che ho elaborato in anni di studio
e la personalizzo in base ai gusti dei clienti.
Per saperne di più www.ledolcezzediliz.it
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trucco
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IL TRUCCO C'È E SI VEDE
Tutto quello che dovete assolutamente sapere su come truccarsi
nel giorno più bello della vita: quello del matrimonio, ovviamente
di Silvia Belfiore
C
ome immortalare al meglio il giorno più bello della vostra vita?
Con un trucco indimenticabile, ovviamente.
Quello che però dovete sapere (e spesso non vi dicono), è che il trucco da sposa deve essere appositamente studiato per avere le seguenti
caratteristiche:
- essere “a lunga tenuta”;
- essere “tears proof”, cioè a prova di lacrime;
- adattarsi ai flash fotografici senza creare l’effetto “macchia di colore”.
Per far fronte a queste esigenze occorrono, nell’ordine, i seguenti
“trucchi del mestiere”:
Fissaggio del trucco con cipria abbondante.
Sceglierete il fondotinta (o i fondotinta da abbinare tra loro), il più possibilmente intonato con la vostra carnagione, onde donarle naturalezza, freschezza e luminosità, che applicherete come base per il trucco,
con l’ausilio di spugnette e/o con pennelli piatti su tutto il viso.
Dovete ricordarvi di non trascurare occhi e labbra.
Fatta la base trucco, vi inciprierete tutto il viso (compresi occhi e labbra)
con il piumino di velluto, togliendo l’eccesso di polvere con un apposito pennello (più grande di quello da fard). Attenzione a non insistere,
nell’applicazione della cipria, sulle rughe di espressione e sul contorno
occhi: la cipria tende a evidenziare le piccole rughe!
Dopo che avrete truccato le labbra con matita e rossetto, passerete
ancora un velo di cipria per fissare anche il trucco della bocca.
Infine, terminata l’applicazione di matita e ombretti occhi, spruzzerete
su tutto il viso un vaporizzatore fissante ovvero dell’acqua termale.
Avrete così conferito al vostro trucco il fissaggio necessario per durare
tutto il giorno (e tutta la notte…)!
Per ottenere un trucco a prova di lacrima, non
dovrete assolutamente utilizzare eye liner.
Inoltre, per uno sguardo intenso, dopo l’utilizzo di piegaciglia e l’ausilio di eventuali ciuffetti volumizzanti (ciglia finte), amalgamerete il
tutto con un ottimo mascara water proof, preferibilmente nero.
Per evitare indesiderati effetti “macchia di colore” sulle foto ricordo, o inestetici aloni lucidi, dovrete scegliere colori per occhi e labbra
effetto opacizzante, evitando glitter, ombretti
perlati e i lucidalabbra gloss.
Un ultimo segreto: donerete freschezza e naturalezza al vostro make-up scegliendo toni
ambrati e caldi, o le sfumature pastello, da
intonare in contrasto con il colore degli occhi
e dei capelli, anche a seconda della stagione
del grande evento (verde, lilla e pesca per la
primavera; ambra, tortora e arancione per l’estate; marrone, ocra e prugna per l’autunno).
Per stupire: Per un matrimonio estivo in riva
al mare, potrete osare anche uno smokye
eyes sui toni del blu… effetto sirena.
Lo Scrigno di Silvia Befiore
[email protected]
l'avvocato
risponde
Risponde l'avv. Silvia Aonzo
SPECIALE PHOTO WEDDING
L’IMPORTANZA DEI CODICI ETICI DI AUTOREGOLAMENTAZIONE.
COMPRESSIONE DEL DIRITTO D’AUTORE?
Buongiorno avvocato.
Eccomi, come d’accordo, con il “bonus” acquisito durante il corso di
venerdì e la mia domanda.
Ricevo proprio oggi da TAU Visual la raccolta dei codici e, fra questi,
il “codice di autoregolamentazione per la fotografia professionale di
cerimonia e ritratto” (che le allego nel caso non lo avesse ancora letto).
In teoria, essendo io socio di TAU Visual, sarei tenuto ad applicare tale
codice comportamentale e, come me, anche tutti gli altri soci...
Per quanto attiene all’utilizzo delle immagini di matrimonio avevo inteso dalle sue parole che il fotografo, in quanto proprietario delle stesse
e dei relativi diritti di utilizzo, ne può disporre a suo piacimento sia
in privato che in pubblico (autopromozione, siti web, vetrine, ecc.) e
addirittura (avevo fatto una domanda specifica in sala) le può anche
vendere (es. a riviste, agenzie, la location dell’evento, la sartoria che
ha confezionato gli abiti, ecc.) ricavandone un utile. Questo vale sia per
le immagini della copia committente che per quelle dell’evento nelle
quali, potenzialmente, possono venire ritratte altre persone oltre agli
sposi. Questo è ciò che avevo capito io...
