Giardini Naxos 3-6 Novembre 2005

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Giardini Naxos 3-6 Novembre 2005
Vol. 77; n. 3, Supplement 2, September 2005
Founded
in 1924
by:
G. Nicolich
U. Gardini
G.B. Lasio
Indexed in
Medline/Index Medicus
EMBASE/Excerpta Medica
Medbase/Current Opinion
SIIC Data Base
Urological and Andrological Sciences
XV Congresso Nazionale
Società Italiana
di Urologia Oncologica
(S.I.Ur.O.)
Official Journal
of the SIEUN
S.I.E.U.N.
Società
Italiana di
Ecografia
Urologica
Nefrologica e
andrologica
3-6 Novembre 2005 - Giardini Naxos
Giuseppe Martorana
Presidente S.I.Ur.O
Darwin Melloni - Mario Motta
Presidenti del Congresso
Francesco Micali
Presidente Onorario
Official Journal
of the SIUrO
SIUrO
Periodico trimestrale - Spedizione in abbonamento postale - 45% - art. 2 comma 20/B legge 662/96 - Milano
Main Topic: I Tumori della Vescica
Società Italiana di
Urologia Oncologica
Urological and Andrological Sciences
Official Journal of the SIEUN - Official Journal of the SIUrO
Indexed in
Medline/Index Medicus
EMBASE/Excerpta Medica
Medbase/Current Opinion
SIIC Data Base
Founded in 1924 by: G. Nicolich, U. Gardini, G.B. Lasio
XV Congresso Nazionale Società Italiana di Urologia Oncologica
XV CONGRESSO NAZIONALE
SOCIETA’ ITALIANA DI UROLOGIA ONCOLOGICA (S.I.Ur.O.)
Main Topic: I Tumori della Vescica
Presidente S.I.Ur.O.: Prof. Giuseppe Martorana
Presidenti del Congresso: Prof. Darwin Melloni e Prof. Mario Motta
Presidente Onorario: Prof. Francesco Micali
Giardini Naxos, 3-6 Novembre 2005
Sede del Congresso
Centro Congressi Russott Hotel
V.le Jannuzzo, 47
98035 Giardini Naxos (ME)
II
Archivio Italiano di Urologia e Andrologia 2005, 77, 3, Supplemento 2
XV Congresso Nazionale Società Italiana di Urologia Oncologica
Consiglio Direttivo e Scientifico S.I.Ur.O.
Presidente
Giuseppe Martorana
Past President
Francesco Boccardo
Vice Presidente
Giorgio Arcangeli
Segretario e Tesoriere
Alessandro Bertaccini
Consiglieri
Michele Battaglia, Oscar Bertetto, Enrico Bollito, Sergio Bracarda
Giario Conti, Domenico Prezioso, Gigliola Sica
Comitato organizzatore locale
Giuseppina Anastasi
Sebastiano Condorelli
Giovanni Crea
Mario Falsaperla
Bruno Giammusso
Antonino Inferrera
Francesco Marchese
Carlo Magno
Francesco Salvo
Alberto Saita
Il Convegno è organizzato sotto il Patrocinio di:
Ministero della Salute
Assessorato Regionale alla Sanità
Provincia Regionale di Messina
Università degli Studi di Catania
Azienda Ospedaliera – Universitaria di Catania Vittorio Emanuele II, S. Bambino e Ferrarotto
Università degli Studi di Messina
Società Italiana di Urologia – S.I.U.
Associazione Urologi Italiani – A.U.R.O.
Società Italiana di Andrologia – S.I.A.
Gruppo Italiano di Uropatologia – G.i.u.p.
Associazione Italiana di Radiologia Oncologica – A.I.R.O.
Associazione Italiana di Oncologia Medica – A.I.O.M.
Società Italiana di Cancerologia – S.I.C.
Società Italiana di Psiconcologia – S.I.P.O.
Studi Avanzati Malattie Urologiche – S.A.M.U.R. - onlus
Archivio Italiano di Urologia e Andrologia 2005, 77, 3, Supplemento 2
III
XV Congresso Nazionale Società Italiana di Urologia Oncologica
Cari Amici e Cari Colleghi,
il Congresso Nazionale della Società Italiana di Urologia Oncologica torna
dopo 9 anni in Sicilia con la sua XV edizione ed il tema principale sarà "il tumore
della vescica". Il principale obiettivo che il comitato Direttivo della SIUrO si è posto
nella definizione del programma scientifico del congresso è stato quello di rispettare
una delle caratteristiche principali della nostra Società, cioè mantenere in plenaria le
varie sessioni, senza allungare il congresso e senza rendere le giornate troppo pesanti! L’evento si articola complessivamente in 3 giornate. La prima mezza giornata è
dedicata, oltre ad alcune sessioni di comunicazioni, ai simposi satellite che, in un’ottica di "par condicio"verranno tenuti tutti lo stesso giorno. Al termine dei lavori avrà
luogo la cerimonia inaugurale. La giornata di Venerdì 4 novembre sarà dedicata prevalentemente alla neoplasia uroteliale superficiale mentre le giornate di sabato e domenica saranno dedicate prevalentemente alle neoplasie uroteliali infiltranti. Come nelle
ultime due edizioni i crediti ECM verranno attribuiti "per giornata"; da ricordare tuttavia che per ottenere i crediti della mezza giornata di domenica è necessario aver
seguito interamente la giornata di sabato. Le principali società scientifiche con interessi uro – oncologici, nazionali ed europee, saranno presenti con importanti contributi scientifici. Per la prima volta quest’anno l’organo ufficiale della SIUrO, l"Archivio
Italiano di Urologia e Andrologia", darà ampio spazio, per la pubblicazione "per extenso", delle comunicazioni selezionate e dei poster premiati. Sono certo che anche il
XV Congresso Nazionale SIUrO rappresenterà un importante momento di aggiornamento e di scambio multidisciplinare sui più recenti contributi inerenti le neoplasie
della vescica. E’ pertanto anche a nome dei componenti del Comitato Direttivo SIUrO
e dei Presidenti del Congresso che rivolgo a tutti un caloroso invito a non mancare a
questo importante appuntamento scientifico!
Giuseppe Martorana
Presidente S.I.Ur.O.
Cari colleghi ed amici,
abbiamo il piacere e l'onore di invitarvi a Giardini Naxos per il XV Congresso
Nazionale della Società Italiana di Urologia Oncologica. Abbiamo assistito nei decenni
trascorsi ad una vera e propria rivoluzione culturale della nostra disciplina, sia con il
rilancio della grande chirurgia oncologica sia con il pressante avvento di sempre più
nuove innovazioni tecnologiche. L'importanza della nostra Società ed il suo ruolo
sono peraltro messi in rilievo dal crescente numero degli iscritti, dall'interesse che
altre specialità dimostrano ai nostri eventi e dal considerevole contributo scientifico e
di presenze che viene annualmente rilevato. Giardini Naxos è uno dei posti più belli al
mondo, affascinante cornice di storia, arte, cultura e sarà lieta di ospitarvi numerosi.
Nel rinnovare a tutti i soci il più sentito ringraziamento per avere designato noi alla
presidenza del XV Congresso, vi formuliamo il più caloroso degli inviti.
Arrivederci a Giardini Naxos
Darwin Melloni
Mario Motta
IV
Archivio Italiano di Urologia e Andrologia 2005, 77, 3, Supplemento 2
XV Congresso Nazionale Società Italiana di Urologia Oncologica
PROGRAMMA SCIENTIFICO
3 - 6 novembre 2005, Giardini Naxos
Giovedì 3 novembre 2005
Sala Tindari B
14.00 - 15.00
Comunicazioni - Comunicazioni Multidisciplinari: Prostata 1
Moderatore: Bollito Enrico (Torino), Tenaglia Raffaele (Chieti)
Sala Pitagora
14.00 - 15.00
Comunicazioni - Comunicazioni Multidiscipinari: Miscellanea
Moderatori: Fandella Andrea (Treviso), Aragona Federico (Palermo)
Sala Dionisio
14.00 - 15.00
Comunicazioni - Comunicazioni Multidiscipinari: Vescica 1
Moderatori: Nicita Giulio (Firenze), Danesi E (Roma)
Sala Tindari B
15.00 - 16.00
Comunicazioni - Comunicazioni Multidiscipinari: Prostata 2
Moderatori: Muzzonigro Giovanni (Ancona), Orecchia Roberto (Milano)
Sala Pitagora
15.00 - 16.00
Comunicazioni - Comunicazioni Multidiscipinari: Rene
Moderatori: Severini Giuseppe (Bologna), Ferraù Francesco (Taormina)
Sala Dionisio
15.00 - 16.00
Comunicazioni - Comunicazioni Multidiscipinari: Vescica 2
Moderatori: Iacopino Fortunata (Roma), Consoli Carmelo (Catania)
Sala Tindari A
16.00 - 17.00
Simposio Satellite - Eventi scheletrici da Carcinoma della prostata: nuovi approcci terapeutici
(NOVARTIS)
Moderatori: De Cobelli Ottavio (Milano), Dogliotti Luigi (Orbassano)
Bifosfonati e metabolismo osseo in oncologia
Relatore: Bertoldo Francesco (Verona)
Metastasi ossee: dalla palliazione alla cura
Relatore: Orecchia Roberto (Milano)
Le esperienze cliniche: l'acido zoledronico
Relatore: Ficarra Vincenzo (Verona)
16.00 - 17.00
Simposio Satellite - La Gemcitabina nel trattamento del carcinoma superficiale della vescica: ultimi
dati dalla ricerca clinica e prospettive future (ELI LILLY)
Moderatori: Di Silverio Franco (Roma), Morgia Giuseppe (Sassari)
L'esperienza toscana
Relatore: Bartoletti Riccardo (Firenze)
L'esperienza genovese
Relatore: Maffezzini Massimo (Genova)
L'esperienza piemontese
Relatore: Gontero Paolo (Novara)
L'esperienza di uno studio interregionale
Relatore: Conti Giario (Como)
Conclusioni
Relatore: Berardini Ettore (Roma)
Sala Tindari B
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V
XV Congresso Nazionale Società Italiana di Urologia Oncologica
Sala Tindari A
17.00 - 18.00
Simposio Satellite - Carcinoma della prostata localmente avanzato: nuove evidenze cliniche
(ASTRA ZENECA)
Moderatore: Melloni Darwin (Messina)
Indicazioni all'uso dell'ormonoterapia nel localmente avanzato
Relatore: Pagliarulo Arcangelo (Bari)
Bicalutamide 150: obiettivo sopravvivenza
Relatore: Conti Giario (Como)
La qualità di vita nella scelta terapeutica
Relatore: Maffezzini Massimo (Genova)
17.00 - 18.00
Simposio Satellite - Le sindromi dolorose nel paziente oncologico in urologia
(GRÜNENTHAL FORMENTI)
Moderatore: Boccardo Francesco (Genova), Di Silverio Franco (Roma)
Fisiopatologia del dolore nel paziente oncologico in urologia
Relatore: Agostara Biagio (Palermo)
Aspetti pratici del trattamento del dolore in urologia: metodologia e misura del dolore
e della qualità della vita
Relatore: Bertetto Oscar (Torino)
Nuove prospettive terapeutiche
Relatore: Luzzani Massimo (Genova)
18.00 - 18.30
Simposio Satellite - Nuovi bersagli per nuove terapie
(BAYER)
Presenter: Martorana Giuseppe (Bologna)
Relatore: Porta Camillo (Pavia)
18.00 - 18.30
Simposio Satellite - Nuovi sviluppi dello studio PCPT sulla chemioprevenzione del CAP
(MERCK)
Moderatore: Morgia Giuseppe (Sassari)
Relatore: Artibani Walter (Padova)
18.30 - 19.00
Simposio Satellite - LHRH agonisti: controllo ottimale dei livelli di testosterone?
(ASTELLAS PHARMA)
Moderatore: Melloni Darwin (Messina)
18.30 - 19.00
Lettura Magistrale - Riabilitazione neuro-uro-sessuologica nei pazienti operati di tumore alla vescica
Presenter: Belgrano Emanuele (Trieste)
Relatore: Rigatti Patrizio (Milano)
19.00 - 19.30
Lettura Magistrale - Presentazione linee guida CNR - MIUR
Presenter: Boccardo Francesco (Genova)
Relatore: Silvestrini Rosella (Milano)
Sala Tindari B
Sala Tindari A
Sala Tindari B
Sala Tindari A
Sala Tindari B
Seduta Plenaria - Sala Tindari A
Seduta Plenaria - Sala Tindari A
19.30 - 21.00
Cerimonia inaugurale
Lettura su “Fotografia, mito, realtà”
Relatore: Prof. Paolo Morello
Cocktail di benvenuto
17.00 - 18.30
Riunione “Club Italiano Biopsie Prostatiche”
Sala Ulisse
VI
Archivio Italiano di Urologia e Andrologia 2005, 77, 3, Supplemento 2
XV Congresso Nazionale Società Italiana di Urologia Oncologica
Venerdì 4 novembre 2005 - Il carcinoma superficiale (4 crediti ECM)*
07.45 - 08.00
Compilazione Questionari ECM
08.00 - 10.00
Corso - Anatomia patologica del carcinoma uroteliale
Moderatori: Aragona Federico (Palermo), Pavone Macaluso Michele (Palermo)
Classificazione WHO 2004: considerazioni generali e classificazione delle neoplasie superficiali
Relatore: Montironi Rodolfo (Ancona)
Classificazione WHO 2004: neoplasie infiltranti e varianti rare
Relatore: Bollito Enrico (Torino)
Fattori patologici prognostici e predittivi: rivalutazione alla luce della classificazione WHO 2004
Relatore: Patriarca Carlo (Melegnano)
La citologia urinaria: siginificato attuale e nuove prospettive
Relatore: Sentinelli Steno (Roma)
Diagnosi di Carcinoma uroteliale mediante esame F.I.S.H. di cellule esfoliate delle vie urinarie
Relatore: Maffezzini Massimo (Genova)
Intervento preordinato: ruolo della telomerasi
Relatore: Siracusano Salvatore (Trieste)
10.00 - 10.30
Giuliani Lecture - Trimodality treatment of cancer
Presenter: Arcangeli Giorgio (Roma)
Relatore: Shipley William U. (Boston)
10.30 - 10.45
Break
10.45 - 12.30
Corso - Transitional Cell Carcinoma (TCC) superficiale
Moderatori: Casetta Giovanni (Torino), Bassi Pierfrancesco (Padova)
Fattori prognostici e predittivi
Relatore: Bassi Pierfrancesco (Padova)
Prevenzione e trattamento delle complicanze da BCG
Relatore: Fiorio Maurizio (Perugia)
Discussione interattiva su casi clinici: stadio T1 trattamento aggressivo vs conservativo
Relatori: Morgia Giuseppe (Sassari), Serretta Vincenzo (Palermo), Altieri Vincenzo (Napoli)
12.30 - 12.45
Lettura Magistrale - Presentazione del protocollo Gen/Mit/EPI
Relatori: Pappagallo Giovanni Luigi (Noale), Conti Giario (Como)
12.45 - 13.45
Poster Meet the Author & sandwich lunch
Moderatori: Balbi Cecilia (Genova), Boccafoschi Carmelo (Alessandria), Serrao Antonio (Ragusa),
Spampinato Antonino (Taormina)
13.45 - 14.30
Last Year Highlight - I tumori del testicolo e del pene
Presenter: Boccardo Francesco (Genova)
Relatori: Salvioni Roberto (Milano), Rosti Giovanni (Ravenna)
14.30 - 15.00
Lettura Magistrale - Il tumore della vescica come modello di ricerca traslazionale
Presenter: Boccardo Francesco (Genova)
Relatore: Silvestrini Rosella (Milano)
Seduta Plenaria - Sala Tindari A
Seduta Plenaria - Sala Tindari A
Sala Hibiscus
Seduta Plenaria - Sala Tindari A
Seduta Plenaria - Sala Tindari A
Sala Hibiscus
Seduta Plenaria - Sala Tindari A
Seduta Plenaria - Sala Tindari A
*Per le modalità con cui vengono assegnati i crediti ECM, consultare la sezione ECM a pag. XLIV
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VII
XV Congresso Nazionale Società Italiana di Urologia Oncologica
Seduta Plenaria - Sala Tindari A
15.00 - 15.30
Lettura SIU - Ereditarietà dei tumori genito urinari
Presenter: Martorana Giuseppe (Bologna)
Relatore: Bono Aldo Vittorio (Varese)
Sala Tindari B
15.30 - 16.30
Comunicazioni Selezionate Terapia chirurgica e Riceca di Base
Moderatori: Sica Gigliola (Roma), Bertaccini Alessandro (Bologna), Mirone Vincenzo (Napoli),
Balbi Cecilia (Genova)
Sala Pitagora
15.30 - 16.30
Video - Miscellanea 1
Moderatori: Rigatti Patrizio (Milano), Belgrano Emanuele (Trieste)
Sala Dionisio
15.30 - 16.30
Video - Miscellanea 2
Moderatori: Carini Marco (Firenze), Morgia Giuseppe (Sassari)
Seduta Plenaria - Sala Tindari A
16.30 - 17.00
Lettura Magistrale - Application of genomics and proteomics in urological oncology
Presenter: Sica Gigliola (Roma)
Relatore: Delinassios John G. (Kapandriti - Attiki)
Seduta Plenaria - Sala Tindari A
17.00 - 18.30
Corso - Terapie alternative endovescicali
Moderatori: Conti Giario (Como), Aragona Carlo (Messina)
Termochemioterapia
Relatore: Colombo Renzo (Milano)
Terapia fotodinamica
Relatore: Fornara Paolo (Halle - Saale)
Sala Tindari B
08.00 - 14.15
Corso per infermieri - L'infermiere e l'urodinamica (4 crediti ECM - 6 ore)*
Moderatori: Magno Carlo (Messina), Saita Alberto (Catania)
Registrazione e test preliminare per ECM
Introduzione
Relatore: Magno Carlo (Messina)
Il cateterismo uretrale : indicazioni, tecniche e procedure
Relatore: Bonaccorsi A (Catania)
L’infermiere in urologia
Relatore: Polara A (Catania)
Preparazione del paziente all'intervento
Relatore: Oriti R (Messina)
L'infermiere e lo strumentista: fili di sutura
Relatore: Castro R (Messina)
L'infermiere e lo strumentista in chirurgia laparoscopica
Relatore: Marega R (Bologna)
L'infermiere e lo strumentista in sala endoscopica
Relatore: Maria L (Catania)
L'assistenza post operatoria
Relatore: Galì A (Messina)
La gestione delle urostomie
Relatore: Allegrino G (Messina)
Conclusioni
Relatore: Saita Alberto (Catania)
Test conclusivo per ECM e consegna attestati
*Per le modalità con cui vengono assegnati i crediti ECM, consultare la sezione ECM a pag. XLIV
VIII
Archivio Italiano di Urologia e Andrologia 2005, 77, 3, Supplemento 2
XV Congresso Nazionale Società Italiana di Urologia Oncologica
Sala Ulisse
15.30 - 17.30
Riunione F.I.S.U.
18.30 - 18.45
Complilazione questionari ECM
21.00
Cena di Gala
Sabato 5 novembre 2005 - Il carcinoma infiltrante (4 crediti ECM)*
07.45 - 08.00
Complilazione questionari ECM
Seduta Plenaria - Sala Tindari A
08.00 - 10.00
Corso - Agenti differenzianti e tumori del tratto genito-urinario
Moderatori: Sica Gigliola (Roma), Pavone Macaluso Michele (Palermo)
Interferoni e cancro della vescica: attività antiproliferativa ed antiangiogenica
Relatore: Pavone Macaluso Michele (Palermo)
Angiogenesi ed antiangiogenesi. Effetti dell'interferone sui tumori renali
Relatore: Ribatti Domenico (Bari)
Inibitori della trascrittasi inversa: efavirenz e cancro della prostata
Relatore: Barone Carlo (Roma)
Inibitori delle istone-deacetilasi: effetti dell’acido valproico sulla proliferazione e
sulla ormono-sensibilità di linee cellulari di cancro della prostata
Relatore: Sica Gigliola (Roma)
Seduta Plenaria - Sala Tindari A
10.00 - 10.30
ESOU Lecture TCC: epidemiologia e fattori di rischio
Presenter: Bertaccini Alessandro (Bologna)
Relatore: Brausi Maurizio (Carpi)
Sala Hibiscus
10.30 - 10.45
Break
Seduta Plenaria - Sala Tindari A
10.45 - 12.45
Corso - Open issues sul trattamento del TCC infiltrante
Moderatori: Arcangeli Giorgio (Roma), Selli Cesare (Pisa)
Chemioterapia neoadiuvante
Relatore: Cortesi Enrico (Roma)
Chemioterapia adiuvante
Relatore: Boccardo Francesco (Genova)
Radioterapia
Relatore: Fellin Giovanni (Trento)
Chemioterapia M+
Relatore: Bracarda Sergio (Perugia)
Discussione interattiva su casi clinici
Relatori: Shipley William U. (Boston), Conti Giario (Como)
Sala Hibiscus
12.45 - 13.45
Poster Meet the Author & sandwich lunch
Moderatori: Siracusano Salvatore (Trieste), Martoni Andrea (Bologna), Fellin Giovanni (Trento),
Orestano Luigi (Palermo)
Seduta Plenaria - Sala Tindari A
13.45 - 14.30
Last Year Highlight- I tumori della prostata
Presenter: Battaglia Michele (Bari)
Relatori: Cortesi Enrico (Roma), Francesca Francesco (Pisa), Greco Carlo (Catanzaro)
*Per le modalità con cui vengono assegnati i crediti ECM, consultare la sezione ECM a pag. XLIV
Archivio Italiano di Urologia e Andrologia 2005, 77, 3, Supplemento 2
IX
XV Congresso Nazionale Società Italiana di Urologia Oncologica
Seduta Plenaria - Sala Tindari A
14.30 - 14.45
Lettura Magistrale - Il PSA oggi
Presenter: Aragona Francesco (Catania)
Relatore: Scattoni Vincenzo (Milano)
Seduta Plenaria - Sala Tindari A
14.45 - 15.30
Lettura AURO - La cistectomia radicale nella donna
Presenter: Martorana Giuseppe (Bologna)
Relatore: Puppo Paolo (Genova)
Sala Tindari B
15.30 - 16.30
Comunicazioni Selezionate - Terapia Radiante e Terapia Medica
Moderatori: Arcangeli Giorgio (Roma), Greco Carlo (Catanzaro), Boccardo Francesco (Genova),
Ribatti Domenico (Bari)
Sala Pitagora
15.30 - 16.30
Video - Miscellanea 3
Moderatore: Prezioso Domenico (Napoli), Porena Massimo (Perugia)
Sala Dionisio
15.30 - 16.30
Comunicazioni Comunicazioni Multidiscipinari: Prostata 3
Moderatori: Vespasiani Giuseppe (Roma), Bracarda Sergio (Perugia)
Seduta Plenaria - Sala Tindari A
16.30 - 17.30
Workshop - Neoplasia delle alte vie escretrici
Moderatore: Adamo Vincenzo (Messina), Melloni Darwin (Messina)
Diagnosi e terapia endoscopica
Relatore: Scarpa Roberto Mario (Orbassano)
I risultati della terapia chirurgica
Relatore: Rocco Francesco (Milano)
Ruolo della radioterapia
Relatore: Arcangeli Giorgio (Roma)
Ruolo della chemioterapia
Relatore: Ferraù Francesco (Taormina)
Seduta Plenaria - Sala Tindari A
17.30 - 18.00
Lettura Magistrale - CA transizionale della prostata
Presenter: Bollito Enrico (Torino)
Relatore: Bassi Pierfrancesco (Padova)
Seduta Plenaria - Sala Tindari A
18.00 - 18.30
Lettura Magistrale - Nuove frontiere dell'imaging nelle vie escretrici
Presenter: Motta Mario (Catania)
Relatore: Menchi Ilario (Firenze)
18.30 - 18.45
Compilazione questionario ECM
Seduta Plenaria - Sala Tindari A
18.30 - 20.00
Seduta amministrativa - Segue premiazione delle migliori comunicazioni e dei migliori poster
Sala Ulisse
16.30 - 18.30
X
Riunione “Club della calcolosi”
Archivio Italiano di Urologia e Andrologia 2005, 77, 3, Supplemento 2
XV Congresso Nazionale Società Italiana di Urologia Oncologica
Domenica 6 novembre 2005
Approccio diagnostico e terapeutico
per il carcinoma uroteliale infiltrante della vescica
e delle alte vie escretrici (3 crediti ECM)*
Seduta Plenaria - Sala Tindari A
08.00 - 10.00
Corso - Video session: la chirurgia delle derivazioni urinarie
Moderatori: Martorana Giuseppe (Bologna), Carmignani Giorgio (Genova)
Seminal Sparing Cistectomy
Relatore: Rigatti Patrizio (Milano)
Seminal Sparing Cistectomy
Relatore: Muto Giovanni (Torino)
Cistectomia con derivazione urinaria nella donna
Relatore: Puppo Paolo (Genova)
Hautman modificata
Relatore: Martorana Giuseppe (Bologna)
La cistectomia laparoscopica
Relatore: Gaboardi Franco (Milano)
Impiego del colon (dx e sin.) nella chirurgia delle derivazioni urinarie
Relatore: Leoni Sergio (Reggio Emilia)
Seduta Plenaria - Sala Tindari A
10.00 - 10.30
EORTC Lecture - Terapie target mirate
Presenter: Prezioso Domenico (Napoli)
Relatore: Kirkali Ziya (Izmir)
Seduta Plenaria - Sala Tindari A
10.30 - 11.00
Immunogene therapy for prostate cancer
Presenter: Melloni Darwin (Messina)
Relatore: Jeffrey Medin (Toronto)
Sala Hibiscus
11.00 - 11.15
Break
Seduta Plenaria - Sala Tindari A
11.15 - 11.45
Last Year Highlight - I tumori del rene
Presenter: Falsaperla Mario (Catania)
Relatori: Galligioni Enzo (Trento), Selvaggi Francesco Paolo (Bari)
Seduta Plenaria - Sala Tindari A
11.45 - 13.45
Corso Pratico - Hands on laparoscopia
Moderatori: Porpiglia Francesco (Orbassano), Gaboardi Franco (Milano)
Strumentario laparoscopico
Relatore: Simonato Alchiede (Genova)
Tecniche di emostasi e sutura
Relatore: Cestari Andrea (Milano)
Curva di apprendimento
Relatore: Manferrari Fabio (Bologna)
Pratiche sul modello animale
Relatore: Breda Guglielmo (Bassano del Grappa)
13.45 - 14.00
Compilazione questionari ECM
*Per le modalità con cui vengono assegnati i crediti ECM, consultare la sezione ECM a pag. XLIV
Archivio Italiano di Urologia e Andrologia 2005, 77, 3, Supplemento 2
XI
XV Congresso Nazionale Società Italiana di Urologia Oncologica
ELENCO RELATORI
Adamo Vincenzo (Messina)
Allegrino G (Messina)
Altieri Vincenzo (Napoli)
Aragona Carlo (Messina)
Aragona Federico (Palermo)
Aragona Francesco (Catania)
Arcangeli Giorgio (Roma)
Artibani Walter (Padova)
Balbi Cecilia (Genova)
Barone Carlo (Roma)
Bartoletti Riccardo (Firenze)
Bassi Pierfrancesco (Padova)
Battaglia Michele (Bari)
Belgrano Emanuele (Trieste)
Berardini Ettore (Roma)
Bertaccini Alessandro (Bologna)
Bertoldo Francesco (Verona)
Boccafoschi Carmelo (Alessandria)
Boccardo Francesco (Genova)
Bollito Enrico (Torino)
Bonaccorsi A (Catania)
Bono Aldo Vittorio (Varese)
Bracarda Sergio (Perugia)
Brausi Maurizio (Carpi)
Breda Guglielmo (Bassano del Grappa)
Carini Marco (Firenze)
Carmignani Giorgio (Genova)
Casetta Giovanni (Torino)
Castro R (Messina)
Cestari Andrea (Milano)
Colombo Renzo (Milano)
Consoli Carmelo (Catania)
Conti Giario (Como)
Cortesi Enrico (Roma)
Danesi E (Roma)
De Cobelli Ottavio (Milano)
Delinassios John G. (Kapandriti – Attiki)
Di Silverio Franco (Roma)
Dogliotti Luigi (Orbassano)
Falsaperla Mario (Catania)
Fandella Andrea (Treviso)
Fellin Giovanni (Trento)
Ferraù Francesco (Taormina)
Ficarra Vincenzo (Verona)
Fiorio Maurizio (Perugia)
Fornara Paolo (Halle -Saale)
Francesca Francesco (Pisa)
Gaboardi Franco (Milano)
Gali A (Messina)
Galligioni Enzo (Trento)
Gontero Paolo (Novara)
Greco Carlo (Catanzaro)
Iacopino Fortunata (Roma)
Kirkali Ziya (Izmir)
XII
Archivio Italiano di Urologia e Andrologia 2005, 77, 3, Supplemento 2
Leoni Sergio (Reggio Emilia)
Maffezzini Massimo (Genova)
Magno Carlo (Messina)
Manferrari Fabio (Bologna)
Marega R (Bologna)
Maria L (Catania)
Martoni Andrea (Bologna)
Martorana Giuseppe (Bologna)
Medin Jeffrey (Toronto)
Melloni Darwin (Messina)
Menchi Ilario (Firenze)
Mirone Vincenzo (Napoli)
Montironi Rodolfo (Ancona)
Morgia Giuseppe (Sassari)
Motta Mario (Catania)
Muto Giovanni (Torino)
Muzzonigro Giovanni (Ancona)
Nicita Giulio (Firenze)
Orecchia Roberto (Milano)
Orestano Luigi (Palermo)
Oriti R (Messina)
Pagliarulo Arcangelo (Bari)
Pappagallo Giovanni Luigi (Noale)
Patriarca Carlo (Melegnano)
Pavone Macaluso Michele (Palermo)
Polara A (Catania)
Porena Massimo (Perugia)
Porpiglia Francesco (Orbassano)
Porta Camillo (Pavia)
Prezioso Domenico (Napoli)
Puppo Paolo (Genova)
Ribatti Domenico (Bari)
Rigatti Patrizio (Milano)
Rocco Francesco (Milano)
Rosti Giovanni (Ravenna)
Saita Alberto (Catania)
Salvioni Roberto (Milano)
Scarpa Roberto Mario (Orbassano)
Scattoni Vincenzo (Milano)
Selli Cesare (Como)
Selvaggi Francesco Paolo (Bari)
Sentinelli Steno (Roma)
Serrao Antonio (Ragusa)
Serretta Vincenzo (Palermo)
Severini Giuseppe (Bologna)
Shipley William U. (Boston)
Sica Gigliola (Roma)
Silvestrini Rosella (Milano)
Simonato Alchiede (Genova)
Siracusano Salvatore (Trieste)
Spampinato Antonino (Taormina)
Tenaglia Raffaele (Chieti)
Vespasiani Giuseppe (Roma)
XV Congresso Nazionale Società Italiana di Urologia Oncologica
TIMETABLES
Giovedì, 3 novembre 2005
Tindari A
Tindari B
Pitagora
Dionisio
Comunicazioni
Miscellanea
Comunicazioni
Rene
Comunicazioni
Vescica 1
Comunicazioni
Vescica 2
Simposio
Novartis
Simposio
AstraZeneca
Simposio
Bayer
Simposio
Astellas Pharma
Comunicazioni
Prostata1
Comunicazioni
Prostata 2
Simposio
Eli Lilly
Simposio
Grünenthal Formenti
Simposio
Merk
Presentazione
linee guida CNR-MIUR
14.00 – 15.00
15.00 – 16.00
16.00 – 17.00
17.00 – 18.00
18.00 – 18.30
18.00 – 19.00
19.00 – 21.00
Ulisse
Riunione Club Italiano
Biopsie Prostatiche
Cerimonia inaugurale
Venerdì, 4 novembre 2005 – Il Carcinoma Superficiale – 8 ore ECM
Tindari A
Tindari B
10.00 – 10.30
Giuliani Lecture
10.30 – 10.45
CORSO: TCC superficiale
Discussione interattiva su casi clinici
12.45 – 13.45
13.45 – 14.30
Last Year Hightligt
I tumori di testicolo e pene
14.30 – 15.00
Lettura Ricerca Traslazionale
15.00 – 15.30
Lettura SIU
Break
Poster
meet
Poster
meet
the
theauthor
author
Sandwich Lunch
Comunicazioni
selezionate
Terapia chirurgica
Ricerca di base
15.30 – 16.30
16.30 – 17.00
Lettura Genomica
17.00 – 18.30
Corso: terapie alternative
endovescicali
21.00
Ulisse
Video
Miscellanea 1
Video
Miscellanea 2
Riunione F.I.S.U.
Corso: anatomia patologica
del carcinoma uroteliale
18.30 – 18.45
Hibiscus
Compilazione questionari ECM
08.00 – 10.00
10.45 – 12.45
Dionisio
CORSO INFERMIERI
L’infermiere e l’urodinamica
07.45 – 08.00
Pitagora
Compilazione questionari ECM
Cena di gala
Archivio Italiano di Urologia e Andrologia 2005, 77, 3, Supplemento 2
XIII
XV Congresso Nazionale Società Italiana di Urologia Oncologica
Sabato, 5 novembre 2005 – Il Carcinoma infiltrante – 7 ore ECM
Tindari A
07.45 – 08.00
Tindari B
Pitagora
Dionisio
Ulisse
Compilazione questionari ECM
08.00 – 10.00
Corso
Ricerca di Base
10.00 – 10.30
ESOU Lecture
10.30 – 10.45
10.45 – 12.45
Hibiscus
Break
Corso Open Issues TCC infiltrante
Discussione interattiva su casi clinici
Poster meet
Sandwich
Lunch
the author
Sandwich Lunch
12.45 – 13.45
13.45 – 14.30
Last Year Hightligt
Il tumore della prostata
14.30 – 14.45
Lettura Il PSA
14.45 – 15.30
Lettura AURO
16.30 – 17.30
Workshop neoplasie
delle alte vie escretrici
17.30 – 18.00
Lettura CA transizionale
della prostata
18.00 – 18.30
Lettura imaging
18.30 – 18.45
18.45 – 20.00
XIV
Video
Miscellanea 3
Comunicazioni
Prostata 3
Riunione Club
della Calcolosi
Comunicazioni
selezionate
Terapia Radiante
Terapia Medica
15.30 – 16.30
Compilazione questionari ECM
Seduta amministrativa
Premiazione migliori
comunicazioni e poster
Archivio Italiano di Urologia e Andrologia 2005, 77, 3, Supplemento 2
XV Congresso Nazionale Società Italiana di Urologia Oncologica
Domenica, 6 novembre 2005 - Approccio diagnostico e terapeutico per il
carcinoma uroteliale infiltrante della vescica e delle alte vie escretrici
7 ore ECM (5 ore + 2 ore di sabato)
Tindari A
07.45 – 08.00
Compilazione questionari ECM
08.00 – 10.00
Video - Session - La chirurgia delle derivazioni urinarie
10.00 – 10.30
EORTC lecture
10.30 – 11.00
Lettura - Immunogene therapy
11.00 – 11.15
Break
11.15 – 11.45
Last Year Hightligt I tumori del rene
11.45 – 13.45
Corso Pratico - Hands on Laparoscopia
13.45 – 14.00
Compilazione questionari ECM
Archivio Italiano di Urologia e Andrologia 2005, 77, 3, Supplemento 2
XV
XV Congresso Nazionale Società Italiana di Urologia Oncologica
SESSIONI
giovedì 3 novembre 2005
ore 14.00 - 15.00 Sala Tindari B - Comunicazioni Multidisciplinari: Prostata 1
Moderatori: Bollito E., Tenaglia R.
52 - OSTEONECROSIS OF THE JAWS (ONJ) IN PROSTATE CANCER PATIENTS WITH BONE METASTASES (MTS) TREATED WITH ZOLEDRONIC ACID: A RETROSPECTIVE ANALYSIS
Ortega C.1, Vormola R.1, Faggiuolo R.1, Nanni D.3, Gilardino M.2, Aglietta M.1
1
Medical Oncology; 2Oral Pathology; 3Pharmacy Dept - Institute for Cancer Research and Treatment, IRCC, Candiolo
(Turin)
77 - ACUTE, LATE AND BIOCHEMICAL CONTROL AFTER NEOADJUVANT HORMONAL THERAPY (HT) AND THREE
DIMENSIONAL CONFORMAL RADIOTHERAPY (3D-CRT) FOR PROSTATE CANCER
Santoro M., Falcone S., Cervo E., Colosimo A., Riccelli R., Falvo F., Pingitore D
Operative Unity of Radiotherapy and Radiobiology, Hospital Pugliese-Ciaccio, Catanzaro
121 - LIVELLI SIERICI DI IL-6 IN PAZIENTI CON VALORI ELEVATI DI PSA SOTTOPOSTI A BIOPSIA PROSTATICA
Magno C., Pizzo A., Galì A., Anastasi G., Inferrera A., Melloni D.
Cattedra di Urologia. Università degli studi di Messina
128 - EFFETTI DEL SOM230, NUOVO ANALOGO DELLA SOMATOSTATINA,
NELLE LINEA CELLULARE PROSTATICA EPN
Rossi V.1, Pasquali D.1, Bellastella A.1, Di Martino M.2, Galasso R.2, Crisostamo G.2, Prezioso D.2, Sinisi A.A.1
1
Sez. Endocrinologia, Dip Medico-Chirurgico di Internistica Clinica e Sperimentale“ F. Magrassi e A. Lanzara”, Seconda
Università degli Studi di Napoli; 2Urologia, Università Federico II, Napoli
151 - RMN CON BOBINA ENDORETTALE E SPETTROSCOPIA NELLA DIAGNOSI DEL CARCINOMA PROSTATICO.
PRIMA FASE DEL DHAIS (DIAGNOSIS-HELPING-ACCURACY IMAGING STUDY)
Pomara G.1, Simone M.1, Fontana L.1, Conti A.2, Giusti S.2, Cagno MC.3, Bartolozzi C.2,Francesca F.1
1
U.O. Urologia SSN, Ospedale S. Chiara; 2Istituto di Radiologia dell’Università; 3U.O. Anatomia Patologica II, Ospedale
S. Chiara, Pisa
243 - CARCINOMA PROSTATICO INFILTRANTE LA CAPSULA (p T3): CARATTERISTICHE CLINICHE E RADICALITÀ
CHIRURGICA NELLA NOSTRA ESPERIENZA
Galosi A.B., Polito M.Jr, Faronato M., Milanese G., Fabiani A., Muzzonigro G.
Clinica Urologica, Dottorato Ricerca Oncologia Urologica, Università Politecnica delle Marche Azienda OspedalieroUniversitaria Ospedali Riuniti, Ancona
ore 14.00 - 15.00 Sala Dionisio - Comunicazioni Multidisciplinari: Vescica 1
Moderatori: Nicita G., Danesi E.
54 - RICERCA DI NUOVI MARKERS NEL CARCINOMA UROTELIALE DELLA VESCICA MEDIANTE UN APPROCCIO
COMBINATO DI PROTEOMICA E GENOMICA
Destefanis P.1, Ceruti C.1, Fiori C.1, Bisconti A.1, Barbero G.2, Mandili G.2, Giribaldi G.2, Carta F.3, Turrini F.2, Fontana D.1
1
Divisione Universitaria di Urologia II - ASO "San Giovanni Battista - Molinette" - Torino; 2Dipartimento di Genetica,
Biologia e Biochimica-sez. Biochimica-Università degli studi di Torino; 3Porto Conte Ricerche-Alghero (SS)
66 - RISULTATI DI UNO STUDIO RANDOMIZZATO SULLA TOSSICITÀ E SUL RUOLO DEL MANTENIMENTO
NELLA CHEMIOPROFILASSI ENDOVESCICALE PRECOCE DOPO TUR DI CARCINOMA VESCICALE SUPERFICIALE
Altieri V.1, Serretta V.2, Morgia G.3, Melloni D.2, Scuto F.2, Motta M.4, Zito A.5, Annese P.6, Carrieri G.6, Di Lallo A.7,
Gallo A.8, Sblendorio D.9, Salzano L.10, Brotza D.3, Ruggiero G.11, Saita A.5, Cacciatore M.12, Simone N.S.13, Iadevaia
M.13, Vacirca F.14, Selvaggi F.P.15, Pirritano D.16, Bizzini A.17, Pepe P.18, Pavone-Macaluso M.2,
Allegro R.2 e i membri del GSTU19
1
Ist Urol-Università di Napoli; 2Ist Urol-Università di Palermo; 3Ist Urol-Università di Sassari; 4Ist Urol-Università di
Catania; 5Osp Civ-Div Urol, Torre del Greco (NA); 6Osp Civ-Div Urol, Matera; 7Osp Civ-Div Urol,Campobasso;
8
Istituto Nazionale Tumori -Div Urol, Napoli; 9Osp. Civ-Div Urol, Carbonara (BA); 10Osp Civ Rummo-Div Urol, Benevento;
11
Clinica GEPOS-Div Urol, Telese Terme (BN); 12Osp Civ-Div Urol, Partinico (PA); 13Osp. Civ-Div Urol, Maddaloni (CE);
14
Osp Civ-Div Urol,Caltanissetta; 15Ist Urol-Università di Bari; 16Osp Civ-Div Urol, Catanzaro;
17
Osp. Civ-Div Urol, Caltagirone (CT); 18Osp Civ Garibaldi-Div Urol, Catania;
19
Sicilia-Calabria-Campania- Puglia-Basilicata-Molise-Sardegna
75 - RUOLO PROGNOSTICO, OLTRE CHE STADIANTE, DELLA RE-TUR NEL CA VESCICALE SUPERFICIALE
DI ALTO GRADO
Simone M., Pomara G.1 Salinitri G., Marzano R., Casale P., Francesca F.
U.O. Urologia SSN Azienda Ospedaliero Universitaria di Pisa
Archivio Italiano di Urologia e Andrologia 2005, 77, 3, Supplemento 2
XVII
XV Congresso Nazionale Società Italiana di Urologia Oncologica
98 - CISTECTOMIA RADICALE CON NEOVESCICA ILEALE ORTOTOPICA A CIELO APERTO VERSUS LAPAROSCOPICA:
CONFRONTO DEI COSTI IN UN SINGOLO CENTRO
Gregori A., Bozzola A., Simonato A., Galli S., Lissiani A., Scieri F., Stener S., Gaboardi F.
Unità Operativa di Urologia, Azienda Ospedaliera "Luigi Sacco", Milano
135 - ORGAN PRESERVATION: BLADDER CARCINOMA
Donato V., Ciriello F., Musio D., Parisi E., Rollo A., Maglio R., Banelli E.
Istituto di Radiologia, Cattedra di Radioterapia, Università degli Studi di Roma "La Sapienza", Policlinico Umberto I di
Roma, Roma, Italia
233 - TC/PET CON [11]C COLINA NELLA RISTADIAZIONE DEI PAZIENTI AFFETTI DA TUMORE DELLA PROSTATA:
CORRELAZIONI CON I VALORI SIERICI DI PSA IN 250 PAZIENTI
Scattoni V.1, Picchio M.2, Messa C.2, Suardi N.1, Fabbri F.1, G.allina A.1, Saccà A.1, Salonia A.1, Landoni C.2, Fazio F.2,
Montorsi F.1, Rigatti P.1
1
U.O. di Urologia, Università Vita-Salute San Raffaele; 2IBFM CNR, Università Milano Bicocca, Istituto Scientifico H San
Raffaele, Milano
ore 14.00 - 15.00 Sala Pitagora - Comunicazioni Multidisciplinari: Miscellanea
Moderatori: Fandella A., Aragona F.
4 - IPOFRAZIONAMENTO VERSUS FRAZIONAMENTO STANDARD NEL TRATTAMENTO RADIOTERAPICO DEI TUMORI
PROSTATICI: ANALISI DELLA TOSSICITÀ ACUTA
Petrongari M.G.1, Saracino B.v, Gomellini S.1, Arcangeli S.1, Marzi S.2, Arcangeli G.1, Benassi M.2
1
Istituto Regina Elena, S.C. Radioterapia Oncologica; 2Istituto Regina Elena, Laboratorio di Fisica Medica e Sistemi Esperti
28 - PROTEINE DELLA MATRICE NUCLEARE NEL CARCINOMA MUSCOLO INVASIVO DELLA VESCICA:
UNO STUDIO DI PROTEOMICA DIFFERENZIALE
Barboro P.1, Rubagotti A.1,2, Boccardo F.1,2, Carnemolla B.1, Orecchia P.1,3, Spina B.1, Carmignani G.4, D’Arrigo C.5,
Patrone E.5, Balbi C.1
1
Istituto Scientifico per lo Studio e la Cura dei Tumori; 2Dipartimento di Oncologia, Biologia e Genetica, Università di
Genova; 3Istituto G. Gaslini di Genova; 4Dipartimento di Urologia, Università di Genova; 5Istituto di Macromolecole,
Sezione di Genova (C.N.R.)
79 - RUOLO DELL’ORMONOTERAPIA ASSOCIATA ALLA RADIOTERAPIA ADIUVANTE DOPO PROSTATECTOMIA RADICALE: STUDIO RETROSPETTIVO SU 198 PAZIENTI
Roscigno M.1, Cozzarini C.2, Bertini R.1, Da Pozzo L.F.1, Scattoni V.1, Colombo R.1, Mazzoccoli B.1, Bolognesi A.2,
Montorsi F.1, Fazio F.2, Rigatti P.1
1
2
Clinica Urologica; U.O. Radioterapia, Università Vita-Salute San Raffaele,Osp. S. Raffaele, Milano
88 - DOSAGGIO PREOPERATORIO DELLA CROMOGRANINA A NEI PAZIENTI SOTTOPOSTI A PROSTATECTOMIA
RADICALE, PUO’ ESSERE UTILE?
Zaramella S.1, Marchioro G.1, Vidali M.2, Sala M.3, Marchetti C.1, Ranzoni S.1, Kocjancic E.1, Gontero P.1, Ceratti G.1,
Favro M.1, Frea B.1
1
Clinica Urologica, Facoltà di Medicina e Chirurgia, Università degli Studi del Piemonte Orientale “A. Avogadro”, Azienda
Ospedaliera “Maggiore della Carità”, Novara; 2Dipartimento di Scienze Mediche, Università degli Studi del Piemonte
Orientale “A. Avogadro”; 3U.O.A. di Urologia, Ospedale di Domodossola (VB).
240 - CISTECTOMIA RADICALE CON NEOVESCICA ORTOTOPICA NELLE DONNE: RISULTATI A LUNGO TERMINE
1
Brausi M. 4Reggiani A., 2Cortellini P., 3Daniele C.
1
U.O. Urologia Ospedale AUSL Modena; 2U.O. Urologia Ospedale di Parma; 3U.O. Urologia Arcispedale S.Anna Ferrara;
4
U.O. Urologia Ospedale S. Orsola Malpighi Bologna
242 - IMPATTO DELLA CHEMIOTERAPIA SISTEMICA ADIUVANTE IN PAZIENTI CON CARCINOMA UROTELIALE
SOTTOPOSTI A CHIRURGIA RADICALE: NOSTRA ESPERIENZA
Marchiori D.1, Cricca A.2, Bertaccini A.1, Manferrari F.1, Garofalo M.1, Giovannini C3, Gerace T.1, Martoni A.2, Martorana G.1
1
Clinica Urologia, Alma Mater Studiorum Università degli Studi di Bologna; 2Unità Oncologia (Dott. A. Martoni),
Ospedale Sant’ Orsola-Malpighi; 3CRBA Centro di Ricerca Biomedica Avanzata,
Ospedale Sant’Orsola-Malpighi, Bologna
giovedì 3 novembre 2005
ore 15.00 - 16.00 Sala Tindari B - Comunicazioni Multidisciplinari: Prostata 2
Moderatori: Muzzonigro G., Orecchia R.
15 - RIDUZIONE VOLUMETRICA DELLA PROSTATA IN PAZIENTI CANDIDATI A BRACHITERAPIA PROSTATICA:
VALUTAZIONE DI EFFICACIA E COSTI DI DIVERSE FORME DI DEPRIVAZIONE ANDROGENICA
Maffezzini M.1, Gavazzi L.1, Calcagno T.1, Ricci P.2, Grimaldi A.2, Grillo F.2, Gambaro M.3, Vaccara E.3, Taccini G.3
1
Struttura Complessa Urologia; 2Struttura Complessa Radioterapia; 3Struttura Complessa Fisica Sanitaria
XVIII
Archivio Italiano di Urologia e Andrologia 2005, 77, 3, Supplemento 2
XV Congresso Nazionale Società Italiana di Urologia Oncologica
106 - TERAPIA METRONOMICA CON CICLOFOSFAMIDE E DESAMETASONE DEL CARCINOMA PROSTATICO
ORMONE-REFRATTARIO (HRPC)
Lapini A., Baldazzi V., Serni S., Masieri L., Minervini A., Carloni M., Carini M.
Clinica Urologica 1, Università degli Studi di Firenze
122 - RUOLO DELLA REBIOPSIA ASSOCIATA A RESEZIONE ENDOSCOPICA DI PROSTATA NELLA DIAGNOSI
DI CARCINOMA PROSTATICO
Introini C., Naselli A., Raggio M., Calvi P., Germinale F., Puppo P.
Istituto Nazionale per la Ricerca sul Cancro, IST, Genova
158 - TRATTAMENTO CON CASODEX ED IRESSA NEL TUMORE DELLA PROSTATA:
EVIDENZE BIOLOGICHE A FAVORE
Gravina G.L.1, Festuccia C.2, Muzi P.2, Pomante R.3, Ventura L.4, Speca S.2, Angelucci A.1, Costa A.M.1,
Paradiso Galatioto G.1, Ronchi P.1, Galassi P.1, Bologna M.2,5, Vicentini C.2
1
Dipartimento Di Scienze Chirurgiche, U.O. Urologia Ospedale G. Mazzini Teramo,
Università Degli Studi Di L’Aquila; 2Dipartimento di Medicina Sperimentale Università Degli Studi Di L’Aquila;
3
Divisione di Anatomia Patologica Ospedale G. Mazzini Teramo; 4Divisione di Anatomia
Patologica Ospedale San Salvatore L’Aquila; 5Dipartimento Di Biologia di Base ed Applicata
Università Degli Studi Di L’Aquila
208 - STUDIO DELL’ESPRESSIONE DEL GENE GLUTATIONE-S-TRANSFERASI (GSTP1) COME MARKER MOLECOLARE
SIERICO PER LA DIAGNOSI PRECOCE DEL CARCINOMA PROSTATICO
Gunelli R.1, Valmori L.2, Fiori M.1, Hanitzsch H.1, Lilli P.1, Saltutti C.1, Vivacqua C.1, Zenico T.1, Bercovich E.1
1
UO di Urologia, O.C. "G.B.Morgagni-L.Pierantoni", AUSL di Forlì;
2
Associazione Urologica Morgagni Forlì
251 - VALIDAZIONE DEL NOMOGRAMMA DI PARTIN SU UNA POPOLAZIONE DI PROSTATECTOMIE RADICALI IN ITALIA:
ESPERIENZA DI BOLOGNA
Brunocilla E., Sanguedolce F., Schiavina R., Franceschelli A., Palmieri F., Urbinati M., Cicchetti G., Vitullo G., Gerace T.,
Martinelli A., Severini E., Bertaccini A., Martorana G.
Clinica Urologica, Alma Mater Studiorum, Università di Bologna
ore 15.00 - 16.00 Sala Dionisio - Comunicazioni Multidisciplinari: Vescica 2
Moderatori: Consoli C., Iacopino F.
71 - FOLLOW-UP ONCOLOGICO A MEDIO TERMINE E MORBIDITÀ DOPO CISTECTOMIA RADICALE NERVE
AND SEMINAL-SPARING
Bertini R., Mazzoccoli B.,Naspro R.,Salonia A., Da Pozzo L.F., Fabbri F., Rigatti P., Colombo R.
U.O. Urologia, Università Vita-Salute San Raffaele
74 - LA TECNICA F.I.S.H. NELLA DIAGNOSI DI RECIDIVA DEL CARCINOMA VESCICALE
Bassi P.1, De Marco V.1, Longo F.1, Bertoloni R.1, Aragona M.1, Volpe A.1, Gardi M.1, Lamon C.1, Fassina A.2, Cavazzana A.3
1
Clinica Urologica, Università di Padova; 2Servizio di Citodiagnostica, Università di Padova;
3
Sezione di Patologia Molecolare, Università di Pisa
83 - ANASTOMOSI URETERO-ILEALE ANTIREFLUSSO SECONDO ABOL ENEIM E GHONEIM NELLA VESCICA ILEALE
PADOVANA (VIP)
Milani C., De Zorzi L., Balta G., Repele M., Zanovello N., Ferraro M., Battanello W., Dal Bianco M.
U.O. Urologia, Ospedale S. Antonio, Padova
95 - CONSERVATIVE APPROACH BY COMBINATION TREATMENT OF INVASIVE BLADDER CANCER
Molinaro M. A.1, Molè R.1, Pingitore D.1, D'Armiento M.2
1
U.O. Radiotherapy and Radiobiology Hospital Pugliese-Ciaccio, Catanzaro, Italy; 2Dipartimento di Urologia e
Nefrologia " Policlinico Universitario Federico II" Napoli
230 - LA CARATTERIZZAZIONE GENETICA DELLE FORME A BASSO GRADO DEI TUMORI A CELLULE TRANSIZIONALI
DELLA VESCICA: RUOLO DELL’ANALISI DELLE SEQUENZE MICROSATELLITI NELLA STORIA NATURALE
DI QUESTI TUMORI
Cai T.1, Dal Canto M.2, Piazzini M.3, Gavazzi A.1, Nesi G.4, Sarti E.1, Maleci M.1, Farina U.1, Meliani E.1,
Melone F.1, Costanzi A.1, Bartoletti R.1
1
U.O. Urologia, Ospedale Santa Maria Annunziata, Università degli Studi di Firenze;
2
Clinica Urologica, Azienda Ospedaliera Careggi, Università degli Studi di Firenze;
3
Dipartimento di Genetica Medica, Università degli Studi di Firenze;
4
Dipartimento di Patologia, Università degli Studi di Firenze
46 - BCG VS EPIRUBICINA (EPI) NEL CARCINOMA IN SITU DELLA VESCICA: RISULTATI DI UNO STUDIO EORTC-GU
DI FASE III (30906)
Brausi M., Dereijkethm, Kurt Kh, Sylvester, Hall R., Vandebeek, Landsoghtket, Carpentier P
Membri dell’EORTC -Gu Group
Archivio Italiano di Urologia e Andrologia 2005, 77, 3, Supplemento 2
XIX
XV Congresso Nazionale Società Italiana di Urologia Oncologica
ore 15.00 - 16.00 Sala Pitagora - Comunicazioni Multidisciplinari: Rene
Moderatori: Severini G., Ferraù F.
69 - TUMORECTOMIA RENALE PER CARCINOMA A CELLULE RENALI: FATTORI PROGNOSTICI E SOPRAVVIVENZA A
LUNGO TERMINE IN PZ. IN STADIO PATOLOGICO T1
Bertini R.1, Sangalli M.1, Roscigno M.1, Cozzarini C.2, Pasta A.1, Mazzoccoli B.1, Angiolilli D.1, Da Pozzo L.F.1, Colombo R.1,
Bocciardi A.1, Rigatti P.1
1
U.O. Urologia, Università Vita-Salute San Raffaele, Milano; 2U.O. Radioterapia, H. San Raffaele, Milano
110 - RISULTATI DELLA TECNICA DI ENUCLEAZIONE NEL TRATTAMENTO CONSERVATIVO DEI TUMORI RENALI (RCC)
CON DIAMETRO MASSIMO COMPRESO TRA 4 E 7 CM
Minervini A., Lapini A., Masieri L., Manoni L., Carloni M., Lanzi F., Serni S., Carini M.
Clinica Urologica I, Università degli Studi di Firenze
130 - IL TRATTAMENTO IMMUNOTERAPICO ADIUVANTE NEL CARCINOMA A CELLULE RENALI
AD ALTO RISCHIO DI RECIDIVA
Ricci Barbini E.1, Sebastio N.1, Morelli F.2, Colella A.1, Ricci Barbini V.1
1
I.R.C.C.S. Ospedale Casa Sollievo della Sofferenza U. O. Urologia; 2U. O. Oncologia, San Giovanni Rotondo (FG)
159 - PROGNOSTIC FACTORS AND RENAL CELL CARCINOMA (RCC): THE ROLE OF NEW DRUGS
Procopio G.1, Verzoni E.1, Del Vecchio M.1, Catena L.1, Canova S.1, Bajetta E.1, Zecca E.2, Torelli T.3, Piva L.3, Nicolai N.3
1
S.C. Oncologia Medica 2; 2S.C Riabilitazione e Terapie Palliative; 3S.C.Chirurgia Urologica Istituto Nazionale per lo
Studio e la Cura dei Tumori, Milano
181 - CARATTERIZZAZIONE DELL’INFILTRATO LIFOCITARIO DEI CARCINOMI RENALI: IDENTIFICAZIONE DI LINFOCITI T
CD4+CD25+ E CD8+CD25+ CHE ESPRIMONO Foxp3 E MOSTRANO ATTIVITÀ IMMUNOSOPPRESSIVA IN VITRO
Gacci M.1, Liotta F.2, Lapini A.1, Santarlasci V.2, Serni S.1, Frosali F.2, Cosmi L.2, Maggi L.2, Alessandrini M.1, Angeli R.2,
Vittori G.1, Mazzinghi B.2, Romagnani P.2, Carini M.1, Maggi E.2, Romagnani S.2, Annunziato F.2
1
Clinica Urologica, Università di Firenze; 2Center for Research, Transfer and High Education "DENOthe", University of
Florence, Florence, Italy
216 - IL RUOLO PROGNOSTICO DI STADIO E DIMENSIONI DELLA NEOPLASIA NEI CARCINOMI RENALI A CELLULE
CHIARE TRATTATI CON CHIRURGIA RADICALE
Palazzo S., Ditonno P., Gasparro G.A., Ricapito V., Foresio M., DeCeglie G., Battaglia M., Selvaggi F.P.
Sezione di Nefrologia Chirurgica e Trapianto di Rene, Dipartimento dell'Emergenza e dei Trapianti d'Organi-Università
degli Studi di Bari
Venerdì 4 novembre 2005
dalle 12.45 alle 13.45 Sala Hibiscus - area Miscellanea - Poster Meet the Authors
Moderatori: Boccafoschi C., Balbi C., Serrao A., Spampinato A.
63 - TALIDOMIDE ED INTERFERONE ALFA2a-r NEL CARCINOMA ACELLULE RENALI IMMUNOREFRATTARIO:
ESPERIENZA DI 6 CASI
Morelli F.1, Ronga S.1, Aieta M.1, Sebastio N.2, Ricci Barbini E.2, Ricci Barbini V.2, Maiello E.1
1
U.O. Oncologia; 2U.O. Urologia IRCCS Casa Sollievo della Sofferenza S. Giovanni Rotondo
70 - LE CONSEGUENZE URODINAMICHE DELL’ISTERECTOMIA RADICALE SEC. WERTHEIM-MEIGGS;
LA NOSTRA ESPERIENZA
Pizzorno R., Simonato A., Ninotta G., Gastaldi C., Carmignani G.
Istituto di Clinica Urologica "L. Giuliani", Università di Genova
85 - LA CHIRURGIA ONCOLOGICA MAGGIORE NEL PAZIENTE ULTRAOTTANTENNE: ESISTONO DEI FATTORI PREDITTIVI
Liguori G.1, Pomara G.2, Trombetta C.1, Amodeo A.1, Bucci S.1, Salamè L.1, Caramuta U.1,
Salinitri G.2, Francesca F.2, Belgrano E.1
1
Clinica Urologica; Università degli Studi, Trieste; 2U.O. di Urologia; Ospedale S. Chiara, Pisa
92 - MANAGEMENT OF SEMINOMATOUS TESTICULAR TUMOURS CLINICAL STAGE II
Consoli F.1, Sava T.1, Merlin F.1, Fraccon A.P.1, Riolfi M.1, Porcaro A.B.2, Ghimenton C.3,
Romano M.4, Franceschi T.5, Cetto G.L.1
1
Divisione Clinicizzata di Oncologia Medica, Università di Verona; 2Urologia, Ospedale Civile Maggiore, Verona;
3
Anatomia Patologica, Ospedale Civile Maggiore, Verona; 4Radioterapia, Ospedale Civile Maggiore, Verona; 5Oncologia
Medica, Mater Salutis Ospital, Legnago
100 - LIPOSARCOMA DEL FUNICOLO SPERMATICO, CASE REPORT E REVISIONE DELLA LETTERATURA
Piccinni R., Cafarelli A., Berardi B., Callea A., Sblendorio D., Tempesta A., Zizzi V., Traficante A.
AUSL BA 4, U.O. Clinicizzata di Urologia, Ospedale "Di Venere", Bari
XX
Archivio Italiano di Urologia e Andrologia 2005, 77, 3, Supplemento 2
XV Congresso Nazionale Società Italiana di Urologia Oncologica
113 - CORDOMA SACRALE: UNA DIAGNOSI TARDIVA IN PAZIENTE CON SINTOMI DELLE BASSE VIE URINARIE
Palleschi G.1, Pastore A.1, Tubaro A.2, De Nunzio C.2, Iori F.3, Carbone A.1
Università degli Studi di Roma “La Sapienza”: I Facoltà di Medicina e Chirurgia, 1Polo Pontino I.C.O.T. (Latina) – Unità
Operativa di Neuro-Urologia e 3Dipartimento di Urologia “U. Bracci”; 2Unità Operativa Complessa di Urologia, Ospedale
Sant’Andrea Roma
133 - THE ROLE OF RADIOTHERAPY IN THE EARLY STAGES OF TESTICULAR SEMINOMA
Donato V., Ferrara T., Castrichino A.M., Soldà F., Vitturini A.
Istituto di Radiologia, Cattedra di Radioterapia, Università degli Studi di Roma "La Sapienza", Policlinico Umberto I di
Roma, Roma, Italia
145 - CISTI ENTEROGENA DEL TESTICOLO
Giubilei G.1, Mondaini N.1, Agostini S.2, Nesi G.3, Franchi A.3, Lapini A.1, Serni S.1, Carini M.1
1
Clinica Urologia I, Università di Firenze; 2Istituto di Radiologia, Università di Firenze; 3Istituto di Anatomia
Patologica,Università di Firenze
177 - MELANOMA DEL PENE: IMAGING INTEGRATO LINFOSCINTIGRAFIA - SPET/CT
Fiori M.1, Gunelli R.1, Fiorentini G.2, Galassi R.2, Hanitzsch H.1, Lilli P.1, Saltutti C.1, Vivacqua C.1,
Zenico T.1, Bercovich E.1
1
UO di Urologia - O.C."G.B.Morgagni-L.Pierantoni", AUSL di Forlì; 2UO di Radiodiagnostica - O.C."G.B.Morgagn
L.Pierantoni", AUSL di Forlì
193 - TUMORE TESTICOLARE A CELLULE DEL LEYDIG: SERIE DI 18 CASI
Mondaini N., Lapini A., Manoni L., Giubilei G., Nelli F., Baldazzi V., Serni S., Carini M.
Clinica Urologica I, Università di Firenze
252 - SIGNIFICATO PROGNOSTICO DELLA SOTTOCLASSIFICAZIONE DELLO STADIO T1 NEI CARCINOMI UROTELIALI
DI ALTO GRADO DELLA VESCICA: STUDIO MULTICENTRICO DELL'ASSOCIAZIONE UROLOGI PIEMONTESI
E VALDOSTANI (AUP)
Fontana D.1, Bollito E.R.2, Destefanis P.1, Casetta G.3, Bellina M.4, Fasolis G.5, Marsico A.6, Pacchioni D.7,
Bussolanti G.7, Capotti M.2, Tizzoni A.3, Navone R.6
1
Divisione Universitaria di Urologia 2; 2Divisione Universitaria di Anatomia Patologica Ospedale San Luigi Gonzaga,
Orbassano (TO); 3Divisione Universitaria di Urologia 1; 4Divisione di Urologia, Ospedale di Rivoli (TO);
5
Divisione di Urologia, Ospedale di Alba (CN); 6Divisione Universitaria di Anatomia Patologica 3;
7
Divisione Universitaria di Anatomia Patologica 1 ASO "San Giovanni Battista – Molinette"Università degli Studi di Torino
253 - NEUROENDOCRINE DIFFERENTIATION IN PRIMARY ADENOCARCINOMAS OF THE URINARY BLADDER
Bollito E.R.1, Pacchioni D.3, Volante M3*, Lopez-Beltran A.6, Terrone C.2*, Casetta G.4, Mari M.5,
DePompa R.1*, Cappia S.1, Capotti M.1*
1
Divisions of Pathology and 2Urology of San Luigi Gonzaga Hospital, Orbassano, Turin, Italy; 3Divisions of Pathology
and 4Urology San Giovanni Hospital, Turin, Italy; 5Divisions of Urology Rivoli Hospital;
6
Reina Sofia Hospital and University of Cordoba, Cordoba, Spain;
*Department of Clinical & Biological Sciences, University of Turin, Turin, Italy
254 - CELL DISCOHESION OF IN SITU CARCINOMA OF THE BLADDER: NEW INSIGHT THROUGH ADHESION
MOLECULES PROFILE (E-CADHERINS/ALPHA AND BETA CATENINS, EP-CAM AND EPISIALIN)
Patriarca C.2, Corrada P.1, Giunta P.2, Di Pasquale M.2, Parente M.2, Campo B.1
1
Dept of Pathology and 2Urology, Azienda Ospedaliera di Melegnano, Italy
dalle 12.45 alle 13.45 Sala Hibiscus - area Prostata - Poster Meet the Authors
Moderatori: Boccafoschi C., Balbi C., Serrao A., Spampinato A.
5 - MAB (MAXIMUM ANDROGEN BLOKADE) VS IAS (INTERMITTENT ANDROGEN SUPPRESSION) NEL CARCINOMA
DELLA PROSTATA
Mearini L., Zucchi A., Costantini E., Mearini E.
Clinica Urologica, Università degli Studi di Perugia
6 - TESTOSTERONE NELLA PATOLOGIA PROSTATICA
Mearini L., Zucchi A., Mearini E., Cottini E., Porena M.
Clinica Urologica, Università di Perugia
9 - HIFU: VALUTAZIONE DELLE MODIFICAZIONI MORFO-STRUTTURALI CON EC-RMN E MRSI
D'Urso L.1, Cirillo S.2, Petracchini M.2, Ortega C.3, Regge M.2, Muto G.1
1
UOA Urologia, Ospedale S. Giovanni Bosco; 2Istituto di Radiologia, IRCC Candiolo; 3Istituto di Oncologia, IRCC
Candiolo, Torino
26 - LA VALUTAZIONE INTEGRATA DEGLI INDICI DI CONFORMAZIONE FAVORISCE LA PIANIFICAZIONE
DELLA RADIOTERAPIA 3-D CONFORMAZIONALE NEI PAZIENTI CON CARCINOMA PROSTATICO
Orsatti M., Bevegni M., Sampietro C., Giudici S., Bertocchi M., Corvò R.
Dipartimento di Scienze Oncologiche- S.C.Radioterapia e S.S.Fisica Sanitaria Sanremo
Archivio Italiano di Urologia e Andrologia 2005, 77, 3, Supplemento 2
XXI
XV Congresso Nazionale Società Italiana di Urologia Oncologica
31 - CHEMIOTERAPIA DOMICILIARE NEL CARCINOMA PROSTATICO ORMONOREFRATTARIO (HRPC). STUDIO DI
FASE II DEL GRUPPO STUDIO TUMORI UROLOGICI (GSTU)
Serretta V.1, 2 Altieri V.2, Morgia G.1, Melloni D.1, Magno C.4, Siragusa A.5, Motta M.6, Orestano F.7, Bulgarella A.8,
De Grande G.9, Galuffo A.1, Allegro R.1, Parrinello M.1, Pavone-Macaluso M.1
e i membri del Gruppo Studi Tumori Urologici (GSTU)
1
Ist Urol-Università di Palermo; 2Ist Urol-Università di Napoli; 3Ist Urol-Università di Sassari; 4Ist Urol-Università di
Messina; 5Osp Civ-Div Urol-Caltagirone (CT); 6Ist Urol-Università di Catania; 7Casa di Cura Orestano-Palermo;
8
Osp Civ-Div Urol-Trapani; 9Osp Civ-Div Urol-Siracusa.
33 - RADIOTERAPIA INTRAOPERATORIA (IORT) DOPO PROSTATECTOMIA RADICALE NEL CARCINOMA PROSTATICO
Arcangeli G.1, Saracino B.1, Gallucci M.2, De Carli P.2, Petrongari M.G.1, Arcangeli S.1,Gomellini S.1, Soriani A.3, Marzi S.3
1
S.C. di Radioterapia Oncologica; 2Dipartimento di Urologia; 3Servizio di Fisica Sanitaria, Istituto Regina Elena,
Roma, Italia
40 - DOWN-SIZING NEOADIUVANTE CON LH-RH ANALOGHI IN PAZIENTI CANDIDABILII A BRACHITERAPIA
PROSTATICA INTERSTIZIALE
Falsaperla M.1, Saita A.1, Marchese F.1, Polara A.1, Caldarella G.1, Condorelli S.1, Motta M.1, Madonia M.2, Morgia G.2
1
Clinica Urologica, Università di Catania; 2Clinica Urologica, Università di Sassari
42 - IMPATTO DI UN CAMPIONAMENTO BIOPTICO ESTESO A 24 PRELIEVI, ESEGUITO IN ANESTESIA
PERIPROSTATICA, NELLA DIAGNOSI DEL CARCINOMA DELLA PROSTATA IN PAZIENTI CON INIZIALE BIOPSIA
STANDARD NEGATIVA
Cantiello F.1, Giacobbe A.1, Rotondo C.1, Autorino R.2, De Sio M.2, Quarto G.2, Sacco R.1, Damiano R.1
1
U.O. di Urologia - Università degli Studi Magna Græcia di Catanzaro; 2U.O. di Urologia - Seconda Università
degli Studi di Napoli
86 - VALORE PREDITTIVO DELLA CROMOGRANINA A IN ASSOCIAZIONE CON PSA E GLEASON BIOPTICO
IN PAZIENTI CON ADENOCARCINOMA PROSTATICO
Marchioro G.1, Zaramella S.1, Vidali M.2, Sala M.1, Ranzoni S.1, Marchetti C.1, Fontana F.1,
Gontero P.1, Kocjancic E.1, Frea B.1
1
Clinica Urologica, Facoltà di Medicina e Chirurgia, Università degli Studi del Piemonte Orientale "Amedeo Avogadro",
Az. Ospedaliera "Maggiore della Carità", Novara; 2Dipartimento di scienze mediche " Università degli Studi del
Piemonte Orientale" "Amedeo Avogadro"
104 - LA CHEMIOTERAPIA NELLA NEOPLASIA PROSTATICA ORMONO-REFRATTARIA (HRPC):
MITOXANTRONE – VINORELBINE- PREDNISONE( VMP) VERSO MITOXANTRONE – PREDNISONE (MP):
LA NOSTRA ESPERIENZA
Ferrari V.D.1, Zambolin T.2, Pasinetti N.1, Simeone C.2, Amoroso V.1, Tonini G.2, Grisanti S.1, Rangoni G.1,
Valcamonico F.1, Vassalli L.1, Simoncini E.1, Marpicati P.v, Marini G.1
1
U.O. Oncologia Medica, Fondazione Beretta Spedali Civili, Brescia; 2Divisione Clinicizzata di Urologia-Cattedra di
Urologia Università di Brescia
117 - CARATTERISTICHE ANATOMOPATOLOGICHE DEI CARCINOMI PROSTATICI TRATTATI CON PROSTATECTOMIA
RADICALE NELL’ERA DEL PSA
Terrone C.1, Tarabuzzi R.1, Bollito E.2, Grande S.1, Poggio M.1, Cracco C.1, Scoffone C.1, Porpiglia F.1, Scarpa R.M.1
1
Urologia Universitaria, A.S.O. S. Luigi, Orbassano; 2Divisione di Anatomia Patologica, A.S.O. S. Luigi, Orbassano
127 - ADJUVANT IRRADIATION OF PROSTATE CARCINOMA: A MULTI-INSTITUTIONAL EXPERIENCE
Mantini G.1, Morganti A.G.2, Pompei L. 3, Palloni T.4, De Paula U.5, Marmiroli L.6, Mattiucci G.C.1, Luzi S.1, Digesù C.2,
Rosetto M.E.3, Ciabattoni A.4, Valentino M.5, Tortoreto F.6, Deodato F.2, Valentini V.1, Cellini N.1
1
Cattedra di Radioterapia, Università Cattolica S.C., Roma; 2UO Radioterapia, Università Cattolica S.C., Campobasso;
3
UO Radioterapia, Osp. Grande degli Infermi, Viterbo; 4UO Radioterapia, Osp. S. Filippo Neri, Roma; 5UO Radioterapia, Osp.
S. Pietro Fatebenefratelli, Roma; 6UO Radioterapia, Osp "S. Giovanni Calibita" Fatebenefratelli, Roma
132 - EFFICACIA E COSTI DEL COAUGULATORE ELELETTROTERMICO BIPOLARE “LIGASURE” NELL`INTERVENTO DI
PROSTATECTOMIA RADICALE RETROPUBICA ( RP ) E NELLE CISTECTOMIE RADICALI (RC)
Arena F., Potenzoni M., Adorni A.
Divisione di Chirurgia Opedale di Borgo Val di Taro ( PR )
134 - CONFORMAL RADIOTHERAPY IN LOCALIZED PROSTATE CANCER
Donato V., Soldà F., Caiazzo R., Lisi R., Banelli E.
Istituto di Radiologia, Cattedra di Radioterapia, Università degli Studi di Roma "La Sapienza", Policlinico Umberto I di
Roma, Roma, Italia
143 - HIGH INTENSITY FOCUSED ULTRASOUND (HIFU) NEL TRATTAMENTO DEL CARCINOMA PROSTATICO
LOCALIZZATO: RISULTATI AD UN ANNO DI FOLLOW-UP
Finazzi Agrò E., Mirabile G., Musco S., D'Amico A., Miano R., Di Stasi S.M., Germani S., Vespasiani G.
Cattedra di Urologia, Università di Roma Tor Vergata e IRCCS S. Lucia, Roma
147 - THE USEFULLNESS OF BYPOLAR TRANSURETRHRAL RESECTION OF PROSTATE IN PATIENTS
WITH PROSTATE CANCER
Silvestre G., Imbriani E., Gentile M.
Centro di Riferimento Oncologico della Basilicata
XXII
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XV Congresso Nazionale Società Italiana di Urologia Oncologica
148 - PROSTATECTOMIA RADICALE PERINEALE IN UN PAZIENTE CON CARCINOMA PROSTATICO SOTTOPOSTO
PRECEDENTEMENTE A TRAPIANTO DI RENE. CASE REPORT
Marchioro G., Fontana F., Ceratti G., Zaramella S., Sogni F., Maso G., Ranzoni S., Gontero P., Kocjancic E., Frea B.
Clinica Urologica, Università degli Studi del Piemonte Orientale "Amedeo Avogadro" Az Ospedaliera Maggiore della
Carità, Novara
155 - IL LANREOTIDE ASSOCIATO ALL’LH-RH ANALOGO COME TERAPIA DEL CARCINOMA PROSTATICO
ORMONO-REFRATTARIO
Casetta G., Greco A., Zitella A., Tizzani A.
Clinica Urologica 1, Università degli Studi di Torino Centro Prostata Molinette, Torino
164 - LA PROSTATECTOMIA RADICALE RETROPUBICA ANTEROGRADA NEL TRATTAMENTO DELL’ADENOCARCINOMA PROSTATICO CLINICAMENTE LOCALIZZATO
Masieri L., Serni S., Minervini A., Carloni M., Giubilei G., Ierardi A., Lapini A., Carini M.
Clinica Urologica I, Università degli Studi di Firenze.
166 - STUDIO COMPARATIVO OSSERVAZIONALE NON RANDOMIZZATO TRA IL TRATTAMENTO
BRACHITERAPICO E LA PROSTATECTOMIA RADICALE NEI PAZIENTI AFFETTI DA CARCINOMA
PROSTATICO A BASSO RISCHIO
Chiono L., Lavagna M., Schenone M., Giberti C.
Dipartimento di Nefrourologia Ospedale S. Paolo - Savona
168 - PINH E PINL A CONFRONTO
Benecchi L.1, Melissari M.2, Froio E.2, Campanini N.2, Prati A.1, Arnaudi R.1, Potenzoni M.1, Destro Pastizzaro C.1,
Savino A.1, Uliano N.1, Pieri A.M.1, Martens D.1, Potenzoni D.1
1
Divisione di Urologia, Ospedale di Fidenza (Parma); 2Istituto di Anatomia Patologica, Ospedale Maggiore di Parma
171 - FUZZY NEURAL NETWORK NELLA DIAGNOSI DI CARCINOMA PROSTICO
Benecchi L., Pieri A.M., Prati A., Arnaudi R., Destro Pastizzaro C., Savino A., Uliano N., Potenzoni M.,
Martens D., Potenzoni D.
Divisione di Urologia, Ospedale di Fidenza (Parma)
182 - PROSTATECTOMIA DI SALVATAGGIO DOPO BRACHITERAPIA: STUDIO RADIOLOGICO E PATOLOGICO CON
MACROSEZIONI
Gacci M.1, Vignolini G.1, Lapini A.1, Serni S.1, Travaglini F.1, Manoni L.1, Nesi G.2, Girardi L.2,
Agostini S.3, Trotti R.3, Carini M.1
1
Clinica Urologica, Università di Firenze; 2Istituto di Patologia generale, Università di Firenze, 3U.O. di Radiodiagnostica,
A.O.U.C, Università di Firenze
183 - DOWNSTAGING CLINICO E DOWNGRADING BIOPTICO IN 375 PAZIENTI AFFETTI DA NEOPLASIA PROSTATICA
A BASSO RISCHIO (cT2, GLEASON SCORE BIOPTICO 3+3, PSA 10ng/mL)
Lapini A.1, Serni S.1, Mearini L.2, Mearini E.2, Zucchi A.2, Farina E.3, Gallina A.3, Fabbri F.3, Porena M.2,
Montorsi F.3, Carini M.1
1
Clinica Urologica di Firenze; 2Clinica Urologica di Perugia; 3Clinica Urologica di Milano
184 - HIFU: TRATTAMENTO DELLA RECIDIVA LOCALE DOPO RADIOTERAPIA ESTERNA
Tasso M., Volpe A., Varvello F., Ferrando U.
AO S.Giovanni Battista, Torino
185 - GLI ULTRASUONI FOCALIZZATI AD ALTA FREQUENZA NEL TRATTAMENTO DEL CARCINOMA PROSTATICO:
3 ANNI DI ESPERIENZA
Tasso M., Volpe A., Varvello F., Ferrando U.
AO S.Giovanni Battista, Torino
195 - CONFRONTO STADIAZIONE CLINICA E PATOLOGICA NEI PAZIENTI SOTTOPOSTI
A PROSTATECTOMIA RADICALE
Sebastio N., Colella A., Morcaldi M., Santodirocco M., Latiano C., Ricci Barbini V.
I.R.C.C.S. Casa Sollievo della Sofferenza Divisione di Urologia. San Giovanni Rotondo (FG)
198 - TRATTAMENTO DELLA PROLIFERAZIONE MICROACINARE ATIPICA DELLA PROSTATA (ASAP): NOSTRA ESPERIENZA
Pianezza O.1, Zanardi G.1, Feroldi F.1, Micheli E.1, Lembo A.1, Chinaglia D.2
1
U.S.C. Urologia, Ospedali Riuniti di Bergamo; 2U.O. Anatomia Patologica Ospedali Riuniti di Bergamo
200 - RARA LOCALIZZAZIONE METASTATICA ALLA MANDIBOLA DA ADENOCARCINOMA PROSTATICO: CASE
REPORT
Viganò P., Picozzi S., Casu M., Giuberti A., Manganini V., Strada G.
U.O. Urologia, A.O. San Gerardo, Monza
203 - CARCINOMA DELLA PROSTATA E IMMUNOTERAPIA: STUDIO SULLA FREQUENZA
DEI LINFOCITI T CD8+ TELOMERASI-SPECIFICI
Traverso P.1, Romagnoli A.1, Filaci G.2, Fravega M.2, Simonato A.1, Ambruosi C.1, Indiveri F.1, Corbu C.1, Carmignani G.1
1
Clinica Urologica "L.Giuliani" Università degli Studi di Genova; 2Dipartimento di Medicina interna,
Università degli Studi di Genova
Archivio Italiano di Urologia e Andrologia 2005, 77, 3, Supplemento 2
XXIII
XV Congresso Nazionale Società Italiana di Urologia Oncologica
205 - CANCRO PROSTATICO: LE LINEE GUIDA DIAGNOSTICO-TERAPEUTICHE DELL’ISTITUTO NAZIONALE PER LO
STUDIO E LA CURA DEI TUMORI DI MILANO
Valdagni R.1, Nicolai N.2, Villa S.3, Salvioni R.2, Biasoni D.2, Valvo F.3, Bedini N.3, Carbone A.4, Pellegrinelli A.4,
Donegani S.5, Bosisio M.5, Seregni E.6, Spreafico C.7, Ripamonti C.8, Campa T.8, Fagnoni E.8, Vera Righi L.9, Catena L.10,
Procopio G.10, Bajetta E.10
1
Responsabile Programma Prostata, Istituto Nazionale per lo Studio e la Cura dei Tumori, Milano; 2U.O. Urologia;
3
U.O. Radioterapia; 4U.O. Anatomia Patologica; 5U.O. Psicologia; 6U.O. Medicina Nucleare; 7U.O. Radiologia; 8U.O. Terapie
Palliative; 9Programma Prostata; 10U.O. Oncologia Medica, Istituto Nazionale per lo Studio e la Cura dei Tumori, Milano
207 - DOCETAXEL, VINORELBINE AND ZOLEDRONIC ACID AS FIRST LINE TREATMENT IN PATIENTS
WITH HORMONE REFRACTORY PROSTATE CANCER
Di Lorenzo G.1, Autorino R.2, Perdonà S.3, De Laurentiis M.1, Cancello G.1, Napodano G.4, Montanaro V.4, Altieri V.4,
D’Armiento M.2, Bianco A.R.1, De Placido S.1
1
Dipartimento di Oncologia Clinica e Molecolare e 4Clinica Urologica, Università Federico II, Napoli;
2
Clinica Urologica, Seconda Università degli Studi, Napoli; 3UO Urologia, INT Fondazione G. Pascale, Napoli
217 - E’ L’ANNO DI INTERVENTO CHIRURGICO UN FATTORE DI PROGNOSI INDIPENDENTE NEI PAZIENTI AFFETTI
DA CARCINOMA DI PROSTATA SOTTOPOSTI A CHIRURGIA RADICALE?
Palazzo S., Ditonno P., Lafranceschina F., Garofalo L., Battaglia M., Martino P., Selvaggi F.P.
Sezione di Nefrologia Chirurgica e Trapianto di Rene, Dipartimento dell'Emergenza e dei Trapianti d'Organi-Università
degli Studi di Bari
219 - IL RUOLO DEGLI ESTROGENI NELLA EZIOPATOGENESI DEL TUMORE PROSTATICO.
REVIEW DELLA LETTERATURA CORRENTE
Di Francesco S., Tenaglia L.R
Clinica Urologica Università G. D'Annunzio, Chieti-Pescara
227 - STORIA NATURALE DEL CARCINOMA A CELLULE SQUAMOSE DEL PENE: RARO CASO DI TUMORE LOCALMENTE AVANZATO CON EROSIONE COMPLETA DEI GENITALI ESTERNI E DEL TESSUTO OSSEO PUBICO
Gavazzi A., Sarti E., Cai T., Costanzi A., Maleci M., Farina U., Meliani E., Melone F., Bartoletti R.
U.O. Urologia, Ospedale Santa Maria Annunziata, Università degli Studi di Firenze
232 - RUOLO DELLA TC/PET CON 11C-COLINA NELLA VALUTAZIONE DEI PAZIENTI CON RECIDIVA BIOCHIMICA
DOPO PROSTATECTOMIA RADICALE: CORRELAZIONI ISTOLOGICHE DOPO LINFOADENOMECTOMIA
RETROPERITONEALE / PELVICA
Scattoni V.1, Roscigno M.1, Picchio M.2, Messa C.2, Suardi N.1, Freschi M.3, Gallina A.1, Saccà A.1, Landoni C.2,
Fazio F.2, Montorsi F.1, Rigatti P.1
1
U.O. di Urologia, Università Vita-Salute San Raffaele; 2IBFM CNR, Università Milano Bicocca; 3Servizio di Anatomia
Patologica, Università Vita-Salute San Raffaele, Istituto Scientifico San Raffaele, Milano
dalle 12.45 alle 13.45 Sala Hibiscus - area Rene - Poster Meet the Authors
Moderatori: Boccafoschi C., Balbi C., Serrao A., Spampinato A.
12 - TUMORECTOMIA RENALE LAPAROSCOPICA E NEOPLASIA FUSOCELLULARE MIOGENA: CASE REPORT
Siracusano S.1, Knez R.1, Ciciliato S.1, Tiberio A.1, Bernabei M.1, D’Aloia G.1, Bussani R.2, Belgrano E.1
1
Clinica urologica, Ospedale di Cattinara, Università degli Studi di Trieste; 2Istituto di Anatomia Patologica, Università
degli Studi di Trieste
55 - CHIRURGIA -NEPHRON-SPARING- IN 7 CASI SELEZIONATI: VALUTAZIONI PRELIMINARI
Brancato T.,Delicato G., Corvese F., Signore S., Baffigo G., Tartaglia E., Dini D., Aloisi P., Ferdinandi V.
UOC Urologia-Ospedale S.Eugenio, Roma
109 - ANALISI DEL RISPARMIO DI PARENCHIMA RENALE SANO NELLA CHIRURGIA RENALE CONSERVATIVA:
ENUCLEAZIONE SEMPLICE VS ENUCLEORESEZIONE
Minervini A., Serni S., Masieri L., Carloni M., Manoni L., Vignolini G., Lapini A., Carini M.
Clinica Urologica I, Università degli Studi di Firenze
131 - SOVRAESPRESSIONE DELLA GLIOSSALASI I E GLIOSSALASI II NEL TUMORE RENALE E SUE IMPLICAZIONI
NEI MECCANISMI DI CHEMIORESISTENZA
Mearini E.1, Cottini E.1, Serva M.R.1, Antognelli C.2, Baldracchini F., Talesa V.2
1
Dipartimento di Specialità Medico-Chirurgiche e Sanità Pubblica; 2Dipartimento di Medicina Sperimentale
e Scienze Biochimiche
162 - TRATTAMENTO CONSERVATIVO DI ANGIOMIOLIPOMA GIGANTE MEDIANTE TECNICA DI ENUCLEAZIONE:
PRESENTAZIONE DI DUE CASI
Manoni L, Minervini A, Lapini A, Masieri L, Baldazzi V, Serni S, Carini M.
Clinica Urologica I, Università degli Studi di Firenze
179 - CARCINOMA DEI DOTTI COLLETTORI DEL BELLINI
Maggioni M.1, Ruoppolo M.1, Patelli E.1, Biffi A.2, Locatelli M.C.2, D'Antona A.2, Tabiadon D.2, Tombolini P.1
1
Ospedale San Carlo Borromeo Milano Divisione di Urologia; 2Ospedale San Carlo Borromeo milano Divisione di Oncologia
XXIV
Archivio Italiano di Urologia e Andrologia 2005, 77, 3, Supplemento 2
XV Congresso Nazionale Società Italiana di Urologia Oncologica
180 - CARCINOMA DEI DOTTI COLLETTORI DEL BELLINI ASSOCIATO A NEOPLASIA STROMALE DELL’ILEO (GIST):
CASE REPORT
Maggioni M.1, Ruoppolo M.1, Patelli E.1, Locatelli M.C.2, Biffi A.2, D'Antona A.2, 7 Tombolini P.1
1
Ospedale san Carlo Borromeo milano divisione di urologia; 2Ospedale San Carlo Borromeo milano Divisione oncologia
209 - TUMORECTOMIA RENALE: PARAMETRI DI VALUTAZIONE DELLA COLLA DI TROMBINA NELL’EMOSTASI CHIRURGICA
Bertini R., Sangalli M., Roscigno M., Pasta A., Mazzoccoli B., Angiolilli D., Da Pozzo L.F.,
Colombo R., Bocciardi A., Rigatti P.
U.O. Urologia, Università Vita-Salute San Raffaele, Milano
234 - ABLAZIONE CON RADIOFREQUENZA DI PICCOLE NEOPLASIE RENALI PER VIA LAPAROSCOPICA:
ESPERIENZA PRELIMINARE
Marsicano M., Napodano G., Montanaro V., Di Lorenzo D., Ferro M., Altieri V.
Clinica Urologica - Università degli studi di Napoli "Federico II"
dalle 12.45 alle 13.45 Sala Hibiscus - area Vescica e Via Escretrice Super. - Poster Meet the Authors
Moderatori: Boccafoschi C., Balbi C., Serrao A., Spampinato A.
3 - NUTRIZIONE ARTIFICIALE PRECOCE, PARENTERALE ED ENTERALE, DOPO CISTECTOMIA RADICALE E DERIVAZIONE URINARIA. EFFICACIA CLINICA E COMPLICANZE
Maffezzini M.1, Gerbi G.2, Campodonico F.1, Parodi D.2, Capponi G.1
1
Struttura Complessa Di Urologia; 2Struttura Semplice Di Rianimazione
14 - CONVERSIONE DI CONDOTTO ILEALE IN INDIANA POUCH: INDICAZIONI ED ASPETTI TECNICI
Maffezzini M., Campodonico F.
Struttura Complessa di Urologia
17 - FATTORI DI RISCHIO PER LO SVILUPPO DI TUMORI DELLA VESCICA (TV) DOPO CARCINOMA A CELLULE
TRANSIZIONALI (TCC) DELLE ALTE VIE URINARIE (AVU).
Schips L.1, Cantoni F.2, Lipsky K.1, Zigeuner R.1, Hutterer G.1, Petritsch P.1, Langner C.3
1
Clinica Urologica Universitá Graz; 2Unitá Operativa Urologia Fidenza; 3Istituto Anatomia Patologica Graz
22 - STUDIO OSSERVAZIONALE DI 338 PAZIENTI AFFETTI DA CARCINOMA UROTELIALE
C. Cammarata, Caruana P., Cordaro C., Guzzardi F., Iraci F., Lauria G., Oxenius I., Vacirca F.
Azienda Ospedaliera Regionale S.Elia U.O. Urologia Caltanissetta
23 - STUDIO PROSPETTICO, RANDOMIZZATO GEMCITABINA O EPIRUBICINA IN SINGOLA SOMMINISTRAZIONE
POST-TURBT NEL CARCINOMA TRANSIZIONALE Ta-T1 DELLA VESCICA. RISULTATI A 12 MESI
Maffezzini M., Canepa G., Capponi G., Campodonico F.
Struttura Complessa di Urologia
27 - E' POSSIBILE IL CONFRONTO DELLA QUALITA DI VITA IN RELAZIONE AL TIPO DI DERIVAZIONE URINARIA ?
Marino G,. Caputo A., Gamba P., Laudi M.
U O A Urologia ASO Ordine Mauriziano Torino
36 - TRATTAMENTO ENDOVESCICALE CON BCG Vs GEMCITABINA NELLA TERAPIA ADIUVANTE DEL TCC SUPERFICIALE AD ALTO E MEDIO RISCHIO
Del Zingaro M., Fornetti P.,, Farneti F., Ioannidou K., Costantini E., Mearini E., Porena M.
Clinica Urologia ed Andrologica, Policlinico Monteluce
58 - NEOPLASIA UROTELIALE DELLE ALTE VIE ESCRETRICI E TUMORI VESCICALI SINCRONI E METACRONI : ANALISI RETROSPETTIVA DI 71 CASI
Merlin F.1, Sava T.1, Porcaro A.B.2, Fraccon A.P.1, Ghimenton C.3, Strina C.1, Griso C.1, Manno P.1, Bassetto
M.A.1,Comunale L.2, Cetto G.L.1
1
Dept. of Medical Oncology, University of Verona, Verona, Italy; 2Unità Operativa di Urologia, Ospedale Civile Maggiore,
Verona, Italy; 3Pathology, Ospedale Civile Maggiore, Verona, Italy.
61 - INTRAVESCICAL GEMCITABINE THERAPY FOR SUPERFICIAL TRANSITIONAL CELL CARCINOMA pTa-T1 G1/3
AFTER TRANSURETHERAL RESECTION
Barzelloni M.L., Carnicelli P., De Cataldis G.
Centro di Diagnosi e Cura di Oncologia P. O. " G. da Procida" ASL SA/2 Salerno
64 - FUMO DI SIGARETTA E RISORSA IDRICA IN PAZIENTI AFFETTI DA CARCINOMA VESCICALE SUPERFICIALE
Morgia G.1, Serretta V.2, Altieri V.3, Melloni D.2, Galuffo A.2, Motta M.4, Testa G.5, Magno C.6, Chincoli S.7,
Cacciatore M 8, Simone N.S.9, Contino G.10, Pirritano D.11, Gentile M.12, Masala A.13, D’Elia A.14, Bulgarella A.15, Mazza R.16,
Ricci Barbini V.17, Raguso G.18, Esposito C.19, Cicalese V.20, Allegro R.2, Pavone-Macaluso M.2 e i membri del GSTU21
1
Ist Urol-Università di Sassari, 2Ist Urol-Università di Palermo, 3Ist Urol-Università di Napoli, 4Ist Urol-Università di Catania, 5Osp
Civ Monaldi -Div Urol, Napoli, 6Ist Urol-Università di Messina, 7Osp Civ-Div Urol, Trani (BA), 8Osp Civ-Div Urol, Partinico (PA), 9Osp.
Civ -Div Urol, Maddaloni (CE), 10Osp. Civ. Cervello-Div Urol, Palermo 11Osp Civ-Div Urol, Catanzaro, 12Osp. Civ-Div Urol, Avellino,
13
Osp. Civ. Cardarelli-Div Urol, Napoli, 14Osp Civ-Div Urol, Castellaneta (TA), 15Osp Civ-Div Urol, Trapani, 16Osp Civ-Div Urol,
Cosenza, 17Osp Civ-Div Urol, San Giovanni Rotondo (FG), 18Osp Civ-Div Urol, Martina Franca (TA), 19Osp Civ-Div Urol,
Castellamare Di Stabia (NA), 20Osp. Civ. Moscato-Div Urol, Avellino, 21Sicilia-Calabria-Campania-Molise-Puglia-Basilicata-Sardegna
Archivio Italiano di Urologia e Andrologia 2005, 77, 3, Supplemento 2
XXV
XV Congresso Nazionale Società Italiana di Urologia Oncologica
73 - AFFIDABILITÀ DELLA CISTOSCOPIA CON 5-ALA NEL FOLLOW-UP DEL CIS PURO IN TRATTAMENTO CON BCG
Colombo R., Naspro R., Fabbri F., Rigatti P.
UO Urolgia, Università "Vita-Salute" Istituto Scientifico H. San Raffaele, Milano
78 - BLADDER CANCER IN THE ELDERLY PATIENTS: ROLE OF THE CONSERVATIVE TREATMENT
Santoro M.1, Cervo E.1, Falcone S.1, Colosimo A.1, Riccelli R.1, Prencipe M.2, Pingitore D.1
1
Operative Unity of Radiotherapy and Radiobiology; 2Operative Unity of Urology Hospital Pugliese-Ciaccio, Catanzaro
102 - DUBBI E PERPLESSITÀ SUL RISCHIO DI NEOPLASIA INCIDENTALE DELLA PROSTATA IN CORSO DI CISTECTOMIA CON PRESERVAZIONE DELLA PROSTATA
Carmignani G., Simonato A., Gastaldi C., Ninotta G., Vota P., Pizzorno R., Ambruosi C., Traverso P.
Clinica Urologica "L. Giuliani" - Università di Genova
107 - DETERMINAZIONE DELLE CITOCHINE URINARIE (IL8, IL6 E VEGF) NEI PAZIENTI SOTTOPOSTI A IMMUNOTERAPIA VESCICALE. RISULTATI PRELIMINARI
De Berardinis E.1, Autran-Gomez A.M.1, D’Alessandro M.2, Mariani P.2, Albanesi L.1, Di Monaco F.1, Di Silverio F.1
1
Dipartimento di Urologia; 2Dipartimento di Chirurgia Generale Università di Roma " La Sapienza".
114 - METASTASI VESCICALE ED URETERALE CON IDROURETERONEFROSI DI CARCINOMA MAMMARIO:
CASO CLINICO
Pastore A.1., Palleschi G.1., Tubaro A.2, De Nunzio C.2, Iori F.3, Carbone A.1
Università degli Studi di Roma "La Sapienza": I Facoltà di Medicina e Chirurgia, 1Polo Pontino I.C.O.T. (Latina), Unità
Operativa di Neuro-Urologia; 2Unità Operativa Complessa di Urologia, Ospedale Sant’Andrea Roma Università degli
Studi di Roma "La Sapienza", II Facoltà di Medicina e Chirurgia; 3Dipartimento di Urologia "U. Bracci"
154 - FATTORI PROGNOSTICI NEI TUMORI VESCICALI UROTELIALI T1G3
Casetta G.1, Zitella A.1, Greco A., Rosso D.1, Pacchioni D.2, Bussolati G.2, Tizzani A.1
1
Clinica Urologica 1, Università degli Studi di Torino; 2III Servizio di Anatomia Patologica, Università degli Studi di Torino
156 - CORRELAZIONE TRA L’ESPRESSIONE IMMUNOISTOCHIMICA DI c-erbB-2 E p53 E PROGNOSI NEI CARCINOMI
VESCICALI SUPERFICIALI DI GRADO G2 E STADIO pTa. FOLLOW-UP A 2 ANNI
Casetta G.1, Zitella A.1, Greco A.1, Pacchioni D.2, Bussolati G.2, Tizzani A.1
1
Clinica Urologica 1, Università degli Studi di Torino; 2III Servizio di Anatomia Patologica - Università degli Studi di
Torino
160 - INUSUALE RISCONTRO DI NEOPLASIA TRANSIZIONALE IN URETEROCELE
Zanardi G., Pianezza O., Micheli E., Feroldi L., Paganelli A., Lembo A.
U.S.C. Urologia Ospedali Riuniti di Bergamo
161 - UTILIZZO DELLA METODICA FISH NEL FOLLOW-UP DEL CARCINOMA SUPERFICIALE DELLA VESCICA
Castiglione F.2, Vignolini G.1, Lapini A.1, Masieri L.1, Manoni L.1, Taddei G.L.2, Serni S.1, Carini M1
1
Clinica Urologia I, Università degli Studi di Firenze; 2Istituto di Anatomia Patologica, Università degli Studi di Firenze.
173 - CISTECTOMIA RADICALE: 12 ANNI DI ESPERIENZA 525 casi
Ferrando U., Cucchiarale G., Morabito F., Graziano M.E., Rossi R., Liberale F.
S.C. Urologia 3 D.O. " A.S.O. San Giovanni Battista Molinette " Torino
176 - SORVEGLIANZA E TRATTAMENTO DELLE NEOPLASIE VESCICALI PT1G3 DI PRIMA OSSERVAZIONE
Marzotto M., Sandri S., Camazzola M., Tagliabue A.
194 - CARCINOMA LINFOEPITELIALE DELLA VESCICA: NEOPLASIA DI RARA OSSERVAZIONE. CASE REPORT
Sebastio N.1, Cretì G.1, Santodirocco M.1, Latiano C.1, Bisceglia M.2, Ricci-Barbini V.1
1
I.R.C.C.S. Ospedale Casa Sollievo della Sofferenza U. O. Urologia; 2Servizio di Anatomia Patologica San Giovanni
Rotondo (FG)
197 - LA TERMOCHEMIOTERAPIA ABLATIVA CON MITOMICINA NELLE NEOPLASIE VESCICALI AD ALTO GRADO:
RISULTATI PRELIMINARI
Risi O., Milesi R., Spina R., Gozzo M., Favalli E., Pino P.
Unità Operativa di Urologia Azienda Ospedaliera di Treviglio
199 - COINVOLGIMENTO INTRAEPITELIALE DELLA PROSTATA E DELLA VESCICOLA SEMINALE DA UROTELIOMA
VESCICALE: CASE REPORT
Viganò P.1, Picozzi S.1, Casu M.1, Giuberti A.1, Manganini V.1, Strada G.1, Leone B.2
1
U.O. Urologia, A.O. San Gerardo, Monza; 2U.O. Anatomia Patologica, A.O. San Gerardo, Monza
211 - L’IMPATTO ECONOMICO DEI TUMORI SUPERFICIALI DELLA VESCICA IN UN REPARTO DI UROLOGIA
Sandri S.D., Camazzola M., Portalupi W., Sommariva M., Malini A.
Unità Operativa di Urologia e Unità Spinale, Ospedale "G. Fornaroli" Magenta
224 - TERAPIA CON EPIRUBICINA IN EARLY TREATMENT E SUCCESSIVA TERAPIA ADIUVANTE CON BCG
NEI CARCINOMI A CELLULE TRANSIZIONALI DELLA VESCICA T1G3: RISULTATI SULL’EFFICACIA
A BREVE TERMINE
Sarti E.1, Cai T.1, Gavazzi A.1, Costanzi A.1, Nesi G.2, Meliani E.1, Farina U.1, Melone F.1, Maleci M.1, Bartoletti R.1
1
U.O. Urologia, Ospedale Santa Maria Annunziata, Università degli Studi di Firenze; 2Dipartimento di Patologia,
Università degli Studi di Firenze
XXVI
Archivio Italiano di Urologia e Andrologia 2005, 77, 3, Supplemento 2
XV Congresso Nazionale Società Italiana di Urologia Oncologica
226 - RECIDIVA CUTANEA DI CARCINOMA A CELLULE TRANSIZIONALI DELLA VESCICA SU URETEROCUTANEOSTOMIA: RARO CASO CLINICO
Gavazzi A., Sarti E., Cai T., Costanzi A., Maleci M., Farina U., Meliani E., Melone F., Bartoletti R.
U.O. Urologia, Ospedale Santa Maria Annunziata, Università degli Studi di Firenze
231 - TUMORI SUPERFICIALI DELLA VESCICA AD ALTO GRADO: DIFFERENZA TRA LA VALUTAZIONE ANATOMOPATOLOGICA E IL DECORSO CLINICO. ANALISI RETROSPETTIVA SU 143 CASI DI PTAG3
Gavazzi A.1, Cai T.1, Nesi G.2, Sarti E.1, Maleci M.1, Farina U.1, Meliani E.v, Melone F.1, Costanzi A.v, Bartoletti R.1
1
U.O. Urologia, Ospedale Santa Maria Annunziata, Università degli Studi di Firenze; 2Dipartimento di Patologia,
Università degli Studi di Firenze
235 - CARCINOMA UROTELIALE GIOVANILE: UN CASE REPORT
Mancini V.1, Ditonno P.1, Lucarelli G.1, Lastilla G.2, Boezio F.1, Battaglia M.1, Bettocchi C.1, Dilorenzo V.1, Selvaggi F.P.1
1
Sezione di Urologia e Trapianto di Rene, DETO, Università degli Studi di Bari; 2Sezione di Anatomia Patologica, DAPEG,
Università degli Studi di Bari
236 - VALUTAZIONE DELLA LEUCOCITURIA DURANTE LA CHEMIO-IMMUNOPROFILASSI ENDOCAVITARIA DEI TUMORI VESCICALI SUPERFICIALI DOPO TURB
Verratti V., Criniti P., Di Francesco S., Berardinelli F., Fusco W., Tenaglia R.L.
Clinica Urologia Università "G.d’Annunzio" Chieti-Pescara
dalle 15.30 alle 16.30 Sala Pitagora - Video Miscellanea 1
Moderatori: Rigatti P., Belgrano E.
105 - LA NEFROURETERECTOMIA TOTALE PER VIA LAPAROSCOPICA
Bove P.1, Campagna A.1, Miano R.1, Finazzi Agrò E.1, Kim Fj.2, Vespasiani G.1
1
Cattedra di Urologia, Università degli studi di "Tor Vergata", Roma, Italia; 2Denver Health medical Center- University of
Colorado, Denver, CO, USA
118 - TRATTAMENTO DI POLIPO FIBROEPITELIALE DELL’URETERE CON HOLMIUM:YAG LASER
Baima C.,Genesi D., Acanfora F.
UOA Urologia, Ospediali Riuniti ASL 6, Ciriè (TO)
141 - LINFADENECTOMIA RETROPERITONEALE LAPAROSCOPICA DESTRA NEL TUMORE NON-SEMINOMATOSO
DEL TESTICOLO
Gaboardi F., Simonato A., Lissiani A., Gregori A., Galli S., Bozzola A., Scieri F., Stener S.
Div. di Urologia, Az. Ospedaliera "Luigi Sacco", Milano.
142 - CISTECTOMIA RADICALE LAPAROSCOPICA NELLA DONNA
Gaboardi F., Simonato A., Lissiani A., Gregori A., Galli S., Bozzola A., Scieri F., Stener S.
Div. di Urologia, Az. Ospedaliera "Luigi Sacco", Milano
172 - CISTECTOMIA PARZIALE CON SOSTITUZIONE A MEZZO DI PATCH DI SOTTOMUCOSA DEL PICCOLO INTESTINO DI MAIALE (STRATASIS ™): EVOLUZIONE MORFOLOGICA E FUNZIONALE A 36 MESI
Ferrando U.1, Morabito F.1, Cucchiarale G.1, Volpe A.1, Graziano M.E.1, Ferraris A.2, Gandini G.2
1
S.C. Urologia 3 D.O. " A.S.O. San Giovanni Battista Molinette " Torino; 2Istituto di Radiologia diagnostica e interventistica - Università degli Studi di Torino
223 - CISTECTOMIA RADICALE CON DERIVAZIONE ORTOTOPICA CONTINENTE A “Y” CON ILEOCAPSULOPLASTICA
Mari M., Mangione F., Ambu A., Bollito E., Guercio S., Bellina M.
U.O.C. Urologia, P.O. di Rivoli (TO)
dalle 15.30 alle 16.30 Sala Dionisio - Video Miscellanea 2
Moderatori: Carini M., Morgia G.
19 - ASPORTAZIONE VIDEOLAPAROSCOPICA DI UN LIPOSARCOMA RETROPERITONEALE DI 10 CM
Schips L.1, Cantoni F.2, Gidaro S.3, Lipsky K.1, Zigeuner R.1, Hutterer G.1, Petritsch P.1
1
Clinica Urologica Universitá di Graz; 2Unitá Operativa Urologia Fidenza; 3Clinica Urologica Universitá di Chieti
48 - LA NEFROURETERECTOMIA LAPAROSCOPICA RETROPERITONEALE. NOTE DI TECNICA ED ESPERIENZA PERSONALE
Aresu L., Maritati F., Occhipinti M., Grosso G.
Divisione di Urologia Casa di cura "Dott. Pederzoli" P.O. ASL 22 Peschiera del Garda (Verona) Direttore:
Dott. G.Grosso
68 - TUMORECTOMIA RENALE BILATERALE PER NEOPLASIA RENALE: UTILIZZO DELLA COLLA DI TROMBINA NELL’EMOSTASI CHIRURGICA
Bertini R., Mazzoccoli B., Sangalli M., Pasta A., Roscigno M., Da Pozzo L.F., Colombo R., Bocciardi A., Rigatti P.
U.O. Urologia, universita Vita-Salute San Raffaele, Milano
Archivio Italiano di Urologia e Andrologia 2005, 77, 3, Supplemento 2
XXVII
XV Congresso Nazionale Società Italiana di Urologia Oncologica
82 - TUMORECTOMIA LAPAROSCOPICA EXTRAPERITONEALE CON TRE SOLE PORTE D'ACCESSO.
10 ANNI DI ESPERIENZA
Pecoraro G., Motta L., Olivo G., Frigo M.
U.O. Urologia, Ospedali di Isola Della Scala e Bussolengo. ASL 22 Bussolengo. Regione Veneto
97 - ASPORTAZIONE LAPAROSCOPICA DI UN LINFANGIOMA CISTICO RETROPERITONEALE: UN CASO INSIDIOSO
Celia A., Ruffato A., Silvetsre P., Caruso A., Giunta A., Breda G.
Struttura complessa di Urologia dell’Ospedale San Bassiano, Bassano del Grappa.
248 - LIPOSARCOMA RETROPERITONEALE: EXERESI CHIRURGICA
Severini G.2, Urbinati M.1, Severini E.1, Palmieri F.1, Martorana G.1
1
Clinica Urologica, Alma Mater Studiorum, Università di Bologna; 2Unità Operativa di Urologia, Dipartimento Nefrologia
e Urologia, Policlinico Ospedaliero, Universitario S. Orsola Malpighi, Bologna
dalle 15.30 alle 16.30 Sala Tindari B - Comunicazioni selezionate Ter. Chirurgica, Ricerca di Base
Moderatori: Mirone V., Bertaccini A., Sica G., Balbi C.
34 - NEURO D1, A GENE CONTIGUOUS TO THE HOX D LOCUS, AS A NOVEL MARKER FOR NEUROENDOCRINE
DIFFERENTIATION OF HUMAN PROSTATE CANCER
Cindolo L.1, Franco R.2, Cantile M.3, Schiavo G.3, Liguori G.2, Chiodini P.4, Salzano L.1, Di Blasi A.5, Falsaperla M.6,
Feudale E.6, Botti G.2, Gallo A.7, Cillo C.3
1
Urology Unit, "G. Rummo" Hospital, Benevento, Italy; 2Surgical Pathology, National Cancer Institute "G. Pascale", Naples,
Italy; 3Department of Clinical and Experimental Medicine, "Federico II" University Medical School ; 4Department of Medicine
and Public Health, Second University, Naples, Italy; 5Surgical Pathology, "G. Rummo" Hospital, Benevento, Italy; 6Urology
Unit, CROB Rionero in Vulture, Italy; 7Urology Unit, National Cancer Institute "G. Pascale", Naples, Italy
37 - STADIAZIONE PATOLOGICA INTRAOPERATORIA IN CORSO DI PROSTATECTOMIA RADICALE RETROPUBICA (PRR)
Fasolis G.1, Lacquaniti S.1, De Giuli P.2, Fasolo P.P.1, Conti C.1, Sebastiani G.1, Puccetti l.1, Mandras R.1
1
SOC Urologia Opsedale S. Lazzaro, Alba; 2SOC Anatomia Patologica, Ospedale S. Lazzaro, Alba
116 - SIGNIFICATO PROGNOSTICO DELLA DENSITÀ LINFONODALE E DELL’ATTUALE SISTEMA DI STADIAZIONE
LINFONODALE DEL CARCINOMA RENALE
Terrone C.1, Poggio M.1, Guercio S.1, Cracco C.1, Tarabuzzi R.1, Scoffone C.1, Porpiglia F.1, Scarpa R.M.1, Rocca Rossetti S.2
1
Urologia Universitaria, A.S.O. S. Luigi, Orbassano; 2Università degli Studi di Torino
124 - I GENI NOTCH NELL’ADENOCARCINOMA PROSTATICO
Giovannini C.1, Sansone P.1, Chieco P.1, Bertaccini A.2, Lacchini M.1, Marchiori D.2, Costa F.2, Martorana G.2
1
Centro di Ricerca Biomedica Applicata (CRBA), Ospedale S.Orsola; 2Dipartimento di Urologia Università di Bologna,
Bologna, Italia
187 - STUDIO DELLE VARIANTI GENETICHE DI JAK3 IN PAZIENTI CON CARCINOMA RENALE A CELLULE CHIARE
De Martino M.2, Ranieri E.2, Ariano V.3, Cormio L.2, Gesualdo L.2, Pellegrino A.3, Carrieri G.2
1
Dipartimento di Scienze Chirurgiche Clinica Urologica e Centro Trapianti Università degli Studi di Foggia; 2Dipartimento
di Scienze Biomediche Divisione di Nefrologia Università degli Studi di Foggia; 3S. C. di Urologia Azienda Ospedaliero
Universitaria Ospedali Riuniti di Foggia
237 - GLANDULOPLASTICA RICOSTRUTTIVA DOPO EXERESI CHIRURGICA PER CARCINOMA DEL PENE UTILIZZANDO LA MUCOSA URETRALE
Sasso F., Falabella R., Gulino G.
Università Cattolica del Sacro Cuore, Policlinico A. Gemelli, Roma
Sabato 5 novembre 2005
ore 12.45 - 13.45 Sala Hibiscus - area Miscellanea - Poster Meet the Authors
Moderatori: Martoni A., Siracusano S., Fellin G., Orestano L.
1 - RADIOTHERAPY(RT) IN STAGE I TESTICULAR SEMINOMA: EXPERIENCE IN OUR INSTITUTION
Alongi F.,Ferrera G., Cucchiara T., Evangelista G., La Paglia L.,Tumminello E., Bono M., Montemaggi P.
Ospedale Oncologico M.Ascoli-Arnas Civico Palermo
2 - CHEMIOTERAPIA DI SALVATAGGIO CON OXALIPLATINO E GEMCITABINA IN PAZIENTI CON TUMORE GERMINALE
CISPLATINO-REFRATTARIO
De Giorgi U.1, Rosti G.1, Aieta M.2, Testore F.3, Fornarini G.4, Burattini L.5, Papiani G.1,
Zumaglini F.1, Bracarda S.6, Marangolo M.1
1
Ospedale Santa Maria delle Croci, Ravenna; 2Ospedale "Casa Sollievo della Sofferenza", San Giovanni Rotondo
(Foggia); 3Ospedali Riuniti, Asti; 4Ospedale San Martino, Genova; 5Ospedali Riuniti Umberto I-Lancisi-Salesi, Ancona;
6
Ospedale Policlinico Monteluce, Perugia
XXVIII
Archivio Italiano di Urologia e Andrologia 2005, 77, 3, Supplemento 2
XV Congresso Nazionale Società Italiana di Urologia Oncologica
24 - MICROCALCIFICAZIONI TESTICOLARI E NEOPLASIA BILATERALE:UNA LESIONE PRECANCEROSA?
Liberti M., Perugia G., Di Viccaro D., Gentilucci A., Teodonio S.
Dipartimento di Urologia "U. Bracci", Policlinico Umberto I - Università degli Studi di Roma "La Sapienza"
25 - NEOPLASIA BILATERALE SINCRONA DEL TESTICOLO: APPROCCIO TERAPEUTICO CONSERVATIVO MONOLATERALE "ORGAN SPARING"
Liberti M., Perugia G., Teodonio S., Gentilucci A., Di Viccaro D.
Dipartimento di Urologia, Università degli Studi di Roma "La Sapienza"-Policlinico Umberto I
29 - RADIOTHERAPY FOR STAGE I-II TESTICULAR SEMINOMA
Molinaro M. A., Molè R., Pingitore D.
U.O Radiotherapy and Radiobiology Hospital Pugliese-Ciaccio, Catanzaro
51 - DERIVAZIONE ETEROTOPICA CONTINENTE NEL CARCINOMA URETRALE FEMMINILE
Fortunato P., Mauro M., Vincenzoni A., Savoia G., Schettini M.
Struttura Complessa Urologia Ospedale Cristo Re Roma
53 - METASTASI PROSTATICA DA NEOPLASIA TESTICOLARE:IPOTESI EZIOLOGICHE
ED IMPLICAZIONI TERAPEUTICHE
Torelli T.1, Collini P.2, Biasoni D.1, Milani A.1, Nicolai N.1, Salvioni R.1, Pizzocaro G.1
1
U.O. Urologia Oncologica I.N.T. Milano ; 2U.O. Anatomia Patologica C I.N.T. Milano
62 - I TUMORI GERMINALI NON SEMINOMATOSI DEL TESTICOLO IN STADIO CLINICO I : NOSTRA ESPERIENZA
Morelli F.1, Nanni L.1, Di Micco C.1, Setola P.2, Ricci Barbini E.2, Ricci Barbini V.2, Maiello E.1
1
U.O. Oncologia; 2U.O. Urologia IRCCS Casa Sollievo della Sofferenza S. Giovanni Rotondo
103 - TRATTAMENTO CHIRURGICO CONSERVATIVO DELLE LESIONI PRE-CANCEROSE E CANCEROSE DEL GLANDE
Ambruosi C., Romagnoli A., Simonato A., Traverso P., Ruggiero L., Carmignani G.
Clinica Urologica "L.Giuliani" - Università degli Studi di Genova
152 - CHILORREA POST-OPERATORIA IN UROLOGIA: INQUADRAMENTO E TRATTAMENTO.
Carmignani G.,Traverso P., Simonato A., Gastaldi C., Ninotta G., Romagnoli A., Ambruosi C., Corbu C.
Clinica Urologica "L.Giuliani" - Università di Genova
225 - RARO CASO DI METASTASI PENIENA DA ADENOCARCINOMA PROSTATICO IN PAZIENTE IN BLOCCO ANDROGENICO TOTALE E PSA INDOSABILE: RUOLO PROGNOSTICO DELL’ASSOCIAZIONE TRA ADENOCARCINOMA INVASIVO ED INTRADUTTALE
Cai T.1, Gavazzi A.1, Sarti E.1, Gazzarrini O.1, Nesi G.2, Costanzi A.1, Farina U.1, Maleci M.1,
Meliani E.1, Melone F.1, Bartoletti R.1
1
U.O. Urologia, Ospedale Santa Maria Annunziata, Università di Firenze; 2Dipartimento di Patologia, Università di Firenze
238 - POLIARTRITE REATTIVA ACUTA DOPO TRATTAMENTO INTRAVESCICALE CON BACILLO DI CALMETTE-GUERIN
Ghini M., Scarpello M.L., Di Silverio A., Misuriello G., Salvi G., Vagliani G., Emili E.
Urologia Ospedale Civile Nuovo Imola, Clinica Urologica Università "G. D'Anninzio” Chieti
244 - RULES (Radiofrequency Ultrasonic Local EstimatorS): UNA NUOVA TECNICA ECOGRAFICA PER LO STUDIO
DELLA GHIANDOLA PROSTATICA FINALIZZATA ALL’OTTIMIZZAZIONE DEI PRELIEVI BIOPTICI
Bertaccini A.1, Franceschelli A.1, Brunocilla E.1, Schiavina R.1, Marchiori D.1, Provenzale M.v, Manferrari F.v,
Sanguedolce F.1, Ceccarelli F.2, Granchi S.2, Biagi E.2, Masotti L.2, Martorana G.1
1
Clinica Urologica, Alma Mater Studiorum, Università di Bologna; 2Laboratorio Ultrasuoni e Controlli non Distruttivi,
Dipartimento di Elettronica e Telecomunicazioni, Università di Firenze
247 - SARCOMA RETROPERITONEALE MISCONOSCIUTO: CASE REPORT
Severini G.2, Urbinati M.1, Severini E.1, Palmieri F.1, Martorana G.1
1
Clinica Urologica, Alma Mater Studiorum, Università di Bologna; 2Unità Operativa di Urologia, Dipartimento Nefrologia
e Urologia, Policlinico Ospedaliero - Universitario S. Orsola Malpighi, Bologna
ore 12.45 - 13.45 Sala Hibiscus - area Prostata - Poster Meet the Authors
Moderatori: Martoni A, Siracusano S., Fellin G., Orestano L.
7 - RUOLO DELLA PROSTATECTOMIA RADICALE NEL TUMORE PROSTATICO CT3A
Mearini L., Mearini E., Zucchi A., Cottini E, Lanna M., Porena M.
Clinica Urologica. Università di Perugia
35 - CAMP INDUCED MODIFICATIONS OF HOX D GENE EXPRESSION IN PROSTATE CELLS ALLOW THE IDENTIFICATION OF A CHROMOSOMAL AREA INVOLVED IN VIVO WITH NEUROENDOCRINE DIFFERENTIATION OF HUMAN
ADVANCED PROSTATE CANCERS
Cindolo L.1, Cantile M.2, Schiavo G.2, D’Antò V.2, Franco R.3, Altieri V.4, Gallo A.5, Cillo C.2
1
Urology Unit, "G. Rummo" Hospital, Benevento, Italy; 2Department of Clinical and Experimental Medicine, "Federico II"
University Medical School; 3Surgical Pathology, National Cancer Institute "G. Pascale", Naples, Italy; 4Department of
Urology, Federico II University, Naples, Italy; 5Urology Unit, National Cancer Institute "G. Pascale", Naples, Italy
Archivio Italiano di Urologia e Andrologia 2005, 77, 3, Supplemento 2
XXIX
XV Congresso Nazionale Società Italiana di Urologia Oncologica
47 - INCONTINENZA URINARIA SUCCESSIVA A RADIOTERAPIA(RT) CONFORMAZIONALE A SCOPO RADICALE ALLA
DOSE DI 76 Gy PER CARCINOMA PROSTATICO LOCALIZZATO
Alongi F., D’Antoni P., Moscadini L., Sciumè F., Montemaggi P.
U.O. Radioterapia Ospedale M. Ascoli Arnas Palermo
50 - LA RIABILITAZIONE ERETTILE NEI PAZIENTI SOTTOPOSTI A PROSTATECTOMIA RADICALE NERVE SPARING E NON
Milan G.L.,Paradiso M., Sedigh O., Morabito F., Graziano M., Ferrando U.
S.C. Urologia 3 - Direttore: Dott. U. Ferrando - Ospedale San Giovanni Battista di Torino
56 - CONFRONTO TRA DUE METODI PER LE MISURA DELLA CONCENTRAZIONE DELLA CROMOGRANINA A CIRCOLANTE E CORRELAZIONI CLINICHE: RISULTATI PRELIMINARI
Destefanis P.1, Zitella A.2, Berruti A.3, Mengozzi G.4, Rosso R.1, Casetta G.2, Aimo P.4, Rolle L.1, Greco A.2,
Dogliotti L.3, Fontana D.1, Tizzani A.2
1
Divisione Universitaria di Urologia 2, Università degli Studi di Torino; 2Divisione Universitaria di Urologia 1, Università
degli Studi di Torino; 3Oncologia, Università degli studi di Torino; 4Laboratorio Analisi, Ospedale Molinette, Torino
57 - DOCETAXEL E ACIDO ZOLEDRONICO IN PAZIENTI AFFETTI DA CARCINOMA PROSTATICO ORMONOREFRATTARIO: EFFICACIA E SICUREZZA DELLA COMBINAZIONE
Catena L.1, Bajetta E.1, Procopio G.1, De Dosso S.1, Pani S.1, Salvioni R.2, Torelli T.2, Villa S.3
1
S.C. Oncologia Medica 2; 2S.C. Chirurgia Urologia; 3Dipartimento di Radioterapia
67 - PREVENZIONE DEL TUMORE DELLA PROSTATA:CADUTA DEI LIVELLI ANDROGENICI O ECCESSO DI ANDROGENI? UNA REVIEW DELLA LETTERATURA CORRENTE
Di Francesco S., Verratti.V, Tenaglia L.R.
Clinica Urologia Università "G.d’Annunzio"-Chieti Pescara
81 - PACLITAXEL SETTIMANALE NEL CARCINOMA DELLA PROSTATA METASTATICO ANDROGENO-INDIPENDENTE (AIPC)
Chiappino I., Addeo A., Galetto A., Ferrando U., Cucchiarale G., Fontana D., Ricardi U., Tizzani A., Bertetto O.
Progetto Prostata, A.O San Giovanni Battista-Torino
87 - UTILIZZO DELL’ACIDO ZOLEDRONICO E RIDUZIONE DELLA SINTOMATOLOGIA DOLOROSA IN PAZIENTI CON
ADENOCARCINOMA PROSTATICO IN STADIO AVANZATO E METASTASI OSSEE
Marchioro G.1, Forti L.2, Ballare A.3, Zaramella S.1, Miraglia S.2, Bertona E.2, Sala M.1, Gontero P.1,
Kocjancic E.1, Alabiso O.2, Krengli M.3, Frea B1
1
Clinica Urologica, Facoltà di Medicina e Chirurgia, Università degli Studi del Piemonte Orientale “Amedeo Avogadro”,
Az. Ospedaliera “Maggiore della Carità”, Novara; 2Dipartimento Oncologico Interaziendale, Sezione di Novara, ASO
“Maggiore della Carità”; 3Divisione Universitaria di Radioterapia Az. Ospedaliera “Maggiore della Carità”
89 - “SATURATION BIOPSY” NELLA DIAGNOSI DEL CARCINOMA PROSTATICO: RISULTATI SUI PRIMI 70 PAZIENTI
Zaramella S.1, Marchioro G.1, Sala M.2, Monesi G.2, Favro M.1, Ceratti G.1, Gontero P.1, Kocjancic E.1, Fontana F.1,
Maso G.1, Ranzoni S.1, Pisani R.1, Frea B.1
1
Clinica Urologica, Facoltà di Medicina e Chirurgia, Università degli Studi del Piemonte Orientale “Amedeo Avogadro”,
Az. Ospedaliera "Maggiore della Carità", Novara; 2U.O.A. di Urologia, Ospedale di Domodossola (VB).
93 - LA PROSTATA: SI MUOVE?, MA QUANTO SI MUOVE?.IMPATTO DEL POSIZIONAMENTO DI SEMI D’ORO NELLA
PROSTATA PER LA DEFINIZIONE DEL TARGET PAZIENTE-SPECIFICO
Muñoz F.1, Guarneri A.1, Ciammella P.1, Orefici E.1, Cucchiarale G.2, Ferrando U.2, Ragona R.1, Ricardi U.1
1
SCDU Radioterapia-; 2Università di Torino. Divisione di Urologia 31- ASO Molinette-Torino
96 - LA RISONANZA MAGNETICA CON BOBINA ENDORETTALE (ER-MRI) COME METODICA NEL RILEVARE
LA SOTTOSTADIAZIONE DEL CARCINOMA PROSTATICO CLINICAMENTE LOCALIZZATO
Porcaro A.B.1, Migliorini F.1, Monaco C.1, Balzarro M.1, Zecchini Antoniolli S.1, Montemezzi S.2, Borsato A.2,
Ghimenton C.3, Gortenuti G.2, Longo M.1, Pianon R.1, Comunale L.1
1
2
Divisione di Urologia; Divisione di Radiologia; 3Divisione di Anatomia Patologica, Ospedale Civile Maggiore, Verona
99 - HIGH INTENSITY FOCUSED ULTRASOUND (HIFU): DATI PRELIMINARI SUL TRATTAMENTO DEL CARCINOMA
PROSTATICO LOCALMENTE AVANZATO O AD ALTO RISCHIO DI PROGRESSIONE
Callea A., Zizzi V., Cafarelli A., Piccinni R., Sblendorio D., Berardi B., Gala G., Tempesta A., Traficante A.
AUSL BA 4, U.O. Clinicizzata di Urologia, Ospedale "Di Venere", Bari
120 - RADIOTERAPIA PROFILATTICA DELLA GINECOMASTIA E MASTODINIA BICALUTAMIDE-CORRELATE
Melloni D., Anastasi G., Inferrera A., Crea G., Magno C., Castro R.
Cattedra di Urologia. Università degli studi di Messina
125 - RADIOTHERAPY PLUS ADJUVANT ANDROGEN SUPPRESSION: PROGNOSTIC IMPACT OF PRETREATMENT PSA
Morganti A.G.1, Mantini G.2, Luzi S.2, Mattiucci G.C.2, Forni F.3, Digesù C.1, Bavasso A.2, Errico A.2, Di Rito A.2,
Frascino V.2, Zuppi C.3, Cellini N.2
1
U.O. Radioterapia, Università Cattolica del S. Cuore, Campobasso; 2Cattedra di Radioterapia, Università Cattolica del
S. Cuore, Roma; 3Istituto di Chimica e Biochimica Clinica, Università Cattolica del S. Cuore, Roma
126 - GASTROINTESTINAL AND UROLOGICAL RADIATION-INDUCED TOXICITY: IMPACT OF ADJUVANT ANDROGEN
SUPPRESSION
Mattiucci G.C.1, Mantini G.1, Luzi S.1, Digesù C.2, Bavasso A.1, Errico A.1, Di Rito A.1, Frascino V.v, Deodato F.2,
Morganti A.G.2, Cellini N.1
1
Cattedra di Radioterapia, Università Cattolica S.C., Roma; 2UO Radioterapia, Università Cattolica S.C., Campobasso
XXX
Archivio Italiano di Urologia e Andrologia 2005, 77, 3, Supplemento 2
XV Congresso Nazionale Società Italiana di Urologia Oncologica
129 - ESPRESSIONE DELL’EG-VEGF 1 E 2 NELLA PROSTATA UMANA
Pasquali D.1, Rossi V.1, Chieffi P.1, Staibano S.3, De Rosa G.3, Bellastella A.1, Galasso R.4, Di Martino M.4, Iapicca G.4,
Prezioso D.4, Sinisi A.A.1
1
Endocrinologia, Dip. Magrassi-Lanzara, 2Med. Sperimentale, Seconda Università di Napoli; 3Dip. di S. Biomorf. e Funz.;
4
Urologia, Università Federico II di Napoli
146 - DIVARICATORI AUTOSTATICI IN CHIRURGIA UROLOGICO. ANALISI DEI RISULTATI SU 160
PROSTATECTOMIE RADICALI
Silvestre G.1, Imbriani E.1, Gentile M.1, Falsaperla M.2
1
Centro di Riferimento Oncologico della Basilicata; 2Clinica Urologica Università degli Studi di Catania
149 - PROSTATECTOMIA RADICALE DI SALVATAGGIO IN PAZIENTE CON ADENOCARCINOMA
PROSTATICO IN STADIO AVANZATO SOTTOPOSTO PRECEDENTEMENTE
A RADIO TERAPIA ESCLUSIVA
Marchioro G.1, Zaramella S.1, Sala M.2, Maso G.1, Fontana F.1, Ranzoni S.1, Gontero P.1, Kocjancic E.1, Frea
1
Clinica Urologica, Facoltà di Medicina e Chirurgia, Università degli Studi del Piemonte Orientale "Amedeo Avogadro",
Az. Ospedaliera "Maggiore della Carità", Novara; 2U.O.A. di Urologia, Ospedale di Domodossola (VB)
150 - EFFICACIA DI CIPROFLOXACINA E PRULIFLOXACINA NELLA PREVENZIONE DELLE COMPLICANZE INFETTIVE
IN CORSO DI MAPPING PROSTATICO BIOPTICO. RISULTATI DI UN PRIMO STUDIO MULTICENTRICO,
RANDOMIZZATO, DOPPIO CIECO
Pomara G.1, Dicuio M.2,3, Romano G.4, Campo G.1, Paperini D.1, Mogorovich A.1, Menchini-Fabris F.1, Morelli G.1,
Caria A.2, Serao A.2, Cevoli R.2, De Angelis M.4, Selli C.1
1
U.O. Urologia Universitaria " Ospedale S. Chiara " Pisa; 2U.O. Urologia " Ospedale SS Antonio e Biagio e C. Arrigo "
Alessandria; 3Dept. of Urology - Sahlgrenska Hospital - Göteborg, Sweden;
4
U.O. Urologia SSN "Ospedale S. Donato "Arezzo
169 - PSA SLOPE E PSA VELOCITY A CONFRONTO
Benecchi L., Arnaudi R., Prati A., Destro Pastizzaro C., Savino A., Uliano N., Pieri A.M., Martens D.,
Potenzoni M., Potenzoni D.
Divisione di Urologia, Ospedale di Fidenza (Parma)
170 - VANTAGGI DELL'ALLARGAMENTO DEL PSA REFLEX RANGE
Benecchi L.1, Cogato I.2, Potenzoni M.1, Martens D.1, Arnaudi R.1, Prati A.1, Destro Pastizzaro C.1, Savino A.1,
Uliano N.1, Pieri A.M.1, Potenzoni D.1
1
Divisione di Urologia, Ospedale di Fidenza (Parma); 2Unità Operativa di Patologia Clinica
190 - VALUTAZIONE DEI MARGINI POSITIVI IN CORSO DI PROSTATECTOMIA RADICALE: ANALISI RETROSPETTIVA
SULL’ UTILIZZO DEL "LIGASURE"
Potenzoni M., Prati A., Arnaudi R., Destro Pastizzaro C., Savino A., Uliano N., Pieri A.M., Martens D., Potenzoni D.
Divisione di Urologia Ospedale di Fidenza Vaio. Parma
192 - RIPRESA FUNZIONALE NELLA PROSTATECTOMIA RADICALE RETROPUBICA ANTEROGRADA
NERVE SPARING CON USO DEL DISSETTORE AD ULTRASUONI (ULTRACISION®). STUDIO PROSPETTICO.
DATI PRELIMINARI
Mondaini N., Lapini A., Masieri L., Giubilei G., Nelli F., Carloni M., Serni S., Carini M.
Clinica Urologica I, Università di Firenze.
201 - MORBIDITÀ E RISULTATI ONCOLOGICI DI UNA SERIE PROSPETTICA DI PROSTATECTOMIE RADICALI (PR) PER
CARCINOMA PROSTATICO (CaP) CLINICAMENTE AVANZATO (T3-T4, N0-N+)
Gontero P., Marchioro G., Pisani R., Zaramella S., Maso G., Fontana F., Sala M., Favro M., Kocjancic E.,
Monesi G., Frea B.
Clinica Urologica, University of Piemonte Orientale, Novara, Italy
210 - RUOLO DELLA RADIOTERAPIA NELLA PROFILASSI DELLA GINECOMASTIA INDOTTA DA BICALUTAMIDE NEL
CARCINOMA PROSTATICO
Bellia S.R.1, Cozzupoli P.2, Arcudi L.2, Calipari N.1, Cimino S.1, Malara S.1, Marchione A.M.1, Odantini R.1,
Sgrò E.2, Sicuro O.2, Veneziano D.2, Al Sayyad S.1
1
U.O. di Radiotearapia Oncologica; 2U.O. di Urologia e Trapianti di rene, Azienda Ospedaliera "Bianchi-MelacrinoMorelli", Reggio Calabria
212 - CARCINOMA NEUROENDOCRINO A PICCOLE CELLULE DELLA PROSTATA: RAPIDA EVOLUTIVITÀ DI MALATTIA
IN CORSO DI TRATTAMENTO
De Dosso S.1, Procopio G.1, Catena L.1, Fusi A.1, Ferrari L.1, Martinetti A.v, Torelli T.2, Valdagni R.3,
Maccauro M.4, Bajetta E.1
1
S.C.Oncologia Medica 2; 2S.C.Chirurgia Urologica; 3Direzione Scientifica; 4S.C.Medicina Nucleare. Istituto Nazionale
per lo Studio e la Cura dei Tumori, Milano, Italy
214 - PROSTATECTOMIA RADICALE RETROPUBICA VERSUS RADIOTERAPIA ESTERNA CONVENZIONALE NEL CARCINOMA PROSTATICO CLINICAMENTE LOCALIZZATO: INTERIM REPORT DI UNO STUDIO PROSPETTICO
CONTROLLATO
Di Stasi S. M.1, Storti L.1, Attisani F.1, De Carolis A.1, Virgili G.1, Galasso F.1, Giannantoni A.2, Vespasiani G.1
1
Cattedra di Urologia, Università "Tor Vergata", Roma; 2Clinica Urologica, Università di Perugia, Perugia.
Archivio Italiano di Urologia e Andrologia 2005, 77, 3, Supplemento 2
XXXI
XV Congresso Nazionale Società Italiana di Urologia Oncologica
218 - STUDIO PRELIMINARE SULLA CONTINENZA PRECOCE NELLA PROSTATECTOMIA RADICALE LAPAROSCOPICA
CON SOSPENSIONE RABDIOMIOSFINTERICA SEC. LA TECNICA DI ROCCO
Stener S., Bozzola A., Galli S., Lissiani A., Gregori A., Scieri F., Gaboardi F.
U.O. Urologia - Azienda Ospedaliera "Luigi Sacco", Milano
220 - LA VISITA MULTIDISCIPLINARE CON LA PERSONA AFFETTA DA TUMORE ALLA PROSTATA:
VANTAGGI E CRITICITÀ
Donegani S.1, Bosisio M.1, Villa S.2, Valvo F.2, Salvioni R.3, Nicolai N.3, Catena L.4, Procopio G.4, Valdagni R.5
1
Unità Operativa di Psicologia, Istituto Nazionale per lo Studio e la Cura dei Tumori; 2Unità Operativa
Radioterapia B, Istituto Nazionale per lo Studio e la Cura dei Tumori; 3Unità Operativa Urologia,
Istituto Nazionale per lo Studio e la Cura dei Tumori; 4Unità Operativa Oncologia Medica 2, Istituto Nazionale
per lo Studio e la Cura dei Tumori; 5Responsabile Programma Prostata, Istituto Nazionale per lo Studio
e la Cura dei Tumori, Milano
221 - ALLESTIMENTO DI UNA BANCA DI TESSUTI BIOLOGICI UMANI PER LO STUDIO
DELLE NEOPLASIE PROSTATICHE
Sacco E., Prayer Galetti T., Pinto F., Fracalanza S., Betto G., Artibani W., Pagano F.
Dipartimento di Scienze Oncologiche e Chirurgiche, Clinica Urologica, Università di Padova
222 - LA REBIOPSIA NEI PAZIENTI CON SOSPETTO CLINICO DI NEOPLASIA PROSTATICA
Pinto F.1, Prayer-Galetti T.1, Sacco E.1, Fracalanza S.1, Betto G.1, Gardiman M.2, Pagano F.1, Artibani W.1
1
Dipartimento di Scienze Oncologiche e Chirurgiche, Clinica Urologica, Università di Padova; 2Dipartimento di Anatomia
Patologica, Università di Padova
228 - ACCURATEZZA DELL’UTILIZZO DI NOMOGRAMMI NELLA STADIAZIONE DELL’ADENOCARCINOMA
DELLA PROSTATA: VALUTAZIONE DEL RISCHIO DI INTERESSAMENTO DELLE VESCICOLE SEMINALI
Cai T.1, Nesi G.2, Gavazzi A.1, Costanzi A.1, Maleci M.1, Farina U.1, Meliani E.1, Melone F.1, Sarti E.1, Bartoletti R.1
1
U.O. Urologia, Ospedale Santa Maria Annunziata, Università degli Studi di Firenze; 2Dipartimento di Patologia,
Università degli Studi di Firenze
245 - RICOSTRUZIONE DELLO SFINTERE STRIATO IN CORSO DI PROSTATECTOMIA RADICALE RETROPUBICA: VALUTAZIONE DELLA RIPRESA PRECOCE DELLA CONTINENZA URINARIA
Brunocilla E., Palmieri F., Forlani T., Sanguedolce F., Costa F., Urbinati M., Severini E., Vitullo G.,
Schiavina R., Martorana G.
Clinica Urologica, Alma Mater Studiorum, Università di Bologna
dalle 12.45 alle 13.45 Sala Hibiscus - area Rene e Surrene - Poster Meet the Authors
Moderatori: Martoni A., Siracusano S., Fellin G., Orestano L.
8 - IL CARCINOMA RENALE DEI DOTTI DI BELLINI: NEOPLASIA AD ALTA AGGRESSIVITÀ. PRESENTAZIONE DI UN
CASO CLINICO
De Luca S., Caccia P., Cavallini A., Giargia E., Neira D., Pasquale M., Randone D.F.
Divisione di Urologia, Ospedale Gradenigo, Torino
20 - CONFRONTO DEI LIVELLI SIERICI DEL VASCULAR ENDOTHELIAL GROWTH FACTOR (VEGF) E DELLA
ENDOSTATINA FRA PAZIENTI CON CARCINOMA A CELLULE RENALI (RCC) ED UN GRUPPO DI CONTROLLO (GC)
Schips L.1, Cantoni F.2, Gidaro S.3, Lipsky K.1, Zigeuner R.1, Langner C.4, Pummer K.1, Auprich M.1,
Hutterer G.1, Petritsch P. 1
2
1
Clinica Urologica Universiá Graz; Unitá Operativa Urologia Fidenza; 3Clinica Urologica Universitá Chieti; 4Istituto
Anatomia Patologica Graz
44 - CARCINOMA SURRENALICO CON METASTASI POLMONARI: RIDUZIONE NUMERICA E VOLUMETRICA DELLE
LESIONI POLMONARI DOPO CHEMIOTERAPIA DI II LINEA CON PACLITAXEL SETTIMANALE
Sisani M., Scali S., Del Buono S., Magnanini S., Giusti S., Ghezzi P.
U.O. Oncologia Medica USL8, Arezzo
111 - STUDIO CASO-CONTROLLO NELLA CHIRURGIA CONSERVATIVA DELLE NEOPLASIE RENALI: LAPAROSCOPIA
VERSO CHIRURGIA TRADIZIONALE
Yehia M., Galosi A. B., Fabiani A., Muzzonigro G.
Clinica Urologica, Università Politecnica delle Marche Azienda Ospedaliero-Universitaria Umberto I - G.M. Lancisi- G.
Salesi, Ancona
123 - ENUCLEORESEZIONE LAPAROSCOPICA PER NEOPLASIE RENALI PARENCHIMALI NON SUPERIORI AI 2CM:
NOSTRA ESPERIENZA
Daniele G. P., Ippolito C., Capparelli G., Romano A., Spisani L., Spurio M., Ughi G., Daniele C.
U. O. Urologia - Azienda Ospedaliera-Universitaria di Ferrara - Arcispedale S. Anna.
174 - COINVOLGIMENTO RENALE BILATERALE DA MALATTIA DI ROSAI-DORFMAN: DIAGNOSI DIFFERENZIALE
CON NEOPLASIA RENALE
Roscigno M.1, Colombo R.1, Freschi M.2, Zanni G.1, Bertini R.1, Ferla G.3, Rigatti P.1
1
U.O Urologia; 2Servizio di Anatomia Patologica; 3U.O. Chirurgia Generale
XXXII
Archivio Italiano di Urologia e Andrologia 2005, 77, 3, Supplemento 2
XV Congresso Nazionale Società Italiana di Urologia Oncologica
189 - ANGIOMIOLIPOMA DEL RENE CON INVASIONE DEL GRASSO PERILARE E DELLA VENA CAVA INFERIORE
Cussotto M., Barbero E., Biamino G., Guadagnin B., Vergara E., Buffa G.
ASL 19 U.O.A. Urologia Asti - Dir. G. Buffa
202 - FATTORI PROGNOSTICI DI SOPRAVVIVENZA NEI CARCINOMI A CELLULE RENALI
CON ISTOTIPO PAPILLARE
Ceratti G.1, Guglielmetti S.1, Kocjancic E.1, Marchioro G.1, Crivellaro S.1, Maso G.1, Andorno A.2, Valente G.2,
Bonvini D.3, Faggiano F.3, Frea B.1
1
Clinica Urologica, Università del Piemonte Orientale; 2Istituto di Anatomia patologica, Università del Piemonte
Orientale; 3Dipartimento di Igiene e Sanità Pubblica, Università del Piemonte Orientale, Novara
215 - LE TROMBECTOMIE CAVALI NEL CARCINOMA RENALE
Stellacci V., Battaglia M., Mancini V., Ditonno P., Palazzo S., Peschechera R., Selvaggi F.P.
Sezione di Nefrologia Chirurgica e Trapianto di Rene, Dipartimento dell'Emergenza e dei Trapianti d'Organi-Università
degli Studi di Bari
239 - CHIRURGIA NEPHRON-SPARING PER TUMORI RENALI REPORT DI 29 CASI
Ghini M., Scarpello M.L., Di Silverio A., Misuriello G., Salvi G., Vagliani G. Verratti V., Emili E.
Urologia Ospedale Civile Nuovo Imola, Clinica Urologica Università "G. D'anninzio" Chieti
dalle 12.45 alle 13.45 Sala Hibiscus - area Vescica e Via Escretrice Sup. - Poster Meet the Authors
Moderatori: Martoni A., Siracusano S., Fellin G., Orestano L.
11 - ETEROGENEITÀ DELLA RISPOSTA INFIAMMATORIA ALL’IMMUNOTERAPIA CON IL BCG
NEL CANCRO SUPERFICIALE DELLA VESCICA
Siracusano S.1, Ciciliato S.1, Knez R.1, Bernabei M.1, Vattovani V.1, Vita F.2, Abbate A.2, Zabucchi G.2, Belgrano E.1
1
Clinica urologica, Ospedale di Cattinara, Università degli Studi di Trieste; 2Dipartimento di Fisiologia e Patologia,
Università degli studi di Trieste
16 - EFFICACIA ABLATIVA DI EPIRUBICINA ED IPERTEMIA NEI TCC SUPERFICIALI,
RECIDIVI, MULTIFOCALI, PRE-TRATTATI
Colombo R.1, Salonia A.1, Naspro R.1, Da Pozzo L.1, Maffezzini M.2, Rigatti P.1
1
Urologia, Ospedale San Rafaele, MI; 2SC Urologia, Ospedale Galliera, GE
18 - FATTORI PROGNOSTICI NEL CARCINOMA A CELLULE TRANSIZIONALI (TCC)
DELLE ALTE VIE URINARIE (AVU)
Schips L.1, Cantoni F.2, Lipsky K.1, Zigeuner R.1, Hutterer G.1, Petritsch P.1, Langner C.3
1
Clinica Urologica Universitá Graz; 2Unitá Operativa Urologia Fidenza; 3Istituto Anatomia Patologica Graz
30 - CONFRONTO TRA LA NEFROURETERECTOMIA LAPAROSCOPICA EXTRAPERITONEALE E LA CHIRURGIA OPEN
NEGLI UROTELIOMI DELLE ALTE VIE URINARIE
Pecoraro G., Motta L., Olivo G., Frigo M.
U.O. di Urologia, ASL 22 Bussolengo, Regione Veneto
32 - POSITIVITÀ DELL’NMP22 E NEGATIVITÀ CISTOSCOPICA E CITOLOGICA. QUALE SIGNIFICATO ATTRIBUIRE?
Galuffo A., Scuto F., Parrinello M., Ruggirello A., Capra M., Allegro R., Serretta V.
Sezione di Urologia, Dipartimento di Medicina Interna, Malattie Cardiovascolari e Nefrourologiche, Università di Palermo
43 - UTILIZZO DEL TRIM PROBE NELLA DIAGNOSI DEL CARCINOMA VESCICALE: ESPERIENZA PRELIMINARE
Rotondo C.1, Cantiello F.1, Leucci G.2, Cavaliere V.2, Giacobbe A.1, Damiano R.1, Sacco R.1
1
U.O. di Urologia - Università degli Studi Magna Græcia di Catanzaro; 2Divisione di Urologia - Azienda Ospedaliera Vito
Fazzi di Lecce
59 - STUDIO OSSERVAZIONALE SULLA BATTERIURIA E SULLE INFEZIONI URINARIE NEI PAZIENTI SOTTOPOSTI A
DERIVAZIONE URINARIA CON INTERPOLAZIONE DI SEGMENTO INTESTINALE: RISULTATI PRELIMINARI
Destefanis P.1, Cucchiarale G.2, Serra R.3, Graziano M.E.2, Fiori C.1, Rolle L.1, Marchiaro G.1, Ferrando U.2, Fontana D.1
1
Div. Universitaria di Urologia 2; 2Div. di Urologia 3; 3SCDO Microbiologia, ASO "San Giovanni Battista, Molinette", Torino
65 - ATTIVITÀ LAVORATIVA E FATTORI DI RISCHIO AMBIENTALE IN PAZIENTI AFFETTI
DA CARCINOMA VESCICALE SUPERFICIALE
Serretta V.1, Morgia G.2, Altieri V.3, Melloni D.1, Ruggirello A.1, Cosentino V.4, Cindolo L.5, Borruso L.6,
Iadevaia M.7, Vaccarella G.8, Cammarata C.9, Armenio A.10, Saracino A.11, Nicolosi D.12, Falvo F.13,
Lo Presti D.14, Gentile M.15, Siragusa A.16, Paola Q.17, Masala A.18, D’Elia A.19,
Aragona F.20, Spampinato A.21, Allegro R.1, i membri del GSTU22
1
Ist Urol-Università di Palermo, 2Ist Urol-Università di Sassari, 3Ist Urol-Università di Napoli, 4Osp. Civ-Div Urol, Gela
(CL), 5Osp Civ Rummo-Div Urol, Benevento, 6Osp. Civ-Div Urol, Salemi (TP), 7Osp. Civ. Maddaloni-Div Urol, Maddaloni
(CE), 8Osp. Civ. Cervello-Div Urol, Palermo, 9Osp Civ-Div Urol,Caltanissetta, 10Casa di Cura Candela, Palermo, 11Ist UrolUniversità di Bari, 12Osp Civ Garibaldi-Div Urol, Catania, 13Osp Civ-Div Urol, Catanzaro, 14Osp. Civ. Benefratelli-Div Urol,
Palermo, 15Osp. Civ-Div Urol, Avellino, 16Osp. Civ-Div Urol, Caltagirone (CT), 17Osp Civ-Div Urol, Sciacca (AG), 18Osp. Civ.
Cardarelli-Div Urol, Napoli, 19Osp Civ-Div Urol, Castellaneta (TA), 20Osp Civ Cannizzaro-Div Urol, Catania, 21Osp Civ-Div
Urol, Taormina (ME), 22Sicilia -Calabria-Campania- Puglia- Basilicata-Molise-Sardegna
Archivio Italiano di Urologia e Andrologia 2005, 77, 3, Supplemento 2
XXXIII
XV Congresso Nazionale Società Italiana di Urologia Oncologica
72 - EFFETTO DELLA TERMOCHEMIOTERAPIA LOCALE IN PAZIENTI AFFETTI
Colombo R.1, Naspro R.1, Salonia A.1, Moskovitch2, Sidi A.2, Akkad T.3, Gofrit O.2, O’osterhof G.4, Liebovitch I.2,
Leib Z.2, Conti G.1, Stein A.2, De Corbelli O.1, Maffezzini M.1
1
Milano, Como, Genova (Italia); 2Haifa, Holon, Jerusalem, Kfar Saba, Petach-Tikva (Israele); 3Innsbruck (Austria);
4
Maastricht (Olanda)
80 - TRATTAMENTO DEI PAZIENTI CON CARCINOMA UROTELIALE SUPERFICIALE CERVICO-URETRALE
Carbone L., Ierace M., Sicuro O., Arcudi L., Veneziano P., Sidari V., Veneziano D., Cozzupoli P.
U.O. di Urologia e Trapianti di rene - Azienda Ospedaliera B.M.M. - Reggio Calabria
84 - METASTASI DA CARCINOMA TRANSIZIONALE SU TRAMITE NEFROSTOMICO CUTANEO
Zanovello N., De Zorzi L., Balta G., Repele M., Milani C., Ferraro M., Battanello W., Dal Bianco M.
U.O. Urologia, Ospedale S. Antonio, Padova
90 - OSTEOSARCOMA CONDROBLASTICO DELLA VESCICA: CASE REPORT
Morabito F., Fiore L., Liberale F., Rossi R., Ferrando U.
S.C. Urologia 3 D.O., Ospedale Molinette, Torino.
91 - QUALITY OF LIFE NEI PAZIENTI SOTTOPOSTI A TRATTAMENTO ONCOPREVENTIVO ENDOVESCICALE
Abbona A., Morabito F., Billia M., Paradiso M., Rossi R., Ferrando U.
S.C. Urologia 3 D.O., Ospedale Molinette, Torino
101 - HYTAD1-P20: A NOVEL PACLITAXEL-HYALURONIC ACID HYDROSOLUBLE BIOCONJUGATE FOR TREATMENT OF
SUPERFICIAL BLADDER CANCER
Banzato A.1, Renier D.2, De Luca G.2, Bettella F.2, Riondato M.3, Mazzi U.3, Esposito G.1,
Pagano C.4, Bassi P.F.1, Rosato A.1
1
Dip. Scienze Oncologiche e Chirurgiche, Università di Padova; 2Fidia Farmaceutici, Abano Terme; 3Dip. Scienze
Farmaceutiche; 4Dip. Scienze Mediche e Chirurgiche, Università di Padova
112 - “PSEUDOTUMORE INFIAMMATORIO” DELL’URACO: APPROCCIO DIAGNOSTICO-TERAPEUTICO E QUADRO
ISTOPATOLOGICO
Cretì G., Colella A., Sebastio N., Santodirocco M., Ricci Barbini V.
IRCCS Casa Sollievo della Sofferenza. U.O. Urologia San Giovanni Rotondo (FG).
115 - TUMORE VESCICALE E RECIDIVANZA: UN ANALISI DEI COSTI IN FUNZIONE
DELLE NUOVE STRATEGIE TERAPEUTICHE
Dr. O. de Cobelli, Dr. B. Rocco, Dr. F. Verweij, Dr. D.V.Matei, Dr. E. Scardino, Dr. M. Follini
Istituto Europeo di Oncologia
137 - CELLULE DENDRITICHE DEL SANGUE PERIFERICO E DELLE URINE
NEL CANCRO DELLA VESCICA
Iori F.2, Lichtner M.1, Rossi R.1, Mengoni F.1, Dini D.2, Mastroianni C.M.1, Vullo V.1, Laurenti C.2
1
Dipartimento di Malattie Infettive e Tropicali, Università La Sapienza di Roma; 2Dipartimento di Urologia, Università La
Sapienza di Roma
138 - STUDIO OSSERVAZIONALE DI 101 PAZIENTI CON CARCINOMA A CELLULE TRANSIZIONALI
DELLA VESCICA pT1G2-G3
Cammarata C., Caruana P., Cordaro C., Guzzardi F., Iraci F., Lauria G., Oxenius I., Vacirca F.
U.O. di Urologia dell'Azienda Ospedaliera S.Elia di Caltanissetta. Direttore Dr. F. Vacirca
153 - FUMO DI SIGARETTA, INDICI DI PROLIFERAZIONE E PROGNOSI DEI CARCINOMI VESCICALI,
STUDIO CASO CONTROLLO
Casetta G.1, Greco A.1, Zitella A.1, Rosso D.1, Pacchioni D.2, Bussolati G.2, Tizzani A.1
1
Clinica Urologica 1, Università degli Studi di Torino; 2III Servizio di Anatomia Patologica, Università degli Studi di Torino
165 - RARO CASO DI CARCINOMA VERRUCOSO DELLA VESCICA NON ASSOCIATOA SCHISTOSOMIASI
Feroldi F.1 Pianezza O.1, Zanardi G.1,, Micheli E.1, Lembo A1, Chinaglia D.2
1
U.S.C. Urologia, Ospedali Riuniti di Bergamo; 2U.O. Anatomia Patologica Ospedali Riuniti di Bergamo
175 - UN SOFTWARE PER MIGLIORARE LA GESTIONE DEI DATI CLINICI DEI PAZIENTI AFFETTI DA NEOPLASIA
VESCICALE SUPERFICIALE
Colombo R., Fabbri F., Naspro R., Pasta A., Mazzoccoli B., Montorsi F., Rigatti P.
Istituto Scientifico Ospedale San Raffaele, Università Vita Salute, Cattedra di Urologia
178 - TERMOCHEMIOTERAPIA MEDIANTE SISTEMA SYNERGO NEL TRATTAMENTO DEI TUMORI VESCICALI SUPERFICIALI AD ALTA RICORRENZA O AD ALTO RISCHIO: VALUTAZIONE IN ITINERE
Maffezzini M.1, Campodonico F.1, Verweij F.2, De Cobelli O.2, Conti G.3, Hurle R.4, Valenti S.4, Canepa G.1
1
SC Urologia Ospedale Galliera, Genova; 2Divisione Urologia Istituto Oncologico Europeo, Milano; 3Divisione di Urologia
Ospedale S. Anna, Como; 4Divisione Urologia Cliniche Gavazzeni, Bergamo
191 - ANALISI RETROSPETTIVA SULLA PRESENZA DI NEOPLASIE GINECOLOGICHE RISCONTRATE INCIDENTALMENTE IN CORSO DI CISTECTOMIA RADICALE PER TCC DELLA VESCICA
Potenzoni M., Prati A., Arnaudi R., Destro Pastizzaro C., Savino A., Uliano N., Pieri A.M., Martens D., Potenzoni D.
Divisione di Urologia Ospedale di Fidenza Vaio. Parma
XXXIV
Archivio Italiano di Urologia e Andrologia 2005, 77, 3, Supplemento 2
XV Congresso Nazionale Società Italiana di Urologia Oncologica
204 - GLI EFFETTI DELL’ETÀ SULLE COMPLICANZE PRECOCI DOPO NEOVESCICHE ORTOTOPICHE
Corbu C.1, Tognoni P.1, Sanguineti G.2, Carmignani G.1
1Istituto di Clinica Urologia "Luciano Giuliani", Genova, Italia; 2Dipartimento di Radioterapia, Università del Texas,
Galvestone, Texas, USA
213 - SOMMINISTRAZIONE INTRAVESCICALE SEQUENZIALE DI BACILLUS DI CALMETTE-GUERIN E MITOMICINA C
ELETTROSTIMOLATA NEI TUMORI SUPERFICIALI DELLA VESCICA AD ALTO RISCHIO: FOLLOW-UP A LUNGO TERMINE DI UNO STUDIO PROSPETTICO RANDOMIZZATO
Di Stasi S.M.1, Giannantoni A.2, Stephen R. L.3, Zampa G.4, Virgili G.1, Storti L.1, Attisani F.1,
De Carolis A.1, Vespasiani G.1
1
Cattedra di Urologia, Università "Tor Vergata", Roma; 2Clinica Urologica, Università di Perugia, Perugia; 3Laboratori
Physion srl, Medolla; 4Unità operativa di Oncologia, Ospedale S. Giacomo, Roma
229 - ANALISI DELLA FREQUENZA DELLE ALTERAZIONI MICROSATELLITI SUL CROMOSOMA 9: SBILANCIAMENTO
ALLELICO ED INSTABILITÀ MICROSATELLITE COME MARCATORI PRECOCI DEL CARCINOMA A CELLULE TRANSIZIONALI DELLA VESCICA
Dal Canto M.1,Cai T.2, Piazzini M.3, Sarti E.2, Gavazzi A.2, Maleci M.2, Meliani E.2, Costanzi A.2,
Melone F.2, Farina U.2, Bartoletti R.2
1
Clinica Urologica, Azienda Ospedaliera Careggi, Università degli Studi di Firenze; 2U.O. Urologia, Ospedale
Santa Maria Annunziata, Università degli Studi di Firenze; 3Dipartimento di Genetica Medica,
Università degli Studi di Firenze
241 - GEMCITABINA ENDOVESCICALE NELLA PROFILASSI DELLE RECIDIVE DEI TUMORI
VESCICALI SUPERFICIALI PLURIRECIDIVI DOPO ANTIBLASTICI ENDOVESCICALI E/O BCG:
STUDIO MULTICENTRICO ITALIANO DI FASE II
Lancini V.1, Cretarola E.1, Conti G.1, Morabito F.2, Ferrando U.2, Luporini A.C.3, Muto G.4, D’urso L.4, Razionale P.5,
Lissoni G.6, Simone M.7, Francesca F.7, Sommariva M.8, Casu M.9, Hurle R.10
1
S.C. Urologia Ospedale S.Anna, Como; 2S.C. Urologia 3D.O. Ospedale Molinette, Torino; 3U.O.Oncologia Medica
Istituto Clinico S.Ambrogio, Milano; 4S.C. Urologia Ospedale.Giovanni Bosco, Torino; 5U.O. Urologia Ospedale SS
Benedetto e Gertude, Cuggiono; 6S.C. Urologia Ospedale Civile, Vimercate; 7S.C. Urologia Ospedale S.Chaira, Pisa;
8
S.C. Urologia Ospedale Fornaroli, Magenta; 9S.C. Urologia Ospedale S.Gerardo, Monza; 10S.C. Urologia HumanitasGavazzeni, Bergamo
246 - CARCINOMA A CELLULE TRANSIZIONALE PLASMOCITOIDE DELLA VESCICA: CASE REPORT
Brunocilla E., Palmieri F., Forlani T., Sanguedolce, Urbinati M., Vitullo G., Martorana G.
Clinica Urologica di Bologna, Alma Mater Studiorum, Università di Bologna.
250 - NEOVESCICA ILEALE ORTOTOTPICA SEC. HAUTMANN CON ANASTOMOSI URETERO-ILEALE A “DOPPIO CAMINO”: DESCRIZIONE DELLA TECNICA CHIRURGICA
Concetti S., Brunocilla E., Franceschelli A., Schiavina R., Forlani T., Severini E., Martorana G.
Clinica Urologica, Alma Mater Studiorum, Università di Bologna
Sabato 5 novembre 2005
dalle 15.30 alle 16.30 Sala Dionisio - Comunicazioni Multidisciplinari: Prostata 3
Moderatori: Vespasiani G., Bracarda S.
10 - STUDIO DI FASE II CON CARBOPLATINO (CBDCA) A BASSO DOSAGGIO STANDARDIZZATO SETTIMANALE NEL
CARCINOMA PROSTATICO ORMONOREFRATTARIO (HRPC)
Ferraris V.1, Castagneto B.2, Cavalli V.1, Botta M.2, Giaretto L.2, Perachino D.1
1
SOC Urologia Ospedale S. Spirito; 2SOC Oncologia Ospedale S. Spirito ASL 21 Casale Monferrato (AL)
45 - IL DESTINO DEI PAZIENTI CON ASAP ( ATYPICAL SMALL ACINAR PROLIFERATION) CONTROLLATI NEL TEMPO
CON PSA E BIOPSIE PROSTATICHE : È VERAMENTE LA SCELTA GIUSTA?
Brausi M., Castagnetti G., Gavioli M., Olmi R., Peracchia G., Verrini G., Viola M., De Luca G., Simonini G.
U.O. Urologia Ospedale S. Agostino-Estense Modena e Ramazzini - Carpi Modena
108 - LIVELLI SIERICI DELLE PRO-METALLOPROTEINASI 2 (MMP2), PRO-MMP 9 ED ATTIVITÁ GELATINASICA NEI
PAZIENTI CON CARCINOMA PROSTATICO ED IPB
Zitella A.1, Casetta G.1, Mengozzi G.2, Aimo P.2, Greco A.1, Rosso D.1, Delibero A.1, Ghignone G.P.1, Cortese F.1,
Fiorio M.1, Piovano M.1, Tizzani A.
1
Clinica Urologica 1, Università degli Studi di Torino; 2Laboratorio Analisi, Ospedale Molinette, Torino Centro per la
Ricerca, la Diagnosi e la Cura del Tumore Prostatico, Centro Prostata Molinette, Torino
139 - NAVELBINE BASED CHEMOTHERAPY IN HORMONE-REFRACTORY PROSTATE CANCER (HRPC)
Verri E.1, Zampino M.G.1, Locatelli M.1, Curigliano G.1, Verwej F.2, Matei V.2, Scardino E.2, Sbanotto A.1,
Rocca A.1, Decobelli O.2, Goldhirsch A.1, Nolè F.1
1
Division of Medical Oncology; 2Division of Urology, European Institute of Oncology, Milan
Archivio Italiano di Urologia e Andrologia 2005, 77, 3, Supplemento 2
XXXV
XV Congresso Nazionale Società Italiana di Urologia Oncologica
157 - BRACHITERAPIA INTERSTIZIALE PERMANENTE NEL TRATTAMENTO DEL CARCINOMA PROSTATICO LOCALIZZATO: L’ESPERIENZA PIEMONTESE
Casetta G.1, Cortese F.1, Zitella A.1, Beltramo G.2, Guarneri A.2, Ricardi U.2, Tizzani A.1
1
Clinica Urologica 1 Università degli Studi di Torino; 2Radioterapia Università degli Studi di Torino
249 - VALUTAZIONE DEL RECUPERO DELLA CONTINENZA URINARIA IN PAZIENTI SOTTOPOSTI A PROSTATECTOMIA
RADICALE LAPAROSCOPICA: RISULTATI DOPO 150 PROCEDURE
Martorana G., Bertaccini A., Garofalo M., Costa F., Palmieri F., Provenzale M., Sanguedolce F., Severini E.,
Schiavina R., Manferrari F.
Clinica Urologica di Bologna, Alma Mater Studiorum, Università di Bologna
dalle 15.30 alle 16.30 Sala Pitagora - Video Miscellanea 3
Moderatori: Porena M., Prezioso D.
21 - CHIRURGIA RICOSTRUTTIVA DEL GLANDE CON MUCOSA BUCCALE REINNERVATA IN PAZIENTI SOTTOPOSTI A
GLANDULECTOMIA PER Ca DEL PENE
Leonardi R., Debole M., Jelo P., Nicolosi A.
Casa di Cura Clinica Basile- Catania Resp.U.F.Urologia Dr.R. Leonardi
39 - BRACHITERAPIA PROSTATICA INTERSTIZIALE NEL TRATTAMENTO DELLE NEOPLASIE ORGANO-CONFINATE:
LA TECNICA
Falsaperla M.1, Marchese F.1, Saita A.1, Giammusso B.1, Aleo D.1, Polara A.1, Bonaccorsi A.1, Motta M.1, Morgia G.2
1
Clinica Urologica, Università di Catania; 2Clinica Urologica, Università di Sassari
60 - PROSTATECTOMIA RADICALE ROBOTICA: NOSTRA ESPERIENZA DOPO 30 CASI
Pierini P., Viganò M., Lillaz B., Merlo F., Bertolin R., Talarico E., Marcangeli P.
Unità di Urologia, Ospedale Regionale, Azienda USL della Valle d’Aosta
140 - PROSTATECTOMIA RADICALE LAPAROSCOPICA CON SISTEMA ROBOT DA VINCI
Gaboardi F., Simonato A., Lissiani A., Gregori A., Galli S., Bozzola A., Scieri F., Stener S.
Div. di Urologia, Az. Ospedaliera "Luigi Sacco", Milano
167 - MAPPING PROSTATICO CON SONDA TRANSRETTALE A 3 DIMENSIONI
Benecchi L., Arnaudi R., Cantoni F., Prati A., Destro Pastizzaro C., Savino A., Uliano N., Pieri A.M.,
Martens D., Potenzoni M., Potenzoni D.
Divisione di Urologia, Ospedale di Fidenza (Parma)
188 - PROSTATECTOMIA RADICALE LAPAROSCOPICA PRE-PERITONEALE NERVE SPARING. SOLUZIONI TECNICHE
DOPO 600 INTERVENTI
Amenta M., Aresu L., Maritati F., Occhipinti M., Grosso G.
U.O. Urologia Clinica "dott. Pederzoli" P.O. ASL 22, Peschiera del Garda (Verona)
dalle 15.30 alle 16.30 Sala Tindari B- Comunicazioni selezionate Terapia Radiante e Terapia Medica
Moderatori: Arcangeli G., Greco C., Ribatti D., Boccardo F.
13 - TERMOCHEMIOTERAPIA MEDIANTE SISTEMA SYNERGO® NEL TRATTAMENTO DEI TUMORI VESCICALI
SUPERFICIALI AD ALTO RISCHIO DI RECIDIVITÀ: VALUTAZIONE IN ITINERE
Maffezzini M., Campodonico F., Hurle R., Valenti S., Canepa G., Tamagno S., Pinto A., Durante A.
Struttura Complessa di Urologia
38 - DISFUNZIONE ERETTILE POST-BRACHITERAPIA PROSTATICA INTERSTIZIALE
Falsaperla M.1, Saita A.1, Marchese F.1, Polara A.1, Burrello M.1, Condorelli S.1, Motta M.1, Madonia M.2, Morgia G.2
1
Clinica Urologica - Università di Catania; 2Clinica Urologica, Università di Sassari
94 - ANALISI RETROSPETTIVA MONO-ISTITUZIONALE RIGUARDANTE SEMINOMI DEL TESTICOLO IN STADIO
I TRATTATI CON RADIOTERAPIA PROFILATTICA.
Muñoz F.1, Franco P.1, Ciammella P.1, Orefici E.1, Ferrando U.2, Ricardi U.1
1
SCDU Radioterapia; 2Università di Torino. Divisione di Urologia 31, ASO Molinette-Torino
144 - EPIRUBUCINA DA SOLA VS EPIRUBICINA + MITOMICINA NELLA PROFILASSI ENDOCAVITARIA
DI NEOPLASIE UROTELIALI SUPERFICIALI DELLA VESCICA. STUDIO PROSPETTICO
MULTICENTRICO RANDOMIZZATO
Saracino G.A., Battaglia M., Annunziata G., Serretta V., Altieri V., Morgia G., Pirritano G., Traficante A., Selvaggi F.P.
Sezione di Nefrologia Chirurgica e Trapianto di Rene, Dipartimento dell'Emergenza e dei Trapianti d'Organi-Università
degli Studi di Bari
XXXVI
Archivio Italiano di Urologia e Andrologia 2005, 77, 3, Supplemento 2
XV Congresso Nazionale Società Italiana di Urologia Oncologica
163 - NEOADJUVANT CHEMOTHERAPY (NACT) WITH PACLITAXEL (P) AND ESTRAMUSTINE PHOSPHATE (EP) FOLLOWED BY RADICAL SURGERY (S) AND ADJUVANT RADIOTHERAPY (RT) IN HIGH RISK PROSTATIC CANCER
(HRPC): A FEASIBILITY PILOT STUDY
Lo Re G.1, Boccalon M.1, Bortolus R.2, Rustici C.3, Maruzzi D.3, Lenardon O.3, Merlo A.3, Buttazzi L.3, Marin A.3,
Garbeglio A.3, Catalano G.4, Sulfaro S.5, Trovò M.2, Tumolo S.1
1
Oncology Unit, S. Maria degli Angeli, Pordenone; 2Radiotherapy, CRO, IRCCS, Aviano; 3Urology S. Maria degli Angeli,
Pordenone; 4Urology, Policlinico San Giorgio, Pordenone; 5Pathology, G.H.S. Maria degli Angeli, Pordenone
196 - RESEZIONE TRANSURETRALE (TURV) E RADIO-CHEMIOTERAPIA SIMULTANEA CON CISPLATINO (CDDP) E
GEMCITABINA (GEM) NEL TRATTAMENTO CONSERVATIVO DEL CARCINOMA INFILTRANTE DELLA VESCICA (CV).
RISULTATI A LUNGO TERMINE DI UNO STUDIO DI DOSE FINDING
Caffo O.1, Fellin G.2, Graffer U.3, Valduga F.1, Vanoni V.2, Mussari S.2, Bolner A.2
1
Oncologia Medica; 2Radioterapia; 3Urologia Ospedale S. Chiara, Trento
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XXXVII
XV Congresso Nazionale Società Italiana di Urologia Oncologica
XV CONGRESSO NAZIONALE
SOCIETÀ ITALIANA DI UROLOGIA ONCOLOGICA (S.I.Ur.O.)
Giardini Naxos, 3-6 Novembre 2005
INFORMAZIONI GENERALI
Sede Congressuale
Centro Congressi Russott Hotel
Viale Jannuzzo, 47
98035 Giardini Naxos (Me)
Tel. +39 0942 51931
Fax. +39 0942 56128
Segreteria Scientifica
Cattedra e Scuola di Specializzazione in Urologia
Università di Messina
Via Consolare Valeria
Gazzi Messina
Tel. + 39 090 2212781 - 090 2212780 - 090 2212786
Segreteria Organizzativa
Emilia Viaggi Congressi & Meeting srl
Via del Pratello, 2/b
40122 Bologna
Tel. +39 051 235993
Fax. +39 051 2914455
Segreteria S.I.Ur.O.
Società Italiana di Urologia Oncologica (S.I.Ur.O.)
c/o Clin. Urologica Alma Mater Studiorum Università di Bologna
Policlinico S. Orsola-Malpighi, Padiglione Palagi
Via P. Palagi, 9 - 40138 Bologna
Tel. +39 051 6362421
E-mail: [email protected]
Fax +39 051 308037
Recapiti Segreteria Organizzativa EVCM
c/o Sede Congressuale
Tel. +39 0942 5531064
Fax +39 0942 5531065
Recapiti Segreteria S.I.Ur.O.
c/o Sede Congressuale
Tel. +39 0942 5531074
Fax +39 0942 5531075
E-mail: [email protected]
QUOTE DI ISCRIZIONE E REGOLAMENTO
Quote
Dopo il 30 Settembre e in Sede Congressuale
Quota di Partecipazione NON SOCI
€ 480,00 + IVA 20% (€ 576.00)
Quota di Partecipazione SOCI S.I.Ur.O1
€ 430,00 + IVA 20% (€ 516.00)
Iscrizione giornaliera
€ 300,00 + IVA 20% (€ 360.00)
Quota per Specializzandi2
€ 200,00 + IVA 20% (€ 240.00)
Quota per Infermieri3 (solo per il Corso Infermieri)
€ 50,00 + IVA 20% (€ 60.00)
Cena Sociale
€ 70,00 + IVA 20% (€ 84.00)
ESPOSITORI / SPONSOR
Verranno forniti su richiesta un massimo di nr. 3 badges gratuiti NON NOMINATIVI per Azienda. Il badge da diritto alla Cerimonia
Inaugurale, ai Sandwich Lunch, ai Coffee Break e all’accesso all’Area Espositiva. Ulteriori badges verranno rilasciati dietro pagamento di
una quota di € 30,00 + IVA 20%.
1
I soci S.I.Ur.O devono essere in regola con il pagamento della quota associativa.
2
L’iscrizione degli Specializzandi deve essere accompagnata da una dichiarazione della Scuola di Specializzazione di appartenenza.
3
La scheda di adesione degli Infermieri deve essere accompagnata dalla fotocopia del Tesserino Sanitario. La quota da diritto a partecipare esclusivamente al Corso Infermieri.
La quota d’iscrizione comprende: Partecipazione ai Lavori Scientifici, Cerimonia Inaugurale, “Kit” Congressuale, Attestato di partecipazione, Volume degli Abstracts, Sandwich Lunch, Coffee Break.
Le iscrizioni effettuate direttamente in Sede Congressuale potranno essere pagate tramite contanti, assegni bancari o circolari
non trasferibili, bancomat e carta di credito. A seguito del pagamento verrà rilasciata ricevuta cui farà seguito relativa fattura.
MODALITÀ DI ISCRIZIONE
Regole Generali
Per l’iscrizione al Congresso sia individuale, sia di gruppo, occorre compilare in ogni sua parte ed inviare, per posta o per fax, la scheda d’iscrizione alla Segreteria Organizzativa, allegando la ricevuta dell’avvenuto pagamento.
In caso di mancanza dei sopraccitati requisiti la scheda non sarà tenuta in considerazione.
Archivio Italiano di Urologia e Andrologia 2005, 77, 3, Supplemento 2
XXXIX
XV Congresso Nazionale Società Italiana di Urologia Oncologica
Al ricevimento delle iscrizioni, la Segreteria Organizzativa provvederà ad inviare la fattura.
Nel caso in cui pervenissero iscrizioni non indicanti se la persona è socio della Società Italiana di Urologia
Oncologica (S.I.Ur.O.), il pagamento dovrà essere comunque pari alla quota NON SOCIO. Sarà cura della
Segreteria Organizzativa verificare l’appartenenza alla S.I.Ur.O e stornare l’eventuale differenza.
Si suggerisce di verificare in anticipo l’appartenenza alla S.I.Ur.O degli iscriventi inviando un fax alla
Segreteria Organizzativa.
La prima scadenza per l’iscrizione al Congresso è venerdì 30 settembre 2005. Le pre-iscrizioni verranno accettate entro e non oltre lunedì 3 ottobre 2005. Dopo tale data si accetteranno solamente iscrizioni in Sede Congressuale.
Segreteria Organizzativa
Emilia Viaggi Congressi & Meeting S.r.l.
Via del Pratello, 2/b
40122 Bologna
Tel. +39 051 235993
Fax +39 051 2914455
E-mail: [email protected] – web: www.emiliaviaggi.it
Aziende/Agenzie
In aggiunta alle modalità di iscrizione generali sopracitate, nel caso di sponsorizzazioni di gruppo o
individuali sulla scheda dovrà essere indicato il riferimento dell’Azienda sponsorizzatrice e dell’eventuale Agenzia a cui fatturare.
Ritiro pre - iscrizioni da parte di Aziende/Agenzie
Il ritiro delle pre-iscrizioni di Agenzie/Aziende avverrà in Sede Congressuale in forma individuale da
parte ci ciascun pre-iscritto. Le Aziende/Agenzie dovranno obbligatoriamente richiedere per iscritto,
contestualmente all’invio delle schede di iscrizione, un APPUNTAMENTO alla Segreteria
Organizzativa.
In questa sede verranno verificate le pre-iscrizioni già ricevute, accettati i cambi nome ed evase
nuove iscrizioni non effettuate entro lunedì 3 ottobre 2005. Al ricevimento dell’iscrizione di gruppo,
la Segreteria Organizzativa provvederà ad inviare la fattura con l’orario ed il giorno assegnato per
l’appuntamento.
Rinunce
Entro lunedì 3 ottobre 2005 sarà rimborsato il 50% della quota pagata al netto delle spese bancarie. Dopo il 3 ottobre 2005 non si avrà diritto a nessun rimborso. I rimborsi verranno effettuati dopo
la chiusura del Congresso. Tutte le rinunce dovranno pervenire per iscritto.
Cambi nome
Sono permessi fino a lunedì 3 ottobre 2005. Tutti i cambi nome dovranno pervenire per iscritto. Oltre
tale data potranno effettuarsi in Sede Congressuale. Le sostituzioni dovranno eseguirsi tramite
nuova scheda di iscrizione.
In Sede Congressuale eventuali cambi nomi di partecipanti sponsorizzati verranno accettati solo con
una dichiarazione scritta di autorizzazione da parte dell’Azienda Sponsor.
Ritiro pre - iscrizioni individuali e nuove iscrizioni
Il Desk per il ritiro in Sede Congressuale delle pre-iscrizioni individuali e delle nuove iscrizioni sarà
aperto nei giorni:
• Giovedì
3 Novembre dalle ore 13.30 alle ore 19.30
• Venerdì
4 Novembre dalle ore 07.30 alle ore 19.00
• Sabato
5 Novembre dalle ore 07.30 alle ore 20.00
• Domenica 6 Novembre dalle ore 07.30 alle ore 13.30
Modalità di pagamento:
Il pagamento dovrà essere effettuato tramite:
• Bonifico Bancario: Banca Popolare dell’Emilia Romagna
c/c 000000989966 ABI 05387 CAB 02400, CIN B intestato a E.V.C.M. S.r.l.
causale: XV SIUrO 2005 + quota di iscrizione + nome iscritto.
(Esempio: XV SIUrO + socio + Dott. Rossi Marco).
• Assegno bancario o circolare non trasferibile intestato a: E.V.C.M. S.r.l.. L’assegno dovrà essere
accompagnato da lettera in cui si specifica causale del pagamento.
Le iscrizioni effettuate direttamente in Sede Congressuale potranno essere pagate tramite contanti, assegni bancari o circolari non trasferibili, bancomat e carta di credito. A seguito del pagamento
verrà rilasciata ricevuta cui farà seguito relativa fattura.
Fatturazione
Per la fatturazione, indicare chiaramente sulla scheda di adesione l’intestazione, il codice fiscale
e/o partita IVA e l’indirizzo completo.
XL
Archivio Italiano di Urologia e Andrologia 2005, 77, 3, Supplemento 2
XV Congresso Nazionale Società Italiana di Urologia Oncologica
BADGE
Ogni partecipante regolarmente iscritto riceverà un badge con codice a barre che conterrà tutti i dati
a lui relativi. Ciò consentirà l’accesso alle sessioni del Congresso ed alla Cerimonia Inaugurale.
Il badge è l’unica chiave di accesso al Congresso e l’unico mezzo per l’assegnazione dei crediti
E.C.M.
Si prega pertanto di tenere sempre con sè il badge.
Colori di identificazione
Blu
Congressisti
Rosso
Giornalieri
Verde
Organizzazione
Giallo
Stampa
Azzurro
Espositori
Grigio
Infermieri
ORARI SEGRETERIA ORGANIZZATIVA
Sede
Centro Congressi Russott Hotel
Viale Jannuzzo, 47 – 98035 Giardini Naxos (Me)
Recapiti Segreteria Organizzativa c/o Sede Congressuale:
Tel. +39 0942 5531064 Fax +39 0942 5531065
La Segreteria Organizzativa presso la Sede Congressuale sarà attiva a partire da Giovedì 03 Novembre
2005 dalle ore 13.30.
Giovedì
3 Novembre dalle ore 13.30 al termine del Congresso
Venerdì
4 Novembre dalle ore 07.30 al termine del Congresso
Sabato
5 Novembre dalle ore 07.30 al termine del Congresso
Domenica 6 Novembre dalle ore 07.30 al termine del Congresso
Certificati di Partecipazione
L’ attestato di partecipazione verrà rilasciato presso il Desk della Segreteria Organizzativa al termine del
Congresso. Il certificato verrà rilasciato solo a fronte della restituzione del badge e dei questionari “pre”
e “post” valutazione.
CONDIZIONI GENERALI DI PRENOTAZIONE
Per informazioni e prenotazioni rivolgersi a
Emilia Viaggi Congressi & Meeting S.r.l.
Via del Pratello, 2/b – 40122 Bologna
Tel. +39 051 235993 - Fax +39 051 2914455
E-mail: [email protected]
Modalità di prenotazione
Per prenotare una o più camere è obbligatorio compilare ed inviare la SCHEDA DI PRENOTAZIONE ALBERGHIERA ed il relativo pagamento (assegno o copia bonifico bancario) ad Emilia Viaggi Divisione Congressi
& Meeting entro il 29 luglio 2005 (non si accettano prenotazione telefoniche, ma solo scritte via fax o
e-mail).
L’assegnazione delle camere sarà effettuata secondo l’ordine di arrivo delle richieste. In ogni caso sarà
assegnato un albergo di pari cartegoria e, ad esaurimento della categoria prescelta, sarà proposta una
categoria diversa.
Per poter garantire la prenotazione è necessario ricevere l’importo totale dei pernottamenti più 16,00
(per camera) come diritto di prenotazione non rimborsabile in nessun caso.
Modalità di pagamento
• Assegno bancario o circolare non trasferibile intestato a: Emilia Viaggi S.n.c.
• Bonifico bancario sul c/c 000000990387 intestato a: Emilia Viaggi S.n.c.
ABI 05387 - CAB 02400 - CIN H - Banca Popolare dell’Emilia Romagna.
In caso di mancato pagamento la prenotazione verrà automaticamente cancellata.
Cancellazioni e Rimborsi
Si accetteranno cambi di nominativi solo tramite comunicazione via e-mail o fax entro e non oltre venerdì
30 settembre 2005.
In caso di cancellazione della prenotazione effettuata (da comunicarsi per iscritto) verranno applicate le
seguenti penalità:
• Dal momento della prenotazione verrà addebitata la prima notte per ogni camera cancellata.
• Per cancellazioni (inclusi riduzione numero di notti ed eventuali no-show) oltre il 30 giugno 2005 non si
avrà diritto ad alcun rimborso.
• Tutti i rimborsi saranno effettuati dopo la fine del Congresso.
Archivio Italiano di Urologia e Andrologia 2005, 77, 3, Supplemento 2
XLI
XV Congresso Nazionale Società Italiana di Urologia Oncologica
SEDI ALBERGHIERE
Hotel Russott****
Viale Jannuzzo, 47 – Giardini Naxos
tel. +39 094251931
Hotel Hellenia****
Viale Jannuzzo,41 – Giardini Naxos
tel. +39 094254310
Hotel Giardino dei Greci****
C.so da Sirina – Via dei sei Mulini
Giardini Naxos
tel. +39 094251514
Hotel Naxos Beach Resort****
Via Recanati, 20 – Giardini Naxos
tel. +39 09426611
Hotel Villa Sant’Andrea****
Via Nazionale, 137 – Taormina mare
tel. +39 094223125
Hotel Villa Diodoro****
Via Bagnoli Croci, 75 – Taormina
tel. +39 09423391
Categorie e tariffe alberghiere
Doppia
da 185,00 a 400,00 euro
Doppia u.s.
da 150,00 a 350,00 euro
N.B. Minimo notti garantite n. 3 - Diritto di prenotazione (non rimborsabile) 16,00 euro le prenotazioni
saranno evase in ordine di arrivo.
I prezzi indicati si intendono per camera a notte con inclusa la prima colazione, tasse ed IVA.
PROGRAMMA SOCIALE
Per poter partecipare al programma sociale è indispensabile essere iscritti al Congresso.
Inaugurazione
La Cerimonia di Inaugurazione si terrà, giovedì 3 novembre 2005 alle ore 19.00 circa, presso la Sede
Congressuale, Russott Hotel.
L’accesso è consentito anche agli accompagnatori degli iscritti regolarmente al Congresso.
Seguirà un Cocktail di Benvenuto.
Cena Sociale
La Cena Sociale si terrà venerdì 4 novembre 2005, alle ore 21.00 presso il Ristorante “San Domenico”
di Taormina.
Chi desidera partecipare è pregato di inviare la propria adesione tramite la scheda d’iscrizione pubblicata sul sito www.emiliaviaggi.it unitamente al pagamento della quota di registrazione.
La partecipazione alla Cena Sociale di venerdì 4 novembre prevede una quota di Euro 70,00.
Per motivi di carattere organizzativo le iscrizioni alla Cena Sociale verranno accolte sino ad esaurimento
dei posti disponibili.
Per accedere alla Cena Sociale è necessario presentare l’invito che sarà consegnato presso la
Segreteria Organizzativa in Sede Congressuale.
Programma Accompagnatori
Per gli accompagnatori saranno a disposizione escursioni a pagamento. In Sede Congressuale sarà presente un desk appositamente dedicato dove rivolgersi per informazioni e/o prenotazioni.
Agenzia di viaggio
Emilia Viaggi è l’agenzia ufficiale del Congresso.
Per informazioni, prenotazioni ed emissione biglietteria rivolgersi a:
Emilia Viaggi Congressi & Meeting S.r.l.
Via del Pratello, 2/b – 40122 Bologna
Tel. +39 051 235993
Fax +39 051 2914455
E-mail: [email protected] – web: www.emiliaviaggi.it
NOTIZIE UTILI
Lingua ufficiale
La lingua ufficiale del Congresso è l’italiano.
Libro degli Abstract
Il libro degli Abstract è contenuto nel Programma Definitivo.
XLII
Archivio Italiano di Urologia e Andrologia 2005, 77, 3, Supplemento 2
XV Congresso Nazionale Società Italiana di Urologia Oncologica
Questionari di “pre” e “post” valutazione
I questionari di “pre” e “post” valutazione relativi ad ogni giornata dei lavori dovranno essere tassativamente consegnati alla Segreteria Organizzativa in Sede Congressuale.
Esposizione tecnico-scientifica
Nell’ ambito del Congresso sarà allestita un’ esposizione tecnico – scientifica alla quale parteciperanno
aziende farmaceutiche e aziende produttrici di apparecchi elettromedicali.
Servizio navette
Un servizio navetta collegherà gli hotel ufficiali del Congresso con la sede della Cena Sociale (Ristorante
“San Domenico” di Taormina).
Nessuna navetta è messa a disposizione per i collegamenti tra la Sede Congressuale e gli hotel e dalla
stazione ferroviaria o aeroporto.
Open Lunch e Coffe Station
Saranno allestiti alcuni punti buffet nell’area poster-lunch.
COME RAGGIUNGERE LA SEDE CONGRESSUALE
Come arrivare
Giardini Naxos
Località turistica, distante, via autostrada, 50 Km da Messina Centro e 48 Km da Catania, confinante
con Taormina il cui centro dista circa 5 Km. Raggiungibile in poco tempo dall’aeroporto Fontanarossa di
Catania e dalla linea ferroviaria Messina - Catania.
In Aereo
Catania Fontanarossa International, è l’aereoporto più vicino a Giardini Naxos distante 55 km.
Dall’aereoporto di Catania è possibile raggiungere Giardini Naxos con l’autobus al costo di 4,65 a persona, con il treno dalla stazione ferroviaria di Catania (Gli autobus dall’aeroporto alla stazione ferroviaria di Catania partono ogni 20 minuti), noleggiando un auto, via autostrada A18 direzione Messina, uscita Giardini Naxos; o con il Taxi al costo di 80,00 circa.
In Autobus
Il terminal Bus di Giardini Naxos, si trova a c.a. 10 minuti a piedi dal Guest House, se non si hanno dei
bagagli pesanti è facile raggiungere il terminal Bus a piedi, o con taxi (costo c.a. 7,00).
In Treno
La stazione ferroviaria di Taormina/Giardini-Naxos è la fermata del treno. Gli orari dei treni per Giardini
Naxos si trovano sul sito www.trenitalia.com.
In Auto
Dal nord Italia è possibile prendere l’autostrada A3 in direzione Napoli e Salerno, da Salerno bisogna
immettersi di nuovo nell’autostrada del sole A3 in direzione di Reggio Calabria, uscire poi a Villa S.
Giovanni e dal porto prendere uno dei traghetti che parte ogni 20 minuti 24 ore su 24 ore (compagnia
“Caronte”). Dal porto seguendo le indicazioni per l’autostrada, immettersi nel A18 in direzione di
Catania. Da Palermo prendere l’autostrada direzione Catania A19; da Catania prendere l’autostrada A18.
arrivederci a…
Archivio Italiano di Urologia e Andrologia 2005, 77, 3, Supplemento 2
XLIII
XV Congresso Nazionale Società Italiana di Urologia Oncologica
Assemblea amministrativa dei soci SIUrO
Rinnovo cariche sociali SIUrO: Nel corso del XV Congresso Nazionale SIUrO si terranno le elezioni per il
rinnovo delle cariche sociali.
Le votazioni potranno essere effettuate presso la segreteria SIUrO, Sala Nike, nei seguenti orari:
Giovedì 3 novembre 2005
dalle 16.30 alle 18.00
Venerdì 4 novembre 2005
dalle 10.30 alle 11.30 e dalle 15.30 alle 17.30
Sabato 5 novembre 2005
dalle 10.30 alle 13.00
Sono ammessi a votare solo i soci in regola con il pagamento della quota associativa per l’anno 2005.
E’ possibile effettuare il pagamento della quota associativa anche in sede congressuale, presso la segreteria SIUrO, anche con Bancomat o carta di credito (VISA e MasterCard), ESCLUSIVAMENTE nei seguenti orari:
Giovedì 3 novembre 2005
dalle 15.00 alle 16.00
Venerdì 4 novembre 2005
dalle 09.00 alle 10.00 e dalle 13.00 alle 14.30
Sabato 5 novembre 2005
dalle 09.00 alle 10.00
Domenica 6 novembre 2005
dalle 09.00 alle 11.00
Sabato 5 novembre, dalle ore 18.30 alle ore 20.00, in sala Tindari A, si terrà la Assemblea
Amministrativa dei soci, nel corso della quale saranno premiati i vincitori dei premi SIUrO per le migliori
comunicazioni e per i migliori posters.
INFORMAZIONI SCIENTIFICHE
Premi S.I.Ur.O
Sono previsti premi per le migliori comunicazioni libere e per i migliori poster presentati nelle sezioni
poster.
Per quanto riguarda i poster verranno valutati esclusivamente i lavori in cui uno degli autori sarà presente,
accanto al proprio poster, all'ora prevista, nella sessione poster meet the authors.
I premi verranno assegnati, agli autori effettivamente presenti, nel corso della seduta amministrativa
della Associazione che si terrà sabato 5 novembre dalle 18.30 alle 20.00.
Tutte le comunicazioni premiate ed i poster premiati verranno pubblicati per extenso sulla rivista Archivio
Italiano di Urologia e Andrologia, organo Ufficiale della S.I.Ur.O.
ECM - Educazione Continua in Medicina
La presente edizione del congresso Nazionale della Società Italiana di Urologia Oncologica, SIUrO è stata
accreditata presso il sistema ECM (Educazione Continua in Medicina) attraverso la società stessa.
L'accreditamento del Congresso è stato articolato in giornate al fine di ottenere crediti separati per ogni
singolo evento per poter certificare a ciascuno la reale partecipazione.
La giornata di domenica 6 novembre 2005 sarà accreditata unitamente alla giornata di sabato 5 novembre. In altre parole, per poter ricevere i crediti ECM della giornata di domenica 6 novembre è necessario
aver partecipato alla giornata di sabato 5 novembre.
Al fine di permettere un preciso e puntuale svolgimento degli eventi accreditati ed il conseguente rilevamento delle presenze, sia i
Relatori sia i partecipanti sono pregati di voler rispettare puntualmente gli orari previsti e di voler seguire fino a completamento l'evento volta per volta scelto.
Al fine dell'attestazione dei crediti formativi ECM è necessaria la presenza effettiva degli operatori sanitari del 100% rispetto alla durata complessiva dell' evento formativo, previa consegna presso la segreteria congressuale dei questionari di verifica (pre e post evento) della scheda di valutazione dell' evento formativo. Nei particolari casi di assenza brevissima (non superiore ai 30 minuti) sarà cura dell' organizzatore valutarne la giustificazione e l'incidenza dell' assenza sull'apprendimento.
L'attestato ECM verrà inviato dopo l'evento per posta o e-mail, all'indirizzo indicato sul Questionario di
Verifica dell'evento, previo controllo elettronico delle ore di presenza effettiva nell'area congressuale del
partecipante, che dovranno risultare il 100% delle ore accreditare.
Condizioni necessarie per poter ottenere i crediti ECM:
• Permanenza in aula per un tempo pari al 100% di quello previsto per l'evento
Venerdì 4 novembre 8 ore = 4 crediti ECM
Sabato 5 novembre 7 ore = 4 crediti ECM
Domenica 6 novembre 7 ore (2 di sabato + 5 di domenica) = 3 crediti ECM
Corso infermieri 6 ore = 4 crediti ECM
• Restituzione dei questionari pre e post di valutazione dell'evento, compilati in tutte le loro parti compresa la scheda di valutazione dell'evento stesso e la scheda per il rilevamento dei dati anagrafici
Crediti ECM ai docenti/relatori di un evento
XLIV
Archivio Italiano di Urologia e Andrologia 2005, 77, 3, Supplemento 2
XV Congresso Nazionale Società Italiana di Urologia Oncologica
I docenti/relatori hanno diritto, previa richiesta all'organizzatore, a 2 crediti formativi per ogni ora effettiva di docenza in eventi o progetti formativi aziendali accreditati ECM, entro il limite del 50% di crediti
formativi da acquisire nel corso dell'anno solare.
I crediti possono essere acquisiti in considerazione esclusivamente delle ore effettive di lezione; i crediti non possono, cioè, essere frazionati o aumentati in ragione dell'impegno inferiore o superiore ai sessanta minuti di lezione (es. un'ora o un'ora e trenta minuti di lezione danno diritto a due crediti formativi; le lezioni di durata inferiore a sessanta minuti non possono essere prese in considerazione, né possono cumularsi frazioni di ora per docenze effettuate in eventi diversi).
I docenti/relatori possono conseguire solo i predetti crediti ECM; essi non possono conseguire i crediti
formativi in qualità di partecipanti ad eventi nei quali effettuano attività di docenza.
L’organizzatore è, come sempre, responsabile della corretta attestazione dei crediti.
Qual’è la “tolleranza” prevista per il tempo di presenza del partecipante all'evento residenziale o al progetto formativo aziendale entro la quale è concedibile l'attestato dei crediti?
Ai fini dell'attestazione dei crediti formativi ECM è necessaria la presenza degli operatori sanitari interessati effettiva del 100% rispetto alla durata complessiva dell'evento formativo residenziale, mentre, ai
sensi dell'art.1, comma 4, del D.M. 27/12/2001 la presenza effettiva degli operatori sanitari interessati al progetto formativo aziendale è del 90%. Nei particolari casi di assenza brevissima sarà cura dell'organizzatore valutarne la giustificazione e l'incidenza dell'assenza sull'apprendimento finale essendo
unico responsabile dell'evento residenziale o del progetto formativo aziendale.
Segreteria SIUrO
Sala Nike –
Tel. +39 09425531074
Fax + 39 09425531075
e-mail: [email protected]
La segreteria è aperta nei seguenti orari
Giovedì
3 novembre
dalle ore 15.00 alle ore 18.00,
Venerdì
4 novembre
dalle ore 09.00 alle ore 18.00
Sabato
5 novembre
dalle ore 09.00 alle ore 18.00
Domenica
6 novembre
dalle ore 09.00 alle ore 12.00
Per le votazioni
Giovedì
3 novembre
Venerdì
4 novembre
Sabato
5 novembre
dalle 16.30 alle 18.00
dalle 10.30 alle 11.30 e dalle 15.30 alle 17.30
dalle 10.30 alle 13.00
Per il pagamento della quota associativa 2005
Giovedì
3 novembre
dalle 15.00 alle 16.00
Venerdì
4 novembre
dalle 09.00 alle 10.00 e dalle 13.00 alle 14.30
Sabato
5 novembre
dalle 09.00 alle 10.00
Domenica
6 novembre
dalle 09.00 alle 11.00
Archivio Italiano di Urologia e Andrologia 2005, 77, 3, Supplemento 2
XLV
XV Congresso Nazionale Società Italiana di Urologia Oncologica
La Società Italiana di Urologia Oncologica ringrazia le Aziende che con la loro partecipazione hanno reso possibile
la realizzazione del XV Congresso Nazionale S.I.Ur.O. e le segnala all’attenzione dei partecipanti.
ASTRAZENECA
AMGEN EUROPE
ASTELLAS PHARMA
AZ. CHIM. RIUN. ANGELINI FRANCESCO - ACRAF
BAYER
B. BRAUN
CHIRON ITALIA
DOMPÈ BIOTEC FARMACEUTICI
EDAP TECHNOMED ITALIA
ELI LILLY ITALIA
GLAXOSMITHKLINE
GRUNENTHAL FORMENTI
IPSEN
ISTITUTO LUSO FARMACO D’ITALIA
KARL STORZ ENDOSCOPIA ITALIA
KYOWA ITALIANA FARMACEUTICI
LITHOMOBILE
MEDICAL ENTERPRISES EUROPE
MERCK SHARP AND DOHME
NOVARTIS FARMA
OLYMPUS ITALIA
PFIZER ITALIANA
ROCCHETTA
SANOFI AVENTIS
SICIL-DIAGNOSTICA
SIGMA TAU
SOCIETÀ PRODOTTI ANTIBIOTICI
PIERRE FABRE PHARMA
TAKEDA ITALIA FARMACEUTICI
TECNOGAMMA
TRIMPROBE
TYCO
UNIDERM FARMACEUTICI
XLVI
Archivio Italiano di Urologia e Andrologia 2005, 77, 3, Supplemento 2
XV Congresso Nazionale Società Italiana di Urologia Oncologica
SESSIONI
giovedì 3 novembre 2005
ore 14.00 - 15.00 Sala Tindari B - Comunicazioni Multidisciplinari: Prostata 1
Moderatori: Bollito E., Tenaglia R.
52 - OSTEONECROSIS OF THE JAWS (ONJ) IN PROSTATE CANCER PATIENTS WITH BONE METASTASES (MTS) TREATED WITH ZOLEDRONIC ACID: A RETROSPECTIVE ANALYSIS
Ortega C.1, Vormola R.1, Faggiuolo R.1, Nanni D.3, Gilardino M.2, Aglietta M.1
1
Medical Oncology; 2Oral Pathology; 3Pharmacy Dept - Institute for Cancer Research and Treatment, IRCC, Candiolo
(Turin)
77 - ACUTE, LATE AND BIOCHEMICAL CONTROL AFTER NEOADJUVANT HORMONAL THERAPY (HT) AND THREE
DIMENSIONAL CONFORMAL RADIOTHERAPY (3D-CRT) FOR PROSTATE CANCER
Santoro M., Falcone S., Cervo E., Colosimo A., Riccelli R., Falvo F., Pingitore D
Operative Unity of Radiotherapy and Radiobiology, Hospital Pugliese-Ciaccio, Catanzaro
121 - LIVELLI SIERICI DI IL-6 IN PAZIENTI CON VALORI ELEVATI DI PSA SOTTOPOSTI A BIOPSIA PROSTATICA
Magno C., Pizzo A., Galì A., Anastasi G., Inferrera A., Melloni D.
Cattedra di Urologia. Università degli studi di Messina
128 - EFFETTI DEL SOM230, NUOVO ANALOGO DELLA SOMATOSTATINA,
NELLE LINEA CELLULARE PROSTATICA EPN
Rossi V.1, Pasquali D.1, Bellastella A.1, Di Martino M.2, Galasso R.2, Crisostamo G.2, Prezioso D.2, Sinisi A.A.1
1
Sez. Endocrinologia, Dip Medico-Chirurgico di Internistica Clinica e Sperimentale“ F. Magrassi e A. Lanzara”, Seconda
Università degli Studi di Napoli; 2Urologia, Università Federico II, Napoli
151 - RMN CON BOBINA ENDORETTALE E SPETTROSCOPIA NELLA DIAGNOSI DEL CARCINOMA PROSTATICO.
PRIMA FASE DEL DHAIS (DIAGNOSIS-HELPING-ACCURACY IMAGING STUDY)
Pomara G.1, Simone M.1, Fontana L.1, Conti A.2, Giusti S.2, Cagno MC.3, Bartolozzi C.2,Francesca F.1
1
U.O. Urologia SSN, Ospedale S. Chiara; 2Istituto di Radiologia dell’Università; 3U.O. Anatomia Patologica II, Ospedale
S. Chiara, Pisa
243 - CARCINOMA PROSTATICO INFILTRANTE LA CAPSULA (p T3): CARATTERISTICHE CLINICHE E RADICALITÀ
CHIRURGICA NELLA NOSTRA ESPERIENZA
Galosi A.B., Polito M.Jr, Faronato M., Milanese G., Fabiani A., Muzzonigro G.
Clinica Urologica, Dottorato Ricerca Oncologia Urologica, Università Politecnica delle Marche Azienda OspedalieroUniversitaria Ospedali Riuniti, Ancona
ore 14.00 - 15.00 Sala Dionisio - Comunicazioni Multidisciplinari: Vescica 1
Moderatori: Nicita G., Danesi E.
54 - RICERCA DI NUOVI MARKERS NEL CARCINOMA UROTELIALE DELLA VESCICA MEDIANTE UN APPROCCIO
COMBINATO DI PROTEOMICA E GENOMICA
Destefanis P.1, Ceruti C.1, Fiori C.1, Bisconti A.1, Barbero G.2, Mandili G.2, Giribaldi G.2, Carta F.3, Turrini F.2, Fontana D.1
1
Divisione Universitaria di Urologia II - ASO "San Giovanni Battista - Molinette" - Torino; 2Dipartimento di Genetica,
Biologia e Biochimica-sez. Biochimica-Università degli studi di Torino; 3Porto Conte Ricerche-Alghero (SS)
66 - RISULTATI DI UNO STUDIO RANDOMIZZATO SULLA TOSSICITÀ E SUL RUOLO DEL MANTENIMENTO
NELLA CHEMIOPROFILASSI ENDOVESCICALE PRECOCE DOPO TUR DI CARCINOMA VESCICALE SUPERFICIALE
Altieri V.1, Serretta V.2, Morgia G.3, Melloni D.2, Scuto F.2, Motta M.4, Zito A.5, Annese P.6, Carrieri G.6, Di Lallo A.7,
Gallo A.8, Sblendorio D.9, Salzano L.10, Brotza D.3, Ruggiero G.11, Saita A.5, Cacciatore M.12, Simone N.S.13, Iadevaia
M.13, Vacirca F.14, Selvaggi F.P.15, Pirritano D.16, Bizzini A.17, Pepe P.18, Pavone-Macaluso M.2,
Allegro R.2 e i membri del GSTU19
1
Ist Urol-Università di Napoli; 2Ist Urol-Università di Palermo; 3Ist Urol-Università di Sassari; 4Ist Urol-Università di
Catania; 5Osp Civ-Div Urol, Torre del Greco (NA); 6Osp Civ-Div Urol, Matera; 7Osp Civ-Div Urol,Campobasso;
8
Istituto Nazionale Tumori -Div Urol, Napoli; 9Osp. Civ-Div Urol, Carbonara (BA); 10Osp Civ Rummo-Div Urol, Benevento;
11
Clinica GEPOS-Div Urol, Telese Terme (BN); 12Osp Civ-Div Urol, Partinico (PA); 13Osp. Civ-Div Urol, Maddaloni (CE);
14
Osp Civ-Div Urol,Caltanissetta; 15Ist Urol-Università di Bari; 16Osp Civ-Div Urol, Catanzaro;
17
Osp. Civ-Div Urol, Caltagirone (CT); 18Osp Civ Garibaldi-Div Urol, Catania;
19
Sicilia-Calabria-Campania- Puglia-Basilicata-Molise-Sardegna
75 - RUOLO PROGNOSTICO, OLTRE CHE STADIANTE, DELLA RE-TUR NEL CA VESCICALE SUPERFICIALE
DI ALTO GRADO
Simone M., Pomara G.1 Salinitri G., Marzano R., Casale P., Francesca F.
U.O. Urologia SSN Azienda Ospedaliero Universitaria di Pisa
Archivio Italiano di Urologia e Andrologia 2005, 77, 3, Supplemento 2
XVII
XV Congresso Nazionale Società Italiana di Urologia Oncologica
98 - CISTECTOMIA RADICALE CON NEOVESCICA ILEALE ORTOTOPICA A CIELO APERTO VERSUS LAPAROSCOPICA:
CONFRONTO DEI COSTI IN UN SINGOLO CENTRO
Gregori A., Bozzola A., Simonato A., Galli S., Lissiani A., Scieri F., Stener S., Gaboardi F.
Unità Operativa di Urologia, Azienda Ospedaliera "Luigi Sacco", Milano
135 - ORGAN PRESERVATION: BLADDER CARCINOMA
Donato V., Ciriello F., Musio D., Parisi E., Rollo A., Maglio R., Banelli E.
Istituto di Radiologia, Cattedra di Radioterapia, Università degli Studi di Roma "La Sapienza", Policlinico Umberto I di
Roma, Roma, Italia
233 - TC/PET CON [11]C COLINA NELLA RISTADIAZIONE DEI PAZIENTI AFFETTI DA TUMORE DELLA PROSTATA:
CORRELAZIONI CON I VALORI SIERICI DI PSA IN 250 PAZIENTI
Scattoni V.1, Picchio M.2, Messa C.2, Suardi N.1, Fabbri F.1, G.allina A.1, Saccà A.1, Salonia A.1, Landoni C.2, Fazio F.2,
Montorsi F.1, Rigatti P.1
1
U.O. di Urologia, Università Vita-Salute San Raffaele; 2IBFM CNR, Università Milano Bicocca, Istituto Scientifico H San
Raffaele, Milano
ore 14.00 - 15.00 Sala Pitagora - Comunicazioni Multidisciplinari: Miscellanea
Moderatori: Fandella A., Aragona F.
4 - IPOFRAZIONAMENTO VERSUS FRAZIONAMENTO STANDARD NEL TRATTAMENTO RADIOTERAPICO DEI TUMORI
PROSTATICI: ANALISI DELLA TOSSICITÀ ACUTA
Petrongari M.G.1, Saracino B.v, Gomellini S.1, Arcangeli S.1, Marzi S.2, Arcangeli G.1, Benassi M.2
1
Istituto Regina Elena, S.C. Radioterapia Oncologica; 2Istituto Regina Elena, Laboratorio di Fisica Medica e Sistemi Esperti
28 - PROTEINE DELLA MATRICE NUCLEARE NEL CARCINOMA MUSCOLO INVASIVO DELLA VESCICA:
UNO STUDIO DI PROTEOMICA DIFFERENZIALE
Barboro P.1, Rubagotti A.1,2, Boccardo F.1,2, Carnemolla B.1, Orecchia P.1,3, Spina B.1, Carmignani G.4, D’Arrigo C.5,
Patrone E.5, Balbi C.1
1
Istituto Scientifico per lo Studio e la Cura dei Tumori; 2Dipartimento di Oncologia, Biologia e Genetica, Università di
Genova; 3Istituto G. Gaslini di Genova; 4Dipartimento di Urologia, Università di Genova; 5Istituto di Macromolecole,
Sezione di Genova (C.N.R.)
79 - RUOLO DELL’ORMONOTERAPIA ASSOCIATA ALLA RADIOTERAPIA ADIUVANTE DOPO PROSTATECTOMIA RADICALE: STUDIO RETROSPETTIVO SU 198 PAZIENTI
Roscigno M.1, Cozzarini C.2, Bertini R.1, Da Pozzo L.F.1, Scattoni V.1, Colombo R.1, Mazzoccoli B.1, Bolognesi A.2,
Montorsi F.1, Fazio F.2, Rigatti P.1
1
2
Clinica Urologica; U.O. Radioterapia, Università Vita-Salute San Raffaele,Osp. S. Raffaele, Milano
88 - DOSAGGIO PREOPERATORIO DELLA CROMOGRANINA A NEI PAZIENTI SOTTOPOSTI A PROSTATECTOMIA
RADICALE, PUO’ ESSERE UTILE?
Zaramella S.1, Marchioro G.1, Vidali M.2, Sala M.3, Marchetti C.1, Ranzoni S.1, Kocjancic E.1, Gontero P.1, Ceratti G.1,
Favro M.1, Frea B.1
1
Clinica Urologica, Facoltà di Medicina e Chirurgia, Università degli Studi del Piemonte Orientale “A. Avogadro”, Azienda
Ospedaliera “Maggiore della Carità”, Novara; 2Dipartimento di Scienze Mediche, Università degli Studi del Piemonte
Orientale “A. Avogadro”; 3U.O.A. di Urologia, Ospedale di Domodossola (VB).
240 - CISTECTOMIA RADICALE CON NEOVESCICA ORTOTOPICA NELLE DONNE: RISULTATI A LUNGO TERMINE
1
Brausi M. 4Reggiani A., 2Cortellini P., 3Daniele C.
1
U.O. Urologia Ospedale AUSL Modena; 2U.O. Urologia Ospedale di Parma; 3U.O. Urologia Arcispedale S.Anna Ferrara;
4
U.O. Urologia Ospedale S. Orsola Malpighi Bologna
242 - IMPATTO DELLA CHEMIOTERAPIA SISTEMICA ADIUVANTE IN PAZIENTI CON CARCINOMA UROTELIALE
SOTTOPOSTI A CHIRURGIA RADICALE: NOSTRA ESPERIENZA
Marchiori D.1, Cricca A.2, Bertaccini A.1, Manferrari F.1, Garofalo M.1, Giovannini C3, Gerace T.1, Martoni A.2, Martorana G.1
1
Clinica Urologia, Alma Mater Studiorum Università degli Studi di Bologna; 2Unità Oncologia (Dott. A. Martoni),
Ospedale Sant’ Orsola-Malpighi; 3CRBA Centro di Ricerca Biomedica Avanzata,
Ospedale Sant’Orsola-Malpighi, Bologna
giovedì 3 novembre 2005
ore 15.00 - 16.00 Sala Tindari B - Comunicazioni Multidisciplinari: Prostata 2
Moderatori: Muzzonigro G., Orecchia R.
15 - RIDUZIONE VOLUMETRICA DELLA PROSTATA IN PAZIENTI CANDIDATI A BRACHITERAPIA PROSTATICA:
VALUTAZIONE DI EFFICACIA E COSTI DI DIVERSE FORME DI DEPRIVAZIONE ANDROGENICA
Maffezzini M.1, Gavazzi L.1, Calcagno T.1, Ricci P.2, Grimaldi A.2, Grillo F.2, Gambaro M.3, Vaccara E.3, Taccini G.3
1
Struttura Complessa Urologia; 2Struttura Complessa Radioterapia; 3Struttura Complessa Fisica Sanitaria
XVIII
Archivio Italiano di Urologia e Andrologia 2005, 77, 3, Supplemento 2
XV Congresso Nazionale Società Italiana di Urologia Oncologica
106 - TERAPIA METRONOMICA CON CICLOFOSFAMIDE E DESAMETASONE DEL CARCINOMA PROSTATICO
ORMONE-REFRATTARIO (HRPC)
Lapini A., Baldazzi V., Serni S., Masieri L., Minervini A., Carloni M., Carini M.
Clinica Urologica 1, Università degli Studi di Firenze
122 - RUOLO DELLA REBIOPSIA ASSOCIATA A RESEZIONE ENDOSCOPICA DI PROSTATA NELLA DIAGNOSI
DI CARCINOMA PROSTATICO
Introini C., Naselli A., Raggio M., Calvi P., Germinale F., Puppo P.
Istituto Nazionale per la Ricerca sul Cancro, IST, Genova
158 - TRATTAMENTO CON CASODEX ED IRESSA NEL TUMORE DELLA PROSTATA:
EVIDENZE BIOLOGICHE A FAVORE
Gravina G.L.1, Festuccia C.2, Muzi P.2, Pomante R.3, Ventura L.4, Speca S.2, Angelucci A.1, Costa A.M.1,
Paradiso Galatioto G.1, Ronchi P.1, Galassi P.1, Bologna M.2,5, Vicentini C.2
1
Dipartimento Di Scienze Chirurgiche, U.O. Urologia Ospedale G. Mazzini Teramo,
Università Degli Studi Di L’Aquila; 2Dipartimento di Medicina Sperimentale Università Degli Studi Di L’Aquila;
3
Divisione di Anatomia Patologica Ospedale G. Mazzini Teramo; 4Divisione di Anatomia
Patologica Ospedale San Salvatore L’Aquila; 5Dipartimento Di Biologia di Base ed Applicata
Università Degli Studi Di L’Aquila
208 - STUDIO DELL’ESPRESSIONE DEL GENE GLUTATIONE-S-TRANSFERASI (GSTP1) COME MARKER MOLECOLARE
SIERICO PER LA DIAGNOSI PRECOCE DEL CARCINOMA PROSTATICO
Gunelli R.1, Valmori L.2, Fiori M.1, Hanitzsch H.1, Lilli P.1, Saltutti C.1, Vivacqua C.1, Zenico T.1, Bercovich E.1
1
UO di Urologia, O.C. "G.B.Morgagni-L.Pierantoni", AUSL di Forlì;
2
Associazione Urologica Morgagni Forlì
251 - VALIDAZIONE DEL NOMOGRAMMA DI PARTIN SU UNA POPOLAZIONE DI PROSTATECTOMIE RADICALI IN ITALIA:
ESPERIENZA DI BOLOGNA
Brunocilla E., Sanguedolce F., Schiavina R., Franceschelli A., Palmieri F., Urbinati M., Cicchetti G., Vitullo G., Gerace T.,
Martinelli A., Severini E., Bertaccini A., Martorana G.
Clinica Urologica, Alma Mater Studiorum, Università di Bologna
ore 15.00 - 16.00 Sala Dionisio - Comunicazioni Multidisciplinari: Vescica 2
Moderatori: Consoli C., Iacopino F.
71 - FOLLOW-UP ONCOLOGICO A MEDIO TERMINE E MORBIDITÀ DOPO CISTECTOMIA RADICALE NERVE
AND SEMINAL-SPARING
Bertini R., Mazzoccoli B.,Naspro R.,Salonia A., Da Pozzo L.F., Fabbri F., Rigatti P., Colombo R.
U.O. Urologia, Università Vita-Salute San Raffaele
74 - LA TECNICA F.I.S.H. NELLA DIAGNOSI DI RECIDIVA DEL CARCINOMA VESCICALE
Bassi P.1, De Marco V.1, Longo F.1, Bertoloni R.1, Aragona M.1, Volpe A.1, Gardi M.1, Lamon C.1, Fassina A.2, Cavazzana A.3
1
Clinica Urologica, Università di Padova; 2Servizio di Citodiagnostica, Università di Padova;
3
Sezione di Patologia Molecolare, Università di Pisa
83 - ANASTOMOSI URETERO-ILEALE ANTIREFLUSSO SECONDO ABOL ENEIM E GHONEIM NELLA VESCICA ILEALE
PADOVANA (VIP)
Milani C., De Zorzi L., Balta G., Repele M., Zanovello N., Ferraro M., Battanello W., Dal Bianco M.
U.O. Urologia, Ospedale S. Antonio, Padova
95 - CONSERVATIVE APPROACH BY COMBINATION TREATMENT OF INVASIVE BLADDER CANCER
Molinaro M. A.1, Molè R.1, Pingitore D.1, D'Armiento M.2
1
U.O. Radiotherapy and Radiobiology Hospital Pugliese-Ciaccio, Catanzaro, Italy; 2Dipartimento di Urologia e
Nefrologia " Policlinico Universitario Federico II" Napoli
230 - LA CARATTERIZZAZIONE GENETICA DELLE FORME A BASSO GRADO DEI TUMORI A CELLULE TRANSIZIONALI
DELLA VESCICA: RUOLO DELL’ANALISI DELLE SEQUENZE MICROSATELLITI NELLA STORIA NATURALE
DI QUESTI TUMORI
Cai T.1, Dal Canto M.2, Piazzini M.3, Gavazzi A.1, Nesi G.4, Sarti E.1, Maleci M.1, Farina U.1, Meliani E.1,
Melone F.1, Costanzi A.1, Bartoletti R.1
1
U.O. Urologia, Ospedale Santa Maria Annunziata, Università degli Studi di Firenze;
2
Clinica Urologica, Azienda Ospedaliera Careggi, Università degli Studi di Firenze;
3
Dipartimento di Genetica Medica, Università degli Studi di Firenze;
4
Dipartimento di Patologia, Università degli Studi di Firenze
46 - BCG VS EPIRUBICINA (EPI) NEL CARCINOMA IN SITU DELLA VESCICA: RISULTATI DI UNO STUDIO EORTC-GU
DI FASE III (30906)
Brausi M., Dereijkethm, Kurt Kh, Sylvester, Hall R., Vandebeek, Landsoghtket, Carpentier P
Membri dell’EORTC -Gu Group
Archivio Italiano di Urologia e Andrologia 2005, 77, 3, Supplemento 2
XIX
XV Congresso Nazionale Società Italiana di Urologia Oncologica
ore 15.00 - 16.00 Sala Pitagora - Comunicazioni Multidisciplinari: Rene
Moderatori: Severini G., Ferraù F.
69 - TUMORECTOMIA RENALE PER CARCINOMA A CELLULE RENALI: FATTORI PROGNOSTICI E SOPRAVVIVENZA A
LUNGO TERMINE IN PZ. IN STADIO PATOLOGICO T1
Bertini R.1, Sangalli M.1, Roscigno M.1, Cozzarini C.2, Pasta A.1, Mazzoccoli B.1, Angiolilli D.1, Da Pozzo L.F.1, Colombo R.1,
Bocciardi A.1, Rigatti P.1
1
U.O. Urologia, Università Vita-Salute San Raffaele, Milano; 2U.O. Radioterapia, H. San Raffaele, Milano
110 - RISULTATI DELLA TECNICA DI ENUCLEAZIONE NEL TRATTAMENTO CONSERVATIVO DEI TUMORI RENALI (RCC)
CON DIAMETRO MASSIMO COMPRESO TRA 4 E 7 CM
Minervini A., Lapini A., Masieri L., Manoni L., Carloni M., Lanzi F., Serni S., Carini M.
Clinica Urologica I, Università degli Studi di Firenze
130 - IL TRATTAMENTO IMMUNOTERAPICO ADIUVANTE NEL CARCINOMA A CELLULE RENALI
AD ALTO RISCHIO DI RECIDIVA
Ricci Barbini E.1, Sebastio N.1, Morelli F.2, Colella A.1, Ricci Barbini V.1
1
I.R.C.C.S. Ospedale Casa Sollievo della Sofferenza U. O. Urologia; 2U. O. Oncologia, San Giovanni Rotondo (FG)
159 - PROGNOSTIC FACTORS AND RENAL CELL CARCINOMA (RCC): THE ROLE OF NEW DRUGS
Procopio G.1, Verzoni E.1, Del Vecchio M.1, Catena L.1, Canova S.1, Bajetta E.1, Zecca E.2, Torelli T.3, Piva L.3, Nicolai N.3
1
S.C. Oncologia Medica 2; 2S.C Riabilitazione e Terapie Palliative; 3S.C.Chirurgia Urologica Istituto Nazionale per lo
Studio e la Cura dei Tumori, Milano
181 - CARATTERIZZAZIONE DELL’INFILTRATO LIFOCITARIO DEI CARCINOMI RENALI: IDENTIFICAZIONE DI LINFOCITI T
CD4+CD25+ E CD8+CD25+ CHE ESPRIMONO Foxp3 E MOSTRANO ATTIVITÀ IMMUNOSOPPRESSIVA IN VITRO
Gacci M.1, Liotta F.2, Lapini A.1, Santarlasci V.2, Serni S.1, Frosali F.2, Cosmi L.2, Maggi L.2, Alessandrini M.1, Angeli R.2,
Vittori G.1, Mazzinghi B.2, Romagnani P.2, Carini M.1, Maggi E.2, Romagnani S.2, Annunziato F.2
1
Clinica Urologica, Università di Firenze; 2Center for Research, Transfer and High Education "DENOthe", University of
Florence, Florence, Italy
216 - IL RUOLO PROGNOSTICO DI STADIO E DIMENSIONI DELLA NEOPLASIA NEI CARCINOMI RENALI A CELLULE
CHIARE TRATTATI CON CHIRURGIA RADICALE
Palazzo S., Ditonno P., Gasparro G.A., Ricapito V., Foresio M., DeCeglie G., Battaglia M., Selvaggi F.P.
Sezione di Nefrologia Chirurgica e Trapianto di Rene, Dipartimento dell'Emergenza e dei Trapianti d'Organi-Università
degli Studi di Bari
Venerdì 4 novembre 2005
dalle 12.45 alle 13.45 Sala Hibiscus - area Miscellanea - Poster Meet the Authors
Moderatori: Boccafoschi C., Balbi C., Serrao A., Spampinato A.
63 - TALIDOMIDE ED INTERFERONE ALFA2a-r NEL CARCINOMA ACELLULE RENALI IMMUNOREFRATTARIO:
ESPERIENZA DI 6 CASI
Morelli F.1, Ronga S.1, Aieta M.1, Sebastio N.2, Ricci Barbini E.2, Ricci Barbini V.2, Maiello E.1
1
U.O. Oncologia; 2U.O. Urologia IRCCS Casa Sollievo della Sofferenza S. Giovanni Rotondo
70 - LE CONSEGUENZE URODINAMICHE DELL’ISTERECTOMIA RADICALE SEC. WERTHEIM-MEIGGS;
LA NOSTRA ESPERIENZA
Pizzorno R., Simonato A., Ninotta G., Gastaldi C., Carmignani G.
Istituto di Clinica Urologica "L. Giuliani", Università di Genova
85 - LA CHIRURGIA ONCOLOGICA MAGGIORE NEL PAZIENTE ULTRAOTTANTENNE: ESISTONO DEI FATTORI PREDITTIVI
Liguori G.1, Pomara G.2, Trombetta C.1, Amodeo A.1, Bucci S.1, Salamè L.1, Caramuta U.1,
Salinitri G.2, Francesca F.2, Belgrano E.1
1
Clinica Urologica; Università degli Studi, Trieste; 2U.O. di Urologia; Ospedale S. Chiara, Pisa
92 - MANAGEMENT OF SEMINOMATOUS TESTICULAR TUMOURS CLINICAL STAGE II
Consoli F.1, Sava T.1, Merlin F.1, Fraccon A.P.1, Riolfi M.1, Porcaro A.B.2, Ghimenton C.3,
Romano M.4, Franceschi T.5, Cetto G.L.1
1
Divisione Clinicizzata di Oncologia Medica, Università di Verona; 2Urologia, Ospedale Civile Maggiore, Verona;
3
Anatomia Patologica, Ospedale Civile Maggiore, Verona; 4Radioterapia, Ospedale Civile Maggiore, Verona; 5Oncologia
Medica, Mater Salutis Ospital, Legnago
100 - LIPOSARCOMA DEL FUNICOLO SPERMATICO, CASE REPORT E REVISIONE DELLA LETTERATURA
Piccinni R., Cafarelli A., Berardi B., Callea A., Sblendorio D., Tempesta A., Zizzi V., Traficante A.
AUSL BA 4, U.O. Clinicizzata di Urologia, Ospedale "Di Venere", Bari
XX
Archivio Italiano di Urologia e Andrologia 2005, 77, 3, Supplemento 2
XV Congresso Nazionale Società Italiana di Urologia Oncologica
113 - CORDOMA SACRALE: UNA DIAGNOSI TARDIVA IN PAZIENTE CON SINTOMI DELLE BASSE VIE URINARIE
Palleschi G.1, Pastore A.1, Tubaro A.2, De Nunzio C.2, Iori F.3, Carbone A.1
Università degli Studi di Roma “La Sapienza”: I Facoltà di Medicina e Chirurgia, 1Polo Pontino I.C.O.T. (Latina) – Unità
Operativa di Neuro-Urologia e 3Dipartimento di Urologia “U. Bracci”; 2Unità Operativa Complessa di Urologia, Ospedale
Sant’Andrea Roma
133 - THE ROLE OF RADIOTHERAPY IN THE EARLY STAGES OF TESTICULAR SEMINOMA
Donato V., Ferrara T., Castrichino A.M., Soldà F., Vitturini A.
Istituto di Radiologia, Cattedra di Radioterapia, Università degli Studi di Roma "La Sapienza", Policlinico Umberto I di
Roma, Roma, Italia
145 - CISTI ENTEROGENA DEL TESTICOLO
Giubilei G.1, Mondaini N.1, Agostini S.2, Nesi G.3, Franchi A.3, Lapini A.1, Serni S.1, Carini M.1
1
Clinica Urologia I, Università di Firenze; 2Istituto di Radiologia, Università di Firenze; 3Istituto di Anatomia
Patologica,Università di Firenze
177 - MELANOMA DEL PENE: IMAGING INTEGRATO LINFOSCINTIGRAFIA - SPET/CT
Fiori M.1, Gunelli R.1, Fiorentini G.2, Galassi R.2, Hanitzsch H.1, Lilli P.1, Saltutti C.1, Vivacqua C.1,
Zenico T.1, Bercovich E.1
1
UO di Urologia - O.C."G.B.Morgagni-L.Pierantoni", AUSL di Forlì; 2UO di Radiodiagnostica - O.C."G.B.Morgagn
L.Pierantoni", AUSL di Forlì
193 - TUMORE TESTICOLARE A CELLULE DEL LEYDIG: SERIE DI 18 CASI
Mondaini N., Lapini A., Manoni L., Giubilei G., Nelli F., Baldazzi V., Serni S., Carini M.
Clinica Urologica I, Università di Firenze
252 - SIGNIFICATO PROGNOSTICO DELLA SOTTOCLASSIFICAZIONE DELLO STADIO T1 NEI CARCINOMI UROTELIALI
DI ALTO GRADO DELLA VESCICA: STUDIO MULTICENTRICO DELL'ASSOCIAZIONE UROLOGI PIEMONTESI
E VALDOSTANI (AUP)
Fontana D.1, Bollito E.R.2, Destefanis P.1, Casetta G.3, Bellina M.4, Fasolis G.5, Marsico A.6, Pacchioni D.7,
Bussolanti G.7, Capotti M.2, Tizzoni A.3, Navone R.6
1
Divisione Universitaria di Urologia 2; 2Divisione Universitaria di Anatomia Patologica Ospedale San Luigi Gonzaga,
Orbassano (TO); 3Divisione Universitaria di Urologia 1; 4Divisione di Urologia, Ospedale di Rivoli (TO);
5
Divisione di Urologia, Ospedale di Alba (CN); 6Divisione Universitaria di Anatomia Patologica 3;
7
Divisione Universitaria di Anatomia Patologica 1 ASO "San Giovanni Battista – Molinette"Università degli Studi di Torino
253 - NEUROENDOCRINE DIFFERENTIATION IN PRIMARY ADENOCARCINOMAS OF THE URINARY BLADDER
Bollito E.R.1, Pacchioni D.3, Volante M3*, Lopez-Beltran A.6, Terrone C.2*, Casetta G.4, Mari M.5,
DePompa R.1*, Cappia S.1, Capotti M.1*
1
Divisions of Pathology and 2Urology of San Luigi Gonzaga Hospital, Orbassano, Turin, Italy; 3Divisions of Pathology
and 4Urology San Giovanni Hospital, Turin, Italy; 5Divisions of Urology Rivoli Hospital;
6
Reina Sofia Hospital and University of Cordoba, Cordoba, Spain;
*Department of Clinical & Biological Sciences, University of Turin, Turin, Italy
254 - CELL DISCOHESION OF IN SITU CARCINOMA OF THE BLADDER: NEW INSIGHT THROUGH ADHESION
MOLECULES PROFILE (E-CADHERINS/ALPHA AND BETA CATENINS, EP-CAM AND EPISIALIN)
Patriarca C.2, Corrada P.1, Giunta P.2, Di Pasquale M.2, Parente M.2, Campo B.1
1
Dept of Pathology and 2Urology, Azienda Ospedaliera di Melegnano, Italy
dalle 12.45 alle 13.45 Sala Hibiscus - area Prostata - Poster Meet the Authors
Moderatori: Boccafoschi C., Balbi C., Serrao A., Spampinato A.
5 - MAB (MAXIMUM ANDROGEN BLOKADE) VS IAS (INTERMITTENT ANDROGEN SUPPRESSION) NEL CARCINOMA
DELLA PROSTATA
Mearini L., Zucchi A., Costantini E., Mearini E.
Clinica Urologica, Università degli Studi di Perugia
6 - TESTOSTERONE NELLA PATOLOGIA PROSTATICA
Mearini L., Zucchi A., Mearini E., Cottini E., Porena M.
Clinica Urologica, Università di Perugia
9 - HIFU: VALUTAZIONE DELLE MODIFICAZIONI MORFO-STRUTTURALI CON EC-RMN E MRSI
D'Urso L.1, Cirillo S.2, Petracchini M.2, Ortega C.3, Regge M.2, Muto G.1
1
UOA Urologia, Ospedale S. Giovanni Bosco; 2Istituto di Radiologia, IRCC Candiolo; 3Istituto di Oncologia, IRCC
Candiolo, Torino
26 - LA VALUTAZIONE INTEGRATA DEGLI INDICI DI CONFORMAZIONE FAVORISCE LA PIANIFICAZIONE
DELLA RADIOTERAPIA 3-D CONFORMAZIONALE NEI PAZIENTI CON CARCINOMA PROSTATICO
Orsatti M., Bevegni M., Sampietro C., Giudici S., Bertocchi M., Corvò R.
Dipartimento di Scienze Oncologiche- S.C.Radioterapia e S.S.Fisica Sanitaria Sanremo
Archivio Italiano di Urologia e Andrologia 2005, 77, 3, Supplemento 2
XXI
XV Congresso Nazionale Società Italiana di Urologia Oncologica
31 - CHEMIOTERAPIA DOMICILIARE NEL CARCINOMA PROSTATICO ORMONOREFRATTARIO (HRPC). STUDIO DI
FASE II DEL GRUPPO STUDIO TUMORI UROLOGICI (GSTU)
Serretta V.1, 2 Altieri V.2, Morgia G.1, Melloni D.1, Magno C.4, Siragusa A.5, Motta M.6, Orestano F.7, Bulgarella A.8,
De Grande G.9, Galuffo A.1, Allegro R.1, Parrinello M.1, Pavone-Macaluso M.1
e i membri del Gruppo Studi Tumori Urologici (GSTU)
1
Ist Urol-Università di Palermo; 2Ist Urol-Università di Napoli; 3Ist Urol-Università di Sassari; 4Ist Urol-Università di
Messina; 5Osp Civ-Div Urol-Caltagirone (CT); 6Ist Urol-Università di Catania; 7Casa di Cura Orestano-Palermo;
8
Osp Civ-Div Urol-Trapani; 9Osp Civ-Div Urol-Siracusa.
33 - RADIOTERAPIA INTRAOPERATORIA (IORT) DOPO PROSTATECTOMIA RADICALE NEL CARCINOMA PROSTATICO
Arcangeli G.1, Saracino B.1, Gallucci M.2, De Carli P.2, Petrongari M.G.1, Arcangeli S.1,Gomellini S.1, Soriani A.3, Marzi S.3
1
S.C. di Radioterapia Oncologica; 2Dipartimento di Urologia; 3Servizio di Fisica Sanitaria, Istituto Regina Elena,
Roma, Italia
40 - DOWN-SIZING NEOADIUVANTE CON LH-RH ANALOGHI IN PAZIENTI CANDIDABILII A BRACHITERAPIA
PROSTATICA INTERSTIZIALE
Falsaperla M.1, Saita A.1, Marchese F.1, Polara A.1, Caldarella G.1, Condorelli S.1, Motta M.1, Madonia M.2, Morgia G.2
1
Clinica Urologica, Università di Catania; 2Clinica Urologica, Università di Sassari
42 - IMPATTO DI UN CAMPIONAMENTO BIOPTICO ESTESO A 24 PRELIEVI, ESEGUITO IN ANESTESIA
PERIPROSTATICA, NELLA DIAGNOSI DEL CARCINOMA DELLA PROSTATA IN PAZIENTI CON INIZIALE BIOPSIA
STANDARD NEGATIVA
Cantiello F.1, Giacobbe A.1, Rotondo C.1, Autorino R.2, De Sio M.2, Quarto G.2, Sacco R.1, Damiano R.1
1
U.O. di Urologia - Università degli Studi Magna Græcia di Catanzaro; 2U.O. di Urologia - Seconda Università
degli Studi di Napoli
86 - VALORE PREDITTIVO DELLA CROMOGRANINA A IN ASSOCIAZIONE CON PSA E GLEASON BIOPTICO
IN PAZIENTI CON ADENOCARCINOMA PROSTATICO
Marchioro G.1, Zaramella S.1, Vidali M.2, Sala M.1, Ranzoni S.1, Marchetti C.1, Fontana F.1,
Gontero P.1, Kocjancic E.1, Frea B.1
1
Clinica Urologica, Facoltà di Medicina e Chirurgia, Università degli Studi del Piemonte Orientale "Amedeo Avogadro",
Az. Ospedaliera "Maggiore della Carità", Novara; 2Dipartimento di scienze mediche " Università degli Studi del
Piemonte Orientale" "Amedeo Avogadro"
104 - LA CHEMIOTERAPIA NELLA NEOPLASIA PROSTATICA ORMONO-REFRATTARIA (HRPC):
MITOXANTRONE – VINORELBINE- PREDNISONE( VMP) VERSO MITOXANTRONE – PREDNISONE (MP):
LA NOSTRA ESPERIENZA
Ferrari V.D.1, Zambolin T.2, Pasinetti N.1, Simeone C.2, Amoroso V.1, Tonini G.2, Grisanti S.1, Rangoni G.1,
Valcamonico F.1, Vassalli L.1, Simoncini E.1, Marpicati P.v, Marini G.1
1
U.O. Oncologia Medica, Fondazione Beretta Spedali Civili, Brescia; 2Divisione Clinicizzata di Urologia-Cattedra di
Urologia Università di Brescia
117 - CARATTERISTICHE ANATOMOPATOLOGICHE DEI CARCINOMI PROSTATICI TRATTATI CON PROSTATECTOMIA
RADICALE NELL’ERA DEL PSA
Terrone C.1, Tarabuzzi R.1, Bollito E.2, Grande S.1, Poggio M.1, Cracco C.1, Scoffone C.1, Porpiglia F.1, Scarpa R.M.1
1
Urologia Universitaria, A.S.O. S. Luigi, Orbassano; 2Divisione di Anatomia Patologica, A.S.O. S. Luigi, Orbassano
127 - ADJUVANT IRRADIATION OF PROSTATE CARCINOMA: A MULTI-INSTITUTIONAL EXPERIENCE
Mantini G.1, Morganti A.G.2, Pompei L. 3, Palloni T.4, De Paula U.5, Marmiroli L.6, Mattiucci G.C.1, Luzi S.1, Digesù C.2,
Rosetto M.E.3, Ciabattoni A.4, Valentino M.5, Tortoreto F.6, Deodato F.2, Valentini V.1, Cellini N.1
1
Cattedra di Radioterapia, Università Cattolica S.C., Roma; 2UO Radioterapia, Università Cattolica S.C., Campobasso;
3
UO Radioterapia, Osp. Grande degli Infermi, Viterbo; 4UO Radioterapia, Osp. S. Filippo Neri, Roma; 5UO Radioterapia, Osp.
S. Pietro Fatebenefratelli, Roma; 6UO Radioterapia, Osp "S. Giovanni Calibita" Fatebenefratelli, Roma
132 - EFFICACIA E COSTI DEL COAUGULATORE ELELETTROTERMICO BIPOLARE “LIGASURE” NELL`INTERVENTO DI
PROSTATECTOMIA RADICALE RETROPUBICA ( RP ) E NELLE CISTECTOMIE RADICALI (RC)
Arena F., Potenzoni M., Adorni A.
Divisione di Chirurgia Opedale di Borgo Val di Taro ( PR )
134 - CONFORMAL RADIOTHERAPY IN LOCALIZED PROSTATE CANCER
Donato V., Soldà F., Caiazzo R., Lisi R., Banelli E.
Istituto di Radiologia, Cattedra di Radioterapia, Università degli Studi di Roma "La Sapienza", Policlinico Umberto I di
Roma, Roma, Italia
143 - HIGH INTENSITY FOCUSED ULTRASOUND (HIFU) NEL TRATTAMENTO DEL CARCINOMA PROSTATICO
LOCALIZZATO: RISULTATI AD UN ANNO DI FOLLOW-UP
Finazzi Agrò E., Mirabile G., Musco S., D'Amico A., Miano R., Di Stasi S.M., Germani S., Vespasiani G.
Cattedra di Urologia, Università di Roma Tor Vergata e IRCCS S. Lucia, Roma
147 - THE USEFULLNESS OF BYPOLAR TRANSURETRHRAL RESECTION OF PROSTATE IN PATIENTS
WITH PROSTATE CANCER
Silvestre G., Imbriani E., Gentile M.
Centro di Riferimento Oncologico della Basilicata
XXII
Archivio Italiano di Urologia e Andrologia 2005, 77, 3, Supplemento 2
XV Congresso Nazionale Società Italiana di Urologia Oncologica
148 - PROSTATECTOMIA RADICALE PERINEALE IN UN PAZIENTE CON CARCINOMA PROSTATICO SOTTOPOSTO
PRECEDENTEMENTE A TRAPIANTO DI RENE. CASE REPORT
Marchioro G., Fontana F., Ceratti G., Zaramella S., Sogni F., Maso G., Ranzoni S., Gontero P., Kocjancic E., Frea B.
Clinica Urologica, Università degli Studi del Piemonte Orientale "Amedeo Avogadro" Az Ospedaliera Maggiore della
Carità, Novara
155 - IL LANREOTIDE ASSOCIATO ALL’LH-RH ANALOGO COME TERAPIA DEL CARCINOMA PROSTATICO
ORMONO-REFRATTARIO
Casetta G., Greco A., Zitella A., Tizzani A.
Clinica Urologica 1, Università degli Studi di Torino Centro Prostata Molinette, Torino
164 - LA PROSTATECTOMIA RADICALE RETROPUBICA ANTEROGRADA NEL TRATTAMENTO DELL’ADENOCARCINOMA PROSTATICO CLINICAMENTE LOCALIZZATO
Masieri L., Serni S., Minervini A., Carloni M., Giubilei G., Ierardi A., Lapini A., Carini M.
Clinica Urologica I, Università degli Studi di Firenze.
166 - STUDIO COMPARATIVO OSSERVAZIONALE NON RANDOMIZZATO TRA IL TRATTAMENTO
BRACHITERAPICO E LA PROSTATECTOMIA RADICALE NEI PAZIENTI AFFETTI DA CARCINOMA
PROSTATICO A BASSO RISCHIO
Chiono L., Lavagna M., Schenone M., Giberti C.
Dipartimento di Nefrourologia Ospedale S. Paolo - Savona
168 - PINH E PINL A CONFRONTO
Benecchi L.1, Melissari M.2, Froio E.2, Campanini N.2, Prati A.1, Arnaudi R.1, Potenzoni M.1, Destro Pastizzaro C.1,
Savino A.1, Uliano N.1, Pieri A.M.1, Martens D.1, Potenzoni D.1
1
Divisione di Urologia, Ospedale di Fidenza (Parma); 2Istituto di Anatomia Patologica, Ospedale Maggiore di Parma
171 - FUZZY NEURAL NETWORK NELLA DIAGNOSI DI CARCINOMA PROSTICO
Benecchi L., Pieri A.M., Prati A., Arnaudi R., Destro Pastizzaro C., Savino A., Uliano N., Potenzoni M.,
Martens D., Potenzoni D.
Divisione di Urologia, Ospedale di Fidenza (Parma)
182 - PROSTATECTOMIA DI SALVATAGGIO DOPO BRACHITERAPIA: STUDIO RADIOLOGICO E PATOLOGICO CON
MACROSEZIONI
Gacci M.1, Vignolini G.1, Lapini A.1, Serni S.1, Travaglini F.1, Manoni L.1, Nesi G.2, Girardi L.2,
Agostini S.3, Trotti R.3, Carini M.1
1
Clinica Urologica, Università di Firenze; 2Istituto di Patologia generale, Università di Firenze, 3U.O. di Radiodiagnostica,
A.O.U.C, Università di Firenze
183 - DOWNSTAGING CLINICO E DOWNGRADING BIOPTICO IN 375 PAZIENTI AFFETTI DA NEOPLASIA PROSTATICA
A BASSO RISCHIO (cT2, GLEASON SCORE BIOPTICO 3+3, PSA 10ng/mL)
Lapini A.1, Serni S.1, Mearini L.2, Mearini E.2, Zucchi A.2, Farina E.3, Gallina A.3, Fabbri F.3, Porena M.2,
Montorsi F.3, Carini M.1
1
Clinica Urologica di Firenze; 2Clinica Urologica di Perugia; 3Clinica Urologica di Milano
184 - HIFU: TRATTAMENTO DELLA RECIDIVA LOCALE DOPO RADIOTERAPIA ESTERNA
Tasso M., Volpe A., Varvello F., Ferrando U.
AO S.Giovanni Battista, Torino
185 - GLI ULTRASUONI FOCALIZZATI AD ALTA FREQUENZA NEL TRATTAMENTO DEL CARCINOMA PROSTATICO:
3 ANNI DI ESPERIENZA
Tasso M., Volpe A., Varvello F., Ferrando U.
AO S.Giovanni Battista, Torino
195 - CONFRONTO STADIAZIONE CLINICA E PATOLOGICA NEI PAZIENTI SOTTOPOSTI
A PROSTATECTOMIA RADICALE
Sebastio N., Colella A., Morcaldi M., Santodirocco M., Latiano C., Ricci Barbini V.
I.R.C.C.S. Casa Sollievo della Sofferenza Divisione di Urologia. San Giovanni Rotondo (FG)
198 - TRATTAMENTO DELLA PROLIFERAZIONE MICROACINARE ATIPICA DELLA PROSTATA (ASAP): NOSTRA ESPERIENZA
Pianezza O.1, Zanardi G.1, Feroldi F.1, Micheli E.1, Lembo A.1, Chinaglia D.2
1
U.S.C. Urologia, Ospedali Riuniti di Bergamo; 2U.O. Anatomia Patologica Ospedali Riuniti di Bergamo
200 - RARA LOCALIZZAZIONE METASTATICA ALLA MANDIBOLA DA ADENOCARCINOMA PROSTATICO: CASE
REPORT
Viganò P., Picozzi S., Casu M., Giuberti A., Manganini V., Strada G.
U.O. Urologia, A.O. San Gerardo, Monza
203 - CARCINOMA DELLA PROSTATA E IMMUNOTERAPIA: STUDIO SULLA FREQUENZA
DEI LINFOCITI T CD8+ TELOMERASI-SPECIFICI
Traverso P.1, Romagnoli A.1, Filaci G.2, Fravega M.2, Simonato A.1, Ambruosi C.1, Indiveri F.1, Corbu C.1, Carmignani G.1
1
Clinica Urologica "L.Giuliani" Università degli Studi di Genova; 2Dipartimento di Medicina interna,
Università degli Studi di Genova
Archivio Italiano di Urologia e Andrologia 2005, 77, 3, Supplemento 2
XXIII
XV Congresso Nazionale Società Italiana di Urologia Oncologica
205 - CANCRO PROSTATICO: LE LINEE GUIDA DIAGNOSTICO-TERAPEUTICHE DELL’ISTITUTO NAZIONALE PER LO
STUDIO E LA CURA DEI TUMORI DI MILANO
Valdagni R.1, Nicolai N.2, Villa S.3, Salvioni R.2, Biasoni D.2, Valvo F.3, Bedini N.3, Carbone A.4, Pellegrinelli A.4,
Donegani S.5, Bosisio M.5, Seregni E.6, Spreafico C.7, Ripamonti C.8, Campa T.8, Fagnoni E.8, Vera Righi L.9, Catena L.10,
Procopio G.10, Bajetta E.10
1
Responsabile Programma Prostata, Istituto Nazionale per lo Studio e la Cura dei Tumori, Milano; 2U.O. Urologia;
3
U.O. Radioterapia; 4U.O. Anatomia Patologica; 5U.O. Psicologia; 6U.O. Medicina Nucleare; 7U.O. Radiologia; 8U.O. Terapie
Palliative; 9Programma Prostata; 10U.O. Oncologia Medica, Istituto Nazionale per lo Studio e la Cura dei Tumori, Milano
207 - DOCETAXEL, VINORELBINE AND ZOLEDRONIC ACID AS FIRST LINE TREATMENT IN PATIENTS
WITH HORMONE REFRACTORY PROSTATE CANCER
Di Lorenzo G.1, Autorino R.2, Perdonà S.3, De Laurentiis M.1, Cancello G.1, Napodano G.4, Montanaro V.4, Altieri V.4,
D’Armiento M.2, Bianco A.R.1, De Placido S.1
1
Dipartimento di Oncologia Clinica e Molecolare e 4Clinica Urologica, Università Federico II, Napoli;
2
Clinica Urologica, Seconda Università degli Studi, Napoli; 3UO Urologia, INT Fondazione G. Pascale, Napoli
217 - E’ L’ANNO DI INTERVENTO CHIRURGICO UN FATTORE DI PROGNOSI INDIPENDENTE NEI PAZIENTI AFFETTI
DA CARCINOMA DI PROSTATA SOTTOPOSTI A CHIRURGIA RADICALE?
Palazzo S., Ditonno P., Lafranceschina F., Garofalo L., Battaglia M., Martino P., Selvaggi F.P.
Sezione di Nefrologia Chirurgica e Trapianto di Rene, Dipartimento dell'Emergenza e dei Trapianti d'Organi-Università
degli Studi di Bari
219 - IL RUOLO DEGLI ESTROGENI NELLA EZIOPATOGENESI DEL TUMORE PROSTATICO.
REVIEW DELLA LETTERATURA CORRENTE
Di Francesco S., Tenaglia L.R
Clinica Urologica Università G. D'Annunzio, Chieti-Pescara
227 - STORIA NATURALE DEL CARCINOMA A CELLULE SQUAMOSE DEL PENE: RARO CASO DI TUMORE LOCALMENTE AVANZATO CON EROSIONE COMPLETA DEI GENITALI ESTERNI E DEL TESSUTO OSSEO PUBICO
Gavazzi A., Sarti E., Cai T., Costanzi A., Maleci M., Farina U., Meliani E., Melone F., Bartoletti R.
U.O. Urologia, Ospedale Santa Maria Annunziata, Università degli Studi di Firenze
232 - RUOLO DELLA TC/PET CON 11C-COLINA NELLA VALUTAZIONE DEI PAZIENTI CON RECIDIVA BIOCHIMICA
DOPO PROSTATECTOMIA RADICALE: CORRELAZIONI ISTOLOGICHE DOPO LINFOADENOMECTOMIA
RETROPERITONEALE / PELVICA
Scattoni V.1, Roscigno M.1, Picchio M.2, Messa C.2, Suardi N.1, Freschi M.3, Gallina A.1, Saccà A.1, Landoni C.2,
Fazio F.2, Montorsi F.1, Rigatti P.1
1
U.O. di Urologia, Università Vita-Salute San Raffaele; 2IBFM CNR, Università Milano Bicocca; 3Servizio di Anatomia
Patologica, Università Vita-Salute San Raffaele, Istituto Scientifico San Raffaele, Milano
dalle 12.45 alle 13.45 Sala Hibiscus - area Rene - Poster Meet the Authors
Moderatori: Boccafoschi C., Balbi C., Serrao A., Spampinato A.
12 - TUMORECTOMIA RENALE LAPAROSCOPICA E NEOPLASIA FUSOCELLULARE MIOGENA: CASE REPORT
Siracusano S.1, Knez R.1, Ciciliato S.1, Tiberio A.1, Bernabei M.1, D’Aloia G.1, Bussani R.2, Belgrano E.1
1
Clinica urologica, Ospedale di Cattinara, Università degli Studi di Trieste; 2Istituto di Anatomia Patologica, Università
degli Studi di Trieste
55 - CHIRURGIA -NEPHRON-SPARING- IN 7 CASI SELEZIONATI: VALUTAZIONI PRELIMINARI
Brancato T.,Delicato G., Corvese F., Signore S., Baffigo G., Tartaglia E., Dini D., Aloisi P., Ferdinandi V.
UOC Urologia-Ospedale S.Eugenio, Roma
109 - ANALISI DEL RISPARMIO DI PARENCHIMA RENALE SANO NELLA CHIRURGIA RENALE CONSERVATIVA:
ENUCLEAZIONE SEMPLICE VS ENUCLEORESEZIONE
Minervini A., Serni S., Masieri L., Carloni M., Manoni L., Vignolini G., Lapini A., Carini M.
Clinica Urologica I, Università degli Studi di Firenze
131 - SOVRAESPRESSIONE DELLA GLIOSSALASI I E GLIOSSALASI II NEL TUMORE RENALE E SUE IMPLICAZIONI
NEI MECCANISMI DI CHEMIORESISTENZA
Mearini E.1, Cottini E.1, Serva M.R.1, Antognelli C.2, Baldracchini F., Talesa V.2
1
Dipartimento di Specialità Medico-Chirurgiche e Sanità Pubblica; 2Dipartimento di Medicina Sperimentale
e Scienze Biochimiche
162 - TRATTAMENTO CONSERVATIVO DI ANGIOMIOLIPOMA GIGANTE MEDIANTE TECNICA DI ENUCLEAZIONE:
PRESENTAZIONE DI DUE CASI
Manoni L, Minervini A, Lapini A, Masieri L, Baldazzi V, Serni S, Carini M.
Clinica Urologica I, Università degli Studi di Firenze
179 - CARCINOMA DEI DOTTI COLLETTORI DEL BELLINI
Maggioni M.1, Ruoppolo M.1, Patelli E.1, Biffi A.2, Locatelli M.C.2, D'Antona A.2, Tabiadon D.2, Tombolini P.1
1
Ospedale San Carlo Borromeo Milano Divisione di Urologia; 2Ospedale San Carlo Borromeo milano Divisione di Oncologia
XXIV
Archivio Italiano di Urologia e Andrologia 2005, 77, 3, Supplemento 2
XV Congresso Nazionale Società Italiana di Urologia Oncologica
180 - CARCINOMA DEI DOTTI COLLETTORI DEL BELLINI ASSOCIATO A NEOPLASIA STROMALE DELL’ILEO (GIST):
CASE REPORT
Maggioni M.1, Ruoppolo M.1, Patelli E.1, Locatelli M.C.2, Biffi A.2, D'Antona A.2, 7 Tombolini P.1
1
Ospedale san Carlo Borromeo milano divisione di urologia; 2Ospedale San Carlo Borromeo milano Divisione oncologia
209 - TUMORECTOMIA RENALE: PARAMETRI DI VALUTAZIONE DELLA COLLA DI TROMBINA NELL’EMOSTASI CHIRURGICA
Bertini R., Sangalli M., Roscigno M., Pasta A., Mazzoccoli B., Angiolilli D., Da Pozzo L.F.,
Colombo R., Bocciardi A., Rigatti P.
U.O. Urologia, Università Vita-Salute San Raffaele, Milano
234 - ABLAZIONE CON RADIOFREQUENZA DI PICCOLE NEOPLASIE RENALI PER VIA LAPAROSCOPICA:
ESPERIENZA PRELIMINARE
Marsicano M., Napodano G., Montanaro V., Di Lorenzo D., Ferro M., Altieri V.
Clinica Urologica - Università degli studi di Napoli "Federico II"
dalle 12.45 alle 13.45 Sala Hibiscus - area Vescica e Via Escretrice Super. - Poster Meet the Authors
Moderatori: Boccafoschi C., Balbi C., Serrao A., Spampinato A.
3 - NUTRIZIONE ARTIFICIALE PRECOCE, PARENTERALE ED ENTERALE, DOPO CISTECTOMIA RADICALE E DERIVAZIONE URINARIA. EFFICACIA CLINICA E COMPLICANZE
Maffezzini M.1, Gerbi G.2, Campodonico F.1, Parodi D.2, Capponi G.1
1
Struttura Complessa Di Urologia; 2Struttura Semplice Di Rianimazione
14 - CONVERSIONE DI CONDOTTO ILEALE IN INDIANA POUCH: INDICAZIONI ED ASPETTI TECNICI
Maffezzini M., Campodonico F.
Struttura Complessa di Urologia
17 - FATTORI DI RISCHIO PER LO SVILUPPO DI TUMORI DELLA VESCICA (TV) DOPO CARCINOMA A CELLULE
TRANSIZIONALI (TCC) DELLE ALTE VIE URINARIE (AVU).
Schips L.1, Cantoni F.2, Lipsky K.1, Zigeuner R.1, Hutterer G.1, Petritsch P.1, Langner C.3
1
Clinica Urologica Universitá Graz; 2Unitá Operativa Urologia Fidenza; 3Istituto Anatomia Patologica Graz
22 - STUDIO OSSERVAZIONALE DI 338 PAZIENTI AFFETTI DA CARCINOMA UROTELIALE
C. Cammarata, Caruana P., Cordaro C., Guzzardi F., Iraci F., Lauria G., Oxenius I., Vacirca F.
Azienda Ospedaliera Regionale S.Elia U.O. Urologia Caltanissetta
23 - STUDIO PROSPETTICO, RANDOMIZZATO GEMCITABINA O EPIRUBICINA IN SINGOLA SOMMINISTRAZIONE
POST-TURBT NEL CARCINOMA TRANSIZIONALE Ta-T1 DELLA VESCICA. RISULTATI A 12 MESI
Maffezzini M., Canepa G., Capponi G., Campodonico F.
Struttura Complessa di Urologia
27 - E' POSSIBILE IL CONFRONTO DELLA QUALITA DI VITA IN RELAZIONE AL TIPO DI DERIVAZIONE URINARIA ?
Marino G,. Caputo A., Gamba P., Laudi M.
U O A Urologia ASO Ordine Mauriziano Torino
36 - TRATTAMENTO ENDOVESCICALE CON BCG Vs GEMCITABINA NELLA TERAPIA ADIUVANTE DEL TCC SUPERFICIALE AD ALTO E MEDIO RISCHIO
Del Zingaro M., Fornetti P.,, Farneti F., Ioannidou K., Costantini E., Mearini E., Porena M.
Clinica Urologia ed Andrologica, Policlinico Monteluce
58 - NEOPLASIA UROTELIALE DELLE ALTE VIE ESCRETRICI E TUMORI VESCICALI SINCRONI E METACRONI : ANALISI RETROSPETTIVA DI 71 CASI
Merlin F.1, Sava T.1, Porcaro A.B.2, Fraccon A.P.1, Ghimenton C.3, Strina C.1, Griso C.1, Manno P.1, Bassetto
M.A.1,Comunale L.2, Cetto G.L.1
1
Dept. of Medical Oncology, University of Verona, Verona, Italy; 2Unità Operativa di Urologia, Ospedale Civile Maggiore,
Verona, Italy; 3Pathology, Ospedale Civile Maggiore, Verona, Italy.
61 - INTRAVESCICAL GEMCITABINE THERAPY FOR SUPERFICIAL TRANSITIONAL CELL CARCINOMA pTa-T1 G1/3
AFTER TRANSURETHERAL RESECTION
Barzelloni M.L., Carnicelli P., De Cataldis G.
Centro di Diagnosi e Cura di Oncologia P. O. " G. da Procida" ASL SA/2 Salerno
64 - FUMO DI SIGARETTA E RISORSA IDRICA IN PAZIENTI AFFETTI DA CARCINOMA VESCICALE SUPERFICIALE
Morgia G.1, Serretta V.2, Altieri V.3, Melloni D.2, Galuffo A.2, Motta M.4, Testa G.5, Magno C.6, Chincoli S.7,
Cacciatore M 8, Simone N.S.9, Contino G.10, Pirritano D.11, Gentile M.12, Masala A.13, D’Elia A.14, Bulgarella A.15, Mazza R.16,
Ricci Barbini V.17, Raguso G.18, Esposito C.19, Cicalese V.20, Allegro R.2, Pavone-Macaluso M.2 e i membri del GSTU21
1
Ist Urol-Università di Sassari, 2Ist Urol-Università di Palermo, 3Ist Urol-Università di Napoli, 4Ist Urol-Università di Catania, 5Osp
Civ Monaldi -Div Urol, Napoli, 6Ist Urol-Università di Messina, 7Osp Civ-Div Urol, Trani (BA), 8Osp Civ-Div Urol, Partinico (PA), 9Osp.
Civ -Div Urol, Maddaloni (CE), 10Osp. Civ. Cervello-Div Urol, Palermo 11Osp Civ-Div Urol, Catanzaro, 12Osp. Civ-Div Urol, Avellino,
13
Osp. Civ. Cardarelli-Div Urol, Napoli, 14Osp Civ-Div Urol, Castellaneta (TA), 15Osp Civ-Div Urol, Trapani, 16Osp Civ-Div Urol,
Cosenza, 17Osp Civ-Div Urol, San Giovanni Rotondo (FG), 18Osp Civ-Div Urol, Martina Franca (TA), 19Osp Civ-Div Urol,
Castellamare Di Stabia (NA), 20Osp. Civ. Moscato-Div Urol, Avellino, 21Sicilia-Calabria-Campania-Molise-Puglia-Basilicata-Sardegna
Archivio Italiano di Urologia e Andrologia 2005, 77, 3, Supplemento 2
XXV
XV Congresso Nazionale Società Italiana di Urologia Oncologica
73 - AFFIDABILITÀ DELLA CISTOSCOPIA CON 5-ALA NEL FOLLOW-UP DEL CIS PURO IN TRATTAMENTO CON BCG
Colombo R., Naspro R., Fabbri F., Rigatti P.
UO Urolgia, Università "Vita-Salute" Istituto Scientifico H. San Raffaele, Milano
78 - BLADDER CANCER IN THE ELDERLY PATIENTS: ROLE OF THE CONSERVATIVE TREATMENT
Santoro M.1, Cervo E.1, Falcone S.1, Colosimo A.1, Riccelli R.1, Prencipe M.2, Pingitore D.1
1
Operative Unity of Radiotherapy and Radiobiology; 2Operative Unity of Urology Hospital Pugliese-Ciaccio, Catanzaro
102 - DUBBI E PERPLESSITÀ SUL RISCHIO DI NEOPLASIA INCIDENTALE DELLA PROSTATA IN CORSO DI CISTECTOMIA CON PRESERVAZIONE DELLA PROSTATA
Carmignani G., Simonato A., Gastaldi C., Ninotta G., Vota P., Pizzorno R., Ambruosi C., Traverso P.
Clinica Urologica "L. Giuliani" - Università di Genova
107 - DETERMINAZIONE DELLE CITOCHINE URINARIE (IL8, IL6 E VEGF) NEI PAZIENTI SOTTOPOSTI A IMMUNOTERAPIA VESCICALE. RISULTATI PRELIMINARI
De Berardinis E.1, Autran-Gomez A.M.1, D’Alessandro M.2, Mariani P.2, Albanesi L.1, Di Monaco F.1, Di Silverio F.1
1
Dipartimento di Urologia; 2Dipartimento di Chirurgia Generale Università di Roma " La Sapienza".
114 - METASTASI VESCICALE ED URETERALE CON IDROURETERONEFROSI DI CARCINOMA MAMMARIO:
CASO CLINICO
Pastore A.1., Palleschi G.1., Tubaro A.2, De Nunzio C.2, Iori F.3, Carbone A.1
Università degli Studi di Roma "La Sapienza": I Facoltà di Medicina e Chirurgia, 1Polo Pontino I.C.O.T. (Latina), Unità
Operativa di Neuro-Urologia; 2Unità Operativa Complessa di Urologia, Ospedale Sant’Andrea Roma Università degli
Studi di Roma "La Sapienza", II Facoltà di Medicina e Chirurgia; 3Dipartimento di Urologia "U. Bracci"
154 - FATTORI PROGNOSTICI NEI TUMORI VESCICALI UROTELIALI T1G3
Casetta G.1, Zitella A.1, Greco A., Rosso D.1, Pacchioni D.2, Bussolati G.2, Tizzani A.1
1
Clinica Urologica 1, Università degli Studi di Torino; 2III Servizio di Anatomia Patologica, Università degli Studi di Torino
156 - CORRELAZIONE TRA L’ESPRESSIONE IMMUNOISTOCHIMICA DI c-erbB-2 E p53 E PROGNOSI NEI CARCINOMI
VESCICALI SUPERFICIALI DI GRADO G2 E STADIO pTa. FOLLOW-UP A 2 ANNI
Casetta G.1, Zitella A.1, Greco A.1, Pacchioni D.2, Bussolati G.2, Tizzani A.1
1
Clinica Urologica 1, Università degli Studi di Torino; 2III Servizio di Anatomia Patologica - Università degli Studi di
Torino
160 - INUSUALE RISCONTRO DI NEOPLASIA TRANSIZIONALE IN URETEROCELE
Zanardi G., Pianezza O., Micheli E., Feroldi L., Paganelli A., Lembo A.
U.S.C. Urologia Ospedali Riuniti di Bergamo
161 - UTILIZZO DELLA METODICA FISH NEL FOLLOW-UP DEL CARCINOMA SUPERFICIALE DELLA VESCICA
Castiglione F.2, Vignolini G.1, Lapini A.1, Masieri L.1, Manoni L.1, Taddei G.L.2, Serni S.1, Carini M1
1
Clinica Urologia I, Università degli Studi di Firenze; 2Istituto di Anatomia Patologica, Università degli Studi di Firenze.
173 - CISTECTOMIA RADICALE: 12 ANNI DI ESPERIENZA 525 casi
Ferrando U., Cucchiarale G., Morabito F., Graziano M.E., Rossi R., Liberale F.
S.C. Urologia 3 D.O. " A.S.O. San Giovanni Battista Molinette " Torino
176 - SORVEGLIANZA E TRATTAMENTO DELLE NEOPLASIE VESCICALI PT1G3 DI PRIMA OSSERVAZIONE
Marzotto M., Sandri S., Camazzola M., Tagliabue A.
194 - CARCINOMA LINFOEPITELIALE DELLA VESCICA: NEOPLASIA DI RARA OSSERVAZIONE. CASE REPORT
Sebastio N.1, Cretì G.1, Santodirocco M.1, Latiano C.1, Bisceglia M.2, Ricci-Barbini V.1
1
I.R.C.C.S. Ospedale Casa Sollievo della Sofferenza U. O. Urologia; 2Servizio di Anatomia Patologica San Giovanni
Rotondo (FG)
197 - LA TERMOCHEMIOTERAPIA ABLATIVA CON MITOMICINA NELLE NEOPLASIE VESCICALI AD ALTO GRADO:
RISULTATI PRELIMINARI
Risi O., Milesi R., Spina R., Gozzo M., Favalli E., Pino P.
Unità Operativa di Urologia Azienda Ospedaliera di Treviglio
199 - COINVOLGIMENTO INTRAEPITELIALE DELLA PROSTATA E DELLA VESCICOLA SEMINALE DA UROTELIOMA
VESCICALE: CASE REPORT
Viganò P.1, Picozzi S.1, Casu M.1, Giuberti A.1, Manganini V.1, Strada G.1, Leone B.2
1
U.O. Urologia, A.O. San Gerardo, Monza; 2U.O. Anatomia Patologica, A.O. San Gerardo, Monza
211 - L’IMPATTO ECONOMICO DEI TUMORI SUPERFICIALI DELLA VESCICA IN UN REPARTO DI UROLOGIA
Sandri S.D., Camazzola M., Portalupi W., Sommariva M., Malini A.
Unità Operativa di Urologia e Unità Spinale, Ospedale "G. Fornaroli" Magenta
224 - TERAPIA CON EPIRUBICINA IN EARLY TREATMENT E SUCCESSIVA TERAPIA ADIUVANTE CON BCG
NEI CARCINOMI A CELLULE TRANSIZIONALI DELLA VESCICA T1G3: RISULTATI SULL’EFFICACIA
A BREVE TERMINE
Sarti E.1, Cai T.1, Gavazzi A.1, Costanzi A.1, Nesi G.2, Meliani E.1, Farina U.1, Melone F.1, Maleci M.1, Bartoletti R.1
1
U.O. Urologia, Ospedale Santa Maria Annunziata, Università degli Studi di Firenze; 2Dipartimento di Patologia,
Università degli Studi di Firenze
XXVI
Archivio Italiano di Urologia e Andrologia 2005, 77, 3, Supplemento 2
XV Congresso Nazionale Società Italiana di Urologia Oncologica
226 - RECIDIVA CUTANEA DI CARCINOMA A CELLULE TRANSIZIONALI DELLA VESCICA SU URETEROCUTANEOSTOMIA: RARO CASO CLINICO
Gavazzi A., Sarti E., Cai T., Costanzi A., Maleci M., Farina U., Meliani E., Melone F., Bartoletti R.
U.O. Urologia, Ospedale Santa Maria Annunziata, Università degli Studi di Firenze
231 - TUMORI SUPERFICIALI DELLA VESCICA AD ALTO GRADO: DIFFERENZA TRA LA VALUTAZIONE ANATOMOPATOLOGICA E IL DECORSO CLINICO. ANALISI RETROSPETTIVA SU 143 CASI DI PTAG3
Gavazzi A.1, Cai T.1, Nesi G.2, Sarti E.1, Maleci M.1, Farina U.1, Meliani E.v, Melone F.1, Costanzi A.v, Bartoletti R.1
1
U.O. Urologia, Ospedale Santa Maria Annunziata, Università degli Studi di Firenze; 2Dipartimento di Patologia,
Università degli Studi di Firenze
235 - CARCINOMA UROTELIALE GIOVANILE: UN CASE REPORT
Mancini V.1, Ditonno P.1, Lucarelli G.1, Lastilla G.2, Boezio F.1, Battaglia M.1, Bettocchi C.1, Dilorenzo V.1, Selvaggi F.P.1
1
Sezione di Urologia e Trapianto di Rene, DETO, Università degli Studi di Bari; 2Sezione di Anatomia Patologica, DAPEG,
Università degli Studi di Bari
236 - VALUTAZIONE DELLA LEUCOCITURIA DURANTE LA CHEMIO-IMMUNOPROFILASSI ENDOCAVITARIA DEI TUMORI VESCICALI SUPERFICIALI DOPO TURB
Verratti V., Criniti P., Di Francesco S., Berardinelli F., Fusco W., Tenaglia R.L.
Clinica Urologia Università "G.d’Annunzio" Chieti-Pescara
dalle 15.30 alle 16.30 Sala Pitagora - Video Miscellanea 1
Moderatori: Rigatti P., Belgrano E.
105 - LA NEFROURETERECTOMIA TOTALE PER VIA LAPAROSCOPICA
Bove P.1, Campagna A.1, Miano R.1, Finazzi Agrò E.1, Kim Fj.2, Vespasiani G.1
1
Cattedra di Urologia, Università degli studi di "Tor Vergata", Roma, Italia; 2Denver Health medical Center- University of
Colorado, Denver, CO, USA
118 - TRATTAMENTO DI POLIPO FIBROEPITELIALE DELL’URETERE CON HOLMIUM:YAG LASER
Baima C.,Genesi D., Acanfora F.
UOA Urologia, Ospediali Riuniti ASL 6, Ciriè (TO)
141 - LINFADENECTOMIA RETROPERITONEALE LAPAROSCOPICA DESTRA NEL TUMORE NON-SEMINOMATOSO
DEL TESTICOLO
Gaboardi F., Simonato A., Lissiani A., Gregori A., Galli S., Bozzola A., Scieri F., Stener S.
Div. di Urologia, Az. Ospedaliera "Luigi Sacco", Milano.
142 - CISTECTOMIA RADICALE LAPAROSCOPICA NELLA DONNA
Gaboardi F., Simonato A., Lissiani A., Gregori A., Galli S., Bozzola A., Scieri F., Stener S.
Div. di Urologia, Az. Ospedaliera "Luigi Sacco", Milano
172 - CISTECTOMIA PARZIALE CON SOSTITUZIONE A MEZZO DI PATCH DI SOTTOMUCOSA DEL PICCOLO INTESTINO DI MAIALE (STRATASIS ™): EVOLUZIONE MORFOLOGICA E FUNZIONALE A 36 MESI
Ferrando U.1, Morabito F.1, Cucchiarale G.1, Volpe A.1, Graziano M.E.1, Ferraris A.2, Gandini G.2
1
S.C. Urologia 3 D.O. " A.S.O. San Giovanni Battista Molinette " Torino; 2Istituto di Radiologia diagnostica e interventistica - Università degli Studi di Torino
223 - CISTECTOMIA RADICALE CON DERIVAZIONE ORTOTOPICA CONTINENTE A “Y” CON ILEOCAPSULOPLASTICA
Mari M., Mangione F., Ambu A., Bollito E., Guercio S., Bellina M.
U.O.C. Urologia, P.O. di Rivoli (TO)
dalle 15.30 alle 16.30 Sala Dionisio - Video Miscellanea 2
Moderatori: Carini M., Morgia G.
19 - ASPORTAZIONE VIDEOLAPAROSCOPICA DI UN LIPOSARCOMA RETROPERITONEALE DI 10 CM
Schips L.1, Cantoni F.2, Gidaro S.3, Lipsky K.1, Zigeuner R.1, Hutterer G.1, Petritsch P.1
1
Clinica Urologica Universitá di Graz; 2Unitá Operativa Urologia Fidenza; 3Clinica Urologica Universitá di Chieti
48 - LA NEFROURETERECTOMIA LAPAROSCOPICA RETROPERITONEALE. NOTE DI TECNICA ED ESPERIENZA PERSONALE
Aresu L., Maritati F., Occhipinti M., Grosso G.
Divisione di Urologia Casa di cura "Dott. Pederzoli" P.O. ASL 22 Peschiera del Garda (Verona) Direttore:
Dott. G.Grosso
68 - TUMORECTOMIA RENALE BILATERALE PER NEOPLASIA RENALE: UTILIZZO DELLA COLLA DI TROMBINA NELL’EMOSTASI CHIRURGICA
Bertini R., Mazzoccoli B., Sangalli M., Pasta A., Roscigno M., Da Pozzo L.F., Colombo R., Bocciardi A., Rigatti P.
U.O. Urologia, universita Vita-Salute San Raffaele, Milano
Archivio Italiano di Urologia e Andrologia 2005, 77, 3, Supplemento 2
XXVII
XV Congresso Nazionale Società Italiana di Urologia Oncologica
82 - TUMORECTOMIA LAPAROSCOPICA EXTRAPERITONEALE CON TRE SOLE PORTE D'ACCESSO.
10 ANNI DI ESPERIENZA
Pecoraro G., Motta L., Olivo G., Frigo M.
U.O. Urologia, Ospedali di Isola Della Scala e Bussolengo. ASL 22 Bussolengo. Regione Veneto
97 - ASPORTAZIONE LAPAROSCOPICA DI UN LINFANGIOMA CISTICO RETROPERITONEALE: UN CASO INSIDIOSO
Celia A., Ruffato A., Silvetsre P., Caruso A., Giunta A., Breda G.
Struttura complessa di Urologia dell’Ospedale San Bassiano, Bassano del Grappa.
248 - LIPOSARCOMA RETROPERITONEALE: EXERESI CHIRURGICA
Severini G.2, Urbinati M.1, Severini E.1, Palmieri F.1, Martorana G.1
1
Clinica Urologica, Alma Mater Studiorum, Università di Bologna; 2Unità Operativa di Urologia, Dipartimento Nefrologia
e Urologia, Policlinico Ospedaliero, Universitario S. Orsola Malpighi, Bologna
dalle 15.30 alle 16.30 Sala Tindari B - Comunicazioni selezionate Ter. Chirurgica, Ricerca di Base
Moderatori: Mirone V., Bertaccini A., Sica G., Balbi C.
34 - NEURO D1, A GENE CONTIGUOUS TO THE HOX D LOCUS, AS A NOVEL MARKER FOR NEUROENDOCRINE
DIFFERENTIATION OF HUMAN PROSTATE CANCER
Cindolo L.1, Franco R.2, Cantile M.3, Schiavo G.3, Liguori G.2, Chiodini P.4, Salzano L.1, Di Blasi A.5, Falsaperla M.6,
Feudale E.6, Botti G.2, Gallo A.7, Cillo C.3
1
Urology Unit, "G. Rummo" Hospital, Benevento, Italy; 2Surgical Pathology, National Cancer Institute "G. Pascale", Naples,
Italy; 3Department of Clinical and Experimental Medicine, "Federico II" University Medical School ; 4Department of Medicine
and Public Health, Second University, Naples, Italy; 5Surgical Pathology, "G. Rummo" Hospital, Benevento, Italy; 6Urology
Unit, CROB Rionero in Vulture, Italy; 7Urology Unit, National Cancer Institute "G. Pascale", Naples, Italy
37 - STADIAZIONE PATOLOGICA INTRAOPERATORIA IN CORSO DI PROSTATECTOMIA RADICALE RETROPUBICA (PRR)
Fasolis G.1, Lacquaniti S.1, De Giuli P.2, Fasolo P.P.1, Conti C.1, Sebastiani G.1, Puccetti l.1, Mandras R.1
1
SOC Urologia Opsedale S. Lazzaro, Alba; 2SOC Anatomia Patologica, Ospedale S. Lazzaro, Alba
116 - SIGNIFICATO PROGNOSTICO DELLA DENSITÀ LINFONODALE E DELL’ATTUALE SISTEMA DI STADIAZIONE
LINFONODALE DEL CARCINOMA RENALE
Terrone C.1, Poggio M.1, Guercio S.1, Cracco C.1, Tarabuzzi R.1, Scoffone C.1, Porpiglia F.1, Scarpa R.M.1, Rocca Rossetti S.2
1
Urologia Universitaria, A.S.O. S. Luigi, Orbassano; 2Università degli Studi di Torino
124 - I GENI NOTCH NELL’ADENOCARCINOMA PROSTATICO
Giovannini C.1, Sansone P.1, Chieco P.1, Bertaccini A.2, Lacchini M.1, Marchiori D.2, Costa F.2, Martorana G.2
1
Centro di Ricerca Biomedica Applicata (CRBA), Ospedale S.Orsola; 2Dipartimento di Urologia Università di Bologna,
Bologna, Italia
187 - STUDIO DELLE VARIANTI GENETICHE DI JAK3 IN PAZIENTI CON CARCINOMA RENALE A CELLULE CHIARE
De Martino M.2, Ranieri E.2, Ariano V.3, Cormio L.2, Gesualdo L.2, Pellegrino A.3, Carrieri G.2
1
Dipartimento di Scienze Chirurgiche Clinica Urologica e Centro Trapianti Università degli Studi di Foggia; 2Dipartimento
di Scienze Biomediche Divisione di Nefrologia Università degli Studi di Foggia; 3S. C. di Urologia Azienda Ospedaliero
Universitaria Ospedali Riuniti di Foggia
237 - GLANDULOPLASTICA RICOSTRUTTIVA DOPO EXERESI CHIRURGICA PER CARCINOMA DEL PENE UTILIZZANDO LA MUCOSA URETRALE
Sasso F., Falabella R., Gulino G.