Ma leggo in particolare ai punti 7 e 9 di tale testo:
7) In pieno rispetto alle vigenti norme in tema di Privacy, il Fotografo
si impegna a conservare copia dei files originali, mantenendo il riserbo
e non consegnandone copia a chicchessia, se non a persone espressamente indicate dal Cliente.
9) Il Fotografo si impegna a non pubblicare (cioè esporre ad un pubblico indistinto, non quantificabile e non controllabile) le immagini del
servizio fotografico, a meno di non aver ottenuto dal Cliente un’esplicita accettazione dell’uso pubblico delle immagini. Resta invece facoltà del Fotografo la libera raccolta di immagini esemplificative del suo
lavoro, raccolte esclusivamente in book da mostrarsi personalmente a
potenziali clienti.
Dunque la domanda è: TAU Visual sta forzando la mano ai suoi soci
affinché rinuncino ai propri diritti oppure la legge obbliga il fotografo a
questo tipo di riservatezza spinta?
La ringrazio per la risposta e le rinnovo i complimenti per il suo intervento di venerdì che ho molto apprezzato.
Cordiali saluti.
Caro lettore,
La ringrazio per
l’interesse mostrato
e per aver contribuito ad approfondire
l’argomento da me
trattato nel corso del
mio intervento per
Fotonotiziario nella
giornata di venerdì
28 marzo 2014.
Desidero premettere che i Codici
Etici costituiscono
un’utilissima integrazione normativa
in diversi ambiti
“nuovi”, o molto
specifici, del diritto,
spesso caratterizzati
da vuoti normativi e
da “giungle” costituite dall’assenza
di scrupolo di molti
operatori del settore, nonché dalla
“confusione”che
si tende a fare in
assenza di chiare
soluzioni legislative
e giurisprudenziali.
Si vengono perciò a
creare situazioni per
così dire “borderline”, dove il confine
tra condotta lecita e
violazione dei diritti
altrui è molto labile.
Per questo l’adesione a un codice etico
è spesso consigliata,
perché permette di
offrire ai Suoi clienti
una tutela in più,
una garanzia di correttezza professionale e quindi di “alta
qualità” tout court (a
360 gradi) del lavoro
che costituisce un
fattore molto importante per la tua
professione.
Tanto premesso, è
importante dunque
sottolineare come
la funzione complementare del Codice
Etico (la cui adesione è meramente
facoltativa, ma una
volta avvenuta, vincola i soggetti firmatari) sia importante
perché disciplina
settori e ambiti del
diritto spesso poco
chiari o confusi.
Come avevo chiarito
nel corso della mia
trattazione, tante
norme contenute
nella L.A, (legge
sul diritto d’autore,
L.633/1941 e successive modifiche)
sono liberamente
derogabili tra le
parti. Ciò significa
che in molti casi
la Legge stabilisce
alcuni parametri che
tuttavia non sono
considerati irrinunciabili dalle parti,
perciò sono liberamente “trattabili”.
In questo contesto
si inserisce il Codice
Etico, che trovandosi
spesso a stabilire la
linea di condotta in
situazioni ambigue,
sceglie di sbilanciarsi (a seconda dei
casi), a favore, più o
meno, del fotografo
ovvero del soggetto
ritratto nelle foto,
titolare del cosiddetto “diritto al consenso”. Per rispondere
alla Sua domanda,
distinguerò la prima
questione dalla
seconda.
Prima questione:
art. 7 del Codice
Etico Tau Visual (In
pieno rispetto alle
vigenti norme in
tema di Privacy, il
Fotografo si impegna a conservare
copia dei file originali, mantenendo il
riserbo e non con-
segnandone copia a
chicchessia, se non
a persone espressamente indicate dal
Cliente).
La norma da Lei
richiamata verte
innanzitutto sulla
tutela del diritto alla
privacy, tema da me
trattato solo marginalmente nella
mia esposizione
(purtroppo per limiti
oggettivi di tempo)1,
e dunque il Codice
da Lei richiamato
pone particolare
attenzione alla gestione, al trattamento e all’archiviazione
dei file originali,
che in sintonia col
Codice della Privacy,
non possono essere
ceduti a terzi senza
particolari forme di
tutela per i soggetti
ritratti.
In secondo luogo,
l’attenzione è posta
sul “principio base”
regolante in generale i ritratti (liberi
o su commissione),
costituito dal necessario “consenso
dell’avente diritto”
(art. 96 L.A.).
Più in particolare,
secondo la L.A., per
quanto riguarda il
“ritratto su commissione”, il titolare
dei diritti economici
sulle foto realizzate
dal fotografo è lo
stesso committente,
che è ritratto nelle
foto (art. 98 L.A.- “ritratto su commissione”). Giustamente in
merito a ciò, Lei ha
pienamente colto la
differenza che sussiste, per la legge
sul diritto d’autore,
tra la normativa
regolante il ritratto
su commissione e
quella sui servizi fotografici per i matrimoni. Quest’ultimi,
per la giurisprudenza, non rientrerebbero nella disciplina
di cui all’art. 98 L.A.
(ritratto su commissione), ma in quella
generale dell’art.
88 (che, salva la
necessaria acquisizione del consenso
degli aventi diritto,
riserva al fotografo,
autore del servizio
fotografico, tutti i
diritti economici
sulle foto realizzate,
quindi anche quelle
di pubblicazione e
diffusione).
A mio avviso l’art.
7 del codice etico
si riferisce tuttavia
proprio al ritratto su
commissione e non
al servizio fotografico di matrimonio,
in quanto emerge
implicitamente che
riserva al fotografo il
diritto di trattenere
le “copie” dei file
originali, lasciando a intendere che
quest’ultimi (gli
originali) debbano
spettare di diritto (e
di default) ai committenti.
Di conseguenza tale
norma non farebbe
altro che richiamare e, per certi
versi, dettagliare, la
norma di cui all’art.
98 L.A. (ritratto su
commissione).Tant’è
che Lei stesso mi riferisce che il codice
etico riguarda anche, specificamente,
il ritratto.
Seconda questione:
art. 9 del Codice
Etico Tau Visual (Il
Fotografo si impegna a non pubblicare - cioè esporre a
un pubblico indistinto, non quantificabile
e non controllabile
- le immagini del
servizio fotografico,
a meno di non aver
ottenuto dal Cliente
un'esplicita accettazione dell'uso
pubblico delle
immagini. Resta
invece facoltà del
Fotografo la libera
raccolta di immagini
esemplificative del
suo lavoro, raccolte
esclusivamente in
book da mostrarsi
personalmente a
potenziali clienti).
1 In tal senso, la norma posta dal Codice Etico pare essere pienamente conforme alla Legge sulla Privacy (D.lgs. 196/2003)
che in generale pone i seguenti limiti alla pubblicazione/diffusione di fotografie, quali:
Per pubblicare l’immagine di una persona non famosa occorre la sua autorizzazione (art. 96 legge 633/41),ovvero la cosiddetta
“liberatoria” (questo punto era stato più volte sottolineato nel corso della mia esposizione).
Se la persona non famosa viene pubblicata in maniera che non possa risultare dannosa alla sua immagine, e l’uso è solo
giornalistico, si può ignorare, dinanzi al diritto di cronaca esercitato dal giornalista (da valutare di caso in caso) l’assenza del
consenso. Per default non possono mai essere pubblicate immagini di minori.
Per pubblicare con finalità giornalistiche immagini di personaggi famosi non occorre autorizzazione.
Occorre autorizzazione in ogni caso e comunicazione al Garante per la protezione dei dati personali se la pubblicazione può
risultare lesiva (legge 633/41), oppure se fornisce indicazioni sullo stato di salute, sull’orientamento politico, sul credo religioso o sulla vita sessuale (D.lgs 196/2003).
Occorre autorizzazione in ogni caso se le immagini vengono usate con finalità promozionali, pubblicitarie, di merchandising o
comunque non di prevalente informazione o gossip.
Non devono essere pubblicate immagini di minori in modo che siano riconoscibili, e questo anche nel caso di fatti di rilevanza
pubblica.
Il fatto che il fotografo detenga presso lo studio i negativi o gli originali di un servizio fotografico, anche per minori, non è proibito, a patto che non venga data pubblicazione senza assenso di queste immagini. Se il cliente chiede di cancellare i suoi dati,
questo deve essere fatto gratuitamente. Se il cliente chiede la consegna degli originali o dei files, deve pagare un compenso.
l'avvocato
risponde
Come illustrato
nel corso della mia
esposizione, la giurisprudenza considera
il servizio fotografico
dei matrimoni non
rientrare nella disciplina (di cui all’art.
98 L.A.) del ritratto
su commissione, ma
far parte di quella
più generica dell’art.