Università Cattolica del Sacro Cuore, Policlinico A. Gemelli, Roma
Sabato 5 novembre 2005
ore 12.45 - 13.45 Sala Hibiscus - area Miscellanea - Poster Meet the Authors
Moderatori: Martoni A., Siracusano S., Fellin G., Orestano L.
1 - RADIOTHERAPY(RT) IN STAGE I TESTICULAR SEMINOMA: EXPERIENCE IN OUR INSTITUTION
Alongi F.,Ferrera G., Cucchiara T., Evangelista G., La Paglia L.,Tumminello E., Bono M., Montemaggi P.
Ospedale Oncologico M.Ascoli-Arnas Civico Palermo
2 - CHEMIOTERAPIA DI SALVATAGGIO CON OXALIPLATINO E GEMCITABINA IN PAZIENTI CON TUMORE GERMINALE
CISPLATINO-REFRATTARIO
De Giorgi U.1, Rosti G.1, Aieta M.2, Testore F.3, Fornarini G.4, Burattini L.5, Papiani G.1,
Zumaglini F.1, Bracarda S.6, Marangolo M.1
1
Ospedale Santa Maria delle Croci, Ravenna; 2Ospedale "Casa Sollievo della Sofferenza", San Giovanni Rotondo
(Foggia); 3Ospedali Riuniti, Asti; 4Ospedale San Martino, Genova; 5Ospedali Riuniti Umberto I-Lancisi-Salesi, Ancona;
6
Ospedale Policlinico Monteluce, Perugia
XXVIII
Archivio Italiano di Urologia e Andrologia 2005, 77, 3, Supplemento 2
XV Congresso Nazionale Società Italiana di Urologia Oncologica
24 - MICROCALCIFICAZIONI TESTICOLARI E NEOPLASIA BILATERALE:UNA LESIONE PRECANCEROSA?
Liberti M., Perugia G., Di Viccaro D., Gentilucci A., Teodonio S.
Dipartimento di Urologia "U. Bracci", Policlinico Umberto I - Università degli Studi di Roma "La Sapienza"
25 - NEOPLASIA BILATERALE SINCRONA DEL TESTICOLO: APPROCCIO TERAPEUTICO CONSERVATIVO MONOLATERALE "ORGAN SPARING"
Liberti M., Perugia G., Teodonio S., Gentilucci A., Di Viccaro D.
Dipartimento di Urologia, Università degli Studi di Roma "La Sapienza"-Policlinico Umberto I
29 - RADIOTHERAPY FOR STAGE I-II TESTICULAR SEMINOMA
Molinaro M. A., Molè R., Pingitore D.
U.O Radiotherapy and Radiobiology Hospital Pugliese-Ciaccio, Catanzaro
51 - DERIVAZIONE ETEROTOPICA CONTINENTE NEL CARCINOMA URETRALE FEMMINILE
Fortunato P., Mauro M., Vincenzoni A., Savoia G., Schettini M.
Struttura Complessa Urologia Ospedale Cristo Re Roma
53 - METASTASI PROSTATICA DA NEOPLASIA TESTICOLARE:IPOTESI EZIOLOGICHE
ED IMPLICAZIONI TERAPEUTICHE
Torelli T.1, Collini P.2, Biasoni D.1, Milani A.1, Nicolai N.1, Salvioni R.1, Pizzocaro G.1
1
U.O. Urologia Oncologica I.N.T. Milano ; 2U.O. Anatomia Patologica C I.N.T. Milano
62 - I TUMORI GERMINALI NON SEMINOMATOSI DEL TESTICOLO IN STADIO CLINICO I : NOSTRA ESPERIENZA
Morelli F.1, Nanni L.1, Di Micco C.1, Setola P.2, Ricci Barbini E.2, Ricci Barbini V.2, Maiello E.1
1
U.O. Oncologia; 2U.O. Urologia IRCCS Casa Sollievo della Sofferenza S. Giovanni Rotondo
103 - TRATTAMENTO CHIRURGICO CONSERVATIVO DELLE LESIONI PRE-CANCEROSE E CANCEROSE DEL GLANDE
Ambruosi C., Romagnoli A., Simonato A., Traverso P., Ruggiero L., Carmignani G.
Clinica Urologica "L.Giuliani" - Università degli Studi di Genova
152 - CHILORREA POST-OPERATORIA IN UROLOGIA: INQUADRAMENTO E TRATTAMENTO.
Carmignani G.,Traverso P., Simonato A., Gastaldi C., Ninotta G., Romagnoli A., Ambruosi C., Corbu C.
Clinica Urologica "L.Giuliani" - Università di Genova
225 - RARO CASO DI METASTASI PENIENA DA ADENOCARCINOMA PROSTATICO IN PAZIENTE IN BLOCCO ANDROGENICO TOTALE E PSA INDOSABILE: RUOLO PROGNOSTICO DELL’ASSOCIAZIONE TRA ADENOCARCINOMA INVASIVO ED INTRADUTTALE
Cai T.1, Gavazzi A.1, Sarti E.1, Gazzarrini O.1, Nesi G.2, Costanzi A.1, Farina U.1, Maleci M.1,
Meliani E.1, Melone F.1, Bartoletti R.1
1
U.O. Urologia, Ospedale Santa Maria Annunziata, Università di Firenze; 2Dipartimento di Patologia, Università di Firenze
238 - POLIARTRITE REATTIVA ACUTA DOPO TRATTAMENTO INTRAVESCICALE CON BACILLO DI CALMETTE-GUERIN
Ghini M., Scarpello M.L., Di Silverio A., Misuriello G., Salvi G., Vagliani G., Emili E.
Urologia Ospedale Civile Nuovo Imola, Clinica Urologica Università "G. D'Anninzio” Chieti
244 - RULES (Radiofrequency Ultrasonic Local EstimatorS): UNA NUOVA TECNICA ECOGRAFICA PER LO STUDIO
DELLA GHIANDOLA PROSTATICA FINALIZZATA ALL’OTTIMIZZAZIONE DEI PRELIEVI BIOPTICI
Bertaccini A.1, Franceschelli A.1, Brunocilla E.1, Schiavina R.1, Marchiori D.1, Provenzale M.v, Manferrari F.v,
Sanguedolce F.1, Ceccarelli F.2, Granchi S.2, Biagi E.2, Masotti L.2, Martorana G.1
1
Clinica Urologica, Alma Mater Studiorum, Università di Bologna; 2Laboratorio Ultrasuoni e Controlli non Distruttivi,
Dipartimento di Elettronica e Telecomunicazioni, Università di Firenze
247 - SARCOMA RETROPERITONEALE MISCONOSCIUTO: CASE REPORT
Severini G.2, Urbinati M.1, Severini E.1, Palmieri F.1, Martorana G.1
1
Clinica Urologica, Alma Mater Studiorum, Università di Bologna; 2Unità Operativa di Urologia, Dipartimento Nefrologia
e Urologia, Policlinico Ospedaliero - Universitario S. Orsola Malpighi, Bologna
ore 12.45 - 13.45 Sala Hibiscus - area Prostata - Poster Meet the Authors
Moderatori: Martoni A, Siracusano S., Fellin G., Orestano L.
7 - RUOLO DELLA PROSTATECTOMIA RADICALE NEL TUMORE PROSTATICO CT3A
Mearini L., Mearini E., Zucchi A., Cottini E, Lanna M., Porena M.
Clinica Urologica. Università di Perugia
35 - CAMP INDUCED MODIFICATIONS OF HOX D GENE EXPRESSION IN PROSTATE CELLS ALLOW THE IDENTIFICATION OF A CHROMOSOMAL AREA INVOLVED IN VIVO WITH NEUROENDOCRINE DIFFERENTIATION OF HUMAN
ADVANCED PROSTATE CANCERS
Cindolo L.1, Cantile M.2, Schiavo G.2, D’Antò V.2, Franco R.3, Altieri V.4, Gallo A.5, Cillo C.2
1
Urology Unit, "G. Rummo" Hospital, Benevento, Italy; 2Department of Clinical and Experimental Medicine, "Federico II"
University Medical School; 3Surgical Pathology, National Cancer Institute "G. Pascale", Naples, Italy; 4Department of
Urology, Federico II University, Naples, Italy; 5Urology Unit, National Cancer Institute "G. Pascale", Naples, Italy
Archivio Italiano di Urologia e Andrologia 2005, 77, 3, Supplemento 2
XXIX
XV Congresso Nazionale Società Italiana di Urologia Oncologica
47 - INCONTINENZA URINARIA SUCCESSIVA A RADIOTERAPIA(RT) CONFORMAZIONALE A SCOPO RADICALE ALLA
DOSE DI 76 Gy PER CARCINOMA PROSTATICO LOCALIZZATO
Alongi F., D’Antoni P., Moscadini L., Sciumè F., Montemaggi P.
U.O. Radioterapia Ospedale M. Ascoli Arnas Palermo
50 - LA RIABILITAZIONE ERETTILE NEI PAZIENTI SOTTOPOSTI A PROSTATECTOMIA RADICALE NERVE SPARING E NON
Milan G.L.,Paradiso M., Sedigh O., Morabito F., Graziano M., Ferrando U.
S.C. Urologia 3 - Direttore: Dott. U. Ferrando - Ospedale San Giovanni Battista di Torino
56 - CONFRONTO TRA DUE METODI PER LE MISURA DELLA CONCENTRAZIONE DELLA CROMOGRANINA A CIRCOLANTE E CORRELAZIONI CLINICHE: RISULTATI PRELIMINARI
Destefanis P.1, Zitella A.2, Berruti A.3, Mengozzi G.4, Rosso R.1, Casetta G.2, Aimo P.4, Rolle L.1, Greco A.2,
Dogliotti L.3, Fontana D.1, Tizzani A.2
1
Divisione Universitaria di Urologia 2, Università degli Studi di Torino; 2Divisione Universitaria di Urologia 1, Università
degli Studi di Torino; 3Oncologia, Università degli studi di Torino; 4Laboratorio Analisi, Ospedale Molinette, Torino
57 - DOCETAXEL E ACIDO ZOLEDRONICO IN PAZIENTI AFFETTI DA CARCINOMA PROSTATICO ORMONOREFRATTARIO: EFFICACIA E SICUREZZA DELLA COMBINAZIONE
Catena L.1, Bajetta E.1, Procopio G.1, De Dosso S.1, Pani S.1, Salvioni R.2, Torelli T.2, Villa S.3
1
S.C. Oncologia Medica 2; 2S.C. Chirurgia Urologia; 3Dipartimento di Radioterapia
67 - PREVENZIONE DEL TUMORE DELLA PROSTATA:CADUTA DEI LIVELLI ANDROGENICI O ECCESSO DI ANDROGENI? UNA REVIEW DELLA LETTERATURA CORRENTE
Di Francesco S., Verratti.V, Tenaglia L.R.
Clinica Urologia Università "G.d’Annunzio"-Chieti Pescara
81 - PACLITAXEL SETTIMANALE NEL CARCINOMA DELLA PROSTATA METASTATICO ANDROGENO-INDIPENDENTE (AIPC)
Chiappino I., Addeo A., Galetto A., Ferrando U., Cucchiarale G., Fontana D., Ricardi U., Tizzani A., Bertetto O.
Progetto Prostata, A.O San Giovanni Battista-Torino
87 - UTILIZZO DELL’ACIDO ZOLEDRONICO E RIDUZIONE DELLA SINTOMATOLOGIA DOLOROSA IN PAZIENTI CON
ADENOCARCINOMA PROSTATICO IN STADIO AVANZATO E METASTASI OSSEE
Marchioro G.1, Forti L.2, Ballare A.3, Zaramella S.1, Miraglia S.2, Bertona E.2, Sala M.1, Gontero P.1,
Kocjancic E.1, Alabiso O.2, Krengli M.3, Frea B1
1
Clinica Urologica, Facoltà di Medicina e Chirurgia, Università degli Studi del Piemonte Orientale “Amedeo Avogadro”,
Az. Ospedaliera “Maggiore della Carità”, Novara; 2Dipartimento Oncologico Interaziendale, Sezione di Novara, ASO
“Maggiore della Carità”; 3Divisione Universitaria di Radioterapia Az. Ospedaliera “Maggiore della Carità”
89 - “SATURATION BIOPSY” NELLA DIAGNOSI DEL CARCINOMA PROSTATICO: RISULTATI SUI PRIMI 70 PAZIENTI
Zaramella S.1, Marchioro G.1, Sala M.2, Monesi G.2, Favro M.1, Ceratti G.1, Gontero P.1, Kocjancic E.1, Fontana F.1,
Maso G.1, Ranzoni S.1, Pisani R.1, Frea B.1
1
Clinica Urologica, Facoltà di Medicina e Chirurgia, Università degli Studi del Piemonte Orientale “Amedeo Avogadro”,
Az. Ospedaliera "Maggiore della Carità", Novara; 2U.O.A. di Urologia, Ospedale di Domodossola (VB).
93 - LA PROSTATA: SI MUOVE?, MA QUANTO SI MUOVE?.IMPATTO DEL POSIZIONAMENTO DI SEMI D’ORO NELLA
PROSTATA PER LA DEFINIZIONE DEL TARGET PAZIENTE-SPECIFICO
Muñoz F.1, Guarneri A.1, Ciammella P.1, Orefici E.1, Cucchiarale G.2, Ferrando U.2, Ragona R.1, Ricardi U.1
1
SCDU Radioterapia-; 2Università di Torino. Divisione di Urologia 31- ASO Molinette-Torino
96 - LA RISONANZA MAGNETICA CON BOBINA ENDORETTALE (ER-MRI) COME METODICA NEL RILEVARE
LA SOTTOSTADIAZIONE DEL CARCINOMA PROSTATICO CLINICAMENTE LOCALIZZATO
Porcaro A.B.1, Migliorini F.1, Monaco C.1, Balzarro M.1, Zecchini Antoniolli S.1, Montemezzi S.2, Borsato A.2,
Ghimenton C.3, Gortenuti G.2, Longo M.1, Pianon R.1, Comunale L.1
1
2
Divisione di Urologia; Divisione di Radiologia; 3Divisione di Anatomia Patologica, Ospedale Civile Maggiore, Verona
99 - HIGH INTENSITY FOCUSED ULTRASOUND (HIFU): DATI PRELIMINARI SUL TRATTAMENTO DEL CARCINOMA
PROSTATICO LOCALMENTE AVANZATO O AD ALTO RISCHIO DI PROGRESSIONE
Callea A., Zizzi V., Cafarelli A., Piccinni R., Sblendorio D., Berardi B., Gala G., Tempesta A., Traficante A.
AUSL BA 4, U.O. Clinicizzata di Urologia, Ospedale "Di Venere", Bari
120 - RADIOTERAPIA PROFILATTICA DELLA GINECOMASTIA E MASTODINIA BICALUTAMIDE-CORRELATE
Melloni D., Anastasi G., Inferrera A., Crea G., Magno C., Castro R.
Cattedra di Urologia. Università degli studi di Messina
125 - RADIOTHERAPY PLUS ADJUVANT ANDROGEN SUPPRESSION: PROGNOSTIC IMPACT OF PRETREATMENT PSA
Morganti A.G.1, Mantini G.2, Luzi S.2, Mattiucci G.C.2, Forni F.3, Digesù C.1, Bavasso A.2, Errico A.2, Di Rito A.2,
Frascino V.2, Zuppi C.3, Cellini N.2
1
U.O. Radioterapia, Università Cattolica del S. Cuore, Campobasso; 2Cattedra di Radioterapia, Università Cattolica del
S. Cuore, Roma; 3Istituto di Chimica e Biochimica Clinica, Università Cattolica del S. Cuore, Roma
126 - GASTROINTESTINAL AND UROLOGICAL RADIATION-INDUCED TOXICITY: IMPACT OF ADJUVANT ANDROGEN
SUPPRESSION
Mattiucci G.C.1, Mantini G.1, Luzi S.1, Digesù C.2, Bavasso A.1, Errico A.1, Di Rito A.1, Frascino V.v, Deodato F.2,
Morganti A.G.2, Cellini N.1
1
Cattedra di Radioterapia, Università Cattolica S.C., Roma; 2UO Radioterapia, Università Cattolica S.C., Campobasso
XXX
Archivio Italiano di Urologia e Andrologia 2005, 77, 3, Supplemento 2
XV Congresso Nazionale Società Italiana di Urologia Oncologica
129 - ESPRESSIONE DELL’EG-VEGF 1 E 2 NELLA PROSTATA UMANA
Pasquali D.1, Rossi V.1, Chieffi P.1, Staibano S.3, De Rosa G.3, Bellastella A.1, Galasso R.4, Di Martino M.4, Iapicca G.4,
Prezioso D.4, Sinisi A.A.1
1
Endocrinologia, Dip. Magrassi-Lanzara, 2Med. Sperimentale, Seconda Università di Napoli; 3Dip. di S. Biomorf. e Funz.;
4
Urologia, Università Federico II di Napoli
146 - DIVARICATORI AUTOSTATICI IN CHIRURGIA UROLOGICO. ANALISI DEI RISULTATI SU 160
PROSTATECTOMIE RADICALI
Silvestre G.1, Imbriani E.1, Gentile M.1, Falsaperla M.2
1
Centro di Riferimento Oncologico della Basilicata; 2Clinica Urologica Università degli Studi di Catania
149 - PROSTATECTOMIA RADICALE DI SALVATAGGIO IN PAZIENTE CON ADENOCARCINOMA
PROSTATICO IN STADIO AVANZATO SOTTOPOSTO PRECEDENTEMENTE
A RADIO TERAPIA ESCLUSIVA
Marchioro G.1, Zaramella S.1, Sala M.2, Maso G.1, Fontana F.1, Ranzoni S.1, Gontero P.1, Kocjancic E.1, Frea
1
Clinica Urologica, Facoltà di Medicina e Chirurgia, Università degli Studi del Piemonte Orientale "Amedeo Avogadro",
Az. Ospedaliera "Maggiore della Carità", Novara; 2U.O.A. di Urologia, Ospedale di Domodossola (VB)
150 - EFFICACIA DI CIPROFLOXACINA E PRULIFLOXACINA NELLA PREVENZIONE DELLE COMPLICANZE INFETTIVE
IN CORSO DI MAPPING PROSTATICO BIOPTICO. RISULTATI DI UN PRIMO STUDIO MULTICENTRICO,
RANDOMIZZATO, DOPPIO CIECO
Pomara G.1, Dicuio M.2,3, Romano G.4, Campo G.1, Paperini D.1, Mogorovich A.1, Menchini-Fabris F.1, Morelli G.1,
Caria A.2, Serao A.2, Cevoli R.2, De Angelis M.4, Selli C.1
1
U.O. Urologia Universitaria " Ospedale S. Chiara " Pisa; 2U.O. Urologia " Ospedale SS Antonio e Biagio e C. Arrigo "
Alessandria; 3Dept. of Urology - Sahlgrenska Hospital - Göteborg, Sweden;
4
U.O. Urologia SSN "Ospedale S. Donato "Arezzo
169 - PSA SLOPE E PSA VELOCITY A CONFRONTO
Benecchi L., Arnaudi R., Prati A., Destro Pastizzaro C., Savino A., Uliano N., Pieri A.M., Martens D.,
Potenzoni M., Potenzoni D.
Divisione di Urologia, Ospedale di Fidenza (Parma)
170 - VANTAGGI DELL'ALLARGAMENTO DEL PSA REFLEX RANGE
Benecchi L.1, Cogato I.2, Potenzoni M.1, Martens D.1, Arnaudi R.1, Prati A.1, Destro Pastizzaro C.1, Savino A.1,
Uliano N.1, Pieri A.M.1, Potenzoni D.1
1
Divisione di Urologia, Ospedale di Fidenza (Parma); 2Unità Operativa di Patologia Clinica
190 - VALUTAZIONE DEI MARGINI POSITIVI IN CORSO DI PROSTATECTOMIA RADICALE: ANALISI RETROSPETTIVA
SULL’ UTILIZZO DEL "LIGASURE"
Potenzoni M., Prati A., Arnaudi R., Destro Pastizzaro C., Savino A., Uliano N., Pieri A.M., Martens D., Potenzoni D.
Divisione di Urologia Ospedale di Fidenza Vaio. Parma
192 - RIPRESA FUNZIONALE NELLA PROSTATECTOMIA RADICALE RETROPUBICA ANTEROGRADA
NERVE SPARING CON USO DEL DISSETTORE AD ULTRASUONI (ULTRACISION®). STUDIO PROSPETTICO.
DATI PRELIMINARI
Mondaini N., Lapini A., Masieri L., Giubilei G., Nelli F., Carloni M., Serni S., Carini M.
Clinica Urologica I, Università di Firenze.
201 - MORBIDITÀ E RISULTATI ONCOLOGICI DI UNA SERIE PROSPETTICA DI PROSTATECTOMIE RADICALI (PR) PER
CARCINOMA PROSTATICO (CaP) CLINICAMENTE AVANZATO (T3-T4, N0-N+)
Gontero P., Marchioro G., Pisani R., Zaramella S., Maso G., Fontana F., Sala M., Favro M., Kocjancic E.,
Monesi G., Frea B.
Clinica Urologica, University of Piemonte Orientale, Novara, Italy
210 - RUOLO DELLA RADIOTERAPIA NELLA PROFILASSI DELLA GINECOMASTIA INDOTTA DA BICALUTAMIDE NEL
CARCINOMA PROSTATICO
Bellia S.R.1, Cozzupoli P.2, Arcudi L.2, Calipari N.1, Cimino S.1, Malara S.1, Marchione A.M.1, Odantini R.1,
Sgrò E.2, Sicuro O.2, Veneziano D.2, Al Sayyad S.1
1
U.O. di Radiotearapia Oncologica; 2U.O. di Urologia e Trapianti di rene, Azienda Ospedaliera "Bianchi-MelacrinoMorelli", Reggio Calabria
212 - CARCINOMA NEUROENDOCRINO A PICCOLE CELLULE DELLA PROSTATA: RAPIDA EVOLUTIVITÀ DI MALATTIA
IN CORSO DI TRATTAMENTO
De Dosso S.1, Procopio G.1, Catena L.1, Fusi A.1, Ferrari L.1, Martinetti A.v, Torelli T.2, Valdagni R.3,
Maccauro M.4, Bajetta E.1
1
S.C.Oncologia Medica 2; 2S.C.Chirurgia Urologica; 3Direzione Scientifica; 4S.C.Medicina Nucleare. Istituto Nazionale
per lo Studio e la Cura dei Tumori, Milano, Italy
214 - PROSTATECTOMIA RADICALE RETROPUBICA VERSUS RADIOTERAPIA ESTERNA CONVENZIONALE NEL CARCINOMA PROSTATICO CLINICAMENTE LOCALIZZATO: INTERIM REPORT DI UNO STUDIO PROSPETTICO
CONTROLLATO
Di Stasi S. M.1, Storti L.1, Attisani F.1, De Carolis A.1, Virgili G.1, Galasso F.1, Giannantoni A.2, Vespasiani G.1
1
Cattedra di Urologia, Università "Tor Vergata", Roma; 2Clinica Urologica, Università di Perugia, Perugia.
Archivio Italiano di Urologia e Andrologia 2005, 77, 3, Supplemento 2
XXXI
XV Congresso Nazionale Società Italiana di Urologia Oncologica
218 - STUDIO PRELIMINARE SULLA CONTINENZA PRECOCE NELLA PROSTATECTOMIA RADICALE LAPAROSCOPICA
CON SOSPENSIONE RABDIOMIOSFINTERICA SEC. LA TECNICA DI ROCCO
Stener S., Bozzola A., Galli S., Lissiani A., Gregori A., Scieri F., Gaboardi F.
U.O. Urologia - Azienda Ospedaliera "Luigi Sacco", Milano
220 - LA VISITA MULTIDISCIPLINARE CON LA PERSONA AFFETTA DA TUMORE ALLA PROSTATA:
VANTAGGI E CRITICITÀ
Donegani S.1, Bosisio M.1, Villa S.2, Valvo F.2, Salvioni R.3, Nicolai N.3, Catena L.4, Procopio G.4, Valdagni R.5
1
Unità Operativa di Psicologia, Istituto Nazionale per lo Studio e la Cura dei Tumori; 2Unità Operativa
Radioterapia B, Istituto Nazionale per lo Studio e la Cura dei Tumori; 3Unità Operativa Urologia,
Istituto Nazionale per lo Studio e la Cura dei Tumori; 4Unità Operativa Oncologia Medica 2, Istituto Nazionale
per lo Studio e la Cura dei Tumori; 5Responsabile Programma Prostata, Istituto Nazionale per lo Studio
e la Cura dei Tumori, Milano
221 - ALLESTIMENTO DI UNA BANCA DI TESSUTI BIOLOGICI UMANI PER LO STUDIO
DELLE NEOPLASIE PROSTATICHE
Sacco E., Prayer Galetti T., Pinto F., Fracalanza S., Betto G., Artibani W., Pagano F.
Dipartimento di Scienze Oncologiche e Chirurgiche, Clinica Urologica, Università di Padova
222 - LA REBIOPSIA NEI PAZIENTI CON SOSPETTO CLINICO DI NEOPLASIA PROSTATICA
Pinto F.1, Prayer-Galetti T.1, Sacco E.1, Fracalanza S.1, Betto G.1, Gardiman M.2, Pagano F.1, Artibani W.1
1
Dipartimento di Scienze Oncologiche e Chirurgiche, Clinica Urologica, Università di Padova; 2Dipartimento di Anatomia
Patologica, Università di Padova
228 - ACCURATEZZA DELL’UTILIZZO DI NOMOGRAMMI NELLA STADIAZIONE DELL’ADENOCARCINOMA
DELLA PROSTATA: VALUTAZIONE DEL RISCHIO DI INTERESSAMENTO DELLE VESCICOLE SEMINALI
Cai T.1, Nesi G.2, Gavazzi A.1, Costanzi A.1, Maleci M.1, Farina U.1, Meliani E.1, Melone F.1, Sarti E.1, Bartoletti R.1
1
U.O. Urologia, Ospedale Santa Maria Annunziata, Università degli Studi di Firenze; 2Dipartimento di Patologia,
Università degli Studi di Firenze
245 - RICOSTRUZIONE DELLO SFINTERE STRIATO IN CORSO DI PROSTATECTOMIA RADICALE RETROPUBICA: VALUTAZIONE DELLA RIPRESA PRECOCE DELLA CONTINENZA URINARIA
Brunocilla E., Palmieri F., Forlani T., Sanguedolce F., Costa F., Urbinati M., Severini E., Vitullo G.,
Schiavina R., Martorana G.
Clinica Urologica, Alma Mater Studiorum, Università di Bologna
dalle 12.45 alle 13.45 Sala Hibiscus - area Rene e Surrene - Poster Meet the Authors
Moderatori: Martoni A., Siracusano S., Fellin G., Orestano L.
8 - IL CARCINOMA RENALE DEI DOTTI DI BELLINI: NEOPLASIA AD ALTA AGGRESSIVITÀ. PRESENTAZIONE DI UN
CASO CLINICO
De Luca S., Caccia P., Cavallini A., Giargia E., Neira D., Pasquale M., Randone D.F.
Divisione di Urologia, Ospedale Gradenigo, Torino
20 - CONFRONTO DEI LIVELLI SIERICI DEL VASCULAR ENDOTHELIAL GROWTH FACTOR (VEGF) E DELLA
ENDOSTATINA FRA PAZIENTI CON CARCINOMA A CELLULE RENALI (RCC) ED UN GRUPPO DI CONTROLLO (GC)
Schips L.1, Cantoni F.2, Gidaro S.3, Lipsky K.1, Zigeuner R.1, Langner C.4, Pummer K.1, Auprich M.1,
Hutterer G.1, Petritsch P. 1
2
1
Clinica Urologica Universiá Graz; Unitá Operativa Urologia Fidenza; 3Clinica Urologica Universitá Chieti; 4Istituto
Anatomia Patologica Graz
44 - CARCINOMA SURRENALICO CON METASTASI POLMONARI: RIDUZIONE NUMERICA E VOLUMETRICA DELLE
LESIONI POLMONARI DOPO CHEMIOTERAPIA DI II LINEA CON PACLITAXEL SETTIMANALE
Sisani M., Scali S., Del Buono S., Magnanini S., Giusti S., Ghezzi P.
U.O. Oncologia Medica USL8, Arezzo
111 - STUDIO CASO-CONTROLLO NELLA CHIRURGIA CONSERVATIVA DELLE NEOPLASIE RENALI: LAPAROSCOPIA
VERSO CHIRURGIA TRADIZIONALE
Yehia M., Galosi A. B., Fabiani A., Muzzonigro G.
Clinica Urologica, Università Politecnica delle Marche Azienda Ospedaliero-Universitaria Umberto I - G.M. Lancisi- G.
Salesi, Ancona
123 - ENUCLEORESEZIONE LAPAROSCOPICA PER NEOPLASIE RENALI PARENCHIMALI NON SUPERIORI AI 2CM:
NOSTRA ESPERIENZA
Daniele G. P., Ippolito C., Capparelli G., Romano A., Spisani L., Spurio M., Ughi G., Daniele C.
U. O. Urologia - Azienda Ospedaliera-Universitaria di Ferrara - Arcispedale S. Anna.
174 - COINVOLGIMENTO RENALE BILATERALE DA MALATTIA DI ROSAI-DORFMAN: DIAGNOSI DIFFERENZIALE
CON NEOPLASIA RENALE
Roscigno M.1, Colombo R.1, Freschi M.2, Zanni G.1, Bertini R.1, Ferla G.3, Rigatti P.1
1
U.O Urologia; 2Servizio di Anatomia Patologica; 3U.O. Chirurgia Generale
XXXII
Archivio Italiano di Urologia e Andrologia 2005, 77, 3, Supplemento 2
XV Congresso Nazionale Società Italiana di Urologia Oncologica
189 - ANGIOMIOLIPOMA DEL RENE CON INVASIONE DEL GRASSO PERILARE E DELLA VENA CAVA INFERIORE
Cussotto M., Barbero E., Biamino G., Guadagnin B., Vergara E., Buffa G.
ASL 19 U.O.A. Urologia Asti - Dir. G. Buffa
202 - FATTORI PROGNOSTICI DI SOPRAVVIVENZA NEI CARCINOMI A CELLULE RENALI
CON ISTOTIPO PAPILLARE
Ceratti G.1, Guglielmetti S.1, Kocjancic E.1, Marchioro G.1, Crivellaro S.1, Maso G.1, Andorno A.2, Valente G.2,
Bonvini D.3, Faggiano F.3, Frea B.1
1
Clinica Urologica, Università del Piemonte Orientale; 2Istituto di Anatomia patologica, Università del Piemonte
Orientale; 3Dipartimento di Igiene e Sanità Pubblica, Università del Piemonte Orientale, Novara
215 - LE TROMBECTOMIE CAVALI NEL CARCINOMA RENALE
Stellacci V., Battaglia M., Mancini V., Ditonno P., Palazzo S., Peschechera R., Selvaggi F.P.
Sezione di Nefrologia Chirurgica e Trapianto di Rene, Dipartimento dell'Emergenza e dei Trapianti d'Organi-Università
degli Studi di Bari
239 - CHIRURGIA NEPHRON-SPARING PER TUMORI RENALI REPORT DI 29 CASI
Ghini M., Scarpello M.L., Di Silverio A., Misuriello G., Salvi G., Vagliani G. Verratti V., Emili E.
Urologia Ospedale Civile Nuovo Imola, Clinica Urologica Università "G. D'anninzio" Chieti
dalle 12.45 alle 13.45 Sala Hibiscus - area Vescica e Via Escretrice Sup. - Poster Meet the Authors
Moderatori: Martoni A., Siracusano S., Fellin G., Orestano L.
11 - ETEROGENEITÀ DELLA RISPOSTA INFIAMMATORIA ALL’IMMUNOTERAPIA CON IL BCG
NEL CANCRO SUPERFICIALE DELLA VESCICA
Siracusano S.1, Ciciliato S.1, Knez R.1, Bernabei M.1, Vattovani V.1, Vita F.2, Abbate A.2, Zabucchi G.2, Belgrano E.1
1
Clinica urologica, Ospedale di Cattinara, Università degli Studi di Trieste; 2Dipartimento di Fisiologia e Patologia,
Università degli studi di Trieste
16 - EFFICACIA ABLATIVA DI EPIRUBICINA ED IPERTEMIA NEI TCC SUPERFICIALI,
RECIDIVI, MULTIFOCALI, PRE-TRATTATI
Colombo R.1, Salonia A.1, Naspro R.1, Da Pozzo L.1, Maffezzini M.2, Rigatti P.1
1
Urologia, Ospedale San Rafaele, MI; 2SC Urologia, Ospedale Galliera, GE
18 - FATTORI PROGNOSTICI NEL CARCINOMA A CELLULE TRANSIZIONALI (TCC)
DELLE ALTE VIE URINARIE (AVU)
Schips L.1, Cantoni F.2, Lipsky K.1, Zigeuner R.1, Hutterer G.1, Petritsch P.1, Langner C.3
1
Clinica Urologica Universitá Graz; 2Unitá Operativa Urologia Fidenza; 3Istituto Anatomia Patologica Graz
30 - CONFRONTO TRA LA NEFROURETERECTOMIA LAPAROSCOPICA EXTRAPERITONEALE E LA CHIRURGIA OPEN
NEGLI UROTELIOMI DELLE ALTE VIE URINARIE
Pecoraro G., Motta L., Olivo G., Frigo M.
U.O. di Urologia, ASL 22 Bussolengo, Regione Veneto
32 - POSITIVITÀ DELL’NMP22 E NEGATIVITÀ CISTOSCOPICA E CITOLOGICA. QUALE SIGNIFICATO ATTRIBUIRE?
Galuffo A., Scuto F., Parrinello M., Ruggirello A., Capra M., Allegro R., Serretta V.
Sezione di Urologia, Dipartimento di Medicina Interna, Malattie Cardiovascolari e Nefrourologiche, Università di Palermo
43 - UTILIZZO DEL TRIM PROBE NELLA DIAGNOSI DEL CARCINOMA VESCICALE: ESPERIENZA PRELIMINARE
Rotondo C.1, Cantiello F.1, Leucci G.2, Cavaliere V.2, Giacobbe A.1, Damiano R.1, Sacco R.1
1
U.O. di Urologia - Università degli Studi Magna Græcia di Catanzaro; 2Divisione di Urologia - Azienda Ospedaliera Vito
Fazzi di Lecce
59 - STUDIO OSSERVAZIONALE SULLA BATTERIURIA E SULLE INFEZIONI URINARIE NEI PAZIENTI SOTTOPOSTI A
DERIVAZIONE URINARIA CON INTERPOLAZIONE DI SEGMENTO INTESTINALE: RISULTATI PRELIMINARI
Destefanis P.1, Cucchiarale G.2, Serra R.3, Graziano M.E.2, Fiori C.1, Rolle L.1, Marchiaro G.1, Ferrando U.2, Fontana D.1
1
Div. Universitaria di Urologia 2; 2Div. di Urologia 3; 3SCDO Microbiologia, ASO "San Giovanni Battista, Molinette", Torino
65 - ATTIVITÀ LAVORATIVA E FATTORI DI RISCHIO AMBIENTALE IN PAZIENTI AFFETTI
DA CARCINOMA VESCICALE SUPERFICIALE
Serretta V.1, Morgia G.2, Altieri V.3, Melloni D.1, Ruggirello A.1, Cosentino V.4, Cindolo L.5, Borruso L.6,
Iadevaia M.7, Vaccarella G.8, Cammarata C.9, Armenio A.10, Saracino A.11, Nicolosi D.12, Falvo F.13,
Lo Presti D.14, Gentile M.15, Siragusa A.16, Paola Q.17, Masala A.18, D’Elia A.19,
Aragona F.20, Spampinato A.21, Allegro R.1, i membri del GSTU22
1
Ist Urol-Università di Palermo, 2Ist Urol-Università di Sassari, 3Ist Urol-Università di Napoli, 4Osp. Civ-Div Urol, Gela
(CL), 5Osp Civ Rummo-Div Urol, Benevento, 6Osp. Civ-Div Urol, Salemi (TP), 7Osp. Civ. Maddaloni-Div Urol, Maddaloni
(CE), 8Osp. Civ. Cervello-Div Urol, Palermo, 9Osp Civ-Div Urol,Caltanissetta, 10Casa di Cura Candela, Palermo, 11Ist UrolUniversità di Bari, 12Osp Civ Garibaldi-Div Urol, Catania, 13Osp Civ-Div Urol, Catanzaro, 14Osp. Civ. Benefratelli-Div Urol,
Palermo, 15Osp. Civ-Div Urol, Avellino, 16Osp. Civ-Div Urol, Caltagirone (CT), 17Osp Civ-Div Urol, Sciacca (AG), 18Osp. Civ.
Cardarelli-Div Urol, Napoli, 19Osp Civ-Div Urol, Castellaneta (TA), 20Osp Civ Cannizzaro-Div Urol, Catania, 21Osp Civ-Div
Urol, Taormina (ME), 22Sicilia -Calabria-Campania- Puglia- Basilicata-Molise-Sardegna
Archivio Italiano di Urologia e Andrologia 2005, 77, 3, Supplemento 2
XXXIII
XV Congresso Nazionale Società Italiana di Urologia Oncologica
72 - EFFETTO DELLA TERMOCHEMIOTERAPIA LOCALE IN PAZIENTI AFFETTI
Colombo R.1, Naspro R.1, Salonia A.1, Moskovitch2, Sidi A.2, Akkad T.3, Gofrit O.2, O’osterhof G.4, Liebovitch I.2,
Leib Z.2, Conti G.1, Stein A.2, De Corbelli O.1, Maffezzini M.1
1
Milano, Como, Genova (Italia); 2Haifa, Holon, Jerusalem, Kfar Saba, Petach-Tikva (Israele); 3Innsbruck (Austria);
4
Maastricht (Olanda)
80 - TRATTAMENTO DEI PAZIENTI CON CARCINOMA UROTELIALE SUPERFICIALE CERVICO-URETRALE
Carbone L., Ierace M., Sicuro O., Arcudi L., Veneziano P., Sidari V., Veneziano D., Cozzupoli P.
U.O. di Urologia e Trapianti di rene - Azienda Ospedaliera B.M.M. - Reggio Calabria
84 - METASTASI DA CARCINOMA TRANSIZIONALE SU TRAMITE NEFROSTOMICO CUTANEO
Zanovello N., De Zorzi L., Balta G., Repele M., Milani C., Ferraro M., Battanello W., Dal Bianco M.
U.O. Urologia, Ospedale S. Antonio, Padova
90 - OSTEOSARCOMA CONDROBLASTICO DELLA VESCICA: CASE REPORT
Morabito F., Fiore L., Liberale F., Rossi R., Ferrando U.
S.C. Urologia 3 D.O., Ospedale Molinette, Torino.
91 - QUALITY OF LIFE NEI PAZIENTI SOTTOPOSTI A TRATTAMENTO ONCOPREVENTIVO ENDOVESCICALE
Abbona A., Morabito F., Billia M., Paradiso M., Rossi R., Ferrando U.
S.C. Urologia 3 D.O., Ospedale Molinette, Torino
101 - HYTAD1-P20: A NOVEL PACLITAXEL-HYALURONIC ACID HYDROSOLUBLE BIOCONJUGATE FOR TREATMENT OF
SUPERFICIAL BLADDER CANCER
Banzato A.1, Renier D.2, De Luca G.2, Bettella F.2, Riondato M.3, Mazzi U.3, Esposito G.1,
Pagano C.4, Bassi P.F.1, Rosato A.1
1
Dip. Scienze Oncologiche e Chirurgiche, Università di Padova; 2Fidia Farmaceutici, Abano Terme; 3Dip. Scienze
Farmaceutiche; 4Dip. Scienze Mediche e Chirurgiche, Università di Padova
112 - “PSEUDOTUMORE INFIAMMATORIO” DELL’URACO: APPROCCIO DIAGNOSTICO-TERAPEUTICO E QUADRO
ISTOPATOLOGICO
Cretì G., Colella A., Sebastio N., Santodirocco M., Ricci Barbini V.
IRCCS Casa Sollievo della Sofferenza. U.O. Urologia San Giovanni Rotondo (FG).
115 - TUMORE VESCICALE E RECIDIVANZA: UN ANALISI DEI COSTI IN FUNZIONE
DELLE NUOVE STRATEGIE TERAPEUTICHE
Dr. O. de Cobelli, Dr. B. Rocco, Dr. F. Verweij, Dr. D.V.Matei, Dr. E. Scardino, Dr. M. Follini
Istituto Europeo di Oncologia
137 - CELLULE DENDRITICHE DEL SANGUE PERIFERICO E DELLE URINE
NEL CANCRO DELLA VESCICA
Iori F.2, Lichtner M.1, Rossi R.1, Mengoni F.1, Dini D.2, Mastroianni C.M.1, Vullo V.1, Laurenti C.2
1
Dipartimento di Malattie Infettive e Tropicali, Università La Sapienza di Roma; 2Dipartimento di Urologia, Università La
Sapienza di Roma
138 - STUDIO OSSERVAZIONALE DI 101 PAZIENTI CON CARCINOMA A CELLULE TRANSIZIONALI
DELLA VESCICA pT1G2-G3
Cammarata C., Caruana P., Cordaro C., Guzzardi F., Iraci F., Lauria G., Oxenius I., Vacirca F.
U.O. di Urologia dell'Azienda Ospedaliera S.Elia di Caltanissetta. Direttore Dr. F. Vacirca
153 - FUMO DI SIGARETTA, INDICI DI PROLIFERAZIONE E PROGNOSI DEI CARCINOMI VESCICALI,
STUDIO CASO CONTROLLO
Casetta G.1, Greco A.1, Zitella A.1, Rosso D.1, Pacchioni D.2, Bussolati G.2, Tizzani A.1
1
Clinica Urologica 1, Università degli Studi di Torino; 2III Servizio di Anatomia Patologica, Università degli Studi di Torino
165 - RARO CASO DI CARCINOMA VERRUCOSO DELLA VESCICA NON ASSOCIATOA SCHISTOSOMIASI
Feroldi F.1 Pianezza O.1, Zanardi G.1,, Micheli E.1, Lembo A1, Chinaglia D.2
1
U.S.C. Urologia, Ospedali Riuniti di Bergamo; 2U.O. Anatomia Patologica Ospedali Riuniti di Bergamo
175 - UN SOFTWARE PER MIGLIORARE LA GESTIONE DEI DATI CLINICI DEI PAZIENTI AFFETTI DA NEOPLASIA
VESCICALE SUPERFICIALE
Colombo R., Fabbri F., Naspro R., Pasta A., Mazzoccoli B., Montorsi F., Rigatti P.
Istituto Scientifico Ospedale San Raffaele, Università Vita Salute, Cattedra di Urologia
178 - TERMOCHEMIOTERAPIA MEDIANTE SISTEMA SYNERGO NEL TRATTAMENTO DEI TUMORI VESCICALI SUPERFICIALI AD ALTA RICORRENZA O AD ALTO RISCHIO: VALUTAZIONE IN ITINERE
Maffezzini M.1, Campodonico F.1, Verweij F.2, De Cobelli O.2, Conti G.3, Hurle R.4, Valenti S.4, Canepa G.1
1
SC Urologia Ospedale Galliera, Genova; 2Divisione Urologia Istituto Oncologico Europeo, Milano; 3Divisione di Urologia
Ospedale S. Anna, Como; 4Divisione Urologia Cliniche Gavazzeni, Bergamo
191 - ANALISI RETROSPETTIVA SULLA PRESENZA DI NEOPLASIE GINECOLOGICHE RISCONTRATE INCIDENTALMENTE IN CORSO DI CISTECTOMIA RADICALE PER TCC DELLA VESCICA
Potenzoni M., Prati A., Arnaudi R., Destro Pastizzaro C., Savino A., Uliano N., Pieri A.M., Martens D., Potenzoni D.
Divisione di Urologia Ospedale di Fidenza Vaio. Parma
XXXIV
Archivio Italiano di Urologia e Andrologia 2005, 77, 3, Supplemento 2
XV Congresso Nazionale Società Italiana di Urologia Oncologica
204 - GLI EFFETTI DELL’ETÀ SULLE COMPLICANZE PRECOCI DOPO NEOVESCICHE ORTOTOPICHE
Corbu C.1, Tognoni P.1, Sanguineti G.2, Carmignani G.1
1Istituto di Clinica Urologia "Luciano Giuliani", Genova, Italia; 2Dipartimento di Radioterapia, Università del Texas,
Galvestone, Texas, USA
213 - SOMMINISTRAZIONE INTRAVESCICALE SEQUENZIALE DI BACILLUS DI CALMETTE-GUERIN E MITOMICINA C
ELETTROSTIMOLATA NEI TUMORI SUPERFICIALI DELLA VESCICA AD ALTO RISCHIO: FOLLOW-UP A LUNGO TERMINE DI UNO STUDIO PROSPETTICO RANDOMIZZATO
Di Stasi S.M.1, Giannantoni A.2, Stephen R. L.3, Zampa G.4, Virgili G.1, Storti L.1, Attisani F.1,
De Carolis A.1, Vespasiani G.1
1
Cattedra di Urologia, Università "Tor Vergata", Roma; 2Clinica Urologica, Università di Perugia, Perugia; 3Laboratori
Physion srl, Medolla; 4Unità operativa di Oncologia, Ospedale S. Giacomo, Roma
229 - ANALISI DELLA FREQUENZA DELLE ALTERAZIONI MICROSATELLITI SUL CROMOSOMA 9: SBILANCIAMENTO
ALLELICO ED INSTABILITÀ MICROSATELLITE COME MARCATORI PRECOCI DEL CARCINOMA A CELLULE TRANSIZIONALI DELLA VESCICA
Dal Canto M.1,Cai T.2, Piazzini M.3, Sarti E.2, Gavazzi A.2, Maleci M.2, Meliani E.2, Costanzi A.2,
Melone F.2, Farina U.2, Bartoletti R.2
1
Clinica Urologica, Azienda Ospedaliera Careggi, Università degli Studi di Firenze; 2U.O. Urologia, Ospedale
Santa Maria Annunziata, Università degli Studi di Firenze; 3Dipartimento di Genetica Medica,
Università degli Studi di Firenze
241 - GEMCITABINA ENDOVESCICALE NELLA PROFILASSI DELLE RECIDIVE DEI TUMORI
VESCICALI SUPERFICIALI PLURIRECIDIVI DOPO ANTIBLASTICI ENDOVESCICALI E/O BCG:
STUDIO MULTICENTRICO ITALIANO DI FASE II
Lancini V.1, Cretarola E.1, Conti G.1, Morabito F.2, Ferrando U.2, Luporini A.C.3, Muto G.4, D’urso L.4, Razionale P.5,
Lissoni G.6, Simone M.7, Francesca F.7, Sommariva M.8, Casu M.9, Hurle R.10
1
S.C. Urologia Ospedale S.Anna, Como; 2S.C. Urologia 3D.O. Ospedale Molinette, Torino; 3U.O.Oncologia Medica
Istituto Clinico S.Ambrogio, Milano; 4S.C. Urologia Ospedale.Giovanni Bosco, Torino; 5U.O. Urologia Ospedale SS
Benedetto e Gertude, Cuggiono; 6S.C. Urologia Ospedale Civile, Vimercate; 7S.C. Urologia Ospedale S.Chaira, Pisa;
8
S.C. Urologia Ospedale Fornaroli, Magenta; 9S.C. Urologia Ospedale S.Gerardo, Monza; 10S.C. Urologia HumanitasGavazzeni, Bergamo
246 - CARCINOMA A CELLULE TRANSIZIONALE PLASMOCITOIDE DELLA VESCICA: CASE REPORT
Brunocilla E., Palmieri F., Forlani T., Sanguedolce, Urbinati M., Vitullo G., Martorana G.
Clinica Urologica di Bologna, Alma Mater Studiorum, Università di Bologna.
250 - NEOVESCICA ILEALE ORTOTOTPICA SEC. HAUTMANN CON ANASTOMOSI URETERO-ILEALE A “DOPPIO CAMINO”: DESCRIZIONE DELLA TECNICA CHIRURGICA
Concetti S., Brunocilla E., Franceschelli A., Schiavina R., Forlani T., Severini E., Martorana G.
Clinica Urologica, Alma Mater Studiorum, Università di Bologna
Sabato 5 novembre 2005
dalle 15.30 alle 16.30 Sala Dionisio - Comunicazioni Multidisciplinari: Prostata 3
Moderatori: Vespasiani G., Bracarda S.
10 - STUDIO DI FASE II CON CARBOPLATINO (CBDCA) A BASSO DOSAGGIO STANDARDIZZATO SETTIMANALE NEL
CARCINOMA PROSTATICO ORMONOREFRATTARIO (HRPC)
Ferraris V.1, Castagneto B.2, Cavalli V.1, Botta M.2, Giaretto L.2, Perachino D.1
1
SOC Urologia Ospedale S. Spirito; 2SOC Oncologia Ospedale S. Spirito ASL 21 Casale Monferrato (AL)
45 - IL DESTINO DEI PAZIENTI CON ASAP ( ATYPICAL SMALL ACINAR PROLIFERATION) CONTROLLATI NEL TEMPO
CON PSA E BIOPSIE PROSTATICHE : È VERAMENTE LA SCELTA GIUSTA?
Brausi M., Castagnetti G., Gavioli M., Olmi R., Peracchia G., Verrini G., Viola M., De Luca G., Simonini G.
U.O. Urologia Ospedale S. Agostino-Estense Modena e Ramazzini - Carpi Modena
108 - LIVELLI SIERICI DELLE PRO-METALLOPROTEINASI 2 (MMP2), PRO-MMP 9 ED ATTIVITÁ GELATINASICA NEI
PAZIENTI CON CARCINOMA PROSTATICO ED IPB
Zitella A.1, Casetta G.1, Mengozzi G.2, Aimo P.2, Greco A.1, Rosso D.1, Delibero A.1, Ghignone G.P.1, Cortese F.1,
Fiorio M.1, Piovano M.1, Tizzani A.
1
Clinica Urologica 1, Università degli Studi di Torino; 2Laboratorio Analisi, Ospedale Molinette, Torino Centro per la
Ricerca, la Diagnosi e la Cura del Tumore Prostatico, Centro Prostata Molinette, Torino
139 - NAVELBINE BASED CHEMOTHERAPY IN HORMONE-REFRACTORY PROSTATE CANCER (HRPC)
Verri E.1, Zampino M.G.1, Locatelli M.1, Curigliano G.1, Verwej F.2, Matei V.2, Scardino E.2, Sbanotto A.1,
Rocca A.1, Decobelli O.2, Goldhirsch A.1, Nolè F.1
1
Division of Medical Oncology; 2Division of Urology, European Institute of Oncology, Milan
Archivio Italiano di Urologia e Andrologia 2005, 77, 3, Supplemento 2
XXXV
XV Congresso Nazionale Società Italiana di Urologia Oncologica
157 - BRACHITERAPIA INTERSTIZIALE PERMANENTE NEL TRATTAMENTO DEL CARCINOMA PROSTATICO LOCALIZZATO: L’ESPERIENZA PIEMONTESE
Casetta G.1, Cortese F.1, Zitella A.1, Beltramo G.2, Guarneri A.2, Ricardi U.2, Tizzani A.1
1
Clinica Urologica 1 Università degli Studi di Torino; 2Radioterapia Università degli Studi di Torino
249 - VALUTAZIONE DEL RECUPERO DELLA CONTINENZA URINARIA IN PAZIENTI SOTTOPOSTI A PROSTATECTOMIA
RADICALE LAPAROSCOPICA: RISULTATI DOPO 150 PROCEDURE
Martorana G., Bertaccini A., Garofalo M., Costa F., Palmieri F., Provenzale M., Sanguedolce F., Severini E.,
Schiavina R., Manferrari F.
Clinica Urologica di Bologna, Alma Mater Studiorum, Università di Bologna
dalle 15.30 alle 16.30 Sala Pitagora - Video Miscellanea 3
Moderatori: Porena M., Prezioso D.
21 - CHIRURGIA RICOSTRUTTIVA DEL GLANDE CON MUCOSA BUCCALE REINNERVATA IN PAZIENTI SOTTOPOSTI A
GLANDULECTOMIA PER Ca DEL PENE
Leonardi R., Debole M., Jelo P., Nicolosi A.
Casa di Cura Clinica Basile- Catania Resp.U.F.Urologia Dr.R. Leonardi
39 - BRACHITERAPIA PROSTATICA INTERSTIZIALE NEL TRATTAMENTO DELLE NEOPLASIE ORGANO-CONFINATE:
LA TECNICA
Falsaperla M.1, Marchese F.1, Saita A.1, Giammusso B.1, Aleo D.1, Polara A.1, Bonaccorsi A.1, Motta M.1, Morgia G.2
1
Clinica Urologica, Università di Catania; 2Clinica Urologica, Università di Sassari
60 - PROSTATECTOMIA RADICALE ROBOTICA: NOSTRA ESPERIENZA DOPO 30 CASI
Pierini P., Viganò M., Lillaz B., Merlo F., Bertolin R., Talarico E., Marcangeli P.
Unità di Urologia, Ospedale Regionale, Azienda USL della Valle d’Aosta
140 - PROSTATECTOMIA RADICALE LAPAROSCOPICA CON SISTEMA ROBOT DA VINCI
Gaboardi F., Simonato A., Lissiani A., Gregori A., Galli S., Bozzola A., Scieri F., Stener S.
Div. di Urologia, Az. Ospedaliera "Luigi Sacco", Milano
167 - MAPPING PROSTATICO CON SONDA TRANSRETTALE A 3 DIMENSIONI
Benecchi L., Arnaudi R., Cantoni F., Prati A., Destro Pastizzaro C., Savino A., Uliano N., Pieri A.M.,
Martens D., Potenzoni M., Potenzoni D.
Divisione di Urologia, Ospedale di Fidenza (Parma)
188 - PROSTATECTOMIA RADICALE LAPAROSCOPICA PRE-PERITONEALE NERVE SPARING. SOLUZIONI TECNICHE
DOPO 600 INTERVENTI
Amenta M., Aresu L., Maritati F., Occhipinti M., Grosso G.
U.O. Urologia Clinica "dott. Pederzoli" P.O. ASL 22, Peschiera del Garda (Verona)
dalle 15.30 alle 16.30 Sala Tindari B- Comunicazioni selezionate Terapia Radiante e Terapia Medica
Moderatori: Arcangeli G., Greco C., Ribatti D., Boccardo F.
13 - TERMOCHEMIOTERAPIA MEDIANTE SISTEMA SYNERGO® NEL TRATTAMENTO DEI TUMORI VESCICALI
SUPERFICIALI AD ALTO RISCHIO DI RECIDIVITÀ: VALUTAZIONE IN ITINERE
Maffezzini M., Campodonico F., Hurle R., Valenti S., Canepa G., Tamagno S., Pinto A., Durante A.
Struttura Complessa di Urologia
38 - DISFUNZIONE ERETTILE POST-BRACHITERAPIA PROSTATICA INTERSTIZIALE
Falsaperla M.1, Saita A.1, Marchese F.1, Polara A.1, Burrello M.1, Condorelli S.1, Motta M.1, Madonia M.2, Morgia G.2
1
Clinica Urologica - Università di Catania; 2Clinica Urologica, Università di Sassari
94 - ANALISI RETROSPETTIVA MONO-ISTITUZIONALE RIGUARDANTE SEMINOMI DEL TESTICOLO IN STADIO
I TRATTATI CON RADIOTERAPIA PROFILATTICA.
Muñoz F.1, Franco P.1, Ciammella P.1, Orefici E.1, Ferrando U.2, Ricardi U.1
1
SCDU Radioterapia; 2Università di Torino. Divisione di Urologia 31, ASO Molinette-Torino
144 - EPIRUBUCINA DA SOLA VS EPIRUBICINA + MITOMICINA NELLA PROFILASSI ENDOCAVITARIA
DI NEOPLASIE UROTELIALI SUPERFICIALI DELLA VESCICA. STUDIO PROSPETTICO
MULTICENTRICO RANDOMIZZATO
Saracino G.A., Battaglia M., Annunziata G., Serretta V., Altieri V., Morgia G., Pirritano G., Traficante A., Selvaggi F.P.
Sezione di Nefrologia Chirurgica e Trapianto di Rene, Dipartimento dell'Emergenza e dei Trapianti d'Organi-Università
degli Studi di Bari
XXXVI
Archivio Italiano di Urologia e Andrologia 2005, 77, 3, Supplemento 2
XV Congresso Nazionale Società Italiana di Urologia Oncologica
163 - NEOADJUVANT CHEMOTHERAPY (NACT) WITH PACLITAXEL (P) AND ESTRAMUSTINE PHOSPHATE (EP) FOLLOWED BY RADICAL SURGERY (S) AND ADJUVANT RADIOTHERAPY (RT) IN HIGH RISK PROSTATIC CANCER
(HRPC): A FEASIBILITY PILOT STUDY
Lo Re G.1, Boccalon M.1, Bortolus R.2, Rustici C.3, Maruzzi D.3, Lenardon O.3, Merlo A.3, Buttazzi L.3, Marin A.3,
Garbeglio A.3, Catalano G.4, Sulfaro S.5, Trovò M.2, Tumolo S.1
1
Oncology Unit, S. Maria degli Angeli, Pordenone; 2Radiotherapy, CRO, IRCCS, Aviano; 3Urology S. Maria degli Angeli,
Pordenone; 4Urology, Policlinico San Giorgio, Pordenone; 5Pathology, G.H.S. Maria degli Angeli, Pordenone
196 - RESEZIONE TRANSURETRALE (TURV) E RADIO-CHEMIOTERAPIA SIMULTANEA CON CISPLATINO (CDDP) E
GEMCITABINA (GEM) NEL TRATTAMENTO CONSERVATIVO DEL CARCINOMA INFILTRANTE DELLA VESCICA (CV).
RISULTATI A LUNGO TERMINE DI UNO STUDIO DI DOSE FINDING
Caffo O.1, Fellin G.2, Graffer U.3, Valduga F.1, Vanoni V.2, Mussari S.2, Bolner A.2
1
Oncologia Medica; 2Radioterapia; 3Urologia Ospedale S. Chiara, Trento
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XXXVII
XV Congresso Nazionale Società Italiana di Urologia Oncologica
XV CONGRESSO NAZIONALE
SOCIETÀ ITALIANA DI UROLOGIA ONCOLOGICA (S.I.Ur.O.)
Giardini Naxos, 3-6 Novembre 2005
INFORMAZIONI GENERALI
Sede Congressuale
Centro Congressi Russott Hotel
Viale Jannuzzo, 47
98035 Giardini Naxos (Me)
Tel. +39 0942 51931
Fax. +39 0942 56128
Segreteria Scientifica
Cattedra e Scuola di Specializzazione in Urologia
Università di Messina
Via Consolare Valeria
Gazzi Messina
Tel. + 39 090 2212781 - 090 2212780 - 090 2212786
Segreteria Organizzativa
Emilia Viaggi Congressi & Meeting srl
Via del Pratello, 2/b
40122 Bologna
Tel. +39 051 235993
Fax. +39 051 2914455
Segreteria S.I.Ur.O.
Società Italiana di Urologia Oncologica (S.I.Ur.O.)
c/o Clin. Urologica Alma Mater Studiorum Università di Bologna
Policlinico S. Orsola-Malpighi, Padiglione Palagi
Via P. Palagi, 9 - 40138 Bologna
Tel. +39 051 6362421
E-mail: [email protected]
Fax +39 051 308037
Recapiti Segreteria Organizzativa EVCM
c/o Sede Congressuale
Tel. +39 0942 5531064
Fax +39 0942 5531065
Recapiti Segreteria S.I.Ur.O.
c/o Sede Congressuale
Tel. +39 0942 5531074
Fax +39 0942 5531075
E-mail: [email protected]
QUOTE DI ISCRIZIONE E REGOLAMENTO
Quote
Dopo il 30 Settembre e in Sede Congressuale
Quota di Partecipazione NON SOCI
€ 480,00 + IVA 20% (€ 576.00)
Quota di Partecipazione SOCI S.I.Ur.O1
€ 430,00 + IVA 20% (€ 516.00)
Iscrizione giornaliera
€ 300,00 + IVA 20% (€ 360.00)
Quota per Specializzandi2
€ 200,00 + IVA 20% (€ 240.00)
Quota per Infermieri3 (solo per il Corso Infermieri)
€ 50,00 + IVA 20% (€ 60.00)
Cena Sociale
€ 70,00 + IVA 20% (€ 84.00)
ESPOSITORI / SPONSOR
Verranno forniti su richiesta un massimo di nr. 3 badges gratuiti NON NOMINATIVI per Azienda. Il badge da diritto alla Cerimonia
Inaugurale, ai Sandwich Lunch, ai Coffee Break e all’accesso all’Area Espositiva. Ulteriori badges verranno rilasciati dietro pagamento di
una quota di € 30,00 + IVA 20%.
1
I soci S.I.Ur.O devono essere in regola con il pagamento della quota associativa.
2
L’iscrizione degli Specializzandi deve essere accompagnata da una dichiarazione della Scuola di Specializzazione di appartenenza.
3
La scheda di adesione degli Infermieri deve essere accompagnata dalla fotocopia del Tesserino Sanitario. La quota da diritto a partecipare esclusivamente al Corso Infermieri.
La quota d’iscrizione comprende: Partecipazione ai Lavori Scientifici, Cerimonia Inaugurale, “Kit” Congressuale, Attestato di partecipazione, Volume degli Abstracts, Sandwich Lunch, Coffee Break.
Le iscrizioni effettuate direttamente in Sede Congressuale potranno essere pagate tramite contanti, assegni bancari o circolari
non trasferibili, bancomat e carta di credito. A seguito del pagamento verrà rilasciata ricevuta cui farà seguito relativa fattura.
MODALITÀ DI ISCRIZIONE
Regole Generali
Per l’iscrizione al Congresso sia individuale, sia di gruppo, occorre compilare in ogni sua parte ed inviare, per posta o per fax, la scheda d’iscrizione alla Segreteria Organizzativa, allegando la ricevuta dell’avvenuto pagamento.
In caso di mancanza dei sopraccitati requisiti la scheda non sarà tenuta in considerazione.
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XXXIX
XV Congresso Nazionale Società Italiana di Urologia Oncologica
Al ricevimento delle iscrizioni, la Segreteria Organizzativa provvederà ad inviare la fattura.
Nel caso in cui pervenissero iscrizioni non indicanti se la persona è socio della Società Italiana di Urologia
Oncologica (S.I.Ur.O.), il pagamento dovrà essere comunque pari alla quota NON SOCIO. Sarà cura della
Segreteria Organizzativa verificare l’appartenenza alla S.I.Ur.O e stornare l’eventuale differenza.
Si suggerisce di verificare in anticipo l’appartenenza alla S.I.Ur.O degli iscriventi inviando un fax alla
Segreteria Organizzativa.
La prima scadenza per l’iscrizione al Congresso è venerdì 30 settembre 2005. Le pre-iscrizioni verranno accettate entro e non oltre lunedì 3 ottobre 2005. Dopo tale data si accetteranno solamente iscrizioni in Sede Congressuale.
Segreteria Organizzativa
Emilia Viaggi Congressi & Meeting S.r.l.
Via del Pratello, 2/b
40122 Bologna
Tel. +39 051 235993
Fax +39 051 2914455
E-mail: [email protected] – web: www.emiliaviaggi.it
Aziende/Agenzie
In aggiunta alle modalità di iscrizione generali sopracitate, nel caso di sponsorizzazioni di gruppo o
individuali sulla scheda dovrà essere indicato il riferimento dell’Azienda sponsorizzatrice e dell’eventuale Agenzia a cui fatturare.
Ritiro pre - iscrizioni da parte di Aziende/Agenzie
Il ritiro delle pre-iscrizioni di Agenzie/Aziende avverrà in Sede Congressuale in forma individuale da
parte ci ciascun pre-iscritto. Le Aziende/Agenzie dovranno obbligatoriamente richiedere per iscritto,
contestualmente all’invio delle schede di iscrizione, un APPUNTAMENTO alla Segreteria
Organizzativa.
In questa sede verranno verificate le pre-iscrizioni già ricevute, accettati i cambi nome ed evase
nuove iscrizioni non effettuate entro lunedì 3 ottobre 2005. Al ricevimento dell’iscrizione di gruppo,
la Segreteria Organizzativa provvederà ad inviare la fattura con l’orario ed il giorno assegnato per
l’appuntamento.
Rinunce
Entro lunedì 3 ottobre 2005 sarà rimborsato il 50% della quota pagata al netto delle spese bancarie. Dopo il 3 ottobre 2005 non si avrà diritto a nessun rimborso. I rimborsi verranno effettuati dopo
la chiusura del Congresso. Tutte le rinunce dovranno pervenire per iscritto.
Cambi nome
Sono permessi fino a lunedì 3 ottobre 2005. Tutti i cambi nome dovranno pervenire per iscritto. Oltre
tale data potranno effettuarsi in Sede Congressuale. Le sostituzioni dovranno eseguirsi tramite
nuova scheda di iscrizione.
In Sede Congressuale eventuali cambi nomi di partecipanti sponsorizzati verranno accettati solo con
una dichiarazione scritta di autorizzazione da parte dell’Azienda Sponsor.
Ritiro pre - iscrizioni individuali e nuove iscrizioni
Il Desk per il ritiro in Sede Congressuale delle pre-iscrizioni individuali e delle nuove iscrizioni sarà
aperto nei giorni:
• Giovedì
3 Novembre dalle ore 13.30 alle ore 19.30
• Venerdì
4 Novembre dalle ore 07.30 alle ore 19.00
• Sabato
5 Novembre dalle ore 07.30 alle ore 20.00
• Domenica 6 Novembre dalle ore 07.30 alle ore 13.30
Modalità di pagamento:
Il pagamento dovrà essere effettuato tramite:
• Bonifico Bancario: Banca Popolare dell’Emilia Romagna
c/c 000000989966 ABI 05387 CAB 02400, CIN B intestato a E.V.C.M. S.r.l.
causale: XV SIUrO 2005 + quota di iscrizione + nome iscritto.
(Esempio: XV SIUrO + socio + Dott. Rossi Marco).
• Assegno bancario o circolare non trasferibile intestato a: E.V.C.M. S.r.l.. L’assegno dovrà essere
accompagnato da lettera in cui si specifica causale del pagamento.
Le iscrizioni effettuate direttamente in Sede Congressuale potranno essere pagate tramite contanti, assegni bancari o circolari non trasferibili, bancomat e carta di credito. A seguito del pagamento
verrà rilasciata ricevuta cui farà seguito relativa fattura.
Fatturazione
Per la fatturazione, indicare chiaramente sulla scheda di adesione l’intestazione, il codice fiscale
e/o partita IVA e l’indirizzo completo.
XL
Archivio Italiano di Urologia e Andrologia 2005, 77, 3, Supplemento 2
XV Congresso Nazionale Società Italiana di Urologia Oncologica
BADGE
Ogni partecipante regolarmente iscritto riceverà un badge con codice a barre che conterrà tutti i dati
a lui relativi. Ciò consentirà l’accesso alle sessioni del Congresso ed alla Cerimonia Inaugurale.
Il badge è l’unica chiave di accesso al Congresso e l’unico mezzo per l’assegnazione dei crediti
E.C.M.
Si prega pertanto di tenere sempre con sè il badge.
Colori di identificazione
Blu
Congressisti
Rosso
Giornalieri
Verde
Organizzazione
Giallo
Stampa
Azzurro
Espositori
Grigio
Infermieri
ORARI SEGRETERIA ORGANIZZATIVA
Sede
Centro Congressi Russott Hotel
Viale Jannuzzo, 47 – 98035 Giardini Naxos (Me)
Recapiti Segreteria Organizzativa c/o Sede Congressuale:
Tel. +39 0942 5531064 Fax +39 0942 5531065
La Segreteria Organizzativa presso la Sede Congressuale sarà attiva a partire da Giovedì 03 Novembre
2005 dalle ore 13.30.
Giovedì
3 Novembre dalle ore 13.30 al termine del Congresso
Venerdì
4 Novembre dalle ore 07.30 al termine del Congresso
Sabato
5 Novembre dalle ore 07.30 al termine del Congresso
Domenica 6 Novembre dalle ore 07.30 al termine del Congresso
Certificati di Partecipazione
L’ attestato di partecipazione verrà rilasciato presso il Desk della Segreteria Organizzativa al termine del
Congresso. Il certificato verrà rilasciato solo a fronte della restituzione del badge e dei questionari “pre”
e “post” valutazione.
CONDIZIONI GENERALI DI PRENOTAZIONE
Per informazioni e prenotazioni rivolgersi a
Emilia Viaggi Congressi & Meeting S.r.l.
Via del Pratello, 2/b – 40122 Bologna
Tel. +39 051 235993 - Fax +39 051 2914455
E-mail: [email protected]
Modalità di prenotazione
Per prenotare una o più camere è obbligatorio compilare ed inviare la SCHEDA DI PRENOTAZIONE ALBERGHIERA ed il relativo pagamento (assegno o copia bonifico bancario) ad Emilia Viaggi Divisione Congressi
& Meeting entro il 29 luglio 2005 (non si accettano prenotazione telefoniche, ma solo scritte via fax o
e-mail).
L’assegnazione delle camere sarà effettuata secondo l’ordine di arrivo delle richieste. In ogni caso sarà
assegnato un albergo di pari cartegoria e, ad esaurimento della categoria prescelta, sarà proposta una
categoria diversa.
Per poter garantire la prenotazione è necessario ricevere l’importo totale dei pernottamenti più 16,00
(per camera) come diritto di prenotazione non rimborsabile in nessun caso.
Modalità di pagamento
• Assegno bancario o circolare non trasferibile intestato a: Emilia Viaggi S.n.c.
• Bonifico bancario sul c/c 000000990387 intestato a: Emilia Viaggi S.n.c.
ABI 05387 - CAB 02400 - CIN H - Banca Popolare dell’Emilia Romagna.
In caso di mancato pagamento la prenotazione verrà automaticamente cancellata.
Cancellazioni e Rimborsi
Si accetteranno cambi di nominativi solo tramite comunicazione via e-mail o fax entro e non oltre venerdì
30 settembre 2005.
In caso di cancellazione della prenotazione effettuata (da comunicarsi per iscritto) verranno applicate le
seguenti penalità:
• Dal momento della prenotazione verrà addebitata la prima notte per ogni camera cancellata.
• Per cancellazioni (inclusi riduzione numero di notti ed eventuali no-show) oltre il 30 giugno 2005 non si
avrà diritto ad alcun rimborso.
• Tutti i rimborsi saranno effettuati dopo la fine del Congresso.
Archivio Italiano di Urologia e Andrologia 2005, 77, 3, Supplemento 2
XLI
XV Congresso Nazionale Società Italiana di Urologia Oncologica
SEDI ALBERGHIERE
Hotel Russott****
Viale Jannuzzo, 47 – Giardini Naxos
tel. +39 094251931
Hotel Hellenia****
Viale Jannuzzo,41 – Giardini Naxos
tel. +39 094254310
Hotel Giardino dei Greci****
C.so da Sirina – Via dei sei Mulini
Giardini Naxos
tel. +39 094251514
Hotel Naxos Beach Resort****
Via Recanati, 20 – Giardini Naxos
tel. +39 09426611
Hotel Villa Sant’Andrea****
Via Nazionale, 137 – Taormina mare
tel. +39 094223125
Hotel Villa Diodoro****
Via Bagnoli Croci, 75 – Taormina
tel. +39 09423391
Categorie e tariffe alberghiere
Doppia
da 185,00 a 400,00 euro
Doppia u.s.
da 150,00 a 350,00 euro
N.B. Minimo notti garantite n. 3 - Diritto di prenotazione (non rimborsabile) 16,00 euro le prenotazioni
saranno evase in ordine di arrivo.
I prezzi indicati si intendono per camera a notte con inclusa la prima colazione, tasse ed IVA.
PROGRAMMA SOCIALE
Per poter partecipare al programma sociale è indispensabile essere iscritti al Congresso.
Inaugurazione
La Cerimonia di Inaugurazione si terrà, giovedì 3 novembre 2005 alle ore 19.00 circa, presso la Sede
Congressuale, Russott Hotel.
L’accesso è consentito anche agli accompagnatori degli iscritti regolarmente al Congresso.
Seguirà un Cocktail di Benvenuto.
Cena Sociale
La Cena Sociale si terrà venerdì 4 novembre 2005, alle ore 21.00 presso il Ristorante “San Domenico”
di Taormina.
Chi desidera partecipare è pregato di inviare la propria adesione tramite la scheda d’iscrizione pubblicata sul sito www.emiliaviaggi.it unitamente al pagamento della quota di registrazione.
La partecipazione alla Cena Sociale di venerdì 4 novembre prevede una quota di Euro 70,00.
Per motivi di carattere organizzativo le iscrizioni alla Cena Sociale verranno accolte sino ad esaurimento
dei posti disponibili.
Per accedere alla Cena Sociale è necessario presentare l’invito che sarà consegnato presso la
Segreteria Organizzativa in Sede Congressuale.
Programma Accompagnatori
Per gli accompagnatori saranno a disposizione escursioni a pagamento. In Sede Congressuale sarà presente un desk appositamente dedicato dove rivolgersi per informazioni e/o prenotazioni.
Agenzia di viaggio
Emilia Viaggi è l’agenzia ufficiale del Congresso.
Per informazioni, prenotazioni ed emissione biglietteria rivolgersi a:
Emilia Viaggi Congressi & Meeting S.r.l.
Via del Pratello, 2/b – 40122 Bologna
Tel. +39 051 235993
Fax +39 051 2914455
E-mail: [email protected] – web: www.emiliaviaggi.it
NOTIZIE UTILI
Lingua ufficiale
La lingua ufficiale del Congresso è l’italiano.
Libro degli Abstract
Il libro degli Abstract è contenuto nel Programma Definitivo.
XLII
Archivio Italiano di Urologia e Andrologia 2005, 77, 3, Supplemento 2
XV Congresso Nazionale Società Italiana di Urologia Oncologica
Questionari di “pre” e “post” valutazione
I questionari di “pre” e “post” valutazione relativi ad ogni giornata dei lavori dovranno essere tassativamente consegnati alla Segreteria Organizzativa in Sede Congressuale.
Esposizione tecnico-scientifica
Nell’ ambito del Congresso sarà allestita un’ esposizione tecnico – scientifica alla quale parteciperanno
aziende farmaceutiche e aziende produttrici di apparecchi elettromedicali.
Servizio navette
Un servizio navetta collegherà gli hotel ufficiali del Congresso con la sede della Cena Sociale (Ristorante
“San Domenico” di Taormina).
Nessuna navetta è messa a disposizione per i collegamenti tra la Sede Congressuale e gli hotel e dalla
stazione ferroviaria o aeroporto.
Open Lunch e Coffe Station
Saranno allestiti alcuni punti buffet nell’area poster-lunch.
COME RAGGIUNGERE LA SEDE CONGRESSUALE
Come arrivare
Giardini Naxos
Località turistica, distante, via autostrada, 50 Km da Messina Centro e 48 Km da Catania, confinante
con Taormina il cui centro dista circa 5 Km. Raggiungibile in poco tempo dall’aeroporto Fontanarossa di
Catania e dalla linea ferroviaria Messina - Catania.
In Aereo
Catania Fontanarossa International, è l’aereoporto più vicino a Giardini Naxos distante 55 km.
Dall’aereoporto di Catania è possibile raggiungere Giardini Naxos con l’autobus al costo di 4,65 a persona, con il treno dalla stazione ferroviaria di Catania (Gli autobus dall’aeroporto alla stazione ferroviaria di Catania partono ogni 20 minuti), noleggiando un auto, via autostrada A18 direzione Messina, uscita Giardini Naxos; o con il Taxi al costo di 80,00 circa.
In Autobus
Il terminal Bus di Giardini Naxos, si trova a c.a. 10 minuti a piedi dal Guest House, se non si hanno dei
bagagli pesanti è facile raggiungere il terminal Bus a piedi, o con taxi (costo c.a. 7,00).
In Treno
La stazione ferroviaria di Taormina/Giardini-Naxos è la fermata del treno. Gli orari dei treni per Giardini
Naxos si trovano sul sito www.trenitalia.com.
In Auto
Dal nord Italia è possibile prendere l’autostrada A3 in direzione Napoli e Salerno, da Salerno bisogna
immettersi di nuovo nell’autostrada del sole A3 in direzione di Reggio Calabria, uscire poi a Villa S.
Giovanni e dal porto prendere uno dei traghetti che parte ogni 20 minuti 24 ore su 24 ore (compagnia
“Caronte”). Dal porto seguendo le indicazioni per l’autostrada, immettersi nel A18 in direzione di
Catania. Da Palermo prendere l’autostrada direzione Catania A19; da Catania prendere l’autostrada A18.
arrivederci a…
Archivio Italiano di Urologia e Andrologia 2005, 77, 3, Supplemento 2
XLIII
XV Congresso Nazionale Società Italiana di Urologia Oncologica
Assemblea amministrativa dei soci SIUrO
Rinnovo cariche sociali SIUrO: Nel corso del XV Congresso Nazionale SIUrO si terranno le elezioni per il
rinnovo delle cariche sociali.
Le votazioni potranno essere effettuate presso la segreteria SIUrO, Sala Nike, nei seguenti orari:
Giovedì 3 novembre 2005
dalle 16.30 alle 18.00
Venerdì 4 novembre 2005
dalle 10.30 alle 11.30 e dalle 15.30 alle 17.30
Sabato 5 novembre 2005
dalle 10.30 alle 13.00
Sono ammessi a votare solo i soci in regola con il pagamento della quota associativa per l’anno 2005.
E’ possibile effettuare il pagamento della quota associativa anche in sede congressuale, presso la segreteria SIUrO, anche con Bancomat o carta di credito (VISA e MasterCard), ESCLUSIVAMENTE nei seguenti orari:
Giovedì 3 novembre 2005
dalle 15.00 alle 16.00
Venerdì 4 novembre 2005
dalle 09.00 alle 10.00 e dalle 13.00 alle 14.30
Sabato 5 novembre 2005
dalle 09.00 alle 10.00
Domenica 6 novembre 2005
dalle 09.00 alle 11.00
Sabato 5 novembre, dalle ore 18.30 alle ore 20.00, in sala Tindari A, si terrà la Assemblea
Amministrativa dei soci, nel corso della quale saranno premiati i vincitori dei premi SIUrO per le migliori
comunicazioni e per i migliori posters.
INFORMAZIONI SCIENTIFICHE
Premi S.I.Ur.O
Sono previsti premi per le migliori comunicazioni libere e per i migliori poster presentati nelle sezioni
poster.
Per quanto riguarda i poster verranno valutati esclusivamente i lavori in cui uno degli autori sarà presente,
accanto al proprio poster, all'ora prevista, nella sessione poster meet the authors.
I premi verranno assegnati, agli autori effettivamente presenti, nel corso della seduta amministrativa
della Associazione che si terrà sabato 5 novembre dalle 18.30 alle 20.00.
Tutte le comunicazioni premiate ed i poster premiati verranno pubblicati per extenso sulla rivista Archivio
Italiano di Urologia e Andrologia, organo Ufficiale della S.I.Ur.O.
ECM - Educazione Continua in Medicina
La presente edizione del congresso Nazionale della Società Italiana di Urologia Oncologica, SIUrO è stata
accreditata presso il sistema ECM (Educazione Continua in Medicina) attraverso la società stessa.
L'accreditamento del Congresso è stato articolato in giornate al fine di ottenere crediti separati per ogni
singolo evento per poter certificare a ciascuno la reale partecipazione.
La giornata di domenica 6 novembre 2005 sarà accreditata unitamente alla giornata di sabato 5 novembre. In altre parole, per poter ricevere i crediti ECM della giornata di domenica 6 novembre è necessario
aver partecipato alla giornata di sabato 5 novembre.
Al fine di permettere un preciso e puntuale svolgimento degli eventi accreditati ed il conseguente rilevamento delle presenze, sia i
Relatori sia i partecipanti sono pregati di voler rispettare puntualmente gli orari previsti e di voler seguire fino a completamento l'evento volta per volta scelto.
Al fine dell'attestazione dei crediti formativi ECM è necessaria la presenza effettiva degli operatori sanitari del 100% rispetto alla durata complessiva dell' evento formativo, previa consegna presso la segreteria congressuale dei questionari di verifica (pre e post evento) della scheda di valutazione dell' evento formativo. Nei particolari casi di assenza brevissima (non superiore ai 30 minuti) sarà cura dell' organizzatore valutarne la giustificazione e l'incidenza dell' assenza sull'apprendimento.
L'attestato ECM verrà inviato dopo l'evento per posta o e-mail, all'indirizzo indicato sul Questionario di
Verifica dell'evento, previo controllo elettronico delle ore di presenza effettiva nell'area congressuale del
partecipante, che dovranno risultare il 100% delle ore accreditare.
Condizioni necessarie per poter ottenere i crediti ECM:
• Permanenza in aula per un tempo pari al 100% di quello previsto per l'evento
Venerdì 4 novembre 8 ore = 4 crediti ECM
Sabato 5 novembre 7 ore = 4 crediti ECM
Domenica 6 novembre 7 ore (2 di sabato + 5 di domenica) = 3 crediti ECM
Corso infermieri 6 ore = 4 crediti ECM
• Restituzione dei questionari pre e post di valutazione dell'evento, compilati in tutte le loro parti compresa la scheda di valutazione dell'evento stesso e la scheda per il rilevamento dei dati anagrafici
Crediti ECM ai docenti/relatori di un evento
XLIV
Archivio Italiano di Urologia e Andrologia 2005, 77, 3, Supplemento 2
XV Congresso Nazionale Società Italiana di Urologia Oncologica
I docenti/relatori hanno diritto, previa richiesta all'organizzatore, a 2 crediti formativi per ogni ora effettiva di docenza in eventi o progetti formativi aziendali accreditati ECM, entro il limite del 50% di crediti
formativi da acquisire nel corso dell'anno solare.
I crediti possono essere acquisiti in considerazione esclusivamente delle ore effettive di lezione; i crediti non possono, cioè, essere frazionati o aumentati in ragione dell'impegno inferiore o superiore ai sessanta minuti di lezione (es. un'ora o un'ora e trenta minuti di lezione danno diritto a due crediti formativi; le lezioni di durata inferiore a sessanta minuti non possono essere prese in considerazione, né possono cumularsi frazioni di ora per docenze effettuate in eventi diversi).
I docenti/relatori possono conseguire solo i predetti crediti ECM; essi non possono conseguire i crediti
formativi in qualità di partecipanti ad eventi nei quali effettuano attività di docenza.
L’organizzatore è, come sempre, responsabile della corretta attestazione dei crediti.
Qual’è la “tolleranza” prevista per il tempo di presenza del partecipante all'evento residenziale o al progetto formativo aziendale entro la quale è concedibile l'attestato dei crediti?
Ai fini dell'attestazione dei crediti formativi ECM è necessaria la presenza degli operatori sanitari interessati effettiva del 100% rispetto alla durata complessiva dell'evento formativo residenziale, mentre, ai
sensi dell'art.1, comma 4, del D.M. 27/12/2001 la presenza effettiva degli operatori sanitari interessati al progetto formativo aziendale è del 90%. Nei particolari casi di assenza brevissima sarà cura dell'organizzatore valutarne la giustificazione e l'incidenza dell'assenza sull'apprendimento finale essendo
unico responsabile dell'evento residenziale o del progetto formativo aziendale.
Segreteria SIUrO
Sala Nike –
Tel. +39 09425531074
Fax + 39 09425531075
e-mail: [email protected]
La segreteria è aperta nei seguenti orari
Giovedì
3 novembre
dalle ore 15.00 alle ore 18.00,
Venerdì
4 novembre
dalle ore 09.00 alle ore 18.00
Sabato
5 novembre
dalle ore 09.00 alle ore 18.00
Domenica
6 novembre
dalle ore 09.00 alle ore 12.00
Per le votazioni
Giovedì
3 novembre
Venerdì
4 novembre
Sabato
5 novembre
dalle 16.30 alle 18.00
dalle 10.30 alle 11.30 e dalle 15.30 alle 17.30
dalle 10.30 alle 13.00
Per il pagamento della quota associativa 2005
Giovedì
3 novembre
dalle 15.00 alle 16.00
Venerdì
4 novembre
dalle 09.00 alle 10.00 e dalle 13.00 alle 14.30
Sabato
5 novembre
dalle 09.00 alle 10.00
Domenica
6 novembre
dalle 09.00 alle 11.00
Archivio Italiano di Urologia e Andrologia 2005, 77, 3, Supplemento 2
XLV
XV Congresso Nazionale Società Italiana di Urologia Oncologica
La Società Italiana di Urologia Oncologica ringrazia le Aziende che con la loro partecipazione hanno reso possibile
la realizzazione del XV Congresso Nazionale S.I.Ur.O. e le segnala all’attenzione dei partecipanti.
ASTRAZENECA
AMGEN EUROPE
ASTELLAS PHARMA
AZ. CHIM. RIUN. ANGELINI FRANCESCO - ACRAF
BAYER
B. BRAUN
CHIRON ITALIA
DOMPÈ BIOTEC FARMACEUTICI
EDAP TECHNOMED ITALIA
ELI LILLY ITALIA
GLAXOSMITHKLINE
GRUNENTHAL FORMENTI
IPSEN
ISTITUTO LUSO FARMACO D’ITALIA
KARL STORZ ENDOSCOPIA ITALIA
KYOWA ITALIANA FARMACEUTICI
LITHOMOBILE
MEDICAL ENTERPRISES EUROPE
MERCK SHARP AND DOHME
NOVARTIS FARMA
OLYMPUS ITALIA
PFIZER ITALIANA
ROCCHETTA
SANOFI AVENTIS
SICIL-DIAGNOSTICA
SIGMA TAU
SOCIETÀ PRODOTTI ANTIBIOTICI
PIERRE FABRE PHARMA
TAKEDA ITALIA FARMACEUTICI
TECNOGAMMA
TRIMPROBE
TYCO
UNIDERM FARMACEUTICI
XLVI
Archivio Italiano di Urologia e Andrologia 2005, 77, 3, Supplemento 2
ABSTRACTS
XV Congresso Nazionale Società Italiana di Urologia Oncologica
Giardini Naxos, 3-6 Novembre 2005
Abstract n. 1 - Poster
RADIOTHERAPY(RT) IN STAGE I TESTICULAR SEMINOMA: EXPERIENCE IN OUR INSTITUTION
Alongi F., Ferrera G., Cucchiara T., Evangelista G., La
Paglia L., Tumminello E., Bono M., Montemaggi P.
Ospedale Oncologico M. Ascoli, Arnas Civico Palermo
Introduction: Seminoma accounts for about 40% of germ cell
tumours. Because of good radiosenstivity, radiotherapy (RT) is
considerd as standard treatment for clinical stage I seminoma
following orchiectomy. Aim of this study is to review results
and adverse events of our series.
Materials And Methods: A series of 37 consecutive patients
(median age 27; range 25-56) who underwent post-orchiectomy RT, since January 1999 through june 2004 was reviewed.
All treatments were carried out using traditional “dogleg”
opposite anterior-posterior photon beams, including limph
nodes from T10 to L5 and the ipsilar emipelvic nodes. A
median dose of 25.2 Gy (range 22.8-30.6) was given.
Radiotherapy was planned with the aid of CT simulation scans
to define and shield more accurately the organs at risk, specially kidneys. Sperm banking was reccomended to all patients
before treatment. Acute and late toxicity were graded according RTOG scale.
Results: Median follow-up was 36 months. There was no abdominal or pelvic reccurrence. Only mild acute upper gastrointestinal toxicity was observed as follows: 1% grade I, 25% grade
II, 74% grade 0. Although the short follow-up no second
tumour has been noted.
Conclusion: In our series post-orchiectomy radiation treatment
to paraortic and ipsilateral pelvic limph nodes was found a safe
and effective method to prevent relapse. Due to recent dates
from literature that 80% of patients treated adjuvantly receive
unnecessary tratment with a significant risk of second
tumours, we did start to reducing radiotherapy doses and
treatment volumes.
Abstract n. 2 - Poster
CHEMIOTERAPIA DI SALVATAGGIO CON OXALIPLATINO
E GEMCITABINA IN PAZIENTI CON TUMORE GERMINALE CISPLATINO-REFRATTARIO
De Giorgi U.1, Rosti G.1, Aieta M.2, Testore F.3, Fornarini
G.4, Burattini L.5, Papiani G.1, Zumaglini F.1, Bracarda S.6,
Marangolo M.1
Ospedale Santa Maria delle Croci, Ravenna; 2Ospedale “Casa
Sollievo della Sofferenza”, San Giovanni Rotondo, Foggia;
3
Ospedali Riuniti, Asti; 4Ospedale San Martino, Genova; 5Ospedali
Riuniti Umberto I-Lancisi-Salesi, Ancona; 6Ospedale Policlinico
Monteluce, Perugia
1
Introduzione e Obiettivi: Le probabilità di ottenere remissioni
complete di malattia durature in pazienti con tumore germinale refrattario al cisplatino è inferiore al 10% con i trattamenti
chemioterapici convenzionali. Sulla base di risultati preclinici
e sulla scorta dei risultati di una nostra precedente esperienza,
abbiamo condotto uno studio per valutare la tollerabilità e l’efficacia della combinazione oxaliplatino-gemcitabina in questo
gruppo di pazienti a cattiva prognosi.
Metodi: Da Maggio 2002 ad Aprile 2005, sono stati arruolati 16
pazienti, età mediana 31 anni (range, 19-51) con tumore germinale refrattario al cisplatino. Sito primitivo: testicolo in 10 casi, retroperitoneo in 4 e mediastino in 2. Istologia: nonseminoma in tutti i
casi. Il trattamento è consistito in oxaliplatino 130 mg/m2 giorno 1
e gemcitabina 1250 mg/m2 giorni 1 e 8, ogni 3 settimane.
Risultati: Non si è verificato nessun caso di morte tossica. Sono
stati somministrati una mediana di 3 cicli chemioterapici per
paziente (range, 1-6). In due pazienti il trattamento è stato
modificato a causa dell’insorgenza di piastrinopenia grado 4. I
risultati sono valutabili in 15 pazienti, mentre in uno il trattamento è tuttora in corso. In un caso è stata ottenuta una remissione completa di malattia. In un paziente si è avuta una
remissione parziale con marker negativi, in cui la chirurgia
completa del residuo ha evidenziato soltanto teratoma maturo.
In un altro caso si è ottenuta una remissione parziale con marker positivo, in cui la chirurgia completa del residuo ha evidenziato la persistenza di cellule vitali maligne. Questi tre
pazienti risultano viventi e liberi da malattia ad un follow-up
di 35+, 11+, 10+ mesi. In tutti i tre casi la sede primitiva di
malattia era stata il testicolo. Nei restanti casi, si è avuta una
remissione parziale con marker positivi e malattia in operabile, tre stabilità di malattia e otto progressioni di malattia.
Conclusioni: La combinazione chemioterapica oxaliplatinogemcitabina appare tollerabile in questi pazienti. Il trattamento mostra un’interessante attività in particolar modo nei
pazienti con primitivo gonadico.
Bibliografia:
1. De Giorgi U, et al. Weekly gemcitabine, paclitaxel, oxaliplatin combination chemotherapy in patients with cisplatin-refractory germ cell tumor:
preliminary experience. Am J Clin Oncol 2004; 27:457
Archivio Italiano di Urologia e Andrologia 2005; 77, 3, Supplemento 2
1
ABSTRACTS XV Congresso Nazionale Società Italiana di Urologia Oncologica
Abstract n. 3 - Poster
NUTRIZIONE ARTIFICIALE PRECOCE, PARENTERALE
ED ENTERALE, DOPO CISTECTOMIA RADICALE E DERIVAZIONE URINARIA. EFFICACIA CLINICA E COMPLICANZE
Maffezzini M.1, Gerbi G.2, Campodonico F.1, Parodi D.2,
Capponi G.1
1
Struttura Complessa Di Urologia; 2Struttura Semplice Di
Rianimazione
Scopi: Allo scopo di ridurre l’impatto metabolico della cistectomia radicale e della derivazione urinaria con impiego di intestino è stato concepito uno studio di fase 2 per valutare efficacia clinica, fattibilità e complicanze, della nutrizione artificiale combinata, per via parenterale ed enterale. Sono stati valutati, tra gli
altri parametri, il bilancio azotato, la protidemia totale, l’albuminemia ed in n di linfociti in 3a e 5a giornata post-operatoria.
Metodi: Il protocollo prevede la somministrazione di nutrizione artificiale combinata per un totale di 25-30 kcla/kg/die con
inizio precoce attraverso la via parenterale il giorno dell’intervento, seguito progressivamente dalla nutrizione enterale
attraverso una cannula digiunostomica posizionata chirurgicamente per questo scopo a fine intervento. La grandezza del
campione è stata calcolata con il metodo Minimax di Simon.
Risultati: Sono entrati nello studio 28 pazienti consecutivi di
età media di 74,2 anni, mediana 76, range 55-82, di cui 22
maschi e 6 femmine. La categoria ASA era ASA1in 12 pazienti, ASA2 in 8, ed ASA3 in 8. Lo stadio patologico della malattia era PT0 in 1 paziente, confinato alla vescica, pTis, pT1,
pT2G3 in 21 pazienti, localmente avanzato pT3a e b in 3, ed
extravescicale pT4 N positivo in 3. La derivazione impiegata è
stata una neovescica ileo-colica (Indiana Pouch) in 15 pazienti; una neovescica ileale (Studer) in 9, ed una uretero-ileocutaneostomia (Bricker) in 4. Otto dei 28 pazienti (28,5%)
hanno manifestato un grado variabile di distensione addominale e nausea correlati con la somministrazione della nutrizione enterale che ha impedito il completamento del protocollo.
Sono state osservate complicanze minori in 2 pazienti (7,1%)
(avulsione accidentale 1, angolazione della cannula 1) e complicanze maggiori in 4 pazienti (14,2%) (1 dislocamento della
cannula digiunostomica in addome, 1 fistola digiunale, 1 deiscenza dell’anastomosi ileo-colica, 1 deiscenza della sutura
della parete addominale). Complessivamente 13/28 pazienti
(46,4%) non hanno completato il protocollo. Il confronto tra
i parametri biochimici post-operatori valutati nei 15 pazienti
che hanno completato lo studio rispetto ai 13 che non l’hanno completato non dimostra differenze statisticamente significative, come riassunto in Tabella 1.
Conclusioni: La nutrizione artificiale precoce non ha dimostrato
effetto protettivo rispetto alla deplezione proteica che segue la
cistectomia radicale e la derivazione urinaria in una popolazione di pazienti anziani a rischio anestesiologico medio-elevato
nemmeno nel gruppo di pazienti che hanno raggiunto un
bilancio azotato positivo. L’impiego della digiunostomia chirurgica è associato a complicanze minori e maggiori. È necessario valutare differenti strategie di supporto per ridurre l’impatto metabolico maggiore connesso con la chirurgia del carcinoma della vescica infiltrante in una popolazione di pazienti
con età avanzata e patologie concomitanti.
Abstract n. 4 - Comunicazione
IPOFRAZIONAMENTO VERSUS FRAZIONAMENTO STANDARD NEL TRATTAMENTO RADIOTERAPICO DEI TUMORI PROSTATICI: ANALISI DELLA TOSSICITÀ ACUTA
Petrongari M.G.1, Saracino B.1, Gomellini S.1, Arcangeli S.1,
Marzi S.2, Arcangeli G.1, Benassi M.2
1
Istituto Regina Elena, S.C. Radioterapia Oncologica; 2Istituto
Regina Elena, Laboratorio di Fisica Medica e Sistemi Esperti
Introduzione e Obiettivi: Diversi studi hanno recentemente
mostrato un’elevata sensibilità dei tumori prostatici alla grandezza della dose per frazione, con un valore del rapporto a/b
stimato intorno a 1,5 -2 Gy. La differenza con il valore a/b di 35 attribuito ai tessuti normali (retto, vescica, uretra, fascio
vascolo-nervoso) consente, adottando l’ipofrazionamento, di
somministrare dosi totali in grado di ridurre le complicazioni
mantenendo invariato il controllo tumorale, oppure, viceversa,
di somministrare dosi in grado di aumentare il controllo tumorale mantenendo invariate le complicazioni. Lo scopo del presente studio è quello di determinare se un trattamento radiante ipofrazionato di 62 Gy in 20 frazioni sia in grado di ottenere un controllo locale simile e tassi di tossicità acuta e tardiva
di grado II non superiore a quelli rilevati con un trattamento
standard conformazionale di 80 Gy somministrati in 40 frazioni consecutive nei pazienti con tumori della prostata a prognosi sfavorevole in trattamento ormonale.
Metodi: Da gennaio 2003 sono stati arruolati 78 pazienti affetti da carcinoma prostatico istologicamente accertato, a prognosi sfavorevole (con 2 o più delle seguenti caratteristiche: T3 2c,
PSA > 10, Gleason score3 7), senza adenopatie pelviche alla TC
e/o RM e con scintigrafia scheletrica negativa per metastasi.
Tutti i pazienti sono stati sottoposti a soppressione androgenica totale per 9 mesi. Dopo il secondo mese i pazienti venivano
assegnati in modo random a radioterapia conformazionale 3D
con frazionamento standard o con ipofrazionamento; nei due
Tabella 1.
Parametri
Completato 15 pz
Non-Completato 13 pz
Linfociti (n° x 103 /mcl)
pre-op
3a gt p-o
5a gt p-o
1.76
0.90
1.40
1.90
0.97
1.20
Proteine Tot. (g/dl)
pre-op
3a gt p-o
5a gt p-o
7.35
5.15
5.50
7.20
4.80
5.20
4.0
2.9
3.0
3.76
2.50
2.47
Albumina (g/dl)
pre-op
3a gt p-o
5a gt p-o
2
Archivio Italiano di Urologia e Andrologia 2005; 77, 3, Supplemento 2
p
0.00096
ABSTRACTS XV Congresso Nazionale Società Italiana di Urologia Oncologica
bracci di radioterapia sono entrati 39 pazienti, rispettivamente. Nel corso dei controlli settimanali, venivano analizzate le
tossicità acute ematologica, gastrointestinale e genitourinaria
secondo le scale EORTC/RTOG.
Risultati: Dei 78 pazienti, 39 per braccio, nessuno ha presentato tossicità ematologia di grado I-II. Le percentuali di tossicità gastrointestinale cumulativa (grado I + II) osservate erano
simili nei due bracci: 41% nel braccio convenzionale e 46%
nel braccio ipofrazionato; in particolare le percentuali di tossicità di grado II erano sovrapponibili nei due bracci di trattamento con una comparsa anticipata nel braccio ipofrazionato.
Analizzando la tossicità acuta genitourinaria, è stato osservato
un andamento simile a quello della tossicità gastrointestinale.
Le percentuali cumulative di tossicità genitourinaria (grado I +
II) sono state: 54% nel braccio convenzionale e 59% nel braccio ipofrazionato, con una comparsa precoce della tossicità
genitourinaria di grado II nel braccio ipofrazionato.
Conclusioni: Da un’analisi preliminare, il trattamento radioterapico ipofrazionato (62 Gy in 20 frazioni per 5 settimane) non
mostra una tossicità acuta ematologia, gastrointestinale e genitourinaria di grado I e II diversa dal trattamento radioterapico
convenzionale (80 Gy in 40 frazioni per 8 settimane).
Bibliografia
1. Brenner DJ, et al. Fractionation and protraction for radiotherapy of
prostate carcinoma. IJROBP 1999; 43:1095
2. Webb S. Converting 3D dose biological outcomes: Tumor control probability and normal-tissue-complication probability (NTCP). Ch. 5 in: The
Physics of Conformal Radiotherapy. Bristol, UK: Inst. Of Physics Publishing
1997:258
Abstract n. 5 - Poster
MAB (MAXIMUM ANDROGEN BLOKADE) VS IAS
(INTERMITTENT ANDROGEN SUPPRESSION) NEL CARCINOMA DELLA PROSTATA
Mearini L., Zucchi A., Costantini E., Mearini E.
Clinica Urologica, Università degli Studi di Perugia
Introduzione: Il blocco androgenico completo continuo MAB è
ancora il trattamento standard del carcinoma prostatico localmente avanzato o metastatico. Negli ultimi anni la terapia
antiandrogena intermittente IAS è stata introdotta in numerosi studi clinici per la potenzialità di dilazionare la comparsa
della androgeno-indipendenza, ed inoltre per la riduzione dei
costi e degli effetti collaterali. Il nostro studio retrospettivo
analizza i risultati in termini di comparsa della ormonorefrattarietà e sopravvivenza cancro-specifica in due gruppi di
pazienti, sottoposti rispettivamente a blocco androgenico continuo e terapia intermittente.
Materiali e Metodi: Gruppo MAB: comprende 65 pz (età
media 75.7 anni), con un PSA basale medio di 87 ng/ml. 14
pz erano N+ e 23 M+. Follow-up medio 43 mesi. Gruppo
IAS: comprende 95 pz (età media 75.4 anni), con un PSA
basale medio di 73.25 ng/ml. 6 pz erano N+ e 17 M+. Tutti
i pazienti hanno iniziato con un blocco androgenico completo sino all’ottenimento di un nadir stabile del PSA <4
ng/ml, la terapia è stata quindi sospesa e ripresa per valori
di PSA >10 ng/ml (PSA basale >20 ng/ml). Follow-up medio
42 mesi.
Risultati: I due gruppi sono omogenei per età e valori basali di
PSA; nel gruppo MAB prevalgono i casi N+ ed M+. Malattia
ormono-refrattaria Nel gruppo MAB, la percentuale di progressione clinica e di comparsa di malattia ormonorefrattaria è
stata del 45.7%, ad un intervallo medio di 33 mesi. Nel gruppo IAS, la percentuale di progressione clinica e di comparsa di
malattia ormonorefrattaria è stata del 13.7% ad un intervallo
medio di 40 mesi (p<0.01).
Sopravvivenza cancro-specifica L’analisi della curva di sopravvivenza ha evidenziato una importante differenza fra il gruppo
trattato con MAB e i pazienti trattati con IAS a favore di questi
ultimi.
Conclusioni: La valutazione del nostro studio è in parte falsata
dalla non randomizzazione dei pazienti (studio retrospettivo) e
in parte dalla maggior presenza, nel gruppo MAB, di pazienti a
rischio (N+, M+), pur presentando i due gruppi omogeneità di
età, condizioni generali e valori iniziali del PSA. La comparsa
della ormonorefrattarietà (e la relativa sopravvivenza cancrospecifica) è comunque dilazionata nel gruppo IAS; anche l’analisi specifica considerando solo i pazienti N+ e M+ è a favore di questo trattamento, che può divenire il gold standard
della malattia avanzata.
Abstract n. 6 - Poster
TESTOSTERONE NELLA PATOLOGIA PROSTATICA
Mearini L., Zucchi A., Mearini E., Cottini E., Porena M.
Clinica Urologica, Università di Perugia
Introduzione e Obiettivi: Gli androgeni in circolo, ed in particolare il testosterone, rivestono un ruolo predominante nel controllo della crescita della ghiandola prostatica. Negli ultimi anni
il testosterone è stato accuratamente analizzato per verificare un
suo potenziale valore diagnostico e/o prognostico nell’ambito
del carcinoma prostatico. Gli studi finora effettuati riportano
conclusioni variabili, anche se tutti concordano nell’attribuire
alla testosteronemia un valore prognostico significativo. Scopo
del nostro studio è quello di valutare, in due popolazioni di
pazienti (affetti da IPB o ca prostatico), il possibile rapporto fra
patrimonio ormonale, testosteronemia e le due patologie.
Metodi: Sono stati valutati 128 pazienti, giunti alla nostra attenzione per LUTS o per la presenza di un quadro compatibile con
carcinoma prostatico. Tutti i pazienti sono stati sottoposti a
dosaggio basale di testosterone, FSH, LH, PRL e inquadrati per
la patologia relativa (conferma della IPB; diagnosi bioptica di
ca prostatico).
Risultati: 63 pazienti (età media 67.1 aa) sono risultati affetti da
IPB (negatività di ER e TRUS e di biopsia prostatica per PSA >
4 ng/ml); 65 (età media 70.5 aa) sono risultati affetti da ca prostatico CP (conferma bioptica). Tutti i pazienti affetti da IPB
sono stati sottoposti a trattamento chirurgico disostruttivo, con
conferma istologica.
FSH: valore medio IPB 7.2 mUI/ml, CP 8.77 mUI/ml; p=NS
LH: valore medio IPB 5.4 mUI/ml, CP 6.4 mUI/ml; p=NS
PRL: valore medio IPB 6.9 ng/ml, CP 8.8 ng/ml; p=NS.
Testosterone (VN 2.4-8.2 ng/ml): valore medio IPB 4.72
ng/ml (range 1.8-8.9 ng/ml), CP 3.3 ng/ml (range 0.04-7.45
ng/ml); p<0.01. Nel gruppo CP 24/65 pazienti hanno presentato un valore ridotto di testosteronemia (< 2.4 ng/ml),
pari al 37% dei casi, contro l’8% dei pazienti affetti da IPB.
L’unico reperto statisticamente significativo è l’associazione
fra bassi valori di testosteronemia e presenza di un carcinoma prostatico; anche considerando la testosteronemia in
relazione all’età dei soggetti trattati, le differenze si mantengono costanti.
Conclusioni: I risultati di questo studio confermano le numerose evidenze sperimentali relative al fatto che il carcinoma prostatico si sviluppa anche e soprattutto in presenza di bassi valori di testosteronemia (il 37% dei pazienti), cosa che sembra
non avvenire nei soggetti affetti da ipertrofia prostatica benigna
(solo l’8% dei soggetti), confermando in parte il possibile ruolo
inibente del CP sulla testosteronemia. Al di là del valore che
può assumere come fattore diagnostico/prognostico, la determinazione basale della testosteronemia nei pazienti con CP
candidati alla terapia ormonale potrebbe modulare la necessità
di una terapia con analoghi LH-RH.
Archivio Italiano di Urologia e Andrologia 2005; 77, 3, Supplemento 2
3
ABSTRACTS XV Congresso Nazionale Società Italiana di Urologia Oncologica
Abstract n. 7 - Poster
RUOLO DELLA PROSTATECTOMIA RADICALE NEL
TUMORE PROSTATICO CT3A
Mearini L., Mearini E., Zucchi A., Cottini E, Lanna M.,
Porena M.
Clinica Urologica, Università di Perugia
Introduzione: L’intervento di prostatectomia radicale nel trattamento del carcinoma prostatico localmente avanzato cT3 N0
M0 è considerato ad oggi opzionale, con indicazioni relative
nel paziente con aspettativa di vita superiore ai 10 anni e con
buoni fattori prognostici (Psa basale < 20 ng/ml, “small” cancer, Gleason score < 8). La ridotta morbilità dell’intervento,
assieme al suo ruolo stadiante e potenzialmente curativo nella
malattia pN+, hanno consentito di allargarne le indicazioni,
specie nel paziente giovane e fortemente motivato. Riportiamo
la nostra esperienza relativa ad un gruppo di 50 pazienti sottoposti a prostatectomia radicale per malattia cT3a.
Materiali e Metodi: Lo studio è relativo a 50 pazienti (età media
64.7 aa), con un PSA basale medio di 28.3 ng/ml, che nel
periodo 1993-2003 sono stati sottoposti a prostatectomia
radicale con linfadenectomia locoregionale. Tutti i pazienti
erano affetti da ca prostatico cT3a N0M0 (staging locale con
TRUS e/o RMN endocoil), confermato biopticamente (GS: 26
pz ≤ 6, 16 pz=7, 8 pz ≥ 8). 32 pazienti sono stati sottoposti a
trattamento neoadiuvante con blocco androgenico completo
per 3 mesi.
Risultati: La malattia si è confermata T3a in 18 casi (36%); 14
pazienti sono risultati pT3b (28%), 5 sono risultati T4 (10%),
con una incidenza complessiva di downstaging clinico del
46%, mentre 13 pazienti (26%) T2. 34 pazienti hanno presentato margini chirurgici positivi e 21 N+. Il follow-up attuale medio è relativo a 46 pazienti (4 persi al follow-up), ed è di
56.6 mesi. 7 pazienti sono stati sottoposti a radioterapia adiuvante e 19 ad ormonoterapia adiuvante per malattia N+. 8
pazienti (17%) hanno sviluppato una recidiva locale mediamente a 21.4 mesi dall’intervento, trattata con radioterapia,
mentre durante il follow-up 16 pazienti (34.7%) hanno avuto
una ripresa biochimica, mediamente a 49 mesi dall’intervento.
La sopravvivenza cancro-specifica è stata del 91%.
Discussione: Il trattamento del carcinoma prostatico localmente avanzato è talora controverso, specie nel paziente con lunga
aspettativa di vita. La radioterapia esterna, unica vera alternativa alla chirurgia nella malattia cT3, non è del tutto scevra da
effetti collaterali; non risolve la patologia ostruttiva spesso
coesistente in questi pazienti, non è stadiante, rende complessa una successiva chirurgia di salvataggio, ed ha analoghe percentuali di sopravvivenza a 5-10 anni. La prostatectomia radicale, specie nel paziente motivato, non è oggi un intervento
particolarmente invalidante, visti gli ottimi risultati conseguibili in termini di ripresa della continenza e della potenza sessuale, anche se si tratta in questo caso di pazienti a cui si può
proporre spesso solo una chirurgia nerve-sparing monolaterale, è stadiante e non preclude alcuna opzione di terapia adiuvante.
Abstract n. 8 - Poster
IL CARCINOMA RENALE DEI DOTTI DI BELLINI: NEOPLASIA AD ALTA AGGRESSIVITÀ. PRESENTAZIONE DI
UN CASO CLINICO
De Luca S., Caccia P., Cavallini A., Giargia E., Neira D.,
Pasquale M., Randone D.F.
Divisione di Urologia, Ospedale Gradenigo, Torino
Introduzione: La letteratura riporta circa 50 casi di ca renale originante dai dotti del Bellini rappresentando questa neoplasia
l’1-2% di tutti i tumori maligni del rene.
4
Archivio Italiano di Urologia e Andrologia 2005; 77, 3, Supplemento 2
Caso clinico: Donna di 26 anni, originaria dalla Nigeria, coniugata, nullipara, da circa 6 mesi lamentava lombalgie sinistre,
ingravescenti, con saltuari episodi di iperessia serotina (T:38
C), mai macroematuria. Durante il ricovero eseguiva una ETG
e TC addome che documentavano un’eteroplasia renale mediosuperiore sinistra del diametro di circa 8 cm parzialmente
necrotica, non chiaramente clivabile dal muscolo psoas, in
assenza di linfoadenopatie. Citologia urinaria su 3 campioni
negativa per cellule neoplastiche. Rx torace in 2 proiezioni e
scintigrafia ossea total body negative per MTS. La paziente è
stata sottoposta ad intervento di nefrectomia radicale sinistra.
Macroscopicamente la massa era di consistenza aumentata, di
colore grigiastro, del diam. di 10 cm, a carico del polo superiore del rene, con interessamento della midollare e della corticale. Presenza di strutture tubulari dilatate ad aspetto multicistico sulla superficie di taglio del tumore e distruzione dei
calici adiacenti e della pelvi renale. Reperto istologico: ca scarsamente differenziato a cellule renali tipo “dei dotti collettori”
con aspetti tubulo-papillari, sclerosi e parziale necrosi, interessante la pelvi renale, MTS linfonodali ilari 2/3 (pT2, pN1, G4).
Importante ipercromia nucleare con reazione desmoplastica.
All’immunoistochimica: marcata positività per cheratine ad
alto peso molecolare ed antigeni di membrana, anticorpi antivimentina negativi. Dopo 4 mesi riscontro di MTS ossea femore dx e dopo 8 mesi recidiva locale, per cui veniva iniziato ciclo
chemioterapico con Carboplatino AUC 5 sec. Calvert g.1 e
Gemcitabina 1000 mg/m2 g.1 e g.8 ogni 28 gg sospeso dopo 3
cicli per intervento di resezione segmentaria femore dx.
Recente diagnosi (a 16 mesi dalla nefrectomia) di MTS vertebrali.
Discussione: L’origine dai dotti collettori di questa rara neoplasia renale è supportata dalla sua localizzazione midollare
(almeno in una fase iniziale), dall’iperplasia atipica dell’epitelio
dei dotti collettori adiacenti alla neoplasia e dalle indagini di
immunoistochimica. L’incidenza nella popolazione africana
(caso della presente segnalazione) è piuttosto rara con maggior
frequenza nei maschi caucasici giovani. Nel caso di nostra
osservazione si conferma l’elevata aggressività di tale neoplasia
con prognosi estremamente sfavorevole in rapporto alla precoce disseminazione metastatica sia linfatica che ematogena.
Abstract n. 9 - Poster
HIFU: VALUTAZIONE DELLE MODIFICAZIONI MORFOSTRUTTURALI CON EC-RMN E MRSI
D’Urso L.1, Cirillo S.2, Petracchini M.2, Ortega C.3, Regge
M.2, Muto G.1
1
UOA Urologia, Ospedale S. Giovanni Bosco; 2Istituto di Radiologia,
IRCC Candiolo; 3Istituto di Oncologia, IRCC Candiolo, Torino
Introduzione: Lo scopo del nostro studio è quello di valutare
con eRM ed MRSI le modificazioni morfo-strutturali della
ghiandola prostatica nei pazienti con carcinoma della prostata
sottoposti a trattamento HIFU, e valutarne le correlazioni con
i dati sierologici (PSA).
Materiali e Metodi: Il nostro studio prevede la valutazione di 10
pazienti con carcinoma della prostata a “rischio intermedio” di
infiltrazione capsulare (Gleason 3-7, PSA < 10 ng/ml, stadio
clinico T1-T2) studiati con eRM ed MRSI prima e dopo trattamento HIFU (a distanza di 1, 4 e 12 mesi). Gli esami RM sono
realizzati con un apparecchiatura da 1,5 T (GE), attraverso l’acquisizione di scansioni FSE T1 e T2 pesate; lo studio MRSI è
eseguito con sequenze PRESS associate a codifiche di fase tridimensionali. Tutti i pazienti vengono sottoposti a dosaggio del
PSA (ad 1, 4 e 12 mesi dall’intervento); è prevista a 8 mesi dall’intervento una verifica istologica con mappaggio bioptico
della prostata.
Risultati: Lo studio eRM ed MRSI pre-trattamento ha determi-
ABSTRACTS XV Congresso Nazionale Società Italiana di Urologia Oncologica
nato in 4/7 pazienti un cambiamento di stadio rispetto alla
valutazione clinica (da T1c a T2c, da T1a a T2b, da T1c a T2b,
da T2b a T3a). 1 mese dopo HIFU in 4/7 pazienti il volume
prostatico medio è aumentato (da 34,85 cc a 1,51 cc); in 2/7
pazienti il volume prostatico medio è ridotto (da 31,36 cc a
25,67 cc). In 6/7 pazienti (Gleason score 3-7; stadio dopo RM
T2a - T2c) è rilevabile una disomogenea iperintensità nelle
sequenze T2 pesate nella porzione periferica della ghiandola e
nella compagine dell’adenoma, per gli esiti necrotici ed edematosi del trattamento.
Il PSA medio di questi pazienti è di 5,38 ng/ml pre-trattamento e di 1,59 ng/ml ad un mese. La sequenza spettroscopica
appare inficiata dalla necrosi tissutale e presenta una diffusa
alterazione dei picchi dei metaboliti, non consentendo una
distinzione delle differenti concentrazioni. In un solo paziente
(volume ghiandolare 52,5 cc; Gleason score 7, stadio dopo
RM: T3a) non sono evidenti significative alterazioni morfologiche e spettroscopiche della ghiandola prostatica; questo
reperto potrebbe essere indicativo di un insufficiente effetto
terapeutico del trattamento, apparentemente confermato dai
valori del PSA (pre-trattamento: 8 ng/ml, ad un mese: 7,1
ng/ml;). In questo paziente non sono state evidenziate alterazioni morfologiche e spettroscopiche anche nel controllo a
quattro mesi. Negli altri 6 pazienti, la valutazione eRM a 4
mesi evidenzia una riduzione del volume ghiandolare medio
rispetto al controllo pre-intervento (da 33,69 cc a 26,55 cc);
sono meno evidenti le alterazioni di segnale dovute ai fenomeni necrotico-edematosi.
Conclusioni: Per il trattamento HIFU del carcinoma prostatico,
la eRM e la MRSI possono contribuire sia ad una migliore selezione dei pazienti sia ad valutazione in corso di follow-up di
persistenza o recidiva locale di malattia; in particolare il controllo a 1 mese può rappresentare un fattore prognostico dell’efficacia del trattamento terapeutico.
Abstract n. 10 - Comunicazione
STUDIO DI FASE II CON CARBOPLATINO (CBDCA) A
BASSO DOSAGGIO STANDARDIZZATO SETTIMANALE
NEL CARCINOMA PROSTATICO ORMONOREFRATTARIO
(HRPC)
Ferraris V.1, Castagneto B.2, Cavalli V.1, Botta M.2, Giaretto
L.2, Perachino D.1
1
SOC Urologia; 2SOC Oncologia Ospedale S. Spirito ASL 21 Casale
Monferrato (AL)
Introduzione e Obiettivi: La durata mediana della risposta all’ormonoterapia nei pazienti (pts) con HRPC non supera di
norma i 2 anni (1). In tale condizione, il CBDCA a basso
dosaggio settimanale sembrerebbe possedere una moderata,
ma ben documentata attività (2), probabilmente anche in virtù
di un meccanismo d’azione proapoptotico (3). Scopo di questo studio è stato valutare se un basso dosaggio standardizzato settimanale di CBDCA è in grado di favorire una risposta
biologica in termini di riduzione del valore del PSA.
Metodi: Si è definita ormonorefrattarietà una situazione caratterizzata da un incremento del 50% del PSA rispetto al
NADIR, in almeno tre consecutive misurazioni, a distanza di
un mese (4) e dopo più di una linea di manipolazione ormonale. In considerazione della documentata attività a basso
dosaggio settimanale si è inteso valutare l’attività di una schedula settimanale ulteriormente ridotta e standardizzata di 150
mg totali di CBDCA. Il CBDCA è stato somministrato alla dose
settimanale fissa e standardizzata di 150 mg fino a tossicità o
progressione di malattia. È stata definita risposta biologica la
diminuzione di almeno il 50% del PSA, in almeno due misurazioni successive a distanza di tre settimane.
Risultati: Sono entrati nello studio 27 pts con HRPC, con età
media di 71,8 ± 6,4 anni (range 54-80). Il valore del PSA totale medio pretrattamento è stato stimato a 268 ± 253 ng/ml
(range 3,6-998). Sono stati somministrati in totale 280 cicli,
con una media di 10,4 ± 8 cicli per paziente (range1-34). In
base ai criteri precedentemente descritti si è ottenuta una
risposta biologica in 8 pts (29,6%). La risposta biologica si è
verificata in media dopo 3 ± 2,4 mesi (range 1-8). La sopravvivenza mediana dei pts rispondenti è risultata di 19 mesi versus 11 mesi dei non rispondenti. Il trattamento è stato ottimamente tollerato, non essendo stata necessaria alcuna sospensione della terapia in seguito a tossicità midollare od extramidollare. Un paziente è deceduto per CID verosimilmente correlabile alla patologia di base.
Conclusioni: La monochemioterapia settimanale a basso dosaggio standardizzato e fisso di CBDCA, nella nostra esperienza,
ha consentito di dimostrare una moderata, ma definita attività
ed un ottimo profilo di tossicità. I risultati di precedenti esperienze di trattamento con CBDCA a basso dosaggio settimanale, meriterebbero ulteriori approfondimenti, al fine di stabilire
se, in virtù di un possibile meccanismo d’azione di tipo apoptotico, sarebbe giustificata un’ulteriore riduzione del dosaggio
fino ad una standardizzazione fissa di 150 mg settimanali. Si
sottolinea che l’adozione di tale dosaggio comporterebbe verosimilmente vantaggi pratici ed economici oltre che un miglior
profilo di tollerabilità per il paziente.
Bibliografia
1. Eisemberger MA, Blumenstein BA, Crawford ED, Miller G, Mc Leod DG,
Loeherer PJ et al. Bilateral orchiectomy with or without flutamide for
metastatic prostate cancer. N Engl J Med 1998; 339:1036
2. Canobbio L, Guarneri D, Miglietta L, Decensi A, Oneto F, Boccardo F.
Carboplatin in advanced hormone refractory prostate cancer patients
3. Yee CS, Kamradt JM, Nielsen LC, Panvinchian R, Pienta KJ. Carboplatin
induced cell-death in model prostate cancer system. Anticancer Res 1998;
18: 4475
4. Dawson NA: Response criteria in prostatic carcinoma. Sem Oncol 1999;
26:174
Abstract n. 11 - Poster
ETEROGENEITÀ DELLA RISPOSTA INFIAMMATORIA
ALL’IMMUNOTERAPIA CON IL BCG NEL CANCRO
SUPERFICIALE DELLA VESCICA
Siracusano S.1, Ciciliato S.1, Knez R.1, Bernabei M.1, Vattovani
V.1, Vita F.2, Abbate A.2, Zabucchi G.2, Belgrano E.1
1
Clinica urologica, Ospedale di Cattinara, Università degli Studi di
Trieste; 2Dipartimento di Fisiologia e Patologia, Università degli
Studi di Trieste
Introduzione e Obiettivi: Il meccanismo d’azione del BCG attualmente non è ancora conosciuto sebbene si ritenga che esso
determini una reazione immunitaria con coinvolgimento di
monociti, linfociti, cellule NK e neutrofili (1, 2). Scopo del presente studio è stato quello di osservare i parametri immunitari
e cellulari nelle urine di pazienti sottoposti a terapia endovescicale con BCG.
Metodi: Per il nostro studio abbiamo analizzato 16 pazienti,
tutti sottoposti all’immmunoterapia sopra descritta. Le analisi
hanno riguardato due campioni di urine raccolti 10 minuti
prima dell’instillazione e 120 minuti dopo la fine del trattamento per tutte le otto settimane. In questi campioni abbiamo
studiato la componente cellulare, la presenza di proteine, di
enzimi intracellulari di cellule infiammatorie e il contenuto di
anticorpi specifici per il BCG.
Risultati: La componente cellulare riscontrata nei campioni è
composta principalmente da granulociti neutrofili e da cellule
epiteliali dello strato superficiale e profondo della mucosa
vescicale. L’andamento del numero totale di granulociti neutroArchivio Italiano di Urologia e Andrologia 2005; 77, 3, Supplemento 2
5
ABSTRACTS XV Congresso Nazionale Società Italiana di Urologia Oncologica
fili risulta avere un picco massimo in quasi tutti i pazienti esaminati, a cui fa seguito un periodo di non risposta caratterizzato dall’assenza di cellule infiammatorie. La peculiare comparsa di granulociti neutrofili e di IgG specifiche per il BCG ci
ha permesso di suddividere i pazienti in 3 diverse categorie:
a) pazienti che rispondono tardivamente alla terapia (i neutrofili non compaiono prima della IV settimana e raggiungono
un valore massimo di 550x106/mL. Le IgG specifiche per il
BCG presentano un valore massimo di 40 ng/ml);
b) pazienti con risposta immediata e duratura (i neutrofili
compaiono subito e ad ogni trattamento, raggiungono un
valore massimo di 72x106 /mL mentre le IgG specifiche
risultano di 57 ng/ml), intervallata da brevi periodi refrattari;
c) pazienti che rispondono immediatamente alla terapia, ma
questa si spegne per non riprendere più nelle settimane successive (i neutrofili compaiono soltanto nei primi trattamenti raggiungendo un valore massimo di 50x106/mL ma
arrivando a 0 nelle ultime settimane. Le IgG specifiche raggiungono un valore massimo di 10 ng/ml rimanendo sempre basse durante l’intera terapia).
Conclusioni: I dati raccolti fanno ipotizzare che il flusso di granulociti neutrofili determini una destabilizzazione dell’urotelio
con conseguente danno alle cellule presenti, siano esse normali o tumorali. La risposta cellulare non deve tuttavia avvenire solo nelle prime settimane di terapia ma deve essere presente almeno dopo la IV settimana quando compaiono le IgG
specifiche per il BCG.
carico del polo inferiore del rene sinistro. La TC addome in fase
arteriosa dimostra a livello del profilo latero-inferiore del rene
sinistro una tumefazione solida di 16 mm intracapsulare con
distribuzione disomogenea del mdc al suo interno, mentre in
fase tardiva si osserva una netta impregnazione della lesione
con distribuzione piuttosto omogenea. In relazione alle dimensioni della neoplasia si opta per un approccio chirurgico di tipo
nephron-sparing. La paziente è sottoposta a tumorectomia
renale laparoscopica transperitoneale. La neoformazione per la
sua favorevole posizione e lo sviluppo esofitico è facilmente
enucleata con il solo utilizzo del ligasure ottenendo una perfetta emostasi. L’esame istologico definitivo si è avvalso di una
valutazione immunoistochimica per un migliore approfondimento diagnostico. La caratterizzazione istologica risulta compatibile con una neoplasia fusocellulare a basso indice mitotico con cellule esprimenti antigeni muscolari a basso grado di
malignità. La paziente a 4 mesi di distanza è in ottimo stato di
salute.
Conclusioni: La diagnosi preoperatoria per immagini ed istologica di NRCFs è complessa poiché si pone in diagnosi differenziale con lesioni similari. L’analisi di alcuni marcatori immunoistochimici ci ha permesso di escludere la presenza di polipi
fibroepiteliali, angiomiolipomi, carcinomi sarcomatoidi del
rene, fibrosarcomi, emangiopericitomi, etc. Il follow-up di
queste lesioni non è definito, data la paucità della variante istologica, e comunque dovrebbe riflettere quello impiegato per l’
adenocarcinoma renale.
Bibliografia
Bibliografia
1. Sylvester RJ, van der Meijden AP, Witjes JA, Kurth K. Bacillus Calmette
Guerin versus chemotherapy for the intravesical treatment of patients with
carcinoma in situ of the bladder a meta analysis of the published results of
randomized clinical trials. J Urol 2005; 174:86
2. Koga H, Kuroda M, Kudo S, Yamaguchi A, Usami M, Suzuki T, Naito S.
Adverse drug reactions of intravesical bacillus Calmette-Guerin instillation
and risk factors of the development of adverse drug reactions in superficial
cancer and carcinoma in situ of the bladder. Int J Urol 2005; 12:145
Abstract n. 12 - Poster
ETUMORECTOMIA RENALE LAPAROSCOPICA E NEOPLASIA FUSOCELLULARE MIOGENA: CASE REPORT
Siracusano S.1, Knez R.1, Ciciliato S.1, Tiberio A.1, Bernabei
M.1, D’Aloia G.1, Bussani R.2, Belgrano E.1
1
Clinica urologica, Ospedale di Cattinara; 2Istituto di Anatomia
Patologica, Università degli Studi di Trieste
Introduzione: L’approccio terapeutico più adeguato per neoplasie renali singole di diametro inferiore a 4 cm è la tumorectomia. In questo contesto le neoplasie renali a cellule fusate
(NRCFs) sono tumori costituiti in maniera predominante da
cellule allungate con nuclei fusati con una quota di citoplasma
variabile. I tumori renali fusocellulari di origine epiteliale o
mesenchimale possono presentare problemi interpretativi, tali
da poter esser discriminati solo con estese analisi immunoistochimiche (1, 2). Presentiamo il caso di una tumorectomia
renale laparoscopica in un soggetto con neoplasia fusocellulare miogena.
Case report: Una donna di 64 anni giunge all’attenzione per
comparsa di vaghe algie in sede lombare sinistra. Gli esami
ematochimici evidenziano un’ipertrigliceridemia (259 mg/dL),
con funzione renale conservata, non è riscontrabile alterazione dei parametri emocromocitometrici se non una lieve piastrinosi (532000/mmc). Nel sedimento urinario sono riscontrabili rari eritrociti e leucociti,in presenza di una carica batterica non significativa. L’ecografia addominale evidenziava una
tumefazione iso o lievemente ipoecogena di circa 16 mm a
6
Archivio Italiano di Urologia e Andrologia 2005; 77, 3, Supplemento 2
1. Nikaido T, Nkano M, Kato M, Suzuki M, Ishikura H, Aizawa S.
Characterization of smooth muscle components in renal aniomyolipomas:
histological and immunohistochemical comparison with renal capsular
leiomyomas. Pathology Int 2004; 54:1
2. Wang J, Weiss LM, Hu B, Chu P, Zuppan C, Felix D, Rauseui Mills V,
Chase DR. Usefulness of immunohistochemistry in delineating renal spindle
cell. A retrospective study of 31 cases. Histopathology 2004; 44:462
Abstract n. 13 - Comunicazione selezionata
TERMOCHEMIOTERAPIA MEDIANTE SISTEMA SYNERGO® NEL TRATTAMENTO DEI TUMORI VESCICALI
SUPERFICIALI AD ALTO RISCHIO DI RECIDIVITÀ: VALUTAZIONE IN ITINERE
Maffezzini M., Campodonico F., Hurle R., Valenti S.,
Canepa G., Tamagno S., Pinto A., Durante A.
Struttura Complessa di Urologia, Genova
Obiettivi: La termochemioterapia (TCT) associa due riconosciuti trattamenti antitumorali fornendo un effetto terapeutico
sinergico che è più efficace della somma dei due trattamenti
singoli (ipertermia e terapia farmacologica) (1). Nel nostro studio abbiamo valutato la tollerabilità di un dosaggio farmacologico ablativo somministrato in caso di malattia residua dopo
TUR, nelle forme ad alta recidività e in quelle ad alto rischio di
recidiva.
Materiali e Metodi: Sono stati arruolati 18 pazienti che all’ultima biopsia presentavano tumore vescicale di basso stadio e
grado (8 pz), Cis (5 pz) e T1G3 (5 pz). In 11 pz era presente
malattia residua o FISH positiva dopo TUR e la TCT è stata
somministrata a scopo chemio-ablativo, mentre gli altri pz
hanno ricevuto la stessa dose perché portatori di G3 o di tumori ad elevata recidività (2 o più eventi per anno). La TCT è stata
praticata mediante dispositivo Synergo a radiofrequenza utilizzando MMC alla dose endovescicale di 40 mg. In un caso è
stata utilizzata epirubicina per intolleranza nota alla MMC.
Dopo 4 cicli di trattamento settimanale è stata eseguita una
TUR per valutare l’effetto ablativo nei casi con malattia residua
o per controllo negli altri casi.
ABSTRACTS XV Congresso Nazionale Società Italiana di Urologia Oncologica
Risultati: 16 pz hanno terminato il primo ciclo di 4 TCT ed
hanno continuato il trattamento.Un pz ha interrotto per ridotta capacità vescicale preesistente al reclutamento, un secondo
per allergia alla MMC di grado 2. 4 pz hanno avuto disuria di
grado 1 e 5 pz dolore vescicale di grado 2. L’efficacia nei pz con
tumore residuo è stata di 7 risposte complete su 10. In un caso
di tumore ad elevata recidività era presente FISH positiva e un
altro pz con T1G3 è risultato T2 al controllo.
Conclusioni: La TCT a dosaggio ablativo mediante Synergo®ha
dimostrato buona tollerabilità e capacità ablativa in 7 pazienti
du 10. Inoltre ha mostrato versatilità di indicazione in tutti i
casi di tumore vescicale di difficile trattamento. I pazienti
devono essere ben valutati anche per la funzionalità vescicale
prima dell’indicazione.
Bibliografia
1. Colombo R, et al. Multicentric study comparing intravesical chemothearpy alone with local microwave hyperthermia for prophylaxis of recurrence of superficial transitional cell carcinoma. J Clin Oncol 2003; 21:4270
Abstract n. 14 - Poster
CONVERSIONE DI CONDOTTO ILEALE IN INDIANA
POUCH: INDICAZIONI ED ASPETTI TECNICI
Maffezzini M., Campodonico F.
Struttura Complessa di Urologia, Genova
Introduzione: Il condotto ileale pur essendo la più diffusa forma
di derivazione urinaria può presentare problemi legati all’immagine corporea, ai limiti nella vita di relazione ed anche ai
disagi legati alla gestione della urostomia. Presentiamo un caso
di conversione da Bricker in neovescica eterotopica cateterizzabile (Indiana Pouch) determinata dalla preferenza del
paziente.
Case report: Un uomo di 55 anni è stato ricoverato per ematuria, idronefrosi bilaterale ed una neoformazione vescicale evidenziata all’ecografia. Dopo TUR è stato diagnosticato un voluminoso carcinoma squamocellulare T1G1 per il quale è stata
eseguita la cistectomia radicale. La derivazione tipo Bricker è
stata decisa intraoperatoriamente per la presenza di neoplasia
extravescicale (pT3bG1pN0). Successivamente è stato sottoposto a chemioterapia con carboplatino e gemcitabina per 6 cicli.
Poiché la derivazione esterna non era compatibile con la vita
relazionale il paziente ha richiesto una ricostruzione continente. Dopo 6 mesi, e senza evidenza clinica di recidiva, la Bricker
è stata convertita in una Indiana pouch modificata utilizzando
un segmento ridotto di colon destro e mantenendo la porzione
prossimale del condotto ileale con le anastomosi ureterali preconfezionate. Il condotto cateterizzabile del neo-serbatoio è
stato collegato all’ombelico. Il paziente era completamente
autonomo nella gestione dell’autocateterismo dopo una settimana dall’intervento. A 12 mesi di follow-up la funzionalità
renale è integra ed il punteggio QoL è massimo.
Conclusioni: Le derivazioni urinarie continenti sono teoricamente migliori del condotto ileale, specialmente se il paziente
rifiuta a priori un dispositivo esterno. Alcuni studi hanno
dimostrato un alto gradimento in particolare nei pazienti che
hanno affrontato la conversione da una derivazione incontinente verso neovescica o tasca (1, 2). L’intervento descritto
propone una tecnica semplificata e riproducibile che ha dimostrato la completa aderenza alle aspettative del paziente.
Bibliografia
1. Boyd SD et al. Quality of life survey of urinary diversion patients: comparison of ileal conduits versus continent Kock ileal reservoirs. J Urol 1987;
138:1386
2. Ahlering TE, Gholdoian G, Skarecky D, et al. Simplified technique whith
short and long-term followup of
Abstract n. 15 - Comunicazione
RIDUZIONE VOLUMETRICA DELLA PROSTATA IN
PAZIENTI CANDIDATI A BRACHITERAPIA PROSTATICA:
VALUTAZIONE DI EFFICACIA E COSTI DI DIVERSE
FORME DI DEPRIVAZIONE ANDROGENICA
Maffezzini M.1, Gavazzi L.1, Calcagno T.1, Ricci P.2, Grimaldi
A.2, Grillo F.2, Gambaro M.3, Vaccara E.3, Taccini G.3
1
Struttura Complessa Urologia; 2Struttura Complessa Radioterapia;
3
Struttura Complessa Fisica Sanitaria, Genova
Introduzione e Obiettivi: Valutare la riduzione volumetrica della
prostata ottenibile con modalità diverse di androgenodeprivazione in pazienti affetti da carcinoma della prostata localizzato e candidabili a trattamento di brachiterapia con Iodio 125. Inoltre,
sono stati valutati anche i costi di ogni singolo trattamento.
Metodi: Dal Gennaio 2003 al Maggio 2005, 82 pazienti consecutivi, affetti da carcinoma prostatico localizzato, sono stati sottoposti a brachiterapia prostatica con impianto ecoguidato di
semi di Iodio125. 53 su 82 presentavano una volumetria iniziale superiore a quella indicata come ottimale nelle raccomandazioni ESTRO/EAU/EORTC, per cui sono stati sottoposti a
terapia ormonale al fine di ottenere una riduzione del volume.