88 L.A2, per cui si
riconosce al
fotografo il diritto di
conservare la proprietà del negativo (o
file digitale) che non
è tenuto a
consegnare al committente. Tuttavia,
dato che gli sposi
conservano la facoltà di usare tali
immagini (ai sensi
dell’art. 96 legge
633/41 che comunque è fatto salvo,
espressamente,
anche dall’art. 88
L.A.), esiste anche in
capo a essi un diritto
a usare tali originali,
richiedendone la
consegna al fotografo previo pagamento
(congruo compenso).
Fatta tale premessa
l’art. 9 del Codice
Etico da Te richiamato costituisce un
limite ulteriore per
il fotografo, rispetto
a quanto stabilito
dalla L.A. nelle norme citate.
Infatti il principio
generale statuito
dalla L.A., posto il
fatto che il fotografo
acquisisce dagli
sposi (committenti)
il consenso a effettuare le foto (con
l’incarico conferitogli), fa conseguire a
tale consenso, in
generale, anche il
diritto implicito alla
riproduzione/diffusione/pubblicazione
delle immagini di cui
egli dovrebbe restare esclusivo titolare
(fatto salvo il caso
di eventuali violazioni dei diritti di terzi).
Tale libertà di
pubblicazione, per
quanto riguarda
i servizi di matri-
monio, secondo
la legge sul diritto
d’autore incontrerebbe l’unico limite
del ritratto (richiamato espressamente dall’art. 88 L.A.),
nel senso che per
pubblicare un ritratto degli sposi (e, a
maggiore ragione, di
terze persone), che
non raffiguri anche
l’intero contesto del
matrimonio, occorre
comunque il
consenso degli stessi. Rispetto a tale
contesto normativo,
l’art. 9 del Codice
Etico restringe ulteriormente tale limite
trasformando l’eccezione in regola:
tutte le immagini
del matrimonio
(anche quelle non
costituenti un mero
ritratto) non possono essere pubblicate
se non col previo
consenso dei
soggetti committenti. In tale ambito
(più ridotto) l’unica
libertà lasciata al fo-
tografo costituirebbe
dunque l’esibizione
delle foto realizzate
in un contesto circoscritto (esibizione
dei book a un numero limitato di persone, pubblicazione
su siti delimitando
l’accesso tramite
chiavi e pw). Occorre
tuttavia precisare
che la tutela (a volte
ossessiva) del diritto
alla privacy risulta
preminente rispetto
al diritto d’autore in
quanto rientra nei
diritti della persona
costituzionalmente
garantiti (art.2 Cost.)
nonché tutelati
a livello europeo
(C.E.D.U.) nel
cosiddetto “diritto al
domicilio, alla vita
privata, alla corrispondenza e alla
riservatezza”.
Tale considerazione
fa sì che, comunque
sia, qualsiasi regolamentazione debba
tutelare con
maggior forza l’interesse dei privati
anche comprimendo, talora, le facoltà
attribuite dal diritto
d’autore. Tale preminenza, se da un
lato può contraddire
lo spirito originario
della L.A., è anche data dal fatto
che quest’ultima è
entrata in vigore ben
sessant’anni prima
che si iniziasse a delineare l’importanza
e la preminenza del
diritto alla privacy.
Spero di esserLe stata utile. La
ringrazio ancora per
l’interesse mostrato.
__________
AVV. SILVIA AONZO
Diritto civile,
industriale e
internazionale –
Milano
Per qualsiasi
questione
scrivete a :
silvia.aonzo@gmail.
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oggetto
Fotonotiziario
oppure: info@
fotonotiziario.com
2 Suprema corte di Cassazione civile, sez I, 28/06/1980 n. 4094, reperibile – fra gli altri – in Giust. civ. Mass. 1980, fasc. 6.
Foro it. 1980, I, 2121, Giust. civ. 1980, I, 2101, che recita: “Nell’ipotesi di ritratto fotografico eseguito su commissione, regolata
dall’art. 98, I. 22 aprile 1941 n. 633 sul diritto d’autore, il committente, diversamente da quanto stabilito dall’art. 88 comma 3
di detta legge per le fotografie di cose in suo possesso, non acquista il diritto esclusivo di utilizzazione della fotografia, il quale
rimane al fotografo, pur concorrendo con quello della persona fotografata o dei suoi aventi causa di pubblicare e riprodurre
liberamente la fotografia medesima, salvo il pagamento al fotografo di un equo corrispettivo nel caso che la utilizzino commercialmente. Nell’ipotesi indicata, pertanto, ove manchi un diverso patto, deve ritenersi che il fotografo conserva la proprietà
del negativo e non è tenuto a consegnarlo al committente.”
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