Parte dei pazienti erano giunti alla nostra osservazione con
terapia ormonale prerscritta altrove conseguentemente i periodi di trattamento variavano da uno a sei mesi. Di questi sono
stati selezionati 41 pazienti trattati per tre mesi. Il volume della
prostata è stato valutato mediante ecografia transrettale al
momento dell’esecuzione della agobiopsia e ripetuto dopo tre
mesi di terapia. Le terapie adottate sono state le seguenti: 21 pz
sono stati trattati con bicalutamide 150 mg /die; 10 pazienti
con bicalutamide 50 mg/die e leuprolina acetato 3,75
mg/mese; 5 pz con sola bicalutamide 50 mg/die; 2 pazienti con
ciproterone acetato 100 mg/die più leuprolina acetato 3,75
mg/mese; ed un paziente con bicalutamide 50 mg/die più triptorelina 3,75 mg/mese; uno con ciproterone acetato 100
mg/die ed 1 pz con leuprolina acetato 3,75 mg/mese. È stato,
inoltre valutato il costo complessivo di ogni trattamento.
Risultati: Con bicalutamide 150 mg si è avuta una riduzione del volume prostatico dal 6% al 53% (media 25,33%, mediana 26,50%) ed
un costo di € 1975,33 Con bicalutamide 50 mg più leuprorelina
acetato 3,75 mg si è osservata una riduzione dal 17,20% al 50%
(media 31,51%, mediana 29,37%) al costo di € 1259,68. Con bicalutamide 50 mg la riduzione varia dal 13,60% al 34,70% (media
26,86%, mediana 28%) con una spesa pari a € 668,50. Il ciproterone acetato 100 mg associato a leuprorelina acetato 3,75 mg ha prodotto una riduzione media del 14,55%, con mediana uguale, per un
costo di € 760,05. Con ciproterone acetato 100 mg da solo e leuprorelina acetato 3,75 da sola, abbiamo osservato una riduzione
volumetrica rispettivamente dell’ 8,5% e del 21,20%. Il costo è stato
di € 168,87 nel primo caso e di € 591,18 nel secondo. L’associazione
di bicalutamide 50 mg con triptorelina 3,75 ha consentito una riduzione del 22,28% con un costo di € 1237,24
Conclusioni: La maggior riduzione volumetrica si è ottenuta con la
somministrazione di bicalutamide 50 mg/die associata a leuprorelina acetato 3,75 mg/mese. Tale associazione ha inoltre un costo
relativo inferiore a quello della bicalutamide 150 da sola e ragionevolmente accettabile in confronto alle altre opzioni terapeutiche che producono comunque una riduzione del volume prostatico percentualmente.
Abstract n. 16 - Poster
EFFICACIA ABLATIVA DI EPIRUBICINA ED IPERTERMIA NEI
TCC SUPERFICIALI, RECIDIVI, MULTIFOCALI, PRE-TRATTATI
Colombo R.1, Salonia A.1, Naspro R.1, Da Pozzo L.1,
Maffezzini M.2, Rigatti P.1
1
Urologia, Ospedale San Rafaele, MI; 2SC Urologia, Ospedale
Galliera, GE
Archivio Italiano di Urologia e Andrologia 2005; 77, 3, Supplemento 2
7
ABSTRACTS XV Congresso Nazionale Società Italiana di Urologia Oncologica
La termoterapia, ovvero l’associazione di chemioterapia endovescicale ed ipertermia, ha dimostrato efficacia ablativa nei
TCC vescicali recidivi (1). La Mitomicina C è il farmaco maggiormente impiegato fino ad ora. Descriviamo questo studio di
Fase II intrapreso allo scopo di valutare l’efficacia ablativa della
Epirubicina endovescicale associata ad ipertermia.
Materiali e Metodi: Criteri di inclusione: diagnosi di TCC
superficiale, multifocale, recidivo dopo trattamento con chemioterapia o immunoterapia. Le dosi di epirubicina impiegate
sono state di 25 +25 mg, e di 50 +50 mg, settimanale per 4-8
settimane seguite da 1 instillazione mensile per 4 mesi e successiva rivalutazione endoscopica. Il trattamento prevede l’instillazione del farmaco in soluzione ipertermica (temperatura
media 42 gradi C) è stata ottenuta mediante una apparecchiatura dedicata (Synergo®, Medical Systems, Amsterdam), per la
durata di 60 minuti. La soluzione è stata reintegrata dopo i
primi 30 minuti per minimizzare l’effetto di diluizione dovuto
alla diuresi. I criteri di risposta sono: Risposta completa:
assenza di lesioni microscopiche e mapping vescicale negativo
(con resettore). Non sono state considerate le risposte parziali, pertanto qualsiasi persistenza di malattia è stata valutata
come non risposta.
Risultati: Sono stati trattati 32 pazienti; l’effetto ablativo è valutabile in 26. Una risposta completa è stata osservata in 14
(58%), mentre, nei restanti 12 (42%) il risultato è stato una
non risposta. In nessun caso il protocollo è stato interrotto per
effetti collaterali.
Conclusioni: Il trattamento con Epirubicina endovescicale ed
ipertemia è risultato fattibile in tutti i pazienti trattati. Sono
state osservate risposte complete nel 48% di pazienti con TCC
superficiale, multifocale recidiva dopo trattamento convenzionale. L’ Epirubicina endovescicale ed ipertermia può rappresentare una alternativa alla MMC.
Bibliografia
1. Colombo R, Da Pozzo LF, Salonia A, et al. J Clin Oncol 2003; 21:4270
Abstract n. 17 - Poster
FATTORI DI RISCHIO PER LO SVILUPPO DI TUMORI
DELLA VESCICA (TV) DOPO CARCINOMA A CELLULE
TRANSIZIONALI (TCC) DELLE ALTE VIE URINARIE (AVU)
Schips L.1, Cantoni F.2, Lipsky K.1, Zigeuner R.1, Hutterer
G.1, Petritsch P.1, Langner C.3
1
Clinica Urologica, Università di Graz; 2Unità Operativa Urologia,
Fidenza; 3Istituto Anatomia Patologica, Graz
Introduzione: I dati della letteratura suggeriscono che circa un
terzo dei pazienti (pz) sottoposti a chirurgia per TCC delle
AVU svilupperà una recidiva vescicale. Analizziamo i fattori di
rischio per le ripetizioni vescicali.
Pazienti e Metodi: Gli esami istologici di 239 pz consecutivi (età
media 69 anni) operati per TCC delle AVU presso il nostro
Istituto tra il 1984 ed il 2004 sono stati rivalutati da un unico
anatomopatologo. 41/239 (17%) pz con pregresso tumore
vescicale sono stati esclusi. Le recidive vescicali sono state studiate considerando la localizzazione dei TCC delle AVU (pelvi
renale o uretere), numero dei tumori (singoli o multifocali),
stadio pT, grado tumorale, età, sesso, stato dei margini e presenza di malattie metastatiche utilizzando il Fisher’s exact test.
È stata eseguita un’analisi multivariata usando i modelli di
regressione di Cox.
Risultati: 181 i pazienti valutabili (100 m e 81 f). 95 pz erano
in stadio pTa-1 e 86 in stadio pT2-4. 97 pz avevano un basso
grado tumorale e 84 un alto grado tumorale. 121 (67%) pz
avevano un TCC solitario della pelvi renale, 60 (33%) pz un
solitario ureterale. Recidiva vescicale in 54/181 (54%) pz dopo
un tempo di ricorrenza medio di 13 mesi (3-148): il 47%
8
Archivio Italiano di Urologia e Andrologia 2005; 77, 3, Supplemento 2
entro 1 anno ed il 72% entro 2 anni. In 118/181 pz non metastatici c’è stata una recidiva vescicale in 43/118 (36%). Durante il
follow-up una recidiva vescicale dopo TCC delle alte vie si è verificata in 27/121 (22%) pz con tumore localizzato nella pelvi ed in
27/60 (44%) pz con TCC dell’uretere (p=0.005); in 36/144 (25%)
pz con TCC solitario e in 18/37 (49%) pz con TCC multifocale
(p=0.007); in 11/14 (79%) pz con TCC multifocale bilaterale contro 7/23 (30%) pz con tumore multifocale unilaterale (p=0.002);
in 32/97 (33%) pz con basso grado e in 22/84 (27%) pz con alto
grado (p=0.03); infine in 39/95 (41%) pz in stadio pTa-1 contro
15/86 (18%) pz in stadio pT2-4 (p=0.1). L’analisi multivariata ha
dimostrato che la localizzazione ureterale (p=0.02; RR=2, 95%
CI=1.1-3.6) e la multifocalità-bilateralità (p=0.01; RR=2.6, 95%
CI=1.2-5.5) sono fattori prognostici indipendenti per le recidive
vescicali.
Conclusioni: Nella nostra casistica più del 70% delle recidive
vescicali si è verificato entro i due anni, inoltre i pazienti con
tumore localizzato nell’uretere e bilaterale hanno avuto un
rischio 2 volte superiore di successivo tumore vescicale rispetto ai tumori nella pelvi e solitari. Il rischio era tendenzialmente aumentato per l’alto grado ed il sesso femminile, mentre non
esisteva nessuna influenza da parte dell’età, dello stadio pT e
dei margini chirurgici.
Abstract n. 18 - Poster
FATTORI PROGNOSTICI NEL CARCINOMA A CELLULE
TRANSIZIONALI (TCC) DELLE ALTE VIE URINARIE (AVU)
Schips L.1, Cantoni F.2, Lipsky K.1, Zigeuner R.1, Hutterer
G.1, Petritsch P.1, Langner C.3
1
Clinica Urologica Università di Graz; 2Unità Operativa Urologia
Fidenza; 3Istituto Anatomia Patologica, Graz
Introduzione: Lo stadio tumorale avanzato e l’elevato grado tumorale sono i più importanti fattori prognostici nei carcinomi a cellule transizionali (TCC) delle alte vie urinarie (AVU). L’obiettivo
del nostro studio è di valutare l’impatto dello stadio, del grado e
dell’angioinvasione in un’ampia casistica di pazienti consecutivi.
Materiali e Metodi: 268 TCC dell’alta via escretrice in 239 pazienti
(pz) consecutivi operati presso il nostro istituto tra il 1984 ed il
2004. Età media 69 anni (range 42-86). Abbiamo escluso 41 tumori in stadio pTa per la scarsa rilevanza prognostica e 17 pazienti con
tumori multifocali (39 tumori). Valutabili 188 pz (133 tumori della
pelvi e 55 dell’uretere). Tutti i prelievi chirurgici sono stati rivalutati da un unico anatomopatologo riguardo lo stadio pT, il grado
tumorale secondo la recente revisione della classificazione WHO
[basso grado (LG) o alto grado (HG)] e l’invasione venosa e/o linfatica. La valutazione dei possibili fattori prognostici (rispetto alla
sopravvivenza libera da metastasi) includeva lo stadio tumorale, il
grado e l’angioinvasione. I sottogruppi sono stati paragonati usando il metodo di Kaplan-Meier e il log-rank test. Per l’analisi multivariata è stato utilizzato il modello di regressione Cox.
Risultati: I dati di follow-up erano disponibili in 182/188 (97%)
pazienti. Il follow-up medio era di 4.1 anni (range 0-17.6). 80
(44%) pz sono andati in progressione, di cui 60/129 (47%) pz
con TCC della pelvi renale e 20/53 (38%) pz con TCC dell’uretere; il tempo medio alla progressione è stato 22 mesi. 56 pz sono
deceduti per tumore, 24 sono vivi con malattia metastatica, mentre 75 (41%) pz attualmente non mostrano evidenza di malattia
(NED) e 26 (14%) pz sono deceduti per altre cause. I fattori di
rischio significativi all’analisi univariata erano lo stadio pT>1
(p=0.0001), un HG (p=0.0001) e l’angioinvasività (p=0.0001).
Nessuna influenza significativa sulla prognosi è stata osservata
per la localizzazione tumorale, l’età ed il sesso. Nell’analisi multivariata, lo stadio pT1>1 (p=0.0001; RR=4.7, 95% CI=2.3-9.5), e
l’angionvasione (p=0.0001; RR=4.9, 95% CI=2.7-8.9) erano fattori prognostici indipendenti per lo sviluppo di malattia metastatica, mentre gli altri parametri perdevano di significatività.
ABSTRACTS XV Congresso Nazionale Società Italiana di Urologia Oncologica
Conclusioni: Lo stadio tumorale avanzato e l’angioinvasione
sono fattori prognostici indipendenti di sopravvivenza libera
da metastasi nei TCC dell’alta via escretrice. Nessuna evidenza è stata notata per la localizzazione tumorale (pelvi vs uretere), questo supporta il concetto corrente del TNM di elencare
in un’unica categoria i TCC della pelvi e dell’uretere.
Abstract n. 19 - Video
ASPORTAZIONE VIDEOLAPAROSCOPICA DI UN LIPOSARCOMA RETROPERITONEALE DI 10 CM
Schips L.1, Cantoni F.2, Gidaro S.3, Lipsky K.1, Zigeuner R.1,
Hutterer G.1, Petritsch P.1
1
Clinica Urologica, Università di Graz; 2Unità Operativa Urologia,
Fidenza; 3Clinica Urologica, Università di Chieti
Introduzione: Il Liposarcoma (LS) è il più frequente sarcoma
dei tessuti molli rappresentando il 20% di tutti i sarcomi
dell´adulto. La classificazione del LP comunemente utilizzata
comprende quattro tipi. Il grado di differenziazione rappresenta il più importante fattore prognostico. La maggior parte
dei liposarcomi del retroperitoneo sono ben differenziati o
dedifferenziati. I LP ben differenziati hanno spesso un rischio
di ripresa locale, ma hanno un minimo potenziale metastatico
con una sopravvivenza a 5 anni del 90%. La diagnosi citologica su agoaspirato dei LP ben differenziati e` difficoltosa. La
capacità di rimuovere completamente il LP rimane il maggiore fattore predittivo di ripresa locale. La diagnosi differenziale
va posta con i mielolipomi e i lipomi.
Case report: È giunta alla nostra osservazione una donna di 61
anni, inviata dagli endocrinologi con una diagnosi di mielolipoma surrenalico sinistro. Gli esami ematochimici non evidenziavano alterazione endocrine e metaboliche. L’esame TC
con mezzo di contrasto mostrava la presenza di una grossa
massa retroperitoneale di circa 10 cm a partenza dal surrene
sinistro. La paziente fu portata al tavolo operatorio per essere
sottoposta ad intervento chirurgico di surrenalectomia sinistra
videolaparoscopica. Eseguita l’asportazione videolaparoscopica della massa la paziente venne dimessa in 4 giornata postoperatoria. Il decorso fu regolare e scevro da complicanze.
L’esame istologico sorprendentemente deponeva per una diagnosi di liposarcoma ben differenziato misconosciuto all’esame TC. Al follow-up a 6 mesi la paziente e´ libera da malattia.
Discussione: Come già descritto in letteratura questi tumori
sono frequentemente responsabili di recidive sia locali che a
livello delle porte di accesso laparoscopiche. Sebbene con la
diagnostica per immagini sia difficile differenziare un liposarcoma da altri tipi di tumore benigno, deve essere posta la massima attenzione nell’affrontare l’asportazione videolaparoscopica dei tumori retroperitoneali. Per quanto possibile, preservare l´integrità del tumore e proteggere le porte dei trocars in
fase estrazione della massa, risultano essere momenti topici
nella tecnica chirurgica di questa patologia. Inoltre ci sembra
opportuno consigliare controlli TC per svelare precocemente
eventuali riprese di malattia in questi sottotipi istologici.
Abstract n. 20 - Poster
CONFRONTO DEI LIVELLI SIERICI DEL VASCULAR ENDOTHELIAL GROWTH FACTOR (VEGF) E DELLA ENDOSTATINA FRA PAZIENTI CON CARCINOMA A CELLULE RENALI
(RCC) ED UN GRUPPO DI CONTROLLO (GC)
Schips L.1, Cantoni F.2, Gidaro S.3, Lipsky K.1, Zigeuner R.1,
Langner C.4, Pummer K.1, Auprich M.1, Hutterer G.1,
Petritsch P.1
1
Clinica Urologica Universià Graz; 2Unità Operativa Urologia,
Fidenza, 2Clinica Urologica, Universitá Chieti, 3Istituto Anatomia
Patologica, Graz
Obiettivi: Valutare i livelli sierici e la possibile rilevanza prognostica dei frattori angiogenetici VEGF ed endostatina nei
pazienti con RCC ed un gruppo di controllo.
Metodi: Sono stati prelevati e congelati a -70 gradi Celsius campioni ematici di 188 pazienti affetti da RCC (GT) e di 139
pazienti senza evidenza di storia di malattie maligne (GC),
dopo aver ottenuto il consenso informato e l’approvazione del
comitato etico. L’età media era di 62 e 63 anni rispettivamente
nel GC e nel GT (p=0.3 Wilcoxon test). I livelli sierici di VEGF
e dell’endostatina sono stati valutati usando il dosaggio immunoenzimatico. I livelli sierici del GT e del GC sono stati paragonati utilizzando il Wilcoxon-test. Le possibili associazioni tra
entrambi i parametri sono state analizzate usando la correlazione di Spearman. L’impatto prognostico è stato valutato con
il metodo di Kaplan-Maier ed il Log-rank test. Infine è stata
eseguita una analisi multivariata comprensiva dello stadio-pT,
grado di Fuhrman, livelli di VEGF ed endostatina utilizzando
il modello di regressione di Cox.
Risultati: I livelli sierici medi e mediani del VEGF erano rispettivamente di 2.3 ng/ml e 1.6 ng/ml nel GC e di 4.6 ng/ml e 3.6
ng/ml nel GT (p=0.0001, Wilcoxon test). I livelli sierici medi e
mediani dell’endostatina erano rispettivamente di 32.2 ng/ml e
30.4 ng/ml nel GC, 32.5 ng/ml e 30 ng/ml nel GT (p=0.9,
Wilcoxon test). Non è stata rilevata correlazione tra i due parametri. Né il VEGF né l’endostatina erano associate con lo stadio-pT e il grado tumorale. Riguardo la prognosi, solo lo stadio
pT-3 (p=0.003; rischio relativo (RR) 5.26, 95% CI=1.78-15.6)
ed il grado di Fuhrman 3-4 (p<0.0001; (RR) 12.53, 95%
CI=4.0-39.2) e non i livelli di VEGF ed endostatina, si sono
dimostrati parametri prognostici indipendenti nell’analisi multivariata.
Conclusioni: I livelli sierici di VEGF erano approssimativamente 2 volte più elevati nei pazienti con RCC rispetto al GC, mentre i livelli di endostatina non hanno dimostrato differenze con
il GC. Riguardo la prognosi, solo lo stadio ed il grado tumorale e non i fattori angiogenetici hanno dimostrato avere un
impatto sulla prognosi.
Abstract n. 21 - Video
CHIRURGIA RICOSTRUTTIVA DEL GLANDE CON MUCOSA BUCCALE REINNERVATA IN PAZIENTI SOTTOPOSTI A
GLANDULECTOMIA PER CA DEL PENE
Leonardi R., Debole M., Jelo P., Nicolosi A.
Casa di Cura Clinica Basile, Catania, Resp.U.F. Urologia Dr.R.
Leonardi
Introduzione: La neoplasia del pene, pur essendo rara nei paesi
a più alto tenore di vita, è oggi riscontrata più frequentemente
a causa dei continui flussi immigratori dai paesi in via di sviluppo, dove tale patologia ha una più alta diffusione, e vista la
crescente incidenza dell’infezione da HPV che viene sempre
più associata all’insorgenza del Ca spinocellulare del pene. Si
calcola che l’incidenza oscilli tra 0,1 e 7,9 casi ogni 100.000
uomini.
Obiettivi: Ci siamo prefissi in pazienti affetti da Ca spinocellulare
T1 N0 di attuare un intervento oncologicamente risolutivo e nel
contempo con un risultato estetico e funzionale accettabile.
Metodi: Si è praticata in 5 pazienti di età compresa tra 50 e 60
anni affetti da Ca spinocellulare del pene (G1-G2 T1 N0) una
glandulectomia con ricostruzione del glande mediante mucosa
buccale e reinnervazione dell’innesto con rami del nervo dorsale del pene. La casistica si riferisce agli ultimi 3 anni con un
follow-up medio di 12 mesi.
Risultati: È stata attuata una verifica strumentale della sensibilità dell’apice del pene agli stimoli vibratori. Tale sensibilità è
stata riscontrata in tutti i pazienti operati. Tutti i pazienti si
ritengono soddisfatti del risultato estetico e funzionale.
Archivio Italiano di Urologia e Andrologia 2005; 77, 3, Supplemento 2
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ABSTRACTS XV Congresso Nazionale Società Italiana di Urologia Oncologica
Conclusioni: La strategia chirurgica del Ca del pene è gravata
ancora oggi da grossi interrogativi su come e quando assumere un atteggiamento più o meno conservativo (exeresi parziale, glandulectomia, amputazione parziale). Anche sulla linfoadenectomia non tutti concordano sulle scelte da intraprendere (sorveglianza, biopsia del linfonodo sentinella, linfoadenectomia mono o bilaterale). Lo stadio ed il grado di malignità
non sempre pongono il chirurgo di fronte ad una scelta serena visto che le statistiche, riguardanti la sopravvivenza a lungo
termine, anche nelle scelte più aggressive, non concordano
all’unisono. La difficoltà aumenta nel momento in cui si vuole
garantire al paziente non solo la sopravvivenza ma anche una
qualità di vita accettabile. Col nostro lavoro abbiamo cercato
di dimostrare come un atteggiamento aggressivo nelle fasi iniziali di malattia (T1 N0) associato ad una chirurgia ricostruttiva possa garantire al paziente un’ottima aspettativa di vita
associata ad una qualità accettabile in termini estetici e funzionali.
Bibliografia
1. Dean AL. Conservative amputation of the penis for carcinoma. J Urol
1952
2. De Souza LJ. Subtotal amputation for carcinoma of the penis with reconstruction of penile stump. Ann R Coll Surg Engl 1976
3. Taguchi H, Saito K, Yamada T. A simple method of total reconstruction
of the penis. Case reports. Plast Reconstr Surg 1977
4. Bandieramonte G, Santoro O, et al. Total resection of glans penis surface
by CO2 laser microsurgery. Acta Oncol 1988
5. Austoni E, Fenice O, et al. New trends in the surgical treatment of penile
carcinoma. Arch Ital Urol Androl 1996
6. Ficarra V, D’Amico A. et al. Surgical treatment of penile carcinoma: our
experience from 1976 to 1997. Urol Int 1999
7. Christopher N, Arya M, et al. Penile preservation in squamous cell carcinoma of the bulbomembranous urethra. BJU Int. 2002
8. Bissada NK, Yakout HH, et al. Multi-institutional long-term experience
with conservative surgery for invasive penile carcinoma. J Urol 2003
9. Chen MF. Chen WC, et al. Contemporary management of penile cancer
including surgery and adjuvant radiotherapy: an experience in Taiwan.
World J Urol 2004
Abstract n. 22 - Poster
STUDIO OSSERVAZIONALE DI 338 PAZIENTI AFFETTI
DA CARCINOMA UROTELIALE
Cammarata C., Caruana P., Cordaro C., Guzzardi F., Iraci
F., Lauria G., Oxenius I., Vacirca F.
Azienda Ospedaliera Regionale S.Elia U.O. Urologia, Caltanissetta
Introduzione: Questo lavoro riporta una analisi retrospettiva
relativa agli ultimi 45 mesi della nostra casistica di pazienti
affetti da carcinoma uroteliale.
Materiali e Metodi: Presso la nostra U.O., nel periodo compreso tra settembre 2001 e maggio 2005, sono stati ospedalizzati
338 pazienti (età media 69,7 anni range 18-92) ai quali è stata
posta una diagnosi di carcinoma uroteliale. Essi erano cosi
ripartiti: 295 uomini (età media 70,0 anni range 18-92) che
rappresentano l’87,3 % dei casi e 43 donne (età media 67,7
anni range 39-86). 223 casi risultavano essere una prima diagnosi (66,0%) mentre 115 erano recidive di pregresse neoplasie uroteliali. Il follow-up è stato svolto mediante controllo
endoscopico secondo le linee guide internazionali, la durata
media essendo di 24,4 mesi (range 3-45).
Risultati: Alla prima osservazione sono stati riscontrati 288
tumori superficiali, pari al 85,2% dei casi, e 50 tumori infiltranti. La nostra casistica era cosi suddivisa:
tumori superficiali
cis 15 casi (4,4% delle diagnosi)
Ta G1-G2 187 casi (55,3% delle diagnosi)
10
Archivio Italiano di Urologia e Andrologia 2005; 77, 3, Supplemento 2
T1 G2-G3 86 casi (25,4% delle diagnosi)
tumori infiltranti
T2 G2-G3 30 casi (8,9% delle diagnosi)
T3 G3 10 casi (3,0% delle diagnosi)
T4 G3 10 casi (3,0% delle diagnosi)
I pazienti andati incontro ad una recidiva neoplastica sono stati
126, pari al 37,3% dei casi, 41 hanno presentato una progressione della malattia neoplastica. In particolare:
cis 5 recidive (33,3%)
Ta G1-G2 80 recidive (42,8%) di cui 20 sono andate incontro
a progressione
T1 G2-G3 41 recidive (47,7%) di cui 21 sono andate incontro
a progressione.
Per un numero complessivo di 569 diagnosi di carcinoma uroteliale la localizzazione più frequente del tumore è risultata essere
la vescica 556/569 ovvero il 97,7% dei casi. In 13 pazienti è stato
riscontrato una neoplasia delle vie escretrici che ha reso necessario l’esecuzione di una nefroureterectomia. L’esame istologico ha
messo in evidenza 4 pTaG2 multifocali (30,8%), 2
pT1G3(15,4%), 6 pT2G3 (46,1%) ed infine 1 pT3G3 (7,7%). 67
pazienti sono stati sottoposti a cistectomia perché affetti da neoplasia infiltrante (pT2- pT4) o da Tis o pT1G3 multifocale resistenti alla terapia, 51 casi risultanti essere una prima diagnosi, gli
altri 16 essendo un’espressione di progressione della malattia.
Abstract n. 23 - Poster
STUDIO PROSPETTICO, RANDOMIZZATO GEMCITABINA
O EPIRUBICINA IN SINGOLA SOMMINISTRAZIONE
POST-TURBT NEL CARCINOMA TRANSIZIONALE TA-T1
DELLA VESCICA. RISULTATI A 12 MESI
Maffezzini M., Canepa G., Capponi G., Campodonico F.
Struttura Complessa di Urologia, Genova
Obiettivi: Lo studio si propone di confrontare l’efficacia nella profilassi delle recidive di Epirubicina e di Gemcitabina in singola somministrazione dopo TURBT per carcinoma transizionale di basso
stadio della vescica. Viene valutato il tasso di recidiva a 3, 6, 9 e 12
mesi come endpoint primario e la valutazione della tollerabilità e
degli effetti collaterali costituisce l’endpoint secondario.
Materiali e Metodi: Dal 7/2003 al 3/2005, 65 pz (pazienti) (età
media 72,5±8,89) che presentavano recidiva macroscopica di ca
vescicale superficiale sono stati sottoposti a TUR e randomizzati
nel trattamento singolo endovescicale G o E post-TURBT. La
soluzione è stata mantenuta in vescica per 120’. Il f-up (followup) prevede cistoscopia trimestrale, es. citologico urinario su 3
campioni ed esame FISH. Sono state escluse dal trattamento, ma
randomizzate, le lesioni vescicali estese. Le lesioni infiltranti all’esame istologico sono state sottoposte a cistectomia radicale ed
escluse dal f-up. La comparsa di recidiva al f-up è stata considerata fallimento terapeutico e rappresenta l’evento.
Risultati: Su un totale di 65 pazienti, in 9 pazienti l’esame istologico ha dimostrato una lesione infiltrante e sono pertanto stati
sottoposti a cistectomia radicale e derivazione urinaria, in 5
pazienti l’aspetto endoscopico della lesione suggeriva uno stadio
avanzato e sono stati sottposti a TURBT stadiante, non radicale
ed, infine 9 pazienti non hanno ancora raggiunto il terzo mese di
follow-up. Pertanto 23 pazienti non sono valutabili e 42 sono
valutabili. I controlli endoscopici di follow-up hano dimostrato i
seguenti risultati: al terzo mese di follow-up 5 pazienti su 21 trattati con EPI e 4 su 21 trattati con GEM, hanno dimostrato una
recidiva; al sesto mese 1 paziente su 15 trattati con EPI ed 1
paziente su 16 trattati con GEM hanno dimostrato una recidiva.
Al nono mese, 1 paziente su 11 trattati con EPI e 2 pazienti su 10
trattai con GEM hanno dimostrato recidiva ed al dodicesimo
mese nessuno degli 8 pazienti trattati con EPI e dei 4 trattati con
GEM ha dimostrato residiva.In nessun caso abbiamo registrato
effetti collaterali o presentato eventi avversi.
ABSTRACTS XV Congresso Nazionale Società Italiana di Urologia Oncologica
Conclusioni: Sono stati reclutati solo pazienti con malattia recidiva. Dai nostri risultati non emergono differenze significative di
efficacia in profilassi nei due gruppi di trattamento. Inoltre, non
abbiamo riscontrato eventi avversi, pertanto lo studio prosegue.
Abstract n. 24 - Poster
MICROCALCIFICAZIONI TESTICOLARI E NEOPLASIA
BILATERALE: UNA LESIONE PRECANCEROSA?
Liberti M., Perugia G., Di Viccaro D., Gentilucci A.,
Teodonio S.
Dipartimento di Urologia “U. Bracci”, Policlinico Umberto I,
Università degli Studi di Roma “La Sapienza”
Introduzione e Obiettivi: La microlitiasi testicolare caratterizzata da
microcalcificazioni all’interno dei tubuli seminiferi è un raro
(0.68%) ed incidentale reperto in corso di ecografia testicolare
eseguita per motivi vari. L’associazione con i tumori a cellule germinali e l’insorgenza della neoplasia nei pz con microlitiasi testicolare ha ormai da tempo sollevato il sospetto che possa trattarsi di una lesione precancerosa.
Materiali e Metodi: Paziente di 26 anni giunto alla nostra osservazione per tumefazione testicolare bilaterale con reperto ecografico scrotale che evidenziava a carico del didimo di sinistra, nel
terzo caudale, la presenza di una formazione solida ipoecogena,disomogenea di circa 22 x 17 mm di diametro riccamente
vascolarizzata al power-Doppler, con spots calcifici nel suo interno ed analoga formazione a carico del didimo dx nel terzo medio
anteriore di circa 16 x 15 mm, anch’essa riccamente vascolarizzata e con calcificazioni. Il pz aveva eseguito 2 anni prima una
ecografia scrotale per algie testicolari ricorrenti a dx, ed a carico
di entrambi i didimi erano presenti focali ed asimmetriche
microcalcificazioni senza cono d’ombra posteriore e senza formazioni nodulari evidenti. Il pz è stato sottoposto ad orchifunicolectomia sinistra e a tumorectomia “organ-sparing” a destra.
Risultati: L’esame istologico definitivo evidenziava a sx un tumore a
cellule germinali misto formato da carcinoma embrionario, tumore del sacco vitellino e limitate aree di seminoma mentre a dx il
nodulo asportato era rappresentato da seminoma puro.
Conclusioni: La microlitiasi testicolare è una patologia la cui
causa è ancora sconosciuta e numerose sono le ipotesi eziopatogenetiche riportate in letteratura. Nonostante la sua associazione con una serie di condizioni morbose quali la microlitiasi alveolare polmonare,la sindrome di Klinefelter, lo pseudoermafroditismo maschile, l’AIDS, il criptorchidismo e la torsione del testicolo, l’insorgenza dei tumori a cellule germinali in
questi pz con un’incidenza pari al 18-45% porta a ipotizzare
che la coesistenza non sia una pura coincidenza ma che la
microlitiasi possa essere considerata una vera e propria lesione precancerosa.
Bibliografia
1. Iacono F, Giannella R, Manno G, Criscitiello C. Neoplasia testicolare
bilaterale sincrona in paziente con microcalcificazioni testicolari. Urologia
2004; 71:258
2. Middleton Wd, Sharlene At, Santillan CS. Testicular microlithiasis:
prospective analysis of prevalence and associated tumor. Radiology 2002;
224:425
Abstract n. 25 - Poster
NEOPLASIA BILATERALE SINCRONA DEL TESTICOLO:
APPROCCIO TERAPEUTICO CONSERVATIVO MONOLATERALE “ORGAN SPARING”
Liberti M., Perugia G., Teodonio S., Gentilucci A., Di
Viccaro D.
Dipartimento di Urologia, Università degli Studi di Roma “La
Sapienza”, Policlinico Umberto I
Introduzione e Obiettivi: Il tumore a cellule germinali è la più frequente neoplasia dell’uomo tra i 15 ed i 35 anni; il tumore bilaterale rappresenta l’1-4% di tutti i tumori del testicolo ed è uno
dei più difficili da trattare. I risultati terapeutici attuali della
orchifuniculectomia associata alla chemioterapia e/o radioterapia, hanno raggiunto oltre il 90% di guarigione completa.
Grazie a questi risultati si aprono oggi possibilità di opzioni
terapeutiche alternative, per preservare una quantità di tessuto
testicolare tale da evitare la sindrome da deprivazione androgenica e le problematiche ad essa correlate, in pazienti con
neoplasia bilaterale o monorchidi.
Metodi: Paziente di 26 anni giunto alla nostra osservazione per
tumefazione testicolare bilaterale con reperto ecografico scrotale
che evidenziava a carico del didimo di sinistra,nel terzo caudale,
una formazione solida ipoecogena,disomogenea, di circa 22 x 17
mm di diametro riccamente vascolarizzata al power-doppler, ed
analoga formazione a carico del didimo dx nel terzo medio anteriore di circa 16 x 15 mm. I dosaggi dei markers tumorali
(betaHCG, alfa feto proteina, PLAP, LDH) erano risultati negativi.
La TC addome e pelvi era negativa per ripetizioni di tipo metastatico. In corso di intervento chirurgico, il pz veniva sottoposto
ad incisione inguinale bilaterale, e con l’ausilio dell’analisi istologica estemporanea, che deponeva per carcinoma embrionario a
sinistra e seminoma puro a destra, si è proceduto ad orchifuniculectomia sinistra, mentre ci si è orientati verso una scelta conservativa a destra, considerata la giovane età del paziente, i suoi
desiderata, in accordo con la negatività delle biopsie del letto
tumorale e del parenchima periferico.
Risultati: L’esame istologico definitivo evidenziava a sx un
tumore a cellule germinali misto formato da carcinoma
embrionario,tumore del sacco vitellino e limitate aree di seminoma mentre a dx il nodulo asportato era rappresentato da
seminoma puro.
Conclusioni: La terapia conservativa dei tumori del testicolo
volta alla enucleazione del solo tumore è oggi una possibile
opzione terapeutica nei pazienti con neoplasia bilaterale o
monorchidi, in situazioni ben codificate, quali markers negativi, tumore pT1 senza infiltrazione della rete testis, biopsia del
letto tumorale e del parenchima periferico negativa, assenza di
ipogonadismo e parenchima testicolare residuo oltre il 25% di
quello iniziale. Solo il rispetto di queste indicazioni in pazienti ben informati e fortemente motivati può consentire una terapia conservativa per il mantenimento di una regolare attività
endogena testicolare. Ovviamente i pazienti devono essere sottoposti ad uno stretto ed accurato follow-up ove il più importante fattore di rischio per ripresa di malattia è la presenza di
carcinoma in situ alle biopsie intraoperatorie che impone un
trattamento radiante di 20 Gy.
Bibliografia
1. Canis Sanchez D, Conde Santos G, Alonso Gracia N, De Leon Morales E,
Arango Toro O, Gelabert Mas A. Diagnostic and therapeutic approach to
bilateral germinal tumor. Presentation of a case and review of the literature.
Actas Urol Esp 2003; 27:147
Abstract n. 26 - Poster
LA VALUTAZIONE INTEGRATA DEGLI INDICI DI CONFORMAZIONE FAVORISCE LA PIANIFICAZIONE DELLA
RADIOTERAPIA 3-D CONFORMAZIONALE NEI PAZIENTI
CON CARCINOMA PROSTATICO
Orsatti M., Bevegni M., Sampietro C., Giudici S., Bertocchi
M., Corvò R.
Dipartimento di Scienze Oncologiche, S.C.Radioterapia e S.S. Fisica
Sanitaria, Sanremo
Although the visual inspection of dose distribution in various planes and the Dose-Volume Histogram (DVH) are the current evaArchivio Italiano di Urologia e Andrologia 2005; 77, 3, Supplemento 2
11
ABSTRACTS XV Congresso Nazionale Società Italiana di Urologia Oncologica
luation tools for optimizing 3-D conformal radiotherapy in
patients with prostate cancer, the conformality of dose distribution may not be fully quantified. In this study an integrated conformal index analysis was explored for evaluating different treatment plans for the same patient and optimizing radiotherapy.
CTV-PTV expansion was 5 mm in rectal wall and 10 mm in all
the other surfaces. Radiation dose specified to ICRU point was
76 Gy in 38 fractions. For eighty patients with early-stage prostate cancer, the following parameters and conformal indices
were extracted by cumulative DVHs obtained with three or
more-field treatment planning: VCTV 95% isodose, V rectal 50
and 70 Gy V bladder 50 and 70Gy, Conformity index, (ICRU
62), Conformation number (Vant’t Riet et al 1997), COIN Integrated conformal index- (Baltas et al, 1998). Specifically, the
calculation of Conformation Number takes into account the
coverage of the target volume and volume of healthy tissue receiving dose above isodose reference (95%) whereas Integrated
Conformal Index (COIN) takes further into account
Conformation Number and Organ-at-risk (OC) receiving dose
above isodose reference. By using the integrated analysis, the
relative parametric median (and range) values were obtained for
different explored rival plans (three vs four vs more field-techniques); although preliminary, to date our policy is to accept a 3-D
conformal plan for prostate patients whether the following dosimetric constraints are respected: VCTV 95% isodose = > 9495%, V rectal 50Gy < 25% and 70 Gy < 10%, V bladder 50 Gy
< 30% and 70Gy < 10%, Conformal index > 0.90 and < 1.60,
Conformal number > 0.60, COIN > 0.50. This study represents
the first-step toward IMRT implementation for selected cases not
easily treated with standard 3-D conformal RT.
Abstract n. 27 - Poster
È POSSIBILE IL CONFRONTO DELLA QUALITÀ DI VITA IN
RELAZIONE AL TIPO DI DERIVAZIONE URINARIA?
Marino G,. Caputo A., Gamba P., Laudi M.
U O A Urologia ASO Ordine Mauriziano, Torino
Obiettivo: Valutare la possibilità di un confronto clinico della
qualità di vita (Q o L) dei pazienti cistectomizzati in relazione
al tipo di derivazione urinaria.
Pazienti e Metodi: Tre gruppi di pazienti cistectomizzati con
almeno due anni di follow up e in assenza di malattia, sono
stati selezionati in base la derivazione urinaria, 16 pazienti con
derivazione ortotopica (Camey II), 14 con derivazione esterna
incontinente (Ileal Conduit- Bricher) e 18 con derivazione urinaria esterna continente (Ileal T pouch). Previo consenso
informato, alcuni pazienti di ciascun gruppo sono stati messi
a confronto in un incontro diretto discutendo con loro della
derivazione stessa. A ciascun gruppo è stato inviato un questionario breve redatto dal nostro centro e un questionario del
WHO Q o L 100 lasciando la scelta a ciascun soggetto nella
compilazione di entrambi o uno di questi.
Risultati: Il questionario da noi redatto è stato compilato nel
100% mentre solo 8 pazienti hanno compilato anche il questionario del WHO Q o L 100. I tre gruppi di pazienti hanno scelto
il questionario del nostro centro ritenendolo mirato e più agevole di quello del WHO Q.o L. La singola soddisfazione della propria derivazione urinaria è risultata per ciascun gruppo rispettivamente del 82% nelle Camey II, 88% nelle Bricher e del 86%
nelle ileal T pouch. L’insoddisfazione nella propria derivazione è
risultata maggiore nei pazienti che hanno avuto una chirurgia iterativa per complicanze o per correzioni.
Conclusioni: Non è possibile stabilire a nostro avviso un reale
confronto della qualità di vita tra soggetti con derivazioni urinarie diverse nè stabilire che una derivazione sia migliore in
termini di qualità di vita rispetto ad un’altra. In modo inaspettato alcuni soggetti con condotto ileale hanno il sentimen-
12
Archivio Italiano di Urologia e Andrologia 2005; 77, 3, Supplemento 2
to di protezione della loro derivazione (che pur altera la loro
immagine corporea) tale da non prendere in considerazione la
possibilità di un’altra continente. Nella maggior parte di tale
gruppo di pazienti rimangono alcune riserve legate al dubbio
del “come sarebbe stato” con altra derivazione continente.
Abstract n. 28 - Comunicazione
PROTEINE DELLA MATRICE NUCLEARE NEL CARCINOMA MUSCOLO-INVASIVO DELLA VESCICA: UNO STUDIO
DI PROTEOMICA DIFFERENZIALE
Barboro P.1, Rubagotti A.1,2, Boccardo F.1,2, Carnemolla B.1,
Orecchia P.1,3, Spina B.1, Carmignani G.4, D’Arrigo C.5,
Patrone E.5, Balbi C.1
1
Istituto Scientifico per lo Studio e la Cura dei Tumori; 2Dipartimento
di Oncologia, Biologia e Genetica, Università di Genova; 3Istituto G.
Gaslini di Genova; 4Dipartimento di Urologia, Università di Genova;
5
Istituto di Macromolecole, Sezione di Genova (C.N.R.)
Introduzione: La matrice nucleare (NM) è l’impalcatura non-cromatinica del nucleo, ne determina la forma, regola molti importanti eventi biochimici all’interno del nucleo stesso e ha un ruolo
centrale nell’organizzazione topologica del DNA. Alcune proteine
appartenenti a questa struttura subnucleare sono comuni a tutti i
tipi cellulari e sono espresse solo in situazioni fisiologiche, altre
sono tessuto specifiche o sono espresse in modo alterato in condizioni patologiche; in particolare il passaggio da tessuto normale a tumorale è sempre accompagnato da una evidente alterazione del loro pattern di espressione. Impiegando elettroforesi bidimensionale ad alta risoluzione abbiamo dimostrato che il carcinoma muscolo invasivo della vescica presenta una composizione
proteica della NM molto più complessa ed è caratterizzato da
diverse specie neoespresse, rispetto al tessuto normale e non
tumorale. Obiettivi. Identificare proteine o insiemi di proteine
espresse in modo differenziale nel carcinoma muscolo invasivo
della vescica; determinarne il ruolo diagnostico e/o prognostico.
Metodi: Lo studio è stato condotto su 3 frammenti autoptici prelevati da vesciche normali, 8 di tessuto non tumorale prelevato in
una zona distale rispetto alla sede del tumore e 17 di tessuto
tumorale (8: pT2-3a, 9: pT3b-4). L’analisi del pattern proteico è
stata condotta attraverso elettroforesi bidimensionale ad alta risoluzione utilizzando nella prima dimensione le immobiline ed i
gels sono stati confrontati usando un programma specifico
(PDQuest, BioRad). Tecniche di Western blot e cromatografia
liquida accoppiata a spettrometria di massa (LC-MS/MS) sono
state impiegate per identificare le proteine più significative.
Risultati: Il pattern proteico della matrice nucleare dei tumori
sotto studio è costituto da più di 1000 distinti spots, di questi
circa 200 sono comuni al tessuto normale e non tumorale mentre oltre 400 sono espressi differenzialmente nei tessuti tumorali. La progressione verso tumori più aggressivi è caratterizzata da un notevole aumento nel numero delle proteine neoespresse. Tra i 47 spots proteici identificati, 9 appaiono particolarmente interessanti perché significativamente espressi solo
nel tessuto tumorale (p<0.04). Le proteine tumore specifiche,
e quindi con un potenziale valore diagnostico, appartengono
ad un vasto spettro di classi funzionali: heat shock proteins,
hnRNP, fattori che controllano la sintesi proteica, proteine
strutturali ed enzimi. Inoltre tre proteine (EIF 4A2, HSP70 e
HSP70) appaiono correlate al grado di aggressività del tumore.
Conclusioni: Il nostro studio conferma che profondi riarrangiamenti avvengono nella proteine appartenenti alla NM durante il
processo di cancerogenesi. Queste proteine possono quindi rappresentare una nuova classe di marcatori tumorali. Ciò appare
particolarmente interessante nel caso del carcinoma della vescica,
che comprende lesioni a differente grado di malignità e con diverse modalità di evoluzione, e dove esiste la necessità di individuare nuovi marcatori con una maggiore sensibilità e specificità non
ABSTRACTS XV Congresso Nazionale Società Italiana di Urologia Oncologica
solo per le diagnosi ma anche per il monitoraggio della malattia
e per la predittività alla risposta terapeutica. La dettagliata conoscenza delle proteine della NM neoespresse nei tumori della
vescica permetterà, inoltre, di individuare nuovi targets terapeutici per il trattamento di questa malattia.
Abstract n. 30 - Poster
CONFRONTO TRA LA NEFROURETERECTOMIA LAPAROSCOPICA EXTRAPERITONEALE E LA CHIRURGIA OPEN
NEGLI UROTELIOMI DELLE ALTE VIE URINARIE
Pecoraro G., Motta L., Olivo G., Frigo M.
U.O. di Urologia, ASL 22 Bussolengo, Regione Veneto
Abstract n. 29 - Poster
RADIOTHERAPY FOR STAGE I-II TESTICULAR SEMINOMA
Molinaro M.A.1, Molè R.1, Pingitore D.2
1
U.O Radiotherapy; 2Radiobiology Hospital Pugliese-Ciaccio,
Catanzaro, Italy
Introduzione: Riportiamo i risultati di confronto tra la nefroureterectomia laparoscopica extraperitoneale (NUL) e la nefroureterectomia open (NUO) relativamente a tempi operatori, complicanze
e risultati oncologici.
Materiale e metodi: Si tratta di 8 casi di NUL e 6 di NUO eseguiti
tra il 1989 e il 2004. Abbiamo escluso dallo studio di confronto i
casi con associata neoplasia vescicale. Le due procedure chirurgiche sono state eseguite in tempi diversi, ossia tra l’89 e il 95 quelli open e tra il 96 e il 2004 quelli laparoscopici. La NUO è stata
eseguita per via lombotomica e con incisione mediana sott’ombelico-pubica. La procedura per la NUL è la seguente: nefrectomia
laparoscopica extraperitoneale con 3 o 4 porte d’accesso e isolamento dell’uretere fino all’incrocio con i vasi iliaci. Quindi si esegue una incisione sott’ombelico-pubica di circa 8 cm attraverso la
quale viene estratto il rene e completata la ureterectomia.
Risultati: I tempi operatori medi sono stati per la NUO 190 minuti e
230 per la NUL. Il follow-up medio è di 12 anni per la NUO e di 5
anni per la NUL. In nessun caso è stata necessaria l’emotrasfusione.
Solo 3 (37,5%) pazienti della NUL hanno richiesto la terapia antalgica fino alla prima giornata rispetto ai 6 pazienti della NUO: di quest’ultimi, 5 (83,3%) hanno necessitato di terapia antalgica fino alla
seconda e 1 (16,6%) fino alla terza giornata. La dimissione è avvenuta in 4a giornata per la NUL, in 8a per la NUO. Abbiamo avuto un
caso (16,6%) di lombocele nella NUO che ha necessitato di correzione chirurgica. Abbiamo riscontrato 2 (33,3%) recidive per la
NUO con stadio T2-G3-N0-M0 della pelvi renale e 2 (25%) per la
NUL con stadi rispettivamente T2-G3-N0-Mo e T2-G2-N0-M0,
quest’ultimo dell’uretere. In nessun caso abbiamo avuto recidive
sulla ferita chirurgica o sulle porte di accesso.
Conclusioni: Sebbene i casi da noi riportati sono piuttosto esigui,
dimostrano comunque che non vi è maggior rischio di recidiva
tra la procedura laparoscopica e quella open come già riportato in
Letteratura; la recidività è legata allo stadio e al grado della neoplasia e non alla tecnica. Per questo, considerata la notevole differenza nella invasività della NUL rispetto alla NUO, la NUL è da
preferire nel trattamento chirurgico della neoplasia uroteliale
delle alte vie urinarie.
Purpose: Seminomas comprise 50% of all testicular germ cell
tumors and are most common at 40 years of age. The outcome of treatment of testicular seminoma in 87 patients with
stage I and II disease was retrospectively evaluated in regard of
survival, pattern of failure, radiation dose, treatment volume,
acute and chronic side effects.
Patients and methods: From May 2000 to April 2004, 87 male
patients with the diagnosis of pure seminoma of the testis were
treated by postoperative radiotherapy at the U.O.
Radiotherapy of Catanzaro. According to the Royal Marsden
Staging System, 38 patients were presenting with stage I disease, 26 with stage IIA, 16 with stage IIB and 7 with stage IIC
disease. Was used limited irradiation through ventro-dorsal
opposing fields covering only para-aortic(PA)/paracaval radiotherapy for stage I seminoma with 26 Gy. For the stage II
radiotherapy was applied through an anterior-posterior parallel opposing fields covering macroscopically enlarged lymph
nodes, as assessed by CT with a 2-cm safety margin, together
with para-aortic/paracaval and ipsilateral high iliac lymph
nodes. The upper border of the field was posed at the cranial
rim of the 10-11th thoracic vertebra, and the lower field margin was set to the cranial rim of the ipsilateral acetabulum. A
total dose of 30 Gy was applied over 15 days for patients with
stage IIA disease. For patients with stage IIB disease, the dose
was increased to 36 Gy.
Results: Overall actuarial survival (Kaplan-Meier method) for
all patients was 97.8% at 5 years. For stage I seminoma the
disease-free survival was 96.8%. For the whole group of stage
II seminoma the DFS was 88.1%, for stage IIA 91.7% and for
stage IIB 76.9%. In stage IIC no recurrences occurred. Acute
toxicity was mainly digestive, 38% of patients presenting nausea and vomiting. In general, the radiation therapy was well
tolerated with minor side effects only. Concerning gonadal
function assessed from the number of the children, 79% of the
patients who wanted to have children after the treatment were
successful in fathering children. No fatal complications were
observed. Late grade 1 skin toxicity with mild hyperpigmentation of the skin in the radiation field was found in one
patient with stage IIB disease. There was no soft tissue fibrosis
or late gastrointestinal toxicity. No second malignant tumors
have been observed to date.
Conclusions: Because of good radio-sensitivity of seminoma, radiotherapy is regarded as standard adjuvant treatment. Postoperative
radiotherapy for seminoma stage I, IIA and IIB offers excellent control and survival rates with tolerable side effects.
References
1. Zagars GK, Pollack A. Radiotherapy for stage II testicular seminoma. Int
J Radiat Oncol Biol Phys 2001; 51:643
2.Hanks GE, Peters T, Owen J. Seminoma of the testis: Long-term beneficial and deleterious results of radiation. Int J Radiat Oncol Biol Phys 1992;
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3.Vallis KA, Howard GCW, Duncan W, et al: Radiotherapy for stages I and
II testicular seminoma: Results and morbidity in 238 patients. Br J Radiol
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Bibliografia
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2. Rassweiler J, Tsivian A, Ravi Kumar AV, Lymberakis C, Schulze M, Seeman
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3. Matin SF, Gill IS. Recurrence and survival following laparoscopic radical
nephroureterectomy with various forms of bladder cuff control. J Urol 2005; 173:395
Abstract n. 31 - Poster
CHEMIOTERAPIA DOMICILIARE NEL CARCINOMA PROSTATICO ORMONOREFRATTARIO (HRPC). STUDIO DI FASE
II DEL GRUPPO STUDIO TUMORI UROLOGICI (GSTU)
Serretta V1., Altieri V2., Morgia G.3, Melloni D.1, Magno C.4,
Siragusa A.5, Motta M.6, Orestano F.7, Bulgarella A.8, De Grande
G.9, Galuffo A.1, Allegro R.1, Parrinello M.1, Pavone-Macaluso
M.1 e i membri del Gruppo Studi Tumori Urologici (GSTU)
1
Ist Urol-Università di Palermo; 2Ist Urol-Università di Napoli; 3Ist UrolUniversità di Sassari; 4Ist Urol-Università di Messina; 5Osp Civ-Div
Urol-Caltagirone (CT); 6Ist Urol-Università di Catania; 7Casa di Cura
Orestano (PA); 8Osp Civ-Div Urol (TP); 9Osp Civ-Div Urol-Siracusa
Archivio Italiano di Urologia e Andrologia 2005; 77, 3, Supplemento 2
13
ABSTRACTS XV Congresso Nazionale Società Italiana di Urologia Oncologica
Introduzione e obiettivi: La preservazione della qualità di vita
(QoL) nell’HRPC è facilitata da un regime terapeutico domiciliare e preferibilmente per os. La sinergia tra estramustina
fosfato (EMP) ed etoposide (VP16), dimostrata da diverse
esperienze cliniche, seppur limitate, può rendere possibile la
riduzione di posologia ed una migliore tollerabilità. Scopo
dello studio è stato quello di valutare la tollerabilità e l’attività
dell’associazione a bassa dose di EMP e VP16 paragonandola
alla EMP a piena dose in pazienti affetti da HRPC.
Materiali e metodi: Sono stati randomizzati 52 pazienti affetti
da HRPC con PSA mediano pari a 41.1 ng/ml. Trentuno
pazienti sono stati trattati con l’associazione EMP e VP16
(braccio A) e 21 pazienti con EMP da sola (braccio B), con un
rapporto di randomizzazione di 2:3. Il regime terapeutico è
stato il seguente: Braccio A: EMP 4 mg/kg e VP16 50mg/mq al
giorno per cicli di 14 gg al mese; braccio B: EMP 10 mg/kg/die
continuativa. In tutti i pazienti è stato mantenuto l’analogo
LHRH. I pazienti sono stati monitorati per performance status,
dolore e uso di analgesici (secondo WHO). La QoL è stata
valutata con una scala visuale analogica autosomministrata.
Risultati: Quattro pazienti (14.8%) del braccio A e 2 (11.1%)
del braccio B hanno mostrato una riduzione del PSA di oltre il
50% del valore iniziale; in particolare 3 pazienti (11.1%) del
braccio A ed 1 (5.5%) del braccio B al di sotto di 4 ng/ml,
dopo un periodo mediano di terapia pari a 7 mesi. Undici
(61.1%) pazienti del braccio B e 17 (63%) del braccio A hanno
mostrato progressione del PSA, (tempo mediano rispettivamente 6 e 12 mesi). Sono deceduti 5 pazienti (28%) del braccio B e 11 (42%) del braccio A con una sopravvivenza mediana rispettivamente di 17 e 15 mesi. Non è emersa alcuna differenza significativa tra i due gruppi di trattamento in termini
di sopravvivenza. Emerge invece un trend a favore del braccio
A in termini di valore mediano del PSA in terapia (67 vs 32.2
ng/ml, p=0.1425) e di tempo a progressione (6 vs 12 mesi). Si
è evidenziata inoltre una differenza significativa a favore dell’associazione (gruppo A) in termini di tollerabilità (p= 0.04) e
durata della terapia (p=0.01).
Conclusioni: L’associazione di EMP e VP16 consente un trattamento domiciliare per os intermettente ed a bassa dose con
pari attività, migliore tollerabilità e minore tossicità rispetto
alla terapia standard con EMP. Essa consente pertanto una
migliore QoL del paziente affetto da HRPC.
Abstract n. 32 - Poster
POSITIVITÀ DELL’NMP22 E NEGATIVITÀ CISTOSCOPICA E CITOLOGICA. QUALE SIGNIFICATO ATTRIBUIRE?
Galuffo A., Scuto F., Parrinello M., Ruggirello A., Capra
M., Allegro R., Serretta V.
Sezione di Urologia, Dipartimento di Medicina Interna, Malattie
Cardiovascolari e Nefrourologiche, Università di Palermo
Introduzione e Obiettivi: L’NMP22 urinario e markers simili vengono utilizzati da qualche anno nella diagnosi e nel follow-up
del tumore vescicale a cellule transizionali (TCCB). Molti
autori hanno dimostrato che l’NMP22 è un marker clinicamente affidabile. Dal 1996 l’NMP22 è stato da noi sperimentato nella diagnosi e nel follow-up del TCCB superficiale sottoposto o non a chemioterapia adiuvante dopo TUR. Rimane
dubbio il significato dell’elevazione dell’NMP22 nel follow-up
del TCCB in caso di negatività citologica e cistoscopica.
Materiali e metodi: L’NMP22 è stato eseguito in 95 pazienti in
follow-up dopo TUR di TCCB superficiale (Ta-T1 G1-3 N0
M0) e mantenuti in osservazione dal 1996 ad oggi. Per la
determinazione dell’NMP22 è stato utilizzato il kit della
Matritech Inc. Immediatamente dopo la raccolta per minzione
spontanea, i campioni d’urina sono stati congelati a -20 C.
Tutti i pazienti presentavano esame urina, urografia, citologia
14
Archivio Italiano di Urologia e Andrologia 2005; 77, 3, Supplemento 2
e cistoscopia negative al momento della determinazione
dell’NMP22. In 50 pazienti (53%) è stata eseguita chemioterapia endovescicale. L’intervallo di tempo tra l’ultima instillazione endovescicale e la raccolta delle urine è compreso tra i 7 ed
i 30 giorni. Tutti i pazienti sono stati tenuti in follow-up ogni
3 mesi per i primi 2 anni ed ogni 6 mesi nel periodo successivo con citologia urinaria, cistoscopia e biopsia di qualsiasi
lesione sospetta.
Risultati: Solo 5 pazienti (5%) sono stati persi al follow-up
prima di 24 mesi e 3 pazienti sono deceduti a 2, 5 e 13 mesi. Il
follow-up mediano dalla TUR è stato 51 mesi e 39 mesi dalla
determinazione dell’NMP22. Il livello mediano di NMP22 è
risultato pari a 8 U/ml. Trentasette pazienti (39%) hanno recidivato ad un tempo mediano di 13 mesi dalla determinazione
dell’NMP22. In questi pazienti il livello di NMP22 è risultato
pari a 7.5 U/ml mentre nei 58 pazienti (61.6%) che non hanno
recidivato il valore mediano dell’NMP22 è risultato pari a 9
U/ml (p=0.2652, Mann-Whitney U Test). Una differenza statisticamente significativa emerge invece in termini di tempo libero da recidiva con un cut-off di NMP22 pari a 10 U/ml (LogRank p=0.0431, 38 mesi vs 31 mesi) e risulta ancor più significativa con un cut-off pari a 12.5 U/ml Log-Rank p=0.0173, 37
mesi vs 31 mesi). I risultati non appaiono influenzati dalla adozione di chemioterapia endovescicale (p=0.87, Breslow-Day).
Conclusioni: Nella nostra esperienza la positività dell’NMP22
urinario in assenza di neoplasia uroteliale dimostrabile non
indica presenza di un tumore uroteliale misconosciuto o un
rischio di recidiva precoce. Un livello urinario di NMP22 al di
sopra di 12.5 U/ml sembra comunque rivestire un significato
in termini di tempo libero da recidiva.
Abstract n. 33 - Poster
RADIOTERAPIA INTRAOPERATORIA (IORT) DOPO PROSTATECTOMIA RADICALE NEL CARCINOMA PROSTATICO
Arcangeli G.1, Saracino B.1, Gallucci M.2, De Carli P.2,
Petrongari M.G.1, Arcangeli S.1,Gomellini S.1, Soriani A.3,
Marzi S.3
1
S.C. di Radioterapia Oncologica; 2Dipartimento di Urologia;
3
Servizio di Fisica Sanitaria, Istituto Regina Elena, Roma
Introduzione e Obiettivi: La prostatectomia radicale (PR) comporta elevate probabilità di cura nel carcinoma prostatico a
prognosi favorevole. Peraltro, le recidive locali dopo PR variano dal 4% al 23% nei pT1-pT2 e superano il 40% nei pT3. Ciò
è di particolare importanza considerando l’elevata probabilità
(37% - 50%) di sottostadiazione preoperatoria, rispetto al dato
istopatologico postoperatorio. Il sito più frequente di recidiva
locale è rappresentato dall’anastomosi vescico-uretrale. Il
razionale radiobiologico dello studio si basa sulla evidenza di
un rapporto α/β molto basso nei tumori prostatici, inferiore a
quello assunto per i tessuti normali a risposta tardiva. Pertanto,
la somministrazione intraoperatoria di una singola, elevata
dose sulla anastomosi vescico-uretrale dovrebbe rappresentare
una vantaggiosa modalità di irradiazione.
Metodi: 33 pazienti sono stati sottoposti a PR seguita da IORT.
I criteri di inclusione includevano: età ≤ 70 anni, assenza di
metastasi linfonodali, consenso informato e presenza di 1 dei
seguenti fattori di rischio: Gleason score ≥ 7, stadio clinico ≥
T2b, PSA preoperatorio > 10 ng/ml e < 20 ng/ml. Obiettivo
primario dello studio è stato quello di testare, in pazienti sottoposti a PR ad elevato rischio di recidiva locale, la fattibilità
della IORT. La dose ottimale è stata valutata mediante un programma di dose-escalation, secondo il metodo di Fibonacci. I
livelli di dose (16 Gy, 18 Gy e 20 Gy) sono stati stabiliti valutando la dose biologicamente equivalente (BED) a dosi totali di
55-65 Gy somministrate con frazionamento convenzionale, e
assumendo un rapporto α/β = 3 per i tessuti sani e 2 per il
ABSTRACTS XV Congresso Nazionale Società Italiana di Urologia Oncologica
tumore. Non essendo stata riscontrata alcuna tossicità, la doseescalation è stata preseguita somministrando 22 Gy.
Risultati: La valutazione istopatologica postoperatoria ha
mostrato: stadio ≥ T3a in 16 pazienti (48.5%), pGS ≥ 7 in 25
casi (76%) e margini positivi o “close” (≤1 mm) in 22 pazienti (66%). Il PSA preoperatorio era > 10 ng/ml in 17 casi
(51.5%). Ad un follow-up mediano di 26 mesi, 28 (85%)
pazienti sono vivi con PSA azzerato. Incremento del PSA si è
verificato in 5 casi (15%) e recidiva obiettivabile in 2 pazienti
(6%), a livello della loggia prostatica in un caso e dei linfonodi pelvici nell’altro. La percentuale di recidiva ad 1 e a 2 anni
è stata, rispettivamente, pari al 3% ed al 13%.
Conclusioni: Il nostro studio ha dimostrato la fattibilità della
IORT nel carcinoma prostatico, anche alla massima dose testata. La tolleranza è stata ottimale, non essendosi riscontrata
alcuna tossicità acuta o cronica. I promettenti risultati preliminari in termini di controllo locale di malattia attendono conferma nel nostro prossimo studio randomizzato di RP esclusiva versus RP + IORT.
Materials and Methods: We described Neuro-D1 actively expressed, in vivo, in advanced prostate cancers displaying a terminal stage of tumour differentiation. Here we have detected
Neuro-D1 expression, both by RT-PCR duplex and by immuno-histochemical staining. We evaluated 166 specimens of
benign and malignant prostate tissues and we compared its
expression with selected neuroendocrine tumor markers such
as chromogranin A (ChrA), synaptophysin (SNP) and CD56.
Results: On the whole series ChrA, SNP, CD56 and NeuroD
positive cells were found in 26.5%, 4.3%, 3.1% and 35.5%,
respectively. A strong association was found between ChrA and
NeuroD expression and microscopic perineural invasion
(ChrA: OR 3.69, CI 1.56-8.73, p 0.003; NeuroD1: 3.34, CI
1.38-8.11, p 0.008).
Conclusions: Staining for Neuro-D1 is more frequent than ChrA
in benign and malignant tissue and strongly correlate to increased malignancy of prostate cancers. We propose Neuro-D1 as
marker of neuroendocrine differentiation in prostate adenocarcinomas and suggest it for the use in clinical practice.
Bibliografia
1. Connolly JA, Shinohara K, Presti JC Jr, Carroll PR. Local recurrence after
radical prostatectomy: characteristics in size, location, and relationship to
prostate-specific antigen and surgical margins. Urology 1996; 47:225
3. Fowler JF, Chappell RJ, Ritter MA. Is alpha/beta for prostate tumors really low? Int J Radiat Oncol Biol Phys 2001; 50:1021
4. Amer AM, Mott J, Mackay RI et al. Prediction of the benefits from doseescalated hypofractionated intensity-modulated radiotherapy for prostate
cancer. Int J Radiat Oncol Biol Phys 2003; 56:199
Abstract n. 34 - Comunicazione selezionata
NEURO D1, A GENE CONTIGUOUS TO THE HOX D
LOCUS, AS A NOVEL MARKER FOR NEUROENDOCRINE
DIFFERENTIATION OF HUMAN PROSTATE CANCER
Cindolo L.1, Franco R.2, Cantile M.3, Schiavo G.3, Liguori
G.2, Chiodini P.4, Salzano L.1, Di Blasi A.5, Falsaperla M.6,
Feudale E.6, Botti G.2, Gallo A.7, Cillo C.3
1
Urology Unit, “G. Rummo” Hospital, Benevento, Italy; 2Surgical
Pathology, National Cancer Institute “G. Pascale”; 3Department of
Clinical and Experimental Medicine, “Federico II” University
Medical School; 4Department of Medicine and Public Health,
Second University, Naples; 5Surgical Pathology, “G. Rummo”
Hospital, Benevento; 6Urology Unit, CROB Rionero in Vulture,
Italy; 7Urology Unit, National Cancer Institute “G. Pascale”,
Naples, Italy
Introduction: Neuroendocrine differentiation (ND) is a common feature of prostate adenocarcinoma and correlates with
poor prognosis, cancer progression and androgen independency. We have recently described, through cAMP induced
modifications of gene expression in an in vitro cell model of
prostate adenocarcinoma tumour progression, the chromosomal region adjacent to the HOX D locus as involved in epithelial-mesenchimal interaction and epithelial-neuronal transition characteristic of human advanced prostate cancers. In
this genomic area has recently been identified a global control
region harbouring cis-regulatory DNA elements able to coordinate the expression of Hox D genes and of unrelated genes
lying several hundred kilobases from one to another. This
chromosomal area houses: i) a prostate-specific miRNA gene
(PCGEM1) whose expression increases in high-risk prostate
cancer patients; ii) the genes CREB1 and CREB2 (ATF2) cyclic
AMP activating transcription factors as well as the cAMP sensor guanine nucleotide exchange factor II gene (cAMP-GEFII);
iii) the gene Neuro-D1, a transcription factors, able to regulate the insulin promoter and to causes conversion of epithelial
cells into neurons in Xenopus embryos.
Abstract n. 35 - Poster
CAMP INDUCED MODIFICATIONS OF HOX D GENE
EXPRESSION IN PROSTATE CELLS ALLOW THE IDENTIFICATION OF A CHROMOSOMAL AREA INVOLVED IN
VIVO WITH NEUROENDOCRINE DIFFERENTIATION OF
HUMAN ADVANCED PROSTATE CANCERS
Cindolo L.1, Cantile M.2, Schiavo G.2, D’Antò V.2, Franco
R.3, Altieri V.4, Gallo A.5, Cillo C.2
1
Urology Unit, “G. Rummo” Hospital, Benevento, Italy;
2
Department of Clinical and Experimental Medicine, “Federico II”
University Medical School; 3Surgical Pathology, National Cancer
Institute “G. Pascale”; 4Department of Urology, Federico II
University; 5Urology Unit, National Cancer Institute “G. Pascale”,
Naples, Italy.
Introduction: The acquisition of epithelial-neuroendocrine differentiation is a peculiarity of human advanced, androgen-independent, prostate cancers. The HOX genes are a network of
transcription factors controlling embryonal development and
playing an important role in crucial adult eukaryotic cell functions. The molecular organization of this 39-gene network is
unique in the genome and probably acts by regulating phenotype cell identity. The expression patterns of the HOX gene
network in human prostate cell phenotypes, representing different stages of prostate physiology and prostate cancer progression, make it possible to discriminate between different human
prostate cell lines and to identify loci and paralogous groups
harbouring the HOX genes mostly involved in prostate organogenesis and cancerogenesis.
Materials and Methods: We used EPN cell line as epithelial cell
line derived from human normal prostate and typical PC3,
DU145 and LNCaP human prostate cell lines (ATCC) and we
stimulated these cell lines by camp. RT-PCR duplex reactions
were used the appropriate sense/anti-sense HOX, Neuro D1,
neurexin 1, dlx-1 and dlx-2 primers for PCR. The immunostainings were performed on paraffin-embedded sections, using
NeuroD1 sc-20805 Santa Cruz Biotechnology, Inc. antibody.
Results: Exposure of prostate epithelial phenotypes to cAMP
alters the expression of lumbo-sacral HOX D genes located on
the chromosomal region 2q31-33 where the cAMP effector
genes CREB1, CREB2 and cAMP-GEFII are present.
Interestingly, this same chromosomal area harbours: i) a global
cis-regulatory DNA control region able to coordinate the
expression of HOX D and contiguous phylogenetically unrelated genes; ii) a prostate specific ncRNA gene associated with
high-risk prostate cancer (PCGEM1); iii) a series of neurogenicrelated genes involved with epithelial-neuronal cell conversion.
Archivio Italiano di Urologia e Andrologia 2005; 77, 3, Supplemento 2
15
ABSTRACTS XV Congresso Nazionale Società Italiana di Urologia Oncologica
We report the expression of neurexin-1, NeuroD1, dlx1 and
dlx2 in untreated and cAMP treated epithelial prostate cells.
The in vivo expression of NeuroD1 in human advanced prostate cancers correlate with the state of tumour differentiation
as measured by Gleason score.
Conclusions: Thus, we suggest that the chromosomal area 2q
31-33 might be involved in the epithelial-neuroendocrine differentiation characteristic of human advanced prostate cancers.
Abstract n. 36 - Poster
TRATTAMENTO ENDOVESCICALE CON BCG VS GEMCITABINA NELLA TERAPIA ADIUVANTE DEL TCC SUPERFICIALE AD ALTO E MEDIO RISCHIO
Del Zingaro M., Fornetti P., Farneti F., Ioannidou K.,
Costantini E., Mearini E., Porena M.
Clinica Urologia ed Andrologica, Policlinico Monteluce, Perugia
Intoduzione ed obiettivi: La terapia endocavitaria è il trattamento
adiuvante di scelta per le neoplasie vescicali superficiali a
medio ed alto rischio. È già stata dimostrata in passato la buona
tollerabilità della gemcitabina endovescicale oltre alla sua capacità ablativa nel TCC superficiale a rischio intermedio. Scopo di
questo studio è confrontare l’efficacia della terapia adiuvante
endovescicale con gemcitabina Vs BCG in merito a percentuale e tempi di recidiva e di progressione.
Materiali e metodi: È stata condotta un’analisi retrospettiva su 46
pz con prima diagnosi di neoplasia uroteliale vescicale superficiale ad alto rischio di recidiva trattati con resezione endoscopica. Sono stati considerati ad alto rischio i seguenti stati patologici di TCC: T1 G1; T1 G1-G2; T1 G3; CIS. I pz hanno effettuato terapia adiuvante endocavitaria con BCG (gruppo A) o
con gemcitabina (gruppo B), scelti arbitrariamente. A 24 pz (20
uomini e 4 donne) con età media di 67 aa il BCG è stato somministrato secondo uno schema di 6 instillazioni settimanali
come induzione e 3 settimanali come richiami a 3-6-12-18-2430-36 mesi. A 22 pz (16 uomini e 6 donne) con età media di
75 aa è stata somministrata gemcitabina alla dose di 2 g secondo lo stesso schema effettuato per l’altro gruppo. Sono stati
valutati i seguenti parametri: la presenza di eventuali recidive, il
tempo di recidiva, l’istologico della recidiva rispetto al primo
trattamento, ed eventuale progressione di malattia. I controlli
effettuati nel follow-up prevedevano cistoscopia, esame citologico delle urine ogni 3 mesi ed urografia ogni anno.
Risultati: I due gruppi erano confrontabili per caratteristiche.
Sono state riscontrate 8 recidive nel gruppo A (33.3%) e 14 nel
gruppo B (63.6%). Il tempo medio di recidiva è stato 480 gg
per il gruppo A (60 - 990) e di 330 gg per il gruppo B (90 720). Abbiamo avuto progressione di malattia in 2 pz del
primo gruppo (25% dei recidivi) ed in 2 pz del secondo (14%
dei recidivi). Uno di questi è deceduto per progressione sistemica della malattia. Si è avuta una regressione di malattia nel
25% dei casi per il gruppo A e del 27% dei casi per il gruppo
B. Nel gruppo A abbiamo riscontrato 5 casi (20%) di cistite, di
cui 3 (12%) hanno richiesto terapia medica; nel gruppo B
abbiamo riscontrato solo una lieve balanopostite risolta spontaneamente dopo 3 giorni. Follow-up medio 44 mesi.
Conclusioni: Non sono state evidenziate differenze statisticamente significative tra i due gruppi considerati in riferimento ai
parametri analizzati, Il trattamento endovescicale con gemcitabina come terapia adiuvante del TCC superficiale ad alto
rischio sembra essere una valida alternativa al BCG in termini
di progressione di malattia (14% vs 25%) e soprattutto per la
sua tollerabilità. Potrebbe trovare impiego nel trattamento di
pazienti in gravi condizioni cliniche per età o malattie sistemiche. Si auspicano studi prospettici randomizzati per dimostrare la reale efficacia della gemcitabina anche in virtù della sua
maggiore tollerabilità in termini di effetti collaterali.
16
Archivio Italiano di Urologia e Andrologia 2005; 77, 3, Supplemento 2
Bibliografia
1. Dalbagni et al. JCO 2002
2. Gontero et al. EAU 2003
Abstract n. 37 - Comunicazione selezionata
STADIAZIONE PATOLOGICA INTRAOPERATORIA IN
CORSO DI PROSTATECTOMIA RADICALE RETROPUBICA
(PRR)
Fasolis G.1, Lacquaniti S.1, De Giuli P. 2, Fasolo P.P.1, Conti
C.1, Sebastiani G.1, Puccetti l.1, Mandras R.1
1
SOC Urologia; 2SOC Anatomia Patologica, Ospedale S. Lazzaro,
Alba
Introduzione ed obiettivi: I pazienti con adenocarcinoma prostatico pT2 dopo PRR hanno metastasi linfonodali nel 3-5%, ed una
ripresa biochimica di malattia entro 5 anni nel 22%. È possibile che l’attuale sistema di stadiazione patologica della neoplasia
prostatica sia insufficiente. Scopo dello studio è di verificare se
sia utile effettuare esami istologici intraoperatori sui tessuti periprostatici in corso di PRR, per una più accurata stadiazione
patologica locale della malattia.
Metodi: Dal 1997 al 2004, abbiamo sottoposto 259 pazienti
consecutivi con diagnosi istologica di carcinoma prostatico, in
stadio clinico localizzato, a PRR e linfoadenectomia regionale.
Nessun paziente è stato sottoposto ad ormonoterapia neoadiuvante. Durante la PRR sono stati effettuati, su tutti i pazienti,
prelievi intraoperatori dei tessuti periprostatici per esame istologico estemporaneo: a livello uretrale, dei fasci nerveovascolari o del tessuto fibroadiposo sotteso tra la capsula prostatica ed
il fascio nerveovascolare in caso di procedura nerve sparing,
della porzione mediana della fascia di Denonvilliers e del collo
vescicale. La positività dell’esame intraoperatorio sui tessuti
periprostatici veniva stabilita con esame microscopico ematossilina/eosina e confermata in un secondo tempo con esame istologico definitivo ed immunoistochimica per PSA. Il pezzo operatorio, veniva inviato per esame istologico definitivo e le sezioni venivano allestite secondo le linee guida EAU. Lo studioistologico veniva effettuato da un unico anatomopatologo.
Risultati: L’esame istologico estemporaneo dei tessuti periprostatici eseguito in corso di PRR era positivo 75 volte in 63 pazienti su 259 (24,3%). Il confronto tra esame istologico estemporaneo sui tessuti periprostatici e l’esame istologico definitivo sul
pezzo operatorio era coincidente in 228 casi su 259 (88%); nei
rimanenti 31 casi (12%) la positività di tessuti periprostatici
determinava l’inserimento della neoplasia in uno stadio locale
più elevato. Di questi 31 pazienti, all’esame istologico definitivo, 11 erano pT2c a margine chirurgico indenne (4%) e 20
erano pT2c con margine chirurgico positivo (8%). Degli 11
pazienti pT2c a margini chirurgici negativi 4 passavano a pT4
per interessamento vescicale; i rimanenti 7 a pT3a in quanto,
non essendo prevista dall’attuale stadiazione l’infiltrazione dei
tessuti periprostatici, essi erano assimilabili a questo stadio.
Analogamente, dei 20 pazienti pT2c a margini chirurgici positivi 2 passavano a pT4 e 18 a pT3a. Nessun paziente con positività del solo margine periprostatico uretrale subiva variazioni
rispetto allo stadio patologico definitivo. La metà dei pazienti
con positività del margine periprostatico vescicale veniva stadiato come pT4 anziché pT2, come risultava dall’esame istologico definitivo tradizionale.
Conclusioni: L’esecuzione di esami istologici estemporanei sui
tessuti periprostatici in corso di PRR è una procedura fattibile ed
utile al fine di stadiare più correttamente, già durante l’intervento chirurgico, il tumore prostatico ed ottenere una migliore radicalità oncologica locale, permettendo di ampliare, all’occorrenza, i limiti di exeresi chirurgica. Dai nostri dati emerge, inoltre,
l’importanza dell’anatomopatologo come guida intraoperatoria,
al fine di ottenere una chirurgia “su misura” per ogni paziente.
ABSTRACTS XV Congresso Nazionale Società Italiana di Urologia Oncologica
Abstract n. 38 - Comunicazione selezionata
DISFUNZIONE ERETTILE POST-BRACHITERAPIA PROSTATICA INTERSTIZIALE
Falsaperla M.1, Saita A.1, Marchese F1., Polara A.1, Burrello
M.1, Condorelli S.1, Motta M.1, Madonia M.2, Nicolosi F.1,
Morgia G.2
1
Clinica Urologica, Università di Catania; 2Clinica Urologica,
Università di Sassari
Background: Tra il 2000 e il 2005 sono stati personalmente eseguiti 84 trattamenti di brachiterapia interstiziale, con impianto transperineale ecoguidato di semi di I-125, in pazienti affetti da carcinoma prostatico organo-confinato (età media 62
anni, range d’età 54-79 anni, stadio clinico T1c-T2a/b,
Gleason score 3-7, PSA totale alla diagnosi 1.3-14.3).
End-points: Con il seguente studio ci siamo proposti di analizzare il tasso di Deficit Erettile (DE) correlato all’impianto brachiterapicotransperineale, complicanza tardiva più temuta in
termini di qualità di vita dettagliatamente indagata mediante
una puntuale determinazione della potenza sessuale in fase
pre-operatoria e post-trattamento.
Risultati: Tutti i pazienti reclutati sono stati sottoposti a “Test
IIEF-5”, 4 settimane prima del trattamento e 12-24 settimane
dopo. Il test auto-somministrato in fase basale ha documentato una DE “grave” (score 1-10) in 6/84 pazienti (7.14%, età
> 70 anni), “moderata” (score 11-16) in 18/84 pazienti
(21.42%, 13 pts > 70 anni - 5 pts < 70 anni), “lieve” (score
17-25) in 7/84 pazienti (8.33%, 4 pts < 70 anni - 3 pts > 70
anni) e “assente” (score 26-30) nei restanti 53/84 pazienti
(63.09%, 43 pts < 70 anni - 10 pts > 70 anni), secondo il
riportato punteggio ottenuto dalle risposte alle domande proposte. Il potenziale DE trattamento-correlato è stato quindi
valutato a 12-24 settimane dall’impianto nei 53/84 pazienti
(63.09%) dichiaratisi (su Test IIEF-5) sessualmente potenti
prima della procedura. Ciò al fine di analizzare il proporzionale danno attinico indotto dalla brachiterapia prostatica sui
bundles neuro-vascolari.
Conclusioni: A distanza di 3-6 mesi dall’impianto delle sorgenti radioisotopiche, l’83.01% (44/53) dei pazienti che si
ritenevano sessualmente potenti prima del trattamento è
rimasto potente nella valutazione post-operatoria (età ≤ 70
anni). Degli 9/53 pazienti (16.98%, età ≥ 70 anni) che hanno
invece riferito (su Test IIEF-5) insorgenza di DE postimpianto, di grado moderato in 5 casi (9.43%) e lieve in 4
casi (7.54%), solo 3 pazienti (33.3%) hanno accettato di eseguire la terapia proposta per il trattamento del DE. Su questi
3 soggetti, la somministrazione di Viagra 50-100 mg non ha
sortito alcun effetto (analisi su 3 assunzioni successive a
distanza di 7 giorni ciascuna), mentre la successiva iniezione
intarcavernosa di PG (Alprostadil 10-20 µg) ha permesso
una erezione valida. I suddetti risultati, oltre a dimostrare
una bassa incidenza di DE post-brachiterapia prostatica,
consentono di documentare una relazione diretta tra età del
paziente e mantenimento della potenza sessuale dopo
impianto di sorgenti radioattive, confermando una minore
percentuale di insorgenza di DE in età < 70 anni in presenza
di dimostrata potenza pre-impianto.
Abstract n. 39 - Video
BRACHITERAPIA PROSTATICA INTERSTIZIALE NEL
TRATTAMENTO DELLE NEOPLASIE ORGANO-CONFINATE: LA TECNICA
Falsaperla M.1, Marchese F.1, Saita A.1, Giammusso B.1,
Aleo D.1, Polara A.1, Bonaccorsi A.1, Motta M.1, Nicolosi F.,
Morgia G.2
1
Clinica Urologica, Università di Catania; 2Clinica Urologica,
Università di Sassari
Il video presentato descrive, step by step, la procedura brachiterapica interstiziale nel trattamento del carcinoma prostatico organo-confinato. Vengono accuratamente analizzati
tutti i punti della metodica: dall’anestesia, al posizionamento del paziente, al pre-planning intra-operatorio, all’impianto, alle indicazioni, alle controindicazioni e ai risultati della
tecnica, rappresentando un utile strumento di ausilio per
coloro i quali intendano approciarsi alla moderna brachiterapia prostatica. La brachiterapia prostatica interstiziale consiste nell’inserimento permanente, per via transperineale e
sotto controllo ecotomografico, di sorgenti radioattive direttamente inserite all’interno della ghiandola prostatica, in
pazienti affetti da carcinoma prostatico localizzato benemoderatamente differenziato (T1-T2a, Gleason 6). Tale tecnica consente che la dose di irradiazione richiesta venga erogata lentamente, a contatto diretto della prostata, in un arco
di tempo di 12 mesi. Gli impianti sono costituiti da sorgenti radioattive di Iodio 125, sigillate ermeticamente in una
capsula in titanio (seme) di 4,5 mm x 0,8 mm; i semi possono essere liberi o accorpati in filiere e vengono applicati tramite aghi da impianto. Gli impianti radioattivi vengono inseriti in anestesia totale o anche combinata spinale-epidurale,
il loro corretto posizionamento viene calcolato da un sofisticato sistema computerizzato (piano di trattamento o preplan). Una volta posizionati, gli impianti non vengono
rimossi, ma la loro radioattività diminuisce gradualmente
fino a scomparire del tutto. Prima di procedere all’inserimento degli impianti radioattivi si eseguirà uno studio volumetrico della prostata, che ha lo scopo di calcolare esattamente le dimensioni (< 50 cc) e la posizione della ghiandola. Questa procedura si esegue in sala operatoria, dopo aver
praticato una leggera sedazione. Tramite un’ecografia transrettale si otterranno delle immagini de lla prostata, con scansioni di 5 mm dalla base verso l’apice prostatico, che serviranno ad avere un modello tridimensionale, sulla base del
quale si stabilirà quanti semi inserire e dove posizionarli.
Nelle 24 ore precedenti l’esecuzione dello studio volumetrico verrà eseguita una dieta priva di scorie per favorire lo
svuotamento dell’intestino. Inoltre, prima di procedere si
eseguirà anche un clistere di pulizia, in modo che le immagini ecografiche siano il più chiaro possibile. Anche nelle 24
ore che precedono l’inserimento degli impianti radioattivi si
dovrà eseguire una dieta speciale e anche in questo caso
dovrà essere effettuato un clistere per pulire l’intestino. Il
pre-plan può essere comunque effettuato anche intra-operatoriamente, al fine di ottenere la massima corrispondenza tra
le immagini acquisite e la fase operativa di impianto.
L’inserimento degli impianti radioattivi richiede circa 60
minuti. L’operatore introdurrà delicatamente attraverso l’ano
una sonda ecografica, che gli permetterà di visualizzare la
prostata. Quindi verranno inseriti da 70 a 100 semi radioattivi, in relazione alla volumetria ghiandolare, attraverso la
cute perineale fino a posizionarli all’interno della prostata
secondo le coordinate fornite dal piano di trattamento, che
consentirà il risparmio dell’uretra e del retto. Alla fine della
procedura viene eseguita una uretrocistoscopia di controllo,
per escludere eventuali semi accidentalmente posizionati in
uretra o vescica e viene applicato un catetere, che sarà rimosso entro le successive 24 ore. La maggior parte dei pazienti
la dimissione ospedaliera viene effettuata entro 24 ore dalla
procedura con ritorno alle normali attività socio-lavorative
entro 1-2 settimane. La radioattività viene assorbita completamente all’interno della prostata, anche se risulta comunque
utile seguire attentamente le norme radioprotezionistiche
fornite dal Fisico sanitario (evitando principalmente il contatto diretto con donne gravide o bambini piccoli). Gli
impianti radioattivi sono perfettamente inglobati nella prostata; tuttavia, c’è una minima probabilità che un singolo
Archivio Italiano di Urologia e Andrologia 2005; 77, 3, Supplemento 2
17
ABSTRACTS XV Congresso Nazionale Società Italiana di Urologia Oncologica
impianto possa essere eliminato con il liquido seminale
durante il coito. Per tale motivo è consigliabile fare uso del
Condom per le prime settimane. La brachiterapia può dare
adito agli stessi effetti collaterali della radioterapia esterna,
principalmente sintomatologia disurica, ostruttiva-irritativa,
ematuria, dolore o ematoma perineale. Il tasso di incontinenza e impotenza risulta invece essere trascurabile rispetto
alla radioterapia a fasci esterni, inoltre gli effetti collaterali
della brachiterapia sull’attività intestinale sono meno frequenti, quantunque il rischio di problemi urinari possa
essere relativamente più elevato. I risultati a lungo termine,
su follow-up di 12 anni, risultano essere paragonabili alla
prostatectomia radicale e superiori alla EBRT in termini di
recidiva biochimica e intervallo libero da malattia.
Abstract n. 40 - Poster
DOWN-SIZING NEOADIUVANTE CON LH-RH ANALOGHI
IN PAZIENTI CANDIDABILI A BRACHITERAPIA PROSTATICA INTERSTIZIALE
Falsaperla M.1, Saita A.1, Marchese F.1, Polara A.1,
Caldarella G.1, Condorelli S.1, Motta M.1, Madonia M.2,
Nicolosi F.1, Morgia G.2
1
Clinica Urologica, Università di Catania; 2Clinica Urologica,
Università di Sassari
Scopo dello studio: Con il presente studio ci siamo proposti di
analizzare, in pazienti con carcinoma prostatico organo-confinato candidabili ad essere sottoposti a brachiterapia interstiziale, in relazione alle caratteristiche patologiche e biochimiche della neoplasia ma esclusi in rapporto ad un volume
ghiandolare > 50 cc, gli effetti della terapia neoadiuvante con
Triptorelina in termini di down-sizing.
Materiali e Metodi: Nell’intervallo di tempo di 12 mesi sono
stati valutati 18 pazienti affetti da carcinoma prostatico
intra-capsulare, con Gleason score compreso tra 3 e 6, PSA
totale tra 2.4 e 11.2 ng/ml, Peak Flow alla UFM tra 15.8 e
14.6 ml/s, candidabili a impianto brachiterapico permanente ma esclusi in relazione alla presenza di un elevato volume prostatico, valutato mediante TRUS essere compreso tra
51 e 64 cc. A tutti i pazienti reclutati è stata somministrata
Triptorelina 3.75 mg ogni 28 giorni per 3-4 mesi consecutivi con valutazione mensile, mediante TRUS, del volume
ghiandolare.
Risultati: Dei 18 pazienti valutati, 15 soggetti hanno
mostrato una riduzione del volume prostatico variabile tra
il 28% e il 36% (TRUS) a 3 mesi dall’inizio della terapia
neoadiuvante, mentre i rimanenti 3 pazienti hanno presentato risultati sovrapponibili a distanza di 4 mesi dall’inizio
della suddetta terapia. Negli stessi pazienti è stato inoltre
dimostrato un miglioramento del Peak Flow alla UFM,
complessivamente variabile tra il 13% e il 19% rispetto alla
valutazione pre-trattamento. In relazione a tali risultati tutti
i pazienti hanno eseguito il trattamento brachiterapico e
nessuno ha presentato episodi di RAU. La terapia ormonale è stata protratta per i 3 mesi successivi all’impianto dei
semi di I-125.
Conclusioni: I pazienti reclutati oltre ad essere, in fase pre-trattamento, border-line per la procedura brachiterapica a causa
dell’elevato volume prostatico con un significativo rischio di
RAU e di marcata sintomatologia ostruttiva-irritativa postimpianto, richiedevano un elevato numeri di sorgenti necessarie per la copertura dosimetrica dell’intera ghiandola. La terapia neoadiuvante oltre a consentire l’attuazione dell’impianto,
determinando un down-sizing ghiandolare, ha consentito di
ridurre il numero di sorgenti impiantate e pertanto utilizzabili per ulteriori pazienti inclusi nelle medesima seduta brachiterapica.
18
Archivio Italiano di Urologia e Andrologia 2005; 77, 3, Supplemento 2
Abstract n. 42 - Poster
IMPATTO DI UN CAMPIONAMENTO BIOPTICO ESTESO A
24 PRELIEVI, ESEGUITO IN ANESTESIA PERIPROSTATICA, NELLA DIAGNOSI DEL CARCINOMA DELLA PROSTATA IN PAZIENTI CON INIZIALE BIOPSIA STANDARD
NEGATIVA
Cantiello F.1, Giacobbe A.1, Rotondo C.1, Autorino R.2, De
Sio M.2, Quarto G.2, Sacco R.1, Damiano R.1
1
U.O. di Urologia - Università degli Studi Magna Græcia di
Catanzaro2 U.O. di Urologia, Seconda Università degli Studi di
Napoli
Introduzione: Nella pratica ambulatoriale è frequente il riscontro di pazienti con sospetto clinico e/o biochimico di tumore
prostatico che, negativi ad una prima biopsia, necessitano di
una o più re-biopsie. Scopo del lavoro è stato quello di valutare il ruolo di uno schema bioptico esteso a 24 prelievi,eseguito in anestesia periprostatica, in pazienti con almeno una precedente biopsia negativa e con persistente indicazione a ripeterla, confrontandolo con un protocollo a 14 prelievi.
Materiali e Metodi: Dal Gennaio 2003 al Maggio 2005 abbiamo
sottoposto a re-biopsia prostatica estesa, con schema a 24 prelievi, 38 pazienti (gruppo A), età media 68,5 S.D. 6,7. Tutti
sono stati sottoposti in precedenza ad almeno una biopsia. Il
numero medio delle biopsie pregresse è risultato essere di 1,26
(range 1-3) per una media di prelievi di tessuto prostatico a
biopsia di 8,2 (range 6-12). L’indicazione alla re-biopsia è stato
un’aumento del PSA, una PSA velocity sospetta, un’anormale
EDR, una storia di HGPIN in 7 pazienti (18%) e di ASAP in 3
(8%).Il PSA medio all’atto della saturation biopsy è risultato di
10,9 ng/ml. Nello stesso periodo un secondo gruppo di 52
pazienti (gruppo B) è stato sottoposto a re-biopsia con schema
a 14 prelievi. Il numero medio delle biopsie pregresse è risultato essere di 1,4 (range da 1 a 3) per una media di prelievi a
biopsia di 7,5 (da 2 a 12). Il PSA medio all’atto della diagnosi
è stato di 11,4 ng/ml. 11 pazienti presentavano una storia di
HGPIN (21%), 7 di ASAP (13%). Tutti i pazienti sono stati sottoposti ad anestesia locale periprostatica utilizzando una
miscela di 10 cc di Lidocaina diluita all’1% e 10 cc di
Ropivacaina allo 0,75%.
Risultati: Abbiamo evidenziato una differenza nella detection
rate tra i due schemi bioptici. La rebiopsia a 24 prelievi ha portato ad un riscontro di carcinoma nel 39% dei pazienti (15/38)
vs un 31% (16/52) utilizzando lo schema a 14 prelievi.
Ponendo l’attenzione sul gruppo A, abbiamo stratificato i risultati per PSA e volume prostatico. Dividendo i soggetti in quattro classi sulla base del loro PSA (PSA < 4, tra 4 e 10, tra 10 e
20 e > a 20) la percentuale di incidenza del carcinoma è risultata essere rispettivamente del 25, 37, 45 e 50%. Nei pazienti
con volume prostatico inferiore ai 50 g abbiamo evidenziato
una detection rate del 41% vs un 38% nei pazienti con volume
superiore ai 50 gr. Nel 57% dei pazienti con HGPIN e nel 66%
dei pazienti con ASAP abbiamo riscontrato un adenocarcinoma. Tumore solo nella zona di transizione è stato riscontrato
nel 6% (1/15). 6 pazienti sui 15 con diagnosi di adenocarcinoma sono stati successivamente sottoposti a prostatectomia radicale. In tutti i casi l’esame anatomopatologico su pezzo operatorio ha evidenziato un tumore con volume > 0,5 cc.
Ritenzione acuta d’urina che ha richiesto un cateterizzazione
d’urgenza si è verificata nel 10,5% dei casi (4/38). Non ci sono
stati episodi di ematuria e/o rettorragia tali da richiedere un’ospedalizzazione né episodi di urosepsi.
Conclusioni: La rebiopsia a 24 prelievi è una metodica sicura,
attuabile in regime ambulatoriale previo anestesia locoregionale. Rappresenta un valido strumento nella diagnosi di carcinoma della prostata in soggetti con sospetto clinico e/o biochimico ed iniziale biopsia negativa, consentendo nella nostra casistica di individuare la presenza di tumore nel 39% dei casi.
ABSTRACTS XV Congresso Nazionale Società Italiana di Urologia Oncologica
Questo mappaggio esteso risulta essere particolarmente utile
in soggetti con diagnosi iniziale di HGPIN e/o ASAP.
Abstract n. 43 - Poster
UTILIZZO DEL TRIM PROBE NELLA DIAGNOSI DEL CARCINOMA VESCICALE: ESPERIENZA PRELIMINARE
Rotondo C.1, Cantiello F.1, Leucci G.2, Cavaliere V.2,
Giacobbe A.1, Damiano R.1, Sacco R.1
1
U.O. di Urologia, Università degli Studi Magna Græcia di
Catanzaro1 Divisione di Urologia, Azienda Ospedaliera Vito Fazzi
di Lecce
Introduzione: Il Trim probe rappresenta un innovativo sistema
di diagnosi non invasiva di tessuti neoplastici mediante l’impiego di onde elettromagnetiche. L’obiettivo dello studio è
stato quello di valutare sensibilità, specificità, valore predittivo positivo e negativo ed accuratezza diagnostica della metodica nella diagnosi di neoplasie vescicali in pazienti con
sospetto clinico di tumore (micro-macroematuria e/o sintomatologia irritativa vescicale).
Materiali e Metodi: 89 pazienti con micro-macroematuria e/o
sintomi irritativi vescicali, in attesa di controllo ecografico e
cistoscopico, sono stati sottoposti ad analisi di risonanza non
lineare mediante Trim probe. I pazienti sono stati esaminati in
posizione ortostatica, posizionati di spalle al ricevitore ad una
distanza di circa 1,5 m. La sonda è stata collocata a livello sottopubico, con vescica in stadio di medio riempimento(150200 ml). Previa ricerca del caratteristico abbattimento del
segnale sulla banda dei 900 MHz, si è passato al riscontro della
riduzione del segnale sulla banda dei 460 MHz impiegando
come valore di cut off indicativo di lesione neoplastica la soglia
delle 50 unità. Tutti i pazienti sono stati sottoposti, successivamente al Trim Probe, ad esame ecografico e cistoscopico.
Risultati: All’esame con Trim probe 44 pz (49%) sono risultati
positivi per lesione tumorale e 45 negativi (51%). Nel gruppo
dei pazienti con positività al Trim probe i veri positivi sono
risultati 39 (89%) mentre i falsi positivi 5 (11%). Nell’ambito
dei 45 pazienti risultati negativi all’esame, i veri negativi sono
stati 44 (98%) mentre i falsi negativi 1 (2%). Pertanto la sensibilità della metodica è risultata del 97,5%, la specificità del
89,7%, il valore predittivo positivo dell’88,6%, il valore predittivo negativo del 97,7%, l’accuratezza diagnostica del
93,2%.
Conclusioni: Il risultato di questo studio preliminare evidenzia la
possibilità di un riscontro elettromagnetico non invasivo anche
per le neoplasie vescicali. Tuttavia rappresenta un supporto
aggiuntivo e non sostitutivo alle metodiche diagnostiche abituali non essendo in grado di spiegare né il numero né le dimensioni né il grado di infiltrazione delle lesioni neoplastiche.
la lunga sopravvivenza finora osservata (20 mesi dall’inizio del
trattamento di ii linea e 29 mesi dalla diagnosi).
Metodi: paziente di 41 anni sottoposto a dicembre 2002 ad exeresi chirurgica di neoformazione surrenalica (dimensioni
10x9x10 cm) con conseguente surrenectomia sinistra. L’esame
istologico mostra una neoplasia a cellule epiteliomorfe a pattern di crescita solido e alveolare, con aree di necrosi, compatibile con carcinoma. la tc post-operatoria mostra a carico di
entrambi i polmoni, lesioni metastatiche multiple del diametro
max. di 1,5 cm. Il paziente viene sottoposto a chemioterapia
secondo lo schema EAP (Etoposide, Adriamicina, Cisplatino)
in associazione al mitotane per 6 cicli con una stazionarietà
delle metastasi polmonari. Vista la non risposta a settembre
2003 inizia una chemioterapia di II linea con paclitaxel settimanale 50 mg/m2.
Risultati: Dopo dieci settimane di trattamento la tc di rivalutazione evidenzia una ottima risposta alla chemioterapia con solo
4 lesioni metastatiche residue e di dimensioni ridotte di oltre il
50%. Viene proseguito il trattamento per ulteriori quindici settimane e la successiva tc di controllo evidenzia stabilità di
malattia. Si decide di sospendere la terapia e di controllare nel
tempo il paziente. A settembre 2004, vista la stazionarietà di
malattia, confermata anche ad un esame TAC-PET, con la presenza di tre lesioni polmonari al campo medio-inferiore dx ed
una in sede pleurica a dx, il paziente viene sottoposto a resezione atipica polmonare delle metastasi. Lla TC toracica post
intervento evidenzia solo esiti chirurgici. il paziente è ancora
oggi libero da malattia.
Conclusioni: L’approccio terapeutico di prima scelta del carcinoma del corticosurrene è quello chirurgico. Il trattamento medico è invece indicato per le forme avanzate o inoperabili e si
avvale di farmaci citotossici e di farmaci non propriamente
antineoplastici, ma attivi nel controllo dell’ipersecrezione ormonale, quale il mitotane. gli schemi contenenti cisplatino ed etoposide in associazione con il mitotane possono essere considerati attualmente gli schemi di riferimento2. In letteratura, fino ad
ora, non è stato riportato alcun caso trattato in seconda linea
con paclitaxel. Questo farmaco si lega preferenzialmente ai
microtubuli, con conseguente separazione del fuso mitotico e
alterazioni di sintesi e degradazione proteica. la tossicità maggiore è la neuropatia, reversibile, dose dipendente, cumulativa e
più pronunciata per infusioni brevi e la mucosite.
Bibliografia
1. Icard P, et al. Adrenocortical carcinoma in surgically treated patients.
Surgery 1992; 112:972
2. Berruti A et al. Mitotane associated with etoposide, doxorubicin and cisplatin in the treatment of advanced adrenocortical carcinoma. Cancer 1998;
83:2194
Abstract n. 44 - Poster
CARCINOMA SURRENALICO CON METASTASI POLMONARI: RIDUZIONE NUMERICA E VOLUMETRICA DELLE
LESIONI POLMONARI DOPO CHEMIOTERAPIA DI II
LINEA CON PACLITAXEL SETTIMANALE
Sisani M., Scali S., Del Buono S., Magnanini S., Giusti S.,
Ghezzi P.
U.O. Oncologia Medica USL8, Arezzo
Abstract n. 45 - Comunicazione
IL DESTINO DEI PAZIENTI CON ASAP (ATYPICAL SMALL
ACINAR PROLIFERATION) CONTROLLATI NEL TEMPO
CON PSA E BIOPSIE PROSTATICHE: È VERAMENTE LA
SCELTA GIUSTA?
Brausi M., Castagnetti G., Gavioli M., Olmi R., Peracchia
G., Verrini G., Viola M., De Luca G., Simonini G.
U.O. Urologia, Ospedale S. Agostino-Estense Modena e Ramazzini,
Carpi, Modena
Introduzione e Obiettivi: Il carcinoma del surrene è una neoplasia molto rara. rappresenta lo 0,05-0,2% di tutti i tumori con
un’incidenza pari a 0,5-2 nuovi casi per milione di persone
per anno. Le forme metastatiche hanno una sopravvivenza
mediana di 3 mesi e una sopravvivenza dello 0% a 5 anni
anche dopo chemioterapia (1). Il caso in esame è rilevante per
la buona risposta al trattamento di II linea con paclitaxel e per
Introduzione e Obiettivi: Il termine ASAP è usato dagli anatomopatologi per identificare una piccola lesione prostatica sospetta
ma con insufficienti caratteristiche per la diagnosi di neoplasia.In questi casi l’atteggiamento standard raccomandabile è
quello di ripetere il PSA ogni 3 mesi e le biopsie prostatiche a
6 mesi. L’obiettivo di questo studio è stato quello di valutare se
l’atteggiamento attendistico nei pazienti con diagnosi di ASAP
Archivio Italiano di Urologia e Andrologia 2005; 77, 3, Supplemento 2
19
ABSTRACTS XV Congresso Nazionale Società Italiana di Urologia Oncologica
(monitoraggio del PSA e la ripetizione delle biopsie prostatiche multiple) sia sicuro per il paziente.
Materiali e Metodi: Da gennaio 2001 al dicembre 2003, 2033
pazienti sono stati sottoposti, per PSA elevato, a biopsia prostatica trans-rettale. 113/2033 (5.5%) pazienti erano affetti da
ASAP diagnosticato dai patologi. Tutte le lesioni sono state
confermate da altri patologi. L’età media dei pazienti è stata di
62,2 anni e il PSA medio è stato di 7.89 ng/ml (range 4.519.6). 73/113 pazienti (63.5%) sono stati controllati nel
tempo tramite il dosaggio del PSA ogni 3 mesi e tramite biopsie prostatiche (11-14 prelievi) ogni 6 mesi.
Risultati: 9/73 pazienti (12.3%) sono stati controllati solo con
PSA a causa dell’età (> 78 anni) o del P.S. A tutti i pazienti è
stata somministrata terapia con finasteride. 38/73 (52%)
hanno ricevuto una seconda biopsia prostatica: 15/38 pazienti (39.5%) avevano un adenocarcinoma, 7/38 paz. (18.4%)
ASAP, 6/38 pz. (15.8%) BPH, 6/38 pz. (15.8%) HGPIN e 4/38
pz. (10.5%) ATIPIA. In 5 pazienti la diagnosi ad una terza
biopsia è stata: in 2 paz. adenocarcinoma, in 1 pz. ASAP, e in
2 pz. HGPIN. 2 pazienti (2.7%) non hanno ricevuto una
seconda biopsia a causa di altre patologie. 19 pazienti sono in
attesa di una 2, 3,4 serie di biopsie.
Conclusioni: I dati di questa analisi dimostrano che il 45% dei
pazienti affetti da ASAP avranno adenocarcinoma in 6-12 mesi
e quindi non hanno ricevuto il trattamento adeguato. Il 26%
dei pazienti con ASAP, alla II biopsia, osservati, osservati
rimane a rischio. Il 20% circa dei pazienti viene perso al follow-up. Crediamo che la terapia chirurgica aggressiva, come
già da noi sostenuto, possa essere una valida alternativa in
pazienti giovani (< 60 anni) con PSA > 4 ng/ml e con familiarità per ca prostatico.
Abstract n. 46 - Comunicazione
BCG VS EPIRUBICINA (EPI) NEL CARCINOMA IN SITU
DELLA VESCICA: RISULTATI DI UNO STUDIO EORTC-GU
DI FASE III (30906)
Brausi M., Dereijkethm, Kurt Kh, Sylvester, Hall R.,
Vandebeek, Landsoghtket, Carpentier P
Membri dell’EORTC -Gu Group.
Introduzione e Obiettivi: Gli obiettivi dello studio sono stati
quelli di paragonare l’efficacia e gli effetti collaterali del BCG
ed EPI nei pazienti con CIS della vescica.
Materiale e Metodi: 168 pazienti portatori di CIS della vescica,
primitivo secondario o concomitante sono stati randomizzati
in marzo 1993 all’aprile 1999 a ricevere BCG connaught 120
mg per 6 settimane (n= 84) o epirubicina 50 mg per 8 settimane (n = 84) in caso di risposta completa (RC) i pazienti di
entrambi i gruppi hanno ricevuto terapia di mantenimento a
6, 12, 18, 24 e 36 mesi. In caso di mancata risposta (no CR) i
pazienti di entrambi i gruppi hanno ripetuto lo stesso trattamento seguito da cistoscopia + 3 citologie e biopsie random
(7). Il 52% dei pazienti presentava CIS concomitante, il 23%
CIS primitivo e 24% Cis secondario.
Risultati: Le risposte complete (RC) sono state il 56% per l’epirubicina e il 65% per il BCG (P= 0.21, 90% CI: 21.5 a - 2.9).
Il tempo di recidiva dopo RC è stato piu’ lungo per i pazienti
trattati con BCG: in media 1.4 anni per l’EPI e 5.1 anni per il
BCG. Le recidive di CIS sono state osservate piu’ frequentemente nei pazienti trattati con EPI 45% vs16%. Non è stata
osservata alcuna differenza riguardo al tempo di progressione
o alla sopravvivenza. Gli effetti collaterali sono stati piu’ frequenti nei pazienti in BCG, 26 pazienti in BCG e 8 pazienti in
EPI hanno interrotto il trattamento per gli effetti collaterali.
Conclusioni: Il confronto tra BCG ed EPI con mantenimento
nel trattamento del CIS ha dimostrato: Nessuna differenza statisticamente significativa sulla RC Tempo di recidiva piu’
20
Archivio Italiano di Urologia e Andrologia 2005; 77, 3, Supplemento 2
lungo nei pazienti trattati con BCG post RC. Piu’ recidive di
CIS nei pazienti trattati con EPI Effetti collaterali piu’ frequenti nei pazienti che hanno ricevuto BCG.
Abstract n. 47 - poster
INCONTINENZA URINARIA SUCCESSIVA A RADIOTERAPIA(RT) CONFORMAZIONALE A SCOPO RADICALE ALLA
DOSE DI 76 GY PER CARCINOMA PROSTATICO LOCALIZZATO
Alongi F., D’Antoni P., Moscadini L., Sciumè F.,
Montemaggi P.
U.O. Radioterapia, Ospedale M. Ascoli Arnas, Palermo
Introduzione: La radioterapia conformazionale 3D (3DCRT)
rappresenta ormai una ragionevole opzione per pazienti con
cancro prostatico non metastatico. Nonostante molti studi
abbiano dimostrato risultati clinici sovrapponibili a quelli di
pazienti sottoposti a prostatectomia radicale, risultano ancora
controversi i dati riportati sugli eventi avversi del trattamento.
Scopo dello studio è quello di valutare, in una nostra serie di
pazienti sottoposti a RT esclusiva sulla prostata, l’incontinenza
urinaria indotta dal trattamento.
Materiali e Metodi: Dal Gennaio 2004 al Febbraio del 2005, 22
pazienti con cancro prostatico localizzato sono stati sottoposti
a 3DCRT con un incremento di dose sulla prostata fino ad una
dose totale di 76Gy. Nel gruppo sottoposto alla dose escalation
l’età mediana è stata di 73 anni (range: 56-76) e di questi 10
hanno cominciato una terapia ormonale concomitante con
antiandrogeno. Abbiamo inoltre stratificato il sottogruppo in
base ai criteri di rischio(dimensioni del T, quando possibile;
Gleason; PSA iniziale) in tre gruppi: 8/22 (36.4%) rischio
basso, 6/22 (27.3%) rischio intermedio, 8/22 (36.4%) rischio
alto. Con un follow-up mediano di 7 mesi (range:2-16 mesi) è
stata valutata l’incontinenza secondo il SOMA/LENT scoring
sistem (bladder/uretra).
Risultati: Nel sottogruppo di 22 pazienti da noi seguito dopo
RT a scopo radicale con una dose totale di 76 Gy, 2/22 (9.1%)
pazienti hanno manifestato incontinenza di Grado I (< di un
episodio a settimana); 3/22 (13, 6.3%) hanno manifestato
incontinenza di grado II (<di un episodio al giorno).
1/22(4.5%) ha riferito una incontinenza classificabile come
gradoIII (≤2 pannolini assorbenti al giorno). Nessuno dei
pazienti del sottogruppo ha mostrato una compromissione
della continenza urinaria classificabile come grado IV (incoercibile) secondo la classificazione SOMA/LENT.
Conclusioni: Pur considerando l’età mediana avanzata (73 aa)
della serie di pazienti sottoposti alla dose elevata di 76 Gy con
tecniche conformazionali, più del 73% dei pazienti non ha
manifestato nessun tipo di incontinenza. Questo studio conferma la fattibilità del trattamento radiante, con un contenimento degli effetti avversi sulla continenza urinaria, a dosi
potenzialmente più curative anche su soggetti prevalentemente di età avanzata.
Abstract n. 48 - Video
LA NEFROURETERECTOMIA LAPAROSCOPICA RETROPERITONEALE. NOTE DI TECNICA ED ESPERIENZA PERSONALE
Amenta M., Aresu L., Maritati F., Occhipinti M., Grosso G.
Divisione di Urologia, Casa di cura “Dott. Pederzoli” P.O. ASL 22,
Peschiera del Garda (Verona)
Introduzione: Le neoplasie transizionali della via escretrice urinaria di alto grado richiedono in genere un trattamento radicale. Il classico intervento di nefro-ureterectomia con escissione
di una “pastiglia” vescicale è l’opzione chirurgica di scelta.
ABSTRACTS XV Congresso Nazionale Società Italiana di Urologia Oncologica
Alternativi alla tradizionale chirurgia a “cielo aperto” sono gli
approcci laparoscopici transperitoneale e retroperitoneale.
Materiali e Metodi: Il video documenta i passaggi cardine in
corso di nefro-ureterectomia retroperitoneoscopica.
1. Creazione dello spazio di lavoro e posizionamento dei trocars;
2. accesso al retroperitoneo e controllo del peduncolo vascolare renale;
3. isolamento e sezione di arteria e vena renale;
4. lussazione del rene;
5. isolamento dell’uretere sino alla giunzione uretero-vescicale;
6. escissione della papilla vescicale e cistoraffia;
7. posizionamento dell’organo in endocatch;
8. minilaparatomia parailiaca e rimozione del pezzo anatomico.
Risultati: Dal 2001 ad oggi abbiamo eseguito 6 nefroureterectomie. Quattro interventi sono stati effettuati per neoplasie
uroteliale della pelvi renale o dell’uretere, in due casi è stata
posta l’indicazione chirurgica per nefropatia cronica da reflusso vescico-ureterale inveterato. Il tempo medio operatorio è
stato di 180 minuti; le perdite ematiche medie intraoperatorie
di 130 cc. E in nessuno dei casi trattati sono state necessarie
emotrasusioni; la degenza media è stata di 4 giorni. Non sono
state registrate complicanze post-operatorie maggiori.
Conclusioni: Il rispetto dei due fondamenti della chirurgia laparoscopica cioè la riproducibilità delle tecniche chirurgiche
convenzionali e il rigoroso rispetto dei principi di chirurgia
oncologica, cioè l’isolamento preliminare dell’arteria renale, il
mantenimento dell’integrità della via escretrice, la sua limitata
manipolazione intraoperatoria e l’asportazione della papilla
vescicale, ci hanno consentito di ottenere risultati oncologici
sovrapponibili alla metodica convenzionale, con una importante riduzione della morbilità peri-operatoria rispetto a quest’ultima. Infine, pur non riscontrando sostanziali differenze
tra l’approccio laparoscopico trans-peritoneale e quello retroperitoneale per quel che riguarda degenza, dolore post-operatorio e convalescenza, riteniamo che la via retroperitoneoscopica diminuisca il rischio di ileo post-operatorio e di lesioni
degli organi addominali.
Abstract n. 50 - Poster
LA RIABILITAZIONE ERETTILE NEI PAZIENTI SOTTOPOSTI
A PROSTATECTOMIA RADICALE NERVE SPARING E NON
Milan G.L.,Paradiso M., Sedigh O., Morabito F., Graziano
M., Ferrando U.
S.C. Urologia 3, Ospedale San Giovanni Battista di Torino
Introduzione e Obiettivi: La prostatectomia radicale nerve sparing è un intervento sempre più praticato nei soggetti affetti da
adenocarcinoma prostatico localizzato. Tuttavia, l’attuale percentuale di pazienti che mantengono la funzionalità erettile
spontanea postoperatoria rimane deludente. Indispensabile,
quindi, iniziare un trattamento riabilitativo erettile precoce per
prevenire l’ipossia dei corpi cavernosi. Presentiamo la nostra
casistica riguardante la riabilitazione erettile nei pazienti sottoposti a prostatectomia radicale nerve sparing e non.
Metodi: Dal 1999 al marzo 2004 372 pazienti sono stati sottoposti, presso il nostro Centro, ad intervento di prostatectomia
radicale per adenocarcinoma prostatico. Età media 64 anni.
PSA medio pre-operatorio di 8,86 ng/ml. Gleason score medio
6 (range 3-9). 274 sono state le prostatectomie radicali retropubiche e 98 quelle perineali. 97 interventi nerve sparing. La
valutazione andro-sessuologica pre-operatoria si basava sull’anamnesi andrologica, sull’esame fisico, sulla compilazioni dei
questionari IIEF, Sexual day-dreams, Sexual arousal e in alcuni casi sull’esecuzione dell’esame ecocolor Doppler penieno
dinamico. Dopo circa 30-40 giorni dall’intervento un primo
gruppo di pazienti iniziava la riabilitazione erettile con PGE1
(dosaggio 5-20 mg) o Trimix e un altro gruppo con Sildenafil
(50-100 mg).
Risultati: 261 pazienti (70%) decisero di intraprendere una
riabilitazione erettile postoperatoria. Solo il 31% dei pazienti
sottoposti ad intervento NS traeva beneficio dal trattamento
con sildenafil 100 mg (IIEF 18 ± 2) in confronto al 94% che
aveva rapporti sessuali soddisfacenti con PGE1 o Trimix. Di
questi, a 6 mesi dalla riabilitazione, il 30% aveva erezioni valide senza alcun supporto farmacologico, il 30% con Sildenafil e
il 40% proseguiva con FIC. 70% dei non nerve sparing traeva
beneficio con PGE1 in confronto al 5% dei pazienti trattati con
l’inibitore delle fosfodiesterasi-5. 139 pazienti non risposero
alla terapia riabilitativa farmacoorale o farmacoprotesica. Di
questi 15 hanno ricevuto un’impianto protesico penieno tricomponente con risultati soddisfacenti.
Conclusioni: L’approccio NS è vantaggioso per assicurare una
buona qualità di vita dopo l’intervento. La riabilitazione erettile precoce con PGE1 risulta di fondamentale importanza per la
ripresa della funzionalità erettile spontanea o indotta con i farmaci orali o iniettivi.
Abstract n. 51 - Poster
DERIVAZIONE ETEROTOPICA CONTINENTE NEL CARCINOMA URETRALE FEMMINILE
Fortunato P., Mauro M., Vincenzoni A., Savoia G., Schettini M.
Struttura Complessa Urologia Ospedale Cristo Re, Roma
Introduzione e obiettivi: Il carcinoma uretrale è una lesione neoplastica rara (meno dell’1% del totale delle neoplasie). Il quadro clinico spesso viene confuso con altre patologie dell’apparato urinario.Il gold standard della terapia in questi casi è la
pelvectomia anteriore radicale con uretrectomia.Il condotto
ileale rappresenta il tipo di derivazione urinaria più comune
perché la sua esecuzione è semplice e rapida. Nel caso di giovani pazienti con spettanza di vita non breve è preferibile eseguire una derivazione eterotopica continente. Viene descritto
un caso di carcinoma dell’uretra in una giovane donna.
Metodi: Una donna di 58 anni è giunta alla nostra osservazione
per ematuria saltuaria, disuria, pollachiuria e dispareunia. Era
stata già eseguita una cistoscopia in altra sede con referto negativo per lesioni vescicali ed una Rx Urografia.All’esame obiettivo è stata evidenziata una tumefazione della parete vaginale
anteriore. È stata richiesta una RNM pelvi che ha mostrato la
presenza di una neoformazione ovoidale che abbracciava l’uretra ed infiltrava la vescica.Il referto della successiva biopsia
trans uretrale deponeva per proliferazione neoplastica costituita da ghiandole, tubuli, formazioni cistiche e papillari suggestive per adenocarcinoma a cellule chiare a partenza uretrale. È
stata eseguita, quindi, una pelvectomia anteriore con derivazione urinaria del tipo Indiana Pouch modificata con teniomiotomie sec. Alcini e stoma cutaneo con l’appendice vermiforme.
Risultati: L’esame istologico definitivo ha mostrato la presenza
di un adenocarcinoma uretrale a cellule chiare G3 pT3 N0 con
infiltrazione del margine vaginale. È stato necessario integrare
l’atto chirurgico con un successivo ciclo di chemioterapia e
radioterapia.La paziente è completamente continente e svuota
il serbatoio ileo-colico con semplicità mediante autocateterismo. Al follow-up odierno (12 mesi) non presenta recidive
locali né a distanza.
Conclusioni: Il carcinoma dell’uretra può presentarsi a qualsiasi
età (range 13-90 anni). L’eziologia è ancora oscura. Dal punto
di vista istologico si tratta di carcinoma a cellule squamose nel
60%, carcinoma a cellule transizionali nel 20%,adenocarcinoma nel 10%,tumore indifferenziato nel restante 10%. Il quadro
clinico è aspecifico e spesso la diagnosi può avvenire fino a 3
anni dalla comparsa dei sintomi. La risonanza magnetica è la
metodica diagnostica per immagine di scelta,mentre la diagnoArchivio Italiano di Urologia e Andrologia 2005; 77, 3, Supplemento 2
21
ABSTRACTS XV Congresso Nazionale Società Italiana di Urologia Oncologica
si istologica mediante biopsia trans-uretrale è dirimente.La
recidiva locale del tumore è pari al 50% circa.L’intervento di
scelta è la pelvectomia anteriore con derivazione urinaria eterotopica. Abbiamo preferito l’Indiana Pouch modificata con
teniomiotomie sec. Alcini per la semplictà di esecuzione e la
buona continenza.
Bibliografia
1. Gheiler EL, Tefilli MV, Tiguert R. Management of primary urethral cancer. Urology 1998; 52:487-93
2. Alcini E, Pescatori M,D’Addessi A et al:Multiple transverse taeniomyotomy af the caecum after restorative cystoprostatovesiculectomy for bladder
cancer. Brit J Urol 1990; 66:441
3. Hricak H, Secaf E, Buckley DW. Female urethra: MR imaging. Radiology
1991; 178:527
Abstract n. 52 - Comunicazione
OSTEONECROSIS OF THE JAWS (ONJ) IN PROSTATE
CANCER PATIENTS WITH BONE METASTASES (MTS)
TREATED WITH ZOLEDRONIC ACID: A RETROSPECTIVE
ANALYSIS
Ortega C.1, Vormola R.1, Faggiuolo R.1, Nanni D.3,
Gilardino M.2, Aglietta M1
1
Medical Oncology; 2Oral Pathology; 3Pharmacy Dept, Institute for
Cancer Research and Treatment, IRCC, Candiolo (Turin)
Introduction and Aim: Bone mts are associated with skeletal
complications, including bone pain, fractures, and hypercalcemia. Zoledronic acid (Z), a potent osteoclast activity inhibitor, reduces skeletal morbidity in patients (pts) with malignant
bone mts and delays the time to first skeletal-related event. Z
has demonstrated a significant clinical benefit compared with
placebo in pts with bone mts from breast, prostate, lung cancers and other solid tumors. Osteonecrosis of the jaws (ONJ)
is a condition resulting from the collapse of the architectural
bony structure, leading to joint pain, bone destruction and
loss of function. ONJ has been recently reported in pts with
cancer receiving treatment regimens including bisphosphonates. Many of these pts were also treated with chemotherapy
and corticosteroids. The majority of reported cases have been
associated with dental procedures such as tooth extraction.
Many had signs of local infection including osteomyelitis. We
performed a retrospective study in prostate cancer pts with
bone metastases treated with intravenous Z to further explore
this potential complication of the drug.
Patients and methods: The medical and dental records of 52 pts
with prostate cancer and bone mts treated in our institute between 1/2002 and 5/2005 were reviewed. All pts received Z 4
mg i.v. monthly and concomitant standard hormonotherapy
(LHRH-A); 38 pts received concomitant or sequential chemotherapy. We analyzed the incidence of local infections and
ONJ in relation to: 1) n of Z administrations; 2) type of concomitant therapy; 3) docetaxel in chemotherapy treated pts.
Results: 8/52 pts (15.39%) were found to have mandibular
complications: 3 had ONJ (5.8%) and 7 (13.5%) bone infection. All pts presented symptoms such as pain, delay in healing after dental treatment, without signs of metastatic disease
in these sites. Median Z administration was 8 (1-32). A correlation between the number of administrations and bone events
(ONJ, infections) was found (Mann-Whitney test: p = 0.021):
all events were reported in pts with more than a median of 24
Z administrations for ONJ and 16 for infections. 7/8 pts.
(87.5%) received concomitant chemotherapy (ONJ: 3; infections: 6) and 6 of them received docetaxel (ONJ: 3; infections:
5). Despite these clinical data, no significant correlation between events and chemotherapy was found.
Conclusions: In our series, the high number of Z administra-
22
Archivio Italiano di Urologia e Andrologia 2005; 77, 3, Supplemento 2
tions is associated with an increased incidence of mandibular
complications. Additional contributing causes of these
patients’ oral condition may include advanced cancer, steroids
and chemotherapy. In our experience, chemotherapy may probably be a major co-factor, but without statistical significance
because the sample size is probably too small. In order to
determine the mechanism of this dental phenomenon, further
research is needed to fully validate and substantiate this possible link. Until then, clinicians involved in the care of pts at risk
should be aware of this possible complication.
References
1. Migliorati CA. Bisphosphonates and oral cavity avascular bone necrosis.
J Clin Oncol 2003; 21:4253
2. Ruggiero SL, Mehrotra B, Rosenberg TJ, Engroff SL. Osteonecrosis of the
jaws associated with the use of bisphosphonates: review of 63 cases. J Oral
Maxillofac Surg 2004; 62:527
3. Migliorati CA, Shubert MM, Peterson DE, Seneda LM. BisphosphonateAssociated Osteonecrosis of Mandibular and Maxillary Bone. Cancer 2005;
104:83
Abstract n. 53 - Poster
METASTASI PROSTATICA DA NEOPLASIA TESTICOLARE:
IPOTESI EZIOLOGICHE ED IMPLICAZIONI TERAPEUTICHE
Torelli T.1, Collini P.2, Biasoni D.1, Milani A.1, Nicolai N.1,
Salvioni R.1, Pizzocaro G.1
1
U.O. Urologia Oncologica I.N.T.; 2U.O. Anatomia Patologica C
I.N.T., Milano
Introduzione: La prostata è eccezionalmente colpita da metastasi di tumori testicolari: solo tre casi, tutti deceduti in breve
tempo, sono descritti in letteratura. Il caso clinico, oggetto
della comunicazione, è l’unico con risposta clinica completa
dopo chemioterapia e radioterapia.
Caso clinico: T.C., 38 anni, nel 1998 fu sottoposto ad orchiectomia radicale destra (esame istologico: carcinoma embrionario
con aree di seminoma e teratoma maturo) e linfoadenectomia
retroperitoneale destra (assenza di metastasi). Follow up negativo sino al 2002 quando accusò emospermia e rialzo di betaHCG. La TAC toraco addominale mostrò solo l’ingrandimento
volumetrico della prostata, da probabile flogosi. Vennero quindi eseguiti tre cicli di chemioterapia PEB (Cisplatino,
Etoposide, Bleomicina) con completa regressione clinica e biochimica della malattia. Nel 2004 compare disuria con emospermia e aumento di beta-HCG. L’ecografia prostatica transrettale mostra una prostata disomogenea in toto con margini
sfumati. Il PSA è nella norma. Alla TAC toracoaddominale si
osservano adenopatie paraaortiche, mesenteriche, iliache sinistre ed otturatorie. Tale reperto è confermato da PET total
body, nella norma a livello prostatico. Si esegue linfoadenectomia retroperitoneale e pelvica e biopsia prostatica. L’esame istologico mostra, in tutti i campioni, seminoma tipico.
Considerata la non radicalità chirurgica, vengono eseguiti 4
cicli di chemioterapia di seconda linea PEI (Cisplatino,
Etoposide, Ifosfamide) seguiti da radioterapia su prostata e
pelvi. Attualmente il paziente è libero da malattia.
Discussione: La prostata è raramente colpita da metastasi di
tumori solidi. In soli tre casi la primitività è testicolare (1, 2).
L’eccezionalità del caso presentato risiede sia nel lungo periodo
trascorso fra tumore primitivo e recidiva prostatica, sebbene la
metastasi era forse già presente due anni prima della diagnosi,
sia nel differente istotipo (seminoma tipico) rispetto all’iniziale
tumore germinale misto. Ciò è probabilmente legato al potere
selettivo della chemioterapia, essendo improbabile che si tratti
di un seminoma primitivo della prostata, sebbene descritto in
letteratura (3). L’eziologia è probabilmente legata alla inversio-
ABSTRACTS XV Congresso Nazionale Società Italiana di Urologia Oncologica
ne di flusso nei linfatici pelvici invasi dalle metastasi,con insemenzamento prostatico secondario, come postulato da Motley
(1). Infatti nè una lesione testicolare misconosciuta (4) nè una
invasione diretta del deferente (2) nè una migrazione anomala delle cellule germinali primordiali (3) giustificano il quadro.
Dal punto di vista terapeutico, questo paziente è il primo trattato con chemioterapia di seconda linea PEI, con risposta clinica completa, a differenza degli altri casi tutti deceduti.
Trattandosi di un seminoma, a completamento è stata eseguita radioterapia su prostata e pelvi, scartando un intervento chirurgico di dubbia radicalità oncologica (4) ma con significativi effetti collaterali.
stesse proteine è stata inoltre analizzata l’espressione genica in
Real Time RT-PCR al fine di evidenziare un’eventuale correlazione tra espressione proteica e genica.
Conclusioni: L’utilizzo del protocollo descritto ha fornito risultati tecnici soddisfacenti, pur effettuando prelievi di tessuto
di minima entità (al massimo 10 mg), senza ostacolare, così,
l’esecuzione del normale esame istopatologico. L’approccio
combinato di proteomica e genomica ha permesso di individuare circa 10 proteine sovraespresse nei tessuti tumorali
rispetto ai tessuti sani: con l’analisi di un maggior numero di
casi sarà possibile valutare il significato prognostico di queste
variazioni.
Bibliografia
1. Motley RC. “Testicular seminoma metastatic to prostate” J Urol 1986;
135:801
2. Sagalowsky AI. Uncommon sites of recurrent seminoma and implication
for therapy. Cancer 1986; 57:1060
3. Hayman R. Primary seminoma of prostate. Br J Urol 1995; 76:273
4. Michel F. Primary nonseminomatous germ cell tumor of prostate. J Urol
1986; 135:597
Abstract n. 54 - Comunicazione
RICERCA DI NUOVI MARKERS NEL CARCINOMA UROTELIALE DELLA VESCICA MEDIANTE UN APPROCCIO
COMBINATO DI PROTEOMICA E GENOMICA
Destefanis P.1, Ceruti C.1, Fiori C.1, Bisconti A.1, Barbero
G.2, Mandili G.2, Giribaldi G.2, Carta F.3, Turrini F.2,
Fontana D.1
1
Divisione Universitaria di Urologia II, ASO “San Giovanni
Battista, Molinette”, Torino; 2Dipartimento di Genetica, Biologia e
Biochimica-sez. Biochimica, Università degli studi di Torino; 3Porto
Conte Ricerche-Alghero (SS)
Introduzione e Obiettivi. Il trattamento ottimale del paziente
affetto da carcinoma della vescica, e quindi la possibilità di
guarigione, dipendono non soltanto da una diagnosi precoce
e accurata e dalla definizione dell’estensione della neoplasia,
ma anche da mezzi di follow-up affidabili che consentano di
diagnosticare precocemente una eventuale ripresa clinica di
malattia. La scoperta di marcatori tumorali ha dato una svolta
assai significativa nell’ambito dello screening, della diagnosi e,
quindi, della prognosi di molte neoplasie maligne.
L’identificazione di proteine differenzialmente espresse insieme allo studio delle alterazioni nei profili di espressione dei
geni, nelle cellule neoplastiche rispetto alle cellule provenienti da tessuto sano, è un mezzo prezioso per capire il comportamento delle cellule tumorali e per l’individuazione di nuovi
markers. Riportiamo l’esperienza del nostro centro con un
approccio applicato al carcinoma uroteliale, già da noi utilizzato per il carcinoma del rene.
Metodi: Sono stati prelevati campioni a fresco (5-10 mg) di tessuto di vescica normale e di carcinoma, in corso di cistectomia
radicale o di resezione endoscopica. È stata effettuata un’estrazione parallela di proteine e RNA. Le proteine sono state separate in elettroforesi bidimensionale e le mappe ottenute sono
state analizzate con un programma per l’analisi d’immagine
(PDQuest, Biorad). Le proteine sono state identificate tramite
spettrometria di massa (MALDI-TOF e PMF). L’RNA estratto è
stato utilizzato per studiare l’espressione genica mediante Real
Time RT-PCR.
Risultati: È stato possibile effettuare il prelievo dei tessuti complessivamente su 16 pazienti affetti da carcinoma uroteliale
della vescica, confermato istologicamente. Attraverso il confronto dei pattern elettroforetici delle proteine di tessuti sani e
di carcinoma è stato possibile individuare quelle significativamente (p<0.05) più espresse nei tessuti tumorali. Per queste
Abstract n. 55 - Poster
CHIRURGIA - NEPHRON-SPARING - IN 7 CASI SELEZIONATI: VALUTAZIONI PRELIMINARI
Brancato T.,Delicato G., Corvese F., Signore S., Baffigo G.,
Tartaglia E., Dini D., Aloisi P., Ferdinandi V.
UOC Urologia, Ospedale S. Eugenio, Roma
Introduzione e obiettivi: La nefrectomia parziale rappresenta il
trattamento elettivo per i pazienti con tumori renali localizzati, di dimensioni inferiori a 5 cm di diametro e con patologie concomitanti che incidano sulla funzione renale globale. In 12 mesi abbiamo operato mediante tecnica nephron
sparing 7 pazienti con lieve riduzione della funzione renale
e con diagnosi incidentale di massa renale monolaterale di
piccole dimensioni. Dopo follow-up medio di 15 mesi abbiamo rivalutato i risultati in termini di recidiva e di funzionalità renale.
Metodi: Dal Marzo 2003 al Marzo 2004 sono giunti alla nostra
osservazione 7 pazienti (5M/3F) con etàmedia di 67,5 anni
(range 65-73). Sei pazienti avevano un tumore renale monolaterale mentre 1 presentava tumore bilaterale, tutti inferiori
a 5 cm. In tutti i casi la diagnosi è stata incidentale nel corso
di esami eseguiti per altre patologie. Oltre i normali esami
ematochimici e radiologici, in tutti i pazienti è stata valutata
la funzionalità renale con Scintigrafia renale sequenziale;
inoltre è stata fatta un’Angio-TC renale o un’arteriografia
renale per eventuali vasi anomali. In tutti i pazienti è stata
eseguita una chirurgia nephron sparing con escissione della
massa tumorale dopo legatura selettiva di vasi renali accessori e ischemia fredda transitoria del rene per un massimo di 30
minuti.
Risultati: L’esame istologico ha rivelato in 5 casi carcinoma a
cellule renali, in 2 oncocitoma e in uno pielonefrite xantogranulomatosa; la dimensione media del tumore era di 3,3 cm di
diametro (range 1-5 cm). In un solo caso si è avuta in sesta
giornata postoperatoria una complicanza maggiore (ematoma
perirenale per emorragia con anemizzazione) che ha portato
alla revisione chirurgica; in tutti i casi l’iniziale aumento della
creatininemia è rientrato in 48-72 ore. Dopo follow-up medio
di 15,3 mesi (range 8-21) nessun paziente ha avuto recidiva
locale o a distanza e la funzionalità renale studiata mediante
scintigrafia renale non ha mostrato differenze statisticamente
significative con i valori preoperatori.
Conclusioni: La nefrectomia parziale rappresenta il trattamento
di elezione nei casi di pazienti monorene, con neoplasia bilaterale, di dimensioni inferiori a 4 cm e/o riduzione della funzionalità renale. Nella nostra iniziale esperienza, seppure limitata
e con breve follow-up, tutti i pazienti sottoposti a chirurgia
nephron sparing mediante ischemia fredda transitoria del rene
inferiore a 30 minuti risultavano, al controllo a distanza, liberi
da malattia conservando allo stesso tempo la funzionalità renale iniziale. Tali considerazioni confermano che il trattamento
conservativo, in casi selezionati, è efficace in termini di radicalità oncologica e di conservazione della funzionalità renale.
Archivio Italiano di Urologia e Andrologia 2005; 77, 3, Supplemento 2
23
ABSTRACTS XV Congresso Nazionale Società Italiana di Urologia Oncologica
Abstract n. 56 - Poster
CONFRONTO TRA DUE METODI PER LE MISURA DELLA
CONCENTRAZIONE DELLA CROMOGRANINA A CIRCOLANTE E CORRELAZIONI CLINICHE: RISULTATI PRELIMINARI
Destefanis P.1, Zitella A.2, Berruti A.3, Mengozzi G.4, Rosso
R.1, Casetta G.2, Aimo P4, Rolle L.1, Greco A.2, Dogliotti L.3,
Fontana D.1, Tizzani A.2
1
Divisione Universitaria di Urologia; 2Università degli Studi di
Torino; 2Divisione Universitaria di Urologia 1, Università degli
Studi di Torino; 3Oncologia, Università degli Studi di Torino;
4
Laboratorio Analisi, Ospedale Molinette, Torino
Introduzione e Obiettivi: La cromogranina A (CgA) è il marcatore più frequentemente impiegato per rivelare la caratterizzazione neuroendocrina dei carcinomi prostatico sia a livello tissutale sia a livello sistemico. I livelli di cromogranina A circolante sono al momento dosati con due metodi differenti: un
dosaggio radioimmunologico (RIA) (CIS bio international,
Gifsur-Yvette, Francia) per campioni di siero (intervallo di riferimento 0 — 100 ng/ml) ed un metodo immunoenzimatico
(ELISA) (DAKO A/S, Glostrup, Danimarca) per campioni di
plasma (intervallo di riferimento 0 — 20 U/L). Al momento
non è stato ancora pubblicato alcun dato riguardante il confronto tra le due procedure per quel che riguarda i pazienti
con adenocarcinoma prostatico.
Metodi: Abbiamo determinato i livelli circolanti di CgA con
entrambi i metodi in 417 pazienti consecutivi afferiti dal 2001
al 2003 presso il Centro per la Ricerca, la Diagnosi e la Cura
del Tumore Prostatico dell’Ospedale Molinette di Torino con la
diagnosi di sospetto tumore prostatico (PSA, ecografia o esplorazione rettale sospetta). I campioni di sangue per le determinazioni dei livelli di CgA sono stati raccolti in condizioni basali prima dell’esecuzione della biopsia prostatica.
Risultati: Gli esami istologici sono risultati come segue: iperplasia
prostatica benigna senza flogosi (IPB) in 172 pazienti, IPB con
segni di flogosi cronica in 105 pazienti e adenocarcinoma prostatico (CaP) in 140 pazienti. I valori della CgA con metodo RIA
sono risultati [media (intervallo di confidenza al 95%)]: 83,4
ng/ml (69,1-97,7) in pazienti con IPB; 66,2 ng/ml (58,9-73,4) in
pazienti con IPB e flogosi; 78,3 ng/ml (68,3-88,4) in pazienti con
CaP). Le differenze tra questi gruppi non sono statisticamente
significative. Col metodo ELISA questi dosaggi sono rispettivamente: 26,5 U/L (15,8-37,1); 14,3 U/L (10,9-17,7) e 21,0 U/L
(12,2-28,8). Le differenze tra i gruppi in questo caso sono significative (p = 0,01). Livelli di CgA sopra la norma sono stati riscontrati nel 17,4% dei casi di IPB, nel 9,5% dei casi di IPB con flogosi e nel 18,6% dei casi di CaP col metodo RIA. Le rispettive percentuali col metodi ELISA sono risultate: 16,4%; 11,4% e 18,8%.
La correlazione tra i dosaggi ottenuti con i due diversi metodi
sono discrete ma ancora significative: coefficiente r di Sperman
0,62 (p < 0,01) per tutto il gruppo; 0,79 (p < 0,01) per le IPB;
0,64 (p < 0,01) per le IPB con flogosi e 0,59 (p < 0,01) per i CaP.
Conclusioni: I dosaggi della CgA ottenuti con i metodi ELISA e
RIA non fornisconi risultati sovrapponibili. Le differenti proprietà analitiche dei due kit danno risultati differenti e queste differenze dovranno essere considerate quando si intenda comparare
i risultati di studi clinici che impieghino le due metodiche.
Abstract n. 57 - Poster
DOCETAXEL E ACIDO ZOLEDRONICO IN PAZIENTI AFFETTI DA CARCINOMA PROSTATICO ORMONOREFRATTARIO:
EFFICACIA E SICUREZZA DELLA COMBINAZIONE
Catena L.1, Bajetta E.1, Procopio G.1, De Dosso S.1, Pani S.1,
Salvioni R.2, Torelli T.2, Villa S.3
1
S.C. Oncologia Medica 2; 2S.C. Chirurgia Urologia; 3Dipartimento
di Radioterapia; Istituto Tumori, Milano
24
Archivio Italiano di Urologia e Andrologia 2005; 77, 3, Supplemento 2
Introduzione e Obiettivi: Docetaxel è efficace nel trattamento del
carcinoma prostatico ormonorefrattario, avendo dimostrato di
indurre un beneficio in termini di sopravvivenza. Vi sono inoltre evidenze di un effetto sinergico in termini di efficacia antitumorale dei bisfosfonati in associazione ai taxani.
Metodi: Dal Giugno 2003 al Settembre 2004 abbiamo trattato
20 pazienti (pz) affetti da carcinoma prostatico ormonorefrattario, metastatico a livello osseo con la combinazione Docetaxel
75 mg/mq2 trisettimanale per 6 cicli + prednisone 10 mg/die +
Acido Zoledronico (Zometa®) 4 mg trisettimanale fino a progressione dei sintomi o tossicità. L’età media era 68 anni (range
51-80), con PS 0-1; tutti i pz presentavano malattia ossea, 3 pz
avevano anche coinvolgimento linfonodale retroperitoneale e
un pz secondarismi epatici. Il valore medio del PSA al basale
era 180 ng/mL (range 6-489). Sei pz erano precedentemente
stati sottoposti a prostatectomia, 10 a radioterapia conformazionale e 4 avevano presentato malattia metastatica all’esordio.
Tutti i pz erano stati precedentemente sottoposti a trattamento
con blocco androgenico totale (BAT) per la malattia metastatica. La risposta al trattamento è stata valutata ogni 3 mesi attraverso la determinazione del PSA e ad ogni ciclo è stata determinata la variazione in termini di consumo di antidolorifici. Lo
studio delle localizzazioni ossee era effettuato con scintigrafia
ossea all’inizio del trattamento e al termine della chemioterapia.
Risultati: Risposte obiettive: 4(20%) RP (risposta parziale),
6(30%) SD (stabilizzazione), 9(45%) PD (progressione), 1 NV.
Risposte biochimiche: 8(40%) RP (riduzione > 50%), 2(10%)
SD, 9(45%) PD, 1 NV (non valutabile). Il 40% dei pz ha avuto
una regressione completa del dolore, il 25% ha ridotto del 50%
il consumo di analgesici, il 10% non ha modificato il consumo
abituale e il 25% ha avuto un peggioramento dei sintomi. Nel
18% dei pz si è evidenziata neutropenia G2-3, nel 40% astenia
G1-2, nel 25% nausea e vomito G1-2. Non si sono riscontrati
effetti collaterali G4.
Conclusioni: Il trattamento chemioterapico con Docetaxel e
Acido Zoledronico è efficace e ben tollerato nel controllo del
carcinoma prostatico ormonorefrattario. L’aggiunta di Acido
Zoledronico al chemioterapico induce un buon controllo della
sintomatologia dolorosa indipendentemente dalla evidenza di
controllo dei valori di PSA.
Bibliografia
1. Tannock IF et al. Docetaxel plus prednisone or mitoxantrone plus prednisone for advanced prostate cancer. N Engl J Med 2004; 351:1502
2. Vordos B, et al. Docetaxel and zoledronic acid in patients with metastatic
hormone-refractory prostate cancer. BJU Int 2004; 94:524
3. Saad F, et al. A randomized, placebo.controlled trial of zoledronic acid in
patients with hormone-refractory metastatic prostate carcinoma. J Natl
Cancer Inst 2002; 94: 1458
Abstract n. 58 - Poster
NEOPLASIA UROTELIALE DELLE ALTE VIE ESCRETRICI E
TUMORI VESCICALI SINCRONI E METACRONI: ANALISI
RETROSPETTIVA DI 71 CASI
Merlin F.1, Sava T.1, Porcaro A.B.2, Fraccon A.P.1, Ghimenton
C.3, Strina C.1, Griso C.1, Manno P.1, Bassetto
M.A.1,Comunale L.2, Cetto G.L.1
1
Dept. of Medical Oncology, University of Verona; 2Unità Operativa
di Urologia, Ospedale Civile Maggiore; 3Pathology, Ospedale Civile
Maggiore, Verona
Introduzione e Obiettivi: I carcinomi uroteliali delle alte vie
escretrici costituiscono il 5-6% di tutti i tumori dell’apparato
urinario. Sia le forme in situ che i tumori infiltranti sono associati ad elevato rischio di presenza di neoplasie della vescica
sincrone o metacrone; tale rischio raggiunge il 75% nel caso di
tumori bilaterali o di presenza contemporanea di tumori della
ABSTRACTS XV Congresso Nazionale Società Italiana di Urologia Oncologica
pelvi e dell’uretere. Abbiamo analizzato retrospettivamente i
dati dei pazienti trattati chirurgicamente nel nostro centro.
Pazienti e Metodi: Dal 1981 al 2005 sono giunti alla nostra
osservazione 71 pazienti con diagnosi di carcinoma uroteliale
delle vie escretrici superiori. L’età mediana era di 68 anni
(range: 34-90); con una predominanza del sesso maschile
(70.4%). Il 66.7% dei pazienti è risultato all’anamnesi forte
fumatore. La sede del tumore primitivo è stata riscontrata nella
pelvi renale in 33 pazienti (46.4%), nell’uretere in 23 pazienti
(32.3%) e in entrambe le sedi nel 20%. Alla diagnosi 8 pazienti avevano una malattia metastatica.
Risultati: Nove pazienti (12.6%) hanno presentato alla diagnosi una neoplasia vescicale sincrona. In 19 (26.7%) pazienti si
è sviluppato un tumore metacrono a cellule transizionali della
vescica in un tempo mediano di 21 mesi (range: 1-144). In 14
pazienti abbiamo riscontrato la presenza di seconde neoplasie
non uroteliali; di queste segnaliamo 4 neoplasie prostatiche e
3 casi di tumore a cellule chiare del rene (2 sincroni alla diagnosi di tumore della via escretrice). Il 39% dei pazienti ha sviluppato una progressione sistemica di malattia, con una
mediana di 7 mesi (range: 1-132). Le sedi più frequenti di
metastasi sono state i linfonodi retroperitoneali (16 pazienti),
i polmoni (11 pazienti), ma anche il fegato e le ossa (6 pazienti). Il 52% dei pazienti ricaduti si presentava con metastasi in
sedi multiple. Ad un follow-up mediano di 32 mesi (range: 1212), il 36% dei pazienti è deceduto per malattia, 7 pazienti
sono vivi con malattia e 2 pazienti sono deceduti per altre
cause. Il 76% dei pazienti morti per malattia presentava alla
diagnosi una neoplasia con T≥2 e scarsa differenziazione (G3
nel 72% dei casi).
Conclusioni: I tumori delle vie urinarie superiori si associano
con una certa frequenza a tumori della vescica e a neoplasie
che coinvolgono altri organi dell’apparato urinario (rene e prostata). Lo sviluppo di neoplasie uroteliali della vescica, sincrone o metacrone, si ha nel 39.4% dei pazienti. La recidiva vescicale può svilupparsi anche molti anni dopo l’intervento di
nefroureterectomia. Il fumo può essere riconosciuto come fattore di rischio comune. Le recidive a distanza si evidenziano
più precocemente (mediana di 7 mesi). Il T e il G si confermano importanti fattori prognostici. La storia naturale di questi tumori giustifica la necessità di seguire i pazienti con controlli periodici.
termini di clinica e trattamento della batteriuria in questa categoria di pazienti. Non esistono, infatti, studi che documentino la
provenienza, nè il reale significato patologico dei batteri che si
riscontrano nelle vie urinarie di pazienti sottoposti a derivazione
urinaria con segmento intestinale. Attualmente, unua parte degli
urologi suggerisce di non trattare le batteriurie osservate nei
pazienti con derivazioni urinarie e di riservare il trattamento solo
ai casi di infezione conclamata. Il presente studio osservazionale
intende contribuire a chiarire aspetti di patogenesi, clinica e trattamento della batteriuria nei pazienti con derivazione urinaria
con interpolazione di segmento intestinale.
Metodi: Sono eligibili per lo studio tutti i pazienti candidati a
derivazione urinaria con interpolazione di segmento di intestino: condotti ileali e colici, tasche esterne continenti, enterocistoplastiche di ampliamento, entero-cistoplastiche di sostituzione (neovesciche ortotopiche). Sono effettuati controlli
microbiologici seriali secondo il presente schema:
- urocoltura prima dell’intervento di derivazione urinaria
- tampone e lavaggio del segmento di intestino, durante l’intervento, prima del confezionamento della derivazione
- urocolture al 1, 3, 6 e 12 mese dall’intervento
- urocoltura in caso di infezione sintomatica (possibilmente
prima del trattamento antibiotico).
Risultati: Sono stati inclusi nello studio 49 pazienti, arruolati nel
periodo compreso tra luglio 2003 e febbraio 2005. Sono state eseguite complessivamente 24 derivazioni secondo Bricker e 25 neovesciche ortotopiche (sec. Studer modificata o neovescica a Y). Le
indicazioni alla cistectomia radicale e derivazione urinaria erano in
48 casi neoplasia vescicale e in 1 vescica neurologica. L’80% dei
pazienti presentava un tampone o un lavaggio intraoperatorio dell’ansa con colturale positivo. Durante il follow-up sono state osservate infezioni sintomatiche (febbre, dolore al fianco) in 5 casi.
Tredici pazienti hanno riportato urocolture positive, ma non segni
di infezione.
Conclusioni: Dall’iniziale analisi dei dati a nostra disposizione su
pazienti sottoposti a derivazione urinaria con interpolazione di
intestino, non sembra essere evidente una stretta correlazione tra
batteriuria e infezione sintomatica dell’alto apparato urinario o
sistemica. Quindi tali risultati sembrano confermare l’opinione diffusa di non proporre un trattamento antibiotico in caso di riscontro di batteriuria asintomatica in questi pazienti.
Bibliografia
Abstract n. 60 - Video
PROSTATECTOMIA RADICALE ROBOTICA: NOSTRA
ESPERIENZA DOPO 30 CASI
Pierini P., Viganò M., Lillaz B., Merlo F., Bertolin R.,
Talarico E., Marcangeli P.
Unità di Urologia, Ospedale Regionale, Azienda USL della Valle
d’Aosta
1. Holmang S, Johansson SL. Synchronous bilateral ureteral and renal
pelvic carcinomas: incidence, etiology, treatment and outcome. Cancer
2004; 101:741
2. Oehlschlager S, Baldauf A, Wiessner D, Gellrich J, Hakenberg OW,
Wirth MP. Bladder tumor recurrence after primary surgery for transitional
cell carcinoma of the upper urinary tract. Urol Int 2004; 73:209
Abstract n. 59 - Poster
STUDIO OSSERVAZIONALE SULLA BATTERIURIA E
SULLE INFEZIONI URINARIE NEI PAZIENTI SOTTOPOSTI
A DERIVAZIONE URINARIA CON INTERPOLAZIONE DI
SEGMENTO INTESTINALE: RISULTATI PRELIMINARI
Destefanis P.1, Cucchiarale G.2, Serra R.3, Graziano M.E.2,
Fiori C.1, Rolle L.1, Marchiaro G.1, Ferrando U.2, Fontana D.1
1
Divisione Universitaria di Urologia 2; 2Divisione di Urologia 3;
3
SCDO Microbiologia, ASO “San Giovanni Battista, Molinette”,
Torino
Introduzione e Obiettivi: Non è noto il reale significato della batteriuria e della relazione di questa con le infezioni urinarie nei
pazienti sottoposti a derivazione urinaria, confezionata con interpolazione di segmento intestinale. Scarsissimo è il contributo
della letteratura in materia sia in termini di ezio-patogenesi sia in
Introduzione e Obiettivi: L’introduzione della tecnica robotica in
urologia ha aperto una nuova era nella chirurgia prostatica
mini invasiva. Presentiamo la nostra preliminare esperienza
con il sistema robotico Da Vinci nell’ambito della prostatectomia radicale.
Metodi: Tra il mese di ottobre 2004 ed il mese di luglio 2005,
30 pazienti affetti da carcinoma prostatico, istologicamente
dimostrato e clinicamente localizzato (PSA medio 8,36 ± 6,76
ng/ml, Gleason score bioptico 6 ± 1), sono stati sottoposti a
prostatectomia radicale robotica transperitoneale con l’uso del
sistema Da Vinci presso la nostra Unità di Urologia.
L’intervento è stato eseguito sempre dallo stesso chirurgo. La
tecnica utilizzata viene illustrata nel video.
Risultati: Il tempo operatorio medio è stato di 240 ± 45 minuti. Non si sono osservate complicanze intra-operatorie. Le perdite ematiche intraoperatorie non hanno mai richiesto l’esecuzione di emotrasfusioni. È stata eseguita una conversione a
Archivio Italiano di Urologia e Andrologia 2005; 77, 3, Supplemento 2
25
ABSTRACTS XV Congresso Nazionale Società Italiana di Urologia Oncologica
cielo aperto per problematiche anestesiologiche. Nel post operatorio si è osservato un caso di fistola urinosa con peritonite,
risoltosi in breve tempo mediante drenaggio percutaneo. Il
catetere vescicale è stato rimosso in media in 10 giornata post
operatoria, previo controllo cistografico. La degenza è stata in
media di 8 giorni. La brevità del follow up non permette di
dare attualmente risultati funzionali od oncologici.
Conclusioni: Nella nostra esperienza la prostatectomia radicale
robotica si è dimostrata tecnica sicura e precisa grazie ai vantaggi offerti dal sistema robotico Da Vinci. I movimenti miniaturizzati e la visione tridimensionale hanno permesso accuratezza nella dissezione, soprattutto dei fasci vascolo-nervosi, e
precisione nel confezionamento dell’anastomosi uretro-vescicale. Una casistica più ampia ed un follow up più lungo ci permetteranno di riportare, non solo note di tecnica chirurgica,
ma anche risultati funzionali ed oncologici che potranno confermare la validità di questa tecnica.
Abstract n. 61 - Poster
INTRAVESICAL GEMCITABINE THERAPY FOR SUPERFICIAL TRANSITIONAL CELL CARCINOMA PTA-T1 G1/3
AFTER TRANSURETHERAL RESECTION
Barzelloni M.L., Carnicelli P., De Cataldis G.
Centro di Diagnosi e Cura di Oncologia P. O. “G. da Procida” ASL
SA/2, Salerno
Purpose: The aim of this phase II study was to evaluate activity
and toxicity of Gemcitabine administered intravescical agent
in patients with transitional-cell carcinoma of the bladder.
Patients and Methods: Thirty-four patients (25 males and 3
females) superficial transitional cell bladder carcinoma clinically staged as pTa-T1 G01/3 were included. Median age was
51,8 (range 30-92). Two to 4 weeks after complete transurethral resection (TUR), Gemcitabine was administered intravesically, once a week for 6 consecutive weeks. Six weelkly
instillations of 2000 mg gemcitabine were given in 50 ml saline. Dwell time was 120 minutes after instillations.
Results: Treatment was clinically well tolerated in all patients.
Thirty-four patients complete therapy. Neither systemic nor local
side effects generally exceeded grade I toxicity. There was no
remarkable haematology or biochemistry toxicity. Complete
response was observed in 25 out of 28 patients (89%).
Progression was observed among the non-responders. Complete
response was observed with cystourethroscopy after 1 month
from therapy completion.
Conclusion: Intravesical gemcitabine appears to be well tolerated with no systemic or minimal local toxicity even at the dose
2000 mg tot. This treatment is active in patients for superficial
transitional carcinoma.
References:
1. Gontero P, Cassetta G, Maso G, et al. Eur Urol 2004; 46:339
2. Laufer M, Ramalingam S, Schoenberg MP, et al. J Clin Oncol 2003; 15;
21:697
3. Palou J, Carcas A, Segarra J, et al. J Urol 2004; 172: 485
4. Witjes JA, van der Heijden AG, et al. Eur Urol 2004; 45:182
5, De Berardinis E, Antonini G, Peters GJ, et al. BJU Int 2004; 93:491
Abstract n. 62 - Poster
I TUMORI GERMINALI NON SEMINOMATOSI DEL TESTICOLO IN STADIO CLINICO I: NOSTRA ESPERIENZA
Morelli F.1, Nanni L.1, Di Micco C.1, Setola P.2, Ricci Barbini
E.1, Ricci Barbini V.2, Maiello E.1
1
U.O. Oncologia; 2U.O. Urologia IRCCS Casa Sollievo della
Sofferenza S. Giovanni Rotondo
26
Archivio Italiano di Urologia e Andrologia 2005; 77, 3, Supplemento 2
Background: Scopo dello studio è stata la valutazione dei risultati della chemioterapia adiuvante di 60 pazienti con tumore
germinale non seminomatoso del testicolo in stadio clinico I
con fattori di rischio per la malattia occulta retroperitoneale.
Numerosi studi (1, 2) hanno, infatti, dimostrato che la percentuale di carcinoma embrionale e la presenza d’invasione vascolare risultano fattori di rischio della recidiva. In particolare, in
uno studio (2) la percentuale di carcinoma embrionale >80% e
la presenza d’invasione vascolare si rivelavano predittivi dello
stadio patologico II nell’88% dei casi.
Materiali e Metodi: Dal gennaio 1990 al dicembre 2004, 60
pazienti in stadio clinico I, con una percentuale di carcinoma
embrionale nel tumore primitivo superiore al 50% e/o la presenza d’invasione vascolare sono stati sottoposti ad una chemioterapia adiuvante con due cicli PEB.
Risultati: L’età mediana alla diagnosi era di 38 anni (range 1855 anni) con un follow up mediano era di 60 mesi (range 6180), non sono state osservate recidive. In due pazienti è stata
osservata una teratoma growing syndrome a livello retroperitoneale; il successivo intervento di debulking chirurgico ha
dimostrato la presenza di teratoma maturo in entrambi i casi.
Il trattamento antiblastico è stato discretamente tollerato con
una tossicità ematologica G3 (neutropenia) in 28 pazienti. Un
paziente sottoposto a resezione segmentaria polmonare per
bronchite obliterante e polmonite interstiziale, con un quadro
istopatologico polmonare corrispondente alla tipica tossicità
della Bleomicina. Tutti i pazienti sono viventi.
Conclusioni: Nella nostra esperienza, il trattamento chemioterapico adiuvante si è rivelato adeguato nel trattamento dei
pazienti in stadio I con fattori di rischio per la malattia occulta
retroperitoneale. La tossicità è stata globalmente accettabile.
Studi in corso stanno valutando la possibilità di ridurre la tossicità polmonare con schemi non contenenti la bleomicina (EP
x 2). Tuttavia, per evitare la tossicità polmonare, può essere
indicato trattare questi pazienti con lo schema EP per 2 cicli.
Bibliografia
1. Fung CY, Kalish LA, Brodsky Gland Garnick MB Stage I non seminomatous germ cell testicular tumor: prediction of metastatic potential by primary
histopathology J Clin Oncol 1988; 6:1467
2. Heidenreich A, Sesterhenn IS, Mostofi KF, Moul JW Prognostic risk factors
that identify patients with clinical stage I non seminomatous germ cell
tumors at low risk and high risk for metastasis Cancer 1998; 83:1002
Abstract n. 63 - Poster
TALIDOMIDE ED INTERFERONE ALFA2A-R NEL CARCINOMA ACELLULE RENALI IMMUNOREFRATTARIO:
ESPERIENZA DI 6 CASI
Morelli F.1, Ronga S.1, Aieta M.1, Sebastio N.2, Ricci Barbini
E.2, Ricci Barbini V.2, Maiello E.1
1
U.O. Oncologia; 2U.O. Urologia IRCCS Casa Sollievo della
Sofferenza S. Giovanni Rotondo
Background: Il carcinoma a cellule renali metastatico (CCRM)
rappresenta una neoplasia chemio-resisstente ed in parte
immunoresponsiva. La talidomide (TDM), un farmaco a d
azione sedativa, è stata recentemente impiegata per la sua ttività antiangiogenetica nel mieloma ed in alcuni tumori solidi.
costituisce Scopo delo nostro studio è di valutare la fattibilità,
la tossicità e l’attività della combinazione fra TDM ed interferone a2α-r (IFN).
Patients and Methods: Nel periodo compreso fra aprile 2004 e
gennaio 2005, sono stati trattati sei pazienti di sesso maschile
e con un PS< 2 in 4 pazienti ed uguale a 2 nei restanti 2. L’età
mediana è di 61 anni (range 49-70). Tutti i pazienti erano già
stati trattati con chemio-immunoterapia (IL-2, IFN, 5-FU). Le
sedi metastatiche erano: il fegato in 2, il polmone in 4. La TDM
ABSTRACTS XV Congresso Nazionale Società Italiana di Urologia Oncologica
era somministrata alla dose di 100 mg/die alla sera e l’IFN
3MUI, 3 volte alla settimana. Il trattamento proseguiva fino a
tolleranza o progressione.
Results: La tossicità osservata è di grado I-II (febbre, sonnolenza, mialgie) in tutti i pazienti. La risposta è stata valutata in 5
pazienti. In termini di attività sono state osservate: una risposta parziale a livello polmonare (8+ mesi), due stazionarietà
(6+ e 4+ mesi) e due progressioni. Dopo un follow up mediano di 8 mesi (range 6-14), 5 pazienti sono viventi con malattia ed un paziente con localizzazione epatica è deceduto dopo
3 mesi dal trattamento.
Conclusioni: Lo studio è in corso, comunque le basse dosi di
IFN e la TDM sembra fattibile con una accettabile tossicità ed
una discreta attività.
Abstract n. 64 - Poster
FUMO DI SIGARETTA E RISORSA IDRICA IN PAZIENTI
AFFETTI DA CARCINOMA VESCICALE SUPERFICIALE
Morgia G.1, Serretta V.2, Altieri V.3, Melloni D.2, Galuffo A.2,
Motta M.4, Testa G.5, Magno C.6, Chincoli S.7, Cacciatore
M.8, Simone N.S.9, Contino G.10, Pirritano D.11, Gentile
M.12, Masala A.13, D’Elia A.14, Bulgarella A.15, Mazza R.16,
Ricci Barbini V.17, Raguso G.18, Esposito C.19, Cicalese V.20,
Allegro R.2, Pavone-Macaluso M.2 e i membri del GSTU21
1
Ist Urol-Università di Sassari; 2Ist Urol-Università di Palermo; 3Ist
Urol-Università di Napoli; 4Ist Urol-Università di Catania; 5Osp
Civ Monaldi -Div Urol, Napoli; 6Ist Urol-Università di Messina;
7
Osp Civ-Div Urol, Trani (BA); 8Osp Civ-Div Urol, Partinico (PA);
9
Osp. Civ -Div Urol, Maddaloni (CE); 10Osp. Civ. Cervello-Div
Urol, Palermo; 11Osp Civ-Div Urol, Catanzaro; 12Osp. Civ-Div
Urol, Avellino; 13Osp. Civ. Cardarelli-Div Urol, Napoli; 14Osp CivDiv Urol, Castellaneta (TA); 15Osp Civ-Div Urol, Trapani; 16Osp
Civ-Div Urol, Cosenza; 17Osp Civ-Div Urol, San Giovanni Rotondo
(FG); 18Osp Civ-Div Urol, Martina Franca (TA); 19Osp Civ-Div
Urol, Castellamare Di Stabia (NA); 20Osp. Civ. Moscato-Div Urol,
Avellino; 21Sicilia-Calabria-Campania-Molise-Puglia-BasilicataSardegna
Introduzione: Numerosi studi hanno già confermato il rischio
derivante dal fumo di sigaretta ed è verosimile che molteplici
fattori ambientali quali il tipo di risorsa idrica siano coinvolti
nell’eziopatogenesi del tumore vescicale. La risorsa idrica è
risultata essere un fattore di rischio per i tumori del tratto
digestivo in diversi studi epidemiologici caso-controllo ma
solo raramente è stata oggetto di studio in relazione al carcinoma vescicale.
Metodi: Nell’ambito di uno studio multicentrico sono state
centralizzate informazioni quali l’età, il sesso, il luogo di nascita, l’ambiente di residenza, l’attività lavorativa, l’esposizione al
fumo attivo e passivo, l’uso di tintura per capelli e la risorsa
idrica. Tali fattori di rischio sono stati analizzati in relazione a
grado istologico, categoria T, numero, storia clinica del tumore vescicale e stato del circostante urotelio. Vengono qui presentati i risultati inerenti a fumo di sigaretta e risorsa idrica.
Risultati: Dal maggio 2002 al dicembre 2003 sono stati reclutati 577 pazienti affetti da neoplasia vescicale, 497 (86%)
uomini e 80 (13%) donne. L’età media è risultata essere di 67
anni (range: 28 - 99 anni). Trecentosettanta pazienti (64%)
presentano neoplasie primitive e 207 (36%) recidive; 227
(39%) singole e 350 (61%) multiple. Duecentoquarantuno
pazienti (42%) sono fumatore con una media di 20 sig/die,
188 (33%) sono ex-fumatore. Centoquarantacinque pazienti
(60%) fumatori fumano da almeno 20 anni e solo diciannove
(8%) da meno di 10 (mediana: 30 anni). Ottantotto pazienti
(25 %) sono esposti al fumo passivo, in ambiente di lavoro il
40%, in ambiente familiare il 46% e in ambedue il 14%. Esiste
una relazione tra fumo attivo e passivo (p=0.02). La risorsa
idrica è rappresentata unicamente da acqua in bottiglia in 249
pazienti (44%), da acqua di acquedotto in 177 (32%), da
acqua di pozzo in 38 (7%), da acqua di sorgente in 7 (1%), da
risorsa idrica mista in 89 (16%). L’analisi statistica denota
un’associazione tra uso di acqua non imbottigliata e categoria
T1 del tumore (p=0.03) e assenza di esposizione al fumo
(p=0.015). È stata evidenziata una stretta correlazione tra
periodo di esposizione al fumo e numero di recidive (p=0.01).
Con un cut-off di 20 anni di fumo la percentuale di tumori
recidivi passa dal 19% al 36%. In due regioni del Sud Italia,
Molise e Campania, emerge una peculiare distribuzione di fattori di rischio quali fumo e acqua. Nel Molise l’80% dei pazienti non ha mai fumato, ma di questi il 94% non beve acqua
imbottigliata. In Campania l’84% di pazienti beve esclusivamente acqua imbottigliata, ma di questi il 76% è esposto al
fumo.
Conclusioni: La nostra ricerca rivela una correlazione statisticamente significativa tra periodo di esposizione al fumo e numero delle recidive. Una correlazione emerge anche tra uso di
acqua non imbottigliata con la categoria T1 e con l’assenza di
esposizione al fumo.
Ringraziamenti: Si ringrazia per il supporto la Fondazione
Gruppo Studio Tumori Urologici (GSTU) e la Pzifer Italia Spa.
Abstract n. 65 - Poster
ATTIVITÀ LAVORATIVA E FATTORI DI RISCHIO AMBIENTALE IN PAZIENTI AFFETTI DA CARCINOMA VESCICALE
SUPERFICIALE
Serretta V.1, Morgia G.2, Altieri V.3, Melloni D.1, Ruggirello
A.1, Cosentino V.4, Cindolo L.5, Borruso L.6, Iadevaia M.7,
Vaccarella G.8, Cammarata C.9, Armenio A.10, Saracino A.11,
Nicolosi D.12, Falvo F.13, Lo Presti D.14, Gentile M.15,
Siragusa A.16, Paola Q.17, Masala A.18, D’Elia A.19, Aragona
F.20, Spampinato A.21, Allegro R.1 e i membri del GSTU22
1
Ist Urol-Università di Palermo; 2Ist Urol-Università di Sassari; 3Ist
Urol-Università di Napoli; 4Osp. Civ-Div Urol, Gela (CL); 5Osp Civ
Rummo-Div Urol, Benevento; 6Osp. Civ-Div Urol, Salemi (TP);
7
Osp. Civ. Maddaloni-Div Urol, Maddaloni (CE); 8Osp. Civ.
Cervello-Div Urol, Palermo; 9Osp Civ-Div Urol,Caltanissetta;
10
Casa di Cura Candela, Palermo; 11Ist Urol-Università di Bari;
12
Osp Civ Garibaldi-Div Urol, Catania; 13Osp Civ-Div Urol,
Catanzaro; 14Osp. Civ. Benefratelli-Div Urol, Palermo; 15Osp. CivDiv Urol, Avellino; 16Osp. Civ-Div Urol, Caltagirone (CT); 17Osp
Civ-Div Urol, Sciacca (AG); 18Osp. Civ. Cardarelli-Div Urol,
Napoli; 19Osp Civ-Div Urol, Castellaneta (TA); 20Osp Civ
Cannizzaro-Div Urol, Catania; 21Osp Civ-Div Urol, Taormina
(ME); 22Sicilia-Calabria-Campania-Puglia-Basilicata-Molise-Sardegna
Introduzione: Il rischio di recidiva e di progressione nei tumori
vescicali è strettamente correlato a fattori prognostici quali il
grado, la categoria T, la molteplicità, la storia clinica e lo stato
del circostante urotelio. Numerosi studi hanno già confermato
il rischio derivante dal fumo di sigaretta ed è verosimile che
molteplici fattori ambientali tra i quali l’attività lavorativa e
l’uso di tintura di capelli, siano coinvolti nell’eziopatogenesi
del tumore vescicale.
Metodi: Nell’ambito di uno studio multicentrico in pazienti
affetti da neoplasia vescicale superficiale che ha coinvolto 40
centri urologici dell’Italia meridionale sono state centralizzate
informazioni quali l’età, il sesso, il luogo di nascita, l’ambiente
di residenza, l’attività lavorativa, l’esposizione al fumo attivo e
passivo, l’uso di tintura per capelli e la risorsa idrica. I suddetti fattori sono stati analizzati in relazione a grado istologico,
categoria T, dimensioni, numero, storia clinica dei tumori
vescicali e stato del circostante urotelio. Il fumo di sigaretta e la
risorsa idrica sono stati estensivamente trattati in un precedenArchivio Italiano di Urologia e Andrologia 2005; 77, 3, Supplemento 2
27
ABSTRACTS XV Congresso Nazionale Società Italiana di Urologia Oncologica
te studio. Vengono qui presentati i risultati inerenti l’ambiente
di residenza, l’attività lavorativa e l’uso di tintura per capelli.
Risultati: Dei 577 pazienti reclutati 497 (86%) sono uomini e
80 (13%) donne; 370 (64%) affetti da neoplasie primitive e
207 (36%) recidive; 227 (39%) singole e 350 (61%) multiple.
L’età media è risultata pari a 67 anni (range: 28 - 99 anni). Il
diametro medio della neoplasia è risultato pari a 1.5 cm
(range: 0.2-10 cm). Dei 577 pazienti reclutati, 457 (81%)
risiedono in ambiente urbano. Centotrentatre pazienti (24%)
lavorano, o hanno lavorato, nell’industria a rischio, 107 (19%)
nel settore agricolo, 245 (46%) nel terziario, 18 (3%) in settori industriali non a rischio, 40 (7%) sono casalinghe e 3 (1%)
non hanno un lavoro. Quarantasette pazienti (8%) usano tintura per capelli con un periodo medio di esposizione di 15
anni (range: 1 -50 anni). L’81% dei pazienti che utilizza tintura di capelli è donna. È emersa una relazione statisticamente
significativa tra ambiente di residenza extraurbano e attività
lavorativa in settori a rischio dell’industria e dell’agricoltura
(p<0.0001). L’analisi statistica denota un’associazione tra
ambiente di residenza extraurbano e categoria T1 (p=0.04).
Una correlazione statisticamente significativa è emersa anche
tra impiego nell’agricoltura e nell’industria a rischio e molteplicità della neoplasia (p=0.03). Esiste un’associazione statisticamente significativa tra assenza di rischio lavorativo e uso di
tintura per capelli (p<0.0001) che risulta più diffuso tra i
pazienti che non hanno mai lavorato in settori a rischio (12%
vs 2.5%).
Conclusioni: La nostra ricerca evidenzia una correlazione statisticamente significativa tra molteplicità delle neoplasie e attività lavorative a rischio. Emerge una correlazione tra residenza in ambiente extraurbano e stadio più avanzato del tumore
(T1), verosimilmente attribuibile all’attività lavorativa a maggior rischio di chi risiede fuori dal centro urbano.
Ringraziamenti: Si ringrazia per il supporto la Fondazione
Gruppo Studio Tumori Urologici (GSTU) e la Pzifer Italia Spa.
Abstract n. 66 - Comunicazione
RISULTATI DI UNO STUDIO RANDOMIZZATO SULLA
TOSSICITÀ E SUL RUOLO DEL MANTENIMENTO NELLA
CHEMIOPROFILASSI ENDOVESCICALE PRECOCE DOPO
TUR DI CARCINOMA VESCICALE SUPERFICIALE
Altieri V.1, Serretta V.2, Morgia G.3, Melloni D.2, Scuto F.2,
Motta M.4, Zito A.5, Annese P.6, Carrieri G.6, Di Lallo A.7,
Gallo A.8, Sblendorio D.9, Salzano L.10, Brotza D.3, Ruggiero
G.11, Saita A.5, Cacciatore M.12, Simone N.S.13, Iadevaia
M.13, Vacirca F.14, Selvaggi F.P.15, Pirritano D.16, Bizzini A.17,
Pepe P.18, Pavone-Macaluso M.2, Allegro R.2 e i membri del
GSTU19
1
Ist Urol-Università di Napoli; 2Ist Urol-Università di Palermo; 3Ist
Urol-Università di Sassari; 4Ist Urol-Università di Catania; 5Osp
Civ-Div Urol, Torre del Greco (NA); 6Osp Civ-Div Urol, Matera;
7
Osp Civ-Div Urol,Campobasso; 8Istituto Nazionale Tumori -Div
Urol, Napoli; 9Osp. Civ-Div Urol, Carbonara (BA); 10Osp Civ
Rummo-Div Urol, Benevento; 11Clinica GEPOS-Div Urol, Telese
Terme (BN); 12Osp Civ-Div Urol, Partinico (PA); 13Osp. Civ-Div
Urol, Maddaloni (CE); 14Osp Civ-Div Urol,Caltanissetta; 15Ist UrolUniversità di Bari; 16Osp Civ-Div Urol, Catanzaro; 17Osp. Civ-Div
Urol, Caltagirone (CT); 18Osp Civ Garibaldi-Div Urol, Catania;
19
Sicilia-Calabria-Campania-Puglia-Basilicata-Molise-Sardegna
Introduzione: La chemioterapia endovescicale precoce dopo la
TUR è suggerita dalle linee guida europee in tutti i pazienti
affetti da uroteliomi vescicali superficiali. L’instillazione endovescicale precoce può incrementare la tossicità sia topica che
sistemica. Ancora dubbio rimane in questi pazienti il ruolo del
mantenimento. Da diverse esperienze sembra però emergere
un vantaggio dell’adozione di un regime di mantenimento
28
Archivio Italiano di Urologia e Andrologia 2005; 77, 3, Supplemento 2
almeno nei pazienti a più alto rischio di recidiva. Vengono presentati i risultati sulla tossicità ed i risultati preliminari sulla
efficacia di uno studio randomizzato multicentrico teso a valutare il ruolo del mantenimento in uno schema di chemioprofilassi endovescicale precoce.
Materiali e Metodi: Sono stati randomizzati pazienti a medio
rischio di recidiva affetti da carcinoma vescicale superficiale TaT1, G1-2, in assenza di Tis. I pazienti sono stati sottoposti a
resezione endoscopica (TUR) e chemioterapia endovescicale
precoce con epirubicina (80mg/50 ml) entro 6 ore dalla TUR e
quindi randomizzati in due bracci: A. induzione settimanale
per complessive 6 settimane; B. induzione più mantenimento
mensile per complessivi 12 mesi. I pazienti sono stati mantenuti in follow-up con citologia e cistoscopia a ritmo trimestrale per 2 anni e poi semestrale.
Risultati: La tollerabilità del trattamento antiblastico endovescicale precoce è stata soddisfacente. Si è registrato un evento
avverso severo (0.25%) per la somministrazione del farmaco in
un caso di perforazione intraperitoneale misconosciuta che ha
richiesto intervento a cielo aperto. Non è stata per il resto registrata alcuna altra forma di tossicità sistemica. Due pazienti
(0.5%) non hanno eseguito la instillazione immediatamente
successiva alla somministrazione precoce per cistite chimica
severa. Trentaquattro pazienti (8.5%) hanno definitivamente
sospeso il trattamento per tossicità topica insorta in corso di
induzione (10.7%) o di mantenimento (6.4%). Non emerge
una differenza statisticamente significativa per tossicità topica
tra i due schemi terapeutici (p=0.131). Ad un follow-up
mediano pari a 13 mesi, hanno recidivato 38 (19.9%) pazienti
del braccio A (mediana: 7 mesi) e 27 (13%) del braccio B
(mediana: 9 mesi). Non è emersa ad oggi alcuna differenza
significativa in termini di tempo libero da recidiva (p=0.097) e
percentuale di pazienti recidivanti malgrado si evidenzi un
trend a favore del mantenimento (p=0.062).
Conclusioni: La tollerabilità della chemioprofilassi endovescicale precoce dopo TUR è risultata soddisfacente ma particolare
attenzione occorre porre nel riconoscere anzi tempo i casi di
perforazione vescicale. Emerge preliminarmente un trend di
efficacia a favore del mantenimento.
Ringraziamenti: Si ringrazia per il supporto la Fondazione
Gruppo Studio Tumori Urologici (GSTU) e la Pzifer Italia Spa.
Abstract n. 67 - Poster
PREVENZIONE DEL TUMORE DELLA PROSTATA: CADUTA DEI LIVELLI ANDROGENICI O ECCESSO DI ANDROGENI? UNA REVIEW DELLA LETTERATURA CORRENTE
Di Francesco S., Verratti.V, Tenaglia L.R.
Clinica Urologia Università “G.d’Annunzio”, Chieti Pescara
Introduzione e Obiettivi: I dati che correlano l’eziopatogenesi del
tumore prostatico con i livelli di androgeni rimangono contradditori. I risultati acquisiti negli ultimi anni hanno posto le
fondamenta di un’ ipotesi che individua nei bassi livelli di
androgeni l’innesco eziopatogenetico del tumore prostatico.
Metodi: Lo studio è stato condotto a mezzo di un’accurata analisi della letteratura internazionale riguardante l’ultimo decennio (1995-2005). Le parole chiave utilizzate nella ricerca sono
state: tumore prostatico; androgeni; chemioprevenzione Ca.
prostata; terapia androgenica sostitutiva.
Risultati: La riduzione degli androgeni può giocare un ruolo
chiave nella carcinogenesi della prostata attraverso un processo di atrofia legato a lesioni frequenti nell’anziano quali l’IPB e
l’iperplasia prostatica che sembra essere correlata direttamente
con il tumore prostatico. È noto come l’invecchiamento porti
ad un declino dei livelli di testosterone sierico e in queste condizioni la terapia sostitutiva con androgeni potrebbe normalizzare i livelli ormonali prevenendo la cascata di eventi che rap-
ABSTRACTS XV Congresso Nazionale Società Italiana di Urologia Oncologica
presenta il processo carcinogenetico delle cellule prostatiche.
Conclusioni: Dalla letteratura corrente si evince come la materia della discordia in seno al processo di carcinogenesi prostatica abbia una duplice interpretazione: caduta dei livelli androgenici o eccesso di androgeni?. Infatti il processo tumorale
segue sia una caduta sia un eccesso dei livelli androgenici. La
maggior parte dei tumori, tuttavia, deriva da un ambiente
androgenico al di sotto dei normali valori. Pertanto il ruolo
putativo della normalizzazione degli androgeni nella prevenzione del tumore della prostata, da parte del mondo scientifico internazionale, incontra attenzioni particolari riguardanti la
correlazione tra bassi livelli di testosterone sierico e tumore
della prostata.
Bibliografia
1. Algarte G, et al. Prevention of prostate cancer by androgens: experimental paradox or clinical reality. Europ Urol 2004; 46: 285
2. Kaufman JM. The effect of androgen supplementation therapy on the
prostate. Aging Male 2003; 6:166
3. Prehn R. On the prevention and therapy of prostate cancer by androgen.
Cancer Research 1999; 59:4161
4. Rao KUN. Chemioprevention of Rat Prostate Carcinogenesis by early and
delayed administration of Dehydroepiandrosteron. Cancer Research 1999;
59:3084
5. Raivio T, Santti H. Reduced Circulating Androgen Bioactivity in patients
with prostate cancer. The Prostate 2003; 55:194
6. Staittin LS, et al. High levels of Circulating testosterone are not associated with increased prostate cancer risk: a pooled prospective study. Int J
Cancer 2004; 108:418
7. Morgentaler A, et al. Occult prostate cancer in men with low serum
testosterone levels.JAMA 1996; 276:1904
8. Hoffman MA, et al. Is low serum free testosterone a marker for high
grade prostate cancer? J Urol2000; 163:824
9. Zhang Pl, et al. Association between prostate cancer and serum testosterone levels. The Prostate 2002; 53:179
10. Schatzl G, et al.High-grade prostate cancer is associated with low serum
testosterone levels. The Prostate 2001; 47:52
11. Marcelli B M, Cunningham GR. Hormonal signaling in prostatic hyperplasia and neoplasia. J Clin Endocrin Metabolism 1999; 84:3463
Abstract n. 68 - Video
TUMORECTOMIA RENALE BILATERALE PER NEOPLASIA RENALE: UTILIZZO DEL GEL DI TROMBINA NELL’EMOSTASI CHIRURGICA
Bertini R., Mazzoccoli B., Sangalli M., Pasta A., Roscigno
M., Da Pozzo L.F., Colombo R., Bocciardi A., Rigatti P.
U.O. Urologia, Universita Vita-Salute San Raffaele, Milano
Introduzione e Obiettivi: Diversi studi multicentrici randomizzati hanno dimostrato che la chirurgia “nephron-sparing” nella
terapia del carcinoma renale sia sovrapponibile, in termini di
controllo locale e a lungo termine della malattia, alla chirurgia
radicale, per tumori renali con diametro ≤5 cm. Pur comportando un evidente vantaggio per la conservazione dell’organo,
e quindi della funzione renale del paziente, l’enucleoresezione
del tumore renale con ischemia a caldo o a freddo, impone
un’accurata tecnica emostatica. Presentiamo la tecnica chirurgica di enucleoresezione per neoplasia renale e l’utilizzo del
gel di Trombina nell’emostasi della trancia di sezione.
Metodi: Paziente, maschio, di 59 anni affetto da sospetta neoplasia renale bilaterale di riscontro ecografico incidentale e
confermata con esecuzione di tomografia computerizzata.
Sono evidenti 2 singole neoformazioni al rene sinistro e destro
del diametro massimo rispettivamente di 15 e 21 mm. La stadiazione clinica preoperatoria non ha evidenziato localizzazioni secondarie. Steps chirurgici: 1) Incisione laparotomica
mediana xifo-sovraombelicale; 2) isolamento e clampaggio del
peduncolo vascolare bilateralmente; 3) enucleoresezione di 2
neoformazioni del diametro di 15 mm e 21 mm rispettivamente a sinistra e a destra; 4) applicazione di alcuni punti di
sutura per i vasi di calibro maggiore e per eventuali soluzioni
di continuo della via escretrice; 5) Cauterizzazione con Argon
laser; 6) declampaggio (tempo d’ischemia: 18 min a sx; 21 min
a dx); 7) apposizione di colla di Trombina con successiva emostasi compressiva per un tempo di 2 minuti mediante tampone
di garza imbevuta di soluzione fisiologica. Il declampaggio precede l’apposizione della colla per favorire l’azione della stessa a
contatto con le piastrine e i fattori della coagulazione.
Risultati: L’azione emostatica del gel di trombina sulla trancia di
sezione dimostra efficace. Si ottiene un efficiente controllo del
sanguinamento residuo senza ricorso ad ulteriori presidi emostatici e senza la necessità di apposizione di tessuto adiposo
autologo sulla trancia di sezione. Talvolta è necessario ripetere
l’applicazione della colla di trombina per ottenere un’emostasi
completa. La TC di controllo a 6 mesi, ha evidenziato una
minima disomogeneità del tessuto adiposo perirenale, con
contorni netti e regolari della trancia di sezione renale bilateralmente, in assenza di recidive locali.
Conclusioni: Il gel di trombina è un efficace e sicuro presidio
emostatico, utile nella chirurgia renale “nephron sparing” per
neoplasia. Il suo impiego permette una riduzione dei tempi di
ischemia e un minor traumatismo meccanico sul parenchima
renale. Si evidenzia inoltre una ottima visualizzazione alla TC
della sede della precedente neoplasia renale, che favorisce una
maggiore accuratezza nel follow up oncologico.
Bibliografia
1. Belldegrun A, et al. J Clin Oncol 1999; 17:2868
2. Richter F, et al. Urology 2003; 61:73
3. Shekarriz B, et al. J Urol 2002; 167:1218
4. Evans LA, et al. J Urol 2003; 169:1360
Abstract n. 69 - Comunicazione
TUMORECTOMIA RENALE PER CARCINOMA A CELLULE
RENALI: FATTORI PROGNOSTICI E SOPRAVVIVENZA A
LUNGO TERMINE IN PZ. IN STADIO PATOLOGICO T1
Bertini R.1, Sangalli M.1, Roscigno M.1, Cozzarini C.2, Pasta
A.1, Mazzoccoli B.1, Angiolilli D.1, Da Pozzo L.F.1, Colombo
R.1, Bocciardi A.1, Rigatti P1.
1
U.O. Urologia, Università Vita-Salute; 2U.O. Radioterapia, H. San
Raffaele, Milano
Obiettivi: La tumorectomia renale rappresenta la tecnica chirurgica di riferimento nei tumori renali localizzati di piccole dimensioni. Obiettivo dello studio è stato esaminare retrospettivamente la nostra casistica in relazione alla sopravvivenza globale (OS)
e causa specifica (CSS) dei pz. sottoposti a tumorectomia ranale
per carcinoma a cellule renali (RCC) in stadio pT1 sec TNM
2002. È stata inoltre valutata la presenza di fattori prognostici
indipendentemente predittivi di sopravvivenza.
Metodi: Fra il 1988 ed il Luglio 2004 237 pz., con stadio patologico T1 (età media:60 anni; R: 25-86), sono stati sottoposti
ad intervento di tumorectomia renale per RCC (diametro
medio 3,1 cm; R: 0,4-7 cm).
Caratteristiche dei pazienti: M/F 172/65; Dx/Sx/Bilaterale:
118/108/11; sede terzo sup/medio/inf 69/77/91; Creatininemia
preoperatoria: 1,05 ± 0,51 mg/dL. Tutti i pz. sono stati studiati con scintigrafia ossea e TC toraco-addominale e nessuno presentava metastasi alla diagnosi. Venti pz. erano monorene chirurgico e 22 pz. presentavano una patologia benigna al rene
controlaterale.
Risultati: La durata mediana dell’intervento è stata di 140 min
(R:60-320); il tempo mediano di ischemia di 20 min (R: 4-44),
Archivio Italiano di Urologia e Andrologia 2005; 77, 3, Supplemento 2
29
ABSTRACTS XV Congresso Nazionale Società Italiana di Urologia Oncologica
le perdite ematiche mediane di 350 mL (R: 50-3900). Esame
istologico: pT1a/pT1b: 188/49; G1/G2/G3: 74/140/23; RCC a
cellule chiare: 182pz.; ossifile/cromofobo:16; papillifero: 34;
altro: 5. Complicanze che abbiano richiesto un reintervento
chirurgico si sono verificate nel 4,5% dei casi (11/237): 4
emorragie acute, 1 splenectomia, 2 deiscenze della ferita, 5
fistole urinose (trattate con posizionamento di doppio J ureterale). La degenza mediana è stata di 6 gg (R: 3-34). La OS a 5
anni (follow-up mediano 60,7 mesi) è stata dell’89,7%, la CSS
del 94,1%. L’analisi univariata non ha evidenziato una differenza statisticamente significativa in termini di CSS a 5 anni
fra il gruppo di pz. in stadio pT1a e pT1b. I pz. con neoplasia
G3 hanno mostrato una CSS a 5 anni significativamente inferiore ai pz. con neoplasia G1 (82% vs 100%; p=0,01), mentre
nessuna differenza statistica è risultata fra pz. G2 e G3. L’analisi
multivariata ha infine identificato, come fattori prognostici
indipendentemente predittivi di OS, l’età avanzata (p=0,004),
la creatininemia preop (p=0,005) e il Grading (p=0,03), mentre in termini di CSS sono risultati fattori prognostici indipendenti l’età avanzata (p= 0,003) ed il Grading (p=0,04). Lo stadio patologico (pT1a vs pT1b) non è risultato fattore prognostico indipendente nemmeno all’analisi multivariata.
Conclusioni: La tumorectomia renale si conferma una tecnica
chirurgica affidabile e consolidata e rappresenta il gold standard nelle neoplasie renali di piccole dimensioni (stadio pT1).
L’analisi multivariata evidenzia come fattori prognostici indipendenti di OS e CSS l’età avanzata ed il grading, mentre non
sembra emergere alcun ruolo prognostico dello stadio della
malattia (pT1a vs pT1b) secondo il TNM 2002. Emerge inoltre, sorprendentemente, il ruolo della creatininemia preoperatoria quale fattore prognostico indipendente di OS.
Abstract n. 70 - Poster
LE CONSEGUENZE URODINAMICHE DELL’ISTERECTOMIA RADICALE SEC. WERTHEIM-MEIGGS; LA NOSTRA
ESPERIENZA
Pizzorno R., Simonato A., Ninotta G., Gastaldi C.,
Carmignani G.
Istituto di Clinica Urologica “L. Giuliani”, Università di Genova
Introduzione e Obiettivi: L’isteroannessiectomia radicale sec.
Wertehim-Meiggs viene utilizzata per il trattamento delle neoplasie uterine; grazie al miglioramento delle tecniche terapeutiche le pazienti riescono a giungere all’osservazione dell’Urologo
per disturbi vescico-sfinterici che si manifestano anche ad anni
di distanza. A questo scopo abbiamo riesaminato la casistica
dell’Urodinamica della Clinica Urologica degli ultimi 5 aa per
stabilire il rapporto che può esistere fra intervento chirurgico e
problematiche vescico-sfinteriche anche tardive.
Metodi: Sono state valutate 29 donne di età compresa fra 40 e
82 anni (aa) (media 61.7 aa SD 12.03 aa) già sottoposte ad
isterannessiectomia radicale C/O Unità Operative
Ginecologiche da 1 a 38 aa prima della valutazione (media
12.43 aa SD 10.29 aa) 7/29 risultavano aver eseguito radioterapia 2/29 cesioterapia (Tab 1). 5/29 praticavano autocateterismi per ritenzione urinaria (da 1 a 7 al giorno media media
2.6). 8/29 in seguito all’incontinenza facevano uso di pannolino, da 1 a 4 pannolini al giorno (media 2.13). Tutte le pazienti (pts) sono state sottoposte ad esame urodinamico completo
(uroflussometria, valutazione del residuo PM, cistomanometria, studio p/f, profilo pressorio uretrale).
Risultati: L’uroflussometria ha evidenziato un flusso massimo >
20 ml/sec in 7 casi su 29 (24.1 %); negli altri casi (75.9 %) il
flusso massimo è risultato inferiore a tale valore (range 9.0 19.0 ml/sec, media 15.4 ml/sec, DS 3.30 ml/sec). In 11/29
(37.9 %) vi era ausilio del torchio addominale; il flusso è risultato intermittente in 4/29 casi (13.8 %). Il residuo PM è stato
30
Archivio Italiano di Urologia e Andrologia 2005; 77, 3, Supplemento 2
riscontrato in 14 casi con valori compresi fra i 7 ed i 700 ml
(media 140.14 ml, DS 194.41 ml). Alla cistomanometria 10 su
29 pts (34.5%) non hanno manifestato alcuna sensibilità vescicale al riempimento (> 350 ml). In 8/29 casi la massima capacità cistomanometrica è risultata < 350 ml range 99 - 340 ml
(media 260.1 ml DS 85.6 ml). Il riflesso detrusoriale è stato
evocato in 8/29 (27.6%); nel rimanente 73.4% non è stata evidenziata attività contrattile detrusoriale. In 3 pazienti è stata
posta la diagnosi di vescica iperattiva; in un caso la situazione
è complicata da dissinergia vescica-sfintere.
Discussione: L’isterectoma radicale ha la fama di danneggiare
l’innervazione vescico-sfinterica e può giungere al punto di
rendere la vescica iposensibile ed ipo-acontrattile; la nostra
esperienza sembra confermare queste conoscenze; infatti 5
delle nostre pazienti già praticavano autocateterismo e che altre
11 presentavano residuo PM al termine della uroflussometria.
Il 34.5% delle nostre pts ha evidenziato una vescica non sensibile al riempimento ed il 73.4% non ha evidenziato attività
contrattile. Il nostro studio conferma il rischio di danno dell’innervazione sensoriale e motoria in corso di isteroannessiectomia radicale.
Bibliografia
1. Chen GD, Lin LY, Wang PH, Lee HS. Urinary tract dysfunction after radical hysterectomy for cervical cancer. Gynecol Oncol. 2002; 85:292
2. Chuang TY, Yu KJ, Penn IW, Chang YC, Lin PH, Tsai YA. Neurourological
changes before and after radical hysterectomy in patients with cervical cancer. Acta Obstet Gynecol Scand. 2003; 82:954
Abstract n. 71 - Comunicazione
FOLLOW-UP ONCOLOGICO A MEDIO TERMINE E
MORBIDITÀ DOPO CISTECTOMIA RADICALE NERVE
AND SEMINAL-SPARING
Bertini R., Mazzoccoli B., Naspro R., Salonia A., Da Pozzo
L.F., Fabbri F., Rigatti P., Colombo R.
U.O. Urologia, Università Vita-Salute San Raffaele, Milano Istituto
Scientifico
Introduzione: L’intervento di cistectomia radicale sec.la tecnica
nerve e seminal-sparing si propone di salvaguardare una elevata QoL post-operatoria nel rispetto di una corretta radicalità
oncologica. Scopo del presente studio è stata la valutazione
dell’eventuale impatto negativo dell’intervento in termini oncologici e di morbidità nel follow-up (F-U) a medio termine.
Materiali e Metodi: Tra giugno ‘96 e gennaio ‘05, 43 pazienti
(35-62 anni), di cui 30 affetti da neoplasia vescicale uroteliale
(TCC) Ta,T1,CIS ad alto rischio e 13 con stadio clinico T2,
sono stati sottoposti a linfoadenectomia pelvica e cistectomia
radicale nerve e seminal-sparing (NSS) con risparmio della
capsula prostatica dopo TURP (consensuale in 17 e antecedente in 26 casi) e neovescica ileale con ileocapsulplastica.
Risultati: Il referto patologico definitivo ha documentato: 10
pT0,19 pT1,1 CIS, 7 pT2a, 6 pT2b; 3 pz pN+ tra i pz con TCC
superficiali e 3 pazienti pN+ tra quelli con TCC muscolo-infiltrante. Il F-U mediano è di 44 (7-104) mesi. Abbiamo registrato 2 casi di recidiva di TCC locale in sede di capsula prostatica
a 30 e 18 mesi di F-U, entrambi sottoposti a TURP consensuale alla cistectomia: il primo è deceduto a 50 mesi dall’ intervento per metastasi (mts) a distanza e il secondo è stato sottoposto
ad exeresi della recidiva locale. 2 pz hanno sviluppato un TCC
metacrono dell’alta via escretrice per cui sono stati sottoposti a
nefroureterectomia, di cui 1 ha poi sviluppato una recidiva in
sede di mucosa di neovescica. In 1 pz (pT1,G3,N2) abbiamo
documentato una ricaduta linfonodale retroperitoneale estesa
con decesso a 45 mesi di F-U. I rimanenti 3 pz N+ alla cistectomia (2N2 e 1N1) sono stati trattati con CT adiuvante e sono
attualmente in fase di remissione clinica. Nei restanti casi, il F-
ABSTRACTS XV Congresso Nazionale Società Italiana di Urologia Oncologica
U oncologico è ad oggi negativo. In termini di morbidità postoperatoria abbiamo registrato 1 reintervento per occlusione
intestinale, 2 casi di stenosi dell’anastomosi ileo-capsulare, 2 di
ritenzione urinaria da prolasso ileo-capsulare (trattati con successo endoscopicamente) e 5 casi di stenosi dell’anastomosi
ureterale di cui 1 sottoposto a nefrectomia per esclusione funzionale del rene. Dal punto di vista funzionale si è documentata in tutti i pazienti una precoce e completa continenza notturna e diurna salvo 1 caso ed in tutti i pazienti eccetto 1 una attività erettile totalmente conservata.
Conclusioni: 2 casi di recidiva locale di malattia possono essere
direttamente riferiti alla tecnica adottata e all’esecuzione consensuale della TURP (negatività dell’esame istologico all’esame
intaoperatorio; successiva presenza di TCC in uretra prostatica e parenchima prostatico rispettivamente all’esame istologico definitivo). In tutti gli altri casi la prognosi è stata condizionata dallo stadio patologico all’intervento. Non abbiamo
rilevato un incremento del tasso di mts a distanza riferibile alla
tecnica chirurgica o la comparsa di mts in sedi anomale. Tutti
i pazienti hanno riferito una elevata ER-QoL documentata
inoltre mediante questionari validati. Visti i risultati ottenuti
riteniamo mandatoria l’esecuzione della TURP e delle biopsie
prostatiche antecedenti (circa 20 gg) alla cistectomia NSS sia ai
fini di garantire corretta stadiazione della malattia sia ai fini di
ridurre la morbidità postoperatoria.
Abstract n. 72 - Poster
EFFETTO DELLA TERMOCHEMIOTERAPIA LOCALE IN
PAZIENTI AFFETTI DA NEOPLASIA SUPERFICIALE
VESCICALE
Colombo R.1, Naspro R.1, Salonia A.1, Moskovitch2, Sidi A.2,
Akkad T.3, Gofrit O.2, O’osterhof G.4, Liebovitch I.2, Leib Z.2,
Conti G.1, Stein A.2, De Corbelli O.1, Maffezzini M.1
1
Milano, Como, Genova (Italia); 2Haifa, Holon, Jerusalem, Kfar
Saba, Petach-Tikva (Israele); 3Innsbruck (Austria); 4Maastricht
(Olanda)
Introduzione: Il bacillo di Calmette-Guerin (BCG) è da lungo
tempo intensivamente utilizzato nella profilassi delle recidive
dopo TUR delle neoplasie vescicali superficiali ad alto rischio
sec. i criteri EAU. Per questo gruppo di pazienti, in genere, il
fallimento della terapia con BCG si accompagna ad una cattiva prognosi. In numerosi studi ad ampio reclutamento, la
sopravvivenza libera da malattia a 2 anni dopo fallimento della
terapia con BCG, varia dall’ 8% al 42% in relazione ai diversi
protocolli di salvataggio adottati (3 ciclo di BCG, Interferonα2B solo o sequenziale con BCG, MMC, Valrubicina). Per i
pazienti non responder la cistectomia costituisce l’indicazione
elettiva. Lo scopo di questo lavoro è stato di valutare l’efficacia
del trattamento combinato di ipertermia e chemioterapia
endovescicale con Mitomicina C (Synergo®) in pazienti in fallimento dopo BCG.
Pazienti e Metodi: In uno studio retrospettivo multicentrico
sono stati valutati 110 pazienti affetti da neoplasia vescicale
superficiale ad intermedio e alto rischio recidivi dopo trattamento con BCG. I pazienti sono stati trattati con termo-chemioterapia con Synergo® (temperatura media 42.5 C + MMC
40 mg/40 ml) locale tra il 1996 e il maggio 2005.
Risultati: Sono risultati valutabili 76 pazienti “BCG failures”
secondo la classificazione di O’Donnel’s (intolleranza a
BCG/recidivi dopo 2 ciclo di BCG). Il follow-up mediano è di
16 (2,5-57) mesi. L’efficacia del trattamento con Synergo(r),
calcolata come sopravvivenza libera da malattia espressa con la
curva di Kaplan-Meier, è risultata dll’86% e del 73% rispettivamente ad 1 anno e a 2 anni dal trattamento.
Conclusioni: In pazienti recidivi dopo BCG, il trattamento
endovescicale combinato con ipertermia e chemioterapia loca-
le, ha mostrato un effetto superiore a quello pubblicato per
regimi di trattamento alternativi, e può essere considerato una
opzione terapeutica adeguata per questo gruppo di pazienti
altrimenti candidati a cistectomia radicale.
Bibliografia
1. Catalona, WJ, Hudson MA, Gillen DP, et al. Risks and benefits of repeated courses of intravesical bacillus Calmette-Guerin therapy for superficial
bladder cancer. J Urol 1987; 137:220
2. Malmstrom PU, Wijkstrom H, Lundholm C, et al: 5-Year followup of a
randomized prospective study comparing mitomycin C and bacillus
Calmette-Guerin in patients with superficial bladder carcinoma. SwedishNorwegian Bladder Cancer Study Group. J Urol 1999; 161:1124
3. Steinberg G, Bahnson R, Brosman S, et al. Efficacy and safety of valrubicin for the treatment of bacillus Calmette-Guerin refractory carcinoma in
situ of the bladder. Valrubicin Study Group. J Urol 2000; 163:761
4. Williams RD, Gleason DM, Smith AY, et al. Pilot study of intravesical
alfa-2b interferon for treatment of bladder carcinoma in situ following BCG
failure. J Urol 1996; suppl., 155: 494A, abstract 735
5. O’donnel MA, Krohn J, DeWolf WC. Salvage intravesical therapy with
interferon-α2B plus low dose bacillus Calmette-Guerin is effective in
patients with superficial bladder cancer in whom bacillus Calmette-Guerin
alone previously failed. J Urol 2001; 166:1300
6. O’donnell MA, Lilli K, Leopold C, The National Bacillus CalmetteGuerin/Interferon Phase 2 Investigator Group: Interim results from a
national multicenter phase II trial of combination Bacillus Calmette-Guerin
plus Interferon Alfa-2b for superficial bladder cancer. J Urol 2004; 172:888
Abstract n. 73 - Poster
AFFIDABILITÀ DELLA CISTOSCOPIA CON 5-ALA NEL
FOLLOW-UP DEL CIS PURO IN TRATTAMENTO CON BCG
Colombo R., Naspro R., Fabbri F., Rigatti P.
UO Urologia, Università “Vita-Salute”, Istituto Scientifico H. San
Raffaele, Milano
Obiettivo: Studio prospettico che valuta l’affidabilità della cistoscopia eseguita in fluorescenza (PDD) dopo somministrazione
endovescicale di acido 5-aminolevulenico (5-ALA) confrontata
con la luce bianca tradizionale in pazienti affetti da carcinoma
in situ (Cis) non associato a forme papillari (puro).
Materiali e Metodi: Tra febbraio 2004 e maggio 2005, 26
pazienti affetti da Cis puro, in varie fasi di trattamento con
BCG secondo lo schema di Lamm a distanza di almeno 3 settimane dall’ultima instillazione di immunoterapico, sono stati
sottoposti in regime ambulatoriale durante il follow-up a cistoscopia con strumento rigido, in luce standard e in PDD previa
instillazione endovesciale di 5 ALA (50 ml di una soluzione di
5-ALA al 3,5%, Shering) almeno 2 ore e 45 minuti prima.
Come fonte luce è stata utilizzata una luce bianca con filtro
equipaggiata con lampada allo xenon in grado di produrre una
lunghezza d’onda da 345 a 440 nm. La vescica è stata esplorata accuratamente prima in luce bianca e poi in fluorescenza.
Tutte le aree sospette per tumore sono state sottoposte a biopsie a freddo in regime ambulatoriale. Al momento della cistoscopia ogni paziente recava con se un esame citologico delle
urine su 3 campioni. Tutti i campioni istologici ottenuti sono
stati valutati da un patologo cieco allo studio.
Risultati: La durata media delle instillazioni è stata 160 minuti
(range 100-180) e gli effetti collaterali legati alle instillazioni
sono stati trascurabili e tutti i pazienti sono stati in grado di
trattenere il farmaco per il tempo adeguato. Dei 26 pazienti
valutati 5 (19,2) erano postivi per Cis alla biopsia, di cui 4 diagnosticati solo in fluorescenza e 1 sia in luce in luce bianca
standard che in fluorescenza. In 5 casi (19,2%) (cosa vuol
dire?) sono state eseguite biopsie di aree sospette in fluorescenza che alla valutazione istologica sono risultate compatibili con aree infiammatorie. In soli due pazienti si è riscontrata
Archivio Italiano di Urologia e Andrologia 2005; 77, 3, Supplemento 2
31
ABSTRACTS XV Congresso Nazionale Società Italiana di Urologia Oncologica
una citologia vescicale urinaria positiva per cellule tumorali
maligne ed in entrambi i casi sia la cistoscopia in fluorescenza
che quella a luce bianca sono risultate negative per aree
sospette mentre è risultata positiva una ricerca di CTM ureterale selettiva.
Conclusione: Questi dati, seppur preliminari, sembrano indicare che la cistoscopia eseguita in fluorescenza sembra incrementare la detection rate di carcinoma in situ durante il follow-up di pazienti ad alto rischio senza aumentare il rischio di
complicanze.
Bibliografia
1. Schmidbauer J, Witjes F, Schmeller N, Donat R, Susani M, Marberger M.
Hexvix PCB301/01 Study GroupImproved detection of urothelial carcinoma
in situ with hexaminolevulinate fluorescence cystoscopy. J Urol 2004; 171:135
2. Zaak D, Kriegmair M, Stepp H, Baumgartner R, Oberneder R, Schneede
P, Corvin S, Frimberger D, Knuchel R, Hofstetter A. Endoscopic detection of
transitional cell carcinoma with 5-aminolevulinic acid: results of 1012 fluorescence endoscopies. Urology 2001; 57:690
Abstract n. 74 - Comunicazione
LA TECNICA F.I.S.H. NELLA DIAGNOSI DI RECIDIVA DEL
CARCINOMA VESCICALE
Bassi P.1, De Marco V. 1, Longo F. 1, Bertoloni R.1, Aragona
M.1, Volpe A.1, Gardi M.1, Lamon C.1, Fassina A.2,
Cavazzana A.3
1
Clinica Urologica, Università di Padova; 2Servizio di
Citodiagnostica, Università di Padova; 3Sezione di Patologia
Molecolare, Università di Pisa
Introduzione e Obiettivi: Attualmente la cistoscopia e la citologia
urinaria rappresentano il “gold standard” nel monitoraggio dei
pz con neoplasia vescicale superficiale (NVS). Nelle neoplasie
uroteliali sono state identificate molteplici alterazioni genetiche
(numeriche e strutturali) non-random. La rilevazione di queste
specifiche anomalie cromosomiche grazie all’Ibridizzazione In
Situ Fluorescente (FISH) può essere utilizzata nella diagnosi di
cancro della vescica. Scopo di questo studio è valutare la sensibilità e la specificità della metodica FISH nei campioni di urina
dei pz in controllo endoscopico per NVS.
Metodi: 37 pz in follow-up per pregressa NVS sono stati sottoposti a cistoscopia, citologia urinaria e FISH. Ogni lesione sospetta
è stata biopsiata. La citologia urinaria e la FISH sono state applicate a campioni di cellule uroteliali ottenute da lavaggio vescicale. Per valutare anomalie cromosomiche tumore-associate nelle
cellule vescicali sono state utilizzate delle sonde marcate con
sostanze fluorescenti dirette verso i centromeri dei cromosomi 3,
7 e 17, ed una sonda specifica per il locus 9p21.
Risultati: 9/37 (24,3%) pz avevano alla cistoscopia delle lesioni
sospette che solo in 5 si sono rivelate positive all’esame istologico.
18/37 (48,6%) pz sono risultati positivi alla tecnica FISH. 1/37
(2,7%) pz ha mostrato positività e 3/37 (8.1%) hanno mostrato
un sospetto alla citologia urinaria. Tutti i pz con cistoscopia ed
esame istologico positivo sono risultati positivi alla FISH mentre
solo 1 ha mostrato positività alla citologia. Tutti i pz con cistoscopia positiva ed esame istologico negativo sono risultati negativi
alla FISH. I 3 pz con cistoscopia negativa e citologia sospetta sono
risultati positivi alla FISH. 10/37 (27%) pz sono risultati positivi
alla FISH, avendo esame cistoscopico e citologia negativi.
Conclusioni: La tecnica FISH ha dimostrato di avere una sensibilità del 100%, valore superiore rispetto alla citologia (50%) e
alla cistoscopia (62,5%), una specificità del 66,5% (citologia
100%, cistoscopia 86%). Il follow-up dei pz nei prossimi mesi
ci mostrerà se il valore della specificità è destinato ad aumentare in quanto la FISH potrebbe anticipare la diagnosi di recidiva di neoplasia uroteliale. La presenza di alterazioni nell’urotelio non neoplastico può aiutare ad evidenziare pz a rischio di
recidiva, e la negatività all’esame FISH e della diagnostica per
immagini potrebbe far propendere a non eseguire più la cistoscopia nei pz in controllo endoscopico per NVS. La tecnica
FISH appare pertanto meritevole di ulteriori studi.
Bibliografia
1. Sauter G, Gasser TC, Moch H, Richter J, Jiang F, et al. DNA aberrations
in urinary bladder cancer detected by Flow citometry and FISH. Urol Res
1997; 25 (Suppl 1):S37-43
2. Bubendorf L, Grilli B, Sauter G, Mihatsch MJ, Gasser TC, Dalquen P.
Multiprobe FISH for enhanced detection of bladder cancer in voided urine
specimens and bladder washings. Am J Clin Pathol 2001; 116:79
3. Halling KC, King W, Sokolova IA, et al. A comparison of BTA stat, hemoglobin dipstick, telomerase and Vysis UroVysion assays for the detection of
urothelial carcinomas in urine. J Urol 2002; 167:2001
4. Sarosdy MF, Schellhammer P, Bokinsky G, Kahn P, et al. Clinical evaluation of a multi-target fluorescent in situ hybridization assay for detection of
bladder cancer. J Urol 2002; 168:1950
Abstract n. 75 - Comunicazione
RUOLO PROGNOSTICO, OLTRE CHE STADIANTE, DELLA
RE-TUR NEL CA VESCICALE SUPERFICIALE DI ALTO
GRADO
Simone M., Pomara G., Salinitri G., Marzano R., Casale P.,
Francesca F.
U.O. Urologia SSN, Azienda Ospedaliero, Universitaria di Pisa
Introduzione: Circa il 30% dei carcinomi uroteliali della vescica
risulta in stadio T1(1). I tumori T1 di alto grado (G3) sono ad
Tabella 1.
2nd look OUTCOME dopo BCG
Diagnosi
n
Disease free
Recidiva superf.
Progressione
Cistectomia
Negativo (a)
24
22
1
-
-
T1 G3 (b)
12
3
2
7
8
Ta-1 G 1-2
8
3
3
2
2
Cis (c)
7
6
-
-
-
T2
9
n.a.
n.a.
n.a.
9
TOTALE
60
34
6
-
19
Legenda: n.a. non applicabile. Note: (a) follow-up inadeguato in 1 paziente; (b) 1 cistectomia per recidiva multicentrica superficiale; (c) 1 decesso per altra causa a tre mesi. Dei 19 pazienti cistectomizzati, 14 presentarono malattia localmente avanzata (7 N+).
32
Archivio Italiano di Urologia e Andrologia 2005; 77, 3, Supplemento 2
ABSTRACTS XV Congresso Nazionale Società Italiana di Urologia Oncologica
alto rischio di recidiva e progressione, e presentano potenzialità metastatiche e di letalità 10 volte maggiori rispetto agli altri
Ta-T1 (2). Il trattamento standard (TUR + BCG) produce
sopravvivenza libera da malattia a 5 anni nell’ordine dell’80%
(3). Non è sempre evidente se i pazienti che non rispondono
a BCG presentino recidiva precoce o malattia residua. Una
seconda resezione rileva malattia residua in > 30 % dei casi (4)
e mioinvasività sino al 10 % (5). In assenza di efficaci marcatori in questa sottopopolazione ad alto rischio abbiamo introdotto nella nostra pratica la TUR second-look per ottenere un
più preciso inquadramento diagnostico.
Materiali e Metodi: Dal gennaio 2000 al marzo 2005 abbiamo
rilevato 67 casi consecutivi di T1 G3, 55 maschi e 12 femmine, età mediana 71 anni, range 44 - 82. A 4-6 settimane dal
primo intervento essi sono stato sottoposti a re-TUR, eseguita
da vari chirurghi. La tecnica prevede la resezione separata
della parte esofitica della neoplasia ovvero della cicatrice chirurgica, dei margini liberi e della base di impianto, includendo la tonaca muscolare (6); si associano infine biopsie random. Risultati: Vengono riportati in tabella, in 60 pazienti
valutabili, con followup mediano 22 mesi (range 3-50):
Conclusioni: Nel T1 G3 la re-TUR completa o ridefinisce la diagnosi in molti casi, testimoniando la frequente inadeguatezza
della prima resezione. Il riscontro di malattia persistente
(60%) sembra costituire un indice prognostico sfavorevole
anche dopo trattamento con BCG, del quale pertanto beneficiano maggiormente i pazienti senza malattia residua alla reTUR. In caso di mioinvasività al second look o di progressione l’istologia definitiva, dopo cistectomia, rileva spesso malattia localmente avanzata.
Bibliografia
1. Herr H, Jakse G. pT1 bladder cancer. Eur Urol 1991; 20:1-8
2. Borkowski A. Superficial bladder cancer T1 G3: the choice of treatment.
BJU International 2002; 89:623
3. Patard JJ, Moudouni S, Saint F et al. Tumor progression and survival in
patients with T1G3 bladder tumors: multicentric retrospective study comparing 94 patients treated during 17 years. Urology 2001; 58:551
4.Jakse G, Algaba F, Malmstrom PU, Oosterlinck. A second-look TUR in T1
transitional cell carcinoma: why? Eur Urol 2004; 45:539
5.Schwaibold H, Treiber U, Kubler H, Ley H, Hartung R. Significance of
2nd transurethral resection for T1 bladder cancer. Eur Urol 2000; 37(Suppl
2):11
6. Marberger H, Marberger M, Decristofero A. The current status of
transurethral resection in the diagnosis and therapy of carcinoma of the urinary bladder. Int Urol Nephrol 1972; 4:35
Abstract n. 77 - Comunicazione
ACUTE, LATE AND BIOCHEMICAL CONTROL AFTER
NEOADJUVANT HORMONAL THERAPY (HT) AND THREE
DIMENSIONAL CONFORMAL RADIOTHERAPY (3D-CRT)
FOR PROSTATE CANCER
Santoro M., Falcone S., Cervo E., Colosimo A., Riccelli R.,
Falvo F., Pingitore D.
Operative Unity of Radiotherapy and Radiobiology, Hospital
Pugliese-Ciaccio, Catanzaro
Introduction and Objective: The optimum treatment for prostate cancer is still controversial. This is attributable to the absence of convincing clinical data to support the superiority of one
treatment over another. We evaluate retrospectively acute and
late toxicity over that the biochemical survival in the patients
affected by prostate cancer treated with three-dimensional
conformal therapy (3D-CRT) and hormonal therapy (HT).
Methods: Between February 1999 and May 2005, 662 patients
have been treated with a median age of 70 years (range 50-82
years) were treated at “Hospital Pugliese-Ciaccio”, Catanzaro.
At May 2005, only 503 patients who received hormonal therapy were analyzed. The patients resulted in the following clinical stage of illness: stage I, 13 patients (2.5%), stage II, 360
patients (71.5%), stage III, 103 patients (20.5)% and stage IV,
27 patients (5.4%). Fifty - six percent of the patients (284
patients) introduced a Gleason Score (GS) among 2 and 6;
35.6% (179 patients) it had a GS of 7-8 and 7.9% (40 patients)
of the patients of 9-10. The patients were introduced to the
debut with a PSA = 10 ng/ml, in 41% of the cases, PSA 10-20
ng/ml in 34% of the cases while 25% of the patients had introduced a PSA >20 ng/ml. All patients were submitted to hormonal therapy for a median of 8,9 months, of these the 85%
has performed a pharmacological treatment with block androgenic total (BAT), consistent in the use of analogous LHRHs.
All patients were treated with three-dimensional conformal
therapy. The total dose of radiotherapy ranged 7000 cGy to
7020 cGy. with a dose fraction of 180-200 cGy. The patients
have been treated in the supine position with 18 MV fotons
and fields shaped with MLC (Multileaf Collimator) on prostate and seminal vesicles, without system of immobilization. In
16 patients, with clinical nodal involvement (N1), has performed the treatment on pelvis until 4500 cGy. The toxicity to the
treatment has been appraised according to the RTOG scale.
Results: The a median of follow-up was 30 months, while the
biochemical survival of the patients has been of 91% while
4.5% of the patients has introduced biochemical relapse and
the remainder 4.5% has introduced. Any case of referable
death to the illness is not occurred. The 98.5% of the patients
has introduced a toxicity rectal acute of G2 and 1.5% a toxicity
of G3, while in the 1% has introduced a bladder toxicity acute
of G3-4. Were observed three cases of late rectal toxicity rectal
G3-G4.
Conclusions: In summary, our data confirm the good present
results in literature (1, 2) in the biochemical control and low
toxicity in the cure of the prostate cancer using a combination
of 3D-CRT and hormonal therapy. Moreover, the conformal
radiation therapy allows to administer to the target a dose taller, reducing the exposure of the organs to risk. The treatment
comes, therefore, well born and introduces great potentiality
on the local control of the disease. The association of hormonal therapy in neoadjuvant setting not add the acute toxicity,
while regarding the late toxicity, at moment, it is not possible
to effect definitive conclusions because of the brief period of
follow-up.
References
1. Bolla M, Collette L, Blank L, et al. Long-term results with immediate
androgen suppression and external irradiation in patients with locally
advanced prostate cancer (an EORTC study): a phase III randomised trial.
Lancet 2002 13; 360(9327):103
2. Hanks GE, Pajak TF, Porter A, et al. Phase III trial of long-term adjuvant
androgen deprivation after neoadjuvant hormonal cytoreduction and radiotherapy in locally advanced carcinoma of the prostate: the Radiation
Therapy Oncology Group Protocol 92-02. J Clin Oncol 2003; 21: 3972
Abstract n. 78 - Poster
BLADDER CANCER IN THE ELDERLY PATIENTS: ROLE OF
THE CONSERVATIVE TREATMENT
Santoro M.1, Cervo E.1, Falcone S.1, Colosimo A.1, Riccelli
R.1, Prencipe M.2, Pingitore D.1
1
Operative Unity of Radiotherapy and Radiobiology; 2Operative
Unity of Urology Hospital Pugliese-Ciaccio, Catanzaro
Introduction and Objective: The optimal treatment of bladder
cancer has been a subject of continuous controversy. In North
America, as well as in Europe, the radical cistectomy as the
standard option for invasive bladder cancer. In the western
Archivio Italiano di Urologia e Andrologia 2005; 77, 3, Supplemento 2
33
ABSTRACTS XV Congresso Nazionale Società Italiana di Urologia Oncologica
countries the elderly ones constitute the part of the population
in more rapid growth and, insofar, the group to taller risk to
develop a cancer. The elderly patients, because of the presence
of concomitant pathologies, they set to the clinician particular
problems and limitations in the therapeutic planning. Several
groups have reported the value of combination of conservative
surgery and radiochemotherapy or radical radiotherapy alone
in patients affected by bladder cancer (1-3). In this study we
have retrospectively analyzed the prognostic factors influencing
survival and relapse free-survival after radiotherapy following
transurethral resection (TURB) for bladder cancer.
Methods: Between May 2001 and May 2005, 28 patients with
bladder cancer have been treated at the Operative Unity of
Radiotherapy and Radiobiology, Hospital of Catanzaro. Of
these, 19 patients were treated with radiotherapy alone (RT)
and nine with platin based radio-chemotherapy (RCT) after
TURB. In this analysis, only the 19 curative patients, with
either muscle invasive or T1-high risk cancer, treated with RT
alone, were analyzed. Overall survival (OS) and Relapse-Free
Survival (RFS) were analyzed with the Kaplan and Meyer
methods. Comparisons were made using the log-rank test. In
the analysis, we proposed the following prognostic factors as
affecting the development of relapse after initial treatment:
Univariate analysis was performed for age, grade, R-status
after initial TURB, T-category relevant to the endpoints initial
response, survival and bladder preservation.
Results: Median age was 78 years (range 66-90 years), while
the median follow-up is 15 months (range 5-42 months). All
patients were treated with three-dimensional conformal therapy (3D-CRT). The total dose of radiotherapy ranged 4000
cGy to 5200 cGy. Complete remissions were achieved at 57%
after RT and TURB. Toxicity was acceptable. Further significant prognostic factors were pT-category and R-status. For all
patients survival was 31% after 2 years and 25% at 4 years,
while the relapse-free survival rates were 19% and 15% at 2
and 4 years, respectively. In the univariate analysis the only
significant factor for survival and relapse-free survival and
bladder preservation was the R-status after initial TURB.
Conclusions: In conclusion, treatment of bladder cancer by
TURB and RT alone is an alternative to primary cystectomy, for
the elderly patients. Initial TURB is recommended to be as
radical as possible (1).
References
1. Douglas RM, Kaufmann DS, Zietmann AL et al.Conservative surgery,
patient selection, and chemoradiation as organ-preserving treatment for
muscle-invading bladder cancer. Semin Oncol 1996; 23: 614
2) Moonen L, v.d. Voet H, De Nijs R et al. Muscle-invasive bladder cancer
treated with external beam radiation: influence of total dose, overall treatment time and treatment interruption on local control. Int J Radiat Oncol
Biol Phys 1998; 42:525
3) Birkenhake S, Martus P, Kuhn R et al. Radiotherapy alone or radiochemotherapy with platin derivative following transurethral resection of the
bladder. Strahlenther Onkol 1998; 174:121
Abstract n. 79 - Comunicazione
RUOLO DELL’ORMONOTERAPIA ASSOCIATA ALLA
RADIOTERAPIA ADIUVANTE DOPO PROSTATECTOMIA
RADICALE: STUDIO RETROSPETTIVO SU 198 PAZIENTI
Roscigno M.1, Cozzarini C.2, Bertini R.1, Da Pozzo L.F1.,
Scattoni V.1, Colombo R.1, Mazzoccoli B.1, Bolognesi A.2,
Montorsi F.1, Fazio F.2, Rigatti P.1
1
Clinica Urologica; 2U.O. Radioterapia, Università Vita-Salute San
Raffaele, Osp. S. Raffaele, Milano
Obiettivi: Valutare il possible impatto sulla sopravvivenza libera da recidiva biochimica (bNEDs) e libera da recidiva siste-
34
Archivio Italiano di Urologia e Andrologia 2005; 77, 3, Supplemento 2
mica (DFS) dell’associazione dell’ormonoterapia (HORM) con
la radioterapia adivante (ART) in pz. sottoposti a prostatectomia radicale (RRP) fra il 1990 e il 2001 per carcinoma prostatico (CaP) clinicamente localizzato.
Materiali e Metodi: Le cartelle cliniche di 198 pz trattati con
ART ± HORM sono state analizzate retrospettivamente.
Caratteristiche dei pz: PSA iniziale mediano (iPSA): 13 ng/ml
(range 1-119); HORM neoadiuvante in 95 pz. per una mediana di 18 mesi; pT2/pT3a/pT3b/pT4: 11/59/94/34; pN0/pN1:
137/61; mediana dei linfonodi (LN) asportati:13 (range 1-52);
Gleason score (GPS) 7/8-10: 122/67; margini chirurgici (SM) /+: 142/56; PSA mediano dopo RRP e pre-ART: 0.02 ng/ml;
dose mediana di ART:70.2 Gy (range 45 - 76); tempo mediano
alla ART:3 mesi. In aggiunta alla ART, 95 pz sono stati trattati
con HORM (HORM+) per una mediana di 31.6 mesi (range
1.8-163), mentre 103 pts hanno ricevuto solo ART (HORM-).
Risultati: (tutti i risultati sono “attuariali a 5 anni”) dopo un follow-up mediano di 50.1 mesi, non è stata evidenziata differenza
significativa in termini di bNEDs and DFS fra i gruppi HORM+
and HORM- (bNEDs 67.9% vs 61.4%, p=0.17, log-rank and DFS
82.7% vs 90.6%, p=0.08, rispettivamente). Ugualmente, non si è
riscontrata differenza statisticamente significativa nel sottogruppo
di pz pN0 (bNEDs: 65.8 vs 65.9, p = 0.37 and DFS: 90.4 vs 82.6,
p = 0.09, in HORM- and HORM+, rispettivemente), anche nel
sottogruppo di pz con malattia “high risk” (pT33b±GPS38±SM+).
Al contrario, l’associazione di HORM e ART ha significativamente influenzato la bNEDs nei pz con metastasi linfonodali (bNED
71.9% vs 29.1, nei gruppi HORM+ e HORM-, rispettivamente;
p=0.002). (DFS:numero di eventi negativi insufficiente). L’analisi
multivariata, includendo età, iPSA, stadio patologico (pT), SM,
GPS, metastasi linfonodali, numero di LN asportati, PSA postoperatorio, dose di e tempo alla ART, l’associazione di HORM alla
ART (variabile continua in mesi) è emersa come variabile indipendentemente predittiva di ridotto rischio di PSA failure
(p=0.02, HR 0.98), insieme al pT (p=0.04, HR 1.46), GPS
(p=0.0003, HR 1.11) e, sorprendentemente, al numero di LN
asportati (p=0.03, HR 0.94) in tutti i pz (n=198) e nei pz pN+ (61
pts), ma non nei casi pN0 (n=137, p=0.4). Analizzando la popolazione pN0 “high risk” (34 pts) il numero dei LN asportati è
emerso variabile prognostica indipendente (p=0,03; HR:1,1)
Conclusioni: Nei pz trattati con RRP per CaP clinicamente localizzato, l’associazione di HORM all’ART prolunga significativamente la bNEDs in pz pN+. Al contrario, nessun vantaggio clinico sembra derivare nei pz pN0. Va invece sottolineato il
ruolo prognostico favorevole della linfoadenectomia estesa nei
pz. pN+ e nei pz pN0 “high risk”.
Abstract n. 80 - Poster
TRATTAMENTO DEI PAZIENTI CON CARCINOMA UROTELIALE SUPERFICIALE CERVICO-URETRALE
Carbone L., Ierace M., Sicuro O., Arcudi L., Veneziano P.,
Sidari V., Veneziano D., Cozzupoli P.
U.O. di Urologia e Trapianti di rene, Azienda Ospedaliera B.M.M.,
Reggio Calabria
Introduzione e Obiettivo: Il trattamento del carcinoma uroteliale
in sede cervico-prostatica non è ancora ben definito. La presenza di malattia sul collo vescicale e sull’uretra prostatica è
considerata un fattore di rischio aggiuntivo per la recidiva e la
progressione di essa. Riportiamo, qui di seguito, la nostra esperienza, maturata negli ultimi cinque anni, sul trattamento del
TCC della vescica a sede cervico-prostatica.
Materiali e Metodi: Nel periodo compreso dal 01/1999 al
03/2005, sono stati trattati presso la nostra U.O. 600 pz con
TCC vescicale. Di essi, 53 (9%), 48 uomini e 5 donne, di età
compresa tra 28 e 77 anni, hanno presentato un coinvolgimento del collo vescicale e/o dell’uretra prostatica come unica
ABSTRACTS XV Congresso Nazionale Società Italiana di Urologia Oncologica
localizzazione o in associazione ad altre lesioni vescicali. Tutti
i pazienti sono stati sottoposti ad esami di staging clinico preoperatorio e resezione endoscopica delle neoformazioni.
L’esame istologico (classificazione sec. TNM /WHO 1997) ha
evidenziato la presenza di pTaG1-2 mono/multifocale in 13 pz
(24.5%), pT1G2 mono/multifocale in 26 pz (49 %), di pT1G3
mono/multifocale in 10 pz (18.5%), pT2G3-4 in 4 pz (8%).
Tutti i pazienti hanno eseguito chemio-immunoterapia topica
e stretto follow-up (citologie urinarie, uretro-cistoscopia).
Complessivamente 36 pz sono risultati valutabili, 10 pz sono
stati persi in corso di follow-up, 3 pz sono deceduti per altra
causa, 4 pz. con malattia infiltrante sin dalla prima osservazione sono stati esclusi da questa rivalutazione.
Risultati: Dopo un follow-up medio di 38 mesi (range 5-72
mesi), 15 pz (41,6%) non hanno presentato alcuna recidiva; in
totale 25 pz (69.5%) sono al momento liberi da malattia, in
controllo endoscopico/chemio-immunoterapia di mantenimento; 20 pz (55.5%) hanno presentato recidive locali superficiali cervico-uretrali o vescicali; 8 pz (22%) presentano
malattia attiva e risultano al momento resistenti al trattamento
chemio-immunoterapico topico; 2 pz sono andati incontro a
progressione di malattia e sottoposti a cistectomia radicale.
Conclusioni: La maggioranza dei pz studiati presenta una
malattia iniziale caratterizzata da rischio intermedio di recidiva e progressione (malattia infiltrante la lamina propria, grading moderato). Considerati sede, multi-centricità, grading e
stadio della maggioranza delle malattie riscontrate, la nostra
esperienza conferma in questi pz risultati soddisfacenti del
trattamento conservativo associato a chemio-immuno terapia
intra-vescicale. La valutazione di un maggior numero di
pazienti ed un più lungo follow-up ci permetteranno di confermare queste nostre osservazioni.
complesso). Sono state registrate 13 risposte PSA (35%; 95%
confidence interval: 20-55) su 37 casi valutabili (due morti
precoci per malattia in progressione; quattro casi con reazione
allergica di grado 2 nelle prime due settimane di trattamento
hanno proseguito la terapia con docetaxel) e 5 risposte obiettive (27.8.%; 95% confidence interval: 9,7-53,5) su 18 casi con
malattia misurabile. Nel corso del trattamento 11 (52.4%) su
21 pazienti che alla presentazione avevano algie, o edema arti
inferiori o sintomi ostruttivi legati al tumore, hanno avuto un
miglioramento dei sintomi, mentre il 18,6 % dei casi è andato
incontro ad un decremento del performance status di almeno
un punto. Tutti i 43 casi che hanno iniziato il trattamento sono
stati valutati per la tossicità. Il 32% dei casi ha avuto neutropenia, che è stata di grado 3-4 nel 16% dei pazienti. All’inizio
del trattamento il 55.8% dei casi aveva un’emoglobinemia inferiore a 12.0 g/dl e il 25% inferiore a 10.0 g/dl. Nel corso del
trattamento il 25% dei casi ha avuto una riduzione dell’emoglobina di almeno 2.0 g/dl. Una trombocitopenia (in un caso
di grado 3) si è registratata nel 20.9% dei casi. Si sono avuti
inoltre 4 casi di trombosi venosa profonda, un’embolia polmonare e un caso di fibrillazione atriale. Nausea, vomito e disgeusia di grado 1-2 erano presenti nel 51% dei pazienti, con un
calo pond! erale superiore al 5% in 21 casi. Il 60% dei pazienti ha riferito astenia, nel 32% dei casi di grado 2. Il 21 % dei
casi ha avuto febbre o episodi vasomotori di grado 1 e reazioni di ipersensibilità di grado 2-3 si sono avute nel 10% dei casi.
Conclusioni: I nostri risultati suggeriscono una certa attività di
questo regime terapeutico in termini di risposta PSA e obiettiva e di controllo sintomatico. La tossicità midollare non va sottostimata in particolare in una popolazione come quella oggetto di questo studio con una situazione di base spesso già compromessa.
Abstract n. 81 - Poster
PACLITAXEL SETTIMANALE NEL CARCINOMA DELLA
PROSTATA METASTATICO ANDROGENO-INDIPENDENTE
(AIPC)
Chiappino I., Addeo A., Galetto A., Ferrando U.,
Cucchiarale G., Fontana D., Ricardi U., Tizzani A.,
Bertetto O.
Progetto Prostata, A.O. San Giovanni Battista, Torino
Abstract n. 82 - Video
TUMORECTOMIA LAPAROSCOPICA EXTRAPERITONEALE CON TRE SOLE PORTE D’ACCESSO. 10 ANNI DI
ESPERIENZA
Pecoraro G., Motta L., Olivo G., Frigo M.
U.O. Urologia, Ospedali di Isola Della Scala e Bussolengo. ASL 22
Bussolengo, Veneto
Scopo e Obiettivi: È stata recentemente dimostrata l’attività dei
taxani nel carcinoma della prostata. Il vantaggio atteso da una
somministrazione settimanale è una migliore tollerabilità e
una possibile buona intensità di dose anche in pazienti anziani e con condizioni di comorbidità, come spesso i pazienti
affetti da carcinoma della prostata avanzato. Scopo di questo
studio è la valutazione di attività e profilo di sicurezza del
paclitaxel settimanale in pazienti con AIPC.
Metodi: L’eligibilità includeva diagnosi istologica di AIPC metastatico, testosteronemia inferiore a 50 ng/ml, progressione clinica o PSA dopo sospensione degli antiandrogeni. Il regime di
trattamento era costituito da 80 mg/mq di paclitaxel con premedicazione standard una volta la settimana per sei settimane
seguite da due settimane di pausa fino a progressione di malattia, tossicità intollerabile, stabilità di malattia o ritiro del consenso. Si è considerata risposta PSA una riduzione del 50%
confermata da una seconda misura a non meno di 4 settimane La risposta obiettiva è stata valutata in accordo con i criteri RECIST.
Risultati: Tra febbraio 2001 e novembre 2004, sono stati arruolati 43 pazienti (età mediana 69 anni, range 58-86 anni; performance status ECOG 0-2.) con metastasi ossee o viscerali.
Quindici casi avevano ricevuto precedenti trattamenti con
estramustina fosfato o mitoxantrone. La terapia è stata somministrata per una mediana di 10 settimane (473 settimane nel
Introduzione: Noi utilizziamo da 10 anni per i tumori pT1a,
cioè ≤4 cm, l’enucleazione laparoscopica extrapeitoneale senza
o con clampaggio dell’arteria renale come nel caso che presentiamo. Finora abbiamo condotto tali interventi con tre sole
porte d’accesso.
Metodi: Neoplasia solida di 3 cm del terzo superiore del rene
dx, sul versante mediale, di una paziente di anni 56. La paziente viene posizionata in decubito laterale sx. Accesso al retroperitoneo con scollamento digitale e utilizzo di sole te porte.
Viene clampata l’arteria renale al momento dell’enucleazione.
Vengono apposti due punti di sutura a scopo emostatico in
monocryl 3 - 0. Viene asportato il grasso peritumorale.
Risultati: Il tempo operatorio è stato di 115’. Il tempo di clampaggio dell’arteria renale è stato di 15’. Il diametro della neoplasia era di 3 cm. Lo stadio pT1a G1. Non si sono avute perdite ematiche. Il drenaggio è stato rimosso in 3^ giornata e la
paziente è stata dimessa in IV^.
Conclusioni: Come già sottolineato da diversi Autori e anche
all’ultimo congresso SIU, la chirurgia nephron sparing (enucleazione o enucleoresezione) dei tumori renali pT1a associa
tassi di sopravvivenza tumore specifico sovrapponibile alla
nefrectomia radicale. L’enucleazione rispetto alla enucleoresezione consente un discreto risparmio di parenchima sano e un
minor rischio di danno alle strutture vascolari e al sistema collettore. In 10 anni abbiamo eseguito 17 tumorectomie e non
abbiamo mai riscontrato recidive.
Archivio Italiano di Urologia e Andrologia 2005; 77, 3, Supplemento 2
35
ABSTRACTS XV Congresso Nazionale Società Italiana di Urologia Oncologica
Abstract n. 83 - Comunicazione
ANASTOMOSI URETERO-ILEALE ANTIREFLUSSO SECONDO ABOL ENEIM E GHONEIM NELLA VESCICA ILEALE
PADOVANA (VIP)
Milani C., De Zorzi L., Balta G., Repele M., Zanovello N.,
Ferraro M., Battanello W., Dal Bianco M.
U.O. Urologia, Ospedale S. Antonio, Padova
Introduzione e Obiettivi: La tecnica ideale di anastomosi tra uretere e neovescica intestinale ortotopica è oggetto di discussione. L’utilizzo di tecniche antireflusso, alcune gravate da una
maggior incidenza di stenosi, non è da tutti considerato essenziale per l’ integrità dell’alto apparato urinario. In questo lavoro vengono riportati i risultati dell’applicazione della tecnica
antireflusso di Abol Enein e Ghoneim nella vescica ileale
padovana (VIP).
Metodi: Dal gennaio 2001 al dicembre 2003, 130 pazienti sono
stati sottoposti a cistectomia radicale. In 69 (66 maschi e 2
femmine con neoplasia vescicale, 1 maschio con cistite ghiandolare), venne confezionata una VIP. In 22 casi era presente
una idroureteronefrosi mono (20) o bilaterale (2). In tutti i casi
fu eseguita una anastomosi uretero-ileale antireflusso sec. Abol
Eneim e Ghoneim. I tutori ureterali vennero rimossi tra la 7a e
la 10a giornata post-operatoria, il catetere uretrale tra la 14 e la
20 giornata, dopo pouch-grafia. Il follow-up ha previsto
Creatininemia, pH venoso ed ecografia addominale a 2 mesi e
quindi ogni 6 mesi, con Urografia ad 1 anno. In caso di idroureteronefrosi i pazienti venivano sottoposti a renografia.
Risultati: Dei 68 paz. valutabili (132 unità renali), 2 svilupparono una stenosi precoce di una anastomosi uretero-VIP trattata con stent ureterali (double J) per 3 mesi. In 3 paz. la
pouchgrafia documentò un reflusso VIP-ureterale, bilaterale in
2. Il follow-up medio è stato di 32 mesi (range 13 - 48) durante il quale 17 paz. sono deceduti, 15 per progressione di
malattia, 2 per neoplasia primitiva extravescicale. In un caso si
verificò una stenosi tardiva dell’anastomosi uretero-VIP sinistra della lunghezza di circa 1 cm trattata con successo con
incisione endoscopica della stenosi, che risultò essere limitata
al tratto “intramurale”, e riposizione di double J per 3 mesi.
Conclusioni: Un’anastomosi uretero-ileale antireflusso potrebbe
essere indicata per prevenire gli effetti negativi a lungo termine del reflusso stesso sul rene, a condizione di non avere un’alta incidenza di stenosi. Da questo punto di vista, l’anastomosi
uretero-ileale antireflusso con tunnel sieroso extramurale di
Abol Eneim e Ghoneim è risultata, nella nostra esperienza,
una tecnica sicura e versatile.
Abstract n. 84 - Poster
METASTASI DA CARCINOMA TRANSIZIONALE SU TRAMITE NEFROSTOMICO CUTANEO
Zanovello N., De Zorzi L., Balta G., Repele M., Milani C.,
Ferraro M., Battanello W., Dal Bianco M.
U.O. Urologia, Ospedale S. Antonio, Padova
Introduzione e Obiettivi: Metastasi parietali da Carcinoma transizionale (TCC) sono segnalate sulle porte di accesso dopo
nefroureterectomia laparoscopica e sul tramite nefrostomico
dopo resezione percutanea di tumori della pelvi renale. Sono
inoltre noti rari casi di metastasi cutanea da carcinoma misconosciuto della pelvi renale dopo riposizionamento di nefrostomia per patologia ostruttiva.Riportiamo un caso di metastasi
cutanea sul pregresso tragitto di nefrostomia in Paziente sottoposto a cistectomia radicale e nefroureterectomia.
Metodi: T.B., maschio di 70 anni, giunge all’osservazione con
diagnosi radiologica di eteroplasia vescicale e associata idronefrosi sinistra. Si ripone una nefrostomia percutanea mentre
una cistoscopia con biopsia documenta un TCC infiltrante
36
Archivio Italiano di Urologia e Andrologia 2005; 77, 3, Supplemento 2
della vescica; la transnefrostografia documenta un’ostruzione
completa dell’uretere terminale senza difetti della via escretrice. Alla luce della assenza di ripresa funzionale del rene, il
Paziente viene sottoposto a nefroureterectomia sinistra, cistectomia radicale e ureteroileocutaneostomia. L’esame istologico
documenta TCC pT3 G3 della vescica e, a sorpresa, un TCC
G3 della pelvi e dei calici renali, infiltrante il parenchima. A
quattro mesi dall’intervento il Paziente si presenta con una
neoformazione cutanea come noce sul fianco sinistro in sede
del pregresso tramite nefrostomico. A 10 giorni dall’osservazione esegue una TAC che documenta una neoplasia solida di
cute e sottocute di 60x40 mm in sede lombare sinistra, e di
altre 2 neoformazioni di 18 e 22 mm nella loggia renale. Una
biopsia della lesione cutanea documenta un TCC scarsamente
differenziato. Nel breve arco di tempo tra i diversi accertamenti la lesione cutanea aumenta esponenzialmente di dimensioni
divenendo emorragica e rendendo necessaria, in regime di
semi urgenza, un’ampia escissione della stessa. All’esame istologico i margini di exeresi risultano coinvolti.
Risultati: In corso di centraggio TAC, propedeutico a
Radioterapia, viene documentata una progressione retroperitoneale della malattia per cui il Paziente è avviato ad un ciclo di
chemioterapia. A due mesi dall’asportazione ricompaiono
numerosi piccoli noduli metastatici in sede di cicatrice, ed il
Paziente presenta uno stato avanzato di malattia addominale.
Conclusioni: La colonizzazione cutanea del tramite nefrostomico da parte di un carcinoma transizionale dell’alta via escretrice è un evento raro ma possibile. Quando ciò avviene la crescita della malattia è esponenziale e pressochè incontrollabile.
Abstract n. 85 - Poster
LA CHIRURGIA ONCOLOGICA MAGGIORE NEL PAZIENTE
ULTRAOTTANTENNE: ESISTONO DEI FATTORI PREDITTIVI
Liguori G.1, Pomara G.2, Trombetta C.1, Amodeo A.1, Bucci
S.1, Salamè L.1, Caramuta U.1, Salinitri G.2, Francesca F.2,
Belgrano E.1
1
Clinica Urologica; Università degli Studi, Trieste; 2U.O. di Urologia;
Ospedale S. Chiara, Pisa
Introduzione e Obiettivi: Il trattamento chirurgico radicale della
patologia tumorale nel paziente ultraottantenne non è universalmente accettato in quanto si ritiene associato ad un tasso di morbilità e mortalità troppo elevato. Riportiamo la nostra esperienza
nel trattamento chirurgico radicale della patologia oncologica nel
paziente ottuagenario al fine di verificare la fattibilità.
Metodi: Dal Dicembre 1990 ad Agosto 2002 sono stati sottoposti ad intervento di chirurgia maggiore per patologia oncologica 55 pazienti (30M, 25F) di età superiore ad 80 anni (età
media 83,4 range 80-97). 27 pazienti sono stati sottoposti a
nefrectomia allargata per carcinoma renale, 20 a cistectomia
radicale con derivazione urinaria esterna per carcinoma vescicale e 8 a nefroureterectomia per carcinoma della pelvi renale.
Patologie associate erano presenti in 51 pazienti (92.7%) così
suddivise: ipertensione arteriosa nel 58,1% dei pz, patologia
cardiaca nel 36,3%, insufficienza respiratoria nel 29%, diabete
nel 20%, altre patologie di ordine medico (anemia, IRC, piastrinopenia, malnutrizione) erano presenti nel 32,7% dei
pazienti.
Risultati: La durata media degli interventi è stata di 229 min. 14
pazienti (25,4%) erano ASA (Punteggio dell’American Society
of Anestesiology) 2, 34 pazienti (61,8%) erano ASA 3 e 4
pazienti (7,2%) erano ASA 4. La mortalità perioperatoria è
risultata del 9% (2 pazienti morti per IRA, 1 per le complicanze di un ematoma retroperitoneale, 1 per IMA ed 1 per polmonite). Complicanze intraoperatorie si sono verificate nel
12,5% dei pazienti. Il tasso di complicanze nel post operatorio
è stato del 23,6% nel primo mese (16,3% di tipo medico,
ABSTRACTS XV Congresso Nazionale Società Italiana di Urologia Oncologica
5,45% di tipo chirurgico e 1,8% di tipo misto). La presenza di
patologie associate è risultata essere statisticamente significativa per lo sviluppo di complicanze (p<0.01); tra queste la
BPCO è risultata essere la più significativa al fine di uno sviluppo di complicanze(p<0,01). La degenza post operatoria
media è stata di 14 giorni (range 6-55). Un ricovero in rianimazione per 24-48 ore, nell’immediato periodo post operatorio, si è reso necessario nel 29% dei pazienti, mentre il 38,1%
dei pazienti ha necessitato di un ricovero ospedaliero in ambito medico entro 6 mesi dall’intervento. Ad un follow up medio
di 84,7 mesi (range 26,3-168,1) il tasso di mortalità grezza è
stato del 70,9%. All’analisi di Kaplan Mayer la sopravvivenza
è risultata significativamente migliore nei pazienti con neoplasia renali vs vescicali (p<0,01) e, tra le patologie associate, l’insufficienza respiratoria sembra giocare un ruolo preponderante ai fini della sopravvivenza (p<0,01).
Conclusioni: Nella nostra esperienza il paziente ultraottantenne
può essere sottoposto a trattamento chirurgico demolitivo con
un tasso accettabile di mortalità e morbilità perioperatoria.
Importanti appaiono un’accurata valutazione preoperatoria, la
terapia intensiva intra e perioperatoria ed un attento follow-up
allo scopo di diagnosticare precocemente e prevenire le complicanze mediche e chirurgiche. La presenza di una insufficienza respiratoria si è dimostrata essere il fattore predittivo
più significativo sia sull’insorgenza di complicanze che sulla
sopravvivenza.
Abstract n. 86 - Poster
VALORE PREDITTIVO DELLA CROMOGRANINA A IN
ASSOCIAZIONE CON PSA E GLEASON BIOPTICO IN
PAZIENTI CON ADENOCARCINOMA PROSTATICO
Marchioro G.1, Zaramella S.1, Vidali M.2, Sala M.1, Ranzoni
S.1, Marchetti C.1, Fontana F.1, Gontero P1., Kocjancic E.1,
Frea B.1
1
Clinica Urologica, Facoltà di Medicina e Chirurgia, Università
degli Studi del Piemonte Orientale “Amedeo Avogadro”, Az.
Ospedaliera “Maggiore della Carità”, Novara; 2Dipartimento di
Scienze Mediche “Università degli Studi del Piemonte Orientale”
“Amedeo Avogadro”
Introduzione e Obiettivi: La cromogranina A (CrA) è senza dubbio il più affidabile marcatore per le neoplasie neuroendocrine
e oggi si pone attenzione al possibile utilizzo di questo marcatore a livello terapeutico, pur restando molto controverso il
suo significato prognostico. Nel nostro lavoro abbiamo quindi
valutato la correlazione tra CrA sierica preoperatoria, PSA tot
e Gleason bioptico, nei pazienti (pz) sottoposti a prostatectomia radicale.
Metodi: 168 pz, sottoposti a prostatectomia radicale tra
novembre 1999 e giugno 2005 per adenocarcinoma prostatico clinicamente localizzato, con età media 66.2 anni (range
54-78), ai quali era stato eseguito un prelievo di CrA tra gli
esami preoperatori. Nel caso di coinvolgimento dei linfonodi
o margini chirurgici positivi i pz sono stati sottoposti a trattamento con ormonoterapia adiuvante precoce e radioterapia;
tutti i pazienti sono stati seguiti con stretto monitoraggio con
dosaggio del PSA. Abbiamo correlato statisticamente (correlazione non parametrica di Spearman) i livelli sierici di CrA
preoperatoria con il PSA ed il Gleason.
Risultati: Questi i risultati dei paramentri preoperatori analizzati: PSA medio 18 ng/ml (range 2.15-138,1), Gleason di
basso grado in 101 pz e di alto grado in 67 pz, CrA sierica
media di 125.5 ng/ml (range 22.4-3300). L’analisi statistica di
correlazione tra il valore di CrA e rispettivamente il valore di
PSA preoperatorio (p=NS) e il Gleason score (p<0.05) non ha
dato per nessuno dei parametri studiati una associazione statisticamente significativa.
Conclusioni: Con i dati in nostro possesso, possiamo concludere che la CrA sierica non correla né con il PSA tot né con il
Gleason bioptico e ci induce ad avere qualche dubbio sull’utilizzo di questo marcatore in associazione agli altri due parametri e sul suo possibile ruolo prognostico nel tumore di prostata.
Bibliografia
1. M. Marszalek, J. Wachter, A. Ponholzer, T. Leitha, M. Rauchenwald, S.
Madersbacher. Insulin-like Growth Factor 1, Chromogranin A and Prostate
Specific Antigen Serum Levels in Prostate Cancer Patients and Controls.
European Urology, Volume 48, Issue 1, Pages 34-39
2. Berruti et al. Independent prognostic role of circulating chromogranin A
in prostate cancer patients. Endocr Relat Cancer 2005; 12: 109
3. Chang YH, Chuang CK et al. Elevated serum chromogranin A precedes
prostate-specific antigen elevation and predicts failure of androgen deprivation therapy in patients with advanced prostate cancer. J Formos Med Assoc
2003; 102:480
Abstract n. 87 - Poster
UTILIZZO DELL’ACIDO ZOLEDRONICO E RIDUZIONE
DELLA SINTOMATOLOGIA DOLOROSA IN PAZIENTI CON
ADENOCARCINOMA PROSTATICO IN STADIO AVANZATO
E METASTASI OSSEE
Marchioro G.1, Forti L.2, Ballare A.3, Zaramella S.1, Miraglia
S.2, Bertona E.2, Sala M.1, Gontero P.1, Kocjancic E.1, Alabiso
O.2, Krengli M.3, Frea B.1
1
Clinica Urologica, Facoltà di Medicina e Chirurgia, Università
degli Studi del Piemonte Orientale “Amedeo Avogadro”, Az.
Ospedaliera “Maggiore della Carità”, Novara; 2Dipartimento
Oncologico Interaziendale, Sezione di Novara, ASO “Maggiore
della Carità”; 3Divisione Universitaria di Radioterapia Az.
Ospedaliera “Maggiore della Carità”
Introduzione e Obiettivi: I pazienti (pz) con cancro di prostata
(CAP) in stadio avanzato sono ad alto rischio di sviluppare
metastasi ossee (MTS) con possibile comparsa di sintomatologia dolorosa di grave entità. L’Acido Zoledronico (Zometa) è un
difosfonato di nuova generazione 2-3 volte più potente del
pamidronato, con efficacia clinica dimostrata sia sulle lesioni
litiche, che su quelle osteoblastiche. In questo lavoro retrospettivo abbiamo valutato l’efficacia e l’assenza di effetti collaterali nel trattamento con Acido Zoledronico utilizzato in un
gruppo di pz seguiti dall’ambulatorio del GIC prostata, attivo
da 3 anni presso la nostra Azienda Sanitaria.
Metodi: 32 pz con CAP in stadio avanzato e con almeno 1 MTS
ossea documentata con scintigrafia ossea, radiografie mirate o
TC, sono stati trattati con Zometa (4 mg, ogni 28 giorni) per
almeno 6 mesi. L’età media dei pz era di 66 anni (range: 57-86)
e il Gleason bioptico medio di 8 (range: 5 - 10). Il tempo
medio di comparsa delle MTS ossee è stato di 32 mesi (range:
22-48). 6 pz sono stati sottoposti a prostatectomia radicale e
successiva radioterapia (RT) adiuvante, 2 pz a RT esclusiva e in
tutti i casi è stata impostata una terapia con LH-RH analogo e
antiandrogeno intermittente. 16 pz sono stati trattati con terapia di II linea e con Docetaxel. A tutti i pz è stato somministrato Zometa 4 mg e.v. in infusione di 15’ ogni 28 giorni.
Risultati: Tutti i pz hanno compilato prima dell’inizio della
terapia un questionario sulla qualità di vita (QL30) e sono stati
sottoposti a valutazione del dolore con scala VAS (media iniziale: 6) e questionario sull’utilizzo di antidolorifici (65 % di
pazienti con uso di oppioidi maggiori). 22 pz sono attualmente in terapia, 1 pz ha sospeso la terapia per una patologia ematologica concomitante, 9 pz sono deceduti. Dopo 6 mesi, 20 pz
sono stati sottoposti a rivalutazione della qualità di vita con
questionario QL30 e del dolore con scala di VAS e a questionario sull’utilizzo di antidolorifici. La qualità di vita è risultata
Archivio Italiano di Urologia e Andrologia 2005; 77, 3, Supplemento 2
37
ABSTRACTS XV Congresso Nazionale Società Italiana di Urologia Oncologica
migliorata, il punteggio medio secondo scala VAS è risultato di
4,5 e la % di pz con uso di oppioidi maggiori è risultata del
43%. In tutti i casi la tollerabilità del farmaco è stata buona e
non si sono manifestati eventi avversi.
Conclusioni: Acido Zoledronico è attivo nel ridurre il dolore da
metastasi scheletriche in pazienti con CAP avanzato, è privo di
effetti collaterali ed eventi avversi, rappresentando nella nostra
esperienza, seppur in un campione ridotto, l’opzione terapeutica di scelta per il trattamento della sintomatologia dolorosa
causata dalla presenza di MTS ossee.
Abstract n. 89 - Poster
“SATURATION BIOPSY” NELLA DIAGNOSI DEL CARCINOMA PROSTATICO: RISULTATI SUI PRIMI 70 PAZIENTI
Zaramella S.1, Marchioro G.1, Sala M.2, Monesi G.2, Favro
M.1, Ceratti G.1, Gontero P.1, Kocjancic E.1, Fontana F.1,
Maso G.1, Ranzoni S.1, Pisani R.1, Frea B.1
1
Clinica Urologica, Facoltà di Medicina e Chirurgia, Università
degli Studi del Piemonte Orientale “A. Avogadro”, Az. Ospedaliera
“Maggiore della Carità”, Novara; 2U.O.A. di Urologia, Ospedale di
Domodossola (VB)
Bibliografia
Introduzione e Obiettivi: La Saturation Biopsy (SB) è entrata nell’utilizzo clinico comune nel caso di forte sospetto di neoplasia
prostatica in pazienti con pregressa biopsia negativa, in quanto in grado di aumentare il numero di tumori diagnosticati.
Molto si discute oggi sul numero di prelievi e sulla sede in cui
eseguirli. In questo lavoro abbiamo analizzato i risultati del
nostro schema di biopsie prostatiche estese SB, valutando le
sedi di maggior riscontro di patologia tumorale.
Metodi: Il nostro schema di SB prevede l’esecuzione di 32 prelievi per via transrettale in sedazione, comprendenti la zona
periferica, la zona transizionale e la zona anteriore. Dal
novembre 2003 al giugno 2005 abbiamo sottoposto a biopsia
70 pazienti, con età media di 65,4 anni (range 50-81), PSA
medio di 11.2 ng/ml (range 3,23-30) e numero medio di biopsie standard pregresse di 1,5. In 7 pazienti era stato precedentemente riscontrato un PIN ad alto grado.
Risultati: Un tumore è stato riscontrato in 21 pazienti (39.9%),
mentre in 49 pazienti (69,1%) anche la SB è risultata negativa.
Il numero medio di prelievi bioptici positivi nei pazienti con
tumore era di 3,2/32. Un Gleason score basso o medio grado è
stato riscontrato in 17/21 pazienti, mentre uno ad alto grado in
4/21 pazienti, nel 19% delle procedure si sono osservate complicanze postoperatorie rilevanti (ematuria con coaguli, ritenzione d’urina o prostatite). I dati dimostrano una omogenea
distribuzione nel nostro schema bioptici dei prelievi bioptici
positivi, con incidenza più alta a livello medio e apicale bilateralmente.
Conclusioni: La SB rappresenta un valido strumento nella diagnosi di tumore della prostata in pazienti con mappaggio bioptico standard negativo, e con forte sospetto clinico di tumore,
mantenendo una alta percentuale di diagnosi anche in pazienti con numerose biopsie negative. Alla luce dei risultati ottenuti e della uniforme distribuzione dei prelievi positivi ottenuti
secondo il nostro schema bioptico siamo convinti dell’utilità di
mantenerlo senza diminuirne il numero né variarne le sedi. Per
la non trascurabile frequenza di complicanze, la metodica a
nostro avviso, non dovrebbe essere eseguita di routine dopo un
singolo campionamento bioptico negativo.
1. Saad F, Perrotte P, Benard F, McCormack M, Karakiewicz P. Bone health
in men with prostate cancer: diagnostic and therapeutic considerations. Can
J Urol 2005; 12 (3 Suppl):9
2. Saad F. et al. Clinical benefit of zoledronic Acid for the prevention of
skeletal complications in advanced prostate cancer. Clin Prostate Cancer.
2005; 4:31
3. Christopher C. Parker.The role of bisphosphonates in the treatment of
prostate cancer. BJU International Volume 95 Issue 7 Page 935; 2005
Abstract n. 88 - Comunicazione
DOSAGGIO PREOPERATORIO DELLA CROMOGRANINA
A NEI PAZIENTI SOTTOPOSTI A PROSTATECTOMIA
RADICALE, PUÒ ESSERE UTILE?
Zaramella S.1, Marchioro G.1, Vidali M.2, Sala M.3,
Marchetti C.1, Ranzoni S.1, Kocjancic E.1, Gontero P1.,
Ceratti G.1, Favro M.1, Frea B.1
1
Clinica Urologica, Facoltà di Medicina e Chirurgia, Università
degli Studi del Piemonte Orientale “A. Avogadro”, Azienda
Ospedaliera “Maggiore della Carità”, Novara; 2Dipartimento di
Scienze Mediche, Università degli Studi del Piemonte Orientale “A.
Avogadro”; 3U.O.A. di Urologia, Ospedale di Domodossola (VB)
Introduzione e Obiettivi: La Cromogranina A (Cr.A) rappresenta
un marker dei tumori a differenziazione neuroendocrina fra cui
anche il tumore della prostata. Lo scopo del nostro studio è valutare se il dosaggio sierico della Cr.A pre-operatorio rappresenta
un marker predittivo di progressione neoplastica o di malattia
avanzata nei pazienti sottoposti a prostatectomia radicale.
Metodi: Dal 2001 al 2005 abbiano dosato la Cr.A a 168 pazienti
in seguito sottoposti a prostatectomia radicale retropubica, il valore di Cr.A media era di 125,5 ng/ml (da 22 a 3300). In 152 pz è
disponibile un follow up medio di 18 mesi 126 pazienti (83%),
sono liberi da malattia, mentre 26 pazienti (17%) presentano
segni clinici o bioumorali di persistenza o di ripresa di malattia, i
valori medi di Cr.A nei due gruppi erano rispettivamente di 97.8
e 90.6 ng/ml, non mostrando differenze significative.
Risultati: I test statistici (correlazione non parametrica di
Spearman) non hanno evidenziato una correlazione statisticamente significativa dei valori di Cr.A con i valori di PSA
(p=NS), lo stadio patologico, il gleason e l’interessamento linfonodale (p=NS), ne tanto meno con il rischio di ripresa biochimica di malattia dopo l’intevento chirurgico, mentre è stata
riscontrata una correlazione tra CrA e Gleason bioptico che
tuttavia non ha significatività statistica (p>0.05).
Conclusioni: Nella nostra esperienza il dosaggio sierico della
Cr.A seppur utile nella gestione terapeutica dei carcinomi prostatici avanzati a patterns neuroendocrini, non trova applicazioni cliniche nel dosaggio preoperatorio in pazienti sottoposti a prostatectomia radicale.
Bibliografia
1. Kimura N, et al. Plasma chromogranin A in prostatic carcinoma e neuroendocrine tumors. J Urol 1997; 157:575
2. Yashi M, et al. Chormogranin A concentration as a serum marker to predict
prognosis after endocrine therapy for prostate cancer. J Urol 2003; 169:2305
38
Archivio Italiano di Urologia e Andrologia 2005; 77, 3, Supplemento 2
Bibliografia
1. Chrouser KL, Lieber MM. Extended and saturation needle biopsy for the
diagnosis of prostate cancer. Curr Urol Rep 2004; 5:226
2. PMID: 15161572 [PubMed - in process]
3. Rabets JC, Jones Prostate cancer detection with office based saturation
biopsy in a repeat biopsy population. J Urol. 2004; 172:94
Abstract n. 90 - Poster
OSTEOSARCOMA CONDROBLASTICO DELLA VESCICA:
CASE REPORT
Morabito F., Fiore L., Liberale F., Rossi R., Ferrando U.
S.C. Urologia 3 D.O., Ospedale Molinette, Torino
Introduzione e Obiettivi: Le neoformazioni non epiteliali della
vescica rappresentano il 1-5% di tutti i tumori vescicali.
Possono essere connettivali primitivi (leiomiosarcoma, rabdomiosarcoma, condrosarcoma, osteosarcoma, liposarcoma, mio-
ABSTRACTS XV Congresso Nazionale Società Italiana di Urologia Oncologica
blastoma a cellule granulari), non connettivali (angiosarcoma,
neurosarcoma, neurofibroma, feocromocitoma, melanoma),
secondari. I sarcomi della vescica rappresentano meno dell’1%
dei tumori vescicali e si ritiene che abbiano origine (eccetto gli
angiosarcomi) dai tessuti mesenchimali pluripotenti della
parete vescicale.
Materiali e Metodi: Riportiamo il caso del paziente F.S.,
maschio, di 72 anni. Nel 2001 è stato sottoposto a prostatectomia radicale per oncosi prostatica con successiva radioterapia adiuvante. Nel maggio 2005 il paziente riferiva episodio di
macroematuria: all’ecografia addominale di controllo si riscontrava una neoformazione vegetante endovescicale di 3,5 cm di
diametro. È stato quindi sottoposto a resezione endoscopica
della neoformazione. All’esame istologico la neoformazione si
è rivelata essere una neoplasia mesenchimale della vescica:
osteosarcoma con associati aspetti condroblastici. Il paziente è
stato quindi sottoposto a TC addome e scintigrafia ossea di
accertamento ed è stata proposta la cistectomia radicale.
Conclusioni: L’osteosarcoma primitivo della vescica è un tumore molto raro, con meno di 30 casi documentati dalla letteratura fino al 2002. Clinicamente e radiologicamente risulta
indistinguibile da altri tumori vescicali calcificanti. La prognosi è estremamente severa e spesso i pazienti affetti non sopravvivono oltre i 6 mesi dalla diagnosi.
Bibliografia
1. Rodriguez Alonso A, Gonzalez Blanco A, Bonelli Martin C, Nogueira
Carballedo C, Garcia Rego JA, Cachay Ayala M, Lorenzo Franco J, Cuerpo
Perez MA, Nieto Garcia. Primary bladder osteosarcoma treated with hemicystectomy. J Actas Urol Esp 2002; 26:226
2. Kato T, Kubota Y, Saitou M, Yaguchi H, Sasagawa I, Nakada T, Yuda F.
Osteosarcoma of the bladder successfully treated with partial cystectomy. J
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3. Mohan H, Ahal S, Nada R, Jogai S, Attri AK. Osteosarcoma of the bladder - a case report. Indian J Pathol Microbiol. 2001; 44:451
4. Dahm P, Gschwend JE. Malignant non-urothelial neoplasms of the urinary bladder: a review. Eur Urol 2003; 44:672
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Philadelphia: WB Saunders; 1992: 1094
Abstract n. 91 - Poster
QUALITY OF LIFE NEI PAZIENTI SOTTOPOSTI A TRATTAMENTO ONCOPREVENTIVO ENDOVESCICALE
Abbona A., Morabito F., Billia M., Paradiso M., Rossi R.,
Ferrando U.
S.C. Urologia 3 D.O., Ospedale Molinette, Torino
Introduzione e Obiettivi: Il carcinoma superficiale della vescica è
una delle neoplasie di più frequente riscontro in ambito urologico ed è caratterizzo da progressione e frequente comparsa
di recidive. A causa di queste caratteristiche, il paziente deve
essere sottoposto a ripetute resezioni endoscopiche e ad attento follow-up da parte dello specialista urologo. In particolare,
assumono importanza significativa le instillazioni endovesicali a scopo oncopreventivo, attuate tramite numerosi protocolli la cui durata impone al paziente uno stretto rapporto di
dipendenza dalla struttura sanitaria. Sulla base di queste osservazioni abbiamo condotto uno studio sulla qualità di vita nei
pazienti sottoposti a tali terapie.
Materiali e Metodi: Tra Febbraio 2004 e Maggio 2005, sono
stati valutati 43 pazienti afferenti presso il nostro ambulatorio,
dedicato al follow-up dei tumori superficiali della vescica.
Tutti erano stati sottoposti ad almeno un ciclo di instillazioni.
Per valutare in modo esaustivo la qualità di vita, abbiamo adottato un approccio multidisciplinare urologico-sessuologico ed
abbiamo utilizzato un questionario, somministrato da un
medico della nostra equipe. Tramite 52 domande sono state
valutate le seguenti variabili: il tempo libero, l’attività lavorativa, la vita sessuale e relazionale, la compliance e l’autostima.
Risultati: Dall’analisi dei dati in nostro possesso è emerso che,
per ogni variabile considerata, la qualità di vita sembra essere
lievemente destabilizzata dalla terapia in esame. In particolare,
i dati più rilevanti riguardano l’attività lavorativa (46.1%), l’attività sessuale e la vita di coppia (37.5%) e l’autostima (33%).
L’età media dei pazienti in studio è risultata pari a 67.7 +/- 9.9
anni (range 40-84).
Conclusioni: Dall’analisi dei risultati del nostro studio è emersa
l’importanza di un approccio multidisciplinare al paziente con
neoplasia maligna. Ci proponiamo di proseguire c/o il nostro
ambulatorio il follow-up di tali pazienti con approccio integrato che permetta da un lato di analizzare i fattori organici e dall’altro di seguire il paziente e la coppia sotto l’aspetto sistemico-relazionale, psico-comportamentale e socio-culturale.
Abstract n. 92 - Poster
MANAGEMENT OF SEMINOMATOUS TESTICULAR
TUMOURS CLINICAL STAGE II
Consoli F.1, Sava T.1, Merlin F.1, Fraccon A.P.1, Riolfi M.1,
Porcaro A.B.2, Ghimenton C.3, Romano M.4, Franceschi T.5,
Cetto G.L.1
1
Divisione Clinicizzata di Oncologia Medica, Università di Verona;
2
Urologia, Ospedale Civile Maggiore, Verona; 3Anatomia Patologica,
Ospedale Civile Maggiore, Verona; 4Radioterapia, Ospedale Civile
Maggiore, Verona; 5Oncologia Medica, Mater Salutis Hospital,
Legnago
Background: Nowadays seminomatous germ cell testicular
tumor (SGCTT) is one of the most curable solid neoplasm.
According to European Germ Cell Cancer Consensus Group
(EGCCCG) guidelines, patients (pts), with pure seminoma of
testis clinical stage IIA-IIB-IIC, can be treated respectively with:
radiotherapy, radiotherapy or chemotherapy and chemotherapy (if necessary with retroperitoneal lymph node dissection
(RPLND) of residual masses). Herein we review our experience in management of stage II SGCTT.
Patients and Methods: A retrospective analysis of 23 pts with
SGCTT and lymphatic spread to retroperitoneal lymph node,
followed in our Institution from 1982 to 2005 was performed:
8 had a IIA clinical stage disease; 7 IIB; 8 IIC. Two patients had
a previous diagnosis of controlateral seminoma (clinical stage
I) 11 and 2 years before respectively. Median age was 37 years
(range 24-71). At diagnosis, serum markers were elevated in 7
pts (30,4%); vascular invasion was found in 4 pts (17,3%).
Median follow-up was 31 months (range 1-340). The treatment post-orchiectomy was: irradiation in 7 IIA and 4 IIB; chemotherapy alone (platinum-based) in 2 IIB and 3 IIC; RPLND
in 1 IIA (previously irradiated for controlateral seminoma);
chemotherapy followed by RPLND of residual masses in 1 IIC;
chemotherapy followed by retroperitoneal irradiation in 2 IIC;
RPLND followed by chemotherapy in 1 IIC and 1 IIB (previously irradiated for controlateral seminoma); chemotherapy
followed by RPLND and then irradiation in 1 IIC.
Results: 22 pts (95,7%) had clinical remission of disease.
Relapse, at retroperitoneal lymph node, occured only in 1 pt
(clinical stage IIC, vascular invasion present). Time to relapse
was 2 months and although salvage chemotherapy, he died
after 14 months from diagnosis.
Conclusion: 1) Prefered management was irradiation for clinical
stage IIA and IIB, it was well tollerated and overall toxicity was
mild. 2) Chemotherapy was the treatment of choice for clinical
Archivio Italiano di Urologia e Andrologia 2005; 77, 3, Supplemento 2
39
ABSTRACTS XV Congresso Nazionale Società Italiana di Urologia Oncologica
stage IIC (if necessary associated with RPLND of retroperitoneal masses and/or irradiation); it was also performed in stage
IIB (42,8%). 3) Relapse and death occured only in 1 pt
(4,3%). At the last follow-up evaluation, 95,7% pts were alive
and disease-free. 4) All these results are in accordance with
EGCCCG guidelines.
del margini esistente presso il nostro Istituto. Tale studio potrebbe rappresenta la valutazione preliminare per uno studio di intensificazione selettiva della dose (“differential dose painting”) basato su metodiche di imaging biologico-funzionale (RM a spettroscopia e PET con tracciante ad elevata sensibilità e specificità).
Bibliografia
Abstract n. 93 - Poster
LA PROSTATA: SI MUOVE?, MA QUANTO SI MUOVE?
IMPATTO DEL POSIZIONAMENTO DI SEMI D’ORO
NELLA PROSTATA PER LA DEFINIZIONE DEL TARGET
PAZIENTE-SPECIFICO
Muñoz F.1, Guarneri A.1, Ciammella P.1, Orefici E.1,
Cucchiarale G.2, Ferrando U.2, Ragona R.1, Ricardi U.1
1
SCDU Radioterapia; 2Università di Torino. Divisione di Urologia
31, ASO Molinette, Torino
Introduzione: La prostata non è visibile in un’immagine portale
all’acceleratore lineare. Una procedura recentemente implementata per visualizzare questa, è rappresentata dal posizionamento sotto guida ecografia di reperi radio-opachi all’interno
della prostata. Tale approccio consente il controllo qualitativo
e quantitativo degli eventuali spostamenti della prostata
durante la radioterapia (RT)
Materiali e Metodi: Dal marzo 2005 presso il nostro Istituto è stato
avviato uno studio preliminare per ottimizzare il trattamento
radioterapico conformazionale tridimensionale mediante l’introduzione di tre semi d’oro di dimensioni pari a 1.2 x 3 mm. I
movimenti della prostata durante il trattamento sono in parte da
ricercarsi nel diverso grado di riempimento del retto e vescica.
Successivamente, nella posizione di trattamento e con opportuno presidio di immobilizzazione (Sinmed, NL), i pazienti sono
sottoposti a risonanza magnetica (RM) con bobina di superficie
ed a Tomografia Computerizzata (TC) per piano di cura.
Giornalmente durante il trattamento, sono valutati le immagini
portali ortogonali (EPID).
Risultati e Discussione: Al momento attuale sono stati analizzate
70 immagini portali (EPID) del primo paziente inserito nello studio. Su ciascuna immagine portale (0 e 90) è stato valutato sia il
movimento d’organo (“organ motion”) definito dallo spostamento dei tre marker fiduciali rispetto a predefiniti reperi ossei, sia la
bontà del posizionamento (“set-up”) inteso come lo spostamento dei reperi ossei rispetto al campo di trattamento. Nella Tabella
1 sono riassunte le medie e le deviazioni standard (SD) nelle tre
direzioni per l’ “organ motion” e per il set-up relativo alle prime
35 sedute. La prostata si muove in modo limitato in senso latero-laterale, mentre in senso cranio-caudale si evince una maggiore escursione in direzione craniale rispetto a quella caudale.
Non vi è stata una significativa migrazione dei semi intraprostatici, ma piuttosto modestissimi cambiamenti tra le loro distanze
legati ad una riduzione volumetrica della prostata.
Conclusioni: Le SD degli errori roto-traslazionali registrati hanno
permesso, in questo singolo paziente di ridurre i margini tra CTV
e PTV modificando, in questo caso, il protocollo di espansione
Tabella 1.
(LL Latero-laterale, AP antero-posteriore, CC cranio-caudale)
Organ motion
40
Set-up
LL
AP
CC
LL
AP
CC
Errore
Sistematico (mm)
0
1.3
-3.1
-4
-3.6
-0.5
Errore Random (mm)
1
3.6
4.8
3.5
2.5
2.8
Archivio Italiano di Urologia e Andrologia 2005; 77, 3, Supplemento 2
1. Duerloo K, Roel JH, M Van Herk et al. Quantification of shape variation
of prostate and seminal vesicle during external beam radiotherapy. IJROBP
2005; 61:228
2. Stroom J, Koper P, Horevaar G, et al:. Internal organ motion in prostate
cancer patients treated in prone and supine treatment position. Radiother
Oncol 1999; 51:237
Abstract n. 94 - Comunicazione selezionata
ANALISI RETROSPETTIVA MONO-ISTITUZIONALE RIGUARDANTE SEMINOMI DEL TESTICOLO IN STADIO I TRATTATI
CON RADIOTERAPIA PROFILATTICA
Muñoz F.1, Franco P1., Ciammella P1., Orefici E.1, Ferrando
U.2, Ricardi U.1
1
SCDU Radioterapia; 2Università di Torino, Divisione di Urologia
31, ASO Molinette, Torino
Introduzione: I seminomi posseggono un’elevata radio-chemiosensibilità tradotta in tassi di sopravvivenza che arrivano, considerando tutti gli stadi, a più del 90 %. La radioterapia (RT)
postoperatoria è attualmente considerata il trattamento adiuvante standard. Scopo dello studio è la valutazione del controllo loco-regionale di malattia, della tossicità e dei secondi
tumori in pazienti sottoposti a RT adiuvante, successiva alla
orchifunicolectomia (OF).
Pazienti e Metodi: Tra il gennaio 1985 ed il Dicembre 2004, 226
pazienti con diagnosi di seminoma del testicolo in Stadio I
sono stati trattati con RT adiuvante dopo OF. L’età mediana alla
diagnosi è stata di 36 anni. In 209 pazienti è stata posta diagnosi di seminoma classico (92,5%), in 13 di seminoma anaplastico (5,75%), in 4 di seminoma spermatocitico. Le dosi di
RT sono state prescritte a metà diametro e somministrate con
frazionamento convenzionale (180-200 cGy/die) mediante
campi contrapposti AP/PA con fotoni X di energia pari a 18 MV.
In 175 pazienti (77%) il volume di trattamento includeva i linfonodi lombo-aortici (LA) e gli iliaci ipsilaterali, in 26 pazienti(11,5%) i linfonodi LA e gli iliaci bilaterali, in 10 pazienti
(4,42%) i LA soltanto ed in 6 pazienti (2,7%) i linfonodi LA,
gli iliaci e gli inguinali ipsilaterali. 81 pazienti, (35,8 %) hanno
ricevuto dosi > 30 Gy, durante i primi anni della casistica; più
recentemente sono state erogate dosi più basse (< 30 Gy).
Risultati: Con un follow-up mediano di 84 mesi (range 6-238)
la sopravvivenza globale a 5 anni è stata del 98%. Tra i pazienti trattati, 7 (3%) sono andati incontro a recidiva di malattia. Di
essi 2 sono recidivati in campo di radioterapia con localizzazione a carico dei linfonodi LA; 3 pazienti sono ricaduti con
coinvolgimento dei linfocentri mediastinici. Infine, 2 pazienti
sono progrediti con malattia disseminata a carico del parenchima polmonare. La terapia di salvataggio delle recidive è costituita in RT in 3 casi e chemioterapia con derivati del platino in
4 casi, con 5 remissioni complete di malattia. 2 pazienti recidivati sono morti a causa del seminoma. 1 paziente è deceduto a
causa di una seconda neoplasia e altri 2 per cause non oncologiche. La tossicità acuta del trattamento radiante ha riguardato
il tratto gastrointestinale ed è stata classificata di grado 1 secondo RTOG in 72 pazienti (32%) e di grado 2 in 15 pazienti
(7%). Nella coorte analizzata si sono verificate 8 seconde neoplasie, tra cui 2 seminomi a carico del testicolo controlaterale,
1 LNH rinofaringeo, 1 adenocarcinoma pancreatico, 2 adenocarcinomi del grosso intestino, 1 adenocarcinoma della prostata ed un carcinoma squamoso del polmone.
ABSTRACTS XV Congresso Nazionale Società Italiana di Urologia Oncologica
Conclusioni: La RT in modalità adiuvante dopo OF in pazienti
affetti da seminoma del testicolo in Stadio I si è dimostrata
essere un trattamento fattibile, ben tollerato ed efficace nella
sterilizzazione della malattia microscopica linfonodale. Gli
effetti tardivi ed, in particolare, i secondi tumori derivati da
tale approccio terapeutico, supportano l’odierna tendenza alla
riduzione dei volumi di trattamento e delle dosi erogate.
Abstract n. 95 - Comunicazione
CONSERVATIVE APPROACH BY COMBINATION TREATMENT OF INVASIVE BLADDER CANCER
Molinaro M.A.1, Molè R.1, Pingitore D.1, D’Armiento M.2
1
U.O. Radiotherapy and Radiobiology, Hospital Pugliese-Ciaccio,
Catanzaro, Italy; 2Dipartimento di Urologia e Nefrologia
“Policlinico Universitario Federico II”, Napoli
Purpose: Bladder carcinoma is a relatively rare carcinoma,
about 5% of malignant tumors in males and 3% in females. In
the last decades an increased number of the diseased with this
malignant illness has been noticed. For patients with invasive
bladder cancer the usual recommended treatment is radical
cystectomy, although transurethral resection of the tumor,
systemic chemotherapy, and radiotherapy are each effective in
some patients. Bladder preservation with trimodality therapy
yields a 5-year OS rate of approximately 50%.
Methods: RTOG 85-12 was the first trial on bladder preservation designed by the RTOG for patients with muscle-invasive
bladder cancer who were otherwise candidates for radical
cystectomy. The rationale for this trial was based on the encouraging experience reported by the National Bladder Cancer
Group in patients who were medically inoperable and were
treated with concurrent radiochemotherapy (1). This trial
enrolled 42 patients, and a 5-year OS rate of 52% was reported. T stage was a prognostic factor, with patients with T2 disease experiencing 4-year survival rates of 64%, while patients
with T3-T4 disease had a 24% 4-year OS rate (2). We enrolled
36 patients with bladder cancer stage T2 through T4a, mean
age - 61,5 years (43-70). N+ nodes were encountered in 10,5%
of the patients. The same percentage of patients exhibited Ca in
situ coexistent with invasive tumor. The treatment scheme in
36 patients was maximally possible TUR, followed by simultaneous chemo and radiotherapy with Cisplatin 100 mg/m2 i.v.
on 0 and 21st days during the external radiotherapy of the pelvis. 45 Gy were applied in 25 fr. with 1.8 Gy daily. Urologic
evaluation of the tumor response directed further therapy: radical cystectomy in the 8 patients who had incomplete responses, additional chemotherapy and radiotherapy in the 18
patients who had complete responses or who were unsuited for
cystectomy, and alternative care in the 10 patients who could
not tolerate either irradiation or chemotherapy.
Results: After a median follow-up of 38 months, the local control is achieved in 84,3%, partial in 15,7% and survival rate
was 58,7%. Actually 17 of the 36 patients (45 %) were alive
and free of detectable tumor. In 7 (20%) a superficial tumor
recurred and required further transurethral surgery and intravesical drug therapy.
Conclusions: Conservative combination treatment may be an
acceptable alternative to immediate cystectomy in selected
patients with bladder cancer.
References
1. Shipley WU, Prout GR Jr, Einstein AB, et al. Treatment of invasive bladder cancer by cisplatin and radiation in patients unsuited for surgery. JAMA
1987; 258:931
2. Tester W, Porter A,Asbell S, et al. Combined modality program with possible organ preservation for invasive bladder carcinoma: results of RTOG
protocol 85-12. Int J Radiat Oncol Biol Phys 1993; 25: 783
Abstract n. 96 - Poster
LA RISONANZA MAGNETICA CON BOBINA ENDORETTALE (ER-MRI) COME METODICA NEL RILEVARE LA SOTTOSTADIAZIONE DEL CARCINOMA PROSTATICO CLINICAMENTE LOCALIZZATO
Porcaro A.B.1, Migliorini F.1,Monaco C.1, Balzarro M.1,
Zecchini Antoniolli S.1, Montemezzi S.2, Borsato A.2,
Ghimenton C.3, Gortenuti G.2, Longo M.1, Pianon R.1,
Comunale L.1
1
Divisione di Urologia; 2Divisione di Radiologia; 3Divisione di
Anatomia Patologica, Ospedale Civile Maggiore, Verona
Introduzione: Obiettivo del presente lavoro è studiare l’accuratezza diagnostica della ER-MRI come metodica nel rilevare la
sottostadiazione del carcinoma prostatico clinicamente localizzato sia come penetrazione capsulare sia come invasione delle
vescichette seminali.
Materiali e Metodi: 90 pazienti con neoplasia clinicamente localizzata della prostata sono stati sottoposti a prostatectomia
radicale, dopo essere stati stadiati con la ER-MRI. L’età media
dei pazienti era 66 anni (range: 51-77). Il PSA medio preoperatorio era 9,5 ng/mL (range: 1-54). Il valore medio del
Gleason score bioptico era 6 (range: 4-8). La stadiazione ERMRI è stata praticata almeno 45 giorni dopo l’esecuzione delle
biopsie prostatiche, utilizzando il Magnetom Symphony 1.5
Tesla. La stadiazione patologica è stata eseguita secondo il protocollo di Standford. I risultati della ER-MRI sono stati correlati statisticamente con quelli della stadiazione patologica in
modo da definire la sensibilità, specificità, valore predittivo
positivo, valore predittivo negativo e l’accuratezza globale della
metodica.
Risultati: Il Gleason score patologico medio è risultato 6,1
(range 3-9). 62 pazienti (0,69 %) sono risultati stadio patologico pT2 e 28 (0,31%) pT3 di cui 18 (0,20%) con penetrazione capsulare ed 10 (0,11%) con invasione delle vescichette
seminali. La ER-MRI ha stadiato 65 pazienti (0,72%) come cT2
e 25 (0,28%) come cT3 di cui 15 (0,17%) con penetrazione
capsulare e 10 (0,11%) con invasione delle vescichette seminali. Sensibilità, specificità, valore predittivo positivo, valore
predittivo negativo ed accuratezza stadiante globale sono risultati rispettivamente 0,83%, 1,00%, 1,00%, 0,96% e 0,97% per
la penetrazione capsulare; mentre 1,00%, 1,00%, 1,00%,
1,00% e 1,00% per la invasione delle vescichette seminali
rispettivamente
Conclusioni: In questa preliminare esperienza la ER-MRI si è
dimostrata una metodica efficace nel rilevare la sottostadiazione del carcinoma prostatico clinicamente localizzato sia come
estensione extracapsulare sia come invasione delle vescichette
seminali.
Abstract n. 97 - Video
ASPORTAZIONE LAPAROSCOPICA DI UN LINFANGIOMA
CISTICO RETROPERITONEALE: UN CASO INSIDIOSO
Celia A., Ruffato A., Silvetsre P., Caruso A., Giunta A.,
Breda G.
Struttura complessa di Urologia dell’Ospedale San Bassiano,
Bassano del Grappa
Introduzione: Il Linfangioma Cistico (LC) è una rara malformazione benigna del sistema linfatico e localizzabile in vari
distretti corporei: milza, mediastino, retroperitoneo, mesentere
ed ovaia. La localizzazione retroperitoneale è tipica dell’infanzia e piuttosto rara nell’età adulta. Presentiamo un caso insidioso di LC retroperitoneale.
Case report: Ragazza di 25 anni giunge alla nostra osservazione
per la presenza di dolore lombare destro irradiato ai quadranti
addominali omolaterali. L’anamnesi risulta negativa per patoloArchivio Italiano di Urologia e Andrologia 2005; 77, 3, Supplemento 2
41
ABSTRACTS XV Congresso Nazionale Società Italiana di Urologia Oncologica
gie degne di nota. L’esame clinico rivela la presenza di una piccola massa in ipocondrio destro. Una successiva valutazione
ecografica mette in evidenza la presenza di una cisti in sede
renale destra, polare inferiore, di 8 centimetri. La successiva
CT conferma la presenza di una neoformazione cistica ma di
dubbia pertinenza renale. La neoformazione cistica presenta
rapporti intimi con alcune strutture nobili retroperitoneali:
parete laterale della vena cava, uretere e vena gonadica destra.
Si propone la rimozione laparoscopica dalla formazione cistica. L’asportazione della cisti retroperitoneale viene eseguita per
via laparoscopica con accesso transperitoneale: paziente in
decubito laterale sinistro, accesso open secondo la tecnica di
Hasson, induzione del pneumoperitoneo e posizionamento
sotto vista di altri 3 trocars (due da 5 mm ed uno da 12 mm)
in sede sottocostale secondo lo schema abituale. L’intervento
ha inizio con la mobilizzazione mediale del colon ascendente
e del duodeno; la cisti viene isolata per via smussa e tagliente
dai tessuti circostanti. La dissezione della parete cistica appare
difficoltosa in prossimità della vena cava inferiore e della vena
gonadica. La cisti viene rimossa completamente liberandola
inferiormente dai rapporti con l’uretere destro. L’esame istologico pone la diagnosi di LC. Assenza di complicanze intraoperatorie e post-operatorie; la paziente è stata dimessa in 2
giornata. Discussioni Il LC è una lesione benigna del sistema
linfatico di cui l’eziologia esatta rimane incerta. La manifestazione clinica è variabile e talvolta può essere ingannevole. Lo
studio addominale ecografico è la procedura diagnostica di
prima istanza, ma la valutazione CT può evidenziare in dettaglio le dimensioni, la forma e i rapporti del LC mostrandone
talvolta la provenienza da organi solidi quali il rene, ovaia etc.
La particolarità di questo caso clinico sta nella iniziale errata
interpretazione ecografia con diagnosi di cisti renale polare
inferiore e nella mancata chiarezza CT del quadro anatomico.
L’ errata intrepretazione poteva portare ad una non felice indicazione di marsupializzazione della parete cistica con possibile lesione di strutture nobili retroperitoneali. Un’altra particolarità sta nella difficoltosa dissezione della parete del LC dalla
parete cavale e dalla vena gonadica destra, con possibile
rischio di lesioni vascolari. L’asportazione è il trattamento di
scelta e può essere effettuato per via “open” o laparoscopica,
come descritto in letteratura. Appare imprudente lo svuotamento percutaneo della cisti, con eventuale sclerotizzazione
delle pareti, visto l’intimo rapporto con le suddette strutture
vascolari. È evidente il vantaggio della procedura laparoscopica per il recupero veloce del paziente e la minima morbilità.
Abstract n. 98 - Comunicazione
CISTECTOMIA RADICALE CON NEOVESCICA ILEALE
ORTOTOPICA A CIELO APERTO VERSUS LAPAROSCOPICA: CONFRONTO DEI COSTI IN UN SINGOLO CENTRO
Gregori A., Bozzola A., Simonato A., Galli S., Lissiani A.,
Scieri F., Stener S., Gaboardi F.
Unità Operativa di Urologia, Azienda Ospedaliera “Luigi Sacco”,
Milano
Introduzione: La cistectomia radicale laparoscopica (CRL) è una
tecnica nuova e controversa: oltre ai dubbi sulla sicurezza
oncologica esistono delle perplessità riguardo alla convenienza economica della procedura. Abbiamo esaminato i costi
della CRL comparandoli con l’intervento a cielo aperto (CRCA) in due gruppi di pazienti (pz) operati nel nostro Reparto.
Metodi: Tra settembre 2001 e luglio 2004 abbiamo eseguito 10
CLR con neovescica ileale ortotopica per carcinoma vescicale
a cellule transizionali (gruppo A). Questo gruppo di pz è stato
confrontato con un gruppo di 10 pz sottoposti a CR-CA prima
di iniziare il programma di chirurgia laparoscopica, nel periodo compreso tra novembre 2000 e agosto 2001 (gruppo B).
42
Archivio Italiano di Urologia e Andrologia 2005; 77, 3, Supplemento 2
Abbiamo escluso dall’analisi i pz sottoposti a cistectomia di salvataggio o a trattamenti neoadiuvanti. All’analisi statistica (test
t o Mann-Whitney) i due gruppi di pz sono risultati omogenei
per quanto riguarda età, ASA score e body mass index medi. I
dati economici sono stati ricavati dai centri di costo del nostro
Ospedale. Abbiamo valutato i costi di degenza, dei materiali
monouso e di occupazione della sala operatoria. In tali voci
sono compresi i costi del personale. Non abbiamo valutato i
costi dei materiali di base per entrambe le tecniche poiché non
impiegati solamente per le cistectomie. Nel nostro centro un
giorno di degenza costa 625 € mentre un’ora di occupazione
di sala operatoria costa 520 €.
Risultati: Non ci sono state differenze statisticamente significative tra il gruppo A e il gruppo B per quanto riguarda il numero medio dei linfonodi asportati (19.5 versus 18.6) e i giorni
medi di permanenza del catetere transuretrale (14.9 versus
17.9) L’occupazione media di sala operatoria e la degenza
ospedaliera media nei gruppi A e B è stata rispettivamente di
395.5 versus 275 min e di 10.5 e 18.9 gg (differenze statisticamente significative). I materiali monouso generalmente utilizzati nella CRL costano 637 € contro 270 € nella CR-CA. Nel
nostro centro i costi totali dei parametri considerati risultano
10626 € per la CRL e 14465 € per la CR-CA.
Conclusioni: In termini di costi nell’esperienza del nostro centro
la CRL ha un vantaggio, dovuto a minori tempi di degenza, di
circa 3839 € rispetto alla CR-CA. La laparoscopia sembra
avere minore impatto chirurgico per il pz e minore impatto
economico per la struttura sanitaria.
Abstract n. 99 - Poster
HIGH INTENSITY FOCUSED ULTRASOUND (HIFU): DATI
PRELIMINARI SUL TRATTAMENTO DEL CARCINOMA
PROSTATICO LOCALMENTE AVANZATO O AD ALTO
RISCHIO DI PROGRESSIONE
Callea A., Zizzi V., Cafarelli A., Piccinni R., Sblendorio D.,
Berardi B., Gala G., Tempesta A., Traficante A.
AUSL BA 4, U.O. Clinicizzata di Urologia, Ospedale “Di Venere”,
Bari
Introduzione e Obiettivi: Il trattamento del carcinoma prostatico
localmente avanzato o ad alto rischio di progressione rimane
tuttora controverso. L’HIFU si prefigge la termoablazione della
prostata con ultrasuoni focalizzati ad alta energia; con questa
tecnica è possibile un trattamento ablativo extracapsulare, che
potrebbe consentire un buon controllo locale e la radicalizzazione di alcuni T3N0M0, ma esistono pochi dati in letteratura
sulla sua efficacia in questi pazienti.
Metodi: In 38 mesi abbiamo effettuato 93 trattamenti ABLATHERM (EDAP TECHNOMED) in 78 pazienti con neoplasie
ad alto rischio di progressione (T2c o con Gleason score > 7 o
con PSA > 20 ng/ml), N0M0, di età media 73,2 anni, PSA
medio 35,3 ng/ml e Gleason score medio 6,9, non candidabili
a chirurgia radicale per età superiore a 75 anni o per comorbilità. Il volume prostatico medio era di 40,6 ml ed in tutti i casi
è stata effettuata una TURP di debulking; 21 neoplasie erano
T3 ed una T4, 23 di Gleason score > di 7 e 44 con PSA > 20
ng/ml. Nelle neoplasie localmente avanzate il trattamento è
stato esteso extracapsularmente in modo mono o bilaterale,
sacrificando i nervi erigentes e coinvolgendo nei T3b le vescichette seminali e nell’unico T4 il trigono vescicale. In 11
pazienti è stato effettuato un secondo trattamento HIFU per
persistenza di malattia alla biopsia di controllo a 6 mesi, mentre in 4 casi il ritrattamento è stato necessario a causa di un
volume prostatico > 100 ml.
Risultati: Il follow up medio è di 21,8 mesi, con dosaggio del
PSA ogni 3 mesi e biopsia prostatica a 6 mesi dall’HIFU. Il success rate biochimico (PSA stabilmente < 0,5 ng/ml) è stato 41%
ABSTRACTS XV Congresso Nazionale Società Italiana di Urologia Oncologica
ed il success rate istopatologico (negativizzazione della biopsia) 67,3%; nell’ 82,3% e nel 75,5% dei casi, già a 6 mesi, non
si rilevava malattia residua rispettivamente alla DRE ed alla
TRUS. Gli eventi avversi sono stati: UTI nel 23,1% dei casi,
ematuria e dolore emorroidario nel 3,8%, prostatiti nel 5,1%,
orchiepididimiti nel 2,6%, stenosi dell’uretra nel 7,7%, sclerosi del collo vescicale nel 6,4%, fistola uretro-rettale nello 1,3%,
stress incontinence di grado lieve nel 3,8% e disfunzione erettile nel 75,8% dei casi (22 dei 29 pazienti potenti prima del
trattamento).
Conclusioni: Nei carcinomi prostatici localmente avanzati o ad
alto rischio di progressione, ad un follow up di quasi 2 anni,
l’HIFU sembra risolutivo in più del 40% dei casi e, nei rimanenti, ottiene un buon controllo locale della malattia. Questi
risultati, confrontati con i dati rilevati dalle tabelle di Partin
(2% di probabilità di malattia organo confinata e 73% di interessamento linfonodale per carcinomi di stadio > T2b, con
Gleason score > 7 e PSA > 20 ng/ml), dimostrano l’efficacia
dell’HIFU nel trattamento locale dell’adenocarcinoma prostatico localmente avanzato o ad alto rischio di progressione.
Questa opzione terapeutica, consentendo un efficace trattamento ablativo extracapsulare, sembra capace, in alcuni casi,
di radicalizzare i pazienti che non abbiano localizzazioni linfonodali o metastatiche. Sarà necessario un follow-up più
lungo per confermare questi dati preliminari.
Abstract n. 100 - Poster
LIPOSARCOMA DEL FUNICOLO SPERMATICO, CASE
REPORT E REVISIONE DELLA LETTERATURA
Piccinni R., Cafarelli A., Berardi B., Callea A., Sblendorio
D., Tempesta A., Zizzi V., Traficante A.
AUSL BA 4, U.O. Clinicizzata di Urologia, Ospedale “Di Venere”,
Bari
Introduzione e obiettivi: I tumori del funicolo spermatico rappresentano il 5 % dei tumori intrascrotali. Tra questi il liposarcoma è una forma molto rara, di cui sono descritti in letteratura solo un centinaio di casi. Riportiamo un nuovo caso di
liposarcoma del funicolo spermatico.
Metodi: D.G. di 66 anni, sottoposto nel 1999 a prostatectomia
radicale retropubica per adenocarcinoma prostatico (pT2aNo,
Gleason Score 4) con PSA attualmente non dosabile, giunge
alla nostra osservazione per la presenza di una tumefazione
dell’emiscroto sinistro. Obiettivamente si apprezza a livello del
funicolo spermatico sinistro una neoformazione di 6x4 cm, di
consistenza dura e non dolente. L’ecografia scrotale rileva una
ecostruttura disomogenea. I markers tumorali (LDH, alfa feto
proteina e beta HCG) sono nella norma. Si esegue una inguinotomia esplorativa sinistra e una biopsia estemporanea rileva
una neoplasia mesenchimale maligna. Si procede, pertanto, ad
una orchifunicolectomia con legatura alta del funicolo spermatico.
Risultati: L’esame istologico definitivo evidenzia un liposarcoma indifferenziato del funicolo spermatico, con margini di
resezione, didimo ed epididimo esenti da infiltrazione neoplastica. Il paziente esegue una TAC torace, addome e pelvi di stadiazione, che risulta negativa e viene avviato a trattamento
radioterapico adiuvante. A distanza di 6 mesi il paziente è in
buone condizioni e non presenta, all’esame clinico ed alla TAC
di controllo, recidive di malattia locali o sistemiche.
Conclusione: Il liposarcoma del funicolo spermatico rappresenta un’entità rara; la variante indifferenziata è da considerarsi
assai inusuale, rappresentando il 10 % dei sarcomi del funicolo (1). L’orchifunicolectomia con legatura alta del funicolo
spermatico costituisce il trattamento di elezione (2). La radioterapia adiuvante è indicata in presenza di margini chirurgici
positivi, metastasi linfonodali, malattia di alto grado (3) e in
caso di recidiva locale (5). La linfadenectomia retroperitoneale
non comporta alcun beneficio, mentre il ruolo della chemioterapia è tuttora incerto (6). La sopravvivenza a 5 e 10 anni è del
75 % e 63 % rispettivamente (1). Pur essendo basso il rischio
di progressione, l’esistenza di recidive locali tardive impone un
follow up a lungo termine (7).
Bibliografia
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Abstract n. 101 - Poster
HYTAD1-P20: A NOVEL PACLITAXEL-HYALURONIC ACID
HYDROSOLUBLE BIOCONJUGATE FOR TREATMENT OF
SUPERFICIAL BLADDER CANCER
Banzato A.1, Renier D.2, De Luca G.2, Bettella F.2, Riondato
M.3, Mazzi U.3, Esposito G.1, Pagano C.4, Bassi P.F.1, Rosato A.1
1
Dip. Scienze Oncologiche e Chirurgiche, Università di Padova;
2
Fidia Farmaceutici, Abano Terme; 3Dip. Scienze Farmaceutiche e
4 Dip. Scienze Mediche e Chirurgiche, Università di Padova
Introduction: This study reports the development of a new
water-soluble paclitaxel-hyaluronic acid bioconjugate,
HYTAD1-p20, for intravesical treatment of superficial bladder
cancer. HYTAD1-p20 was synthesized by carboxyl esterification of hyaluronic acid with paclitaxel, and its physicochemical and biological properties were characterized.
Methods: Paclitaxel loading was optimized at 20% w/w; this procedure increased by 500 fold the paclitaxel concentration in the
resulting water-soluble biomaterial. In vitro, HYTAD1-p20 exerted a much greater dose-dependent inhibitory effect against RT-4
and RT-112/84 human bladder carcinoma cell growth than that
of free drug, and directly interacted with CD44 expressed by
bladder tumor cells. In vivo biodistribution of the compound was
analyzed using a small animal-dedicated scintigraphy YAP camera following catheterization of mice, and intravesical instillation
of 99mTc-labeled HYTAD1-p20 for 120 minutes.
Results: Results showed that the scintigraphic signal remained
confined to the bladder. Results of pharmacokinetic studies
carried out in rats following bladder catheterization and intravesical instillation of HYTAD1-p20, disclosed that drug leakage was negligible during a 2-hour analysis. Histological examination of drug-instilled bladders revealed that HYTAD1-p20
was extremely well tolerated, while paclitaxel alone produced
mucosal disruption and submucosal infiltration of inflammatory cells. Treatment of SCID mice bearing subcutaneous RT112/84 tumors with maximum tolerated doses of bioconjugate or paclitaxel showed that HYTAD1-p20 exerted a therapeutic activity comparable to that of free drug.
Conclusions: These data suggest that HYTAD1-p20 significantly
improved results obtained with conventional paclitaxel, in
terms of hydrosolubility, in vitro activity against human bladder cancer cells and in vivo biocompatibility. This bioconjugate is a potentially useful treatment for superficial urothelial
malignancy.
Archivio Italiano di Urologia e Andrologia 2005; 77, 3, Supplemento 2
43
ABSTRACTS XV Congresso Nazionale Società Italiana di Urologia Oncologica
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nanoparticles for intravesical bladder cancer therapy. Clin Cancer Res
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Abstract n. 102 - Poster
DUBBI E PERPLESSITÀ SUL RISCHIO DI NEOPLASIA
INCIDENTALE DELLA PROSTATA IN CORSO DI CISTECTOMIA CON PRESERVAZIONE DELLA PROSTATA
Carmignani G., Simonato A., Gastaldi C., Ninotta G., Vota
P., Pizzorno R., Ambruosi C., Traverso P.
Clinica Urologica “L. Giuliani”, Università di Genova
Introduzione ed Obiettivi: Oggi la chirurgia tende ad essere poco
demolitiva e preservare la funzione degli organi senza compromettere la radicalità oncologica. Seguendo questa tendenza in pazienti selezionati è stata proposta la cistectomia con
preservazione della prostata e delle vescicole seminali (PSC).
L’incidenza di cancro prostatico in corso di autopsia è del 30 70% mentre sarebbe del 41% nei pazienti sottoposti a cistectomia radicale per neoplasia transizionale (TCC) (Revelo MP:
J Urol. 2004;171:646-51). Secondo questi dati la PSC sembra
esporre il paziente ad un alto rischio di scoprire e lasciare in
situ una neoplasia prostatica incidentale. Riportiamo la nostra
piccola ma negativa esperienza.
Materiali e Metodi: Sono stati sottoposti a PSC con rimozione
contestuale dell’adenoma prostatico e confezionamento di una
neovescica ileale ortotopica 2 pazienti di 59 e 57 anni in
buone condizioni generali, stadiati mediante TURV (rispettivamente pT2-G3 e pT1-G3 entrambi localizzati sulla parete
vescicale posteriore e al secondo episodio di malattia); il PSA
44
Archivio Italiano di Urologia e Andrologia 2005; 77, 3, Supplemento 2
preoperatorio era rispettivamente di 0.26 e 0.35 ng/ml. I
pazienti riferivano una buona attività sessuale e nessun disturbo minzionale. A 6 mesi dall’intervento sono state valutate: la
funzionalità renale [creatinina elettroliti emogasanalisi arteriosa (EGA)], ecografia addominale (ETG), il PSA; la continenza
urinaria è stata valutata con la scala di O’Donnel e la funzione
sessuale mediante IIEF-5 score.
Risultati: Non sono state registrate complicanze intra o post
operatorie. Il catetere vescicale è stato rimosso dopo 3 settimane con ripresa della minzione e modesta incontinenza da sforzo in entrambi i pazienti. L’esame istologico indicava per
entrambi i pazienti una neoplasia uroteliale pT2-G3 associato
ad un microfocolaio di adenocarcinoma prostatico a basso
medio grado di differenziazione. Il follow-up è a sei mesi dall’intervento. Nel primo paziente gli esami ematochimici sono
negativi e il PSA di 0.18 ng/ml. L’ETG presenta un residuo post
minzionale di 350 ml, rendendo necessari due autocateterismi
giornalieri. La continenza diurna è ottima mentre quella notturna richiede l’uso di un pannolino. Il paziente riferisce di
avere erezioni ma senza rapporti sessuali con un IIEF-5 score
di 3. Nel secondo paziente il follow-up ematochimico è negativo e il PSA< 0.10 ng/ml. Gli esami radiologici sono negativi.
La continenza diurna è ottima mentre quella notturna richiede
l’uso di più di un pannolino. Il paziente riferisce di avere una
buona attività sessuale con un IIEF-5 score di 22.
Conclusioni: I risultati riportati in letteratura riguardo la continenza diurna non sembrano diversi dalla cistectomia radicale
tradizionale (CR) mentre i risultati della continenza notturna
non sono ancora conclusivi, l’unico vero vantaggio sembra
essere la preservazione dell’attività sessuale a fronte di un
rischio di insuccesso oncologico superiore alla CR del 10-15%
e ad un notevole rischio di riscontrare una neoplasia incidentale della prostata (Hautmann RE: Urol Clin North Am.
2005;32(2):177-85). La PSC è si un nuovo passo della chirurgia oncologica per preservare la funzione degli organi ma probabilmente nella direzione sbagliata in quanto i vantaggi non
sembrano giustificare il rischio oncologico.
Abstract n. 103 - Poster
TRATTAMENTO CHIRURGICO CONSERVATIVO DELLE
LESIONI PRE-CANCEROSE E CANCEROSE DEL GLANDE
Ambruosi C., Romagnoli A., Simonato A., Traverso P.,
Ruggiero L., Carmignani G.
Clinica Urologica “L.Giuliani”, Università degli Studi di Genova
Introduzione ed Obiettivi: La terapia tradizionale del carcinoma
del pene prevede una chirurgia demolitiva con gravi menomazioni funzionali e psicologiche per il paziente. Per migliorare la
qualità di vita del paziente recentemente è stata valutata la possibilità di praticare una chirurgia conservativa soprattutto nelle
lesioni superficiali.
Riportiamo i risultati della nostra esperienza.
Materiali e Metodi: Dal 2000 al 2004 sono giunti alla nostra
osservazione otto pazienti: 4 con Eritroplasia di Queyrat con
localizzazione alla corona (2 sottoposte a glandulectomia totale e contestuale sostituzione cosmetica del glande con mucosa
buccale e cute prepuziale e 2 sottoposte a biopsia escissionale);
1 con malattia di Paget e 2 con Ca in situ a localizzazione perimeatale (sottoposti a glandulectomia parziale); 1 con melanoma dell’uretra terminale coinvolgente la mucosa del glande sottoposto a chirurgia conservativa e ricostruttiva in due tempi.
Risultati: Glandulectomia totale I due pazienti riescono a mingere in piedi con un buon flusso, attività sessuale conservata
ma non soddisfacente, discreto risultato estetico.
Glandulectomia parziale: Il paziente con il melanoma è deceduto per l’insorgenza di una metastasi cerebrale ad un anno e
6 mesi dal trattamento. A 1 anno dall’intervento presentava
ABSTRACTS XV Congresso Nazionale Società Italiana di Urologia Oncologica
una lieve stenosi del neomeato, mingeva per uretra con attività sessuale conservata e un buon risultato cosmetico. I rimanenti 3 pazienti hanno attualmente un buon flusso minzionale, attività sessuale conservata e un buon risultato cosmetico.
Biopsia escissionale I due pazienti non hanno avuto recidive
locali e ottimi risultati funzionali.
Conclusioni: La chirurgia conservativa del glande rappresenta
un’ottima opportunità per il paziente di conservare l’estetica e
la funzionalità dell’organo. La chirurgia conservativa della
patologia neoplastica del glande rappresenta però una tecnica
complessa e richiede una notevole esperienza di chirurgia
ricostruttiva dei genitali esterni.
venza globale mediana è invece risultata molto inferiore (10,9
mesi). Si sono confrontate fra loro, con il Log-Rank test, le
curve di sopravvivenza dei due gruppi di pti sottoposti a chemioterapia, il test ha dimostrato nessuna differenza in termini
di PFS, ma una differenza statisticamente significativa nella
sopravvivenza globale a favore dello schema VMP.
Conclusioni: La VMP si è dimostrata capace di determinare alcune risposte parziali di malattia, numerose risposte in termini di
“PSA response“ e, in più dell’80% dei pti, di apportare un
“beneficio clinico” che è stato riscontrato nell’ 84% dei pti che
hanno ricevuto VMP e nel 57% di quelli trattati con regime di
Tannock.
Abstract n. 104 - Poster
LA CHEMIOTERAPIA NELLA NEOPLASIA PROSTATICA
ORMONO-REFRATTARIA (HRPC): MITOXANTRONEVINORELBINE-PREDNISONE (VMP) VERSO MITOXANTRONE-PREDNISONE (MP): LA NOSTRA ESPERIENZA
Ferrari V.D.1, Zambolin T.2, Pasinetti N.1, Simeone C.2,
Amoroso V.1, Tonini G.2, Grisanti S.1, Rangoni G.1,
Valcamonico F.1, Vassalli L.1, Simoncini E.1, Marpicati P.1,
Marini G.1
1
U.O. Oncologia Medica, Fondazione Beretta, Spedali Civili,
Brescia; 2Divisione Clinicizzata di Urologia, Cattedra di Urologia,
Università di Brescia
Abstract n. 105 - Video
LA NEFROURETERECTOMIA TOTALE PER VIA LAPAROSCOPICA
Bove P.1, Campagna A.1, Miano R.1, Finazzi Agrò E.1, Kim
FJ.2, Vespasiani G.1
1
Cattedra di Urologia, Università degli studi di “Tor Vergata”,
Roma, Italia; 2Denver Health Medical Center, University of
Colorado, Denver, CO, USA
Introduzione: La chemioterapia assume un ruolo nei pazienti
(pti) affetti da HRPC. I taxani hanno dimostrato di incrementare la sopravvivenza nei pazienti HRPC. In questo studio
monoistituzionale è stata valutata l’efficacia e la tossicità dell’associazione (VMP) confrontandola con MP
Metodi: Dal 1998 al 2004, presso il DH di Oncologia Medica
degli Spedali Civili di Brescia sono stati osservati 76 pti (età
mediana di 67 anni), il 63% con diagnosi documentate di metastasi, localizzate in prevalenza allo scheletro. L’85% dei pazienti
presentava ECOG PS di 0 o 1. I pti sono giunti all’ Oncologo a
48 mesi dalla prima diagnosi di neoplasia e dopo essere già stati
sottoposti ad un trattamento ormonale (96%), il 36% di essi ha
proseguito la linea ormonale già prescritta altrove, il 36% ha iniziato una diversa ormonoterapia, il 14% è stato sottoposto a chemioterapia ev e il 14% a estramustina. 42 dei 76 pti sono stati
sottoposti ad un trattamento chemioterapico ev ogni 3 settimane: 19 pti con una combinazione (VMP: Vinorelbine 25 mg/m2
giorno 1,8; Mitoxantrone 10mg/m2 giorno 1; Prednisone 12,5
mg/die) 23 MP (Mitoxantrone 10mg/m2 giorno 1; Prednisone
12,5 mg/die regime di Tannock).
Risultati: Si sono osservate 4 risposte parziali e 1 stabilizzazione di malattia. 10 pti hanno mostrato una riduzione dei valori del PSA ≥ 50%, 16 pti hanno tratto un beneficio clinico
dalla terapia in termini di riduzione del dolore (valutato con la
scala VAS), riduzione del consumo di analgesici o miglioramento dell’ECOG Performance status. Si è osservata neutropenia di grado 3-4 nel 16% dei pazienti, mentre non si sono
verificati casi di tossicità non ematologica di grado 3-4. Le
curve di sopravvivenza (metodo di Kaplan-Meier) hanno
mostrato una sopravvivenza globale (OS) mediana di 20,8
mesi (IC 95% di 9-32,6 mesi) ed una sopravvivenza libera da
progressione (PFS) mediana di 5.7 mesi (IC 95% di 0-13,3
mesi). Le risposte al trattamento, secondo i criteri RECIST, nel
gruppo di pazienti che ha ricevuto MP sono state solo stabilizzazioni di malattia, a differenza del gruppo trattato con
VMP. La tossicità sia ematologica che non ematologica dei due
schemi non è risultata differente. Il valore mediano della
sopravvivenza libera da progressione nel gruppo trattato con
regime di MP, stimato sempre col metodo di Kaplan-Meier, è
stato pari a 5 mesi (IC 95% 3,3-6,8 mesi): un valore simile a
quello riscontrato nei pazienti trattati con VMP; la sopravvi-
Introduzione ed Obiettivi: La nefroureterectomia rappresenta l’intervento di prima scelta delle neoplasie dell’alta via escretrice. Per
diminuire la morbilità postoperatoria associata alla chirurgia a
cielo aperto da alcuni anni è stato proposto l’approccio laparoscopico con conservazione di un tempo chirurgico finale per l’isolamento dell’uretere terminale. Il video presentato dagli autori
descrive step by step la procedura di nefroureterectomia interamente per via laparoscopica con accesso transperitoneale.
Metodi: Caso clinico: donna di 45 anni giunta alla nostra osservazione per macroematuria. La diagnosi strumentale supportata da una uretero-renoscopia flessibile pre-operatoria deponeva per la presenza di neoformazioni papillifere multiple a carico del gruppo caliceale superiore del rene di sinistra, la citologia urinaria selettiva confermava il sospetto di neoplasia. La
Paziente veniva quindi sottoposta a nefroureterectomia per via
laparoscopica. Si procede ad induzione di pneumoperitoneo
mediante ago di Veress. Si posizionano 3 trocars operativi: uno
da 10 mm in sede paraombelicale, 2 da 5 mm lungo la linea
emiclaveare di sinistra di cui 1 in ipocondrio ed 1 a cavallo dei
quadranti addominali laterali medio ed inferiore. Incisione del
peritoneo lungo la line di Toldt e medializzazione del colon
discendente. Si isola il rene (con risparmio del surrene) e l’uretere fino al tratto pelvico. Quindi si procede a sutura-sezione
dei vasi renali mediante EndoGia da 45 mm. Isolamento dell’uretere pelvico con exeresi di bottone vescicale di circa 3 cm
di diametro. Si procede quindi a confezionamento del cuff
vescicale con 2 suture semicontinue in Polisorb 2/0.
L’asportazione del rene unitamente all’uretere si attua mediante Endobag tramite incisione addominale sovrapubica tipo
Pfannenstiel.
Conclusioni: La nefroureterectomia “in toto” laparoscopica è
una procedura chirurgica sicura ed efficace per il trattamento
dei tumori dell’alta via escretrice. La tecnica da noi presentata
richiede una notevole esperienza laparoscopica garantendo
comunque una radicalità oncologica pari alla tecnica “open”
unitamente ai vantaggi propri delle tecniche laparoscopiche.
Abstract n. 106 - Comunicazione
TERAPIA METRONOMICA CON CICLOFOSFAMIDE E
DESAMETASONE DEL CARCINOMA PROSTATICO ORMONE-REFRATTARIO (HRPC)
Lapini A., Baldazzi V., Serni S., Masieri L., Minervini A.,
Carloni M., Carini M.
Clinica Urologica 1, Università degli Studi di Firenze
Archivio Italiano di Urologia e Andrologia 2005; 77, 3, Supplemento 2
45
ABSTRACTS XV Congresso Nazionale Società Italiana di Urologia Oncologica
Introduzione: La terapia metronomica prevede la somministrazione per tempi lunghi in modo continuativo di citostatici a
basso dosaggio. Studi preclinici hanno dimostrato l’efficacia di
questi schemi anche nel trattamento di tumori chemioresistenti (Glode et al. Cancer 2003). L’associazione ciclofosfamide desametasone ben si presta ad una somministrazione di
questo tipo avendo i due farmaci effetti sinergici di tipo
antiangiogenetico. Scopo del lavoro è quello di verificare l’efficacia e la tollerabilità dello schema suddetto in pazienti con
HRPC. Gli Autori individuano altresì una tipologia di pazienti in cui sono massimi i risultati con questo schema.
Pazienti e Metodi: Dal gennaio 2003 al gennaio 2005, 23
pazienti con HRPC (età media 68.4 aa; range 55-79 aa) sono
stati trattati con ciclofosfamide (50 mg/die) e desametasone (1
mg/die) in modo continuativo. 17 erano non metastatici e 6
metastatici. Il PSA basale risultava compreso tra 6,75 ng/ml e
332 ng/ml, media 54,7 ng/ml. 21 /23 pazienti presentavano
un PSA 100ng/ml; Criteri di inclusione: dimostrazione della
withdrawal sindrome; attesa di vita > 6 mesi; ECOG performance status 2;esclusione di altra patologia neoplastica in atto;
funzionalità midollare epatica e renale nella norma. È stata
considerata come risposta positiva una riduzione del PSA >
50% del valore basale. La rivalutazione del PSA è stata effettuata al termine del secondo mese di terapia e successivamente ogni 2 mesi. Nei Pazienti responders a 6 mesi è stato intrapreso un trattamento intermittente, riprendendo la terapia al
raggiungimento del valore basale del PSA. La terapia è stata
interrotta in caso di mancata risposta o per comparsa di tossicità grado 3-4 sec WHO.
Risultati: È stata osservata, dopo 2 mesi, una risposta positiva
in 17/23 pazienti (73.9%), con mantenimento della stessa ai
controlli successivi in percentuali rispettivamente del 65,4%
(15/23)a 4 mesi, del 52.1% (12/23) a 6 mesi. Di questi 12
hanno raggiunto un follow-up superiore ad un anno: 5/12
(41.6%) risultano responders in regime intermittente. In nessun caso è stata osservata tossicità di grado 3-4.
Conclusioni: La terapia metronomica con ciclofosfamide+desametasone risulta essere efficace e ben tollerato; ha il vantaggio
di essere una terapia domiciliare, a basso costo applicabile
anche a pazienti con basso performance status. Al fine di
ridurre la tossicità da accumulo proponiamo un trattamento
intermittente dopo la verifica di una risposta stabile.
Nonostante l’esperienza limitata riteniamo che una migliore
selezione dei pazienti consenta di mantenere elevate percentuali di risposta in regime intermittente. Candidati ideali ad
una terapia metronomica sono i pazienti con HRPC a PSA non
particolarmente elevato (100ng/ml) e trend di crescita lento.
Abstract n. 107 - Poster
DETERMINAZIONE DELLE CITOCHINE URINARIE (IL8,
IL6 E VEGF) NEI PAZIENTI SOTTOPOSTI A IMMUNOTERAPIA VESCICALE. RISULTATI PRELIMINARI
De Berardinis E.1, Autran-Gomez A.M.1, D’Alessandro M.2,
Mariani P.2, Albanesi L.1, Di Monaco F.1, Di Silverio F.1
1
Dipartimento di Urologia; 2Dipartimento di Chirurgia Generale,
Università di Roma “ La Sapienza”
Obiettivo: Diversi studi hanno evidenziato l’ importanza dell’uso delle citochine come probabile fattore prognostico nel
monitorare la risposta della immunoterapia vescicale con BCG
(Bacillus Calmette Guèrin). Dal 1989 è stata dimostrata la
modalità d’azione delle citochine. Il meccanismo attraverso il
quale il BCG media l’attività anti-tumorale non è ancora del
tutto chiaro. Lo scopo dello studio è stato di determinare la
concentrazione di VEGF,IL8,IL6 in campioni di urina dopo
trattamento endovescicale con BCG.
Materiali e Metodi: Sono stati arruolati 12 pazienti con diagnosi
46
Archivio Italiano di Urologia e Andrologia 2005; 77, 3, Supplemento 2
istologicamente accertata di carcinoma vescicale. Età media
64.16±8.9 anni Sono stati divisi in base allo stadio istologico
(5/12 T1G2, 3/12 T1G3, 2/12 TaG1, 2/12 TaG2) e sottoposti ad
un ciclo di instillazioni endovescicali con BCG. È stata effettuata
la raccolta di un campione di urina prima, e dopo 2,6 ore dall’instillazione endovescicale. Le IL-8,IL-6 e VEGF sono state
dosate attraverso un kit commerciale di alta specificità constituito da un prodotto enzimatico riproducibile con tecnica immuno
assorbente usando un sistema oligloconale. L’analisi statistica è
stata effettuata attraverso il test di Mann-Whitney u-test.
Risultati: I dati ottenuti dimostrano una marcata concentrazione di Il-8, Il-6 nelle urine dopo la prima instillazione con BCG
e una correlazione statisticamente significativa (p=0.001) con
VEGF. Conclusioni:I nostri risultati dimostrano un’ elevata attività citossica locale dopo instillazione con BCG. Un numero
maggiore di pazienti e un follow-up più lungo sono necessari
per dimostrare il ruolo delle interleuchine come fattore prognostico nel carcinoma della vescica.
Abstract n. 108 - Comunicazione
LIVELLI SIERICI DELLE PRO-METALLOPROTEINASI 2
(MMP2), PRO-MMP 9 ED ATTIVITÁ GELATINASICA NEI
PAZIENTI CON CARCINOMA PROSTATICO ED IPB
Zitella A.1, Casetta G.1, Mengozzi G.2, Aimo P.2, Greco A.1,
Rosso D.1, Delibero A.1, Ghignone G.P.1, Cortese F.1, Fiorio
M.1, Piovano M.1, Tizzani A.1
1
Clinica Urologica 1, Università degli Studi di Torino; 2Laboratorio
Analisi, Ospedale Molinette, Torino, Centro per la Ricerca, la
Diagnosi e la Cura del Tumore Prostatico, Centro Prostata
Molinette, Torino
Introduzione: Le metalloproteinasi (MMP) sono una famiglia di
enzimi proteolitici che degradano la matrice extracellulare ed i
componenti della membrana basale degli epiteli. Le MMP
hanno un ruolo essenziale nel processo di invasione e di metastatizzazione. Una maggiore espressione ed attività delle MMP
2 e 9 sono già state dimostrate nei carcinomi prostatici a livello tissutale. In questo studio clinico abbiamo misurato la concentrazione sierica delle PRO-MMP 2 delle PRO-MMP 9 e l’attività gelatinasica A e B ovvero l’attività complessiva delleMMP
2 e MMP 9 in pazienti con diagnosi istologica di carcinoma
prostatico ed IPB.
Metodi: I dosaggi delle MMP-2 e MMP-9 sono stati eseguiti con
metodo immunoenzimatico ELISA (Human MMP-2 e Human
MMP-9 Immunoassay Kit, Chemiconâ International, USA).
L’attività gelatinasica è stata misurata con uno specifico kit
ELISA (CHEMICON MMP Gelatinase Activity Assay Kit). È
stato selezionato un campione di 62 pazienti con carcinoma
prostatico (20 con Gleason < 7; 20 con Gleason = 7; e 22 con
Gleason > 7) e 20 pazienti con IPB confermata istologicamente. Le differenze tra le medie sono state confrontate con il t-test
per campioni indipendenti, le correlazioni tra variabili continue sono state valutate con il coefficiente di correlazione di
Pearson.
Risultati: Per le MMP-2 i dosaggi sono risultati come segue:
(media±DS) 94,7±9,7 ng/ml nelle IPB e 89,9±25,9 ng/ml nei
tumori (p = 0,47); 115,1±22,5 ng/ml nei tumori con Gleason
< 7 e 77,0±16,4 ng/ml nei tumori con Gleason > o uguale a
7 (p < 0,0001). Per le MMP-9 i dosaggi sono risultati come
segue: (media±DS) 115,6±82,7 ng/ml nelle IPB e
142,7±105,8 ng/ml nei tumori (p = 0,34); 139,6±104,8
ng/ml nei tumori con Gleason < 7 e 148,2±109,9 ng/ml nei
tumori con Gleason > o uguale a 7 (p = 0,76). L’attività gelatinasica è risultata come segue: (media±DS) 73,9%±11,9%
nelle IPB e 74,7%±9,5% nei tumori (p = 0,74); 75,5%±6,9%
nei tumori con Gleason < 7 e 74,4%±10,6% nei tumori con
Gleason > o uguale a 7 (p = 0,67). Non sono state trovate
ABSTRACTS XV Congresso Nazionale Società Italiana di Urologia Oncologica
correlazioni significative tra le MMP-2 e MMP-9 e la loro
attività, né tra queste variabili e l’età o il PSA. Lanalisi multivariata dei dati, assumendo come variabile dipendente il
gleason, e come variabili indipendenti, età, PSA, MMP2,
MMP9 ed attività gelatinasica ha dimostrato un significato
prognostico indipendente per i livelli di MMP2 e di PSA.
Queste due variabili hanno assunto un significato prognostico indipendente anche nel differenziare le forme localizzate dalle forme metastatiche mentre l’unica variabile con
significato indipendente nella diagnosi di tumore rispetto
all’ipb è risultata l’età.
Conclusioni: Il nostro è il primo studio che valuta i livelli circolanti di MMP nei pazienti con tumore prostatico ed IPB. Il
risultato più rilevante del nostro lavoro è la buona capacità
prognostica dei livelli plasmatici di MMP2 nella stadiazione di
malattia indipendentemente dal PSA. Non sono emerse differenze clinicamente rilevanti invece nella distribuzione dei
livelli plasmatici di MMP2 e di attività gelatinasica globale.
della neoplasia. Tale risparmio è quantificabile nella nostra
casistica di 107 pazienti in un volume medio di 23 cc che corrisponde ad un risparmio di circa 135.000 glomeruli, dato che
il volume corticale medio è di circa 170 cc e il numero di glomeruli di 1 per 106. L’enucleazione, oltre a consentire un
risparmio di parenchima renale sano consente di ridurre il
rischio di danno alle strutture vascolari e al sistema collettore.
Abstract n. 110 - Comunicazione
RISULTATI DELLA TECNICA DI ENUCLEAZIONE NEL
TRATTAMENTO CONSERVATIVO DEI TUMORI RENALI
(RCC) CON DIAMETRO MASSIMO COMPRESO TRA 4 E
7 CM
Minervini A., Lapini A., Masieri L., Manoni L., Carloni M.,
Lanzi F., Serni S., Carini M.
Clinica Urologica I, Università degli Studi di Firenze
Obiettivo: Nel trattamento dei tumori renali, il diametro massimo di 4 cm rappresenta il cut off dimensionale di passaggio tra
chirurgia nephron sparing e nefrectomia radicale. Obiettivo
dello studio è valutare il ruolo della chirurgia conservativa eseguita con tecnica di enucleazione in una serie consecutiva di
RCC con diametro massimo compreso tra 4 e 7 cm.
Pazienti e Metodi: Nel periodo compreso tra Gennaio 1986 e
Luglio 2004, 353 pazienti sono stati sottoposti ad enucleazione di neoformazione renale. 71 di questi pazienti (età media
60.3, range 33-82) presentavano RCC con dimensioni massime tra 4 e 7 cm. L’enucleazione, prevede l’escissione della neoplasia con il tessuto adiposo perirenale utilizzando il piano di
clivaggio tra parenchima sano e pseudocapsula. Ultimo follow
up Maggio 2005. Follow up medio 74 mesi (range 12-225). La
probabilità di sopravvivenza è stata calcolata con il metodo di
Kaplan-Meier.
Risultati: Ristadiazione in base al sistema TNM 2002: 42%
(30/71) pT1a, 44% (31/71) pT1b, e 14% (10/71) pT3a.
Diametro medio della neoplasia 4.7 cm (range 4.0-7.0 cm, SD
0.81). Nessun paziente è deceduto nell’immediato postoperatorio. Non ci sono stati casi di sanguinamento o perdita prolungata dai drenaggi/fistole urinose che abbiano richiesto reintervento. La sopravvivenza tumore-specifica a 5 e 8 anni è stata
del 85.1% e 81.6% e la sopravvivenza tumore specifica a 5
anni per pT1a (4 cm), pT1b e pT3a è stata 95.7%, 83.3% and
58.3%, rispettivamente (pT1a vs. pT1b p=0.254; pT1a vs.
pT3a p=0.006, pT1b vs. pT3a p=0.143). Complessivamente,
10 pazienti sono andati incontro a progressione di malattia
(14.9%), dei quali tre (4.5%) sono andati incontro a recidiva
locale isolata o associata a recidiva sistemica.
Conclusioni: Se tecnicamente fattibile, l’enucleazione garantisce
tassi di sopravvivenza tumore specifica e libera da progressione eccellenti anche in RCC tra 4 e 7 cm di diametro massimo.
L’allargamento delle indicazioni elettive della chirurgia conservativa verso tumori di dimensioni maggiori e quindi verso
interventi più complessi porterà ad un maggiore utilizzo delle
tecniche nephron sparing tra le quali preferiamo l’enucleazione perchè semplice e sicura che porta ad una più ampia preservazione di tessuto sano e ad un minor rischio di complicanze maggiori.
Abstract n. 109 - Poster
ANALISI DEL RISPARMIO DI PARENCHIMA RENALE
SANO NELLA CHIRURGIA RENALE CONSERVATIVA:
ENUCLEAZIONE SEMPLICE VS ENUCLEORESEZIONE
Minervini A., Serni S., Masieri L., Carloni M., Manoni L.,
Vignolini G., Lapini A., Carini M.
Clinica Urologica I, Università degli Studi di Firenze
Obiettivo: La chirurgia conservativa renale, se tecnicamente fattibile, rappresenta il gold standard nel trattamento elettivo dei
tumori renali T1a clinici. Lo standard chirurgico prevede l’escissione della neoplasia asportando un margine di parenchima sano di circa 1 cm. La tecnica di enucleazione prevede
invece l’escissione della neoplasia utilizzando il piano di clivaggio tra parenchima sano e pseudocasula con massima preservazione parenchimale. Scopo dello studio è valutare l’entità del risparmio di parenchima renale sano che si ottiene utilizzando la tecnica di enucleazione semplice rispetto alla tecnica di enucleoresezione.
Pazienti e Metodi: Nel periodo compreso tra Gennaio 1989 e
Dicembre 2000, 107 pazienti pT1a clinici sono stati sottoposti a chirurgia renale conservativa con tecnica di enucleazione
semplice. Le neoplasie sono state quindi suddivise in 4 categorie in base allo sviluppo spaziale: esofitico del 75%, 50%,
25% e sviluppo intrarenale. Il volume di parenchima renale
preservato è stato calcolato utilizzando la formula della calotta sferica: calotta sferica = 1/3 x __ x h2 x (3 x r ¨Ch) dove h
è la distanza tra polo intraparenchimale della sfera e il piano
della superficie del rene.
Risultati: Diametro medio (SD, range) della neoplasia 2.7 cm
(0.93, 0.6-5). Stadiazione in base al sistema TNM 2002: 102
pT1a (95%), 4 pT1b (5%) e 1 pT3a (1%). La distribuzione
delle neoplasie in base alle 4 categorie, diametro medio e
risparmio di parenchima sano complessivo e per paziente utilizzando la tecnica di enucleazione sono espressi in Tabella 1.
Conclusioni: La tecnica di enucleazione consente rispetto alla
enucleoresezione un risparmio di parenchima renale sano
direttamente proporzionale al grado di sviluppo intrarenale
Tabella 1.
Sviluppo
N pazienti (%)
Diametro medio (cm)
Risparmio per paz. (cc)
Eso 75%
Eso 50%
Eso 25%
Intrarenale
20
54
21
12
3.1 (1.5-5)
2.8 (0.6-5)
2.3 (0.7-3.5)
2.1 (1.5-2.5)
16.9
23.2
23.6
31.2
Archivio Italiano di Urologia e Andrologia 2005; 77, 3, Supplemento 2
47
ABSTRACTS XV Congresso Nazionale Società Italiana di Urologia Oncologica
48
Abstract n. 111 - Poster
STUDIO CASO-CONTROLLO NELLA CHIRURGIA CONSERVATIVA DELLE NEOPLASIE RENALI: LAPAROSCOPIA
VERSO CHIRURGIA TRADIZIONALE
Yehia M., Galosi A. B., Fabiani A., Muzzonigro G.
Clinica Urologica, Università Politecnica delle Marche, Azienda
Ospedaliero-Universitaria Umberto I, G.M. Lancisi, G. Salesi,
Ancona
Abstract n. 112 - Poster
“PSEUDOTUMORE INFIAMMATORIO” DELL’URACO:
APPROCCIO DIAGNOSTICO-TERAPEUTICO E QUADRO
ISTOPATOLOGICO
Cretì G., Colella A., Sebastio N., Santodirocco M., Ricci
Barbini V.
IRCCS Casa Sollievo della Sofferenza, U.O. Urologia, San Giovanni
Rotondo (FG)
Introduzione: L’approccio laparoscopico per la chirurgia renale
conservativa è una opzione allettante, ma richiede esperienza
e scrupolosa verifica dei risultati oncologici. Obiettivo del
nostro studio è stato quello di verificare i risultati confrontando una serie di casi trattati con approccio laparoscopico (LP)
con un gruppo di controllo trattato con chirurgica tradizionale (CT).
Materiali e Metodi: Abbiamo valutato i primi 8 casi sottoposti LP, tra Marzo 2002 e Luglio 2004. Come gruppo di controllo sono stati selezionati 15 casi di CT, comparabili per
indicazioni, età, comorbilità e dimensioni della neoplasia.
Entrambe le tecniche prevedono un approccio extraperitoneale. La chirurgia conservativa è stata di elezione in tutti i
casi e l’indicazione prevedeva lesioni uniche con diametro
<4cm. Per i due gruppi abbiamo calcolato dimensioni e sede
(mesorenale vs polare) delle lesioni, accrescimento (esofitico vs endofitico), tempi operatori, perdite ematiche, emotrasfusioni, ricorso e tempo di ischemia, conversione, complicanze, degenza, istotipo, grado e tasso di margini chirurgici positivi. Il follow-up medio è di 24,5 mesi (± 9,0; range
11-35) per i LP e 18,26 mesi (± 10,7; range 9-38) per i CT.
L’analisi statistica è stata eseguita con test T di Student
(p<0,05).
Risultati: I due gruppi sono paragonabili per età (LP
57,6±14,2 vs CT 53,9±12,7 anni) e dimensioni medie delle
lesioni (LP 2,1±0,75 cm vs CT 3,0±0,78 cm). La neoplasia
era in sede polare nel 40% e nel 38% delle LP e delle CT,
mesorenale nei casi restanti. Lo sviluppo esofitico e endofitico, 87,5% e 12,5% negli LP e 60% e 40% nei CT, non ha
condizionato le indicazioni verso una LP o CT (p=0,09).
L’esame istologico ha rilevato 17 carcinomi a cellule chiare
(5/8 nel LP e 12/15 nel CT), 4 carcinomi di tipo papillare
(2/8 nel LP e 2/15 nel CT), 1 oncocitoma ed 1 angiomiolipoma. All’esame estemporaneo intraoperatorio i margini
chirurgici erano negativi in tutti i casi. Biopsie del letto di
resezione sono state eseguite in 1 LP e in 2 CT. L’intervento
è stato condotto in ischemia calda nel 62,5% e nel 40%
degli LP e CT; in 9 CT si è fatto ricorso ad ischemia fredda,
mentre in 3 LP l’intervento non ha richiesto ischemia.
L’ecografia intraoperatoria, su richiesta dell’operatore, è
stato eseguita in 1 LP e 1 CT. L’approccio LP ha richiesto un
tempo operatorio medio di 218 min (range 115-320) superiore a quello dell’approccio CT, (media 144 min; range 85180) (p=0,00027). Le perdite ematiche sono state sovrapponibili (p=0.10), con necessità di emotrasfusioni in 2 casi
per ogni gruppo. Il tempo di degenza medio è risultato inferiore di 3 giorni nel gruppo LP (p=0.02). In 2 CT si sono
verificate complicanze (fistola urinaria e polmonite). Tutti i
pazienti sono attualmente vivi e liberi da malattia.
Conclusioni: Nella nostra esperienza iniziale il trattamento
laparoscopico nephron sparing rappresenta una procedura
che richiede esperienza ma che permette un soddisfacente
controllo oncologico, comparabile a quello dell’approccio a
cielo aperto. Le differenze in termini ridotta morbilità sono
significativamente a favore dell’approccio laparoscopico.
L’ecografia intraoperatoria laddove richiesta può migliorare
la capacità di identificare i limiti della lesione per garantire
il rispetto della pseudo capsula e un adeguato margine chirurgico.
Introduzione: Il riscontro in età pediatrica di una patologia neoplastica o “tumor like” a partenza dai residui dell’uraco, è da considerarsi un evento eccezionale: nei rari casi descritti in Letteratura
il quadro clinico risulta aspecifico e le indagini diagnostiche tradizionali (US, Rx cistografia, TC, RMN) non sono conclusive e dirimenti il sospetto clinico che è confermato solo dai rilievi istopatologici. Gli Autori riportano un caso di neoformazione dell’uraco,
osservato in un bambino di 8 aa., trattato con l’exeresi chirurgica
e la cui diagnosi istologica è stata quella di “pseudotumore infiammatorio” o “tumore miofibroblastico infiammatorio”.
Case report: M.L., 8 aa., di sesso maschile, è giunto alla nostra
osservazione per un episodio di macroematuria e una storia di
dolori addominali ricorrenti in sede ipogastrica ed in fossa iliaca
dx insorta negli ultimi 6 mesi, riferiti in prima istanza ad appendicite, in assenza di disturbi minzionali di rilievo e di iperpiressia. L’ecografia evidenziava, in corrispondenza della parete anterosuperiore della vescica, la presenza di una formazione ellittica
(3x2 cm) ad ecogenicità mista; l’Rx cistografia rilevava un difetto
di riempimento a livello della cupola, da verosimile compressione estrinseca. L’RMN confermava sostanzialmente il reperto ecografico, descrivendo una lesione solida che interessava a tutto
spessore la cupola vescicale (3,2 x1,8 cm), aggettante parzialmente nel lume. Alla cistoscopia si osservava una grossolana
lesione a carico della cupola vescicale caratterizzata da una mucosa rilevata “a mammelloni”, intensamente iperemica ed edematosa, con diffuse ulcerazioni focali ricoperte da depositi siero-fibrinosi. Con accesso traverso sottombelicale,si è proceduto all’exeresi in blocco della neoformazione della cupola, in assenza di residui uracali macroscopicamente evidenti. L’esame istologico ha
definito la natura non tumorale della suddetta lesione i cui patterns isto-morfologici essenziali erano rappresentati da un’attiva
proliferazione di cellule fusate, di tipo miofibroblastico, associata
ad un’intensa componente infiammatoria di tipo linfoplasmacellulare. Lo studio istopatologico unitamente alle indagini immunoistochimiche hanno consentito di formulare la diagnosi di
pseudotumore infiammatorio o tumore miofibroblastico infiammatorio verosimilmente a partenza da residui dell’uraco (cisti dell’uraco), con intensa reazione iperplastica dell’urotelio,sede di
fenomeni di cistite cistica e metaplasia ghiandolare.
Conclusioni: Il tumore miofibroblastico infiammatorio (TMI)o
pseudotumore infiammatorio (PTI) rappresenta una singolare
lesione anatomica, tuttore enigmatica per ciò che attiene alla
sua collocazione nosografica e gli aspetti eziopatopenetici.
Escludendo gli errori d’interpretazione, il TMI viene ritenuto
correntemente una lesione pseudotumorale o “tumor-like” che
si esprime, talora, sul piano clinico con segni sistemici (iperpiressia,astenia, sudorazione, aumento della VES, etc.), a decorso solitamente benigno ed con una bassa incidenza di recidive.
Il caso descritto,pur nella sua eccezionalità, esprime le difficoltà diagnostiche di questa singolare patologia pseudotumorale a
partenza dai residui dell’uraco, la cui natura è definibile solo
dai reperti istopatologici.
Archivio Italiano di Urologia e Andrologia 2005; 77, 3, Supplemento 2
Abstract n. 113 - Poster
CORDOMA SACRALE: UNA DIAGNOSI TARDIVA IN
PAZIENTE CON SINTOMI DELLE BASSE VIE URINARIE
Palleschi G.1, Pastore A.1, Tubaro A.2, De Nunzio C.2, Iori
F.3, Carbone A.1
ABSTRACTS XV Congresso Nazionale Società Italiana di Urologia Oncologica
1
Università degli Studi di Roma “La Sapienza”: I Facoltà di Medicina e
Chirurgia, 1Polo Pontino I.C.O.T. (Latina), Unità Operativa di NeuroUrologia e 3Dipartimento di Urologia “U. Bracci”; 2Unità Operativa
Complessa di Urologia, Ospedale Sant’Andrea RomaUniversità degli
Studi di Roma “La Sapienza”, II Facoltà di Medicina e Chirurgia
Introduzione e Obiettivi: I disturbi minzionali possono costituire la
prima manifestazione clinica di patologie extra-urinarie anche
neoplastiche che, se non precocemente riconosciute, hanno prognosi infausta. Presentiamo a tale proposito un caso emblematico.
Materiali e Metodi: Paziente di 65 anni con storia clinica di 22
mesi sintomatologicamente suggestiva per vescica iperattiva
refrattaria alle terapie conservative farmacologiche e caratterizzata da lento ma progressivo aggravamento. A partire dal
luglio 2004, l’insorgenza di disuria con esitazione minzionale,
la presenza di abbondante residuo post-minzionale ed i ricorrenti episodi infiammatori delle basse vie urinarie trattati con
terapia antibiotica senza successo, portavano la paziente alla
nostra osservazione. Durante la valutazione anamnestica la
paziente riferiva l’insorgenza di un nuovo sintomo caratterizzato dalla scomparsa della percezione del transito fecale alla
defecazione. L’esame obiettivo genitale era negativo, mentre
alla valutazione neurologica si evidenziavano ipoestesia perineale, scarsa risposta al test pubo-coccigeo e riduzione del
tono anale e del riflesso bulbo-cavernoso. Allo studio urodinamico è emerso un quadro di areflessia detrusoriale e la
paziente è stata avviata all’autocateterismo vescicale. Alla valutazione neurofisiologica si presentavano reperti di denervazione perineale in atto. Pertanto, sulla base dei dati clinici e diagnostici veniva richiesta una RM del bacino e del midollo in
toto con mezzo di contrasto, che ha evidenziato la presenza in
sede sacrale di un cordoma spinale sacrale. La tardiva diagnosi ha condotto la paziente ad exitus dopo circa 8 mesi.
Discussione: I sintomi delle basse vie urinarie possono rappresentare la sintomatologia di insorgenza di affezioni anche
extra-urinarie. Ad esempio, sono riportati casi in cui formazioni occupanti spazio encefaliche hanno presentato, come
unica sintomatologia d’esordio, disturbi minzionali. Nel caso
presentato, la localizzazione sacrale della lesione ha determinato la subdola comparsa di sintomi che hanno mantenuto
una esclusività urologica per molti mesi, sviando l’attenzione
degli specialisti dal sospetto di una patologia a diversa localizzazione. È tuttavia importante notare che, nel caso in esame,
alcuni segnali di allarme possono essere riconosciuti: la resistenza della sintomatologia ai trattamenti convenzionali, la sua
intensificazione progressiva nonché l’insorgenza di disturbi
della fase di svuotamento, associati a reperti obiettivi suggestivi di neuropatia. Tali dati avrebbero giustificato indagini strumentali mirate e, forse, una diagnosi più precoce.
Conclusioni: Il caso clinico riportato è comunque piuttosto raro
e di difficile diagnosi. Tuttavia è indiscutibile che nei casi in
cui risulti impossibile una precisa caratterizzazione eziopatogenetica, i disturbi minzionali meritino, specie se refrattari alle
terapie mediche, la considerazione di una possibile localizzazione patogenetica extra-urinaria.
Abstract n. 114 - Poster
METASTASI VESCICALE ED URETERALE CON IDROURETERONEFROSI DI CARCINOMA MAMMARIO: CASO CLINICO
Pastore A.1, Palleschi G.1, Tubaro A.2, De Nunzio C.2, Iori
F.3, Carbone A.1
1
Università degli Studi di Roma “La Sapienza”: I Facoltà di
Medicina e Chirurgia, 1Polo Pontino I.C.O.T. (Latina), Unità
Operativa di Neuro-Urologia e 3Dipartimento di Urologia “U.
Bracci”; 2Unità Operativa Complessa di Urologia, Ospedale
Sant’Andrea Roma, Università degli Studi di Roma “La Sapienza”,
II Facoltà di Medicina e Chirurgia
Introduzione e Obiettivi: Considerata la rara descrizione in
Letteratura di metastasi di carcinoma mammario a carico
dell’apparato urinario, riportiamo un caso giunto alla
nostra osservazione. Caso Clinico Donna di anni 84 anni,
sottoposta mastectomia destra nel 1977 per carcinoma
mammario lobulare, alla quale seguivano tra il 1984 ed il
dicembre 1987 l’asportazione di linfonodi metastatici in
sede ascellare e cervicale ed un protocollo chemioterapico.
La paziente è giunta alla nostra osservazione nell’ottobre
2004 per dolore in sede lombare destra, ipertermia, nausea, macroematuria. L’ecografia renale e vescicale dimostrava una modesta idroureteronefrosi destra ed un ispessimento della parete vescicale sinistra. Una cistoscopia evidenziava la presenza sulla parete laterale sinistra di un’area
rilevata di 3 cm senza alterazioni dell’aspetto della mucosa.
La citologia urinaria era negativa. Un’AngioTC addominopelvica documentava a carico dell’uretere iuxta-vescicale
destro una riduzione di calibro come per compressione “ab
estrinseco” per un tratto di 2,5 cm associata ad ispessimento parietale e discreta idronefrosi; a carico della parete
laterale sinistra vescicale veniva meglio descritto un ispessimento parietale con aspetto di lesione solida a larga base
di impianto con enhancement omogeneo dopo m.d.c.,
senza un riconoscibile piano di clivaggio con il tessuto
perivescicale. La paziente è stata sottoposta a biopsie multiple dell’uretere iuxta-vescicale destro con posizionamento di stent doppio J (4,8 Ch), ed a resezione della lesione
vescicale. La diagnosi istopatologica deponeva per invasione metastatica di carcinoma mammario invasivo lobulare,
in cui il 100% delle cellule neoplastiche era positivo per il
recettore estrogenico ed il 5% per il recettore progestinico.
La paziente ha continuato il trattamento chemioterapico
sistemico in atto ed ha sostituito lo stent ureterale dopo sei
mesi. L’exitus è stato riportato nel maggio 2005 (7 mesi
dopo la diagnosi urologica).
Discussione e Conclusioni: È riportata una percentuale di
metastasi di carcinoma mammario a carico dell’apparato urinario pari al 7,8%, con esordio clinico spesso analogo a
quello del caso in esame. Tra quelli paradigmatici, è descritto 1 caso di metastasi ureterale di carcinoma duttale infiltrante in maschio di 59 anni, insorto con anuria; Hudolin ha
descritto il caso di una metastasi ureterale di carcinoma
mammario occulto in una donna di 59 anni; di recente un
gruppo italiano ha riportato un caso di metastasi al giunto
pielo-ureterale. Un fattore comune a tutti i casi riportati in
Letteratura è lo stadio avanzato della malattia primaria che
non ha permesso, anche in quelli in cui la metastasi urinaria
è stata trattata chirurgicamente, di ritardare la progressione
di malattia. Nel nostro caso clinico l’opzione chirurgica non
è stata valutata per le condizioni generali della paziente, l’età
avanzata, e la presenza di numerose localizzazioni metastatiche anche extra-urinarie.
Bibliografia
1. Hudolin T, Nola N, Milas I, Nola M, Juretic A. Ureteral metastasis of
occult breast cancer. The breast 2004; 13:530
2. Lopez-Martinez RA, Stock JA, Gump FE, Rosen JS. Carcinoma of the
breast metastatic to ureter presenting with flank pain and recurrent urinary
tract infection. Am Surg 1996; 62:748
Abstract n. 115 - Poster
TUMORE VESCICALE E RECIDIVANZA: UN’ANALISI DEI
COSTI IN FUNZIONE DELLE NUOVE STRATEGIE TERAPEUTICHE
de Cobelli O., Rocco B., Verweij F., Matei D.V., Scardino E.,
Follini M.
Istituto Europeo di Oncologia, Milano
Archivio Italiano di Urologia e Andrologia 2005; 77, 3, Supplemento 2
49
ABSTRACTS XV Congresso Nazionale Società Italiana di Urologia Oncologica
Introduzione ed obiettivi: Con la sola TUR, il carcinoma a cellule transizionali della vescica recidiva in percentuale fino a
80%, in funzione delle caratteristiche della popolazione e
della lunghezza del follow up. La maggior parte delle recidive si presentano con caratteristiche di stadio e grado simili,
e necessitano di resezioni vescicali reiterate, ma il 2-50%
mostrano una progressione di stadio (Kurth, 1997). La chemioterapia endovescicale dopo la TUR diminuisce la probabilità di recidiva (Lamm, 1997; Lamm 1991; Lamm 2000)
riducendo la percentuale del 25-50% in 2 anni di follow-up
(Lamm, 2000; Brake, 2000; Herr 1997) con modesti effetti
collaterali. L’associazione di termoterapia e chemioterapia
endovescicale attraverso la tecnologia Synergo(r), ha dimostrato di poter ulteriormente ridurre questa percentuale. È
stata pertanto effettuata un analisi dei costi relativa alla apparecchiatura in oggetto, in relazione ad un modello di vantaggio teorico sulla recidivanza nei riguardi della terapia endovescicale in uso. Tale modello è stato applicato alla casistica
di Pazienti trattati per carcinoma vescicale presso la nostra
struttura nel periodo compreso da Gennaio 2000 a Dicembre
2005. È stata effettuata una analisi dei costi relativa alle procedure operatorie conseguenti alla comparsa di recidiva, e
alla eventuale variazione di tali costi in funzione di una riduzione della stessa.
Metodi: Sono stati ottenuti i dati delle schede di Dimissione
Ospedaliera relativi al periodo in oggetto, e specificatamente
alle procedure endoscopiche vescicali con prelievo per esame
istologico. Sono state raccolti i dati di 835 procedure chirurgiche endoscopiche relative a 387 pazienti, 475 delle quali
hanno confermato la presenza di neoplasia vescicale a cellule
transizionali. Per 81 pazienti è stata posta indicazione a cistectomia radicale in base all’esito dell’esame istologico ottenuto.
È stata effettuata un analisi della recidivanza della patologia,
con evidenza di 95 pazienti con più di una diagnosi istologica
di carcinoma vescicale ottenuta con procedura in regime di
ricovero. Tale popolazione è stata oggetto di simulazione in
base al risultato atteso dai dati di efficacia della tecnologia
menzionata derivati dalla letteratura e iniziale esperienza di
utilizzo.
Risultati: Su 306 Pazienti analizzati, il tasso di recidiva soggetta a resezione vescicale endoscopica non discosta dai dati di
Letteratura, con il 31% di pazienti con evidenza istologica di
carcinoma vescicale nel periodo descritto. Tale dato deve essere analizzato in funzione della prevalenza di pazienti già pretrattati per precedenti episodi e pertanto a rischio maggiore di
recidiva. In considerazione dei gruppi di rischio, pertanto, il
risultato atteso di riduzione delle procedure chirurgiche e dei
costi relativi varia dal 10 al 40%.
Conclusioni: Il costo della procedura, pertanto, appare compensato da una attesa diminuzione dei costi alternativi e derivanti dall’ insuccesso della terapia standard.
Bibliografia
1. Renzo, Colombo et al. Neoadjuvant Combined Microwave-Induced Local
Hyerthermia and Topical Chemotherapy Versus Chemotherapy Alone for
Superficial Bladder Cancer. The Journal of Urology 1996; 155:1227
2. Adjuvant Microwave Hyperthermia and Mitonycin C Versus Mitocycin C
Alone for Superficial Bladder Cancer. European Urology 1999; 35 (supp2)
3. Local Microwave Hyperthermia and Intravesical Chemotherapy as
Bladder-Sparing Treatment for Selected Multifocal and Unresectable
Superficial Bladder Tumors”. The Journal of Urology 1998; 159:783
4. Chernichovsky D. The Political Economy of Introducing a New
Technology for Secondary Prevention When Hospitalization Cost is
Discounted”. International Journal of Health Sciences Vol. 6, no. 3, 1995,
pp. 133-142.
5. Nilsson S, Ragnhammar P, Nygren P, et al. A systematic Overview of
Chemotherapy Effects in Urothelial Bladder Cancer. Acta Oncologica 2001;
40:371
50
Archivio Italiano di Urologia e Andrologia 2005; 77, 3, Supplemento 2
Abstract n. 116 - Comunicazione selezionata
SIGNIFICATO PROGNOSTICO DELLA DENSITÀ LINFONODALE E DELL’ATTUALE SISTEMA DI STADIAZIONE LINFONODALE DEL CARCINOMA RENALE
Terrone C1., Poggio M1., Guercio S1., Cracco C1., Tarabuzzi R2.,
Scoffone C1., Porpiglia F1., Scarpa R.M1., Rocca Rossetti S1.
1
Urologia Universitaria, A.S.O. S. Luigi, Orbassano; 2Università
degli Studi di Torino
Introduzione e Obiettivi: Il più comune sistema di stadiazione per il
carcinoma renale è quello dell’American Joint Committee on
Cancer (AJCC). Nell’ultima edizione di questa classificazione, il
coinvolgimento linfonodale è definito come pN1 o pN2 secondo
il numero di linfonodi metastatici (uno o più di uno, rispettivamente). La densità linfonodale, intesa come il rapporto tra il
numero di linfonodi positivi e il numero totale di linfonodi asportati, è ritenuta un valido fattore prognostico nel carcinoma della
vescica. La sua importanza nel carcinoma del rene non è stata
ancora determinata. Lo scopo di questo studio è quello di verificare il valore prognostico dell’attuale classificazione linfonodale
secondo la sesta edizione del TNM, prendendo in considerazione
anche la densità linfonodale.
Materiali e Metodi: Tutti i referti istopatologici delle nefrectomie
radicali per carcinoma renale effettuate in due centri urologici dal
novembre 1983 al dicembre 1999 sono stati presi in rassegna.
Sono stati registrati il numero di linfonodi rimossi, il numero di
linfonodi metastatici, la densità linfonodale e la sede dei linfonodi
asportati. La stadiazione patologica è stata determinata secondo la
sesta edizione del TNM. La sopravvivenza causa specifica e la differenza fra le sopravvivenze sono state calcolate mediante il metodo di Kaplan-Meyer e il log-rank test, rispettivamente.
Risultati: I pazienti sottoposti a nefrectomia radicale erano 735. La
linfoadenectomia è stata effettuata in 618 casi, e la percentuale di
linfonodi positivi era del 14,2% (88/618). L’età mediana di questi
pazienti era di 60,0 anni (range 21-85). Erano presenti 29 pN1
(32.9%) e 59 pN2 (67.1%). Metastasi a distanza erano presenti in
43 degli 88 casi pN+. Il tasso di metastasi a distanza alla diagnosi
era correlato con il numero di linfonodi coinvolti (r = 0,89; p =
0,001). Escludendo I pazienti sottoposti ad una linfoadenectomia
limitata (17 casi), i linfonodi ilari erano interessati in 46 casi
(64,7%) globalmente e in 25 casi (35,2%) come singola sede anatomica. I linfonodi ilari erano by-passati in 25 casi (35,2%). La
maggior arte dei pazienti che avevano ricevuto una linfoadenectomia estesa avevano metastasi in una singola sede anatomica
(39/71; 54,9%). La sopravvivenza causa specifica a 5 anni dei
pazienti con metastasi linfonodali era del 18%, con una mediana
di 14,4 mesi. Una densità linfonodale £ al 20% è stata riscontrata
nel 41% dei pazienti. Il numero mediano di linfonodi rimossi era
di 13 (range 1-35). Il numero mediano di linfonodi coinvolti era
di 3 (range 1-18). Non c’era differenza statisticamente significativa
nella sopravvivenza causa-specifica tra i pN1 e i pN2. Neanche il
numero di linfonodi asportati aveva un impatto sulla sopravvivenza causa specifica dei pazienti con metastasi linfonodali. Gli
unici fattori prognostici significativi erano un numero di linfonodi
positivi > di 4 (p = 0,02; HR 1,92, 95% IC 1,48-2,50) e una densità linfonodale > 60% (p = 0,01; HR 2,1, 95% IC 1,65-2,87).
Conclusioni: Questo studio dimostra che nel carcinoma renale con
metastasi linfonodali, l’attuale stadiazione TNM, non correla con
la prognosi. La densità linfonodale (> 60%) ed un numero di linfonodi positivi > 4, permettono di suddividere più propriamente i
pazienti in due gruppi con prognosi significativamente diversa.
Bibliografia
1. Stein JP, Cai J, Groshen S, Skinner DG. Risk factors for patients with
pelvic lymph node metastases following radical cystectomy with en bloc
pelvic lymphadenectomy: concept of lymph node density. J Urol 2003;170:35
2. Herr HW. Superiority of ratio based lymph node staging for bladder cancer. J Urol 2003; 169:943
ABSTRACTS XV Congresso Nazionale Società Italiana di Urologia Oncologica
Abstract n. 117 - Poster
CARATTERISTICHE ANATOMOPATOLOGICHE DEI CARCINOMI PROSTATICI TRATTATI CON PROSTATECTOMIA
RADICALE NELL’ERA DEL PSA
Terrone C.1, Tarabuzzi R.1, Bollito E.2, Grande S.1, Poggio
M.1, Cracco C.1, Scoffone C.1, Porpiglia F.1, Bellina M.3,
Guercio S.3, Papotti M.1, Scarpa R.M.1
1
Urologia Universitaria, A.S.O. S. Luigi, Orbassano; 2Divisione
Universitaria di Anatomia Patologica, A.S.O. S. Luigi, Orbassano
(TO); 3Ospedale degli Infermi, Rivoli (TO).
Introduzione e Obiettivi: Il diffuso impiego del dosaggio sierico
dell’Antigene Prostatico Specifico (PSA) nella pratica clinica ha
determinato importanti cambiamenti epidemiologici del carcinoma prostatico. In Italia l’incidenza di tale neoplasia è seconda solamente a quella del tumore del polmone. Il tasso di incidenza è aumentato da circa 50/100.000, alla fine degli anni
‘80, a 81/100.000 nel 1997. Molte Società Scientifiche e il
CNR si sono recentemente espresse a sfavore dello screening
per il carcinoma della prostata in Italia; tuttavia circa il 16%
della popolazione al di sopra dei 50 anni riceve oggigiorno un
dosaggio del PSA a scopo di screening. Questa percentuale è
estremamente variabile nei diversi paesi Occidentali essendo,
ad esempio, bassa nel Regno Unito (3,5% nel 1999) e decisamente elevata negli Stati Uniti (21,5% nel 1997). Nei paesi in
cui lo screening è più diffuso, anche le caratteristiche anatomopatologiche e cliniche dei carcinomi prostatici si sono
significativamente modificate rispetto a quanto accadeva
prima degli anni ‘90. Lo scopo di questo studio retrospettivo è
di analizzare alcune caratteristiche cliniche ed anatomopatologiche del carcinoma prostatico trattato con prostatectomia
radicale presso due centri, a partire dal 1991, evidenziandone
eventuali variazioni temporali.
Materiali e metodi: Sono stati analizzati alcuni parametri clinici
ed i referti istopatologici, valutati sempre dallo stesso patologo (EB), delle prostatectomie radicali effettuate presso due
Divisioni di Urologia, situate in aree geografiche contigue,
rispettivamente dal giugno 1991 al giugno 2005 e dal novembre 2000 al giugno 2005. La stadiazione patologica è stata
classificata secondo la sesta edizione del TNM. In tutti i casi a
partire dal gennaio 1996 è stata determinata la volumetria
della prostata in toto e della neoplasia. Per i pazienti sottoposti a terapia ormonale neoadiuvante sono stati considerati solo
i dati preoperatori. L’analisi statistica è stata effettuata mediante test non parametrici (chi quadrato, Mann-Whitney U,
Kruskal-Wallis, correlazione di Spearman).
Risultati: Le prostatectomie radicali erano 521. L’età mediana
dei pazienti era di 65,0 anni (range 46-76), senza variazioni
significative nei diversi anni. Il PSA mediano era di 8,0 ng/ml
(range 0,8-60), con una differenza significativa a partire dall’anno 2000. Dalle valutazioni anatomopatologiche sono stati
esclusi 94 pazienti che avevano ricevuto una terapia antiandrogena neoadiuvante. Negli ultimi 5 anni la percentuale di
tumori intracapsulari (stadio pT2) è significativamente
aumentata e nel 2005 essi rappresentano quasi il 70%. Il
Gleason score medio si è mantenuto pressochè inalterato nel
corso degli anni. Il volume tumorale mediano è risultato pari
a 3,5 cc (range 0,3-21), dimostrando una flessione a partire
dall’anno in corso (mediana 1,3 cc); complessivamente solamente il 3,0% dei tumori presentava un volume £ 0,5 cc., con
un tasso crescente nel tempo. Il volume mediano della prostata era di 37,2 cc (range 15,9-152,5), con un andamento significativamente in crescita nel tempo. Il rapporto percentuale fra
volume tumorale e volume della ghiandola prostatica variava
dallo 0,6 al 45,4% con una mediana di 10,3%. Nel primo
periodo di tempo (1991-99) il volume tumorale era significativamente correlato con i valori di PSA, mentre non vi era una
correlazione significativa fra volume della ghiandola in toto e
PSA. Negli ultimi anni si è osservata un’inversione di tendenza, in quanto il PSA ha perso la sua correlazione con il volume
tumorale mentre si è dimostrata significativa la correlazione
con il volume complessivo della prostata.
Conclusioni: Questo studio evidenzia che anche nella nostra
esperienza i parametri anatomopatologici dei carcinomi della
prostata sottoposti a chirurgia radicale si sono modificati nel
corso del tempo. Tali modifiche sono avvenute con maggiore
lentezza rispetto a quanto si è verificato in quei Paesi in cui lo
screening è stato applicato più estesamente e più precocemente. Solamente negli ultimi anni abbiamo riscontrato una riduzione significativa del volume tumorale e un sensibile incremento dei tumori organo confinati. Con la riduzione delle
dimensioni dei tumori, il PSA ha perso la sua correlazione con
il volume della neoplasia.
Bibliografia
1. Il cancro in Italia. I dati di incidenza dei Registri Tumori. Volume terzo:
1993-1998. Editors Zanetti R., Gafà L., Pannelli F., Conti E., Rosso S. Il
Pensiero Scientifico Editore. Roma, 2002
2. International Agency for Research on Cancer (IARC) Cancer Databases.
www.iarc.fr
3. Boccardo F., Ciatto S., Martorana G. Italian national consensus conference on prostate cancer screening (Florence, May 17, 2003)—final consensus document. Int J Biol Markers 2003; 18:238
4. D’Ambrosio G, Samani F, Cancian M, De Mola C. Practice of opportunistic prostate-specific antigen screening in Italy: data from the Health
Search database. Eur J Cancer Prev 2004; 13:383
5. Stamey TA, Caldwell M, Mc Neal JE, Nolley R, Hemenez M, Downs J.
The prostate specific antigen era in the United States is over for prostate cancer: what happened in the last 20 years? J Urol 2004; 172:1297
6. Ung JO, Richie JP, Chen MH, Renshaw AA, D’Amico AV. Evolution of the
presentation and pathologic and biochemical outcomes after radical prostatectomy for patients with clinically localized prostate cancer diagnosed during the PSA era. Urology 2002; 60:458
7. Kikuchi E, Scardino PT, Wheeler TM, Slawin KM, Ohori M. Is tumor volume an independent prognostic factor in clinically localized prostate cancer?
J Urol 2004; 172:508
Abstract n. 118 - Video
TRATTAMENTO DI POLIPO FIBROEPITELIALE DELL’URETERE CON HOLMIUM:YAG LASER
Baima C.,Genesi D., Acanfora F.
UOA Urologia, Ospediali Riuniti ASL 6, Ciriè (TO)
Introduzione: Il polipo fibroepiteliale dell’alto apparato urinario
è una neoplasia benigna di raro riscontro e può essere causa di
ostruzione parziale dell’uretere senza alterazione della funzione renale. Il trattamento endoscopico del polipo ureterale rappresenta una opzione terapeutica accettabile con bassa morbidità e buoni risultati a lungo termine (1-2).
Caso clinico: Presentiamo il caso clinico di una donna di 38
anni sottoposta a resezione transuretrale di neoformazione
superficiale della vescica nel 1998, seguita da ciclo completo di
instillazioni endocavitarie con Mitomicina C. I successivi controlli cistoscopici sono risultati negativi per recidive neoplastiche. All’ultimo controllo fibro-cistoscopico è stata evidenziata
una neoformazione a livello del meato ureterale destro.
L’indagine TC spirale con mdc pre-operatoria era sospetta per
la presenza di lesione endoureterale destra. L’esame del sedimento urinario presentava lieve leucocituria. La citologia urinaria era negativa. La paziente era asintomatica. La paziente è
stata pertanto sottoposta a ureteroscopia, che ha messo in evidenza una formazione polipoide peduncolata dell’uretere pelvico destro. Dopo la resezione della lesione con laser ad Olmio
è stato posizionato stent ureterale doppio J. Il decorso postoperatorio è stato regolare. L’indagine istopatologica dimostraArchivio Italiano di Urologia e Andrologia 2005; 77, 3, Supplemento 2
51
ABSTRACTS XV Congresso Nazionale Società Italiana di Urologia Oncologica
va una formazione polipoide costituita da connettivo lasso e
rivestita da epitelio transizionale sottile (polipo ureterale) A 4
settimane dall’intervento è stato rimosso lo stent ureterale. A
tre mesi di follow-up la paziente risulta asintomatica e priva di
segni di uropatia ostruttiva.
Conclusioni: Il trattamento con laser a Olmio per via ureteroscopica del polipo ureterale permette l’identificazione e l’exeresi precisa della base d’impianto della lesione peduncolata.
Bibliografia
1. Oguzkurt P et al. J Pediatr Surg. 2004; 39:1733
2. Lam JS et al. Urology. 2003; 62:810
Abstract n. 120 - Poster
RADIOTERAPIA PROFILATTICA DELLA GINECOMASTIA
E MASTODINIA BICALUTAMIDE-CORRELATE
Melloni D., Anastasi G., Inferrera A., Crea G., Magno C.,
Castro R.
Cattedra di Urologia. Università degli Studi di Messina
Scopo dello studio: È stato quello di valutare l’efficacia della irradiazione profilattica della mammella nel prevenire la ginecomastia e la mastodinia nei pazienti affetti da adenocarcinoma
della prostata in trattamento con Bicalutamide e parimenti
valutare la tollerabilità nel trattamento radioterapico.
Materiali e Metodi: Sono stati studiati 82 pazienti affetti da adenocarcinoma della prostata, di cui 58 in stadio localmente
avanzato e con indicazione a deprivazione androgenica e 24
con indici prognostici sfavorevoli dopo prostatectomia radicale o ripresa biochimica di malattia trattati con bicalutamide
150 mg/die. Tutti i pazienti arruolati sono stati sottoposti ad
una singola dose di terapia radiante pari a 10 Gy per mammella, la radioterapia è stata effettuata in media dopo 35 giorni (range 7-155 giorni) dall’inizio della terapia con bicalutamide. Tutti i pazienti sono stati valutati a 6 e 12 mesi dalla
terapia radiante con la somministrazione di due questionari
che indagavano: il grado di ginecomastia ed il fastidio riferito
dal pz con scala da 0-5 e la mastodinia avvertita dal paziente
spontaneamente o sollecitato dalla digito pressione con scala
da 0 a 4.
Risultati: I risultati ottenuti a seguito della somministrazione
dei questionari sia a 6 che a 12 mesi sono stati del tutto
sovrapponibili. Dopo radioterapia profilattica nessun paziente
riferiva mastodinia. Nel 74% dei pazienti (61/80) non è stata
evidenziata ginecomastia. Nel 10% dei pazienti (8/82) è stata
riscontrata ginecomastia solo alla palpazione. Nel 16% (13/82)
è stata evidenziata ginecomastia di grado lieve, non determinante fastidio; questi ultimi pazienti avevano effettuato la
radioterapia in ritardo ed in media circa 120 giorni dall’inizio
della terapia con la bicalutamide. Per quanto concerne la tollerabilità è stata evidenziata nel 15% irritazione cutanea di
lieve entità.
Conclusioni: L’irradiazione della mammella a scopo profilattico
nei pazienti in terapia con bicalutamide 150 si è dimostrata
efficace e ben tollerata nel prevenire la comparsa di ginecomastia e mastodinia.
Abstract n. 121 - Comunicazione
LIVELLI SIERICI DI IL-6 IN PAZIENTI CON VALORI ELEVATI DI PSA SOTTOPOSTI A BIOPSIA PROSTATICA
Magno C., Pizzo A., Galì A., Anastasi G., Inferrera A.,
Melloni D.
Cattedra di Urologia, Università degli Studi di Messina
Introduzione: L’interleuchina 6 (IL-6) è una citochina, che in
condizioni fisiologiche viene prodotta dalle cellule linfocitarie
52
Archivio Italiano di Urologia e Andrologia 2005; 77, 3, Supplemento 2
T helper, svolgendo numerose funzioni sul sistema emopoietico e sul sistema immunitario. Elevati valori sierici dell’IL-6
sono stati riscontrati in numerose malattie neoplastiche (mielomi, linfomi, plasmocitomi), dove l’IL-6 prodotta dai cloni
cellulari neoplastici favorirebbe un’inibizione delle cellule
natural killer (Nk), sfuggendo in questo modo al meccanismo
dell’immunosorveglianza. Scopo dello studio è stato quello di
valutare il significato diagnostico e prognostico dei livelli sierici dell’interleuchina 6 (IL-6), nei pazienti con elevati valori di
PSA e sottoposti ad agobiopsia prostatica.
Materiali e Metodi: Sono stati arruolati 128 pazienti con elevati
valori del PSA e PSA index sospetto. Tutti i pazienti sono stati
sottoposti a dosaggio dell’ IL-6 (metodica ELISA) ed a agobiopsia della prostata con tecnica a sestante. In 58 pazienti è
stata fatta diagnosi di adenocarcinoma prostatico, di cui 37
cT2-T3 Nx Mo e 21 pz T3 Nx M+. Tutti i pazienti sono stati
sottoposti a terapia ormonale con blocco androgenico totale.
Sono stati inoltre eseguiti prelievi ematici semestrali per il
dosaggio del PSA e della IL-6.
Risultati: In 58 pazienti è stata fatta diagnosi di adenocarcinoma prostatico, in 8 pazienti di PIN di alto grado e in 62 pazienti non è stato riscontrato tumore. Non è stata riscontrata alcuna correlazione fra i valori di IL-6 e la presenza o meno di carcinoma prostatico. Parimenti non sono state evidenziate correlazioni con lo stadio clinico ne con il punteggio di Gleason. Per
contro sono state riscontrate correlazioni fra la risposta alla
terapia ormonale intesa come decremento del PSA e o riduzione e scomparsa delle aree metastatiche scheletriche e le variazioni dei valori di IL-6. Infatti 18 pazienti con risposta alla terapia ormonale insufficiente presentavano valori basali più alti di
IL-6 rispetto agli altri pazienti. Ai controlli semestrali i valori di
IL-6 si abbassavano nei pazienti ormonoresponsivi, mentre
tendevano ad elevarsi nei pazienti ormonoresistenti.
Conclusioni: Alla luce dei nostri risultati si evince che l’IL-6 non
ha alcun valore come marker, ma potrebbe essere un indicatore prognostico di progressione di malattia nei pazienti con adenocarcinoma prostatico in trattamento ormonale.
Abstract n. 122 - Comunicazione
RUOLO DELLA REBIOPSIA ASSOCIATA A RESEZIONE
ENDOSCOPICA DI PROSTATA NELLA DIAGNOSI DI CARCINOMA PROSTATICO
Introini C., Naselli A., Raggio M., Calvi P., Germinale F.,
Puppo P.
Istituto Nazionale per la Ricerca sul Cancro, IST, Genova
Introduzione: La presenza di almeno due biopsie prostatiche
negative per tumore alla prostata e la persistenza di indicazione, ascesa del PSA o palpazione rettale sospetta, è un problema
diagnostico. La probabilità di avere una biopsia positiva, dopo
la seconda procedura negativa, si riduce drammaticamente.
Nel corso del maggiore programma di screening europeo
(Roehl KA, 2002), il 91% dei casi di carcinoma prostatico è
stato diagnosticato con la prima o la seconda biopsia. La probabilità di diagnosticare un tumore alla prostata alla 3 biopsia
è del 14% e scende ulteriormente per le successive. Dopo ripetute biopsie negative, la resezione di prostata diagnostica un 618% di cancro alla prostata (Kitamura 2002, Ornstein 1997,
Ito 1995).
Materiali e Metodi: Dal 2003 abbiamo introdotto l’esecuzione di
un sampling della zona laterale della prostata con 6 prelievi per
lato mediante agobiopsia ecoguidata transrettale e quindi resezione endoscopica della prostata nella stessa sessione. La procedura descritta è stata indicata in caso di persistenza di indicazione dopo almeno due precedenti biopsie negative, delle
quali, l’ultima eseguita con un numero elevato di prelievi presso il nostro centro, da 16 a 24. La presenza o meno di storia
ABSTRACTS XV Congresso Nazionale Società Italiana di Urologia Oncologica
clinica di ipertrofia prostatica sintomatica non ha avuto nessuna influenza sulla indicazione.
Risultati: Nel biennio 2003-2004 sono state eseguiti 23 interventi di biopsia delle zone periferiche e resezione endoscopica
di prostata nella stessa sessione. Quattordici dei 23 pazienti
erano stati sottoposti a due precedenti biopsie prostatiche di
cui almeno una presso il nostro centro con elevato numero di
prelievi, da 16 a 24, sempre negative per malignità. L’età
mediana è di 61 anni, range 56-73. Il PSA mediano 10.7
ng/mL, range 7-35. Il numero di prelievi mediano per paziente è di 29, range 24 - 42. Il tempo mediano tra la prima biopsia e la procedura è di 13 mesi, range 9 - 21 mesi. Il tempo
mediano alla rimozione del catetere vescicale è stato di 3 giorni, range di 3-5 giorni. Si è verificato una sola complicanza,
rappresentata da ematuria massiva e ritenzione urinaria acuta
da caduta di escara in 18 giornata postoperatoria. A 8 pazienti è stato diagnosticato un carcinoma della prostata. Il Gleason
score mediano è di 7, range 5 e 8. In 5 casi il tumore era presente contemporaneamente nei prelievi bioptici e nei frammenti elettroresecati, in 1 caso nei soli prelievi bioptici e in 2
casi nei soli frammenti. Mai più del 10% del materiale della
resezione è stato trovato con tumore. In nessun caso sono stati
positivi più di due prelievi per set bioptico.
Complessivamente, la detection rate è stata pari al 57%. 5
pazienti sono stati sottoposti a prostatectomia radicale, stadio
patologico pT2a - pT3a/pN0-pNx, Gleason 6-7, nessun margine positivo.
Conclusioni: Associare le due procedure ha incrementato la
probabilità di trovare un cancro della prostata. Infatti, in 3 casi
su 8 la diagnosi è stata fatta su materiale di una delle due procedure. La detection rate complessiva del 57%, sebbene determinata su soli 14 casi, è risultata estremamente interessante e
giustifica l’indicazione.
Abstract n. 123 - Poster
ENUCLEORESEZIONE LAPAROSCOPICA PER NEOPLASIE RENALI PARENCHIMALI NON SUPERIORI AI 2 CM:
NOSTRA ESPERIENZA
Daniele G.P., Ippolito C., Capparelli G., Romano A.,
Spisani L., Spurio M., Ughi G., Daniele C.
U.O. Urologia, Azienda Ospedaliera, Universitaria di Ferrara,
Arcispedale S. Anna, Ferrara
Introduzione ed Obiettivi: La chirurgia laparoscopica “nephronsparing” anche se tecnicamente impegnativa può offrire ottimi
risultati in termini di controllo oncologico e di scarsa invasività. Riportiamo la nostra personale casistica.
Metodi: Dal Gennaio 2001 al Dicembre 2004 sono state effettuate presso la nostra U.O. 10 enucleoresezioni per via laparoscopica di neoplasie renali di dimensioni non superiori ai 2
cm. La stadiazione pre-operatoria ha incluso l’esecuzione di
Angio-TC addome. È stato in tutti i casi utilizzato un approccio trans-peritoneale senza clampaggio dell’arteria renale.
L’enucleoresezione ha previsto l’asportazione di un margine di
tessuto sano peritumorale di 5 mm circa associata alla biopsia
del letto di resezione con esame istologico estemporaneo. Per
la resezione e l’emostasi sono sati utilizzati bisturi elettrico
mono e bipolare e collante fibrinico. Infine la rimozione del
pezzo operatorio è stata effettuata con endobag.
Risultati: In un solo caso, in cui la neoplasia era situata in sede
mesorenale, si è resa necessaria la conversione in chirugia a
cielo aperto. In nessun caso è stata riscontrata formazione di
fistole urinarie. L’esame istologico ha evidenziato la presenza
di carcinoma a cellule chiare in 8 casi e di oncocitoma in due
e globalmente assenza di margini chirurgici positivi. Il tempo
medio operatorio è risultato di 162 minuti (range 102-216); le
giornate medie di degenza di 3.8 (range 3-7). Ad un follow-up
minimo di 6 mesi non si è avuto in nessun caso evidenza clinica di ripresa di malattia. Conclusioni: L’enucleoresezione
laparoscopica è una tecnica chirurgica che potrà avere un sempre più ampio utilizzo visto il frequente riscontro incidentale
di piccole neoplasie. Al fine dell’ottenimento di margini chirurgici negativi e di un agevole controllo dell’emostasi senza la
necessità del clampaggio, è necessaria un’attenta selezione dei
pazienti onde riservare tale tecnica solo ai casi in cui la neoplasia non superi i due cm di diametro e non sia localizzata in
prossimità dell’ilo renale. Per quanto riguarda le neoplasie di
dimensioni superiori ai 2 cm è indicato effettuare il clampaggio dell’arteria renale utilizzando tecniche di emostasi differenti. Fondamentale è inoltre la pianificazione preoperatoria con
l’esecuzione di Angio-TC. Riteniamo pertanto che l’enucleoresezione laparoscopica potrebbe costituire una valida opzione
terapeutica alla chirurgia a cielo aperto, anche se è indispensabile un più lungo follow-up.
Bibliografia
1. Janetschek G, Jeschke K, Peschel R, Strohmeyer D, Henning K, Bartsch G.
Laparoscopic surgery for stage T1 renal cell carcinoma:radical nephrectomy
and wedge resecion. Eur Urol 2000; 38:131
2. Jeschke K, Peschel R, Strohmeyer D, Bartsch G, Henning K. Laparoscopic
nephron-sparing surgery for renal tumors. Urology 2001; 58:688
3. Sullivan M, Fryndenberg M, Aust NZ. Neprhon sparing surgery surgery
for renal cell carcinoma. J Surg 2001; 71:394
Abstract n. 124 - Comunicazione selezionata
I GENI NOTCH NELL’ADENOCARCINOMA PROSTATICO
Giovannini C.1, Sansone P.1, Chieco P.1, Bertaccini A.2,
Lacchini M.1, Marchiori D.2, Costa F.2, Martorana G.2
1
Centro di Ricerca Biomedica Applicata (CRBA), Ospedale S.
Orsola; 2Dipartimento di Urologia Università di Bologna, Bologna
Introduzione e Obiettivi: Le proteine Notch definiscono una classe di recettori transmembrana altamente conservati, noti come
Notch1, 2, 3 e 4, caratterizzati da un dominio extracellulare e
da uno citoplasmatico. L’interazione ligando recettore determina la traslocazione nel nucleo del dominio citoplasmatico e la
conseguente trans- attivazione dei geni target per lo più appartenenti alla famiglia dei geni HES (Hairy/Enhancer of Split). I
geni Notch sono coinvolti nel differenziamento cellulare, nella
regolazione della crescita e della morte cellulare e nel mantenimento della staminalità delle stesse mediando le interazioni
cellula cellula. Alterazioni del Notch signaling pathway sono
state osservate in diverse patologie umane tra cui le neoplasie.
I meccanismi che controllano il differenziamento, la proliferazione e la metastatizzazione del carcinoma prostatico sono
ancora altamente sconosciuti.
Geni coinvolti nell’interazione cellula cellula sembrano giocare
un ruolo importante in questi processi. Lo scopo di questo studio è stato quello di esaminare il pattern di espressione dei
quattro recettori Notch e del gene target HES1 nell’iperplasia
prostatica benigna e nell’adenocarcinoma prostatico (PCa) per
verificare un possibile coinvolgimento di tali geni nella carcinogenesi prostatica
Metodi: L’RNA estratto da 20 adenocarcinomi prostatici e 30
IPB e dalle linee cellulari prostataiche RWPE, LNCaP e PC3 è
stato trattato con DNAse I e retrotrascritto. L’espressione dei
geni Notch1,2,3, 4, HES1 e del gene housekeeping Beta actina
è stata valutata mediante Real Time PCR utilizzando il SYBER
Green.
Risultati: I geni Notch e il gene HES1 sono espressi in tutti i
campioni di IPB e di PCa analizzati. I campioni di adenocarcinoma prostatico presentano, tuttavia, una down regolazione di
tutti i geni Notch e del gene HES1 rispetto ai casi di IPB analizzati. Notch1 e Notch2 sono i geni maggiormente espressi sia
Archivio Italiano di Urologia e Andrologia 2005; 77, 3, Supplemento 2
53
ABSTRACTS XV Congresso Nazionale Società Italiana di Urologia Oncologica
nell’IPB che nel PCa. I risultati ottenuti nelle linee cellulari differiscono da quelli ottenuti dai campioni tessutali solamente
per quanto riguarda il gene Notch2 che risulta maggiormente
espresso nelle linee cellulari derivate da metastasi da PCa
(LNCaP e PC3) rispetto alla linea derivata da iperplasia prostatica benigna (RWPE). L’espressione di HES1 correla con l’espressione dei geni Notch1,2,3 sia nell’IPB che nel PCa mentre nelle linee cellulari l’espressione di HES1 sembra correlare
con quella del gene Notch2.
Conclusioni: La over espressione dei geni Notch riscontrata
nell’IPB rispetto al PCa potrebbe suggerire un ruolo di questi
geni nel mantenere un fenotipo differenziato e nella regolazione della proliferazione cellulare.
Bibliografia
1 Jianyong Shou, Sarajane Ross, Hartmut Koeppen, Frederic J. de Sauvage
and Wei-Qiang Gao. Dynamics of Notch Expression during Murine Prostate
Development and Tumorigenesis. Cancer Research 2001; 61:7291
2 Andrew P. Weng and Jon C. Aster. Multiple nitches for Notch in cancer:
context is everything. Current Opinion in Genetics & Development
2004;14: 48
Abstract n. 125 - Poster
RADIOTHERAPY PLUS ADJUVANT ANDROGEN SUPPRESSION: PROGNOSTIC IMPACT OF PRETREATMENT
PSA
Morganti A.G.1, Mantini G.2, Luzi S.2, Mattiucci G.C.2,
Forni F.3, Digesù C.1, Bavasso A.2, Errico A.2, Di Rito A.2,
Frascino V.2, Zuppi C.3, Cellini N.2
1
U.O. Radioterapia, Università Cattolica del S. Cuore, Campobasso
2
Cattedra di Radioterapia, Università Cattolica del S. Cuore, Roma
3
Istituto di Chimica e Biochimica Clinica, Università Cattolica del
S. Cuore, Roma
Introduction: Use of adjuvant hormonotherapy resulted in
improved outcome in some subgroups of patients treated with
radiotherapy for prostatic carcinoma. A RTOG meta-analysis
suggested a role for neoadjuvant and adjuvant hormonotherapy
in intermediate-and high-risk patients, respectively. Patients
stratification, in this analysis, was based on clinical stage and
Gleason score. Aim of this analysis is to evaluate the prognostic
role of pretreatment PSA levels in biochemical and clinical outcome of patients treated with hormono-radiotherapy.
Material and Methods: 137 patients (median age: 70 years; range:
52-85) with prostatic carcinoma (cT2: 27%; cT3: 73%) received
external beam radiotherapy (dose: 65-70 Gy; 1.8 Gy/fraction)
plus neoadjuvant hormonal therapy alone (59.1%) or combined
with long-term adjuvant hormonal therapy (40.9%). PSA concentrations were determined by ECLIA method on Elecsys 2010
- Roche device. Patients were stratified based on pretreatment
PSA level in 4 groups: A: PSA=0-4 ng/ml (9 pts: 6.6%); B:
PSA=4.1-10 ng/ml (36 pts: 26.3%); C: PSA=10.1-20 ng/ml (42
pts: 30.7%); D: PSA> 20 ng/ml (50 pts: 36.5%). Complete PSA
clearance was defined as reaching PSA levels < 1 ng/ml.
Complete clinical response was defined as complete disappearance of the neoplastic nodule by digital examination and transrectal US (or transrectal MRI). Biochemical and clinical diseasefree actuarial curves were calculated with the Kaplan-Meier
method. Differences between the curves were analyzed using
the logrank method. PSA-relapse was defined as PSA elevation
> 1 ng/ml during the follow-up.
Results: During the follow-up, 13 patients developed distant
metastasis (9.5%) and 10 patients showed local tumor progression (7.3%). Overall, 20 patients had clinical failure
(metastases and/or local-regional progression). 120 patients
obtained complete PSA clearance (88.2%) and 74 patients
(67.3%) showed complete clinical response. During the fol-
54
Archivio Italiano di Urologia e Andrologia 2005; 77, 3, Supplemento 2
low-up, 30 patients showed PSA-relapse (22.7%).
Pretreatment PSA concentrations showed a significant positive
correlation with complete clinical response (p=0.020) and a
trend with PSA clearance (p=0.057), showing patients with
lower pre-treatment PSA levels the better results. A significant
correlation was also observed between pretreatment PSA value
and 5-year PSA relapse-free survival (group A: 83.3%, group B:
69.1%, group C: 64.7%, group D: 30.0%; p=0.034). The difference was particularly evident between patients with PSA levels
< 20 ng/ml versus > 20 ng/ml (5-year: 67.9% versus 30.0%,
respectively; p=0.007). Finally, a trend was recorded between
pretreatment PSA and clinical disease-free survival (5-year:
group A: 74.1%, group B: 65.8%, group C: 67.3%, group D:
52.1%; p=0.075)
Conclusions: The significant impact of pretreatment PSA in
patients treated with radiotherapy is well known. Our analysis
confirms this role also in patients treated with combined hormonal and radiation therapy. Further analyses are necessary to
evaluate the possibility to refine patients stratification, by the
use of pretreatment PSA levels, with the aim to optimize the
combination of radiotherapy and hormonal treatment.
Abstract n. 126 - Poster
GASTROINTESTINAL AND UROLOGICAL RADIATIONINDUCED TOXICITY: IMPACT OF ADJUVANT ANDROGEN
SUPPRESSION
Mattiucci G.C.1, Mantini G.1, Luzi S.1, Digesù C.2, Bavasso
A.1, Errico A.1, Di Rito A.1, Frascino V.1, Deodato F.2,
Morganti A.G.2, Cellini N.1
1
Cattedra di Radioterapia, Università Cattolica S.C., Roma; 2UO
Radioterapia, Università Cattolica S.C., Campobasso
Aim: The use of adjuvant androgen suppression associated with
external beam radiotherapy has shown an improvement of biochemical and clinical outcome in patients with high risk prostatic carcinoma. However, some studies reported an increased
incidence of intestinal and urological complications in patients
receiving prolonged hormonal therapy. Aim of this analysis was
to evaluate the impact of long-term androgen suppression on
late intestinal and urological radiation-induced toxicity, in a
group of patients treated with hormono-radiotherapy.
Material and Methods: 426 patients with cT2-3 prostatic carcinoma were included in this analysis. Median follow-up was 35
months (6-151 months). Median age was 71 years (51-87).
Clinical stage distribution was: cT2: 205 pts (48.1%), cT3: 221
pts (51.1%). Gleason score distribution was: 2-4: 61 pts
(14.3%), 5-7: 284 pts (66.7%), 8-10: 81 pts (19.0%).
Pretreatment PSA distribution was: 0-4: 30 pts (7.0%), 4-10:
125 pts (29.3%), 10-20: 129 pts (30.3%), > 20: 142 pts
(33.3%). 250 pts (58.7%) received prophylactic irradiation of
the pelvic lymph nodes. Dose to the prostate was < 70 Gy in
191 pts (44.8%) and > 70 Gy in 235 pts (55.2%). Standard
radiotherapy was delivered to 265 pts (62.2%) while 161 pts
(37.8%) received 3D conformal therapy. All patients received
neoadjuvant-concomitant hormonal therapy (LH-RH analogue
starting 2 months before radiotherapy and continued until the
end of radiotherapy; antiandrogen drugs were associated
during the first month of hormonal therapy). In 244 pts
(57.3%) the androgen suppression was maintained after the
end of radiotherapy for almost two years. Late toxicity was evaluated according to the RTOG-EORTC scale. Actuarial incidence of late toxicity was calculated with Kaplan-Meier
method. Differences were calculated using log-rank test (univariate analysis) or Cox’s proportional hazard method (multivariate analysis).
Results: The incidence of late intestinal toxicity (mainly late
tenesmus- proctitis) was as follows: grade 1: 50 pts (11.7%),
ABSTRACTS XV Congresso Nazionale Società Italiana di Urologia Oncologica
grade 2: 10 pts (2.3%), grade 3: 1 pt (0.2%). The incidence of
urinary late toxicity was as follows: grade 1: 13 pts (3.1%),
grade 2: 4 pts (0.9%), grade 3: 1 pt (0.2%), grade 4: 1 pt
(0.2%). 5-year incidence of late intestinal toxicity was 36.8%
in patients treated without prolonged hormonal therapy and
23.5% in patients treated with prolonged hormonal therapy (p
= 0.841); 5-year incidence of late urological toxicity was 7.1%
in patients treated without prolonged hormonal therapy and
11.0% in patients treated with prolonged hormonal therapy (p
= 0.484). No significant correlation was recorded at multivariate analysis (including: prophylactic irradiation of the pelvis,
inclusion in the boost volume of seminal vesicles, dose of
radiotherapy, use of conformal technique and long-term
androgen suppression) between prolonged hormonal therapy
and both intestinal and urological late toxicities (p=0.195 and
p=0.633, respectively).
Conclusions: In our study no correlation was recorded between
late intestinal and urological toxicity and use of prolonged
adjuvant androgen suppression, both at univariate and multivariate analysis.
Abstract n. 127 - Poster
ADJUVANT IRRADIATION OF PROSTATE CARCINOMA: A
MULTI-INSTITUTIONAL EXPERIENCE
Mantini G.1, Morganti A.G.2, Pompei L.3, Palloni T.4, De
Paula U.5, Marmiroli L.6, Mattiucci G.C.1, Luzi S.1, Digesù
C.2, Rosetto M.E.3, Ciabattoni A.4, Valentino M.5, Tortoreto
F.6, Deodato F.2, Valentini V.1, Cellini N.1
1
Cattedra di Radioterapia, Università Cattolica S.C., Roma; 2UO
Radioterapia, Università Cattolica S.C., Campobasso; 3UO
Radioterapia, Osp. Grande degli Infermi, Viterbo; 4UO
Radioterapia, Osp. S. Filippo Neri, Roma; 5UO Radioterapia, Osp.
S. Pietro Fatebenefratelli, Roma; 6UO Radioterapia, Osp “S.
Giovanni Calibita” Fatebenefratelli, Roma
Aim: In the last decades irradiation to the prostatic bed, alone
or in combination with pelvic node irradiation, has been used
after radical prostatectomy with different indications (extraprostatic tumor extension, involvement of the seminal vesicles, positive surgical margins or positive pelvic lymph node).
Aim of this analysis was to evaluate the results recorded in a
group of patients treated with adjuvant radiotherapy after
radical prostatectomy.
Material and Methods: 85 patients were treated in 6 different
radiotherapy departements following common guidelines. The
prescribed dose (1.8 Gy/fr) to the prostatic bed was 64.8 Gy
(negative margins), 70.2 Gy (microscopically positive margins) or 73.8 Gy (gross residual disease). Irradiation of pelvic
lymph nodes and adjuvant androgen suppression was prescribed in patients with seminal vesicle involvement and pathologically involved lymph nodes. Pathological stage distribution
was as follows: pT1: 1 pt (1.2%), pT2: 10 pts (11.8%), pT3:
66 pts (77.6%), pT4: 8 pts (9.4%). Gleason score distribution
was as follows: 2-4: 0 pts (0%), 5-6: 28 pts (32.9%), 7-10: 57
pts (67.1%). Post-surgical PSA before radiotherapy was < 0.1
ng/ml in 54 pts and > 0.1 ng/ml in 31 pts. 11 pts had positive pelvic lymph nodes (12.9%). The status of surgical margins
was: negative in 37 pts (43.5%), and positive in 46 pts
(54.1%). 2 patient had gross residual disease after surgery.
Biochemical disease-free status was defined as PSA < 0.4
ng/ml. Median follow-up was 36 months (range: 9-76)
Results: The incidence of grade 3 intestinal and urological
acute toxicity was 4.7% and 1.2%, respectively. The incidence
of late intestinal toxicity was as follows: grade 1: 5 pts (5.9%),
grade 2: 2 pts (2.4%). The incidence of urological late toxicity
was as follows: grade 1: 8 pts (9.4%), grade 2: 3 pts (3.5%).
Actuarial 5-year biochemical relapse free survival was 65.8%.
Clinically detectable local-regional relapse was observed in 1 pt
(1.2%). 4 pts (4.7%) developed distant metastasis. 5-year clinical disease-free survival was 89.4%. 5-year PSA-relapse-free
survival was 82.0% in patients with postoperative PSA < 0.1
and 44.1% in patients with PSA > 0.1 (p=0.005).
Conclusions: Postoperative radiotherapy in patients treated with
radical prostatectomy was well tolerated and resulted in a satisfactory disease control. Postoperative PSA value showed a
significant prognostic impact on biochemical relapse-free survival. Randomized studies are necessary to better clarify the
role of both adjuvant radiotherapy and adjuvant hormonotherapy in patients with high-risk resected prostatic carcinoma.
Abstract n. 128 - Comunicazione
EFFETTI DEL SOM230, NUOVO ANALOGO DELLA SOMATOSTATINA, NELLA LINEA CELLULARE PROSTATICA EPN
Rossi V.1, Pasquali D.1, Bellastella A.1, Di Martino M.2,
Galasso R.2, Crisostamo G.2, Prezioso D.2, Sinisi A. A.1
1
Sez. Endocrinologia, Dip Medico-Chirurgico di Internistica Clinica
e Sperimentale” F. Magrassi e A. Lanzara”, Seconda Università
degli Studi di Napoli; 2Urologia, Università Federico II, Napoli
La somatostatina (SST) ha un’azione di controllo nella crescita
e nella funzione delle cellule prostatiche sia sul tessuto ghiandolare, che indirettamente attraverso la modulazione di ormoni ipofisari. È stato descritto che il mRNA e la proteina della
SST sono espressi nella prostata e che la SST inibisce in vitro la
proliferazione di cellule di linee prostatiche in coltura. I recettori della somatostatina (SSTRs) sono espressi nella prostata ed
in particolare la loro presenza è stata evidenziata nella componente epiteliale. SSTR2.è espresso nel tessuto prostatico normale, SSTR1 e SSTR5 sono preferenzialmente espressi nel cancro della prostata (CaP). SSTR2 risulta raramente espresso in
CaP altamente invasivi. È stato dimostrato che il trattamento
del cancro della prostata con Octreotide, analogo della somatostatina capace di legare ad elevata affinità i recettori SSTR2 e
5 può fallire a causa della mancata espressione di recettori
appropriati. Ulteriori indagini circa l’eventuale efficacia di
nuovi analoghi della somatostatina nel controllo della crescita
prostatica sono pertanto necessarie. In questo studio abbiamo
indagato gli effetti del SOM230, un nuovo analogo sintetico
della somatostatina attivo sui recettori SSTR1, 2, 3, 5, nel controllo della crescita di cellule di una linea di epitelio prostatico
normale non trasformata, EPN. Le EPN sono state cresciute in
Nutrient-F12 Ham’s medium supplementato con 3% foetal calf
serum (FCS) e antibiotici. Alla confluenza del 70% è stato
sostituito il mezzo di crescita con MEM privo di rosso fenolo,
senza aggiunta di siero fetale. Il mezzo di coltura è stato sostituito quotidianamente per 5 giorni con mezzo essenziale fresco. Le cellule sono state quindi sottoposte a trattamento con
SOM230, mediante aggiunta in piastre differenti di 10nM o
100nM per 24 o 48 h. Per le analisi di proliferazione e apoptosi le cellule, raccolte alla fine del trattamento, sono state
incubate con propidio ioduro in presenza di RNAasi, secondo
il protocollo convezionale ed analizzate in citofluorimetria.
L’espressione di mRNA degli SSTRs è stata effettuata mediante
RT-PCR semiquantitativa. I livelli di proteina sono stati analizzati mediante Western blot. Dopo 24 ore di trattamento con
SOM230, l’analisi citofluorimetrica evidenziava la comparsa di
un’area apoptotica pre-G1, ma senza signifcative riduzioni
della crescita cellulare. Dopo 48 ore di trattamento con
SOM230 era invece evidenziabile oltre ad un incremento della
apoptosi, anche una significativa riduzione delle aree corrispondenti alle fasi di crecita cellulare G1 e G2/S. L’analisi di RTPCR evidenziava l’espressione nelle EPN dei recettori SSTR1,
SSTR2 e SSTR5. Il Western blot evidenziava l’espressione di
livelli di elevati livelli di proteina di SSTR1. I nostri dati preliArchivio Italiano di Urologia e Andrologia 2005; 77, 3, Supplemento 2
55
ABSTRACTS XV Congresso Nazionale Società Italiana di Urologia Oncologica
minari dimostrano che il SOM230 è efficace nel controllare la
crescita cellulare e nell’indurre apoptosi in cellule epiteliali di
prostata normale che esprimono un pattern di recettori appropriati, come il modello cellulare EPN. Ulteriori studi sono da
effettuare sulle cellule di cancro prostatico per valutare la possibile efficacia antineoplastica del SOM230.
Abstract n. 129 - Poster
ESPRESSIONE DELL’EG-VEGF 1 E 2 NELLA PROSTATA
UMANA
Pasquali D.1, Rossi V.1, Chieffi P.2, Staibano S.3, De Rosa
G.3, Bellastella A.1, Galasso R.4, Di Martino M.4, Iapicca
G.4, Prezioso D.4, Sinisi A.A.1
1
Endocrinologia, Dip. Magrassi-Lanzara; 2Med. Sperimentale,
Seconda Università di Napoli; 3Dip. di S. Biomorf. e Funz.;
4
Urologia, Università Federico II di Napoli
La neoformazione di vasi sanguigni è un processo fondamentale
per la progressione cancerosa anche nella prostata. Diversi studi
hanno dimostrato la presenza del VEGF nella prostata ed un suo
ruolo nello sviluppo del CaP. Di recente sono state identificate
due proteine bifunzionali, le endocrine gland-derived vascular
angiogenic factors (EG-VEGF)/ prokineticin 1 (PK1) e prokineticin 2 (PK2) che sono nuovi fattori angiogenetici con azione selettiva sugli endoteli delle ghiandole endocrine. La loro azione è
mediata da due recettori, appartenenti alla famiglia delle G protein, detti PK-R1 e PK-R2. Scopo dello studio è stato quello di
valutare se PK1 e PK2 ed i loro recettori sono presenti in colture
primarie di epiteli di prostata normale (NPEC) e carcinomatosa
(CPEC) e nella linea non trasformata EPN ed il loro coinvolgimento con la progressione del cancro prostatico. I trascritti di
PK1, PK-R1, PK2 e PK-R2 sono stati studiati mediante RT-PCR
semiquantitativa usando primers specifici. La proteina EGVEGF/PK1 è stata valutata mediante Western Blotting (WB) in
lisati e per immunoistochimica (IH) in tessuti normali e carcinomatosi utilizzando un anticorpo monoclonale anti-human EGVEGF/PK1. I trascritti di PK1, PK-R1, PK2 e PK-R2 sono stati
trovati nelle NPEC, EPN e CPEC. L’analisi mediante RT-PCR
semiquantitative ha dimostrato che PK1e PK-R1 erano espresso
a più bassi livelli rispetto PK2 e PK-R2 in tutte le linee cellulari
studiate. I livelli di PK1, PK-R1, PK2 e PK-R2 erano significativamente aumentati nelle CPEC. Inoltre, la proteina EG-VEGF1 è
stato trovata espressa per WB e IH nel tessuto canceroso e non
nel normale. L’analisi quantitativa dei lisati ha mostrato una maggiore espressione con l’aumento della sdifferenziazione. In questo studio noi abbiamo dimostrato che le prochineticine ed i loro
recettori sono espressi in epiteli di prostata normale e carcinomatosa e che i livelli di espressione aumentano significativa
mente con l’aumento del grado di malignità. Questi risultati suggeriscono che le PK ed i loro recettori potrebbero essere regolatori dell’angiogenesi anche nella prostata umana e potrebbero
avere un ruolo nel meccanismo di progressione del cancro prostatico. Inoltre i livelli di espressione di PK e PK-R potrebbero
essere un ulteriore marker per valutare il grado di malignità del
CaP. In conclusione, i nostri dati dimostrano che le cellule di CaP
producono nuovi fattori angiogenetici, che possono essere eventuale bersaglio terapeutico.
Abstract n. 130 - Comunicazione
IL TRATTAMENTO IMMUNOTERAPICO ADIUVANTE NEL
CARCINOMA A CELLULE RENALI AD ALTO RISCHIO DI
RECIDIVA
Ricci Barbini E.1, Sebastio N.1, Morelli F.2, Colella A.1, Ricci
Barbini V.1
1
I.R.C.C.S. Ospedale Casa Sollievo della Sofferenza U. O. Urologia;
2
U. O. Oncologia, San Giovanni Rotondo (FG)
56
Archivio Italiano di Urologia e Andrologia 2005; 77, 3, Supplemento 2
Introduzione: Nonostante il sistema immunitario svolga un
ruolo chiave nel controllo del carcinoma a cellule renali (CCR)
in fase iniziale, la risposta immunitaria a lungo termine contro
il tumore diventa inefficace determinando così la ripresa della
malattia. Lo scopo del nostro studio era di valutare l’impatto
dell’immunoterapia con IL-2r nei paziente operati ad alto
rischio di recidiva (stadio II e III)
Materiali e metodi: Dal gennaio 2002 al dicembre 2004 su 96
casi di nefrectomia per carcinoma a cellule chiare del rene non
metastatico, sono stati individuati 12 pazienti ad alto rischio di
malattia sulla base dello stadio e del grading. Il trattamento
adiuvante era iniziato entro 4-6 settimane dall’intervento chirurgico e prevedeva due fasi: una fase d’induzione ed una di
mantenimento, ambedue della durata di 6 mesi. In induzione
l’IL-2r era somministrata alla dose di 4,5 MUI 5 giorni alla settimana per due settimane ogni 4 settimane; come mantenimento l’IL-2r alla dose di 4,5 MUI 5 giorni per una settimana
al mese. Un controllo TAC era eseguito dopo le due fasi del
trattamento immunoterapico.
Risultati: L’età mediana alla diagnosi era di 64 anni (range di 5776). Complessivamente, 5 pts erano in stadio II (pT2pN0 M0,
G1-2 in 3 ed pT2N0M0, G3 in 2) e 7 in stadio III
(pT3apN0M0, G1-2 in 4 e pT3apN0M0, G1-2 in 3). Ad un follow up mediano di 18 mesi (6-54) non sono state osservate
recidive e/o localizzazioni a distanza. Il trattamento è stato ben
tollerato in 11 pazienti (febbre G1-2). In un paziente, per la
presenza di febbre elevata >40 C, refrattaria alla terapia antipiretica, il trattamento è stato sospeso al settimo mese.
Conclusioni: I pazienti ad alto rischio di recidiva in base alle
caratteristiche istopatologiche possono giovarsi del trattamento immunoterapico adiuvante. Inoltre, per meglio individuare
tali pazienti sarebbe utile una caratterizzazione immunologicofunzionale (studio delle sottopopolazioni linfocitarie, cellule
dendritiche.). In numerosi studi (1,2), infatti, sono stati sviluppati algoritmi in grado d’individuare particolari categorie di
rischio per la recidiva e predire l’outcome del paziente.
Bibliografia
1. Zisman A, Pantuck AJ, Wieder J et al Risk group assessment and clinical
outcome algorithm to predict the natural history of patients with surgically
resected renal cell carcinoma J Clin Oncol 2002; 20:4559
2. Sorbellini M, Kattan MW, Snyder ME et al A postoperative prognostic
nomogram predicting recurrence for patients with conventional clear cell
renal cell carcinoma J Urol 173: 48-51;
Abstract n. 131 - Poster
SOVRAESPRESSIONE DELLA GLIOSSALASI I E GLIOSSALASI II NEL TUMORE RENALE E SUE IMPLICAZIONI NEI
MECCANISMI DI CHEMIORESISTENZA
Mearini E.1, Cottini E.1, Serva M.R.1, Antognelli C.2,
Baldracchini F.1, Talesa V.2
1
Dipartimento di Specialità Medico-Chirurgiche e Sanità Pubblica;
2
Dipartimento di Medicina Sperimentale e Scienze Biochimiche
Introduzione ed Obiettivi: Il sistema delle Gliossalasi, consta di
due enzimi la Gliossalasi I (GI) e la Gliossalasi II (GII). Il ruolo
biologico del sistema non è stato ancora ben definito, ma la
funzione principale sembra quella di detossificare la cellula da
chetoaldeidi come ad esempio il metilgliossale (MG), prodotto
durante il metabolismo lipidico e glucidico, le cui proprietà
biologiche vanno dal blocco della proliferazione cellulare all’induzione della apoptosi mediante una via caspasi indipendente.
La conversione del MG in acido D-lattico avviene con l’intervento del GSH e la formazione dell’intermedio LSG, anch’esso
con proprietà citostatiche. Variazioni dell’ attività enzimatica
delle Gliossalasi sono presenti in numerose neoplasie, suggerendo l’importanza delle stesse nel controllo della proliferazio-
ABSTRACTS XV Congresso Nazionale Società Italiana di Urologia Oncologica
ne tumorale. Inoltre, è stato più volte messo in evidenza un
rapporto tra il sistema delle Gliossalasi e la resistenza ai farmaci antineoplastici.
Scopo del lavoro è la valutazione per la prima volta, in vivo,
delle differenze di espressione dei messaggeri specifici
(mRNA) e dell’ attività enzimatica del sistema delle Gliossalasi
nel tessuto renale sano e tumorale.
Metodi: Campioni di tessuto renale macroscopicamente sano e
neoplastico sono stati prelevati subito dopo nefrectomia radicale per valutazione clinica di massa renale solida. I tessuti
sani e tumorali sono stati confermati come tali anche da una
valutazione istopatologica. Le attività enzimatiche di GI e GII
sono state determinate con metodi spettrofotometrici; i livelli
di espressione dei relativi mRNA specifici, mediante
Ribonuclease Protection Assay (RPA).
Risultati: L’attività enzimatica della GI risultava aumentata di 3
volte nel tessuto tumorale rispetto al tessuto normale. L’attività
della GII nel tumore appariva significativamente più bassa
rispetto ai controlli. Differenze più marcate erano rilevate nell’
espressione degli mRNA specifici tra tessuto tumorale e normale. In particolare, l’espressione di GI nei tumori era 9 volte
più elevata rispetto ai controlli, quella di GII nel tessuto neoplastico era 3 volte più elevata rispetto al tessuto normale.
Conclusioni: Il presente studio dimostra che nel tumore renale
l’ espressione degli mRNA specifici di GI e GII appare più elevata rispetto al tessuto normale, come pure l’attività enzimatica di GI. Questo evento potrebbe, almeno in parte e indirettamente giustificare la chemioresistenza del tumore renale.
Infatti, l’ elevata espressione degli enzimi del sistema delle
Gliossalasi priverebbe la cellula neoplastica di inibitori fisiologici della proliferazione cellulare, quali il MG e LSG, ponendo
le cellule in una condizione di resistenza all’apoptosi indotta
dal chemioterapico antitumorale.
Bibliografia
1. Thornalley PJ. Protecting the genome: defence against nucleotide glycation and emerging role of glyoxalase I overexpression in multidrug resistance in cancer chemotherapy. Biochem Soc Trans 2003, 31, part 6
2. Milanesa AC, Choudhury MS, Mallouh C, Tazaki H, Konno S.
Methylglyoxal-induced apoptosis in human prostate carcinoma: potential
modality for prostate cancer treatment. Eur Urol 2000; 37:728
Abstract n. 132 - Poster
EFFICACIA E COSTI DEL COAUGULATORE ELETTROTERMICO BIPOLARE “LIGASURE” NELL’INTERVENTO DI
PROSTATECTOMIA RADICALE RETROPUBICA (RP) E
NELLE CISTECTOMIE RADICALI (RC)
Arena F., Potenzoni M., Adorni A.
Divisione di Chirurgia, Opedale di Borgo Val di Taro (PR)
Introduzione: Per gli interventi di chirurgia pelvica maggiore, la
riduzione delle perdite ematiche rappresenta un aspetto fondamentale. Lo scopo di questo studio è quello di valutare l’efficacia dell’utilizzo del “Ligasure” per gli interventi di prostatectomia radicale retropubica (RP) e per le cistectomie radicali (RC) in termini di perdite ematiche, tempo operatorio, durata dell’ospedalizzazione, morbidità e costi generali.
Materiali e Metodi: Abbiamo valutato retrospettivamente due
gruppi consecutivi di pazienti sottoposti ad intervento chirurgico nella nostra Unità Operativa. Nel primo gruppo sono stati
inseriti 23 pazienti sottoposti a intervento di RP e 4 pazienti a
intervento di RC con derivazione urinaria secondo Bricker utilizzando clips o suture per l’emostasi nell’intervallo di tempo
da Febbraio 2003 al Marzo 2004. Il secondo gruppo comprende 22 pazienti sottoposti a RP e 4 pazienti a intervento di
RC con derivazione urinaria secondo Bricker con l’utilizzo del
Ligasure per l’emostasi nell’intervallo di tempo da Aprile 2004
al Maggio 2005. Tutti gli interventi sono stati eseguiti dallo
stesso operatore in anestesia generale.
Risultati: I due gruppi sono risultati simili per stadio, patologie associate ed età. Il tempo operatorio medio è stato più
breve nel gruppo con Ligasure rispetto al gruppo di controllo sia per la prostatectomia radicale (110 minuti versus 128
minuti, p<0.001) che per il gruppo sottoposto a cistectomia
radicale (251 minuti versus 284 minuti, p<0.001). Le perdite ematiche intraoperatorie medie furono significativamente
più basse nel gruppo in cui è stato utilizzatoli Ligasure rispetto al gruppo di controllo sia per la RP (850 cc versus 1000 cc,
p=0.04) che per la RC (1100 cc versus1300 cc p=0.02). Nel
gruppo in cui è stato utilizzato il Ligasure è stato necessario
utilizzare emotrasfusioni in 2 casi (una prostatectomia radicale ed una cistectomia radicale) e in 7 pazienti del gruppo di
controllo (3 prostatectomie radicali e 4 cistectomie) rispettivamente (p=0.01). La durata media dell`ospedalizzazione è
stata simile per i due gruppi: 9 giorni per la prostatectomia
radicale e rispettivamente 16 giorni per l’intervento di cistectomia radicale. Non vi sono state differenze statisticamente
significative riguardo la continenza urinaria e il deficit erettile nei due gruppi. Il costo complessivo relativo ai costi fissi di
sala operatoria e del materiale chirurgico impiegato è risultato uguale nei due gruppi.
Conclusioni: L’utilizzo del Ligasure per l’intervento di prostatectomia radicale e la cistectomia radicale è sicuro, diminuisce il
tempo operatorio, le perdite ematiche ed i costi connessi all’utilizzo degli emoderivati.
Abstract n. 133 - Poster
THE ROLE OF RADIOTHERAPY IN THE EARLY STAGES OF
TESTICULAR SEMINOMA
Donato V., Ferrara T., Castrichino A.M., Soldà F., Vitturini A.
Istituto di Radiologia, Cattedra di Radioterapia, Università degli
Studi di Roma “La Sapienza”, Policlinico Umberto I di Roma,
Roma, Italia
Purpose: Treatment of early stage testicular seminoma is an
unresolved question. To review thirty-year experience regarding adjuvant radiation therapy, underlining the short and
long term effects, recurrences and secondary tumors.
Patients and methods: Between March 1972 to July 2004, 70
men with stage I seminoma were treated with a dogleg irradiation at the Dept. of Radiotherapy, “La Sapienza” University,
Rome, Italy. Doses we used went from 25 Gy to 44 Gy (mean:
30,8Gy). Mean time follow up is 17 years, 97% at least 3 years
and 59% had more than 15 years.
Results: Age range at diagnosis was between 22 and 62 years
(mean: 36,9 years, median: 33 years). The most frequent
affected side was the right side(60%), compared to the left
(40%). the infiltration percentage of tunica albuginea testis
was 17%. As to the risk factors, six patients were affected
with cryptorchidism (5 omolateral), 3 with inguinal hernia,
1 inguinal cyst, 9 with genital infection (2 parotiditis complicated by orchiditis). 37 patients underwent inguinal
orchifunicolectomy while 30 had orchidectomy, 3 received
bilateral orchidectomy (one received both at the same time,
the others, received one for a secondary controlateral testis
tumor). Only 3 patients underwent total inguinal and retroperitoneal lymphectomy. Prosthesis was positioned in 44
patients. Mean time from surgery to radiotherapy was 64
days. The overall survival was 98,5% at 20 years, and 89,4%
at 25 years and 74,5% at 30 years. There was 100% of complete remission. Relapse free survival was 98,6%,
95%7%,,95,7% at 2, 5, and 15 years respectively. Three
relapses occurred 7, 39, 42 months after radiotherapy to
paraaortic lymph nodes, to mediastinal lymph nodes and to
Archivio Italiano di Urologia e Andrologia 2005; 77, 3, Supplemento 2
57
ABSTRACTS XV Congresso Nazionale Società Italiana di Urologia Oncologica
supraclavicular lymph nodes respectively. They are all alive
at follow up of 29, 30, 29 years. Acute toxicity was limited
to grade 1 nausea, only 11,4% presented grade 2 nausea,
2,8% had haematological grade 2 problems, and 8,6% had
intestinal disorders (diarrea or colic), one of them developed Crohn’s disease of the colon 12 years after radiotherapy.
Six patients were affected with secondary cancer: two at
controlateral testis (34 and 33 months after), lung cancer
(13 years after), colon cancer (13 years after), thyroid papillifferous carcinoma (3 months after), and pancreatic cancer
(12 years after). Two patients died (at 62 and 48 years) due
to uncontrolled secondary tumours.
Conclusion: The study confirms high radiosensitivity of seminoma and its high curability so the important rule of adjuvant
radiotherapy to improve local control and reduce relapse rate.
Nevertheless is necessary to study a way to decrease long term
collateral effects probably by limited-field irradiation and
doses reduction.
Abstract n. 134 - Poster
CONFORMAL RADIOTHERAPY IN LOCALIZED PROSTATE CANCER
Donato V., Soldà F., Caiazzo R., Lisi R., Banelli E.
Istituto di Radiologia, Cattedra di Radioterapia, Università degli
Studi di Roma “La Sapienza”, Policlinico Umberto I di Roma,
Roma, Italia
Background: Hormonal therapy has been the mainstay of treatment for advanced forms of prostate cancer. Subsequent studies have suggested that earlier initiation of hormonal therapy
for patients with localised forms of prostate cancer may provide pathological benefit in decreasing the amount of tumour
treated during radiotherapy, resulting in a better outcome of
these patients in terms of local control and disease free survival.
Materials and Methods: From September 2003 through
February 2005 68 patients, median age 72 (63-85) were assigned to receive radiotherapy for histologically proven prostate
cancer. 14 patients were T1 stage, 44 T2 stage and 10 T3
stage. No nodal involvement at imaging was observed in these
patients.Before the beginning of radiotherapy (from 12 to 3
months) 36 patients started neo-adjuvant hormonal therapy
with maximum androgen blockade (MAB) and 25 patients
received monotherapy with antiandrogens(AA). 7 patients
underwent radiotherapy alone. 3-D conformal radiotherapy
was delivered with 6MV LINAC for a total dose of 76Gy (56
Gy on prostate and seminal vesicles plus a 20 Gy boost on prostate, 2 Gy daily). PSA levels were tested 40 days after the end
of radiotherapy and then every three months to assess combined treatment efficacy. Median follow- up was 11 months
(range 4- 18).
Results: No differences were observed between patients treated with MAB and AA plus radiotherapy in terms of local
control and disease free survival. Of the 68 cases observed,
63 cases had no biochemical failure in the mean follow- up
of 11 months. 3 patients died respectively after 4,5 and 12
months the end of the treatment for cardiovascular diseases
(2 IMA and 1 stroke). One patient interrupted radiotherapy
at the total dose of 26 Gy for a lung infection which required admission. One patient (T2a stage) treated with neoadjuvant bicalutamide and radiotherapy had biochemical
failure (attested with 3 consecutive PSA increases) after 13
months follow-up. Conclusions: Hormonal therapy with
maximum androgen blockade or anti-androgens associated
with radiation therapy results in a good local control and
disease free survival in patients with localized prostate carcinoma. Long term surveillance is required to assess effects
on overall survival
58
Archivio Italiano di Urologia e Andrologia 2005; 77, 3, Supplemento 2
Abstract n. 135 - Comunicazione
ORGAN PRESERVATION: BLADDER CARCINOMA
Donato V., Ciriello F., Musio D., Parisi E., Rollo A., Maglio
R., Banelli E.
Istituto di Radiologia, Cattedra di Radioterapia, Università degli
Studi di Roma “La Sapienza”, Policlinico Umberto I di Roma,
Roma, Italia
Background: In the last years the approach to bladder invasive
carcinoma is conservative. Several recent studies about bladder
invasive carcinoma evaluated multidisciplinary management:
TURB, CHT, RT with satisfactory results in global survival (4060%) and free disease interval (35 - 45%).
Aim of the study: to describe the outcome of patients affected
by bladder invasive carcinoma (T2/T4 N0/Nx Mx G2/G3) and
treated with a multidisciplinary approach (TURB, CHT, RT) in
our Institute from January 1997 to June 2003.
Methods: from January 1997 to June 2003, 30 patients affected
by bladder invasive carcinoma (T2-T4 N0 NX M0 G2 G3) have
been consequently selected (9 female and 21 male). Median
age was 74 (range 50-87). All the 30 patients have been treated with conservative management: 27 cases with TURB and 3
cases with hemicystectomy, and after 4-8 months from surgical
operation they have been submitted to conventional radiotherapy with LA 6-15 MV (four fields box technique including the
whole pelvis until a dose of 45-50 Gy plus a boost on bladder
for a total dose of 55-65 Gy, conventionally fractionated). In 14
patients (range 50-65 years), PS<2, grading 2-3, chemotherapy
was administered: 7 cases received neoadjuvant chemotherapy
with MVAC and MCV schedule, 4 cases adjuvant chemotherapy with MVAC and MCV schedule and in 3 patients concomitant radio-chemotherapy with Gemcitabine has been used.
During the follow-up, all patients underwent to complete
cystoscopy evaluation, urine cytology and abdomen-pelvis CT.
Results: After a median follow-up period of 48 months (range
5-96) 16 patients are still alive, they have adequate bladder
functionality and no signs of recurrence. Patients affected by
local recurrence underwent to local transurethral resection and
intravescical chemotherapy. Radiotherapical tolerance was satisfactory: we observed 1 case of intestinal toxicity (grade 2
WHO), and 2 cases of bladder toxicity (haematuria grade 2
WHO).
Conclusion: TURB associated to radio-chemotherapy is a valid
alternative approach to radical surgery of bladder invasive carcinoma, particularly in patients with low PS(<2) and in these
cases radiotherapy can achieve a good local control of disease
if delivered with a total dose of 50-55 Gy.
Abstract n. 137 - Poster
CELLULE DENDRITICHE DEL SANGUE PERIFERICO E
DELLE URINE NEL CANCRO DELLA VESCICA
Iori F.2, Lichtner M.1, Rossi R.1, Mengoni F.1, Dini D.2,
Mastroianni C.M.1, Vullo V.1, Laurenti C.2
1
Dipartimento di Malattie Infettive e Tropicali; 2Dipartimento di
Urologia, Università La Sapienza di Roma
Introduzione: Le Cellule Dendritiche (DCs) rivestono un ruolo
cruciale come interfaccia tra sistema immune innato e specifico. Nel sangue periferico sono state individuate due sottopopolazioni di DCs: mieloidi (mDCs) e plasmocitoidi (pDCs).
Tali cellule svolgono un importante ruolo nella genesi e nella
regolazione della risposta immunitaria anti-infettiva e antitumorale, sono infatti Antigen-Presenting Cell (APCs) professionali in grado di indurre una risposta immunitaria antitumorale sia in vivo che in vitro. Il trattamento migliore in caso di
tumore superficiale della vescica, rimane l’immunoterapia con
BCG. L’efficacia di tale farmaco è stata ampiamente documen-
ABSTRACTS XV Congresso Nazionale Società Italiana di Urologia Oncologica
tata, anche se rimane ancora da stabilirne il meccanismo d’azione. Per questa ragione non si è ancora in grado di predire
quali pazienti possano beneficiare o meno di tale terapia.
Recentemente uno studio ha evidenziato l’importanza delle
DCs nelle urine di pazienti con tumore alla vescica, che
potrebbe riflettere proprio sui cambiameti dell’attività immunologica alla patologia.
Obiettivo: Lo studio si propone di enumerare le DCs nel sangue periferico e nelle urine in pazienti con tumore alla vescica, al fine di valutare il ruolo di queste cellule nell’evoluzione
e monitoraggio della patologia.
Metodi: Per l’enumerazione delle DCs è stata messa a punto
una nuova metodica di conta assoluta delle due sottopopolazioni di DCs. Il metodo prevede l’utilizzo di sangue intero e
delle urine ed un’ analisi citofluorimetrica per eventi rari in 4
colori con tubi trucount (Becton Dickinson) contenenti un
numero noto di biglie di riferimento.
Per identificare le due sottopopolazioni di DCs sono stati utilizzati gli anticorpi monoclinali Lineare-FITC, HLA-DR-APC,
CD45-PerCP, CD11c-PE o CD123-PE (BD). L’analisi statistica
dei risulati è stata effettuato mediante analisi della varianza
Kruskal-Wallis.
Risultati: Per lo studio sono stati arruolati 31 donatori sani e 10
pazienti con diagnosi di cancro alla vescica confermata dalla
biopsia (6 con cancro primitivo, 2 con recidiva e 2 senza recidiva da 4 anni). Lo studio trasversale mostra una riduzione
delle pDCs nei pazienti rispetto ai donatori sani
(mDCs=11201 cell/ml VS 13927 cell/ml; pDCs=6933 cell/ml
VS 10169 cell/ml), mentre nelle mDCs non si riscontra una
diminuzione statisticamente significativa.Tre pazienti con cancro primitivo sono stati poi seguiti in longitudinale, analizzando le DCs prima e dopo sei instillazioni di BCG. I risultati
mostrano un incremento di entrambe le popolazioni di DCs
del sangue periferico, nei sei tempi, fino al raggiungimento di
valori del tutto paragonabili ai donatori sani. Per quanto
riguarda la conta delle DCs nelle urine, queste normalmente
non sono presenti nei soggetti sani, mentre è possibile evidenziare la presenza di mDCs nelle urine dei pazienti.
Conclusioni: Alla luce dei nostri risultati, si può notare l’importanza delle DCs nel monitoraggio della terapia antitumorale,
in prima analisi con un ripristino immunologico a livello del
sangue periferico. Risulta anche importante a questo punto, la
ricerca delle DCs nelle urine, che possono confermare la
buona efficacia dell’inoculo di BCG e quindi un richiamo di
DCs a livello vescicale, importanti proprio per le loro proprietà antitumorali.
Abstract n. 138 - Poster
STUDIO OSSERVAZIONALE DI 101 PAZIENTI CON CARCINOMA A CELLULE TRANSIZIONALI DELLA VESCICA
PT1G2-G3
Cammarata C., Caruana P., Cordaro C., Guzzardi F., Iraci
F., Lauria G., Oxenius I., Vacirca F.
U.O. di Urologia dell’Azienda Ospedaliera S.Elia di Caltanissetta
Introduzione e Obiettivi: Le neoplasie superficiali della vescica
rappresentano circa l’80% di tutti i carcinomi a cellule transizionali. Sebbene i carcinomi con invasione della tonaca propria (pT1) siano considerati tumori superficiali essi sono altamente maligni. L’obiettivo dello studio è di valutare in maniera retrospettiva i tassi di recidiva e di progressione riscontrati
in 101 pazienti affetti da carcinoma transizionale della vescica
pT1 G2-G3 trattati con resezione transuretrale (TURB) in
associazione o meno a terapia endovescicale adiuvante.
Materiali e Metodi: Nel periodo compreso tra settembre 2001 e
maggio 2005 sono stati reclutati 101 pazienti ai quali è stata
posta, in seguito a resezione endoscopica (TURB), una dia-
gnosi istologica di carcinoma a cellule transizionali superficiale pT1 ad elevato grado di malignità G2-G3. Trattasi di 92
uomini (età media 70,4 anni range 46-91) che rappresentano
il 91,2 % dei casi e 9 donne (età media 70,1 anni range 39-86).
Le neoplasie in studio risultavano essere 68 forme primitive
(66,7%) e 33 recidive, Poiché nella nostra esperienza non vi è
una differenza statisticamente significativa tra l’atteggiamento
delle neoplasie monofocali e plurifocali si è deciso in questo
studio di non suddividere i dati in sottogruppi. Nel post-operatorio, 21 (20,6%) dei pazienti valutati non sono stati trattati
con terapia endovescicale sia per la loro elevata età che per
espressa volontà dei pazienti. Gli altri hanno eseguito terapia
adiuvante con Epirubicina 50 mg, Mitomicina C 40 mg oppure BCG 81 mg. Il follow-up strumentale medio è stato di 23,4
mesi (range 3-45) ed è stato realizzato mediante controlli
endoscopici secondo le linee guide internazionali. 12 pazienti
sono deceduti nel periodo di referenza, 9 dei quali in seguito a
progressione della malattia (8,8%),3 dopo trattamento chirurgico radicale.
Risultati: La nostra casistica è cosi suddivisa:
Tumori T1G2
Sono state diagnosticate 48 neoplasie (48% delle diagnosi) di
cui 43 eleggibili per lo studio. Di fatto si è verificato un drop
out per 5 pazienti in quanto 2 rifiutavano i controlli proposti,
3 sono deceduti nell’arco di 6 mesi dalla diagnosi per cause
diverse dal tumore (Tabella 1).
Tumori T1G3
Sono stati diagnosticati 53 tumori (52% delle diagnosi) di cui
2 non erano eleggibili per lo studio perché troppo estesi e
quindi presentavano una indicazione alla cistectomia radicale
d’amblé (Tabella 2).
I pazienti andati incontro a recidiva ammontano a
53/94(56,4%) dei quali 35 (37%) hanno avuto una ricorrenza
identica al tumore originale e 18 (19%) sono andati incontro a
progressione.
Discussione: L’analisi dei dati è ardua in quanto il campione
risulta eterogeneo per tipologia del tumore (primitivo/recidivo,
dimensione, focalità) e tipo di trattamento effettuato. Nella
nostra esperienza si sono osservati tassi di ricorrenza e di progressione nei pazienti sottoposti a TURB senza l’impiego di
Tabella 1.
Assenza
di recidiva
recidiva
senza
progressione
Recidiva
con
progressione
TURB
3
6
-
TURB+EPI
2
1
2
TURB+MMC
1
4
2
TURB+BCG
9
15 (34,9%)
9
20 (46,5%)
4
8 (18,6%)
Tabella 2.
Assenza
di recidiva
recidiva
senza
progressione
Recidiva
con
progressione
TURB
7
2
4
TURB+EPI
1
3
1
TURB+MMC
-
3
1
TURB+BCG
18
26 (51,0%)
7
15 (29,4%)
4
10 (19,6%)
Archivio Italiano di Urologia e Andrologia 2005; 77, 3, Supplemento 2
59
ABSTRACTS XV Congresso Nazionale Società Italiana di Urologia Oncologica
terapia endovescicale adiuvante pari rispettivamente al 54,4%
(12/22) e 18,2% (4/22). I pazienti che hanno praticato instillazioni post-TURB di chemioterapici o di BCG presentano
recidive nel 70,8% (51/72) dei casi e 14 (19,4%) di loro sono
andati incontro a progressione. Sebbene i risultati sembrano
molto simili, è interessante osservare come la immunoprofilassi con BCG sia notevolmente più efficace nei confronti della
chemioterapia endovescicale che essa sia attuata con
Epirubicina o Mitomicina C. È stato possibile preservare la
vescica nel 77,7% (73/94) dei casi. 13 pazienti sono stati sottoposti a terapia chirurgica radicale in seguito a progressione
della malattia (11/13) o in assenza di risposta alla terapia adiuvante (2/13). In altri 7 casi i pazienti hanno rifiutato la cistectomia radicale proposta.
Conclusioni: Nonostante il carcinoma a cellule transizionali T1
di alto grado sia un tumore altamente maligno con elevate percentuali di recidiva e progressione vi è, nella maggioranza dei
casi, una indicazione alla terapia conservativa con resezione
endoscopica associata preferibilmente ad immunoterapia
adiuvante con il Bacillo di Calmette e Guerin. È importante
che venga attuato un rigoroso follow-up e continuamente
riconsiderata la possibilità di una cistectomia radicale in base
alla evoluzione della malattia.
Bibliografia
1. Peyromaure M, Zerbib M. T1G3 transitional cell carcinoma of the bladder: recurrence, progression and survival. BJU Int. 2004; 94:193
2. Pagano S, Franzoso F, Pachera F, Ruggeri P, Sorboli G: T1G3 bladder
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3. Serretta V, Pavone C, Ingargiola GB, Daricello G, Allegro R, PavoneMacaluso M: TUR and adjuvant intravesical chemotherapy in t1g3 bladder
tumors: recurrence, progression and survival in 137 selected patients followed up to 20 years. Eur Urol 2004;45: 730
Abstract n. 139 - Comunicazione
NAVELBINE-BASED CHEMOTHERAPY IN HORMONEREFRACTORY PROSTATE CANCER (HRPC)
Verri E.1, Zampino M.G.1, Locatelli M.1, Curigliano G.1,
Verwej F.2, Matei V.2, Scardino E.2, Sbanotto A.1, Rocca A.1,
Decobelli O.2, Goldhirsch A.1, Nolè F.1
1
Division of Medical Oncology; 2Division of Urology, European
Institute of Oncology, Milan
Introduction and Objectives: No consensus exists on further therapy for the management of hormone-refractory prostate cancer.
In this Phase II study we evaluated the combination of
Vinorelbine plus 5-fluorouracil and folinic acid (FLN) in patients
with progressive or resistant disease after hormone therapy.
Patient and Methods: Eligibility criteria were: advanced prostatic cancer with objective progression or a rising PSA despite
androgen deprivation and antiandrogen withdrawal, when
applicable. Outpatient treatment consisted of FU (350 mg/m2,
i.v. short infusion on day 1 to 3), FA (100 mg/m2, i.v. on day
1 to 3) and V (20 mg/m2 day 1 and 3) every 3 weeks, for a
maximum of 8 courses of treatment. A minimum of 2 cycles
were required to evaluate response.
Results: Of 34 pts enrolled in the study (aged 45-77, median
67), all were evaluable for toxicity and 30 for activity. Median
PSA value at baseline was of 210 ng/ml (range 0.1 to 4364).
Fifteen patients had metastases in bone only; 15 in visceral
and/or in soft tissues and bone. A total of 127 cycles of chemotherapy (range 1-8) were administered (91% at full planned dose). Among 15 patients with measurable disease, 4 had
a partial response (26.6%; C.I. 95%, 28.3% to 65.7%) and 4
achieved stable disease. In 14 patients (47%) a clinical benefit
was documented. Six out of 15 patients with only-bone involvement had a stable disease (40%). Median duration of stabi-
60
Archivio Italiano di Urologia e Andrologia 2005; 77, 3, Supplemento 2
lization and partial response was 16 weeks (range 4-24 week).
The most common toxicity was hematological: grade 4 (NCICTC scale) in 5 patients at re-cycle. Other toxicities were of
low incidence and easy management. All 30 patients presented
at baseline evaluation PS3 1; PS improved in 4 cases with partial response and in 10 cases with stable disease (14 patients,
47%) and was unchanged in 16 remaining patients. All 30
patients presented bone pain requiring analgesics at the onset
of chemotherapy: 14 achieved a significant reduction of pain;
in 2 cases pain remain stable and worsened in remaining 14.
Among 15 patients with NSAIDs, 5 were able to stop analgesic
medications, 5 patients among 10 treated with weak opioids
switched to NSAIDs and among 5 patients who received strong
opioids, 4 switched to weak opioids.
Conclusion: The encouraging results obtained with FLN regimen in terms of clinical benefit and its predictable and manageable toxicity support the palliative role of chemotherapeutic
strategy in hormone-refractory prostate patients.
Abstract n. 140 - Video
PROSTATECTOMIA RADICALE LAPAROSCOPICA CON
SISTEMA ROBOT DA VINCI
Gaboardi F., Simonato A., Lissiani A., Gregori A., Galli S.,
Bozzola A., Scieri F., Stener S.
Div. di Urologia, Az. Ospedaliera “Luigi Sacco”, Milano
Introduzione ed Obiettivi: Nel gennaio 2001 abbiamo iniziato un
programma laparoscopico indirizzato all’esecuzione della prostatectomia radicale con tecnica di Montsouris, dopo aver eseguito oltre 200 casi abbiamo avviato un programma di valutazione della prostatectomia radicale laparoscopica robot-assistita con sistema da Vinci (R-LRP). Presentiamo un video sul
nostro attuale approccio alla R-LRP.
Metodi: Utilizzando una tecnica a 5 porte, si pratica una incisione
ad U nel cavo del Douglas, le vescicole seminali ed i dotti deferenti vengono isolati, quindi dopo aver inciso la fascia del
Denonvilliers viene sviluppato lo spazio prerettale. Si incide quindi il peritoneo lateralmente alle ombelicali al fine di creare lo spazio prevescicale. L’incisione della fascia pelvica bilateralmente e la
legatura del complesso dorsale vengono completati. Dopo la dissezione del collo vescicale entrambi i peduncoli prostatici vengono legati e l’uretra infine viene sezionata. L’intervento si conclude
con una linfoadenectomia pelvica bilaterale ed il confezionamento dell’anastomosi uretro-vescicale con punti staccati.
Risultati: Abbiamo confrontato le nostre prime 13 R-LRP con le
prime 13 prostatectomie radicali tradizionali (LRP). Il tempo
operativo medio è stato di 235 min. per la R-LRP contro 315
min. per la LRP, le perdite ematiche medie sono state di 150 cc
per la R-LRP contro 510 cc per la LRP e la degenza media era
di 4,8 giorni per la R-LRP contro 6,4 giorni per la LRP.
Conclusioni: Nella nostra esperienza iniziale la curva di apprendimento della prostatectomia radicale laparoscopica robotizzata è risultata breve, le perdite ematiche ed i tempi di ospedalizzazione sono altrettanto favorevoli.
Abstract n. 141 - Video
LINFADENECTOMIA RETROPERITONEALE LAPAROSCOPICA DESTRA NEL TUMORE NON-SEMINOMATOSO DEL
TESTICOLO
Gaboardi F., Simonato A., Lissiani A., Gregori A., Galli S.,
Bozzola A., Scieri F., Stener S.
Div. di Urologia, Az. Ospedaliera “Luigi Sacco”, Milano.
Introduzione ed Obiettivi: La linfadenectomia retroperitoneale
laparoscopica (L-RPLND) rappresenta una possibile metodica
nei tumori non-seminomatosi a cellule germinali del testicolo
ABSTRACTS XV Congresso Nazionale Società Italiana di Urologia Oncologica
(NSGCT), in stadio I ed in stadio II con malattia linfonodale
contenuta. Presentiamo il video di una L-RPLND destra in
paziente precedentemente sottoposto ad orchifunicolectomia
destra per carcinoma embrionale pT2 in stadio clinico I.
Metodi: Il primo trocar viene introdotto in sede paraombelicale
destra mediante open laparoscopy. Il paziente viene posizionato
sul fianco a 45 gradi, e dopo aver indotto il pneumoperitoneo si
posizionano le porte operative, 2 in sede pararettale e 2 sull’ascellare anteriore destra. Il retroperitoneo viene raggiunto dopo
scollamento del colon destro mediante incisione del peritoneo
lungo la linea parietocolica. La linfadenectomia e l’asportazione
dei vasi gonadici viene eseguita utilizzando il bisturi ad ultrasuoni, la coagulazione bipolare e clips emostatiche. I linfonodi vengono rimossi utilizzando l’apposito endobag.
Risultati: Il tempo operatorio è stato di 300 min., le perdite
ematiche di 100 cc, non si sono osservate complicanze postoperatorie, la degenza è stata di 5 giorni. L’esame istologico ha
riscontrato la presenza di 2 metastasi da carcinoma embrionale in due linfonodi dell’ilo renale.
Conclusioni: La L-RPLND è una procedura possibile nei tumori a cellule germinali non-seminomatosi in stadio iniziale, ma
a causa della sua difficoltà tecnica e delle sue implicazioni cliniche ed oncologiche dovrebbe essere eseguita solamente in
centri con buona esperienza laparoscopica.
Abstract n. 142 - Video
CISTECTOMIA RADICALE LAPAROSCOPICA NELLA
DONNA
Gaboardi F., Simonato A., Lissiani A., Gregori A., Galli S.,
Bozzola A., Scieri F., Stener S.
Div. di Urologia, Az. Ospedaliera “Luigi Sacco”, Milano
Introduzione ed Obiettivi: La cistectomia radicale resta il trattamento di scelta per il carcinoma transizionale infiltrante della
vescica. L’intervento in laparoscopia si è dimostrato fattibile ma la
tecnica demolitiva non è ancora ben codificata soprattutto in
pazienti di sesso femminile. Descriviamo in questo video la tecnica da noi impiegata per eseguire la cistectomia radicale laparoscopica transperitoneale nella donna ponendo particolare attenzione all’approccio alle strutture anatomiche.
Metodi: Vengono impiegate 5 porte. L’intervento ha inizio con l’isolamento del legamento infundibulo-pelvico, sede del peduncolo vascolare dell’ovaio, per proseguire lungo il legamento largo
fino all’arteria ombelicale, punto di repere per l’individuazione
dei vasi arteriosi che irrorano vescica ed utero. Vengono quindi
isolati e controllati dapprima le arterie vescicali superiori e quindi l’arteria uterina la cui sezione rivela subito al di sotto di essa il
tratto terminale dell’uretere pelvico. In caso di exenteratio pelvica anteriore si procede ad una asportazione “en-bloc” di utero,
annessi e vescica senza risparmio funzionale dell’uretra e della
parete anteriore della vagina; qualora invece sia pianificato il confezionamento di una neovescica ortotopica, si rimuovono separatamente vescica e utero con o senza annessi conservando la parete vaginale anteriore ed un moncone funzionale di uretra.
Risultati: Sono state eseguite: 1 exenteratio pelvica anteriore con
ureterocutaneostomia e 1 cistectomia radicale con isteroannesseiectomia e confezionamento di neovescica ileale ortotopica.
Nessun intervento è stato convertito. Il tempo operatorio demolitivo e le perdite ematiche sono state rispettivamente di 150 e
180 min e 220 e 440 ml. Il dolore postoperatorio ha richiesto
solo analgesici minori (FANS). Rispettivamente, le pazienti sono
state mobilizzate in 1a e 3a giornata postoperatoria, si sono canalizzate in 1a e 5a giornata e sono state dimesse in 8a e 9a giornata
postoperatoria.
Conclusioni: Anche la cistectomia radicale laparoscopica nella
donna è un’intervento facilmente riproducibile e preciso ma a
causa della sua difficoltà tecnica dovrebbe essere eseguita solamente in centri con buona esperienza laparoscopica. Inoltre
devono essere ancora attentamente valutati i risultati oncologici.
Abstract n. 143 - Poster
HIGH INTENSITY FOCUSED ULTRASOUND (HIFU) NEL
TRATTAMENTO DEL CARCINOMA PROSTATICO LOCALIZZATO: RISULTATI AD UN ANNO DI FOLLOW-UP
Finazzi Agrò E., Mirabile G., Musco S., D’Amico A., Miano
R., Di Stasi S.M., Germani S., Vespasiani G.
Cattedra di Urologia, Università di Roma Tor Vergata e IRCCS S.
Lucia, Roma
Obiettivi: Scopo dello studio è stato valutare il follow-up ad un
anno dei pazienti affetti da adenocarcinoma prostatico localizzato trattati con ultrasuoni focalizzati ad alta intensità (HIFU).
Pazienti e metodi: Sono stati sottoposti a trattamento HIFU 52
pazienti affetti da adenocarcinoma prostatico localizzato. Criteri
di esclusione erano: precedentemente trattamento locale della
neoplasia prostatica (prostatectomia/radioterapia) o pregressa
terapia con ormonoterapia per più di 6 mesi. L’età media dei
pazienti era 72,7±5,6 anni; tutti i pazienti presentavano diagnosi
istologica di adenocarcinoma prostatico con stadio clinico T1-T2;
45 pazienti avevano uno score di Gleason <7, 7 >7. Il valore
mediano del PSA sierico pre-trattamento e il volume medio della
prostata erano rispettivamente 8,7 ng/ml (3,8-83) e 43 cm3. Tutti
i pazienti sono stati sottoposti a trattamento HIFU, previo posizionamento di cistostomia sovra-pubica ed esecuzione di TURP
secondo la tecnica descritta da Chaussy (1). Sono stati valutati il
PSA a 3, 6 e 12 mesi, le biopsie prostatiche a 6 e 12 mesi (o a 3
mesi se PSA >1 ng/ml) e le complicanze manifestatesi sino al follow-up di 12 mesi. In caso di biopsia positiva si è posta indicazione ad un ritrattamento HIFU.
Risultati: I risultati sono riassunti in Tabella 1.
Tabella 1.
3 mesi
6 mesi
12 mesi
0,1 (1,7)
0,2 (2,4)
0,3 (2,6)
Biopsie negative (n. paz.)
-
45 (3)
48 (4)
PSA <0,5 ng/ml (n. paz.)
45 (3)
42 (3)
46 (4)
7 (4)
3 (0)
1 (1)
Incontinenza (n. paz)
6
5
5
Incontinenza grave (n. paz.)
4
2
1
Potenza sessuale
8
15
18
PSA mediano (ng/ml)
Indicaz. al ritrattamento (n. paz.)
(35 pazienti potenti pre-HIFU) Fra parentesi i risultati dei pazienti con Gleason score >7; a 12 mesi sono stati aggiunti i risultati di PSA e biopsie dei 7 pazienti ritrattati a tre mesi.
Archivio Italiano di Urologia e Andrologia 2005; 77, 3, Supplemento 2
61
ABSTRACTS XV Congresso Nazionale Società Italiana di Urologia Oncologica
Non abbiamo registrato complicanze maggiori o decessi in
relazione alla metodica. 3 pazienti sono stati sottoposti a revisione endoscopica per disuria persistente.
Conclusioni: La nostra esperienza dimostra che HIFU è una tecnica efficace nel trattamento del carcinoma prostatico localizzato, con un 92% di biopsie negative al follow-up di un anno.
11/52 pazienti (21%) hanno necessitato di un secondo trattamento. I nostri risultati appaiono paragonabili a quelli della
letteratura (2) anche per quanto riguarda la prevalenza di
incontinenza urinaria e deficit erettile e l’assenza di complicanze gravi.
Bibliografia
1. Curr Urol Rep. 2003; 4:248
2. Nature Clinical Practice 2005; 2:191
Abstract n. 144 - Comunicazione selezionata
EPIRUBICINA DA SOLA VS EPIRUBICINA + MITOMICINA NELLA PROFILASSI ENDOCAVITARIA DI NEOPLASIE
UROTELIALI SUPERFICIALI DELLA VESCICA. STUDIO
PROSPETTICO MULTICENTRICO RANDOMIZZATO
Saracino G.A., Battaglia M., Annunziata G., Serretta V.,
Altieri V., Morgia G., Pirritano G., Traficante A., Selvaggi F.P.
Sezione di Nefrologia Chirurgica e Trapianto di Rene, Dipartimento
dell’Emergenza e dei Trapianti d’Organi-Università degli Studi di
Bari.
Introduzione: La profilassi endocavitaria delle neoplasie vescicali superficiali con antiblastici riduce le recidive, mediamente, nel 12-20% dei casi, pur non riducendo il rischio di progressione. È stata formulata l’ipotesi che la terapia endovescicale combinata con più farmaci possa risultare più efficace
della monoterapia nella profilassi delle recidive delle forme
superficiali. Scopo del Nostro studio multicentrico randomizzato è stato confrontare la tossicità e l’efficacia, in termini di
riduzione delle recidive, di 2 schemi di trattamento, uno con
sola epirubicina, l’altro con un’alternanza di somministrazioni
epirubicina-mitomicina.
Materiali e Metodi: Nel periodo 01/1998-06/2000 sono stati
arruolati 501 pazienti, 443 M e 58 F, sottoposti a TUR completa di neoplasie vescicali Ta-T1 G1-2-3, singoli o multipli,
primari i recidivi.La randomizzazione fra i 2 bracci di trattamento era bilanciata per il T (Ta/T1), il Grado istologico
(Grado 1-2/Grado 3), il numero, la Storia. Il braccio A utilizzava Epirubicina 50 mg in 50 ml di fisiologica in vescica
per 1 ora, somministrata 1 volta la settimana X 4 settimane a
seguire 1 volta al mese X 5 mesi; il braccio B utilizzava
Epirubicina 50 mg in 50 ml di fisiologica per 1 ora in vescica, alternata a Mitomicina C 30 mg in 30 ml di fisiologica per
1 ora in vescica, secondo il seguente schema:Epirubicina alla
settimana 1,3,5,7, Mitomocina alla settimana 2,4,6,8;a
seguire 1 instillazione ogni 2 settimane, alternando
Epirubicina e Mitomicina, per 4 mesi, per un totale di 16
instillazioni. La tossicità è stata espressa in gradi: grado 0
(assenza di tossicità), grado 1 (effetti locali o sistemici che
hanno rimandato di 1 sett. l’instillazione), grado 2 (effetti
collaterali che hanno rimandato di 2 o più sett. l’instillazione). L’efficacia è stata espressa come intervallo libero da
malattia, valutato con cistoscopia e citologia. Lo studio prevedeva l’arruolamento di 560 pazienti, per ottenere una sufficiente potenza statistica.
Risultati: La tossicità, generalmente rappresentata da LUTS, è
stata valutata su 368 pazienti con dati completi. Nel braccio
A è risultata di grado 0 nell’81% dei casi, di grado 1 nel
14,7% e di grado 2 nel 4,2%; nel braccio B è risultata di
grado 0 nel 77% dei casi, di grado 1 nel 14,6% e di grado 2
nell’8,4%; le differenze non sono risultate statisticamente
significative. Dei 368 pazienti valutabili per la tossicità, 307
62
Archivio Italiano di Urologia e Andrologia 2005; 77, 3, Supplemento 2
sono stati valutabili per l’efficacia, in quanto 23 non hanno
concluso il trattamento per tossicità di grado 2, 28 hanno
interrotto la terapia per altri motivi, 10 sono persi al follow
up (follow-up medio 26 mesi, range 3-54). Le recidive sono
state 49/160 nel braccio A e 45/147 nel braccio B, con percentuale esattamente sovrapponibile (30,6%). Le curve di
Kaplan-Meier sono risultate sovrapponibili. L’analisi delle
recidive nei sottogruppi evidenzia differenze non significative, con un trend verso la maggiore efficacia del trattamento
combinato Epi + Mit vs sola Epi nei sottogruppi Tumori
Recidivi (27,2% vs 40,8% di recidive).
Conclusioni: Il trattamento combinato epirubicina + mitomicina
nella profilassi endocavitaria delle neoplasie vescicali superficiali
non sembra aumentare l’efficacia rispetto all’epirubicina da sola,
pur presentando una tossicità tendenzialmente maggiore.
Abstract n. 145 - Poster
CISTI ENTEROGENA DEL TESTICOLO
Giubilei G.1, Mondaini N.1, Agostini S.2, Nesi G.3, Franchi
A.3, Lapini A.1, Serni S.1, Carini M.1
1
Clinica Urologia I; 2Istituto di Radiologia; 3Istituto di Anatomia
Patologica, Università di Firenze
Introduzione: La Cisti Enterogena è una rara lesione congenita
di presunta derivazione entodermica. Le sedi riportate in letteratura includono il mediastino, la cavità addominale, il canale
vertebrale e le ossa craniche. Riportiamo il primo caso descritto in letteratura di cisti enterogena a livello del testicolo.
Descrizione del caso: Un maschio bianco di 55 anni è arrivato
alla nostra osservazione per dolore testicolare ed aumento graduale nel tempo dello emiscroto sx. Alla palpazione veniva
riscontrata una massa ben circoscritta di consistenza duro elastica a livello del polo superiore del testicolo. I marker tumorali risultavano negativi mentre l’ecografia mostrava una massa
intratesticolare a struttura prevalentemente ipo-anecogena
come per cisti multiloculata al polo superiore del testicolo. È
stato effettuato un intervento chirurgico conservativo con
asportazione della lesione con margine chirurgico superiore a
0.5 cm, dopo esclusione di malignità all’esame intraoperatorio.
L’esame istolopatologico definitivo deponeva per cisti enterogena sia per l’aspetto dell’epitelio di rivestimento con caratteristiche secernenti di tipo intestinale sia per l’immunoistochimica
positiva per TF-CDX2 e citocheratina 20 e negatività per citocheratina 7. Attualmente il paziente a distanza di 18 mesi non
presenta recidiva.
Discussione: La diagnosi differenziale delle lesioni cistiche intratesticolari risulta semplice nei confronto dell’esctasia della rete
testis e della cisti semplice. Difficile è la discriminazione in presenza di lesioni complesse che nella stragrande maggioranza
sono attribuibili al teratoma. La cisti enterogena seppur di
rarissimo riscontro entra nella diagnosi differenziale con quest’entità.
Abstract n. 146 - Poster
DIVARICATORI AUTOSTATICI IN CHIRURGIA UROLOGICA. ANALISI DEI RISULTATI SU 160 PROSTATECTOMIE
RADICALI
Silvestre G.1, Imbriani E.1, Gentile M.1, Falsaperla M.2
1
Centro di Riferimento Oncologico della Basilicata; 2Clinica
Urologica, Università degli Studi di Catania
Introduzione e Obiettivi: Valutare i vantaggi relativi all’impiego del
divaricatore autostatico di Thompson in corso di prostatectomia
radicale associata a linfadenectomia pelvica (LFP).
Materiali e Metodi: Dal dicembre 2002 al marzo 2005 sono stati
sottoposti a prostatectomia radicale con LFP 160 pazienti con
ABSTRACTS XV Congresso Nazionale Società Italiana di Urologia Oncologica
adenocarcinoma prostatico. In tutti i casi è stato utilizzato il
divaricatore autostatico di Thompson., L’intervento è stato eseguito nella stessa percentuale da tre operatori diversi mediante la tecnica retrograda standard. Sono stati analizzati i dati
riguardanti i tempi operatori ed i miglioramenti in termini di
tecnica chirurgica osservati tra il primo ed il secondo anno di
attività.
Risultati: Nei primi 80 interventi hanno partecipato tutti e tre
gli operatori; il secondo aiuto era necessario, in particolare,
per la migliore visualizzazione del moncone uretrale. In tutti i
casi è stata eseguita una LFP bilaterale. Nell’esecuzione dei
restanti interventi si è assistito ad una notevole riduzione dei
tempi operatori fino ad una media di 150 minuti. Con il contributo di soli due operatori vi è stata preservazione costante
di un’adeguata lunghezza del moncone uretrale, con ottimi
risultati in termini di continenza urinaria e con un accesso di
soli 6 cm di lunghezza.
Conclusioni: La prostatectomia radicale retropubica è un intervento che richiede un impegno mentale fisico di discreta entità. La curva d’apprendimento è sicuramente modesta rispetto
alla tecnica videolaparoscopica. L’impiego del divaricatore
autostatico di Thompson permette un accesso di soli 6 cm di
lunghezza ed è utile per la riduzione dello sforzo fisico degli
aiuti che possono precocemente affrontare l’esperienza da
primo operatore.
Abstract n. 147 - Poster
THE USEFULNESS OF BYPOLAR TRANSURETHRAL
RESECTION OF THE PROSTATE IN PATIENTS WITH PROSTATE CANCER
Silvestre G., Imbriani E., Gentile M.
Centro di Riferimento Oncologico della Basilicata
Purpose: To analyse the use of bypolar transurethral resection
of prostate using Gyrus System in the treatment of bladder
outlet obstruction (BOO) in patients with prostate cancer an
to assess the acute and late complication regarding the procedure.
Materials and Methods: From december 2002 to may 2005, 30
patients with prostate cancer were treated with bipolar TURP.
With the advent of new minimal invasive therapies to cure
prostate cancer TURP has became of frequent use not only
with palliative intent in patients with locally andvanced prostate cancer (LAPC). In owr institution we performe prostate
brachyterapy and external beam radiation therapy (EBRT) so
we experienced the use of bypolar TURP not only with palliative intent but also as preparative procedure prior to radiation
based therapies. Of the 30 patients 10 had locally LAPC with
bone metastases, 4 were treated with prostate brachyterapy
after 3 months, 10 were treated with EBRT, and 6 underwent
bypolar TURP prior to prostate brachyterapy. We analysed
acute and long-term complications at follow up intervals using
uroflowmetry, IPSS, and QoL assessment scores.
Results: The duration of procedure was between 15 minutes
and two hours. Catheter was removed two days after TURP in
all cases. No patient experienced significant hyponatraemya
and one patient required re-cateterization due to inability to
void. All patients experienced high benefits in term of IPSS,
Qmax and QoL scores. For long term complication one
patient treated prior with brachytherapy developed urinary
stress incontinence that were not present after 2 months, no
urethral stricture and bladder neck contracture was observed.
One patient with LAPC required re-TURP after 9 months.
Conclusions: Bypolar TURP with Gyrus system represent a
valid and mininvasive treatment for BOO due to prostate cancer. The use of normal saline as the irrigant fluid, the optimal
tissue coagulation and the low incidence of acute and long
term complication give to TURP procedure a central role in the
treatment of prostate cancer.
Abstract n. 148 - Poster
PROSTATECTOMIA RADICALE PERINEALE IN UN
PAZIENTE CON CARCINOMA PROSTATICO SOTTOPOSTO PRECEDENTEMENTE A TRAPIANTO DI RENE. CASE
REPORT
Marchioro G., Fontana F., Ceratti G., Zaramella S., Sogni F.,
Maso G., Ranzoni S., Gontero P., Kocjancic E., Frea B.
Clinica Urologica, Università degli Studi del Piemonte Orientale
“Amedeo Avogadro”, Az. Ospedaliera Maggiore della Carità,
Novara
Introduzione: Il trapianto di rene e la successiva terapia immunosoppressiva non rappresentano un fattore di rischio per la
neoplasia prostatica ma, negli ultimi anni con l’aumento dell’età dei pazienti sottoposti a tale procedura, anche di età superiore a 50 anni e per l’accurata valutazione che viene effettuata
sia prima del trapianto che durante il follow up, è aumentato il
riscontro di carcinoma prostatico. L’incidenza di detta patologia in questa popolazione é difficile da conoscere, tuttavia é
stimabile, secondo alcuni studi, intorno al 5,8 % e sono in
corso trials clinici per verificare se essa possa essere modificata
con la terapia immunosoppressiva prolungata. La prostatectomia radicale resta comunque la migliore opzione terapeutica
per la malattia clinicamente localizzata e il tipo di approccio di
elezione seppur controverso, è la via trans-perineale per il
minor rischio di complicanze peri e post operatorie a carico del
rene trapiantato.
Materiali, Metodi e Risultati: Presentiamo un caso di un
Paziente di 64 anni, sottoposto a trapianto renale da donatore cadavere con ureteroneocistostomia secondo Lich-Gregoire
nel 2001 in terapia immunodepressiva che, a seguito di
riscontro di PSA di 7,46 ng/ml con esplorazione rettale negativa durante i controlli di follow up a marzo 2005, è stato sottoposto a biopsia di prostata, (EI: microfocolaio di adenocarcinoma prostatico Gleason score 4). In anamnesi é da segnalare nel 2001 un intervento di TURV per neoformazione
vescicale, con quadro istologico di carcinoma transizionale a
basso grado, per il quale il pz si sotopone a controlli perodici con citologia urinaria e cistoscopia (ultima febbraio 2005,
con esito negativo) Il pz é stato quindi sottoposto a prostatectomia radicale con tecnica perineale (EI: Adenocarcinoma
prostatico Gleason 6 (2+4) in stadio T2c con margini negativi con associato PIN di alto grado). Il decorso post operatorio é stato regolare e il pz è stato dimesso in quinta giornata
con catetere vescicale in sede, rimosso in quattordicesima
giornata, dopo una cistografia di controllo. Ad una visita eseguita a pochi giorni di distanza dalla rimozione del catetere il
paziente non presentava incontinenza urinaria né idronefrosi, con buona guarigione della ferita chirurgica e parametri di
funzionalità renale stabili.
Conclusioni: Il trattamento di elezione anche nei pazienti sottoposti a trapianto renale con adenocarcinoma prostatico è sicuramente la prostatectomia radicale e riteniamo che la migliore
via di accesso sia quella perineale, visto la scarsa incidenza di
complicanze e la minima morbilità.
Bibliografia
1. Malavaud B, Hoff M et al. PSA based screening for prostate cancer after
renal transplantatio. Transplantation Proceedings 2000; 69:2461
2. Whang M, Geffner S et al. Renal Trasplantation and Prostate Cancer:
Guidelines for Screening andTreatment. Transplantation Proceedings 2002;
34:3196
3. Konety BR, Tewari A et al. Prostate cancer in the post-trsplant population. Urology 1998; 52:428
Archivio Italiano di Urologia e Andrologia 2005; 77, 3, Supplemento 2
63
ABSTRACTS XV Congresso Nazionale Società Italiana di Urologia Oncologica
Abstract n. 149 - Poster
PROSTATECTOMIA RADICALE DI SALVATAGGIO IN
PAZIENTE CON ADENOCARCINOMA PROSTATICO IN
STADIO AVANZATO SOTTOPOSTO PRECEDENTEMENTE
A RADIOTERAPIA ESCLUSIVA
Marchioro G.1, Zaramella S.1, Sala M.2, Maso G.1, Fontana
F.1, Ranzoni S.,1 Gontero P.1, Kocjancic E.1, Frea1
1
Clinica Urologica, Facoltà di Medicina e Chirurgia, Università
degli Studi del Piemonte Orientale “Amedeo Avogadro”, Az.
Ospedaliera “Maggiore della Carità”, Novara; 2U.O.A. di Urologia,
Ospedale di Domodossola (VB)
Introduzione: La prostatectomia radicale (PR) rappresenta
secondo le linee guida mondiali l’opzione terapeutica principale del tumore prostatico organo-confinato: T1b-T2b in pz
con aspettativa di vita > a 10 anni che accettano le complicanze legate all’intervento e opzionale nei “Small T3” con PSA <
20 ng/ml, Gleason score <8 ed aspettativa di vita > di 10 anni.
Recentemente è stato proposto un possibile ruolo della PR
associata a linfadenectomia anche estesa, nei pazienti con
malattia localmente avanzata.
Materiali, Metodi e Risultati: Paziente di 62 anni, sottoposto
nel febbraio 2002 a prostatectomia radicale di salvataggio e
linfadenectomia iliaco-otturatoria per riscontro di valori di
PSA elevati (72,32 ng/dl); il paziente era stato sottoposto
nell’Ottobre 1995 a radioterapia esclusiva (dose totale 64,8
Gy) e a successiva terapia ormonale con LHRH analogo ed
antiandrogeno fino al dicembre 2000. L’istologia definitiva
evidenziava una neoplasia scarsamente differenziata con
aspetti prevalentemente solidi, un Gleason score di 10 e stadio T4 N1 M0. In seguito abbiamo assistito a progressione
bioumorale con valore massimo di PSA di 132 ng/dl ed è
stata impostata terapia con LHRH analogo ed antiandrogeno
associati a Estracyt ad intervalli di 3 mesi. Ad agosto 2002
comparsa di mts scapola sx, trattata con Cobaltoterapia
(dose tot 30 Gy) e di secondarismi ossei (VII costa e al
Femore sx) con un buon controllo della malattia con la terapia oronale, raggiungendo valore di PSA di 8,47 ng/dl. Nel
novembre 2003 comparsa di idroureteronefrosi sinistra per
cui è stato posizionato uno stent ureterale con risoluzione
del quadro clinico e in seguito a nuova progressione biochimica (PSA: 40 ng/dl), è stato quindi iniziato trattamento
citostatico con Taxotere settimanale con diminuzione dei
valori di PSA fino a 13,9 ng/dl cicli di terapia con Acido
Zoledronico per la comparsa di sintomatologia dolorosa
ossea. Durante un controllo di follow-up, a giugno 2005,
riscontro di idronefrosi destra ed insufficienza renale (creatinina 5,8 mg/dl) con massa pelvica palpabile alla esplorazione rettale per cui, in accordo col paziente, si è deciso di
sottoporlo ad intervento di derivazione urinaria secondo
Bricker con ripristino immediato della funzionalità renale e
scomparsa dell’idronefrosi. Attualmente il paziente è in
buone condizioni generali con parametri bioumorali nella
norma e progressione biochimica di malattia (PSA 32 ng/dl)
per cui sarà sottoposto ad un nuovo ciclo di terapia con
Taxotere.
Conclusioni: La PR può trovare indicazione nei pz con CaP
localmente avanzato con lo scopo di ridurre le complicanze legate alla malattia (idronefrosi, stipsti, ritenzione
urinaria, ematuria) ed aumentare al qualità di vita dei
pazienti.
Bibliografia
1. Azzouz H, de la Rosette JJ. Radical prostatectomy in high-risk prostate
cancer. J Urol. 2005; 12(3 Suppl):33
2) Zincke H, Lau W, Bergstralh E, Blute ML. Role of early adjuvant hormonal therapy after radical prostatectomy for prostate cancer. J Urol
2001;166:2208
64
Archivio Italiano di Urologia e Andrologia 2005; 77, 3, Supplemento 2
Abstract n. 150 - Poster
EFFICACIA DI CIPROFLOXACINA E PRULIFLOXACINA
NELLA PREVENZIONE DELLE COMPLICANZE INFETTIVE
IN CORSO DI MAPPING PROSTATICO BIOPTICO. RISULTATI DI UN PRIMO STUDIO MULTICENTRICO, RANDOMIZZATO, DOPPIO CIECO
Pomara G.1, Dicuio M.2,3, Romano G.4, Campo G.1, Paperini
D.1, Mogorovich A.1, Menchini-Fabris F.1, Morelli G.1, Caria
A.2, Serao A.2, Cevoli R.2, De Angelis M.4, Selli C.1
1
U.O. Urologia Universitaria, Ospedale S. Chiara, Pisa; 2U.O.
Urologia, Ospedale SS Antonio e Biagio e C. Arrigo, Alessandria;
3
Dept. of Urology, Sahlgrenska Hospital, Göteborg, Sweden; 4U.O.
Urologia SSN, Ospedale S. Donato, Arezzo
Introduzione e Obiettivi: L’adenocarcinoma prostatico è la neoplasia che più comunemente colpisce l’uomo. Di conseguenza il mapping prostatico bioptico è una delle procedure con
la quale più frequentemente l’urologo si confronta. Questa
procedura non è scevra da possibili complicanze, le minori
delle quali sono ematuria, sanguinamento rettale ed ematospermia, ma non bisogna dimenticare che in letteratura sono
riportate complicanze più importanti, quali prostatiti, orchiepididimiti, setticemie. Per tale ragione gran parte degli urologi effettua una profilassi antibiotica prima di tale procedura, anche se ad oggi non esiste un univoco modello comportamentale. La ciprofloxacina si è dimostrata efficacie nella
prevenzione delle complicanze infettive durante la procedura bioptica; la prulifloxacina, nuovo fluorochinolonico orale
ad ampio spettro, è stato recentemente introdotto nella pratica clinica, e rimane pertanto ancora da valutare quanto la
sua lunga emivita e l’ampio spettro d’azione si traducano in
effetti clinicamente importanti nella pratica dell’urologo.
Scopo di questo studio è stato quello di confrontare l’efficacia e l’efficienza di due differenti schemi di profilassi antibiotica (ciprofloxacina 1cpr/2 volte/die per 3 gg Vs prulifloxacina 1cpr/die per 3 gg) nella prevenzione delle complicanze infettive durante le procedure bioptiche della prostata (10
prelievi).
Metodi: Tra Marzo e Luglio 2005, 132 pazienti (pz) con
indicazione all’esecuzione di un mapping prostatico sono
stati arruolati in questo studio multicentrico, doppio cieco,
randomizzato. Criteri di esclusione: ipersensibilità ai chinolonici, presenza di batteriuria (> 104 CFU/ml), storia di
procedure endoscopiche nei 10 giorni precedenti l’arruolamento, catetere a permanenza. Tutti pazienti, randomizzati
verso uno dei due gruppi di studio (ciprofloxacina 1
cpr/2vt/die per tre gg Vs prulifloxacina 1cpr/die per tre gg),
hanno effettuato un esame completo delle urine ed una urinocoltura al momento dell’arruolamento, quindi a 7 e 14
giorno dall’esecuzione della procedura bioptica (10 prelievi, medesimo operatore per centro). Tutti i dati sono stati
registrati. La valutazione statistica è stata effettuata tramite
un software dedicato. La significatività statistica per valori
di p<0.05.
Risultati: In nessuno dei due gruppi sono stati registrati episodi di prostatiti acute, orchi-epididimite e/o setticemia. L’esame
delle urine di 5 pz (7.5%) del gruppo “ciprofloxacina” e di 2 pz
(3%) del gruppo “prulifloxacina” è risultata positiva per infezione batterica (p = ns). Tutti e 7 i pz sono stati trattati con
appropriata terapia antibiotica con risoluzione del quadro
infettivo.
Conclusioni: Questo primo studio di confronto tra ciprofloxacina e prulifloxacina nella prevenzione di complicanze infettive
in corso di biopsia prostatica dimostra che i due schemi terapeutici presentano una risposta terapeutica equivalente. A parità di tollerabilità ed efficacia, la prulifloxacina offre al paziente
il vantaggio della mono-somministrazione che si somma al
chiaro vantaggio economico.
ABSTRACTS XV Congresso Nazionale Società Italiana di Urologia Oncologica
Bibliografia
1. Lindert KA, Kabalin JN, Terris MK. Bacteremia and bacteriuria after
transrectal ultrasound guided prostate biopsy. J Urol 2000;164:76
2. Djavan B, Waldert M, Zlotta A et Al.Safety and morbidity of first and
repeat transrectal ultrasound guided prostate needle biopsies: results of a
prospective European prostate cancer detection study.J Urol 2001; 166:856
Related Articles, Links
3. Carmignani G, De Rose AF, Olivieri L, Salvatori E, Rosignoli MT,
Dionisio P. Prulifloxacin versus ciprofloxacin in the treatment of adults with
complicated urinary tract infections. Urol Int 2005; 74:326
Abstract n. 151 - Comunicazione
RMN CON BOBINA ENDORETTALE E SPETTROSCOPIA
NELLA DIAGNOSI DEL CARCINOMA PROSTATICO. PRIMA
FASE DEL DHAIS (DIAGNOSIS-HELPING-ACCURACY IMAGING STUDY)
Pomara G.1, Simone M.1, Fontana L.1, Conti A.2, Giusti S.2,
Cagno MC.3, Bartolozzi C.2, Francesca F.1
1
U.O. Urologia SSN, Ospedale S. Chiara, Pisa; 2Istituto di
Radiologia dell’Università, Pisa; 3U.O. Anatomia Patologica II,
Ospedale S. Chiara, Pisa
Introduzione: La tecnica di Spettroscopia protonica a Risonanza
Magnetica (MRS), in associazione con la Risonanza Magnetica
convenzionale (MR), consente di valutare in “vivo” e in maniera del tutto non invasiva, il comportamento di alcune biomolecole quali il citrato, espressione della normale morfologia e
funzione ghiandolare e la colina, costituente di membrana
indicativo di proliferazione cellulare e di alterazione della
membrana stessa. Quindi mentre in condizioni normali il rapporto tra i due metaboliti è conservato e rappresentato da un
picco del citrato nettamente superiore a quello della colina, in
caso di patologia neoplastica tale rapporto è invertito per la
presenza di valori aumentati della colina rispetto a quelli del
citrato. La combinazione di MR e MRS si è dimostrata utile
nell’identificazione di CaP in corso di re-biopsie (1,2,3). Lo
scopo dello studio DHAIS (Diagnosis - Helping - Accuracy
Imaging Study) è quello di fornire risposte ai seguenti quesiti:
• Qual è l’utilità delle tecniche di Imaging e della biopsia
transrettale eco-guidata nella diagnosi di CaP ? (Prima fase
dello studio: Diagnosis)
• Qual è l’utilità delle tecniche di Imaging in corso di re-biopsia prostatica? (Seconda fase dello studio: Helping in corso di
re-Biopsia Prostatica)
• Quanto sono accurate le tecniche di Imaging nella localizzazione di lesioni prostatiche già diagnosticate all’esame istologico ottenuto mediante macrosezioni? (Terza Fase dello
studio: Accuracy vs istologia definitiva). Presentiamo i risultati della prima fase dello studio al fine di valutare la sensibilità e la specificità della MR e della MRS rispetto al mapping
bioptico trans-rettale nella diagnosi del CaP.
Materiali e Metodi: Tra Dicembre 2004 e Gennaio 2005
diciotto pazienti (età media: 64aa; range 50-82) sono stati
inclusi nello studio. Cinque pazienti presentavano valori di
PSA > di 10 ng/ml (media PSA 21.6 ng/ml; range 11-39). I
restanti 13 pazienti, con PSA tra 4 e 10 ng/ml (media 6.97
ng/ml; range 5.09 - 8.78), presentavano tutti alterazione del
rapporto PSA Libero/PSA Totale tali da giustificare l’approfondimento diagnostico. La MRS prima ed il mapping bioptico dopo, sono state effettuate dallo stesso radiologo e urologo rispettivamente, entrambi non informati delle informazioni relative a ciascun paziente. I referti istologici sono stati
confrontati con i referti radiologici al termine della prima
sessione di studio.
Risultati: Quattro pazienti su diciotto (22.2%) sono risultati
positivi alla biopsia prostatica, nei restanti 14 pazienti
(87.8%), pur in presenza di PSA alterato, la biopsia non ha
mostrato segni di neoplasia. Le Tabelle 1 e 2 riassumono i risultati di RM e MRS.
Conclusione: In questa prima fase dello studio DHAIS la MR e
la MRS hanno mostrato entrambe rispetto alla biopsia prostatica una sensibilità del 75% ed una specificità del 50% e 43%
rispettivamente. Un dato a nostro avviso molto interessante è
che la percentuale dei falsi negativi per CaP dopo mapping
prostatico riportata dalla letteratura (41%) (1) è sovrapponibile in questo studio a quella dei falsi positivi dopo tecnica MRS
(44%). Al fine di valutare quindi quanto utili possano essere
queste tecniche di imaging nella pratica clinica, sarà fondamentale osservare quanto questi valori potranno variare nella
seconda e terza fase dello studio.
Bibliografia
1. Yuen JSP. J Urol 2004
2. Perrotti. J Urol 1999
3. Wefer A. J Urol 2000
Abstract n. 152 - Poster
CHILORREA POST-OPERATORIA IN UROLOGIA: INQUADRAMENTO E TRATTAMENTO
Carmignani G.,Traverso P., Simonato A., Gastaldi C.,
Ninotta G., Romagnoli A., Ambruosi C., Corbu C.
Clinica Urologica “L.Giuliani”, Università di Genova
Introduzione: La chilorrea post-operatoria in Urologia rappresenta una rara complicanza della chirurgia retroperitoneale. La
causa risiede nella lesione diretta della cisterna chili a livello di
L1 2 L2, o di rami tributari principali retroperitoneali.
L’evidenza della complicanza si apprezza tra la 5-12 giornata
post-operatoria, al momento della rialimentazione del
Paziente, con una produzione lattescente a livello del drenaggio. Il trattamento può consistere, a seconda dei casi, in una
restrizione dietetica con nutrizione parenterale sostitutiva,
shunt peritoneale, o eventualmente isolamento della lesione e
legatura chirurgica. Presentiamo la nostra casistica relativa a 10
aa di chirurgia retroperitonale per Tumori renali e linfoadenectomie per tumori del testicolo.
Materiali e Metodi: Dal Novembre 1994 al Giugno 2005 abbiamo effettuato 465 Nefrectomie radicali per tumore del rene
(RCC) di cui 234 sinistre, e 20 Linfoadenectomie retroperitneali per tumore del testicolo. 20 Pazienti(4.1%) hanno presentato chilorrea nel post-operatorio. 17 Pazienti (3.65%), 12
Tabella 1.
MR
CaP +
CaP -
Totale (%)
Positivi
3
7
10/18 ( 55.5%)
Negativi
1
7
8/18 (44.5%)
Totale
4
14
18 (100%)
Tabella 2.
MRS
CaP +
CaP -
Totale (%)
Positivi
3
8
11/18 ( 61%)
Negativi
1
6
7/18 (39%)
Totale
4
14
18 (100%)
Archivio Italiano di Urologia e Andrologia 2005; 77, 3, Supplemento 2
65
ABSTRACTS XV Congresso Nazionale Società Italiana di Urologia Oncologica
uomini e 5 donne, erano stati sottoposti a Nefrectomia radicale con linfoadenecotmia estesa per neoplasia renale (RCC). 3
Pazienti erano stati sottoposti a linfoadenctomia retroperitoneale per tumore del testicolo. L’età media dei Pazienti era di
49.7 aa (range 19-74). La chilorrea compariva in media dopo
48 h dall’intervento, e quindi monitorata mediante il tubo di
drenaggio. Ogni giorno veniva eseguito un controllo ecograficoaddominale e retroperitoneale. In tutti i pazienti sottoposti
a nefrectomia radicale la perdita di chilo era > 150 ml/die, nei
tre Pazienti sottoposti a linfoadenectomia retroperitoneale la
perdita era > 100ml/die. In tutti i Pazienti abbiamo adottato
unicamente una restrizione dietetica e nutrizionale parenterale a basso contenuto lipidico, trigliceridi a media catena, ed
elevato contenuto proteico.
Risultati: La chilorrea è drasticamente diminuita e scomparsa
in media dopo 6.5 giorni di trattamento (range 3-10). I
pazienti sottoposti a nefrectomia radicale hanno richiesto in
media 24 h in più. Dopo la rimozione del drenaggio una ecografia di controllo effettuata 24 h prima della dimissione è
risultata negativa in tutti i Pazienti. La dimissione è stata effettuata in media 12.5 gg dopo l’intervento (range 9-17) con l’indicazione ad un regime dietetico normale.
Conclusioni: La chilorrea post-operatoria in Urologia pur rappresentando una evenienza rara necessita di un attento e tempestivo trattamento, potendo divenire una temibile complicanza in grado di mettere a rischio la regolare ripresa postoperatoria del Paziente. La strategia di trattamento dipende
dalla entità della lesione e quindi dal volume di perdita, nella
nostra decennale casisitica è sempre stato sufficiente operare
una restrizione dietetica con nutrizione parenterale e mantenimento del drenaggio fino alla risoluzione della quadro La
conoscenza anatomo-chirurgica della localizzazione delle
strutture vasali deputate al drenaggio ed alla raccolta del chilo
a livello retroperitoneale è di fondamentale importanza nella
chirurgia urologica. Il rispetto di tali strutture potrebbe essere
coadiuvato da un studio approfondito delle differenti varianti
anatomiche.
Abstract n. 153 - Poster
FUMO DI SIGARETTA, INDICI DI PROLIFERAZIONE E
PROGNOSI DEI CARCINOMI VESCICALI - STUDIO CASO
CONTROLLO
Casetta G.1, Greco A.1, Zitella A.1, Rosso D.1, Pacchioni D.2,
Bussolati G.2, Tizzani A.1
1
Clinica Urologica 1; 2III Servizio di Anatomia Patologica,
Università degli Studi di Torino
Introduzione e Obiettivi: Valutare l’influenza del fumo di sigaretta e dell’esposizione professionale sugli indici di proliferazione tessutale e sulla prognosi dei carcinomi vescicali uroteliali. Gli end points considerati sono: tempo alla prima recidiva, tasso di recidive e tasso di progressione e tempo alla progressione.
Metodi: Sono stati inviati 280 questionari riguardanti la professione e le abitudini al fumo (quantità e tipo di sigarette,
anni di esposizione al fumo) ad altrettanti pazienti trattati
presso la Nostra Divisione dal 1991 al 2000 per neoplasia
vescicale. Ci sono giunte 153 (55%) risposte. Di ogni paziente oltre ai dati sul fumo, sono stati esaminati i dati su: stadio,
grado, dimensioni, focalità, espressione di KI67, p53, DNA
Index, indice mitotico e percentuale di cellule in fase S.
Risultati: Età mediana 69 (36-94) anni, 43 femmine e 237
maschi, follow up mediano 27 (1-96) mesi, 123 paz. ex fumatori (astensione mediana 15 anni), 99 paz. fumatori, sigarette/die mediana 18 (2-60), anni di esposizione mediana 36 (570), 113 paz. fumatori di sigarette con filtro, 25 paz. fumatori
di sigarette senza filtro. I pazienti con esposizione professiona-
66
Archivio Italiano di Urologia e Andrologia 2005; 77, 3, Supplemento 2
le a rischio erano 32. Tumori superficiali 197, tumori invasivi
35, grado I 47, grado II 125, grado III 75, monofocali 131, plurifocali 107, dimensioni minori di 3 cm 149, dimensioni maggiori di 3 cm 55. L’espressione dell’antigene nucleare KI67 è
risultata maggiore nei fumatori rispetto ai non fumatori (p =
0,03 Mann-Whitney), stessa cosa si è verificata per l’indice
mitotico (p = 0,03 Mann-Whitney). Tra i fumatori l’indice mitotico è risultato significativamente più elevato rispetto agli ex
fumatori (p = 0,01 Mann-Whitney). Nei pazienti fumatori di
sigarette con il filtro sono stati riscontrati indici proliferativi tendenzialmente più elevati rispetto ai fumatori di sigarette senza
filtro ma le differenze non sono risultate statisticamente significative. L’antigene nucleare p53 è risultato significativamente più
espresso nei pazienti esposti professionalmente (p = 0,02
Mann-Whitney). Una maggiore percentuale di cellule aneuploidi è stata ritrovata, inoltre, nei tumori di pazienti con anamnesi
professionale positiva (p = 0,06 chi quadro). L’analisi univariata
ha evidenziato importanza prognostica significativa di lavoro,
grado e dimensioni sul tempo alla prima recidiva; lavoro, indice mitotico, contenuto di DNA, percentuale di cellule in fase S
e fumo di sigarette sul tasso di recidive; grado, KI67, ploidia,
indice mitotico e contenuto di DNA sul tasso di progressione;
lavoro, grado e KI67 sul tempo alla progressione. L’analisi multivariata ha dimostrato solo KI67 e l’indice mitotico come fattori prognostici indipendenti sul tasso di progressione.
Conclusioni: Questo studio caso controllo evidenzia l’importanza prognostica dell’anamnesi lavorativa sul rischio di progressione di malattia. L’importanza prognostica dell’indice di proliferazione KI67 e dell’indice mitotico viene confermata. È emersa, inoltre, una maggiore attività proliferativa nei tumori di
pazienti fumatori.
Abstract n. 154 - Poster
FATTORI PROGNOSTICI NEI TUMORI VESCICALI UROTELIALI T1G3
Casetta G.1, Zitella A.1, Greco A., Rosso D.1, Pacchioni D.2,
Bussolati G.2, Tizzani A.1
1
Clinica Urologica 1; 2III Servizio di Anatomia Patologica,
Università degli Studi di Torino
Introduzione e Obiettivi: Il comportamento clinico e la risposta
alla terapia con BCG dei tumori vescicali pT1 di alto grado è
incerto. Non sono noti, al momento, fattori prognostici in
grado di definire la risposta alla terapia endovescicale ed il
rischio di progressione di questo gruppo di tumori. L’obiettivo
del nostro studio è quello di individuare un possibile ruolo
prognostico degli indici di proliferazione cellulare KI67, p53,
contenuto di DNA cellulare, percentuale di cellule in fase S e
indice mitotico in un gruppo consecutivo di pazienti con diagnosi istologica di carcinoma uroteliale T1 di alto grado. I
principali end point considerati sono: la progressione, il tempo
alla progressione, il tasso di recidive (n di recidive/follow up in
mesi) ed il tempo alla prima recidiva.
Metodi: La citoflussometria e l’indagine immunoistochimica per
le proteine nucleari KI67 e p53 vengono effettuate su tutti i
campioni istologici di lesioni vescicali prelevati presso il nostro
istituto. In questo studio, in particolare, abbiamo valutato l’espressione di KI67, p53 ed i parametri citoflussimetrici nel
gruppo di pazienti con diagnosi istologica di tumore uroteliale
T1 di alto grado. Tutti i pazienti sono stati sottoposti ad un
ciclo di 6 instillazioni settimanali endovescicali con BCG
(OncoTice) più tre instillazioni settimanali di richiamo ogni tre
mesi per almeno un anno. Il campione è costituito da 101
pazienti (18 femmine, 83 maschi), età mediana 69 (53-93)
anni, follow up minimo di 24 mesi (24-192).
Risultati: Al termine del follow up le recidive sono state riscontrate in 45 pazienti. La progressione a malattia muscolo invasi-
ABSTRACTS XV Congresso Nazionale Società Italiana di Urologia Oncologica
va si è verificata in 25 casi. Il tempo mediano alla prima recidiva è di 5 mesi (1-37), il tempo mediano alla progressione è
di 9 mesi (1-26). L’espressione mediana di KI67 è del 40,5%
(0%-80%), di p53 e del 7% (0%-90%), l’indice mitotico
mediano è 1 (0-28), l’indice mediano del contenuto di DNA è
1,72 (1-3) e la percentuale mediana di cellule in fase S è 6 (018). Il 100% dei tumori che sono andati incontro a progressione aveva una espressione della KI67 > del 20% contro il
68% dei tumori che non sono andati in progressione (p =
0,074 test _2). Il 62% dei tumori che sono andati incontro a
progressione avevano una espressione di p53 > del 20% contro il 47% dei tumori che non sono andati in progressione (p
= 0,4 test _2). L’analisi univariata ha evidenziato una correlazione significativa tra l’indice mitotico e il tempo alla progressione (r = -0,78 p = 0,006), tra l’indice mitotico ed il tempo
alla prima recidiva (r = -0,48 p = 0,04) e tra l’indice mitotico
ed il tasso di recidive (r = 0,49 p = 0,01). Anche un’analisi
multivariata sulle variabili indipendenti KI67, p53 e Indice
mitotico, ha evidenziato un ruolo prognostico indipendente
per l’indice mitotico sul tempo alla progressione e sul tasso di
recidive.
Conclusioni: Questi risultati suggeriscono una importanza prognostica sulla probabilità di non risposta alla terapia con BCG
e quindi di progressione a malattia invasiva dell’indice mitotico per il gruppo di tumori vescicali T1 di alto grado. Mentre
non confermano l’importanza della proteina KI67. In altri lavori su casistiche più eterogenee, comprendenti tumori superficiali a rischio basso ed intermedio, avevamo infatti già descritto il ruolo della KI67 nel predire la probabilità di recidiva.
Abstract n. 155 - Poster
IL LANREOTIDE ASSOCIATO ALL’LH-RH ANALOGO
COME TERAPIA DEL CARCINOMA PROSTATICO ORMONO-REFRATTARIO
Casetta G., Greco A., Zitella A., Tizzani A.
Clinica Urologica 1, Università degli Studi di Torino, Centro
Prostata Molinette, Torino
Introduzione e Obiettivi: La terapia con analoghi della somatostatina ha trovato oggi un razionale terapeutico sempre più
spiccato, grazie alle evidenze (in vivo ed in vitro) del ruolo
delle cellule neuroendocrine (NE) e dell’iperattività del circuito neuroendocrino nei carcinomi ormono-indipendenti come
dimostrato dai livelli sierici di Cromogranina A (Cg-A), nonché dell’attività dell’IGF-1 come fattore anti-apoptosi.
L’obiettivo primario dello studio era valutare la risposta biochimica e la qualità di vita in pazienti con neoplasia ormonorefrattaria.
Metodi: Abbiamo arruolato 24 pazienti con metastasi ossee in
fase di ormono-refrattarietà, definito come PSA in aumento o
costantemente elevato malgrado il blocco androgenico, e con
valori di Cg-A oltre 100 ng/ml. È stato somministrato un analogo della somatostatina, il lanreotide, secondo lo schema di 1
fiala i.m. ogni 14 giorni proseguendo la terapia precedentemente instaurata con un analogo LH-RH. Questi pazienti sono
stati monitorati a 1,3,6 e 9 mesi con esami ematochimici (PSA,
Cg-A, IGF-1, TST, DHEA), e la compilazione dei questionari
EORTC QLQ-C30 e QLQ-PR25 validati e localizzati in italiano, ed il questionario IPSS.
Risultati: Il PSA mediano al momento dell’arruolamento era
80,9 ng/ml, la Cg-A 155,5 ng/ml, l’IGF-1 80 ng/ml; dei 24
pazienti, 5 sono deceduti per progressione della malattia nel
giro di 6 mesi. Il valore mediano di PSA è sceso a 60 ng/ml al
sesto mese (“nadir” dello studio) per poi risalire a 71,2 ng/ml
al nono mese. Andamento inverso per la Cg-A, i cui valori
mediani sono scesi fino a 76 ng/ml al nono mese (p< 0,017).
L’IGF-1, dopo un iniziale diminuzione, 75 ng/ml a 1 mese, è
costantemente risalita. In 18/21 pazienti (86%) i questionari
hanno evidenziato un miglioramento della qualità di vita, con
riduzione dei dolori ossei e dell’utilizzo di FANS. Il tempo
medio di sopravvivenza è risultato di 15 mesi.
Conclusioni: Anche nella nostra esperienza i risultati, sia obiettivi che sintomatici, ed i modesti effetti collaterali osservati,
confermano la possibilità di usare gli analoghi della somatostatina nel trattamento del carcinoma prostatico ormono-refrattario con Cromogranina-A elevata.
Abstract n. 156 - Poster
CORRELAZIONE TRA L’ESPRESSIONE IMMUNOISTOCHIMICA DI C-ERBB-2 E P53 E PROGNOSI NEI CARCINOMI VESCICALI SUPERFICIALI DI GRADO G2 E STADIO
PTA. FOLLOW-UP A 2 ANNI
Casetta G.1, Zitella A.1, Greco A.1, Pacchioni D.2, Bussolati
G.2, Tizzani A.1
1
Clinica Urologica 1; 2III Servizio di Anatomia Patologica,
Università degli Studi di Torino
Introduzione e Obiettivi: Le caratteristiche istopatologiche di differenziazione basate esclusivamente su criteri morfologici, si
sono spesso rilevate insufficienti nella predittività prognostica
e/o di una possibile risposta alla terapia citostatica nei carcinomi di epitelio transizionale della vescica: Si rende quindi necessaria la ricerca di possibili fattori prognostici addizionali,
soprattutto nei gradi intermedi di differenziazione nel tentativo di distinguere nell’ambito di una popolazione omogenea dal
punto di vista istopatologico i casi con caratteri di maggiore
aggressività biologica. Lo studio della sovraespressione della
proteina p53, correlata con l’invasività e l’alto grado di differenziazione e della c-erbB-2, correlata con la potenzialità di
metastasi a distanza, potrebbe fornire importanti informazioni
nella comprensione dei meccanismi di progressione tumorale.
Lo scopo del nostro lavoro è stato quello di valutare se la
sovraespressione delle oncoproteine p53 e c-erbB-2 nel carcinoma transizionale di grado G2, e stadio pTa della vescica sia
correlato alla risposta alla terapia citostatica intravescicale con
mitomicina-C.
Metodi: Abbiamo selezionato 35 pazienti con carcinoma di epitelio transizionale della vescica pTa G2, di prima diagnosi, con
un minino di 2 ed un massimo di 5 neoformazioni, sottoposti
a resezione transuretrale completa delle neoformazioni stesse.
Tutti i pazienti sono stati sottoposti successivamente a chemioprofilassi con mitomicina-C, 40 mg in 50 ml di soluzione fisiologica, una volta alla settimana per 8 settimane. I pazienti sono
stati seguiti per 24 mesi dal termine del ciclo di instillazioni. Di
questi pazienti 20 mostravano una recidiva a 3/6/12/18 o 24
mesi, mentre i restanti 15 erano liberi da malattia al termine
del periodo di follow-up. La determinazione immunoistochimica delle oncoproteine c-erbB-2 e p53 è stata effettuata su
materiale fissato in formalina ed incluso in paraffina. Il valore
soglia di positività per la p53 è stato posto al 5%.
Risultati: La positività per c-erbB-2 è risultata essere prevalentemente di membrana, raramente citoplasmatica, diffusa in
tutti gli strati epiteliali. Il follow-up ha rivelato che i carcinomi
c-erbB-2 positivi recidivano con una percentuale significativamente maggiore rispetto ai casi c-erbB-2 negativi, p<0,02 logrank test. L’espressione nucleare della proteina p53 non appare invece correlata con il comportamento biologico delle neoformazioni. I nostri dati non dimostrano alcuna correlazione
tra c-erbB-2 e p53. Non è possibile fornire dati sulla progressione di malattia in quanto non si sono verificate progressioni
>pT1 e solamente 3 pazienti hanno presentato neoformazioni
di grado maggiore, 1 G3pTa e 2 G3pT1.
Conclusioni: Il nostro studio dimostra che in una casistica
ristretta ma selezionata di pazienti con carcinoma transizionaArchivio Italiano di Urologia e Andrologia 2005; 77, 3, Supplemento 2
67
ABSTRACTS XV Congresso Nazionale Società Italiana di Urologia Oncologica
le di grado G2 e stadio pTa della vescica la valutazione immunoistochimica dell’espressione dell’oncoproteina c-erbB-2 può
essere considerata un valido fattore prognostico aggiuntivo,
un’eventuale possibile fattore predittivo nella valutazione della
risposta alla chemioprofilassi ed un fattore discriminante nell’indicazione alla chemioprofilassi stessa.
Abstract n. 157 - Comunicazione
BRACHITERAPIA INTERSTIZIALE PERMANENTE NEL
TRATTAMENTO DEL CARCINOMA PROSTATICO LOCALIZZATO: L’ESPERIENZA PIEMONTESE
Casetta G.1, Cortese F.1, Zitella A.1, Beltramo G.2, Guarneri
A.2, Ricardi U.2, Tizzani A.1
1
Clinica Urologica 1; 2Radioterapia, Università degli Studi di Torino
Introduzione e obiettivi: La moderna brachiterapia interstiziale
gioca un ruolo di primo piano nel tumore prostatico organoconfinato come sostanziale alternativa alla prostatectomia
radicale ed alla radioterapia esterna in pazienti selezionati. Da
4 anni questo tipo di terapia viene offerto come possibilità di
trattamento. I principali obiettivi di questa analisi dei nostri
dati sono il controllo biochimico della neoplasia nei pazienti
con almeno 24 mesi di follow-up e le complicanze precoci e
tardive del trattamento.
Metodi: Nel nostro Centro 80 pazienti con carcinoma prostatico
localizzato sono stati trattati con impianto permanente ecoguidato per via transperineale di semi radioattivi di I125. 35 pazienti
sono stati inoltre sottoposti a terapia ormonale neoadiuvante. La
minzione è stata valutata mediante il questionario validato IPSS,
mentre la funzione erettile con il questionario IIEF.
Risultati: Nei 48 pazienti con follow-up superiore ai 24 mesi
abbiamo riscontrato 4 recidive biochimiche di malattia, 2 nel
gruppo di 35 pazienti trattati con ormonoterapia neoadiuvante. Le complicanze osservate più frequentemente sono state:
sintomi irritativi lievi (42%), sintomi irritativi gravi (30%),
ritenzione urinaria (2,5%), ematuria (8%), perdita di semi
(2%), deficit erettile (46%). Non sono state osservate incontinenza urinaria, stenosi uretrali e proctiti.
Conclusioni: Finora nessun ampio trial clinico ha paragonato
l’efficacia clinica della brachiterapia interstiziale con gli altri
trattamenti “convenzionali” (prostatectomia radicale, radioterapia esterna). I risultati del nostro studio e le evidenze attuali, basate su studi di coorte e caso-controllo che confrontano la
brachiterapia con la chirurgia o la radioterapia esterna, indicano il valore terapeutico dell’impianto interstiziale permanente
per quanto concerne i risultati oncologici e le complicanze.
68
quale PTEN. Ad oggi, mancano marcatori biologici affidabili
utili alla pianificazione di una terapia medica personalizzata.
L’identificazione di questi indicatori potrebbe permettere di
aumentare l’efficacia di trattamento, di diminuire gli effetti collaterali per il singolo paziente e di sottoporre a terapia mirata
solo quelli realmente capaci di rispondere in maniera soddisfacente. A tal fine, abbiamo condotto uno studio prospettico per
identificare marcatori tissutali tumorali e correlarli con l’efficacia terapeutica di agenti anti-tirosino-chinasici di membrana
(IRESSA).
Metodi: Al fine di osservare una differenza minima nell’effect
size del 25% tra i gruppi, con un alpha di 0.05 ed un potere
dello studio del 80%, abbiamo arruolato 60 pazienti per gruppo per un totale di 120 soggetti da valutare. Abbiamo selezionato solo pazienti con tumore prostatico clinicamente localizzato erano suddivisi in due gruppi: uno sottoposto alla sola
prostatectomia radicale (gruppo 1) ed un altro sottoposto a 3
mesi di terapia adiuvante con Casodex 150 mg e successivamente sottoposto a prostatectomia radicale (gruppo 2). Per
ogni soggetto erano allestiti preparati istologici provenienti da
campioni di prostatectomia radicale, su cui erano valutati i
biomarkers (EGFR, Her2/neu e PTEN). Da tutti i pazienti
arruolati sono stati, inoltre, ottenuti frammenti di tumore utilizzati poi per l’allestimento di colture primarie. L’efficacia terapeutica di IRESSA, in relazione alla espressione dei biomarkers, è stata operata sulle colture primarie correlando i livelli di
espressione dei marcatori con livelli di inibizione sulla proliferazione cellulare quantificati mediante l’IC50.
Risultati: La percentuale di neoplasie con elevata espressione di
EGFR erano rispettivamente del 50% nel gruppo 1 e del 90%
nel gruppo 2. HER2 era presente nel 41% dei soggetti del
gruppo1 e nell’85% nel gruppo 2. Questi dati indicano che,
come da noi precedentemente dimostrato, l’abrogazione della
via di segnalazione legata agli androgeni determina un incremento delle vie di segnalazioni alternative. La valutazione dell’oncosoppressore PTEN ha mostrato che la terapia con antiandrogeni determinava una perdita sostanziale sia della funzione
che dell’espressione di questo enzima. In particolare abbiamo
osservato che PTEN era presente nell’80% dei tumori del gruppo 1 e nel 30% nel gruppo 2. La correlazione tra l’efficacia terapeutica di IRESSA su colture primarie e l’espressione dei marcatori mostrava che i livelli di espressione di EGFR erano indipendenti per l’efficacia terapeutica (r = -231 p=0.169), mentre
sia HER2 che PTEN erano indicatori negativi di efficacia terapeutica (r = 414 p=0.011 e r = -0.600 p=0.002).
Conclusioni: I nostri dati indicano che l’utilizzo di IRESSA
dovrebbe avvenire in combinazione con Casodex e non
sequenzialmente ad esso poiché il solo utilizzo di terapie con
antiandrogeni periferici determina la modulazione di molecole
capaci di alterare l’efficacia di trattamento con inibitori delle
tirosino chinasi. Casodex and Iressa sono trademarkers
dell’AstraZeneca.
Abstract n. 158 - Comunicazione
TRATTAMENTO CON CASODEX ED IRESSA NEL TUMORE
DELLA PROSTATA: EVIDENZE BIOLOGICHE A FAVORE
Gravina G.L.1, Festuccia C.2, Muzi P.2, Pomante R.3,
Ventura L.4, Speca S.2, Angelucci A.1, Costa A.M.1, Paradiso
Galatioto G.1, Ronchi P.1, Galassi P.1, Bologna M.2,5,
Vicentini C.2
1
Dipartimento Di Scienze Chirurgiche, U.O. Urologia Ospedale G.
Mazzini Teramo, Università Degli Studi Di L’Aquila; 2Dipartimento
di Medicina Sperimentale Università Degli Studi Di L’Aquila;
3
Divisione di Anatomia Patologica Ospedale G. Mazzini Teramo;
4
Divisione di Anatomia Patologica Ospedale San Salvatore
L’Aquila; 5Dipartimento Di Biologia di Base ed Applicata Università
Degli Studi Di L’Aquila
Abstract n. 159 - Comunicazione
PROGNOSTIC FACTORS AND RENAL CELL CARCINOMA
(RCC): THE ROLE OF NEW DRUGS
Procopio G.1, Verzoni E.1, Del Vecchio M.1, Catena L.1,
Canova S.1, Bajetta E.1, Zecca E.2, Torelli T.3, Piva L.3,
Nicolai N.3
1
S.C. Oncologia Medica 2; 2S.C Riabilitazione e Terapie Palliative;
3
S.C. Chirurgia Urologica, Istituto Nazionale per lo Studio e la Cura
dei Tumori, Milano
Introduzione e Obiettivi: La progressione tumorale verso una
malattia più aggressiva vede tra gli altri meccanismi l’aumento
di espressione di recettori tirosino-chinasici di membrana e la
perdita di espressione e di funzione di un oncosoppressore
Background: Renal cell carcinoma represents 3% of all solid
tumors and is responsible for 2% of cancer mortality. The survival of pts with RCC is related to intrinsic biologic characteristics of the individual patient’s malignancy. Identifying progno-
Archivio Italiano di Urologia e Andrologia 2005; 77, 3, Supplemento 2
ABSTRACTS XV Congresso Nazionale Società Italiana di Urologia Oncologica
stic factors would help in planning therapy, predicting clinical
outcome and following up of patients.
Patients and Methods: From December 2000 to January 2005
70 pts with RCC were treated at our Institution. 60 pts had a
clear cell carcinoma and 55 (76%) had a metastatic disease.
The malignancy grade registered according to the Motzer
score was low in 25 pts intermediate in 35 pts, high in 5 pts
and unknown in 5 pts. 10 pts received low doses of Interferon
or Interleukin-2 (IL2) as adjuvant therapy. The first line therapy for advanced disease consisted in intermediate doses of
Interferon in association with vinblastine or bevacizumab
while sorafenib or low dose IL2 in combination with capecitabine represented the second-line approach.
Results: According to the Motzer score, better response rate
and overall survival were reported in low risk RCC.
Particularly, we obtained a stable disease of more than 6
months in 50% of pts using intermediate dose Interferon.
Following disease progression 30% of pts obtained a clinical
benefit with low dose of IL2. In low-intermediate risk population (as showed in Fig.1) sorafenib significantly prolongs the
progression free survival in comparation with placebo (24
weeks vs 12 weeks). No responses were reported in high risk
patients. No serious adverse events were observed.
Conclusion: The expression of prognostic factors could help to
choose the best medical therapy. New biotherapies
(Bevacizumab and Sorafenib) are able to improve the outcome
of metastatic RCC patients bearing low-intermediate risk.
References
1. Ratain MJ, Eisen T, Stadler WM et al. Final findings from a phase II
placebo-controlled, randomized discontinuation trial of sorafenib in patients
with advanced renal cell carcinoma. Proc ASCO, Abstract 4544, 2005
2. Escudier B, Szczylik C, Eisen T et al. Randomized Phase III trial Of the
Raf kinase and VEGFR inhibitor sorafenib (BAY 43-9006) in patients with
advanced renal cell carcinoma. Proc ASCO, Abstract 4510, 2005
3. Mekhail TM, Abou-Jawde RM, BouMerhi G et al. Validetion and extension of the Memorial Sloan Kettering Prognostic Factors Model for survival
in patients with previously untreated metastatic renal cell carcinoma. J Clin
Onc 2005; 23:832
4. Motzer RJ, Mazumdar M, Bacik J et al. Survival and prognostic stratification of 670 patients with advanced renal cell carcinoma. J Clin Oncol
1999; 17:2530
Abstract n. 160 - Poster
INUSUALE RISCONTRO DI NEOPLASIA TRANSIZIONALE
IN URETEROCELE
Zanardi G., Pianezza O., Micheli E., Feroldi L., Paganelli
A., Lembo A.
U.S.C. Urologia, Ospedali Riuniti di Bergamo
Introduzione e Obiettivi: Presentazione di un inusuale caso di
carcinoma transizionale in ureterocele.
Metodi: È giunto alla nostra osservazione per macroematuria
monosintomatica un paziente maschio di 79 anni, affetto da
diabete mellito tipo II, con riscontro ecografico di atrofia idronefrotica del rene destro in duplicità pielica incompleta, vescica con voluminoso ureterocele (diametro 63 mm) caratterizzato da ispessimento parietale posteriore di dubbia interpretazione. Citologie urinarie sospette per cellule tumorali maligne.
Dato tale riscontro veniva eseguita una TAC addome che
documentava atrofia renale destra in doppio distretto incompleto; emisistema superiore idronefrotico; ureterocele contenete neoformazione vegetante. Una valutazione cistoscopica
pre-operatoria confermava la presenza della sacca ureterocelica in assenza di altre lesioni vescicali di rilievo. Il paziente
veniva sottoposto ad intervento di nefroureterectomia, con
resezione parziale di vescica. Il decorso post operatorio risul-
tava complicato da un quadro di insufficienza renale moderata
che andava normalizzandosi in sesta giornata post operatoria.
Risultati: L’esame istologico metteva in evidenza un carcinoma uroteliale di basso grado infiltrante focalmente il connettivo sottouroteliale associato a focolai multipli di carcinoma uroteliale in situ.
Conclusioni: La localizzazione descritta costituisce reperto di
rarissimo riscontro per una neoplasia uroteliale come dimostrano le scarse segnalazioni presenti in letteratura.
Bibliografia
1. Garcia Ligero J, Navas Pastor J, Garcia Garcia F, Sempere Gutierrez A,
Rico Galiano JL, Tomas Ros M, Fontana Compiano LO. Intraureterocele
transitional tumor synchronous with contralateral ureteral tumor: obstructive uropathy in panurothelial disease Arch Esp Urol 2002; 55:443
2. Andrew WK. Carcinoma of ureterocele. J Ultrasound Med 1991; 10:24
3. Forer LE, Schaffer RM. Transitional cell carcinoma of a simple ureterocele. A specific sonographic appearance. J Ultrasound Med 1990; 9:301
4. Nakajima N, Nagata Y, Katsuoka Y, Kawamura N. A case of ureterocele
with ureteral stone and bladder tumor Hinyokika Kiyo. 1986; 32:1519
5. Heyman J, Kallet S. Transitional cell carcinoma occurring in ureterocele.
Urology 1984; 24:175
6. Kadono Y, Yamamoto H, Tajika E. A case of urothelial cancer on a ureterocele. Nippon Hinyokika Gakkai Zasshi. 2004; 95:688
7. Morse FP 3rd, Sears B, Brown HP. Carcinoma of the bladder presenting
as simple adult ureterocele. J Urol 1974; 111:36
Abstract n. 161 - Poster
UTILIZZO DELLA METODICA FISH NEL FOLLOW-UP DEL
CARCINOMA SUPERFICIALE DELLA VESCICA
Vignolini G.1, Paglierani M.1, Lapini A.1, Masieri L.1,
Manoni L.1, Taddei G.L.2, Serni S.1, Carini M.1
1
Clinica Urologia I, Università degli Studi di Firenze; 2Istituto di
Anatomia Patologica, Università degli Studi di Firenze
Introduzione: La recidiva e /o la progressione costituiscono le
problematiche maggiori delle neoplasie vescicali superficiali.
Fattori anatomopatologici e clinici consentono di suddividere
le neoplasie vescicali superficiali in classi di rischio. L’analisi del
pattern cromosomico valutato mediante FISH (fluorescence in
situ hybridization) sembra in grado di “individualizzare” il
comportamento di queste neoplasie consentendo di adeguare
secondo le esigenze il tipo di follow-up
Materiali e Metodi: Di 33 pazienti in follow-up dopo TURB
completa per carcinoma vescicale superficiale che presentavano alla citologia “cellule con note di atipia” sono stati valutati
campioni di urine con la tecnica Multi-color FISH UroVysion
per l’identificazione di cellule uroteliali disomiche e di cellule
uroteliali con polisomia per il cromosoma 3, 7, 17 e/o perdita
di una porzione di cromosoma 9 (regione 9p21 contenente il
gene p16/CDKN2A). Di ogni paziente sono stati valutati il relativo referto cistoscopico ed il decorso clinico.
Risultati: 8/ 33 pazienti sono stati esclusi perché i campioni non
sono risultati valutabili. Dei 25 campioni, 19 (76%) sono risultati FISH positivi: 12 (48%) con referto cistoscopico positivo
(Gruppo 1) e 7 (28%) con referto cistoscopico negativo
(Gruppo2) per neoformazione vescicale. I 6 (24%) campioni
risultati negativi alla tecnica FISH sono tutti risultati negativi
anche alla cistoscopia (Gruppo 3). Il cromosoma 3 risulta alterato in 7 (28%) dei 25 campioni, il cromosoma 7 in 13 (52%), il
cromosoma 17 in 13 (52%) e la positività per perdita omozigosi
9p21 in 5 (20%). Il decorso clinico dei 25 pazienti con un follow
up medio di 36,1 mesi (range 33-42 mesi) ha evidenziato recidiva e/o progressione pari rispettivamente a: -9/12 (75%) recidive e
7/12(58%) progressioni nel Gruppo1; 5/7 (71%)recidive con
progressione nel Gruppo 2 e 0/6 (0%) nel Gruppo 3.
Conclusioni: I risultati preliminari del nostro studio ci consentono
di affermare che l’introduzione della tecnica FISH applicata alla
Archivio Italiano di Urologia e Andrologia 2005; 77, 3, Supplemento 2
69
ABSTRACTS XV Congresso Nazionale Società Italiana di Urologia Oncologica
diagnostica citologica urinaria può selezionare precocemente
pazienti FISH-positivi associati ad elevato rischio di recidiva e
progressione di malattia rispetto a pazienti FISH-negativi che
risultano essere a basso rischio e quindi di adeguare correttamente la modalità e l’intervallo di tempo di follow-up.
Abstract n. 162 - Poster
TRATTAMENTO CONSERVATIVO DI ANGIOMIOLIPOMA
GIGANTE MEDIANTE TECNICA DI ENUCLEAZIONE:
PRESENTAZIONE DI DUE CASI
Manoni L, Minervini A, Lapini A, Masieri L, Baldazzi V,
Serni S, Carini M.
Clinica Urologica I, Università degli Studi di Firenze
Introduzione: Per angiomiolipomi > 4 cm il gold standard terapeutico è rappresentato dalla chirurgia conservativa, riservando
la nefrectomia ai casi in cui per le dimensioni stesse del tumore
sia impossibile preservare una quota di parenchima renale adeguata e/o quando la chirurgia conservativa è associata ad un
rischio elevato di complicanze maggiori intra e postoperatorie
come in caso di lesioni intrarenali e/o a prevalente sviluppo periilare. Presentiamo due casi di angiomiolipoma gigante trattati
conservativamente mediante tecnica di enucleazione semplice.
Case Report: Caso 1: Donna di 28 anni che in seguito a dolore
lombare esegue ecografia addome che evidenzia neoformazione
renale dx di 10x6cm compatibile con angiomiolipoma, diagnosi
confermata all’esame TC: neoformazione renale di diametro 9.7 x
5.5 x 6,4 cm con prevalente sviluppo nel seno renale associata a
dislocazione dell’ampolla renale e dei calici. Caso 2: Uomo di 67
anni che in seguito ad episodio di ematuria esegue ecografia e TC
addome che evidenzia a carico del rene destro, multiple neoformazioni solide a margini regolari a bassa impregnazione dopo
somministrazione di m.d.c. riferibili ad angiomiolipoma. La
massa di dimensioni maggiori misura 15 cm con estensione craniocaudale a partenza dalla parete inferiore dx e disloca le strutture adiacenti. In entrambi i casi è stata eseguita una chirurgia
conservativa mediante tecnica di enucleazione semplice. La tecnica di enucleazione prevede l’escissione della neoplasia utilizzando
il piano di clivaggio tra parenchima sano e pseudo capsula.
Risultati: I tempi operatori sono stati di 97 e 90 minuti rispettivamente. T di ischemia calda di 17 e 13 minuti. La perdita ematica è stata trascurabile in entrambi i casi senza necessità di trasfusioni. Non si sono verificate complicanze postoperatorie.
Entrambi i pazienti sono stati dimessi in V giornata. Il controllo
TC eseguito a distanza di 7 e 8 mesi dall’intervento, rispettivamente, non ha evidenziato né segni di recidiva né una significativa riduzione di parenchima renale sano.
Conclusioni: L’enucleazione semplice è la tecnica di scelta nel trattamento degli angiomiolipomi e in mani esperte può essere utilizzata con ottimi risultati anche per il trattamento di angiomiolipomi giganti che normalmente vengono indirizzati alla nefrectomia.
Abstract n. 163 - Comunicazione selezionata
NEOADJUVANT CHEMOTHERAPY (NACT) WITH PACLITAXEL (P) AND ESTRAMUSTINE PHOSPHATE (EP) FOLLOWED BY RADICAL SURGERY (S) AND ADJUVANT
RADIOTHERAPY (RT) IN HIGH RISK PROSTATIC CANCER (HRPC): A FEASIBILITY PILOT STUDY
Lo Re G.1, Boccalon M.1, Bortolus R.2, Rustici C.3,
Maruzzi D.3, Lenardon O.3, Merlo A.3, Buttazzi L.3, Marin
A.3, Garbeglio A.3, Catalano G.4, Sulfaro S.5, Trovò M.2,
Tumolo S.1
1
Oncology Unit, 3Urology, 5Pathology, G. H. S. Maria degli Angeli,
Pordenone; 4Urology, Policlinico San Giorgio, Pordenone;
2
Radiotherapy, CRO-IRCCS, Aviano
70
Archivio Italiano di Urologia e Andrologia 2005; 77, 3, Supplemento 2
Introduction: High risk patients with prostatic carcinoma (locally
advanced disease and/or Gleason >7, PSA >20 ng/mL) have poor
prognosis in term of 5 year biochemical recurrence after local
therapy (D’Amico AV et al, JAMA 280: 969-974, 1998).
Neoadjuvant therapy may play a role in the early treatment of
sistemic disease and help to improve local control after S or RT.
Aim of the study: To evaluate the feasibility, activity and efficacy of
NACT followed by S and RT in the local control of HRPC.
Patients and Methods: from January 2002 to March 2005, 15
patients (pts) entered onto the study. Eligibility criteria were:
Performance Status (PS) <1, Stage T2-T4, Gleason score >7, adequate organ function, no previous sistemic therapy. Median age
was 60 years (range 41-68), median PS 0. Clinical stage was T2b
in 6, T2c in 1,T3a in 5,T3b in 1 and T4 in 2. Pretreatment
median PSA was 7,83 ng /ml (range 0,15-82,77); Gleason score
was 3+4 in 2, 4+3 in 3, 4+4 in 7, 4+5 in 3 pts respectively
Treatment: P 80 mg/sqm was administered weekly on day (d) 2
and EP p os 10 mg /Kg twice daily from d 1 to 5, for 4-6 months.
Prophilactic acenocumarol (INR 2-3) was administered to prevent cardiovascular side effects. After clinical evaluation, if PSA
and objective response was obtained, pts underwent radical prostatectomy followed by RT (66 Gy/33 fractions).
Results: Out of 15 treated pts, PSA response (> 75%) was 93 %.
PSA nadir (< 0,2 ng /ml) was observed in 10/15 (67%). In 15
evaluable pts was obtained partial remission (PR) in 9, stable
disease (SD) in 6 respectively. The overall response rate was
60% (CL 95%: 35-85 %). Treament has been considered feasible and no toxic side effects (G3-4) were encountered Thirteen
of 15 pts treated was judged operable and underwent S, whereas 2 pts were evaluated for definitive RT. Twelve pts performed postoperative RT. The patological stage was pT2a in 1,
pT2b in 1, pT2c in 3, pT3a in 3, pT3b in 4 pts. The Gleason
score was 3+3 in 1, 3+5 in 1, 4+3 in 1, 4+4 in 3, 4+5 in 4, 5+4
in 2. No pathological down-staging has been shown except in
2 pt (PIN 3 plus microscopic disease in 1 and rilevant regressive tumor in the other pt respectively). At a median follow-up
of 16 mths (4-42 mths) all pts are alive; median PSA free survival was 12 mths (range 4+-38+ mths) and median overall
survival was 16 mths (range 4+- 42+ mths).
Conclusion: P-EP NACT may be considered feasible and active
in HRPC, even if the down-staging obtained after therapy was
observed in 2/13 pts. A longer follow-up is needed to evaluate
the impact of multimodal treatment in the local control and
outcome in this very poor risk pts prostatic carcinoma.
Abstract n. 164 - Poster
LA PROSTATECTOMIA RADICALE RETROPUBICA ANTEROGRADA NEL TRATTAMENTO DELL’ADENOCARCINOMA PROSTATICO CLINICAMENTE LOCALIZZATO
Masieri L., Serni S., Minervini A., Carloni M., Giubilei G.,
Ierardi A., Lapini A., Carini M.
Clinica Urologica I, Università degli Studi di Firenze
Introduzione: La prostatectomia radicale è oggi il trattamento di
scelta dell’adenocarcinoma prostatico clinicamente organoconfinato, garantendo percentuali di sopravvivenza libera da
ripresa di malattia superiori al 70% anche per lunghi followup. Attualmente le tecniche più utilizzate sono l’approccio
retropubico retrogrado decritto da Walsh e più recentemente la
tecnica laparoscopica anterograda intra o extraperitoneale.
Riportiamo i risultati a lungo termine della prostatectomia
radicale retropubica anterograda nel trattamento dell’adenocarcinoma prostatico clinicamente organo-confinato
Pazienti e Metodi: Tra il 1988 ed il 2004, 845 pazienti (età
media 64.8 anni, range 43-78) con adenocarcinoma prostatico
in stadio clinico T1-T2 sono stati trattati con prostatectomia
radicale anterograda. Il PSA preoperatorio medio era 13.6
ABSTRACTS XV Congresso Nazionale Società Italiana di Urologia Oncologica
ng/ml (range 0.8-140) In 803 pazienti è sata effettuata contestualmente all’intevento la linfadenectomia pelvica. 44 pazienti erano stati sottoposti a terapia ormonale neoadiuvante. Tutti
i pazienti con interessamento neoplastico linfonodale sono
stati trattati con ormonoterapia adiuvante precoce (entro 3
mesi). I dati relativi alle perdite ematiche, la morbilità perioperatoria e postoperatoria erano disponibili sui 484 pazienti
trattati dal 2000 al 2004. Il follow-up ha incluso il dosaggio
del PSA ogni 3 mesi nel primo anno, ogni 6 mesi per i successivi 2 anni e quindi annualmente. Abbiamo considerato
ripresa biochimica di malattia il rilievo di PSA > 0.2 ng/ml in
due determinazioni consecutive. Il follow-up medio dei 793
pazienti di cui erano disponibili i dati era 46.2 anni (mediana
40.5, range 6-168).
Risultati: La sopravivenza attuariale libera da ripresa biochimica di malattia a 5 e 10 anni è riultata rispettivamente nei
pazienti con linfonodi negativi 75.3% e 66.7%, nei 122
(14.4%) pazienti con interessamento linfonodale 56.8% e
24.3%. All’esame anatomopatologico 330/845 pazienti
(39.1%) erano pT2, 273 erano pT3a (32.3%), 101 pT3b
(12%), 19 pT4 (2.2%). La sopravivenza attuariale libera da
ripresa biochimica di malattia a 5 anni era 91.1% per lo stadio
pT2, 73.8% per i pT3a, 41.9% per i pT3b e 41.6% per i pT4.
Complessivamente sono stati registrati 23 decessi (2.9%) di
cui 15 (1.9%) correlati e 8 non correlati con la patologia neoplastica. Complessivamente sono stati diagnosticati margini
chirurgci positivi in 108/845 pazienti (12.7%). In 25/484
(5.1%) pazienti sono state effettuate emotrasfusioni, le perdite
ematiche medie sono state 320 cc (range 120-850). Sono state
registrate 2 lesioni del retto (0.4%), un reintervento per emorragia postoperatoria.
Conclusioni: La prostatectomia radicale anterograda garantisce
un efficace controllo oncologico locale con bassa incidenza di
margini chirurgici positivi e buone percentuali di sopravvivenza libera da recidiva neoplastica anche per follow-up lunghi. Questi risultatai sono ottenuti con ridotte perdite ematiche e bassa incidenza di complicanze intra e postoperatorie.
Abstract n. 165 - Poster
RARO CASO DI CARCINOMA VERRUCOSO DELLA
VESCICA NON ASSOCIATO A SCHISTOSOMIASI
Feroldi F.1, Pianezza O.1, Zanardi G.1, Micheli E.1, Lembo
A1, Chinaglia D.2
1
U.S.C. Urologia; 2U.O. Anatomia Patologica, Ospedali Riuniti di
Bergamo
Introduzione e Obiettivi: Il carcinoma verrucoso è una variante
altamente differenziata del carcinoma squamoso; esso si localizza più frequentemente alla mucosa orale, laringea e a quella dei genitali. Presenta scarsa aggressività biologica e scarsa
tendenza alla metastatizzazione. La localizzazione nel tratto
urogenitale è generalmente associata alla bilharziosi, mentre la
sua forma primitiva è da considerarsi estremamente rara.
Metodi: È giunto alla nostra osservazione un paziente di 50
anni precedentemente valutato presso altra sede per persistente pollachiuria con riscontro urografico di irregolarità della
parete vescicale destra, per la quale era stata eseguita biopsia
endoscopica con riscontro di iperplasia semplice dell’urotelio.
Successivamente rivalutato presso la nostra sede per peggioramento della sintomatologia disurica in assenza di documentata componente ostruttiva, sono stati eseguiti gli accertamenti
del caso con evidenza Uro-TAC di rene destro funzionalmente escluso con associata ureteroidronefrosi. Si è proceduto
quindi a rivalutazione endoscopica con resezione di neoformazione a carico dell’emitrigono destro e coinvolgente l’ostio
ureterale omolaterale. L’esame istologico portava alla diagnosi
di carcinoma verrucoso della vescica infiltrante. Si procedeva
a cistectomia radicale e linfoadenectomia iliaco-otturatoria
bilaterale con confezionamento di neovescica ileale ortotopica.
L’esame istologico definitivo dimostrava estensione della neoplasia al pericistio e linfonodi indenni. Dopo 12 anni di followup il paziente si presenta libero da malattia con completa ripresa funzionale del rene di destra.
Conclusioni: Il carcinoma verrucoso della vescica è una lesione
estremamente rara, quando non associato a parassitosi. In letteratura sono documentati solo 13 casi. L’esiguità della casistica rende difficile l’elaborazione di linee guida per il trattamento di queste lesioni, la cui origine realmente primitiva rimane
oggetto di aperta discussione.
Bibliografia
1. Verrucous carcinoma of the bladder with koilocytosis unassociated with
vesical schistosomiasis Sao Paulo Med. J. 2004; 122 no.2 São Paulo
Mar./Apr.
2. Cheng L, Leibovich BC, Cheville JC, et al. Squamous papilloma of the urinary tract is unrelated to condyloma acuminata. Cancer 2000; 88:1679
3. Palascak R, Game X, Milcent S, Camparo P, Berlizot P, Houlgatte A.
Verrucous epidermoid carcinoma of the bladder unrelated to schistosomiasis
Prog Urol 2001; 11:695
4. Blackmore CC, Ratcliffe NR, Harris RD. Verrucous carcinoma of the
bladder. Abdom Imaging 1995; 20:480
Abstract n. 166 - Poster
STUDIO COMPARATIVO OSSERVAZIONALE NON RANDOMIZZATO TRA IL TRATTAMENTO BRACHITERAPICO E
LA PROSTATECTOMIA RADICALE NEI PAZIENTI AFFETTI
DA CARCINOMA PROSTATICO A BASSO RISCHIO
Chiono L., Lavagna M., Schenone M., Giberti C.
Dipartimento di Nefrourologia, Ospedale S. Paolo, Savona
Introduzione e Obiettivi: Il carcinoma prostatico a basso rischio
(PSA ≤ 10 ng/ml.,G.S. bioptico ≤ 3+3=6, T1-2 clinico) rappresenta l’indicazione elettiva della prostatectomia radicale, mentre la brachiterapia si propone come valida alternativa terapeutica. Questo studio si propone di comparare le due modalità
terapeutiche alla luce dei risultati a breve termine della nostra
esperienza.
Metodi: Dal 05/1996 al 05/2004 sono state eseguite 92 prostatectomie radicali,con età media di 65.6 anni. Nel 65% fu eseguita terapia neoadiuvante. In 25 casi (27,1%)l’intervento fu
nerve-sparing e nel 73.9% fu eseguita linfoadenectomia pelvica bilaterale;la durata media operatoria fu di 144 m’ con una
perdita ematica media pari a - 2.3 punti di emoglobina. La
degenza media fu di 8.8 gg con rimozione del catetere in media
dopo 16.6 gg. In 16 casi l’esame istologico ha evidenziato
T3a,in 7 T3b, in 2T0; in due pazienti N+. Il G.S. bioptico concordava con quello clinico nel 70.6%. Il Follow-up ha un range
di 6-96 mesi e nel 50% dei casi è ≥ 5 anni. Dal 09/1999 al
05/2004 sono state eseguite 100 brachiterapie in pazienti con
un’età media di 65 anni,un peso medio prostatico di 30.8 gr.,
Qmax medio 18.4 ml/sec, IPSS score medio di 4. Sono stati
impiantanti semi di I 125 (range 62-123 per pz.) con tecnica
Real-Time in un tempo operatorio medio di 125 m’. Il catetere
è stato rimosso in 1 giornata e la degenza media fu di 1.5 gg.
Dopo un mese fu eseguita TAC per il post-planning con cut-off
della D90 > di 140 Gy. Il follow-up medio fu di 28.5 gg (range
6-49 mesi).
Risultati: La prostatectomia radicale ha presentato un fallimento biochimico nel 8.6% dei casi. Un paziente è deceduto per la
malattia sistemica mentre in 3 pazienti è stata eseguita radioterapia (RT) della loggia. In 3 casi è stato riscontrato un grave
edema peno-scrotale,uno è deceduto per embolia massiva polmonare e un paziente ha subito una lesione ureterale incidentale subito riparata su stent. Una IUS modesta (1 pad) è stata
Archivio Italiano di Urologia e Andrologia 2005; 77, 3, Supplemento 2
71
ABSTRACTS XV Congresso Nazionale Società Italiana di Urologia Oncologica
riscontrata in 5 pazienti; una IUS severa in 7 casi che sono stati
sottoposti: 4 a posizionamento di sling sub-uretrale In-Vance
e 1 a impianto di protesi AMS 800. Le stenosi dell’anastomosi
uretro-vescicale sono state 5: in 3 casi risolte con incisione
laser endoscopica e in 2 casi per recidive plurime è stato posizionato catetere vescicale a permanenza. Dei 25 pazienti
potenti sottoposti a intervento nerve-sparing, 8 (32%) hanno
mantenuto la potenza. La D90> di 140 è stata ottenuta nel
90% delle brachiterapie. I questionari IPSS e IIEF-5,la flussimetria, la visita clinica hanno evidenziato sintomi irritativi
(vescico-uretrite) nella quasi totalità dei casi al terzo e sesto
mese controllati agevolmente con la terapia (alfa-litico e
FANS) nell’80% dei pazienti. Nei primi tre mesi le ritenzioni
(2-20 gg di cateterismo) furono 10%, le proctiti 4% e l’ematuria 4%. A 18 mesi di follow-up l’80% dei paziente erano ritornati ai livelli basali dei questionari, mentre il 4% ha eseguito
una TURP disostruente. Dei 68 pz. con follow-up minimo di
18 mesi,il 90% avevano un Psa < 0.5 ng/ml.; dei 54(80%)
potenti prima dell’intervento, 12 (22%) avevano un D.E.,
mentre 42 (78%) hanno mantenuto la potenza con un IEFF-5
score tra 15-20 nel 42.2% e tra 20-25 nel 38.8%. Non è stata
riscontrata alcuna IUS e non si è evidenziato migrazione di
semi ai polmoni. Un paziente con rialzo del PSA (parametri
ASRTO) è stato sottoposto a RT esterna. In un caso con istologico positivo dopo TURP e PSA 1ng/ml è stata eseguita terapia
ormonale per scelta del paziente. In due casi la biopsia eseguita per rialzo del PSA fu positiva:uno fu sottoposto a RT
esterna e l’altro a prostatectomia di salvataggio.
Conclusioni: Il breve follow-up non consente di trarre conclusioni definitive. Tuttavia i dati evidenziano come la brachiterapia sia una valida alternativa alla prostatectomia radicale perchè presenta un basso numero di complicanze, una degenza
ospedaliera breve, un soddisfacente mantenimento della
potenza sessuale e un rapido reinserimento sociale.
Abstract n. 167 - Video
MAPPING PROSTATICO CON SONDA TRANSRETTALE A
3 DIMENSIONI
Benecchi L., Arnaudi R., Cantoni F., Prati A., Destro
Pastizzaro C., Savino A., Uliano N., Pieri A.M., Martens
D., Potenzoni M., Potenzoni D.
Divisione di Urologia, Ospedale di Fidenza (Parma)
Introduzione ed Obiettivi: Scopo del nostro video è quello di
mostrare una nuova tecnica di mapping prostatico ecoguidato
utilizzando una sonda transrettale che permette valutazione
tridimensionale della prostata in real time. La visione della
prostata in 3 dimensioni real time permette una migliore
visualizzazione spaziale della prostata. Il decorso dell’ago può
essere pertanto seguito nei 3 diversi piani spaziali contemporaneamente.
Metodi: Abbiamo utilizzato una sonda transrettale (General
Electric) che permette una ricostruzione tridimensionale della
prostata real time durante l’esecuzione del mapping prostatico.
Risultati: Nel video sono illustrate le tecniche di biopsia e di
mapping ecoguidato a 3 dimensioni. Inoltre sono evidenziati
anche i limiti di tale tecnica: pur avendo a disposizione in contemporanea la visione dei 3 piani spaziali nei quali si muove
l’ago, la nostra mente riesce a focalizzarne uno solo per volta.
Pertanto si ritiene che tale metodica non offra al momento
vantaggi rispetto alla metodica tradizionale di biopsia o mapping prostatico ecoguidati con visualizzazione di un solo
piano di scansione.
Conclusioni: Il controllo in 3 dimensioni del percorso dell’ago
durante la biopsia prostatica pur offrendo una elevata accuratezza spaziale, non evidenzia al momento vantaggi pratici rispetto
alla tradizionale metodica di biopsia prostatica ecoguidata.
72
Archivio Italiano di Urologia e Andrologia 2005; 77, 3, Supplemento 2
Abstract n. 168 - Poster
PINH E PINL A CONFRONTO
Benecchi L.1, Melissari M.2, Froio E.2, Campanini N.2, Prati
A.1, Arnaudi R.1, Potenzoni M.1, Destro Pastizzaro C.1, Savino
A.1, Uliano N.1, Pieri A.M.1, Martens D.1, Potenzoni D.1
1
Divisione di Urologia, Ospedale di Fidenza; 1Istituto di Anatomia
Patologica, Ospedale Maggiore di Parma, Parma
Introduzione e Obiettivi: A tutt’oggi è ancora accettato lo schema
di sviluppo del cancro prostatico proposto da Bostwick nel
1998. In tale schema la neoplasia prostatica intraepiteliale di
basso grado (LGPIN) sembra precedere lo sviluppo della neoplasia prostatica intraepiteliale di alto grado (HGPIN). Lo
scopo del nostro studio è quello di valutare il rischio di riscontro di tumore prostatico dopo una precedente diagnosi di
LGPIN rispetto al HGPIN.
Metodi: La nostra casistica relativa all’anno 2003 è di 740
pazienti sottoposti a mapping ed a biopsia prostatica. Le biopsie ed i mapping prostatici sono stati eseguiti per elevati valori
di PSA o per presenza di obiettività dubbia all’esplorazione rettale. Dei 740 maschi esaminati 544 sono risultati negativi e 196
positivi per carcinoma prostatico.
Risultati: Dei 196 pazienti risultati affetti da carcinoma prostatico 126 avevano un Gleason minore od uguale a 6 e 70 maggiore od uguale a 7. Il numero di PIN riscontrato è di 116 casi
di cui 73 LGPIN e 43 HGPIN. Dei 73 pazienti con LGPIN 14
(19,2%) hanno sviluppato il carcinoma prostatico. Delle rimanenti 59 LGPIN, solo 9 sono stati ribiopsiati ed in 4 di questi
(44,4%) è stata rilevata la presenza di ghiandole neoplastiche.
Per quel che riguarda i 43 pazienti con HGPIN il 32,6%. Si
presentava con ADK alla prima biopsia e dei 9 casi rimanenti
senza neoplasia, con la successiva biopsia si evidenziava il cancro nel 33,3% (3 casi).
Conclusioni: Da questi dati emerge come la percentuale di carcinoma prostatico scoperto in pazienti con LGPIN ribiopsiati
sembri essere elevata e le conclusioni che ne derivano possono
essere le seguenti: o il patologo ha sottostimato la lesione etichettandola come LGPIN anziché HGPIN, o la lesione non
manifesta tutte le caratteristiche morfologiche tipiche
dell’HGPIN, o la lesione corrisponde a tutti gli effetti ad una
LGPIN.
Abstract n. 169 - Poster
PSA SLOPE E PSA VELOCITY A CONFRONTO
Benecchi L., Arnaudi R., Prati A., Destro Pastizzaro C.,
Savino A., Uliano N., Pieri A.M., Martens D., Potenzoni M.,
Potenzoni D.
Divisione di Urologia, Ospedale di Fidenza (Parma)
Introduzione e Obiettivi: Lo scopo del nostro studio è quello di
confrontare differenti possibilità di valutazione di serie di PSA
come il PSA velocity ed il PSA slope.
Metodi: Tale studio retrospettivo è stato condotto su 223
pazienti nei quali fossero disponibili almeno 3 dosaggi di PSA
eseguiti presso il laboratorio centralizzato del nostro ospedale
nell’arco di almeno 18 mesi. I dosaggi dovevano essere stati
eseguiti in un tempo superiore ad 1 anno. I pazienti che hanno
rifiutato di sottoporsi agli accertamenti urologici proposti sono
stati esclusi dallo studio come abbiamo escluso i pazienti in
terapia con inibitori della 5 alfa reduttasi. Il PSA slope è stato
calcolato per ogni paziente come la pendenza delle retta di
regressione del PSA versus il tempo.
Risultati: L’età mediana è risultata di 69,8 anni (range 48- 88),
29 pazienti sono risultati affetti da carcinoma prostatico, 194
sono stati considerati controlli. Il PSA slope è risultato maggiore nei pazienti con tumore della prostata rispetto ai controlli
(Mann-Whitney U test p< 0,001). Alla ROC analisi il PSA slope
ABSTRACTS XV Congresso Nazionale Società Italiana di Urologia Oncologica
ha evidenziato risultati migliori del PSA velocity velocity (AUC
0.75 for PSA slope; AUC 0.59 for PSA velocity; p = 0.0447).
Conclusioni: Il PSA slope permette una migliore discriminazione dei pazienti affetti da carcinoma prostatico dai controlli
rispetto al PSA velocity
Bibliografia
1. Kirbly SR, Christmas TJ, Brawer MK. Prostate Cancer (second edition).
Mosby 2001
2. Carter HB, Pearson Jd, Metter EJ, et al. Longitudinal evaluation of
prostate specific antigen levels in men with and without prostate disease.
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3. Roobol MJ, kranse R, De Koning HJ, Schroder FH. Prostate-specific antigen velocity at low prostate-specific antigens levels as screening tool for
prostate cancer: results of second screening round of ERSPC
Abstract n. 170 - Poster
VANTAGGI DELL’ALLARGAMENTO DEL PSA REFLEX
RANGE
Benecchi L.1, Cogato I.2, Potenzoni M.1, Martens D.1,
Arnaudi R.1, Prati A.1, Destro Pastizzaro C.1, Savino A.1,
Uliano N.1, Pieri A.M.1, Potenzoni D.1
1
Divisione di Urologia, Ospedale di Fidenza; 2Unità Operativa di
Patologia Clinica, Parma
Introduzione e Obiettivi: del nostro studio è di valutare l’utilità
della percentuale di PSA libero in reflex range più esteso di quello usualmente utilizzato cioè da 4 a 10 ng/ml di PSA totale.
Materiali e Metodi: Dal database dei pazienti seguiti dal nostro
reparto abbiamo selezionato i pazienti con un età maggiore di
45 anni, con PSA e PSA libero dosato presso il nostro laboratorio centralizzato. Abbiamo escluso i pazienti in terapia con
finasteride o sottoposti recentemente a manovre urologiche.
Abbiamo valutato la sensibilità, la specificità e la predittività
positiva per diversi valori di cut-off della percentuale di PSA
libero in riferimento a vari reflex range del PSA totale (4-10; 310; 3-20; 2-10; 2-20 ng/ml).
Risultati: 807 pazienti sono risultati eleggibili per l’elaborazione. Abbiamo confrontato i dati ottenuti dalla percentuale di
PSA libero nel range 4-10 con quelli ottenuti negli altri regflex
range. I risultati migliori in termini di sensibilità e specificità
sono stati ottenuti allargando il reflex range a 2-10 ng/ml di
PSA totale. In particolare utilizzando un valore soglia di 22%
di free PSA nel reflex range 2-10 ng/ml di PSA totale abbiamo
ottenuto una sensibilità del 95% con una specificità del 42%.
Invece utilizzando solo il PSA con un valore soglia di 4 ng/ml,
la sensibilità e risultata del 93.5% e la specificità è solo del
37.4%, ed infatti l’area sotto la curva ROC della percentuale di
PSA libero nel range 2-10 ng/ml è risultata migliore di quella
del PSA totale (p=0,0059).
Conclusioni: L’utilizzo della percentuale di PSA libero nel range
di PSA allargato a 2-10 ng/ml permette un significativo miglioramento della specificità diagnostica pur mantenendo una elevata sensibiltà.
Abstract n. 171 - Poster
FUZZY NEURAL NETWORK NELLA DIAGNOSI DI CARCINOMA PROSTATICO
Benecchi L., Pieri A.M., Prati A., Arnaudi R., Destro
Pastizzaro C., Savino A., Uliano N., Potenzoni M., Martens
D., Potenzoni D.
Divisione di Urologia, Ospedale di Fidenza, Parma
Introduzione: Il Fuzzy Neural Network è un sistema ibrido che
combina la logica Fuzzy e le reti neurali; in questo sistema la
logica Fuzzy è utilizzata per incrementare la performance delle
reti. Scopo del nostro studio è quello di valutare la fattibilità ed
il possibile utilizzo del Fuzzy Neural Network nella diagnosi
del tumore prostatico e di confrontare i risultati ottenuti con
altre metodiche diagnostiche del tumore della prostata come il
PSA o la percentuale di PSA libero.
Metodi: Retrospettivamente abbiamo valutato i dati di una serie
di pazienti sottoposti a dosaggio del PSA, PSA libero ed a visita urologica. Criteri di inclusione: età maggiore di 45 e minore
di 85 anni, PSA minore di 40 ng/ml. Abbiamo escluso i pazienti in terapia con finasteride o sottoposti recentemente a manovre urologiche. In totale 1004 pazienti sono risultati eleggibili
per tale analisi, di questi 718 sono stati sottoposti a biopsia o a
mapping prostatico (71.5%). I pazienti sono stati randomizzati in 3 gruppi: training group 402 pazienti (40%), test group
100 pazienti (10%) e validation group 502 pazienti (50%).
Abbiamo elaborato i dati relativi al PSA, alla percentuale di PSA
libero (%fPSA) ed all’età con l’ausilio della logica Fuzzy, dati
che sono stati poi immessi in un Artificial Neural Network a 6
neuroni di ingresso, 6 neuroni nascosti ed 1 neurone di uscita.
Risultati: 203 pazienti sono risultati affetti da adenocarcinoma prostatico (20.2%). Nel validation group l’area sotto la curva ROC del
Fuzzy Neural Network è risultata di 0.816 (95% Intervallo di
Confidenza 0.779 - 0.849), mentre utilizzando solo la %fPSA l’area sotto la curva ROC è pari a 0,782 (95% Intervallo di
Confidenza 0.743 - 0.817). Confrontando le aree ROC abbiamo
riscontrato una differenza statisticamente significativa tra il risultato ottenuto dal Fuzzy Neural Network e la %fPSA (p<0,05).
Conclusioni: Il Fuzzy Neural Network permette performance
diagnostiche migliori del PSA e della %fPSA nella diagnosi del
tumore della prostata
Bibliografia
1. Finne P, Finne R, Auvinen A, Juusela H, Aro J, Maattanen L, Hakama M,
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neural network to increase the prostate cancer detection rate and reduce
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Humphrey PA, Roehl KA, Catalona WJ: Prostate-specific antigen cutoff of
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3. Babaian RJ, Johnston DA, Naccarato W, Ayala A, Bhadkamkar Va,
Fritsche HA jr: The incidence of prostate cancer in a screening population
with a serum prostate specific antigen between 2,5 and 4 ng/ml: relation to
biopsy strategy. J Urol 2001; 165:757
Abstract n. 172 - Video
CISTECTOMIA PARZIALE CON SOSTITUZIONE A MEZZO
DI PATCH DI SOTTOMUCOSA DEL PICCOLO INTESTINO
DI MAIALE (STRATASIS TM): EVOLUZIONE MORFOLOGICA E FUNZIONALE A 36 MESI
Ferrando U.1, Morabito F.1, Cucchiarale G.1, Volpe A.1,
Graziano M.E.1, Ferraris A.2, Gandini G.2
1
S.C. Urologia 3 D.O. “A.S.O. San Giovanni Battista Molinette”;
2
Istituto di Radiologia diagnostica e interventistica, Università degli
Studi di Torino, Torino
Archivio Italiano di Urologia e Andrologia 2005; 77, 3, Supplemento 2
73
ABSTRACTS XV Congresso Nazionale Società Italiana di Urologia Oncologica
Introduzione: Negli ultimi anni è cresciuto l’interesse per nuovi
biomaterali utilizzabili in chirurgia ricostruttiva che possano
essere degradati dall’ospite e sostituiti da “neotessuto”. Un
consistente numero di studi sperimentali ha evidenziato come
queste richieste possano essere soddisfatte dall’utilizzo della
sottomucosa del piccolo intestino di maiale (SIS).
Materiali e metodi: Un paziente di 29 anni è giunto alla nostra
osservazione per macroematuria monosintomatica. L’ecografia
evidenziava una neoformazione di 2 cm di diametro a carico
della cupola vescicale. Il paziente veniva pertanto sottoposto a
TURB della lesione con diagnosi istologica di adenocarcinoma
con aspetti di cellule ad anello con castone. Gli ulteriori accertamenti di stadiazione escludevano la presenza di localizzazioni secondarie. È stata pertanto eseguita una cistectomia parziale previa linfoadenectomia iliaco-otturatoria. La cupola
vescicale asportata è stata sostituita da un patch di SIS adeguatamente sagomato e reso solidale alla mucosa mediante
due emisuture continue in Vycril 3/0.
Risultati: La cistografia retrograda eseguita in XII giornata non
ha evidenziato fughe di mezzo di contrasto. Il catetere è stato
prudenzialmente rimosso in XXI giornata. A 6 mesi dall’intervento la TC spirale e la cistoscopia dimostravano il buon esito
della sostituzione vescicale. A 12 mesi il follow-up oncologico
è negativo, il paziente presenta una capacità vescicale di
norma e non lamenta alcun disturbo minzionale. L’esame
microscopico su prelievo bioptico a tutto spessore eseguito in
corrispondenza dell’area dove era stato posizionato il patch
dimostra una parete vescicale istologicamente normale con
focali aspetti di flogosi cronica. A 36 mesi il follow-up oncologico è ancora negativo. L’esame TC non evidenzia alterazioni significative delle vie escretrici, la vescica dimostra una
buona capacità (300 cc). Ed il paziente non riferisce sintomi
minzionali disfunzionali.
Conclusioni: La sottomucosa del piccolo intestino di maiale
(SIS) è un materiale altamente biocompatibile e non immunogenico che può essere utilizzato con risultati molto soddisfacenti in diversi settori della chirurgia urologica. Questa nostra
iniziale esperienza incoraggia la sua applicazione nella chirurgia ricostruttiva della vescica.
74
510 casi per tumore infiltrante della vescica. In 15 casi la cistectomia era stata effettuata per patologia oncologica degli organi
pelvici viciniori o per cistite attinica dopo trattamento radioterapico. Le derivazioni urinarie confezionate in considerazione
della stadiazione della malattia, della compliance del paziente o
della sua preferenza sono state: 108 UCS; 153 ureteroileocutaneostomia sec. Bricker; 8 tasche continenti Indiana pouch; 13
tasche continenti Indiana variata Alcini; 14 ureterosigmoidostomia sec. Mainz II; 19 neovescica ileale ortotopica sec. Camey II;
123 neovescica ileale ortotopica classica sec. Studer; 86 neovescica ileale ortotopica sec. Studer variata J; 1 cistectomia senza
derivazione in paziente anurico in emodialisi.
Risultati: I pazienti con primitiva patologia oncologica vescicale (490 pazienti) presentavano in 450 casi (89%) ca.uroteliale
tipico, in 36 casi (7%) ca.uroteliale associato a tumori rari della
vescica e in 4 casi (1%) tumori rari della vescica isolati (adenocarcinoma muciparo, adenocarcinoma, adenoma nefrogenico, carcinoma indifferenziato con aspetti a piccole cellule, carcinoma sarcomatoide, rabdomiosarcomatosa, carcinoma uroteliale infiltrante variante plasmocitoide, istiocitoma fibroso
maligno della vescica con associati aspetti mixoidi e pleomorfi, ecc..). Metaplasia pavimentosa era presente in 61 pazienti.
Tab. 1 Classificazione secondo il G e il pT. (vedi allegato).
In 49 pazienti (9%) non vi era più evidenza di malattia vescicale all’esame istologico definitivo. Stadiazione linfonodale:
pN0 in 287 pz (55%), pN1 in 33 pz (6.7%), pN2 in 82 pz
(15%), pN3 in 2 pz (0.3%)e pNx in 121 pz (23%). Metastasi
peritoneali, polmonari e coliche erano presenti in 6 pazienti.
Su 456 uomini ben 74 pz (16%) avevano un contemporaneo
adenocarcinoma prostatico non noto al momento dell’intervento. Conosciamo il follow-up completo di 344 pazienti.
Tab. 2 Sopravvivenza totale media espressa in mesi (vedi allegato).
Conclusioni: Questi risultati ci confermano la nota aggressività
della malattia neoplastica vescicale infiltrante e dunque la
necessità di uno stretto follow-up uro-onco-radioterapico in
modo da poter garantire al paziente la migliore gestione di una
malattia tanto invalidante.
Abstract n. 173 - Poster
CISTECTOMIA RADICALE: 12 ANNI DI ESPERIENZA,
525 CASI
Ferrando U., Cucchiarale G., Morabito F., Graziano M.E.,
Rossi R., Liberale F.
S.C. Urologia 3 D.O. “A.S.O. San Giovanni Battista Molinette”,
Torino
Abstract n. 174 - Poster
COINVOLGIMENTO RENALE BILATERALE DA MALATTIA
DI ROSAI-DORFMAN: DIAGNOSI DIFFERENZIALE CON
NEOPLASIA RENALE
Roscigno M.1, Colombo R.1, Freschi M.2, Zanni G.1, Bertini
R.1, Ferla G.3, Rigatti P.1
1
U.O Urologia; 2Servizio di Anatomia Patologica; 3U.O. Chirurgia
Generale
Introduzione: Nell’ultimo decennio è sicuramente cambiata la
tipologia del paziente sottoposto a cistectomia radicale: in passato la cistectomia si eseguiva in un gran numero di pazienti,
oggi questo numero è quasi dimezzato. Un tempo si parlava
prevalentemente di cistectomie di salvataggio, oggi l’utilizzo
della chemioterapia localizzata ha talvolta guarito e talaltra
ritardo il momento dell’intervento chirurgico; così che nella
maggior parte dei pazienti e quando possibile, si esegue una
cistectomia e si confeziona una derivazione urinaria ortotopica. Nonostante queste nuove prospettive, l’aggressività della
malattia permane: presentiamo i risultati di pTNM, grado istologico e sopravvivenza complessiva nella nostra esperienza di
525 pazienti consecutivi sottoposti a cistectomia radicale.
Materiali e metodi: Dal gennaio 1993 al maggio 2005 (12 anni
di esperienza), 525 pazienti, 456 uomini e 69 donne, sono stati
sottoposti, presso la nostra Unità Operativa, a cistectomia radicale con confezionamento di adeguata derivazione urinaria.
L’età media al momento dell’intervento era 68 anni (44 - 96
anni). I pazienti sono stati sottoposti a cistectomia radicale in
Obiettivi: Descrivere un raro caso di malattia di Rosai-Dorfman
(istiocitosi dei seni linfonodali con linfoadenopatia massiva),
presentatasi all’esordio con il riscontro di voluminose neoformazioni renali bilaterali.
Materiali: Nel gennaio u.s. un pz. di 44 aa giunge in PS per
iperpiressia persistente, in assenza di disturbi respiratori,
addominali o urogenitali; routine ematochimica ed esame
urine nella norma. Ecografia e TC addominale: grossolane alterazioni solide mesorenali bilaterali, con dimensione di 10 cm
al rene sx e di 6 cm al rene dx; linfoadenopatia paraaortica. In
anamnesi il pz. segnala assunzione di terapia cortisonica da 2
anni per poliartralgia e VES elevata. Esame obiettivo: non alterazioni di rilievo, eccetto presenza di piccoli linfonodi (LN)
palpabibili in sede laterocervicale bilateralmente. Il, pz. viene
ricoverato presso la Ns. Divisione per eseguire intervento di
esplorativa renale bilaterale.
Risultati: Incisione xifo-sottoombelicale mediana, apertura
della doccia parietocolica bilateralmente e prelievo a cuneo di
frammento della massa renale dx e sx; referto estemporaneo:
Archivio Italiano di Urologia e Andrologia 2005; 77, 3, Supplemento 2
ABSTRACTS XV Congresso Nazionale Società Italiana di Urologia Oncologica
proliferazione non epiteliale a malignità non definibile. Si
tenta tumorectomia renale sx di voluminosa massa, che ingloba tutto il bacinetto renale, il peduncolo vascolare e quasi
tutto il parenchima renale, convertita in nefrectomia sx, per le
difficoltà tecniche. Invio del pezzo in anatomia patologica per
esame estemporaneo: referto non sicuramente indicativo per
tumore maligno. Viene quindi risparmiato il rene dx, in attesa
delle valutazioni immunoistochimiche dell’esame istologico
definitivo, che recita: “Descrizione microscopica: proliferazione istiocitica; gli elementi istiocitari con fenomeni di emperipolesi mostrano immunoreattività per CD68, S100. Diagnosi:
malattia di Rosai-Dorfman con esteso interessamento del
parenchima renale sinistro, del tessuto perirenale, dei linfonodi dell’ilo e paraaortici sinistri e del frammento di tessuto renale destro”.
Conclusioni: La malattia di Rosai-Dorfman è un raro disordine (423 casi al mondo) caratterizzato da una proliferazione
non maligna di cellule istiocitarie all’interno dei seni linfonodali e dei linfatici in localizzazioni extranodali. Nel 90%
dei casi il primo sintomo è una linfoadenopatia non dolente in sede laterocervicale, con frequente coinvolgimento dei
LN ascellari, paraaortici, inguinali e mediastinici,
Occasionalmente è segnalata febbre aspecifica e poliartralgia, mentre nel 90% dei casi è presente aumento della VES.
L’interessamento extranodale è documentato nel 43%,
soprattutto alla cute ed ai tessuti molli, ma solo nel 3% dei
casi interessa il tratto genito-urinario, con peraltro la prognosi più sfavorevole per compromissione della funzionalità renale. La terapia più praticata è di tipo steroideo. Il pz.
descritto aveva già intrapreso empiricamente tale terapia,
senza mai aver effettuato la diagnosi corretta. La diagnosi
estemporanea intraoperatoria ha consentito di risparmiare il
rene destro in un quadro clinicamente fortemente indicativo di neoplasia renale bilaterale metastatica ai LN. A 6 mesi
il quadro renale è sostanzialmente invariato, la funzionalità
renale nei limiti di norma, la TC torace evidenzia una linfoadenopatia mediastinica del diametro massimo di circa 5
cm, da monitorare per il rischio di compressione bronchiale ab extriseco.
Abstract n. 175 - Poster
UN SOFTWARE PER MIGLIORARE LA GESTIONE DEI
DATI CLINICI DEI PAZIENTI AFFETTI DA NEOPLASIA
VESCICALE SUPERFICIALE
Colombo R., Fabbri F., Naspro R., Pasta A., Mazzoccoli B.,
Montorsi F., Rigatti P.
Istituto Scientifico Ospedale San Raffaele, Università Vita-Salute,
Cattedra di Urologia
Introduzione: Poco più del 70% dei pazienti affetti da un primo
episodio di neoplasia vescicale superficiale presenteranno una
o più recidive di malattia uroteliale nel corso dei successivi 15
anni. La popolazione globale di questi pazienti richiede una
osservazione prolungata con un notevole numero di esami di
laboratorio ed esami strumentali nonché un numero importante di resezioni endoscopiche, campionamenti bioptici e
cicli di terapia topica endovescicali. Allo scopo di migliorare la
gestione della notevole mole di dati proveniente da questa
categoria particolare di pazienti abbiamo realizzato un software dedicato.
Materiali e Metodi: Il software è stato realizzato nel maggio
2005, con l’ausilio del sistema data base di File Maker Pro 6.0.
Il Paziente viene inequivocabilmente correlato a diverse schede che devono essere compilate al momento della prima visita (scheda anagrafica ed anamnestica), al momento di una
cistoscopia, di una resezione endoscopica, di un ciclo di instillazioni vescicali ed al momento del follow-up. I PC, dislocati
in sala operatoria, reparto ed ambulatori, sono collegati al server centrale, sede fisica del programma. Tutti gli operatori possono accedere al programma con privilegio di accesso di vario
livello.
Risultati: Attraverso un percorso clinico fatto di numerose
tappe ed eventi, il programma immagazzina in maniera semplice e rapida tutto il decorso di ciascun Paziente che risulta
facilmente ed immediatamente disponibile in termini anamnestici ma anche statistici, da qualunque operatore autenticato, in
qualsiasi sede dotata di PC.
Conclusioni: Il software risulta sufficientemente immediato, di
facile comprensione ed utilizzo da parte di tutto il personale
operatore e si è dimostrato molto affidabile nella gestione dei
numerosi dati correlati a questa particolare popolazione di
Pazienti. Costituisce inoltre una rapida fonte di dati per la realizzazione di protocolli scientifici di ricerca.
Abstract n. 176 - Poster
SORVEGLIANZA E TRATTAMENTO DELLE NEOPLASIE
VESCICALI PT1G3 DI PRIMA OSSERVAZIONE
Marzotto M., Sandri S., Camazzola M., Tagliabue A.
UO di Urologia e Unità Spinale, Ospedale di Magenta
Introduzione e Obiettivi: La neoplasia vescicale pT1G3 per la sua
elevata percentuale di recidive e progressione necessita di una
adeguata terapia ed un attento follow up (FU) successivamente alla resezione transuretrale. Questo studio è stato condotto
per osservare il comportamento di questa neoplasia di prima
osservazione in pazienti che presentano un FU medio di tre
anni (range: 5 mesi -4 anni).
Metodi: Tra Gennaio 2000 e Luglio 2004, 56 pazienti sono stati
sottoposti a TUR-V con una successiva evidenza di un carcinoma a cellule transizionali pT1G3 di prima osservazione. Nel
caso di neoplasia multicentrica o di ematuria persistente, la
cistectomia radicale (8 pz.) è stata l’opzione seguita. I 48
pazienti rimanenti sono stati sottoposti ad un primo ciclo di
terapia endocavitaria con BCG (6 settimane). I controlli sono
stati eseguiti con cistoscopia e biopsia vescicale. Se negativi il
paziente ha proseguito con un trattamento di mantenimento
con BCG (3 settimane ogni 3 mesi). Il secondo controllo cistoscopico è stato quindi eseguito a distanza di circa 6 mesi e
dopo un anno. I pazienti con recidive multicentriche o con
patologia in progressione sono stati sottoposti a cistectomia
radicale.
Risultati: 8 pazienti (14.2%) sono stati sottoposti a cistectomia
radicale, ma solo in un caso si è avuta la conferma del pT1 di
prima osservazione (invasione della lamina propria); i casi
rimanenti sono 5 pT2 e 2 pT4. I restanti 48 pazienti sono stati
trattati con instillazioni endocavitarie di BCG. In 8 pazienti
(16.6%) dopo il ciclo con BCG è stato necessario procedere ad
una cistectomia a causa della progressione della patologia, con
l’evidenza istologica di pT1 in 6 casi,pT2 in uno e pT3 in un
solo caso. 28 pazienti (58.3%) sono liberi da malattia e 12
(25%) hanno avuto una recidiva monocentrica di pT1G3
(Tabella 1).
Conclusioni: La sola resezione endoscopica di un carcinoma
Tabella 1.
BCG
Libero da malattia
28 (58.3%)
Recidiva monocentrica
12 (25%)
Cistectomia
8 (16.6%)
Archivio Italiano di Urologia e Andrologia 2005; 77, 3, Supplemento 2
75
ABSTRACTS XV Congresso Nazionale Società Italiana di Urologia Oncologica
vescicale multicentrico pT1G3, di prima osservazione, sottostima l’istologia della neoplasia. 7 degli 8 casi si sono rivelati pT2 o pT4 come istologia definitiva ed il motivo va ricercato nella resezione incompleta causata da una voluminosa
massa tumorale oppure nella mancanza di un appropriato
esame istologico del fondo di resezione. L’instillazione endocavitaria, accettata come trattamento di prima linea, offre un
buon controllo sulla patologia mantenendo pressoché intatta
la qualità di vita. I tumori resistenti alla terapia con BCG
confermano di essere pT1G3 nella maggior parte dei casi (6
su 8 pz.)all’esame istologico dopo cistectomia. Il trattamento
con BCG ha ridotto l’incidenza di cistectomia durante il
periodo di FU.
Abstract n. 177 - Poster
MELANOMA DEL PENE: IMAGING INTEGRATO LINFOSCINTIGRAFIA - SPET/CT
Fiori M.1, Gunelli R.1, Fiorentini G.2, Galassi R.2, Hanitzsch
H.1, Lilli P.1, Saltutti C.1, Vivacqua C.1, Zenico T.1,
Bercovich E.1
1
UO di Urologia, O.C. ”G.B.Morgagni-L.Pierantoni”, AUSL di
Forlì; 2UO di Radiodiagnostica, O.C. ”G.B. Morgagni, L.
Pierantoni”, AUSL di Forlì
Introduzione: Il trattamento dei pazienti con carcinoma del
pene e linfonodi clinicamente negativi o non palpabili è ancora controverso. La linfadenectomia inguinale standard rappresenta un overtreatment in circa il 40-60% dei casi, presentando inoltre elevata morbilità post-operatoria. La linfoscintigrafia per la ricerca del linfonodo sentinella e di eventuali micrometastasi occulte è una procedura di staging già validata per il
carcinoma della mammella e del melanoma. La SPET/CT rappresenta l’evoluzione della PET garantendo una corretta definizione anatomica della captazione PET.
Case Report: Presentiamo il caso di un uomo di 65 aa con una
lesione del glande di circa 1 cm sottoposto ad escissione conservativa con ampio margine di resezione. Il referto istologico
deponeva per un melanoma del pene con margini di resezione negativi T2N0M0. Dopo circa 20 gg è stata eseguita, previa
anestesia locale con xylocaina spray 10%, infiltrazione perilesionale di circa 0.3-0.4 ml di tecnezio- 99m nanocolloide e
successiva linfoscintigrafia e indagine SPET/CT (GE Xleleris
hawk-eye). Sono state rilevate immagini statiche e dinamiche
con dual head gamma camera con acquisizioni seriate individuando un linfonodo sentinella inguinale a sinistra, senza evidenza di aree di iperaccumulo a significato patologico.
Intraoperatoriamente si è proceduto alla ricerca del linfonodo
sentinella con gamma probe ed asportazione dello stesso. Lo
studio anatomo-patologico è risultato negativo per micrometastasi. Il paziente, attualmente in regolare follow up, è libero
da malattia a 12 mesi.
Discussione: Il melanoma primitivo del pene è raro presentando una incidenza pari all’1% di tutti i carcinomi del pene. La
linfoscintigrafia con SPET/CT consente l’esatta identificazione
del linfonodo sentinella, permettendo l’accertamento istologico di una eventuale disseminazione precoce metastatica. Tale
metodica risulta particolarmente utile nello studio del drenaggio linfatico di una regione che presenta una anatomia estremamente variabile, consentendo di selezionare con precisione
i pazienti con linfonodi clinicamente negativi che non necessitano della linfoadenomectomia regionale.
Bibliografia
1. Even-Sapir E, et al. Lymphoscintigraphy for sentinel node mapping using
a hibrid SPET/CT system. J Nucl Med 2003; 44:1413
2. Wawroschek F, et al. Wetigkeit der Sentinel. Lymphknoptenbiopsie bei
Urologischen Tumoren. Urologe 2005; 6:630
76
Archivio Italiano di Urologia e Andrologia 2005; 77, 3, Supplemento 2
Abstract n. 178 - Poster
TERMOCHEMIOTERAPIA MEDIANTE SISTEMA SYNERGO NEL TRATTAMENTO DEI TUMORI VESCICALI SUPERFICIALI AD ALTA RICORRENZA O AD ALTO RISCHIO:
VALUTAZIONE IN ITINERE
Maffezzini M.1, Campodonico F.1, Verweij F.2, De Cobelli
O.2, Conti G.3, Hurle R.4, Valenti S.4, Canepa G.1
1
SC Urologia Ospedale Galliera, Genova; 2Divisione Urologia
Istituto Oncologico Europeo, Milano; 3Divisione di Urologia
Ospedale S. Anna, Como; 4Divisione Urologia Cliniche Gavazzeni,
Bergamo
Introduzione: La termochemioterapia (TCT) associa due riconosciuti trattamenti antitumorali fornendo un effetto terapeutico
sinergico che è più efficace della somma dei due trattamenti
singoli (ipertermia e terapia farmacologica). Risultati recenti
hanno mostrato una efficacia maggiore della TCT ripetto alla
chemioterapia endovescicale standard in regime adiuvante nei
tumori vescicali a rischio intermedio ed alto (1). Nel nostro
studio abbiamo valutato la tollerabilità e l’efficacia di un dosaggio farmacologico ablativo somministrato nei casi di malattia
residua dopo TUR, nelle forme ad alta recidività e in quelle ad
alto rischio.
Materiali e Metodi: Sono stati arruolati 31 pazienti che all’ultima biopsia presentavano tumore vescicale di basso stadio e
grado (15 pz), Cis (9 pz) e G3 (7 pz). In 15 pz era presente
malattia residua dopo TUR e la TCT è stata somministrata a
scopo chemioablativo, mentre gli altri pz hanno ricevuto la
stessa dose perché portatori di G3 o di tumori ad elevata recidività (2 o più eventi per anno). La TCT è stata praticata
mediante dispositivo Synergo a radiofrequenza utilizzando
Mitomicina (MMC) alla dose endovescicale di 40 mg. In un
caso è stata utilizzata epirubicina per intolleranza nota alla
MMC. Dopo 4 cicli di trattamento settimanale è stata eseguita
una TUR per valutare l’effetto ablativo nei casi con malattia
residua o per controllo negli altri casi.
Risultati: 26 pz hanno terminato il primo ciclo di 4 TCT ed
hanno continuato il trattamento. Un pz ha interrotto per ridotta capacità vescicale preesistente al reclutamento, un secondo
per allergia alla MMC di grado 2. In 9 pz si è avuto dolore
vescicale di grado 2. L’efficacia ablativa nei pz con tumore residuo è stata di 12 risposte complete su 15. In un caso di tumore ad elevata recidività era presente FISH positiva e un altro pz
con T1G3 è risultato T2 al controllo.
Conclusioni: La TCT a dosaggio ablativo mediante Synergo(r) ha
dimostrato una tollerabilità accettabile ed una capacità ablativa
promettente. Inoltre ha mostrato versatilità di indicazione nei
casi di tumore vescicale di difficile trattamento. I pazienti devono essere ben valutati anche per la capacità vescicale prima dell’indicazione.
Bibliografia
1. Colombo R, et al: Multicentric study comparing intravesical chemothearpy alone with local microwave hyperthermia for prophylaxis of recurrence of superficial transitional cell carcinoma. J Clin Oncol 2003; 21:4270
Abstract n. 179 - Poster
CARCINOMA DEI DOTTI COLLETTORI DEL BELLINI
Maggioni M.1, Ruoppolo M.1, Patelli E.1, Biffi A.2, Locatelli
M.C.2, D’Antona A.2, Tabiadon D.2, Tombolini P1
1
Ospedale San Carlo Borromeo, Milano, Divisione di Urologia;
2
Ospedale San Carlo Borromeo, Milano, Divisione di Oncologia
Introduzione: La neoplasia del rene, malattia in costante aumento negli ultimi decenni, costituisce circa il 3% di tutti i tumori
solidi e non del nostro organismo. Nel 90% dei casi sono adenocarcinomi che originano dai tubuli distali. Il carcinoma dei
ABSTRACTS XV Congresso Nazionale Società Italiana di Urologia Oncologica
dotti collettori del Bellini, tumore di rarissimo riscontro clinico (0.2-1%) di tutte le neoplasie renali, origina dai tubuli distali, ha una infausta prognosi ed oltre ad essere tra i più
aggressivi, risulta quasi sempre già metastatico alla diagnosi.
Materiali e Metodi: Riportiamo il caso di un paziente di anni 36
presentatosi alla nostra osservazione dopo esser stato sottoposto ad intervento chirurgico nefrectomia radicale sinistra, linfoadenectomia periaortica e mediastino cavale nel Maggio del
2001 presso altra sede. (E.I. Carcinoma a cellule renale tipo
dotti collettori (carcinoma dei dotti collettori del Bellini) grado
3 sec. Fuhrman, angioinvasivo, infiltrante la capsula senza
superarla, la parete del bacinetto e la vena renale. Margini di
resezione esenti da infiltrazione. G3 pT3b,N0,M0). Eseguite
colorazioni immunoistochimiche con: citocheratine a.s. (+),
vimentina (-), c-Kit (+), actina m.l. (-), proteina S100 (-)
Risultati: Il paziente è stato sottoposto a terapia adiuvante con
Interleuchina 2 (4.5 milioni per 5 giorni/ 4 settimane/ ogni 6
settimane) a partire dall’Ottobre 2002 fino al 21 Febbraio del
2003. Il paziente è stato libero da malattia dal Maggio 2001
fino al Novembre 2004 periodo in cui sono stati riscontrati
secondarismi polmonari. Nel Marzo del 2004 è stata pertanto
ricominciata terapia adiuvante con Interleuchina 2 fino
all’Aprile del 2005. Nel Maggio del 2005 il paziente è stato
sottoposto ad intervento chirurgico di debulking con resezione polmonare sinistra, svuotamento mediastinico ed exeresi
adenopatie ilari destre. Attualmente paziente vivo, in discrete
condizioni generali e risulta libero da malattia.
Conclusioni: Il carcinoma dei dotti collettori del Bellini, pur
essendo considerato a tutti gli effetti una neoplasia renale,
necessita di una accurata indagine immunoistochimica ed in
particolare delle citocheratine sia a basso che alto peso molecolare al fine di determinare la sua esatta istoembriogenesi
Èuna neoplasia che interessa prevalentemente pazienti di giovane età ed è estremamente raro in pazienti in età avanzata.
Nella nostra esperienza risulta essere fino ad ora l’unico caso
che ha presentato una così lunga sopravvivenza (oltre 4 anni)
rispetto a tutti gli altri pazienti da noi incontrati. In accordo la
letteratura il gold standard rimane l’intervento chirurgico, che
tuttavia, come la chemioterapia e/o l’immunoterapia, non ha
un beneficio apprezzabile nel tempo data l’aggressività della
malattia. La diagnosi precoce quindi è l’unica possibilità teorica per il prolungamento della sopravvivenza del paziente.
Abstract n. 180 - Poster
CARCINOMA DEI DOTTI COLLETTORI DEL BELLINI
ASSOCIATO A NEOPLASIA STROMALE DELL’ILEO
(GIST): CASE REPORT
Maggioni M.1, Ruoppolo M.1, Patelli E.1, Locatelli M.C.2,
Biffi A.2, D’Antona A.2, Tombolini P.1
1
Ospedale San Carlo Borromeo, Milano, Divisione di Urologia;
2
Ospedale San Carlo Borromeo, Milano, Divisione Oncologia
Introduzione: La neoplasia del rene, malattia in costante
aumento negli ultimi decenni, costituisce circa il 3% di tutti i
tumori solidi e non del nostro organismo. Nel 90% dei casi
sono adenocarcinomi che originano dai tubuli distali. Il carcinoma dei dotti collettori del Bellini, tumore di rarissimo
riscontro clinico (0.2-1%) di tutte le neoplasie renali, origina
dai tubuli distali, ha una infausta prognosi ed oltre ad essere
tra i più aggressivi, risulta quasi sempre già metastatico alla
diagnosi.
Materiali e Metodi: Riportiamo il caso di un paziente di anni 73
recante in anamnesi FAP, IRC, ipertensione arteriosa ed ulcera
duodenale presentatosi alla nostra osservazione per macroematuria monosintomatica, iperpiressia intermittente e calo ponderale di 15 KG in 3 mesi. Agli esami di stadiazione riscontro area
7 cm a livello del polo inferiore del rene sinistro inglobante il
peduncolo vascolare, dilatazione della via escretrice, rene funzionalmente escluso. Il paziente è stato quindi sottoposto ad
intervento chirurgico di nefrectomia radicale sinistra e linfoadenectomia periaortica. Nel corso dell’intervento riscontro di neoformazione ileale e sua resezione (E.I. Carcinoma dei dotti collettori del Bellini, infiltrante il tessuto adiposo perirenale, metastasi di carcinoma nel linfonodo para-aortico ilare, margine ureterale indenne. Tumore stromale del tratto gastroenterico
(GIST) dell’ileo, G3 pT3a,N1,Mx). Eseguite colorazioni immunoistochimiche con: citocheratine a.s. (+), vimentina (-), c-Kit
(+), actina m.l. (-), proteina S100 (-)
Risultati: Il paziente è stato sottoposto a terapia adiuvante con
Interferone; a 6 mesi di follow up risulta libero da malattia
Conclusioni: Il carcinoma dei dotti collettori del Bellini, pur
essendo considerato a tutti gli effetti una neoplasia renale,
necessita di una accurata indagine immunoistochimica ed in
particolare delle citocheratine sia a basso che alto peso molecolare al fine di determinare la sua esatta istoembriogenesi
Èuna neoplasia che interessa prevalentemente pazienti di giovane età ed è estremamente raro in pazienti in età avanzata. In
accordo la letteratura il gold standard rimane l’intervento chirurgico, che tuttavia, come la chemioterapia e/o l’immunoterapia, non ha un beneficio apprezzabile nel tempo data l’aggressività della malattia. La diagnosi precoce quindi è l’unica possibilità teorica per il prolungamento della sopravvivenza del
paziente.
Abstract n. 181 - Comunicazione
CARATTERIZZAZIONE DELL’INFILTRATO LIFOCITARIO
DEI CARCINOMI RENALI: IDENTIFICAZIONE DI LINFOCITI T CD4+CD25+ E CD8+CD25+ CHE ESPRIMONO
FOXP3 E MOSTRANO ATTIVITÀ IMMUNOSOPPRESSIVA
IN VITRO
Gacci M.1, Liotta F.2, Lapini A.1, Santarlasci V.2, Serni S.1,
Frosali F.2, Cosmi L.2, Maggi L.2, Alessandrini M.1, Angeli
R.2, Vittori G.1, Mazzinghi B.2, Romagnani P.2, Carini M.1,
Maggi E.2, Romagnani S.2, Annunziato F.2
1
Clinica Urologica, Università di Firenze; 2Center for Research,
Transfer and High Education “DENOthe”, University of Florence,
Florence, Italy
Introduzione: I linfociti Treg CD4+CD25+ rappresentano la
principale popolazione cellulare adibita al controllo della tolleranza immunologica periferica. Recentemente sono state identificate nel timo umano cellule Treg CD8+CD25+; sebbene
queste cellule mostrino fenotipo e funzione regolatoria simili
alle Treg CD4+CD25+, il loro ruolo nei tessuti periferici rimane da dimostrare. Il fatto che le cellule Treg siano capaci di
controllare la risposta immune verso antigeni self naturalmente espressi, suggerisce che queste possano avere un ruolo nella
tolleranza immunologica verso cellule neoplastiche. Nel presente studio abbiamo valutato la presenza e la funzione delle
cellule Treg CD4+ e CD8+ nel sangue periferico, nei linfonodi
tributari del rene (LNs) e nei campioni di tumore di pazienti
affetti da carcinoma renale.
Materiali e metodi: Cellule mononucleate di sangue periferico (PBMC) e campioni di tessuto tumorale sono stati raccolti da 6 pazienti affetti da carcinoma renale. Le PBMC
ottenute dai pazienti e da donatori sani, ed i linfociti infiltranti il tumore (TILs) sono stati valutati mediante citometria a flusso per l’espressione di superficie di CD25 ed
intracitoplasmatica di Foxp3. Inoltre, cellule T
CD4+CD25+ e CD8+CD25+, così come le loro controparti
CD25-, sono state purificate con metodica immunomagnetica e valutate per l’espressione dell’mRNA per Foxp3 con
RT-PCR quantitativa. Infine, i linfociti T CD4+CD25+ e
CD8+CD25+ ottenuti da campioni di 2 pazienti sono stati
Archivio Italiano di Urologia e Andrologia 2005; 77, 3, Supplemento 2
77
ABSTRACTS XV Congresso Nazionale Società Italiana di Urologia Oncologica
a brachiterapia con semi di Iodio 125 Rapid Strand per carcinoma prostatico (Gleason score bioptico 3+3, PSA 9 nl/mL)
viene sottoposto a rebiopsia per ripresa biochimica di malattia
dopo 25 mesi che dimostra la presenza di neoplasia bilaterale
Gleason 4+4: nel giugno 2005 effettua una prostatectomia
retropubica anterograda di salvataggio con linfectomia bilaterale. Dopo la rimozione chirurgica la prostata è stata sottoposta ad Rx diretta per tessuti molli in proiezione anteroposteriore, latero-laterale e craniocaudale; è stata quindi effettuata
un’analisi anatomopatologica mediante macrosezioni.
Risultati: La prostatectomia anterograda è durata 150 minuti, nonostante le difficoltà di dissezione soprattutto in sede apicale (fascia
endopelvica e fibre dell’elevatore dell’ano): le perdite ematiche
sono state di 500cc. Le 3 proiezioni radiologiche hanno dimostrato un’area di 1 cm x 2.5 cm x 1.5 cm priva di semi radioattivi in
corrispondenza della base prostatica dx; l’analisi delle macrosezioni ha rilevato la presenza di tessuto neoplastico in corrispondenza
di tale area. In particolare, il patologo ha identificato una neoplasia
di 1.2 cm x 2.6 cm x 1.4 cm, colivolgente la base prostatica destra
e la rispettiva vescicola seminale (pT3bN0).
Conclusioni: L’intervento chirurgico di prostatectomia di salvataggio non ha presentato particolari complicazioni intra e
perioperatorie. L’analisi combinata radiologica ed anatomopatologica ha permesso di identificare un area neoplastica intraparenchimale priva di semi radioattivi che potrebbe essere
responsabile della precoce ripresa biochimica di malattia.
Questo caso sottolinea l’importanza di una completa copertura con i semi radioattivi di tutto il parenchima prostatico al
fine di favorire il risultato oncologico.
valutati per la capacità di sopprimere la proliferazione dei
linfociti T CD4+CD25- in vitro.
Risultati: L’analisi fenotipica dei vari campioni ottenuti ha rilevato che i TILs erano arricchiti in linfociti T CD8+ rispetto ai
PBMC degli stessi pazienti e dei controlli sani. Inoltre, le cellule CD25+ Treg erano più rappresentate nei PBMC dei
pazienti che nei donatori sani, mentre non c’erano differenze
significative tra i TILs, le cellule linfonodali e quelle circolanti
dei pazienti stessi. In accordo con questi dati le cellule Foxp3
positive erano maggiormente rappresentate nei PBMC dei
pazienti rispetto ai controlli sani; è inoltre da sottolineare che
a livello dei TILs i linfociti T CD8+ risultavano particolarmente arricchiti in cellule Foxp3-positive. Come atteso anche dall’analisi in RT-PCR è emerso che le cellule T CD25+ hanno
livelli di mRNA per Foxp3 significativamente maggiori rispetto ai linfociti T CD25-. Gli studi di proliferazione in vitro
hanno confermato la funzione regolatoria delle cellule Treg
CD4+ e CD8+CD25+ ottenute dai vari campioni.
Conclusioni: Questi dati in accordo con la letteratura, dimostrano che i TILs sono rappresentati prevalentemente da linfociti T con fenotipo CD8+, abbiamo inoltre riscontrato che le
cellule T (sia CD4+ che CD8+) con fenotipo regolatorio sono
più rappresentate nel sangue periferico dei pazienti affetti da
tumore rispetto ai donatori sani e queste cellule sono presenti
anche nei TILs e nei linfonodi tributari in concentrazione simile se non più alta rispetto al sangue periferico. Infine i test funzionali in vitro hanno provato l’attività regolatoria delle cellule T CD25+ selezionate, suggerendo la possibilità che nei
pazienti affetti da tumore renale i linfociti T citotossici infiltranti il tumore possano essere regolati da linfociti T reg
CD25+ presenti non soltanto nel sangue periferico o nei linfonodi, ma anche nel microambiente tumorale.
Abstract n. 183 - Poster
DOWNSTAGING CLINICO E DOWNGRADING BIOPTICO
IN 375 PAZIENTI AFFETTI DA NEOPLASIA PROSTATICA
A BASSO RISCHIO (≤CT2, GLEASON SCORE BIOPTICO
≤3+3, PSA ≤10NG/ML)
Gacci M.1, Lapini A.1, Serni S.1, Mearini L.2, Mearini E.2,
Zucchi A.2, Farina E.3, Gallina A.3, Fabbri F.3, Porena M.2,
Montorsi F.3, Carini M.1
1
Clinica Urologica di Firenze; 2Clinica Urologica di Perugia;
3
Clinica Urologica di Milano
Abstract n. 182 - Poster
PROSTATECTOMIA DI SALVATAGGIO DOPO BRACHITERAPIA: STUDIO RADIOLOGICO E PATOLOGICO CON
MACROSEZIONI
Gacci M.1, Vignolini G.1, Lapini A.1, Serni S.1, Travaglini F.1,
Manoni L.1, Nesi G.2, Girardi L.2, Agostini S.3, Trotti R.3,
Carini M.1
1
Clinica Urologica; 2Istituto di Patologia Generale; 3U.O. di
Radiodiagnostica, A.O.U.C, Università di Firenze
Introduzione: La sottostadiazione e sottogradazione clinica delle
neoplasie prostatiche può rappresentare la causa di errate scelte terapeutiche e valutazioni prognostiche, soprattutto nei
pazienti affetti da neoplasia clinicamente localizzata (≤cT2),
con basso Gleason bioptico (≤3+3) e con PSA ≤10 ng/mL.
Scopo del presente studio è valutare se il rischio di un downstaging clinico e di un downgrading bioptico possa generare
una progressione ad una classe di rischio superiore in pazienti con neoplasie prostatiche a basso rischio di diffusione extracapsulare sottoposti a prostatectomia radicale.
Introduzione: La ripresa biochimica di malattia dopo brachiterapia
per carcinoma prostatico può essere imputabile ad una incompleta copertura di tutto il parenchima ghiandolare con i semi
radioattivi. Abbiamo confrontato il quadro radiologico della distribuzione dei semi radioattivi nella prostata di un paziente sottoposto a prostatectomia di salvataggio dopo brachiterapia, con i
dati anatomopatologici, derivanti da macrosezioni.
Caso clinico: Un uomo di 66 anni, sottoposto nel Marzo 2003
Tabella 1.
Gleason Score Patologico
Basso
Stadio
Patologico
78
Intermedio
Alto
≤3+3
3+4
4+3
4+4
3+5
4+5
5+4
≥3+4
219 (58.4)
99
26
15
6
8
3
156 (41.6)
≤pT2 265 (70.6)
173
67
12
7
2
3
1
92
≥pT3 110 (29.3)
46
31
14
8
4
5
2
65
Archivio Italiano di Urologia e Andrologia 2005; 77, 3, Supplemento 2
ABSTRACTS XV Congresso Nazionale Società Italiana di Urologia Oncologica
Materiali e Metodi: 375 pazienti affetti da carcinoma prostatico
con PSA ≤10ng/mL, Gleason bioptico ≤3+3 (n prelievi: ≥6) e
stadio clinico ≤cT2 sono stati selezionati presso tre distinti
Istituti di Urologia. Tutti sono stati sottoposti a prostatectomia,
senza terapia neoadiuvante; lo stadio ed il grado clinico sono
stati confrontati con lo stadio ed il grado patologico.
Risultati: I risultati anatomopatologici sono riportati nella
Tabella 1.
Conclusioni: Solamente 173/375 (46.1%) dei pazienti permane
nella classe a basso rischio all’esame anatomo-patologico definitivo; complessivamente, l’errore di gradazione risulta maggiore rispetto a quello di stadiazione (156/375: 41.6% vs
46/475: 29.3%). Solo 1/3 dei pazienti con Gleason 3+4 risultano in stadio pT3, rispetto a circa la metà di quelli con
Gleason 4+3; le neoplasie con Gleason 4+4 risultano più facilmente in stadio avanzato (pT3).
Abstract n. 184 - Poster
HIFU: TRATTAMENTO DELLA RECIDIVA LOCALE DOPO
RADIOTERAPIA ESTERNA
Tasso M., Volpe A., Varvello F., Ferrando U.
A.O. S. Giovanni Battista, Torino
Introduzione: La terapia con ultrasuoni focalizzati ad alta intensità (HIFU) si propone come alternativa alla chirurgia di salvataggio e alla ormonoterapia nei pazienti già sottoposti a radioterapia
esterna con ripresa biochimica di malattia e recidiva locale istologicamente provata.
Materiali e Metodi: I criteri di inclusione sono stati: PSA alla recidiva < 15 ng/ml, esclusione di malattia sistemica accertata tramite TC-PET o scintigrafia ossea total body, recidiva locale confermata tramite biopsia transrettale ecoguidata. I pazienti sono stati
sottoposti ad anestesia spinale. Non sono stati eseguiti TURP e
inserimento di catetere cistostomico sovrapubico come di solito
avviene nei trattamenti HIFU tradizionali. Il trattamento è stato
eseguito su tutta la loggia prostatica precedentemente irradiata
con una media di 593 lesioni HIFU. I pazienti sono stati dimessi in prima giornata mentre il catetere vescicale inserito prima
dell’intervento è stato rimosso in media dopo 7 giorni.
Risultati: Sono stati trattati 10 pazienti, il follow up minimo raggiunto è di 24 mesi. 2 pazienti, raggiunto un PSA nadir < 0.02
ng/ml entro le 6 settimane dal trattamento, sono tuttora liberi da
malattia con PSA di controllo invariabilmente inferiore a 0.02
ng/ml. 4 pazienti in seguito a ripresa biochimica di malattia
hanno ricevuto una terapia ormonale, uno è stato sottoposto a
chirurgia di salvataggio. Un paziente è deceduto. Infine in 2 casi
non è stato possibile ultimare il trattamento a causa di un eccessivo spessore della parete rettale, esito della precedente terapia
radiante. Un paziente ha sviluppato una fistola uretro-rettale e ha
subito una derivazione uretro-rettale definitiva.
Conclusioni: Nonostante il limitato numero di trattamenti eseguiti si può affermare che, dopo il fallimento della radioterapia, esiste ancora uno spazio definito per la terapia HIFU. Questo a
patto che la malattia residua sia attentamente valutata escludendo un interessamento sistemico e che la morfologia della parete
rettale sia tale (spessore < 6mm) da permettere il trattamento
senza rischio di lesioni. Tuttavia è necessario ricordare che il
rischio di complicanze come fistole, infezioni urinarie e stress
incontinence in questo gruppo di pazienti è aumentato.
Abstract n. 185 - Poster
GLI ULTRASUONI FOCALIZZATI AD ALTA FREQUENZA
NEL TRATTAMENTO DEL CARCINOMA PROSTATICO: 3
ANNI DI ESPERIENZA
Tasso M., Volpe A., Varvello F., Ferrando U.
A.O. S. Giovanni Battista, Torino
Introduzione: A partire dal novembre 2001 sono stati eseguiti
nel nostro centro 200 trattamenti: 157 in pazienti non ancora
sottoposti ad alcuna terapia; 43 in pazienti con recidiva o persistenza di malattia dopo chirurgia, radioterapia o HIFU. Dei
157 pazienti sopra menzionati 102 hanno raggiunto un follow
up minimo di 12.
Materiali e Metodi: Di questi 102 pazienti, 72 sono stati selezionati con stadio cT1-T2, PSA <15 e Gleason £7 per un trattamento con intento curativo (gruppo A); gli altri 30 pazienti
per un controllo locale di malattia (gruppo B) (Tabella 1). Il
trattamento completo prevedeva: anestesia spinale, TURP,
cistostomia sovrapubica, seduta HIFU in tre blocchi, rimozione del catetere vescicale durante la procedura e dimissione in
prima giornata.
Risultati: Nel gruppo A le biopsie di controllo post trattamento sono risultate negative nel 95.8% dei casi (69/72), nel
gruppo B sono risultate negative nell’ 86.7% dei casi
(26/30). I dosaggi PSA di controllo effettuati con scadenza
trimestrale mostrano valori inferiori a 1 ng/ml nel 70% dei
casi nel gruppo A (tenendo presente che nel 38% dei pazienti non è stato possibile trattare completamente la ghiandola
per vari motivi)e nel 60% dei casi nel gruppo B (Tabella 2).
Nel gruppo A è stato necessario ripetere il trattamento in 8
pazienti, mentre nel gruppo B in 6 pazienti. 2 pazienti del
gruppo A e 1 paziente del gruppo B sono stati sottoposti a
radioterapia a causa di recidiva. 4 pazienti del gruppo A e 9
del gruppo B hanno richiesto una ormonoterapia adiuvante.
Nessuna grave complicanza intra o post operatoria è stata
riscontrata. In 9 casi è stata necessaria una revisione endoscopica della loggia prostatica per sclerosi o ritenzione urinaria tardiva da cenci necrotici. Una stress incontinence
moderata o grave è stata evidenziata in 10 casi.
Conclusioni: Il trattamento HIFU rappresenta oggi una valida
alternativa alla chirurgia in casi di pazienti non candidati all’intervento a causa di età avanzata o comorbilità. In pazienti con
bassi valori di PSA e di Gleason il trattamento rappresenta una
opzione curativa con validi risultati in termini di biopsie negative; il controllo locale di malattia diventa invece l’obiettivo più
razionalmente perseguibile in pazienti con fattori prognostici
sfavorevoli.
Tabella 1.
Gruppo A
Gruppo B
Età media
71.3 anni
72.7 anni
PSA alla diagnosi (mediana)
7.4 ng/ml
16.3 ng/ml
Gleason (mediana)
6
7
Biopsie positive (mediana)
3
4
26.8
24.3
Volume prostatico (mediana)
Tabella 1.
Gruppo A
Gruppo B
PSA (mediana)
0.4 ng/ml
0.7 ng/ml
Nadir PSA (mediana)
0.1 ng/ml
0.1 ng/ml
7.1 settimane
6.4 settimane
Time to nadir (mediana)
PSA velocity (mediana)
0.1 ng/ml/anno 0.2 ng/ml/anno
Archivio Italiano di Urologia e Andrologia 2005; 77, 3, Supplemento 2
79
ABSTRACTS XV Congresso Nazionale Società Italiana di Urologia Oncologica
Abstract n. 187 - Comunicazione selezionata
STUDIO DELLE VARIANTI GENETICHE DI JAK3 IN PAZIENTI CON CARCINOMA RENALE A CELLULE CHIARE
De Martino M.1, Ranieri E.2, Ariano V.3, Cormio L.1,
Gesualdo L.2, Pellegrino A.3, Muzzonigro G.4, Carrieri G.1
1
Dipartimento di Scienze Chirurgiche Clinica Urologica e Centro
Trapianti, Università degli Studi di Foggia; 2Dipartimento di Scienze
Biomediche, Divisione di Nefrologia, Università degli Studi di Foggia;
3
S.C. di Urologia, Azienda Ospedaliero-Universitaria, Ospedali Riuniti
di Foggia; 4Clinica Urologica Università Politecnica delle Marche
Introduzione e Obiettivi: Il carcinoma renale a cellule chiare
(RCC) esprime antigeni riconosciuti dal sistema immunitario
che determina una risposta mediata dalle cellule T. La proteina codificata dal gene JAK3, con la sua interazione con
l’Interleuchina2, svolge un ruolo chiave nello sviluppo ed attivazione delle cellule T. L’obiettivo del seguente studio è stato
quello di individuare varianti nucleotidiche del gene JAK3 che
possano essere considerate fattori di rischio per RCC.
Metodi: Sono stati analizzati 100 pazienti con RCC e 100 controlli sani per screening di mutazione del gene JAK3. Il DNA
genomico è stato estratto da sangue periferico ed amplificato
per i 23 esoni del gene JAK3. Gli amplificati sono stati analizzati mediante DHPLC (Denaturing High Performance Liquid
Chromatography). I prodotti di PCR caratterizzati da un profilo di eluizione diverso dal wild type sono stati purificati e
sequenziati mediante ABI PRISM 3100 DNA sequencer.
Risultati: Lo screening di mutazione del gene JAK3 ha permesso di individuare in sette pazienti RCC quattro mutazioni missense in eterozigosi a livello della regione codificante del gene,
assenti nella popolazione di controllo. Il primo paziente ha
rilevato una variazione nucleotidica (c.96 C-> A), nell’esone 1,
che determina una sostituzione aminoacidica (p.Gln13Lys) a
livello della regione codificante per il dominio FERM che lega
i recettori delle citochine e può intervenire nella regolazione
catalitica. Il secondo paziente ha presentato un cambio nucleotidico (c.2832 C->A), nell’esone 19, che causa una sostituzione aminoacidica (p.Arg925Ser) nel dominio chinasico, indispensabile per l’attività funzionale della proteina. Il terzo
paziente è risultato eterozigote composto per due mutazioni
missense: la prima (c.2088 G->A), nell’esone 14, determina
una sostituzione aminoacidica (p.Ala677Thr) nel dominio
pseudochinasico, necessario per la regolazione della normale
attività chinasica; la seconda (c.2223 G->A), nell’esone 15,
causa una sostituzione aminoacidica (p.Val722Ile) nello stesso
dominio pseudochinasico. La mutazione p.Val722Ile è stata
riscontrata in eterozigosi, in altri quattro pazienti RCC. Tale
mutazione è l’unica ad essere già stata riscontrata in un solo
paziente affetto da Severe Combined Immunodeficiency
Disease (SCID), una rara patologia ereditaria caratterizzata da
linfopenia (Schumacher et al. 2000).
Conclusioni: I domini interessati dai cambi aminoacidici sono
fondamentali per garantire la normale funzionalità della proteina; è quindi verosimile ipotizzare che le variazioni riscontrate nei sette pazienti possano compromettere il funzionamento della stessa proteina e determinare anomalie nella
risposta immunitaria nei pazienti affetti da RCC.
Bibliografia
1. Schumacher RF, Mella P, Badolato R, Fiorini M, Savoldi G, Giliani S,
Villa A, Candotti F, Tampalini A, O’Shea JJ, Notarangelo LD. Complete
genomic organization of the human JAK3 gene and mutation analysis in
severe combined immunodeficiency by single-strand conformation polymorphism. Hum Genet. 2000; 106:73
2. Chen M, Cheng A, Candotti F, Zhou Y, Hymel A, Fasth A, Notarangelo
LD, O’Shea JJ. Complex effects of naturally occurring mutations in the JAK3
pseudokinase domain: evidence for interactions between the kinase and
pseudokinase domains. Mol Cell Biol 2000; 20:94
80
Archivio Italiano di Urologia e Andrologia 2005; 77, 3, Supplemento 2
Abstract n. 188 - Video
PROSTATECTOMIA RADICALE LAPAROSCOPICA PREPERITONEALE NERVE SPARING. SOLUZIONI TECNICHE
DOPO 600 INTERVENTI
Amenta M., Aresu L., Maritati F., Occhipinti M., Grosso G.
U.O. Urologia Clinica “dott. Pederzoli” P.O. ASL 22, Peschiera del
Garda (Verona)
Introduzione: Il trattamento chirurgico del carcinoma prostatico
rappresenta il primo di una serie di atti terapeutici ad intento
radicale. La diffusione capillare e l’affinamento dei metodi diagnostici e la migliore informazione della popolazione ha portato
all’individuazione precoce della patologia tumorale prostatica. Il
conseguente abbassamento dell’età media dei pazienti da sottoporre a intervento radicale ha inoltre evidenziato la necessità di
una chirurgia in grado di preservare la funzione sessuale con
intuitivi risvolti sulla qualità di vita dei pazienti. Dal gennaio
2001 ad oggi abbiamo effettuato oltre 600 prostatectomie radicali laparoscopiche pre-peritoneali con risultati oncologici e funzionali, superato lo scoglio della curva di apprendimento,
sovrapponibili alla chirurgia tradizionale e con una netta riduzione della morbilità peri e post operatoria rispetto a questa.
L’esperienza maturata ci ha consentito di codificare e riprodurre
l’intervento radicale laparoscopico con particolare riguardo alla
preservazione dei fasci neuro-vascolari.
Materiali e metodi: Il video illustra le due principali varianti
chirurgiche da noi utilizzate al fine di risparmiare i bundles: la
tecnica combinata anterogrado-retrograda e la tecnica intrafasciale. In comune alle due metodiche i seguenti passaggi:
1. accesso al versante prostatico posteriore con collo vescicale
integro;
2. sezione del collo vescicale;
3. isolamento dei deferenti e delle vescicole seminali;
4. incisione della fascia di Denonveillers;
5. esposizione dei peduncoli vascolari prostatici postero-latero-inferiori;
Peculiari dell’approccio combinato i seguenti steps:
a. incisione della fascia endopelvica a ridosso della superficie
laterale della prostata
b. identificazione del versante apicale apicale dei fasci neurovascolari e dissezione smussa retrograda
c. legatura preventiva e sezione del plesso venoso dorsale;
d. completamento della scheletrizzazione dei peduncoli prostatici
per via anterogrado sino alla loro decussazione con i bundles;
e. clippaggio e sezione dei peduncoli vascolari prostatici.
Esclusivi della variante procedurale “intrafasciale” sono:
a. sezione della fascia endopelvica al di sotto del piano di passaggio del plesso venoso dorsale;
b. preservazione del plesso di Santorini e dei legamenti puboprostatici.
Risultati: Abbiamo finora eseguito 80 prostatectomie radicali
nerve sparing con tecnica combinata e 30 con tecnica intrafasciale in pazienti accuratamente selezionati e fortemente motivati al mantenimento della potenza sessuale. In tutti abbiamo applicato un protocollo di riabilitazione farmacologica precoce, ma di
breve durata. Il periodo di osservazione è compreso tra 1 mese e
1 anno dall’intervento Il 70% dei pazienti ha dimostrato una
ripresa soddisfacente dell’attività sessuale (IIEF). Pur essendo
indispensabile un follow up più lungo, i risultati ottenuti incoraggiano allo sviluppo delle tecniche esposte.
Abstract n. 189 - Poster
ANGIOMIOLIPOMA DEL RENE CON INVASIONE DEL
GRASSO PERILARE E DELLA VENA CAVA INFERIORE
Cussotto M., Barbero E., Biamino G., Guadagnin B.,
Vergara E., Buffa G.
ASL 19, U.O.A. Urologia, Asti
ABSTRACTS XV Congresso Nazionale Società Italiana di Urologia Oncologica
Introduzione e Obiettivi: L’angiomiolipoma (AML) o amartoma
renale è un tumore benigno, ad eziologia e patogenesi sconosciuta descritto per la prima volta da Albrect nel 1904 (1). È
incluso dal punto di visto anatomopatologico tra le neoplasie
mesenchimali del rene e macroscopicamente si presenta come
una massa intraparenchimale di colorito variabile dal giallo al
grigio a seconda della prevalenza di tessuto adiposo o tessuto
muscolare, spesso comprendente aree d’infarcimento emorragico; istologicamente è costituito da tessuto adiposo, tessuto
muscolare liscio e strutture vascolari. Pur essendo generalmente localizzato al rene talora può essere ritrovato in sedi
extra renali quali fegato, milza, parete addominale, retroperitoneo, utero, cavità orale, polmone (2) parete vescicale (3). Si
trova associato a diverse patologie geneticamente trasmesse
quali Von Reklinghausen, Von Hippel-Lindau e Malattia policistica autosomica dominante dell’adulto. Questa associazione
è particolarmente evidente con la sclerosi tuberosa (ST), infatti, il AML è presente nel 80% (4) dei pazienti affetti da questa
malattia genetica caratterizzata da lesioni della corteccia cerebrale con conseguente ritardo mentale ed epilessia. Ha un’incidenza del 0.3-3% e predilige i sesso femminile con un rapporto di 4.5:1 con una differenza per ciò che riguarda l’età
d’insorgenza a seconda se sia sporadico o associato a ST,
rispettivamente 45-55 aa e 25-35 aa (5). Scopo di questo lavoro è la descrizione di un caso clinico di una donna di 78 anni
giunta alla nostra osservazione per riscontro di massa renale
destra di n.d.d. di circa 6 cm, con evidente trombosi cavale
inferiore estesa sino al di sotto delle vene sovraepatiche.
Descrizione del caso: Anamnesticamente non risultavano patologie di rilievo e la paziente aveva eseguito un’ecografia in seguito
all’aggravarsi di una lombalgia presente da circa 30 aa. Gli esami
ematologici rilevavano una HB di 13 mg/dl, creatinina di 1.2, al
sedimento urinario presenza di leucociti 10-20 x campo e IVU
da E. coli ad urinocoltura (10.000 colonie); la citologia risultava
negativa per cellule tumorali con presenza di granulociti. Alla Tac
con mdc la neoformazione era apparentemente a partenza dalla
pelvi renale (con caratteristiche densitometriche borden-line che
non definivano la natura della lesione) con trombosi della vena
renale al disotto delle vene sovraepatiche. La potenziale natura
embolica della trombosi ha immediatamente orientato per l’intervento chirurgico tramite incisione anteriore tipo big-smile
rovesciato. Dopo accesso ai grossi vasi con manovra di Kocher si
è proceduto a legatura dell’arteria renale destra nello spazio interaortocavale. Successivo isolamento renale in toto, reperimento
dei vasi renali di sin e posizionamento di Tourniquet nella vena
cava al di sopra del trombo ed al di sotto dell’emergenza della
vena renale. Dopo clampaggio dell’arteria e vena renale di sin si
è incisa la cava e si è proceduto a trombectomia e nefrectomia
radicale; l’ischemia renale sin è stata di xx min. In considerazione del quadro clinico al momento dell’intervento si è completata la ureterectomia destra. L’esame macroscopico evidenziava
neoformazione mesenchimale del rene con invasione del tessuto
adiposo dell’ilo, della vena renale, con grosso trombo cavale; il
quadro immunoistochimico e morfologico poneva diagnosi di
angiomiolipoma, senza alterazioni istologiche di malignità. I linfonodi dimostravano istiocitosi dei seni. Il decorso postoperatorio è stato regolare non gravato da complicanze maggiori la
paziente è stata dimessa in decima giornata ed a distanza di un
anno è in buone condizioni, asintomatica con valori dei ritentivi
renali ai limiti superiori di norma (creatinina 1.9 mg/dl).
Discussione e Conclusioni: Data la benignità del AMP ed il frequente riscontro occasionale la terapia è volta generalmente
all’osservazione nel tempo delle dimensioni e nel monitoraggio
di eventuali sintomi. Circa il 77% delle lesioni al di sotto di 4 cm
è asintomatica e di contro sono presenti sintomi nel 82% delle
lesioni di diametro superiore a 4 cm (6). La sintomatologia include febbre, nausea, vomito, dolore, massa palpabile al fianco, anemia, ipertensione, shock, sino all’emorragia retroperitoneale (S.
di Wunderlich). L’infezione delle vie urinarie è una presentazione
non comune documentata anche nel nostro caso clinico. Dalla
revisione della letteratura a nostra conoscenza questa risulta essere la 21 rara presentazione dell’AML con trombosi cavale.
Bibliografia
1. Albrect E. Uber hamartome. Werhandl D Deutsch Path Gesellsch 1904;
7:153
2. Ito M, Sugamura Y, Ikari H, Sekine I, angiomyolipoma of the lung. Arch.
Pathol Lab Med 1998; 122:1023
3. De Siati M, Visonà A, Shah J, Franzolin N. Angiomyolipoma of the bladder. J Urol 2000; 163:901
4. Steiner MS, Goldman SM, Fishman EK, Marshall FF. The natural History
of renal angiomyolipoma. J Urol 1993; 150:1782
5. Eble JN. Angyomioplipoma of Kidney. Semin Diagn Pathol 1998; 15:21
6. Oesterling JE, Fishman EK, Goldman SM, Marshall FF. The management
of renal angiomyolipoma. J Urol 1986; 135:1121
Abstract n. 190 - Poster
VALUTAZIONE DEI MARGINI POSITIVI IN CORSO DI
PROSTATECTOMIA RADICALE: ANALISI RETROSPETTIVA SULL’UTILIZZO DEL “LIGASURE”
Potenzoni M., Prati A., Arnaudi R., Destro Pastizzaro C.,
Savino A., Uliano N., Pieri A.M., Martens D., Potenzoni D.
Divisione di Urologia, Ospedale di Fidenza Vaio, Parma
Introduzione: L’intervento di prostatectomia radicale si associa a
perdite ematiche ed alla presenza di margini chirurgici positivi. L’utilizzo di una metodica di taglio e coaugulazione sembra
ridurre le perdite ematiche ed i tempi operatori. Abbiamo valutato l’impatto dell’utilizzo del “ Ligasure” rispetto alla presenza
di margini chirurgici.
Materiali e Metodi: Abbiamo valutato retrospettivamente i dati di
453 pazienti sottoposti ad intervento di prostectomia radicale
nell’intervallo di tempo che va da Gennaio 1990 a Dicembre
2004. Sono stati inseriti nell’analisi statistica 360 pazienti di cui
conoscevamo lo stato dei margini chirurgici. Tutti i pazienti sono
stati sottoposti ad intervento di prostatectomia radicale retrograda con sutura emostatica a punti staccati e sezione del complesso venoso del Santorini. Successivamente in alcuni casi si è proseguito con l’utilizzo del “Ligasure“ mentre in altri con l’utilizzo
di strumentazione a lama fredda. 0.3% dei pazienti presentavano malattia pT 0, 57,5% pT 2, 41,3% pT 3 e 0,9% presentavano malattia in stadio pT 4. In 216 casi sottoposti ad intervento
chirurgico prima del 2002 è stata utilizzata una metodica di
taglio a lama a freddo mentre in 144 pazienti successivamente al
2002 è stata impiegato il “Ligasure”. Abbiamo analizzato la presenza margini chirurgici correlandola con l’utilizzo o meno del
“Ligasure”. Abbiamo utilizzato l’analisi statistica del chi quadro
considerando una differenza statisticamente significativa per
p<0.05.
Risultati: Sono stati analizzati i dati di 360 pazienti (range 5070 anni). Il PSA mediano alla diagnosi è stato 10 mg/ml (range
1,4-98 ng/ml). 124 pazienti (34,4 %) presentavano margini
chirurgici postivi alla valutazione anatomo-patologica del
pezzo operatorio. I margini positivi sono risultati essere rispettivamente 10,4%, nei pazienti pT2, 65,9 % nei pT3 e 100% e
nei pazienti pT4. 73 pazienti (58,8%) in cui non è stato utilizzato il Ligasure presentavano margini chirurgici positivi mentre 51 pazienti (41,2%) nel gruppo del Ligasure presentavano
margini positivi (p=0.8). Non è stata riscontrata alcuna differenza statisticamente significativa riclassificando i pazienti
secondo lo stadio patologico (p=0.2).
Conclusioni: L’utilizzo del Ligasure non sembra aver nessun
impatto sulla presenza di margini chirurgici positivi nell`intervento di prostatectomia radicale retropubica rispetto alla tecnica tecnica tradizionale.
Archivio Italiano di Urologia e Andrologia 2005; 77, 3, Supplemento 2
81
ABSTRACTS XV Congresso Nazionale Società Italiana di Urologia Oncologica
Abstract n. 191 - Poster
ANALISI RETROSPETTIVA SULLA PRESENZA DI NEOPLASIE GINECOLOGICHE RISCONTRATE INCIDENTALMENTE IN CORSO DI CISTECTOMIA RADICALE PER
TCC DELLA VESCICA
Potenzoni M., Prati A., Arnaudi R., Destro Pastizzaro C.,
Savino A., Uliano N., Pieri A.M., Martens D., Potenzoni D.
Divisione di Urologia, Ospedale di Fidenza Vaio, Parma
Introduzione: L’ intervento di cistectomia radicale nella donna si
caratterizza per l’asportazione completa della vescica e dei
monconi ureterali intravescicali. La possibilità di eventuali
patologie associate ad organi genitali femminile spesso viene
considerata come una motivazione valida per l’asportazione
dei suddetti organi in corso di intervento chirurgico di cistectomia radicale. A tal fine abbiamo retrospettivamente revisionato la presenza di patologie ginecologiche associate nei referti patologici in corso di cistectomia radicale per capire se realmente sia raccomandabile eseguire un intervento di isteroannessectomia consensuale.
Materiali e Metodi: Abbiamo valutato retrospettivamente le cartelle cliniche di 53 pazienti sottoposte ad intervento di cistectomia radicale per neoplasia della vescica a cellule transizionali fra Gennaio 1999 e Dicembre 2004. In tutte le pazienti è
stato eseguito consensualmente un intervento di isterectomia
o di isteroannessectomia pelvica bilaterale. In tutti i casi era
stata eseguita una TAC addome con MDC pre-operatoria a
scopo stadiante. La diagnosi istologica preoperatoria di neoplasia della vescica è stata confermata nel referto patologico
definitivo in ogni paziente. Il referto istologico ha evidenziato
la presenza di tumore vescicale in stadio pT1 8 casi (15,1%)
pT2 36 casi (67.9%), pT3 9 casi (17%); 12 pazienti (22.6%)
presentavano metastasi linfonodali al momento dell’intervento
chirurgico. Abbiamo quindi analizzato la sopravvivenza globale, la sopravvivenza tumore vescicale specifica e la sopravvivenza tumore ginecologico specifica.
Risultati: L’età mediana delle pazienti è 69 anni (range 50-78
anni).Il follow-up mediana è 31.5 mesi (range 60-6 mesi). In
3 (5.6%) pazienti si è riscontrata la presenza di una patologia
maligna ginecologica: 2 pazienti presentavaono un adenocarcinoma dell’endometrio ed in 1 caso cistoadenocarcinoma dell’ovaio. La TAC preoperatoria non aveva rilevato in nessun
caso la presenza di lesioni sospette per malignità. La sopravvivenza specifica per stadio e grading è stata rispettivamente di
60% nei casi pT1, 37% nei casi pT2, 28% nei pazienti pT3 e
rispettivamente 19 % nei pazienti pN+. In nessuno dei 4 casi
è stata eseguita una terapia adiuvante per il problema ginecologico.
Conclusioni: La probabilità di una concomitante neoplasia ginecologica nella nostra esperienza si è rivelata essere molto bassa
nei casi di cistectomia radicale per neoplasia transizionale
della vescica. La presenza di una neoplasia ginecologica in
questo piccolo gruppo di pazienti non sembra alterare la storia naturale della malattia e non sembra rappresentare un fattore prognostico negativo nel nostro gruppo di pazienti.
Abstract n. 192 - Poster
RIPRESA FUNZIONALE NELLA PROSTATECTOMIA RADICALE RETROPUBICA ANTEROGRADA NERVE SPARING
CON USO DEL DISSETTORE AD ULTRASUONI (ULTRACISION®). STUDIO PROSPETTICO. DATI PRELIMINARI
Mondaini N., Lapini A., Masieri L., Giubilei G., Nelli F.,
Carloni M., Serni S., Carini M.
Clinica Urologica I, Università di Firenze
Introduzione: L’ uso del dissettore ad ultrasuoni (Ultracision®)
in corso di prostatectomia radicale nerve sparing è dibattuto
82
Archivio Italiano di Urologia e Andrologia 2005; 77, 3, Supplemento 2
per i possibili danni di tipo termico a livello dei bundles.
Scopo del nostro studio è stato quello di valutare i risultati funzionali (continenza e potenza sessuale) nella prostatectomia
radicale retropubica anterograda “nerve sparing” con utilizzo
del dissettore ad ultrasuoni.
Materiali e Metodi: Abbiamo valutato in maniera prospettica 10
pazienti sottoposti a prostatectomia radicale retropubica anterograda “nerve sparing” (Serni:BJUI 93:279-83.2004) con uso
del dissettore ad ultrasuoni (Ultracision® Ethicon) con generatore 300 e pinza CS-14C. I criteri di inclusione allo studio prevedevano: età < 65 anni; relazione eterosessuale stabile da
almeno 6 mesi, IIEF > 26; PSA < 10 ng/ml; Gleason score < 7
alla biopsia, stadio clinico T1c-T2a,T2b. La rimozione del
catetere è avvenuta in 12 giornata. Da questo momento abbiamo intrapreso terapia con inibitori della fosfodiesterasi tipo 5.
Relativamente all’uso intraoperatorio di ultracision abbiamo
calcolato il numero delle applicazioni in prossimità del decorso dei bundles, il tempo in secondi e l’intensità. Sono stati considerati continenti i pazienti che non necessitavano di alcun
presidio sanitario per svolgere le attività quotidiane; per la
valutazione della potenza sessuale postoperatoria sono stati
utilizzati il Sep2 e il Sep3.
Risultati: Il numero medio delle applicazioni del dissettore ad
ultrasuoni in prossimità dei bundles è risultato 37 (range 2750) con tempo medio della singola applicazione pari a 3.89 sec
(range 1.61-9.23, mediana 4.40 sec). Per quanto riguarda l’intensità erogata questa è risultata pari a 4-5 nel 100% dei casi.
Al follow-up ad 1 mese abbiamo il 100% continenti totali. Il
70% risulta in grado di penetrare la propria partner (Sep 2). Il
50% presenta una erezione tale da consentire una durata del
rapporto soddisfacente per il paziente (Sep 3). Gli stessi dati si
sono confermati a 3 mesi.
Conclusioni: I nostri dati, seppur in un campione ridotto dimostrano la sicurezza del dissettore ad ultrasuoni nella prostatectomia radicale retropubica anterograda nerve sparing in modo
particolare per quanto concerne il ripristino della funzione
erettile già a un follow-up breve.
Abstract n. 193 - Poster
TUMORE TESTICOLARE A CELLULE DEL LEYDIG: SERIE
DI 18 CASI
Mondaini N., Lapini A., Manoni L., Giubilei G., Nelli F.,
Baldazzi V., Serni S., Carini M.
Clinica Urologica I, Università di Firenze
Introduzione: Obbiettivo del seguente studio è definire le caratteristiche cliniche,di laboratorio e la storia naturale di una serie
di tumori testicolari a cellule del Leydig.
Materiali e Metodi: Abbiamo estrapolato dal nostro testicular
tumor database le cartelle cliniche e i follow-up relativi a
18/201 (8,9%) pazienti operati per tumore del testicolo nel
periodo 1990-2004 con diagnosi istopatologica di tumore a
cellule di leydig.
Risultati: L’età media alla diagnosi era di 42 anni (range 2477aa). I sintomi di presentazione comprendevano ginecomastia 6 casi, disfunzione erettile 2 casi, infertilità 9 casi, dolore
testicolare 8. In tutti i casi i markers tumorali α feto proteina
sub. β HCG erano nella norma,livelli di testosterone erano al
di sotto della norma in 4/18. L’estradiolo risultava elevato in
5/18. Si è proceduto ad orchifunicolectomia in 15 casi e a resezione polare in 3 casi. Le dimensioni medie del tumore asportato erano 1,1 cm (range 0,5-2,3 cm). Con un follow-up compreso tra 6 mesi e 10 anni media 4,8 anni non si sono avute
progressioni di malattia. 2 pazienti sono deceduti per cause
non correlate.
Conclusioni: Nella nostra esperienza il tumore a cellule di
Leydig in una percentuale del 80% non è distinguibile preo-
ABSTRACTS XV Congresso Nazionale Società Italiana di Urologia Oncologica
peratoriamente dalle altre forme neoplastiche testicolari.
Pertanto escluso i casi di necessità, una chirurgia conservativa al fine di preservare il più possibile la fertilità deve essere riservata a quei casi con clinica e laboratoristica suggestive, associate ad una neoformazione a sede favorevole e di
piccole dimensioni. In questo contesto è fondamentale la
collaborazione dell’anatomopatologo per la valutazione
intraoperatoria.Interessante nella nostra esperienza è la
constatazione ecografica di dimensioni complessivamente
inferiori dei noduli testicolari risultati tumori a cellule di
Leydig rispetto a quelli che hanno evidenziato un istotipo
germinale.
Abstract n. 194 - Poster
CARCINOMA LINFOEPITELIALE DELLA VESCICA: NEOPLASIA DI RARA OSSERVAZIONE. CASE REPORT
Sebastio N1., Cretì G1., Santodirocco M1., Latiano C1.,
Bisceglia M2., Ricci-Barbini V1.
1
I.R.C.C.S. Ospedale Casa Sollievo della Sofferenza, U. O. Urologia;
2
Servizio di Anatomia Patologica, San Giovanni Rotondo (FG)
Introduzione: Obiettivo del presente lavoro è la descrizione di
un rarissimo caso di neoplasia vescicale.
Materiali e Metodi: Paziente di sesso maschile, di 76 anni di età,
giunto alla nostra osservazione clinica per disuria e ematuria.
Presso un’altra istituzione era stato operato quattro mesi prima
di TUR - B per una lesione infiltrante della vescica. La TAC
eseguita con mezzo di contrasto, evidenzia un difetto di riempimento sulla parete antero laterale destra della vescica (36x40
mm) con piano di clivaggio adiposo perivescicale conservato.
In ragione della mancanza di consenso a eseguire una cistectomia e alle precarie condizioni generali del paziente vista in
anamnesi tre episodi di IMA, aneurisma dell’aorta addominale, diabete mellito e BPCO, si decise di eseguire una emicistectomia con resezione della sola lesione a tutto spessore.
Risultati: L’esame istopatologico evidenziò la presenza di un
carcinoma linfoepiteliale, (carcinoma indifferenziato con
stroma linfoide), infiltrante la parete dell’organo a tutto spessore. Il decorso post operatorio fu regolare, con ripresa spontanea della minzione. Non vi era, all’epoca, evidenza di localizzazioni extravescicali (ma non era stata eseguita una linfadenectomia di stadiazione). Non s’era eseguita alcuna terapia
adiuvante. La cistoscopia tre mesi dopo non aveva rilevato
progressione di malattia. Nove mesi dopo, la TAC eseguita
con mezzo di contrasto, evidenzia presenza di neoplasia
vescicale, numerose tumefazioni linfonodali che interessano
le stazioni inguinali, otturatorie, delle catene iliache e cranialmente si estendono a manicotto attorno all’aorta addominale. Altresì coinvolto il muscolo psoas di destra e presente anche una lesione secondaria di due centimetri interessante la ghiandola surrenalica. Il paziente rifiuta qualsiasi
terapia e a distanza di un anno dall’intervento decedeva per
infarto del miocardio.
Discussione: Il carcinoma linfoepiteliale (anche detto linfoepitelioma o carcinoma indifferenziato con stroma linfoide) è un
carcinoma a tipica localizzazione nel rinofaringe, ove viene
anche indicato semplicemente come “carcinoma indifferenziato”. Negli ultimi anni è stato descritto anche in siti inusuali,
quali le ghiandole salivari e la cute in primo luogo, ma anche
il timo, il palato molle, la trachea, il polmone, lo stomaco, il
pancreas, la vescica e la cervice uterina in cui viene indicato
anche come “limphoepithelioma-like carcinoma”. Il carcinoma
linfoepiteliale si caratterizza per un intensa infiltrazione linfoide reattiva dello stroma, tale da oscurare in parte o del tutto la
vera componente neoplastica epiteliale, rappresentata da isole
o cordoni o nidi di elementi di grossa taglia, dotati di nucleoli vescicolosi con nucleoli prominenti.
Conclusione: In letteratura sono descritti circa cinquanta casi di
carcinoma linfoepiteliale con localizzazione vescicale. Non si
esclude la eventualità che casi di questo genere siano stati
osservati e non interpretati correttamente. A tal fine si comunica questo caso visto la scarsa conoscenza prognostica di tale
neoplasia.
Abstract n. 195 - Poster
CONFRONTO STADIAZIONE CLINICA E PATOLOGICA NEI
PAZIENTI SOTTOPOSTI A PROSTATECTOMIA RADICALE
Sebastio N., Colella A., Morcaldi M., Santodirocco M.,
Latiano C., Ricci-Barbini V.
I.R.C.C.S. Casa Sollievo della Sofferenza, Divisione di Urologia,
San Giovanni Rotondo (FG)
Introduzione: La selezione del paziente candidato a intervento
di prostatectomia radicale dipende dallo stadio clinico, dall’aspettativa di vita e dalle condizioni psicofisiche. In genere è
ritenuto candidabile ad intervento di prostatectomia radicale,
con intento curativo, il paziente con neoplasia prostatica clinicamente localizzata, con aspettativa di vita di almeno 10 anni
e in condizioni generali soddisfacenti. Lo scopo che l’intervento si propone è quello di rimuovere chirurgicamente tutto il
tumore, consentendo la guarigione del paziente. Tuttavia
occorre ricordare che, purtroppo, all’analisi istologica sul pezzo
asportato in una alta percentuale di casi, superiore al 40%, il
tumore risulta non essere confinato nella prostata o presentare
margini di sezione positivi. In questi casi potrebbe rendersi
necessaria una terapia complementare. Scopo del lavoro è valutare l’attendibilità della stadiazione clinica nei pazienti sottoposti a prostatectomia radicale.
Materiali e Metodi: Abbiamo valutato retrospettivamente 272
prostatectomie radicali eseguite negli ultimi cinque anni, dal
1999 al 2004; escludendo dalla casistica tutti quei pazienti che
avevano effettuato pre-operatoriamente terapia ormonosoppressiva o di cui, per motivi vari, non eravamo in possesso di
tutti i dati sufficienti al corretto svolgimento dello studio. L’età
media dei pazienti è di 63,5 anni + 6,74 dev. St. (range 48 - 78
anni). Tutti sono stati studiati clinicamente mediante esplorazione digito rettale, ecografia trans-rettale, agobiopsie multiple
trans-rettali ecoguidate con determinazione del grado secondo
Gleason, TC pelvica e scintigrafia ossea. È stato usato il TNM
versione 1998. Inoltre abbiamo suddiviso i pazienti in tre
gruppi in base al Gleason score indipendentemente dallo stadio; in particolare G 2-4; G 5-7; G8-10; questo ci permette di
valutare la variazione verso valori superiori o inferiori, maggiore o uguale a due.
Risultati: I 272 pazienti sottoposti a prostatectomia radicale
avevano una stadiazione clinica così composta: 3 T1a; 8 T1b;
71 T1c; 132 T 2a; 48 T 2b; 10 T3a. Tutti con N negativo alla
stadiazione clinica. Questi pazienti alla stadiazione patologica
sono risultati essere affetti da neoplasia intracapsulare (T2a-b)
in 211 (77,57%) casi mentre 61 erano i pazienti con neoplasia
extracapsulare. Ottenendo una corretta stadiazione del T in
221 casi (81,25%), una corretta stadiazione del N in 259 casi
(95,22%). Per quanto riguarda il Gleason score in 87 casi si è
avuta discrepanza tra quello ottenuto dalla biopsia confrontato
con quello del pezzo operatorio ma in 43 (15,8%) si è avuto il
cambiamento di gruppo, con variazione verso valori superiori
o inferiori, maggiore o uguale a due.
Conclusioni: La sottostadiazione clinica rappresenta ancora oggi
un problema importante tale da limitare o vanificare l’efficacia
dell’intervento; inoltre la linfadenectomia è l’unica metodica
che ci consente una valutazione del coinvolgimento linfonodale. Sicuramente da sottolineare è la discrepanza del gleason
score pre e post operatorio in una patologia in cui l’eterogeneità istopatologica è accertata.
Archivio Italiano di Urologia e Andrologia 2005; 77, 3, Supplemento 2
83
ABSTRACTS XV Congresso Nazionale Società Italiana di Urologia Oncologica
Abstract n. 196 - Comunicazione selezionata
RESEZIONE TRANSURETRALE (TURV) E RADIO-CHEMIOTERAPIA SIMULTANEA CON CISPLATINO (CDDP) E
GEMCITABINA (GEM) NEL TRATTAMENTO CONSERVATIVO DEL CARCINOMA INFILTRANTE DELLA VESCICA
(CV). RISULTATI A LUNGO TERMINE DI UNO STUDIO DI
DOSE FINDING
Caffo O.1, Fellin G.2, Graffer U.3, Valduga F.1, Vanoni V.2,
Mussari S.2, Bolner A.2
1
Oncologia Medica; 2Radioterapia; 3Urologia, Ospedale S. Chiara,
Trento
Obiettivi: Sebbene la cistectomia radicale rappresenti il trattamento di scelta per il CV, il trattamento conservativo con
TURV seguita da radioterapia (RT) associata a chemioterapia
può essere considerata una valida alternativa in casi selezionati [Urology 60: 62, 2003. J Clin Oncol 20: 3061, 2003]. Il farmaco usualmente associato a RT è stato per lunghi anni il
CDDP. Più recentemente la GEM si è dimostrata un farmaco
attivo nel trattamento delle forme avanzate di CV, oltre che
dotato di attività radiosensibilizzante e sinergismo con il
CDDP. Su queste basi, fra il 1999 e il 2002, è stato condotto
uno studio di dose finding che prevedeva un trattamento con
TURV seguita da RT associata a CDDP e GEM con l’obiettivo
di determinare la dose di GEM utilizzabile nel trattamento
combinato
Materiali e Metodi: Sono stati trattati consecutivamente 16
pazienti (età mediana 64 anni) affetti da CV in stadio T2-4 N0
M0. Dopo TURV lo schema prevedeva RT (54 Gy/30 sedute)
in associazione a CDDP 100 mg/mq (gg 1 e 22) e GEM 200500 mg/mq (gg 1, 8, 15, 22, 29 e 36). La tossicità è stata valutata secondo i criteri WHO, la risposta mediante cistoscopia e
biopsie a 2 mesi dalla fine del trattamento, la qualità di vita è
stata valutata prospetticamente con un questionario validato.
Scopo del presente lavoro è una valutazione dei risultati dopo
un follow-up mediano di 30 mesi.
Risultati: La dose di GEM è stata 200 mg/mq in 5 pazienti, 300
in 3, 400 in 3 e 500 in 5. Fino a 400 mg/mq non è stata riscontrata nessuna tossicità dose limitante; a 500 mg/mq si è verificata una perforazione intestinale trattata con chirurgia ed un
decesso correlato a una diarrea di grado 3; la tossicità di grado
3-4 è stata: ematologica in 4 pazienti (3 a 400 e 1 a 500 mg) e
diarrea in uno. Alla rivalutazione cistoscopica e bioptica tutti i
15 valutabili erano in remissione completa. La qualità di vita
non si è modificata significativamente rispetto alla valutazione
basale. I risultati dello studio sono stati pubblicati nel 2003
[Int J Radiat Oncol Biol Phys 57: 1310, 2003]. Attualmente,
dopo un follow-up mediano di 30 mesi, 4 pazienti hanno
manifestato una recidiva infiltrante e cistectomia di salvataggio
è stata praticata in 2 casi (uno dei quali è deceduto per progressione pelvica), gli altri pazienti sono vivi e senza evidenza
di malattia.
Conclusioni: La MTD della GEM in associazione a CDDP e RT
è di 400 mg/mq. Sia pure con i limiti legati alla numerosità del
campione e alla natura di dose-finding dello studio, con un
follow-up prolungato i risultati dell’aggiunta di tale farmaco
rimangono incoraggianti. Attualmente è in corso uno studio di
fase II per testare l’associazione su un campione più ampio di
pazienti e confermare i risultati preliminari dello studio di
dose-finding.
Abstract n. 197 - Poster
LA TERMOCHEMIOTERAPIA ABLATIVA CON MITOMICINA NELLE NEOPLASIE VESCICALI AD ALTO GRADO:
RISULTATI PRELIMINARI
Risi O., Milesi R., Spina R., Gozzo M., Favalli E., Pino P.
Unità Operativa di Urologia, Azienda Ospedaliera di Treviglio
84
Archivio Italiano di Urologia e Andrologia 2005; 77, 3, Supplemento 2
Introduzione e Obiettivi: Durante le ultime due decadi, molti
studi sperimentali hanno dimostrato che l’ipertermia locale, in
combinazione con agenti chemioterapeutici selezionati, procura un effetto antitumorale sinergistico nei tumori solidi, incluso il carcinoma transizionale superficiale della vescica. Il
Sistema Synergo(r) SB-TS 101, una tecnologia progettata specificamente per provvedere ipertermia locale nella vescica
simultaneamente a chemioterapia intravescicale, è stato testato clinicamente a partire dal 1988. L’attuabilità clinica, la sicurezza e l’efficacia di questo trattamento dei tumori superficiali
della vescica hanno dimostrato di ridurre significativamente i
tassi di ricorrenza, con effetti collaterali minimi. In uno studio
randomizzato non ancora pubblicato, pazienti di TCCB superficiale a rischio medio-elevato trattati con questo sistema
hanno presentato tassi di ricorrenza del 25% paragonati al
65% nel gruppo di controllo trattato con instillazioni MMC, in
un follow-up di 5 anni. Il Sistema Synergo(r) è un sistema di
irrigazione intravescicale guidato da computer combinato con
un’unità distributrice di energia. Il sistema di irrigazione consiste in un tubo e un catetere monouso. L’unità distributrice di
energia consiste in un generatore di radiofrequenza (RF) e in
un’antenna. Il trattamento comporta instillazioni intravescicali di un agente chemioterapico in concomitanza con ipertermia
delle pareti della vescica indotta tramite emanazione di energia
RF, monitorizzata da termocoppie interne. Un’apparecchiatura
specialmente progettata in combinazione con un software realtime regola l’operazione, presentando i dati processati sullo
schermo di un monitor. L’obiettivo del trattamento è quello di
riscaldare le pareti della vescica durante l’instillazione della
soluzione farmacologica. La soluzione farmacologica viene raffreddata da uno scambiatore di calore e fatta circolare senza
interruzione in un circuito chiuso. Il sistema comprende un
computer e, come interfacce utente, un monitor con schermo
sensibile al tatto e una tastiera. In aggiunta, sono inclusi un
generatore RF che emana energia a radiofrequenza (915 MHz)
un’unità per la circolazione del farmaco e un microprocessore
con software specifico. Il software specifico monitorizza e registra i parametri del trattamento nel corso della sessione e fornisce un’interfaccia utente in grado di avvisare immediatamente l’operatore nel caso di parametri fuori tolleranza. Lo
stesso catetere è un catetere sterile a triplo lume, in silicone,
del tipo Foley transuretrale che procura l’instillazione intravescicale del farmaco. Al suo interno sono incluse termocoppie
per monitorare la temperatura delle pareti della vescica, e
un’antenna RF, che irradia le pareti della vescica provocandone il riscaldamento alla temperatura necessaria. All’interno del
tubo di alimentazione sono presenti due termocoppie aggiuntive, che vengono utilizzate, nel caso di pazienti maschi, per
controllare le temperature nell’area dell’uretra prostatica. Un
palloncino consente di ancorare il catetere al collo della vescica. Il tubo di alimentazione, che ad un’estremità è connesso
all’unità di circolazione del farmaco e all’altra al sistema del
catetere, viene utilizzato per fare circolare la soluzione farmacologica verso e dalla vescica. Scopo di questo lavoro è valutare i risultati di tale metodica in un gruppo di pazienti con neoplasia vescicale plurirecidiva ad alto grado.
Metodi: Nel periodo marzo 2003-marzo 2005 abbiamo trattato 13 pazienti (12 maschi, una donna) affetti da neoplasia
vescicole multirecidiva con range di età tra 56 ed 85 anni a
trattamento ablativo con Mitomicica C somministrato per
mezzo del Sistema Synergo(r), con 2 cicli di 4 settimane (1
seduta a settimana con doppia somministrazione del farmaco)
con controllo cistocopico dopo il primo ciclo. Dopo il secondo ciclo si eseguiva Turb Mapping. Se risposta positiva al trattamento, seguiva ciclo di 6 mesi (1 seduta al mese) con dosaggio ridotto di Mitomicina (20 mg + 20 mg)con cistoscopia a 3
mesi ed un altro Turb Mapping alla fine dei sei mesi. La temperatura parete vescicole era 42±2 e tutti i pazienti sono sotto-
ABSTRACTS XV Congresso Nazionale Società Italiana di Urologia Oncologica
posti a terapia con anticolinergici per os (Tolterodina) ed antidolorifici per via endovenosa prima del trattamento. Tutti i
pazienti avevano eseguito ciclo di Bcg o Epirubicina intravescicale presentavano la seguente stadiazione: in 4 paz. pT1 G2;
2 paz pT1G3; 4 paz PT1 G2 + Cis; in 3 paz. Cis
Risultati: Dei 13 paz 11 sono valutabili (2 in fase di valutazione): uno sospeso per stenosi uretrale; uno per comparsa di K.
laringe; 2 recidive di altro grado (sottoposti a cistectomia); 1
deceduta per altri problemi (terminato il ciclo con uretrocisoscopia negativa); sei pazienti negativi ad un follow up medio
di otto mesi. Gli effetti collaterali, oltre al paziente con stenosi
uretrale, sono stati in due pazienti reazione allergica orticarie
al tronco ed arti, trattata con cortisone ed in 3 pazienti sintomi irratativi vescicali.
Conclusioni: La nostra casistica, seppur limitata e non omogenea e con un significato non statistico dei risultati, ci permette di affermare che la metodica sembra dare dei buoni risultati, considerata anche la scarsa invasività ed all’assenza di anestesia generale, in pazienti con neoplasia vescicale ad alto
grado, con fallimenti di precedenti terapie. Necessita ovviamente di uno studio multicentrico per confermare la validità
del trattamento in pazienti non pretrattati o a scopo profilattico. La metodica necessita di una curva di apprendimento da
parte dell’operatore, che risulta essere però abbastanza rapida.
Bibliografia
1. Colombo R, Brausi M, Da Pozzo LF, et al. Thermo-chemotherapy and
electromotive drug administration of MMC in superficial bladder cancer
eradication. Eur Urol 2000; 24:1
2. Brackman RB, Swanson DA, Johnson DE, et al. Role of intravesical
Mitomycin C in management of superficial bladder tumor. Urology 1998;
24:11
Abstract n. 198 - Poster
TRATTAMENTO DELLA PROLIFERAZIONE MICROACINARE ATIPICA DELLA PROSTATA (ASAP): NOSTRA ESPERIENZA
Pianezza O.1, Zanardi G.1, Feroldi F.1, Micheli E.1, Lembo
A.1, Chinaglia D.2
1
U.S.C. Urologia, 2U.O. Anatomia Patologica, Ospedali Riuniti di
Bergamo
Introduzione e Obiettivi: La proliferazione microacinare atipica
(ASAP) rappresenta una lesione anatomo-patologica il cui
significato clinico è attualmente oggetto di studio. Con il termine di ASAP si intende una proliferazione localizzata di piccoli acini della ghiandola prostatica con caratteristiche strutturali e di atipia citologica fortemente sospette, ma non completamente diagnostiche per adenocarcinoma. Presentiamo la
nostra esperienza in merito.
Metodi: Dal gennaio 2001 al settembre 2004 presso la
nostra unità operativa 2720 pazienti sono stati sottoposti
ad agobiopsia prostatica. In 24 casi (0.88%) è stata riscontrata la presenza di ASAP, confermata sempre dallo stesso
anatomo-patologo. L’età media dei pazienti era di 64.5 anni
(range 51 - 75). Tutti i pazienti sono stati monitorati con
ripetizione di mappaggi bioptici semestrali e dosaggio del
PSA trimestrale.
Risultati: Sono stati riscontrati 19 casi (79.2%) di carcinoma
prostatico (PCa), di cui 12 alla prima re-biopsia, 4 alla seconda, 2 alla terza, 1 alla quinta. 3 pazienti hanno presentato
una duplice negatività consecutiva all’esame istologico e
sono attualmente monitorati mediante controlli clinici semestrali; 2 pazienti sono risultati negativi alla prima re-biopsia
e sono in attesa di ulteriore mappaggio bioptico.
L’associazione di ASAP con neoplasia intraepiteliale ad alto
grado (HGPIN) è stata osservata in 3 casi, tutti evoluti in
neoplasia al successivo controllo bioptico. Fra i pazienti con
PCa, 11 sono stati sottoposti a prostatectomia radicale; 5
sono attualmente in ormonosoppressione; 2 sono stati persi
al follow-up; 1 con diagnosi istologica di microfocolaio neoplastico rifiuta per ora ogni trattamento. Il follow-up medio
è di 35 mesi.
Conclusioni: La mancata assoluta correlazione di sede tra ASAP
e neoplasia, rende controversa la definizione di ASAP come
lesione preneoplastica. Recenti dati in letteratura propongono
la prostatectomia radicale come trattamento per i pazienti con
diagnosi istologica di ASAP. La nostra esperienza, seppur limitata per l’esiguità del campione analizzato, conferma una più
elevata incidenza (79.2%) di PCa in questi pazienti; tuttavia la
negatività istologica osservata in 5 casi, non sembra giustificare un trattamento chirurgico radicale.
Bibliografia:
1. Leite KR, Mitteldorf CA, Camara-Lopes LH. Repeat prostate biopsies following diagnoses of prostate intraepithelial neoplasia and atypical small
gland proliferation. Int Braz J Urol 2005; 31:131
2. Moore CK, Karikehalli S, Nazeer T, Fisher HA, Kaufman RP Jr, Mian
BM. Prognostic significance of high grade prostatic intraepithelial neoplasia
and atypical small acinar proliferation in the contemporary era. J Urol
2005; 173:70
3. Brausi M, Castagnetti G, Dotti A, De Luca G, Olmi R, Cesinaro AM.
Immediate radical prostatectomy in patients with atypical small acinar proliferation. Over treatment? J Urol 2004; 172:906-8
4. Iczkowski KA, Cheng L, Qian J, Shanks J, Gadaleanu V, Bostwick DG,
Ramnani DM. ASAP is a valid diagnosis. Atypical small acinar proliferation. Hum Pathol 1999; 30:1403
Abstract n. 199 - Poster
COINVOLGIMENTO INTRAEPITELIALE DELLA PROSTATA
E DELLA VESCICOLA SEMINALE DA UROTELIOMA
VESCICALE: CASE REPORT
Viganò P.1, Picozzi S.1, Casu M.1, Giuberti A.1, Manganini
V.1, Strada G.1, Leone B.2
1
U.O. Urologia, A.O. San Gerardo, Monza; 2U.O. Anatomia
Patologica, A.O. San Gerardo, Monza
Introduzione: I tumori vescicali a cellule di transizione rappresentano il 95% delle neoplasie vescicali. Insorgono di norma
in età compresa tra i 50 e gli 80 anni, con un rapporto maschifemmine di 3 a 1.
Case report: Un uomo di 67 anni viene indagato per ematuria macroscopica. Gli esiti delle indagini depongono per la
presenza di una neoformazione vescicale multifocale. Viene
per questo sottoposto ad resezione transuretrale della neoplasia. L’esame istologico depone per un carcinoma uroteliale della vescica G3, infiltrante, multifocale per il quale si
decide di sottoporre il paziente a cistectomia radicale. La
descrizione macroscopica del pezzo riporta il quasi completo interessamento del versante mucoso della vescica da parte
di plurime vegetazioni biancastre, di aspetto necrotico.
Prostata e vescicole seminali appaiono indenni da infiltrazione. Alla microscopica le lesioni vescicali sono sostenute
da carcinoma uroteliale, a prevalente architettura papillare,
con aree minoritarie a crescita piatta, citologicamente scarsamente differenziato. La neoplasia infiltra il connettivo subepiteliale, con evidenza di marcato coinvolgimento dei vasi
linfatici. La tonaca muscolare è indenne. Sono presenti
metastasi ai linfonodi regionali. La prostata, campionata in
toto, mostra coinvolgimento massivo (bilateralmente in sede
posterolaterale e in tutte le sezioni, dall’apice alla base) da
parte di carcinoma, con modalità di crescita in situ, intraduttale e intraacinare. Le cellule neoplastiche, in più campi,
dislocano le cellule prostatiche, con modalità di crescita
Archivio Italiano di Urologia e Andrologia 2005; 77, 3, Supplemento 2
85
ABSTRACTS XV Congresso Nazionale Società Italiana di Urologia Oncologica
simil-pagetoide e non interessano mai lo stroma prostatico;
una analoga modalità di diffusione viene osservata in vescicola seminale sx.
Conclusioni: L’immunoreattività per le citocheratine 7 e 34 Beta
E 12 e la negatività per PSA, oltre alle caratteristiche citologiche (nucleoli poco evidenti, cromatina grossolanamente azzollata) confermano l’origine vescicale uroteliale e non prostatica
delle cellule neoplastiche. La diagnosi definitiva è di coinvolgimento intraepiteliale della prostata e vescicola seminale da
parte di carcinoma uroteliale della vescica.
Abstract n. 200 - Poster
RARA LOCALIZZAZIONE METASTATICA ALLA MANDIBOLA DA ADENOCARCINOMA PROSTATICO: CASE
REPORT
Viganò P., Picozzi S., Casu M., Giuberti A., Manganini V.,
Strada G.
U.O. Urologia, A.O. San Gerardo, Monza
Introduzione: Le metastasi ossee e in particolare vertebrali da
neoplasia prostatica sono comuni. Molto rare sono invece le
localizzazioni metastatiche alla mandibola e alla ragione maxillo facciale da adenocarcinoma della prostata. Le metastasi
mandibolari sono complessivamente rare (meno dell’1% di
tutti i tumori metastatizzano nell’area maxillo-facciale).
Riportiamo un caso di metastasi mandibolare come prima
manifestazione di neoplasia prostatica.
Case report: Un uomo di 82 anni giunge all’attenzione dei
colleghi maxillo-facciali per la comparsa di parestesie all’emilabbro sinistro con successiva tumefazione in regione
emimandibolare sinistra. In anamnesi non sono riferiti particolari disturbi di tipo urologico. Sottoposto a TC mandibolare si evidenzia una alterazione morfostrutturale che
interessa il terzo posteriore della branca orizzontale della
mandibola con sostituzione della spongiosa con tessuto a
densità intermedia. Viene effettuato un agoaspirato che
dimostra un quadro cellulare compatibile con localizzazione
secondaria da neoplasia epiteliale scarsamente differenziata.
Si procede ad exeresi della neoformazione con svuotamento
linfonodale latero cervicale sinistro. L’esame istologico definitivo depone per metastasi ossea mandibolare e linfonodale da adenocarcinoma di dubbia origine, renale o prostatica.
Il paziente viene sottoposto ad eco renale che risulta nei
limiti, dosaggio del PSA con valore di 388 ng/m l ed a un
esame obiettivo urologico compatibile con neoplasia prostatica. La successiva biopsia prostatica eseguita mediante tecnica a sestante evidenzia adenocarcinoma prostatico di
Gleason 4+5 su tutti i campioni bioptici. Il paziente viene
posto in blocco androgenico totale.
Conclusioni: I tumori metastatici alla mandibola e alla regione
maxillo-facciale sono molto rari (meno dell’1% di tutti i tumori) e originano generalmente da mammella, prostata, tiroide,
polmone e rene. Molto raro è l’esordio clinico riferito alla mandibola in pazienti con tumore di base indeterminato. Nella letteratura internazionale ne sono riportati circa 7 casi. Nel
nostro caso il paziente non aveva disturbi particolari riferibili
alla minzione o a patologie urologiche. Comune in questi
pazienti è la comparsa di neuropatie sensitive a carico della
regione interessata ed in particolare all’emilabbro, dovute con
ogni probabilità al coinvolgimento della branca nervosa trigeminale da metastasi ossea.
Bibliografia
1. Gaver A, et al. Orofacial pain and numb chin syndrome as the presenting symptoms of a metastatic prostate cancer. J Postgrad Med 2002; 48:283
2. Halachmi S, et al. Numb chin syndrome as the presenting symptom of
metastatic prostate carcinoma. Urology 2000; 55:286
86
Archivio Italiano di Urologia e Andrologia 2005; 77, 3, Supplemento 2
Abstract n. 201 - Poster
MORBIDITÀ E RISULTATI ONCOLOGICI DI UNA SERIE
PROSPETTICA DI PROSTATECTOMIE RADICALI (PR)
PER CARCINOMA PROSTATICO (CAP) CLINICAMENTE
AVANZATO (T3-T4, N0-N+)
Gontero P., Marchioro G., Pisani R., Zaramella S., Maso G.,
Fontana F., Sala M., Favro M., Kocjancic E., Monesi G.,
Frea B.
Clinica Urologica, Università del Piemonte Orientale, Novara
Obiettivi: La PR nei CaP localmente avanzati si delinea sempre
più come un’opzione terapeutica fattibile, anche se le casistiche sinora riportate in letteratura riguardano prevalentemente
stadi T3 clinici “limitati”. Riportiamo i dati di morbidità ed i
risultati oncologici iniziali di una serie prospettica e consecutiva di CaP clinicamente localmente avanzati sottoposti a PR
(criteri di esclusione: scintigrafia ossea positiva, PS32, età>75
anni).
Pazienti e Metodi: Dal 6/1998 al 10/2004, 51 pazienti (età
media 66,8) con CaP localmente avanzato (qualsiasi stadio clinico 3 T3, N0 o N+ definito sulla base della DRE, TRUS e TC),
età < 75, PS 0-1 e scintigrafia ossea negativa sono stati sottoposti a PR da parte di un singolo operatore. I dati di morbidità sono stati confrontati con una casistica consecutiva di 152
soggetti sottoposti a PR per CaP clinicamente organo confinato nello stesso periodo da parte dello stesso operatore. Tutti i
pazienti con margini chirurgici positivi (PSM), nadir del PSA
postoperatorio > 0.4 o ripresa biochimica di malattia nel follow-up, stadio patologico > T3a e/o N31 sono stati trattati con
radioterapia od ormonoterapia adiuvante o combinazione di
entrambe.
Risultati: Quando confrontati con la serie (152 pazienti) di
CaP organo confinati, i localmente avanzati presentavano
una incidenza maggiore di linfoceli (11% vs 3%, p<0.05),
di stenosi dell’anastomosi (26 vs 18%, p<0.05) e di stress
incontinence severa (3 2 pads) permanente (16% vs 10%,
NS).
Limitatamente allo stadio patologico, il 7% dei soggetti
erano pT2, il 29% pT3a, il 43% pT3b, il 21% pT4, il 41%
N1, il 4% N2. Complessivamente il 45% presentava PSM.
Ad un follow-up mediano di 30 mesi, 9 pazienti (17%)
non avevano effettuato alcuna terapia adiuvante ed erano
liberi da malattia, 36 (70%) erano in terapia adiuvante
ormonale (± radioterapia), 5 (9%) avevano fatto la sola
radioterapia adiuvante, 1 è risultato perso la follow-up, 5
(9%) erano morti (3 a motivo della malattia). In 10 casi
(19%) si è sviluppata ormonoresistenza (PSA>0.4), mentre
in 35 (70%) i valori di PSA risultavano <0.4. Nel periodo
di follow-up si sono avuti 3 casi di recidiva locale documentabile, di cui 1 con complicanze locali (idronefrosi
bilaterale).
Conclusioni: La PR in CaP localmente avanzati non mostra livelli di morbidità significativamente superiori rispetto ai CaP
organo-confinati. Limitatamente al periodo di follow-up attuale si evidenzia una bassa incidenza di complicanze locali ed un
discreto controllo sistemico della malattia (70%).
Abstract n. 202 - Poster
FATTORI PROGNOSTICI DI SOPRAVVIVENZA NEI CARCINOMI A CELLULE RENALI CON ISTOTIPO PAPILLARE
Ceratti G.1, Guglielmetti S.1, Kocjancic E.1, Marchioro G.1,
Crivellaro S.1, Maso G.1, Andorno A.2, Valente G.2, Bonvini
D.3, Faggiano F.3, Frea B.1
1
Clinica Urologica, 2Istituto di Anatomia Patologica, 3Dipartimento
di Igiene e Sanità Pubblica, Università del Piemonte Orientale,
Novara
ABSTRACTS XV Congresso Nazionale Società Italiana di Urologia Oncologica
Introduzione e Obiettivi: I carcinomi renali con istotipo papillare (PRCC) rappresentano il 14% dei carcinomi a cellule renali. Gli unici fattori prognostici sinora indagati in questo sottoptipo riguardano il tipo istologico e l’espressione del gene
MET. Obiettivo del presente studio è stato quello di valutare se
marcatori di proliferazione e di angiogenesi possano rivestire
un impatto prognostico indipendente rispetto ai fattori prognostici tradizionali.
Metodi: 47 pazienti con PRCC (follow up mediano 40, min 24,
max155 mesi) sono stati valutati retrospettivamente dal 1989
al 1997 ed in modo prospettico dal 1998 al 2002. Il tipo istologico (basofilo/eosinofilo) è stato rivalutato da un patologo di
riferimento ed è stata valutata l’espressione immunoistochimica dell’anticorpo MIB-1 (Ki67), del VEGF, del CD31 e del gene
MET. L’analisi statistica è stata condotta utilizzando il modello
di COX (che tiene conto della variabile tempo per quantificare un hazard ratio).
Risultati: Stadio e MIB-1 (tabella 1) sono risultate essere le uniche due variabili in grado di condizionare in modo indipendente un rischio siginificativo di morte. Invece l’istotipo basofilo è risultato condizionare un rischio significativo di morte
solo nell’analisi univariata, mentre l’espressione di MET, l’istotipo, il CD-31 ed il VEGF non hanno mostrato alcuna utilità
prognostica.
Conclusioni: Il MIB-1 (Ki67) è risultato essere il fattore prognostico di gran lunga più importante nei carcinomi renali con
istotipo papillare.
Abstract n. 203 - Poster
CARCINOMA DELLA PROSTATA E IMMUNOTERAPIA:
STUDIO SULLA FREQUENZA DEI LINFOCITI T CD8+
TELOMERASI-SPECIFICI
Traverso P.1, Romagnoli A.1, Filaci G.2, Fravega M.1,
Simonato A.1, Ambruosi C.1, Indiveri F.1, Corbu C.1,
Carmignani G.1
1
Clinica Urologica “L. Giuliani” Università degli Studi di Genova;
1
Dipartimento di Medicina Interna, Università degli Studi di
Genova
Introduzione: La telomerasi riveste un particolare interesse
tra gli Antigeni Tumore (ATA) in quanto è espressa in circa
il 90% delle neoplasie ed è possibile generare dal sangue
periferico di soggetti sani e affetti da neoplasia, linee di linfociti T citotossici specifici per la telomerasi. Tuttavia ad
oggi vi sono dati discordanti in merito alla frequenza ed
alla attività funzionale della telomerasi, tali risultai sono
indispensabili per porre le basi di una immunoterapia telomerasi-specifica in pazienti selzionati. In questo studio
quantifichiamo la frequenza e l’azione citolitica di linfociti
T CD8+ specifici per la telomerasi p540 telomerasi-specifici nel sangue di pz. HLA-A2+ affetti da neoplasia prostatica.
Materiali e Metodi: Abbiamo utilizzato come antigene l’I540
comprendente i residui 540-548 della telomerasi, un peptide
presentato nel contesto delle molecole HLA-A2 di classe I.
Abbiamo reclutato 18 pazienti HLA-A2+ affetti da neoplasia
prostatica (17 con malattia clinicamente localizzata e poi sottoposti a prostatectomia radicale retropubica presso il nostro
Istituto, 1 con malattia metastatica). Come controllo abbiamo
utilizzato 2 pz. HLA-A2- affetti da neoplasia prostatica e 4 soggetti sani HLA-A2+.
Abbiamo eseguito le seguenti valutazioni:
a) Conteggio, mediante immunofluorescenza, del numero
totale di linfociti T CD8+ circolanti reattivi per i tetrametri
HLA-A2 preventivamente caricati con il peptide I-540;
b) calcolo della frequenza dei precursori CTL specifici per il
peptide I-540 utilizzando la procedura “limiting dilution”;
c) generazione di linee di CTL specifici per il peptide -540, e
test di lisi cellulare, specifico per linee cellulari anche autologhe di carcinoma prostatico.
Risultati: La percentuale dei linfociti T CD8+ specifici per l’I540 nei pazienti HLA-A2+ affetti da neoplasia prostatica è stata
significativamente più alta (P< 0,001) che nei gruppi di controllo. Abbiamo quindi valutato la frequenza dei linfociti T
CD8+ in rapporto alle cellule che esprimono la telomerasi in
18 soggetti affetti da neoplasia prostatica, riscontrando che 13
hanno mostrato la presenza di linfociti T citotossici telomerasi-specifici. La presenza di CTL telomerasi specifica è stata
verificata anche mediante un test di lisi, risultato positivo, per
cellule tumorali prostatiche HLA-A2+ telomerasi positive,
anche autologhe.
Conclusioni: I risultai del nostro studio sembrano supportare la
fattibilità di un protocollo clinico basato sull’utilizzo alcuni
peptidi della telomerasi come agente immunizzante in pazienti affetti da carcinoma della prostata. I risultati evidenziano
inoltre la necessitaà di un approfondito studio immunologico
del paziente prima di un eventuale protocollo di vaccinazione.
Una rigorosa selezione dei Pazienti si renderebbe necessaria al
fine di poter ottimizzare un a soluzione terapeutica immunologicamente personalizzata.
Abstract n. 204 - Poster
GLI EFFETTI DELL’ETÀ SULLE COMPLICANZE PRECOCI
DOPO NEOVESCICHE ORTOTOPICHE
Corbu C.1, Tognoni P.1, Sanguineti G.2, Carmignani G.1
1
Istituto di Clinica Urologia “Luciano Giuliani”, Genova, Italia;
2
Dipartimento di Radioterapia, Università del Texas, Galvestone,
Texas, USA
Introduzione e Obiettivi: Abbiamo valutato la nostra casistica di
neovesciche ortotopiche (NVO) per stabilire se tale intervento
sia sicuro ed a basso rischio anche nei pazienti (pts) anziani e
verificare se l’aumento dell’età determini un aumento delle
complicanze precoci.
Metodi: Tra Novembre 1994 e Maggio 2005, 211 pts sono
stati sottoposti a cistectomia radicale e creazione di NVO
nel nostro reparto. L’età media è risultata essere di 66 anni
(range: 41-82). Le complicanze sono state divise in mediche e chirurgiche, minori e maggiori. Abbiamo analizzato i
possibili fattori di rischio come la data dell’intervento, il
sesso, l’età, il punteggio ASA della valutazione anestesiologica, il primo operatore, l’estensione della linfadenectomia,
il tipo di neovescica, il tipo di anastomosi ureterale (se
refluente o antireflusso), il tipo di tutore ureterale (stent o
splint), l’estensione locale del tumore (T), lo stato dei linfonodi (N), il grading della neoplasia (G). Sono state eseguite analisi uni- e multivariate di questi fattori di rischio
per stabilire se potessero influenzare le complicanze mediche o chirurgiche.
Risultati: Nel periodo post-operatorio, 7 pts sono morti
(3,31%); si sono verificate 21 complicanze maggiori in 20 pts
(9,47%) e 62 complicanze minori in 55 pts (26%). La degenza media è risultata essere di 21 giorni. All’analisi uni- e multivariata, l’età è risultata essere statisticamente significativa
(p=0,002) nel determinare le complicanze di tipo medico
(stratificazione continua) ma non quelle di tipo chirurgico
(p=0,66). Da notare che il punteggio ASA non è risultato significativo nel determinare un aumento delle complicanze, né
mediche né chirurgiche.
Conclusioni: Nella nostra casistica relativa alle NVO, abbiamo
riscontrato un aumento della morbidità nella popolazione
anziana ma questi risultati sono in massima parte dovuti a
complicanze di tipo medico e nella maggior parte dei casi non
hanno avuto una rilevanza clinica.
Archivio Italiano di Urologia e Andrologia 2005; 77, 3, Supplemento 2
87
ABSTRACTS XV Congresso Nazionale Società Italiana di Urologia Oncologica
Abstract n. 205 - Poster
CANCRO PROSTATICO: LE LINEE GUIDA DIAGNOSTICOTERAPEUTICHE DELL’ISTITUTO NAZIONALE PER LO
STUDIO E LA CURA DEI TUMORI DI MILANO
Valdagni R.1, Nicolai N.2, Villa S.3, Salvioni R.2, Biasoni D.2,
Valvo F.3, Bedini N.3, Carbone A.4, Pellegrinelli A.4,
Donegani S.5, Bosisio M.5, Seregni E.6, Spreafico C.7,
Ripamonti C.8, Campa T.8, Fagnoni E.8, Vera Righi L.9,
Catena L.10, Procopio G.10, Bajetta E.10
1
Responsabile Programma Prostata, Istituto Nazionale per lo Studio
e la Cura dei Tumori, Milano; 2U.O. Urologia; 3U.O. Radioterapia;
4
U.O. Anatomia Patologica; 5U.O. Psicologia; 6U.O. Medicina
Nucleare; 7U.O. Radiologia; 8U.O. Terapie Palliative; 9Programma
Prostata; 10U.O. Oncologia Medica, Istituto Nazionale per lo Studio
e la Cura dei Tumori, Milano
Introduzione e Obiettivi: La necessità di definire, condividere e
utilizzare intra-istituzionalmente linee guida di comportamento nella gestione del paziente affetto da cancro prostatico deriva dalla crescente complessità e mutevole dinamicità delle
informazioni diagnostiche e terapeutiche attualmente disponibili, dalla necessità di ridurre i costi dell’assistenza migliorando il livello qualitativo, dalla necessità di informare l’utenza
dei principi scientifici che giustificano le strategie proposte o
attuate, dalla necessità di effettuare adeguatamente il monitoraggio e misurare la qualità delle prestazioni fornite. Con questa finalità, all’ Istituto Nazionale per lo Studio e la Cura dei
Tumori è stato costituito un gruppo di lavoro polispecialistico
nell’ambito del Programma Prostata attivato nel settembre
2004.
Metodi: Per la definizione delle linee guida diagnostico-terapeutiche sono stati considerati essenziali i seguenti requisiti:
gruppo di lavoro multidisciplinare con la partecipazione di
urologi, oncologi radioterapisti, oncologi medici, terapisti del
dolore, anatomopatologi, radiologi, medici nucleari e psicologi; ricerca sistematica delle evidenze cliniche disponibili; schema di grading CeVEAS per forza e livello di efficacia delle raccomandazioni; revisione delle raccomandazioni prodotte, da
parte di un gruppo di specialisti esterni; previsione di attivare
procedure di implementazione, di monitoraggio dell’ effettivo
uso e di controllo della qualità di applicazione delle linee
guida.
Risultati: Sono fornite raccomandazioni per gli aspetti diagnostici relativi al PSA, alle biopsie prostatiche, all’esame
istologico condotto sui prelievi bioptici e sul pezzo operatorio, alle indagini clinico-strumentali di stadiazione. Le strategie terapeutiche sono identificate sulla base delle classi di
rischio mutuate da NCCN con le sole modificazioni per la
categoria di Gleason Pattern Score = 7 (suddivisa in 3+4 e
con cambio di classe, 4+3) e per l’inserimento dello stadio
T3c (TNM 1992) in classe di rischio alto. Le proposte terapeutiche sono conseguentemente determinate dal rischio
basso, intermedio, alto o molto alto di fallimento atteso;
sono date specifiche raccomandazioni sul trattamento della
malattia loco-regionale e metastatica, sull’utilizzazione dell’ormonoterapia neo-adiuvante-adiuvante e sull’uso della
radioterapia post-operatoria. Le linee guida forniscono indicazioni anche per un uso appropriato sia dell’”osservazione”
sia della “sorveglianza attiva” e raccomandazioni sul sostegno psicologico e di decision making che può essere proposto al paziente. Vengono ancora fornite raccomandazioni
sulla prescrizione delle terapie di salvataggio, sulle terapie
palliative e sulle modalità procedurali di follow-up. In sintesi, le linee guida forniscono indicazioni procedurali condivise sulle strategie ottimali adattandole alla classe di
rischio di fallimento del paziente, alle caratteristiche del
tumore, alla aspettativa di vita e alle preferenze personali del
paziente.
88
Archivio Italiano di Urologia e Andrologia 2005; 77, 3, Supplemento 2
Bibliografia
1. Bahnson RR et al. National Comprehensive Cancer Network. NCCN
Practice Guidelines for Prostate Cancer. Oncology 2000; 14:111
2. Schema di grading del Centro per la Valutazione dell’Efficacia
dell’Assistenza Sanitaria (Ce.V.E.A.S.) www.ceveas.it
3. Sign 50: A Guideline Developers’ Handbook. Sign Publication N. 50,
2001. Updated 2004
Abstract n. 207 - Poster
DOCETAXEL, VINORELBINE AND ZOLEDRONIC ACID AS
FIRST LINE TREATMENT IN PATIENTS WITH HORMONE
REFRACTORY PROSTATE CANCER
Di Lorenzo G.1, Autorino R.2, Perdonà S.3, De Laurentiis
M.1, Cancello G.1, Napodano G.4, Montanaro V.4, Altieri V.4,
D’Armiento M.2, Bianco A.R.1, De Placido S.1
1
Dipartimento di Oncologia Clinica e Molecolare; 2Clinica
Urologica, Seconda Università degli Studi; 3UO Urologia, INT
Fondazione G. Pascale; 4Clinica Urologica, Università Federico II,
Napoli
Background: The current study investigated the impact on biochemical and objective response and tolerability of weekly
docetaxel, vinorelbine and montly zoledronic acid as first line
chemotherapy in symptomatic patients with hormone refractory prostate cancer (HRPC).
Methods: Patients were treated with docetaxel 25 mg/m2 and vinorelbine 15 mg/m2, intravenously for 3 consecutive weeks followed
by a 1 week rest repeatedly until disease progression. Zoledronic
acid was administered monthly. Changes in PSA levels, tumoral
response and toxicity were evaluated. QoL was also assessed.
Results: 24 men (median age 68 years) were treated. 53%
achieved a 50% or greater reduction in PSA. An objective
response was observed in 3 of 11 patients with measurable
disease (27%). The most important toxicity was represented
by neutropenia (Grade 3 = 22%). Overall, 42% of patients
achieved a QoL improvement.
Conclusions: The combination docetaxel, vinorelbine and zoledronic acid was found to be associated with improvement in
clinical benefit and biochemical response and well tolerated as
first line treatment in HRPC.
Abstract n. 208 - Comunicazione
STUDIO DELL’ESPRESSIONE DEL GENE GLUTATIONE-STRANSFERASI (GSTP1) COME MARKER MOLECOLARE
SIERICO PER LA DIAGNOSI PRECOCE DEL CARCINOMA
PROSTATICO
Gunelli R.1, Valmori L.2, Fiori M.1, Hanitzsch H.1, Lilli P1.,
Saltutti C.1, Vivacqua C.1, Zenico T.1, Bercovich E.1
1
UO di Urologia, O.C. “G.B. Morgagni-L. Pierantoni”, AUSL di
Forlì; 2Associazione Urologica Morgagni, Forlì
Introduzione: Il carcinoma della prostata è uno dei tumori più
frequenti nel sesso maschile. Attualmente il marker utilizzato
nella diagnosi e nel follow up è il PSA, tuttavia una cospicua
percentuale di casi dimostra una assenza di correlazione tra la
presenza del tumore ed i valori del PSA. La ricerca scientifica
si è pertanto indirizzata verso lo studio della patogenesi del
carcinoma della prostata in senso molecolare e lavori condotti
su tessuto prostatico testimoniano come l’inattivazione del
gene glutatione-S-transferasi (GSTP1), causata dalla ipermetilazione, costituisca un possibile “bio-marker” nel carcinoma
della prostata. Si è voluto nel nostro studio valutare l’efficacia
diagnostica della ricerca del gene GSTP1 sul siero al fine di
poter rendere il test di facile esecuzione e senza la obbligatorietà di un prelievo istologico e poterlo così proporre come
ausilio nella diagnosi precoce del carcinoma prostatico.
ABSTRACTS XV Congresso Nazionale Società Italiana di Urologia Oncologica
Materiali e Metodi: Si è realizzato uno studio epidemiologico di
tipo caso-controllo eseguendo il test su campioni di sangue
periferico di soggetti suddivisi in 3 categorie: pazienti con carcinoma prostatico, ipertrofia prostatica e soggetti sani. La
metodica prevede l’estrazione del DNA circolante da siero, il
trattamento del DNA con sodio bisulfito, l’amplificazione
mediante Polimerase Chain Reaction con oligonucleotidi specifici per le sequenze metilate e non metilate (MSP:methylation specific PCR) e rivelazione tramite elettroforesi su gel di
agarosio. Si è utilizzato il kit Ampli GSTP1 prodotto dalla DiaChem Italia e distribuito da Bird srl.
Risultati: Nei soggetti sani (15/15) non si sono riscontrati casi
di ipermetilazione del promotore del gene GSTP1, mentre il
45.23% dei campioni di pazienti affetti da ipertrofia prostatica
è risultato ipermetilato (19/42) raggiungendo l’81.81% di
positività nei pazienti affetti da carcinoma prostatico (18/22).
Discussione: La letteratura scientifica riconosce nella inattivazione somatica del gene GSTP1 una delle lesioni precoci nel
processo di carcinogenesi della prostata. La totale assenza di
ipermetilazione del promotore del gene GSTP1 nel sangue
periferico di soggetti sani e la marcata positività nei pazienti
affetti da carcinoma si accordano e confermano i dati della letteratura, relativi ad esami condotti su tessuto bioptico, rivelando una elevata sensibilità e specificità dell’analisi. L’esito di
questa prima fase sperimentale è estremamente incoraggiante
ed i dati fino qui riportati, pur se preliminari, ci spingono a
proseguire lo studio fino al raggiungimento della numerosità
dei campioni prevista al fine di ottenere risultati statisticamente significativi e poter così confermare l’importanza del test
come valido ausilio per la diagnosi precoce nel carcinoma prostatico.
Bibliografia
1. Ehou M, et al. Quantitative GSTP1 methylation levels correlate with
Gleason grade and tumor volume in prostate needle biopsies. J Urol
2004;171:2195
2. Nakayama M, et al. GSTP1 CpG Island Hypermethylation as a molecular Biomarker for Prostate Cancer Journal of Cellular Biochemistry 2004;
91:540
Abstract n. 209 - Poster
TUMORECTOMIA RENALE: PARAMETRI DI VALUTAZIONE DEL GEL DI TROMBINA NELL’EMOSTASI CHIRURGICA
Bertini R., Sangalli M., Roscigno M., Pasta A., Mazzoccoli
B., Angiolilli D., Da Pozzo L.F., Colombo R., Bocciardi A.,
Rigatti P.
U.O. Urologia, Università Vita-Salute San Raffaele, Milano
Introduzione e Obiettivi: Negli ultimi anni si è assistito ad un
incremento della chirurgia conservativa “nephron-sparing”, in
elezione e soprattutto di necessità, per la terapia del tumore
renale localizzato. L’enucleoresezione del tumore renale, che
può essere eseguita senza o con ischemia a caldo o a freddo,
impone un’accurata tecnica emostatica. Scopo dello studio è
stata la valutazione dell’efficacia del gel di trombina in corso di
chirurgia renale conservativa.
Metodi: Dal giugno 2004 al giugno 2005, 41 pz (età media 63
aa), sono stati sottoposti ad intervento chirurgico di tumorectomia renale per neoplasia. Caratteristiche dei pz.: M/F 23/18;
Dx/Sx/Bilaterale 18/18/5; Sede terzo Sup./Medio/Inf. 7/22/17;
Creatininemia preoperatoria 0,94+0,32 mg./dL. 4 pz. erano
monorene chirurgico ed in 4 casi era presente una patologia
benigna al rene controlaterale. In tutti i pz. dopo l’enucleoresezione della neoformazione sono stati apposti punti di sutura
emostatici su eventuali soluzioni di continuo della via escretrice e sui vasi di calibro maggiore della trancia di sezione. In 15
pz. l’emostasi è stata completata con utilizzo della colla di
trombina; in 20 pz. con apposizione di punti transfissi ed
interposizione di tessuto adiposo perirenale; in 6 pz. con la
colla chirurgica di cianoacrilato (rispettivamente gruppo 1,
gruppo 2, gruppo 3). Il gel di trombina è stata impiegata anche
nell’emostasi di lesioni accidentali di rami segmentari durante
l’isolamento dei vasi renali (4 pz. con neoformazione ilare) e
del parenchima splenico (2 pz.).
Risultati: Le dimensioni del tumore erano comprese tra 1.0 e
7.3 cm (media 3.0 cm). Il tempo operatorio medio è stato di
133 min (d.s. ± 40 min). Un’ischemia a caldo è stata eseguita
in 19 pz. e il tempo medio di ischemia è stato di 17 min; le
perdite ematiche medie sono state 459 cc (d.s. ± 342 cc). La
degenza media postoperatoria è stata di 6 giorni (range 3-11
gg). Il tempo operatorio si è dimostrato sovrapponibile nei 3
gruppi di pz. (la colla di trombina è stata utilizzata nei 6 interventi di tumorectomia bilaterale). Il tempo medio di ischemia
è stato minore nel gruppo 1 rispetto al gruppo 2: 14.44 min ±
5.17 vs 18.75 min ± 6.54 rispettivamente; anche le perdite
ematiche si sono rilevate minori nel gruppo 1 rispetto ai gruppi 2 e 3 (mediana 250 cc vs 400 cc vs 700 cc).Nel gruppo 1
sono stati trasfusi 7 pz. per un totale di 14 sacche di sangue;
nel gruppo 2 sono state trasfuse 20 unità di sangue in 10 pz.;
nel gruppo 3 due pz. hanno ricevuto 3 sacche di sangue. Il
delta della creatininemia, calcolato come differenza tra il valore postoperatorio e preoperatorio, nel gruppo 2 si è rilevato
essere maggiore una volta e mezzo rispetto al valore del gruppo 1 (0.10 vs 0.25). Alla analisi multivariata si è osservata solo
una correlazione statisticamente significativa tra il tempo di
ischemia intraoperatorio e la degenza (p=0.01).
Conclusioni: L’utilizzo della colla di trombina in corso di chirurgia conservativa renale si è dimostrato un valido presidio
emostatico, riducendo il tempo di ischemia e le perdite ematiche, pur essendo statisticamente sovrapponibile alla tecnica
chirurgica classica (gruppi 2 e 3). Tuttavia l’uso del gel di trombina, in condizioni particolari, quali una lesione accidentale di
un ramo segmentario dei vasi renali e/o della capsula propria
del rene, aumenta la possibilità di una terapia conservativa
senza sacrificare ulteriormente la funzionalità renale residua.
Abstract n. 210 - Poster
RUOLO DELLA RADIOTERAPIA NELLA PROFILASSI
DELLA GINECOMASTIA INDOTTA DA BICALUTAMIDE
NEL CARCINOMA PROSTATICO
Bellia S.R.1, Cozzupoli P.2, Arcudi L.2, Calipari N.1, Cimino
S.1, Malara S.1, Marchione A.M.1, Odantini R.1, Sgrò E.2,
Sicuro O.2, Veneziano D.2, Al Sayyad S.1
1
U.O. di Radiotearapia Oncologica; 2U.O. di Urologia e Trapianti di
rene, Azienda Ospedaliera “Bianchi-Melacrino-Morelli”, Reggio
Calabria
Introduzione e Obiettivi: La ginecomastia costituisce un effetto
indesiderato altamente probabile (3 66%) nei pazienti con carcinoma prostatico non metastatico sottoposti a trattamento
ormonale a base di bicalutamide ad alte dosi. L’irradiazione
delle ghiandola mammaria, eseguita prima della somministrazione di bicalutamide, si è rivelata un’utile presidio in grado di
prevenire, con una elevata percentuale di successo, la comparsa di tale effetto collaterale nonché della mastodinia. Entrambi
i suddetti effetti indesiderati, sebbene raramente severi, possono condurre in una sensibile percentuale di casi, intorno al
20%, alla sospensione della terapia ormonale. Al fine di ottenere i suddetti benefici e, nel contempo, di valutare la tossicità di tale approccio abbiamo rivalutato retrospettivamente la
nostra casistica.
Metodi: Dal maggio ‘04 al maggio ‘05 sono stati arruolati 15
pazienti affetti da carcinoma prostatico non metastatico candiArchivio Italiano di Urologia e Andrologia 2005; 77, 3, Supplemento 2
89
ABSTRACTS XV Congresso Nazionale Società Italiana di Urologia Oncologica
dabili per un trattamento ormonale con bicalutamide 150
mg/die in monoterapia. I pazienti sono stati sottoposti al trattamento radiante di entrambe le ghiandole mammarie per una
dose totale di 1000 cGy in frazione unica il giorno 0, giorno
immediatamente precedente l’inizio della terapia ormonale. La
tecnica utilizzata ha visto l’impiego di due campi diretti con
elettroni, di forma circolare, di energia compresa tra 6 e 10
MeV, centrati sui capezzoli. L’intento era di irradiare due cilindri di tessuto del diametro di 5 cm e della profondità desiderata in maniera da coprire adeguatamente il volume di tessuto
compreso tra la cute e la parete toracica.
Risultati: Dopo un follow-up medio di 301 giorni (range 52462) l’incidenza di ginecomastia è stata del 20% (3/15) assumendo come cut off un diametro massimo della ghiandola 3 3
cm. La percentuale di mastodinia è stata del 33,3% (5/15): in
4 casi (26,6%) di grado lieve-moderato; in 1 solo caso di grado
moderato-severo (6,6%). Relativamente agli effetti collaterali
acuti è stata osservata la comparsa, nella sede irradiata, di 2
casi di eritema (13,3%), 1 caso di irritazione cutanea (6,6%),
2 casi di prurito (13,3%), 4 casi di iperestesia (26,6%) ed infine di 1 caso di dolore (6,6%). In tutti i casi la durata degli
effetti collaterali acuti è stata inferiore alle 2 settimane con la
sola eccezione dei casi di iperestesia, effetto indesiderato tutt’ora presente nei pazienti in cui è stato riscontrato.
Conclusioni: I risultati osservati, sia pure dopo un follow-up
piuttosto breve e su un campione di pazienti limitato, sembrano confermare che la radioterapia, nell’ambito di una strategia
di prevenzione della ginecomastia secondaria al trattamento
con bicalutamide, risulta essere un trattamento efficace e ben
tollerato.
Bibliografia
1. Iversen P. Bicalutamide monotherapy for early stage prostate cancer: an
update. J Urol 2003; 170:S48
2. CJ Tyrrell, H Payne, TLJ Tammela, A Bakke et al. Prophylactic breast
irradiation with a single dose of electron beam radiotherapy (10 GY) significantly reduces the incidence of bicalutamide-induced gynecomastia. Int J
Radiat Biol 2004; 60:476
Abstract n. 211 - Poster
L’IMPATTO ECONOMICO DEI TUMORI SUPERFICIALI
DELLA VESCICA IN UN REPARTO DI UROLOGIA
Sandri S.D., Camazzola M., Portalupi W., Sommariva M.,
Malini A.
Unità Operativa di Urologia e Unità Spinale, Ospedale “G.
Fornaroli”, Magenta
Introduzione e Obiettivi: Il tumore della vescica rappresenta la
patologia neoplastica di più frequente riscontro in un Reparto
di Urologia, sia per la sua elevata incidenza, ma soprattutto per
l’elevata probabilità di recidiva e la possibilità di progressione,
che richiedono l’attuazione di terapie preventive protratte e di
numerosi controlli. Pertanto il costo di tali interventi terapeutici e preventivi incide notevolmente sul bilancio di un
Reparto di Urologia e del SSN. Lo scopo di questo studio è di
riportare l’impatto economico calcolato sulla base dei nuovi
casi di tumori superficiali della vescica osservati nel corso di
un anno e seguiti con un follow up di un anno tenendo conto
dei costi delle singole procedure e delle recidive osservate.
Materiali e Metodi: Nell’anno 2003 abbiamo osservato 72 nuovi
casi di tumori vescicali che sono stati sottoposti a resezione
transuretrale (TURBK). 20 sono risultati infiltrare la muscolare e pertanto vengono esclusi dal presente studio. Dei 52 casi
in studio, 15 sono stati sottoposti a un ciclo di 8 instillazioni
vescicali di Mitomicina C (MMC) 40 mg settimanali, 9 a un
ciclo di 6 instillazioni vescicali di BCG settimanali, 7 a un ciclo
di mantenimento con MMC 40 mg mensile per 8 mesi e 5 ad
90
Archivio Italiano di Urologia e Andrologia 2005; 77, 3, Supplemento 2
un ciclo di mantenimento con BCG settimanale per 3 settimane ogni 3 mesi per 9 mesi. Per controllo sono state eseguite
negli stessi pazienti 83 citologie urinarie, 49 cistoscopie e 9
biopsie vescicali. Le recidive si sono verificate in 20 pazienti
(pari al 38% dei casi) e hanno richiesto l’esecuzione di 18
TURBK e 2 cistectomie. I numeri rappresentano i valori reali
di riscontro, considerando che alcuni soggetti devono interrompere le instillazioni in quanto non tollerate mentre altri
non si presentano ai controlli endoscopici programmati.
Risultati: Il costo di un TURBK, considerando sia l’atto operatorio, l’esame istologico e le spese per la breve degenza, è risultato pari a 2.567 €, quello delle biopsie vescicali attuate in day
hospital in anestesia generale è risultato pari a 852 €, quello
di una cistoscopia ambulatoriale di 108 €, quello di una citologia urinaria di 15,34 €, e quello di una instillazione di MMC
o BCG di 145 €. Infine il costo di una cistectomia è risultato
pari a 6.000 €. Considerando pertanto il numero di procedure descritte in precedenza, il costo totale comprensivo del
primo TURBK e dei successivi controlli o trattamenti delle
recidive dei 52 casi osservati per un anno è risultato assommare a 250.084,66 € pari a 4.809 € spese per ogni nuovo
paziente visto per il primo anno di follow-up.
Conclusioni: Nonostante l’attuazione di un trattamento completo comprensivo di mantenimento per la prevenzione delle
recidive da tumore superficiale della vescica, il numero di queste rimane ancora molto elevato (38% dei casi) e ciò comporta un’elevata spesa sia per l’attuazione delle terapie preventive
(58.395 €), ma soprattutto per il trattamento delle recidive
(58.206 €). Risulta pertanto fondamentale riuscire ad ottenere un trattamento che consenta di ridurre le recidive al fine di
contenere le spese oltre a migliorare la qualità e quantità di vita
dei nostri pazienti.
Abstract n. 212 - Poster
CARCINOMA NEUROENDOCRINO A PICCOLE CELLULE
DELLA PROSTATA: RAPIDA EVOLUTIVITÀ DI MALATTIA
IN CORSO DI TRATTAMENTO
De Dosso S.1, Procopio G.1, Catena L.1, Fusi A.1, Ferrari L.1,
Martinetti A.1, Torelli T.2, Valdagni R.3, Maccauro M.4,
Bajetta E.1
1
S.C. Oncologia Medica 2; 2S.C. Chirurgia Urologica; 3Direzione
Scientifica; 4S.C. Medicina Nucleare. Istituto Nazionale per lo
Studio e la Cura dei Tumori, Milano
Introduzione: La variante istologica “carcinoma neuroendocrino
a piccole cellule” identifica un gruppo di neoplasie che, indipendentemente dalla sede di origine, manifestano un comportamento clinico estremamente aggressivo. Storia naturale e
prognosi del microcitoma della prostata risultano pertanto differenti rispetto all’adenocarcinoma puro e a quello con differenziazione neuroendocrina. Il paziente: Uomo di 69 anni, che
nell’agosto 2004, in seguito ad accertamenti per macroematuria, aveva eseguito agobiopsia prostatica, con diagnosi di carcinoma della prostata localmente avanzato a istologia coerente
con “small cell carcinoma”. Cromogranina A sierica 120 U/L e
PSA 0.5 ng/ml. Inizia terapia con Casodex 150 mg/die in associazione a Lanreotide 60 mg ogni 28 giorni, con progressione
di malattia, dopo 1 mese di trattamento, a livello addominale,
manifestatasi con insufficienza renale acuta ed occlusione intestinale, risolte con posizionamento di nefrostomia percutanea
destra e colostomia di protezione. La successiva RT pelvica è
risultata inefficace, con ulteriore progressione addominale e
comparsa di secondarismi polmonari, epatici ed ossei. Terapia
e decorso clinico: Giunge alla nostra osservazione nel dicembre 2004 per attivazione di terapia “di salvataggio”. Vista la
persistente alterazione delle prove di funzionalità renale, veniva attivato trattamento con solo VP16 al dosaggio di 150
ABSTRACTS XV Congresso Nazionale Società Italiana di Urologia Oncologica
mg/m2, ogni 21 giorni. Alla rivalutazione dopo 2 mesi di terapia si evidenziava un incremento delle note lesioni epatiche e
polmonari e raddoppio volumetrico della localizzazione addominale. Per le scadute condizioni cliniche, veniva impostata
sola terapia di supporto, fino al decesso, avvenuto nel marzo
2005, per progressione di malattia.
Discussione: Il carcinoma neuroendocrino a piccole cellule
della prostata rappresenta una variante istologica caratterizzata da spiccato indice di aggressività, rispetto al comune adenocarcinoma, benché quest’ultimo possa sviluppare una progressiva androgenoindipendenza e con essa una differenziazione neuroendocrina. Cg A e NSE sono markers significativi,
mentre il PSA nella maggior parte dei casi non è alterato.
Scarsamente efficaci nel controllo della crescita tumorale risultano le comuni terapie con antiandrogeni. Le terapie ormonali con analoghi della somatostatina, cardine della cura dei
tumori neuroendocrini ben differenziati, non hanno determinato alcun beneficio in termini di controllo della malattia.
Nella pratica clinica si utilizzano, per similitudine dal punto di
vista istologico, programmi chemioterapici comuni al microcitoma polmonare, senza tuttavia un impatto significativo sulla
storia naturale di questa neoplasia, come riportato nel caso in
oggetto.
Bibliografia
1. Hansson J, Abrahamsson PA. Neuroendocrine differentiation in prostate
carcinoma. Scand J Urol Nephrol Suppl 2003; 212:28
2. Sciarra A, Di Silverio F. Effect of nonsteroidal antiandrogen monotherapy versus castration therapy on neuroendocrine differentiation in prostate
carcinoma. Urology. 2004; 63:523
3. Mosca A, Dogliotti L, Berruti A, Lamberts SW, Hofland LJ. Somatostatin
receptors: from basic science to clinical approach. Unlabeled somatostatin
analogues-1: Prostate cancer. Dig Liver Dis 2004; 36 (Suppl 1):S60
Abstract n. 213 - Poster
SOMMINISTRAZIONE INTRAVESCICALE SEQUENZIALE
DI BACILLUS DI CALMETTE-GUERIN E MITOMICINA C
ELETTROSTIMOLATA NEI TUMORI SUPERFICIALI DELLA
VESCICA AD ALTO RISCHIO: FOLLOW-UP A LUNGO TERMINE DI UNO STUDIO PROSPETTICO RANDOMIZZATO
Di Stasi S.M.1, Giannantoni A.2, Stephen R.L.3, Zampa G.4,
Virgili G.1, Storti L.1, Attisani F.1, De Carolis A.1, Vespasiani G.1
1
Cattedra di Urologia, Università “Tor Vergata”, Roma; 2Clinica
Urologica, Università di Perugia, Perugia; 3Laboratori Physion srl,
Medolla; 4Unità Operativa di Oncologia, Ospedale S. Giacomo, Roma
Introduzione e Obiettivi: L’instillazione intravescicale di bacillus
di Calmette-Guérin (BCG) e mitomicina C (MMC) può rappresentare un’attraente combinazione per il trattamento dei
tumori superficiali della vescica ad alto rischio. È’ stato effettuato uno studio prospettico controllato che ha confrontato gli
effetti del BCG intravescicale con la somministrazione intravescicale sequenziale di BCG e MMC elettrostimolata, in pazienti con tumori della vescica in stadio pT1.
Metodi: Dal Gennaio 1994 al Giugno 2002, ultimo follow-up
giugno 2005, 193 pazienti con tumori della vescica di stadio
pT1 sono stati randomizzati in due gruppi comparabili. I
pazienti assegnati al Gruppo I sono stati sottoposti a 6 instillazioni intravescicali settimanali con BCG (81 mg/120 min). I
pazienti del gruppo II sono stati sottoposti a 9 instillazioni
intravescicali settimanali con BCG (81 mg/120 min) e MMC
elettrostimolata (40 mg/20 mA/30 min) secondo il seguente
schema: (BCG, BCG, MMC) x 3, per un totale di 6 instillazioni di BCG e 3 di MMC. I pazienti non responsivi, dopo elettroresezione e/o biopsie vescicali multiple, sono stati sottoposti ad un secondo ciclo di instillazioni settimanali. I pazienti in
remissione completa di malattia sono stati sottoposti ad un
programma di trattamento con instillazioni mensili; Gruppo I:
10 instillazioni con BCG; Gruppo II: (MMC, MMC, BCG) x 3,
per un totale di 6 instillazioni di MMC e 3 di BCG.
Risultati: Gruppo I versus Gruppo II: mediana (IQR o 95% IC):
Follow-up (mesi): 77 (56.5) vs 86 (51.7), p=0.089.
Recidiva: 52.1% (41.6-62.4) vs 33.7% (24.4-33.9), p=0.013.
Intervallo libero da malattia (mesi): 11.5 (9.0-13.5) vs 20.0
(17.0-32.0), p<0.001.
Progressione: 19.8% (12-30) vs 14.3% (8.0-22.8), p=0.343.
Tempo alla progressione (mesi): 16.0 (10.0-21.0) vs 37.5
(17.8-58.0), p=0.003. Mortalità malattia specifica: 10.4%
(5.1-18.3) vs 2.0% (0.2-7.1), p=0.018. Gli effetti collaterali,
frequenti in entrambi i gruppi di trattamento, hanno interessato prevalentemente il basso tratto urinario. Non sono stati
registrati decessi o manifestazioni sistemiche correlate ai trattamenti o casi di vescica retratta. Conclusioni: La somministrazione intravescicale sequenziale di BCG e MMC elettrostimolata è più efficace del solo BCG nel trattamento dei pazienti con tumori superficiali della vescica da alto rischio.
Abstract n. 214 - Poster
PROSTATECTOMIA RADICALE RETROPUBICA VERSUS
RADIOTERAPIA ESTERNA CONVENZIONALE NEL CARCINOMA PROSTATICO CLINICAMENTE LOCALIZZATO:
INTERIM REPORT DI UNO STUDIO PROSPETTICO CONTROLLATO
Di Stasi S.M.1, Storti L.1, Attisani F.1, De Carolis A.1, Virgili
G.1, Galasso F.1, Giannantoni A.2, Vespasiani G.1
1
Cattedra di Urologia, Università “Tor Vergata”, Roma; 2Clinica
Urologica, Università di Perugia, Perugia
Obiettivi: Valutare gli effetti della prostatectomia radicale (PR) e
della radioterapia esterna (RT) in pazienti con cancro della
prostata clinicamente localizzato.
Metodi: Da Giugno 1997 a Settembre 2001, 137 pazienti affetti da cancro della prostata clinicamente localizzato (stadio T1,
T2 e T3a) sono stati randomizzati e sottoposti a PR (n=70) o
RT (n=67). I pazienti sono stati controllati ogni 3 mesi con PSA
e valutazione clinica e annualmente con TC e scintigrafia
ossea. Sono state registrate le complicanze acute e croniche
correlate a ciascun trattamento. I pazienti del gruppo RT a 36
mesi dal trattamento sono stati sottoposti a biopsie prostatiche
analizzate con esame istologico e determinazione immunoistochimica di 34betaE12. Prima del trattamento e dopo 1, 3,
6 12 e 24 mesi ai pazienti è stato somministrato un questionario per valutare la qualità della vita complessiva e specifici
cambiamenti nelle funzioni intestinale, urinaria e sessuale.
Risultati: La sottostadiazione clinica dopo PR è risultata del
39.6%. Complicanze acute e croniche sono state osservate
rispettivamente nel 35.4% e 68.7% dei pazienti sottoposti a PR
e nel 56.3% e 58.3% dei pazienti sottoposti a RT. Il follow-up
medio è di 64.6 mesi nel gruppo PR e di 63.6 mesi nel gruppo RT (p=0.607). Una ripresa biochimica della malattia è stata
osservata in 23 pazienti del gruppo PR ed in 22 del gruppo RT
(p=0.198). L’intervallo libero da malattia è risultato di 47.6
mesi nel gruppo PR e di 44.7 mesi nel gruppo RT (p=0.989).
La sopravvivenza causa-specifica è del 95.8% nel gruppo PR e
del 97.9% nel gruppo RT (p=0.604). L’analisi delle biopsie
prostatiche effettuate a 36 mesi dal trattamento nei pazienti del
gruppo RT ha evidenziato una persistenza della malattia nel
28.2% dei casi. Un peggioramento della qualità della vita complessiva è stato registrato solo durante il primo mese nel gruppo PR (p<0.001), mentre a 12 mesi i risultati sono sovrapponibili agli scores pretrattamento in entrambi i gruppi
(p=0.431). Dopo il trattamento il gruppo PR ha mostrato un
peggioramento della funzione urinaria (p<0.001), mentre nel
gruppo RT è stato osservato un peggioramento della funzione
Archivio Italiano di Urologia e Andrologia 2005; 77, 3, Supplemento 2
91
ABSTRACTS XV Congresso Nazionale Società Italiana di Urologia Oncologica
intestinale(p<0.001). La disfunzione sessuale è risultata prevalente nel gruppo PR(p<0.001). La valutazione della stessa
durante il follow-up ha mostrato un continuo declino dopo RT
ed un miglioramento nel tempo dopo PR.
Conclusioni: Nei pazienti con cancro della prostata clinicamente localizzato, PR e RT hanno un’efficacia terapeutica sovrapponibile. I pazienti sottoposti a PR riportano un peggioramento della funzione urinaria e una migliore funzione intestinale
rispetto ai pazienti trattati con RT. Entrambi i gruppi presentano un declino della funzione sessuale durante il follow-up.
Abstract n. 215 - Poster
LE TROMBECTOMIE CAVALI NEL CARCINOMA RENALE
Stellacci V., Battaglia M., Mancini V., Ditonno P., Palazzo
S., Peschechera R., Selvaggi F.P.
Sezione di Nefrologia Chirurgica e Trapianto di Rene, Dipartimento
dell’Emergenza e dei Trapianti d’Organi, Università degli Studi di Bari
Introduzione: Il carcinoma renale a cellule chiare (RCC) è la
più comune neoplasia maligna del rene e rappresenta circa
il 3% delle neoplasie maligne dell’adulto. La naturale collocazione del rene all’interno del tessuto adiposo retroperitoneale e la capacità del tumore di evadere il controllo del
sistema immunitario, permettono alla malattia di crescere
senza dare segno di sé, raggiungendo in alcuni casi dimensioni considerevoli e interessando il compartimento ematico
in maniera massiva. Materiali e Metodi: Dal 1978 al 2005
sono stati sottoposti a chirurgia renale presso il nostro centro 521 pazienti, di cui 17 pazienti (15 m. e 2 f.), di età
compresa fra i 35 e 79 anni presentavano interessamento
della vena cava inferiore. In 4/17 casi (23.5%) il trombo
neoplastico raggiungeva l’atrio destro. In 13/17 casi (76.5%)
il tumore era del rene destro; nei restanti 4 (23.5%) del rene
sinistro. Il diametro medio della neoplasia era di 8.9 cm
(range 4-16 cm). Il grado secondo Furman era in 3 casi G2,
in 9 casi G3 e in 5 casi G4. In 13/17 casi (76.5%) i linfonodi sono risultati negativi. In 13/17 (76.5%) non è stata
riscontrata metastatizzazione a distanza. L’accesso chirurgico
è stato in 10 casi una incisione secondo Chevron, in 2 casi
un Emi-Chevron, in 2 casi una toracofrenolaparotomia e in
3 casi una incisione laparotomia mediana. Il sanguinamento
intra e postoperatorio è stato in media di 1135 ml (range
300-3000). La degenza ospedaliera è stata mediamente di
11 giorni (range 2-22).
Risultati: Dei 17 pazienti, 1 risulta perso al follow-up, 2 sono
viventi con un follow-up massimo di 24 mesi, 13 sono deceduti per progressione di malattia, mentre 1 paziente è deceduto in prima giornata postoperatoria per complicanze postoperatorie. La sopravvivenza media è stata di 14.2 mesi (range 1
giorno-30 mesi).
Conclusioni: La nostra esperienza indica che la nefrectomia radicale con exeresi di trombo cavale è un’alternativa curativa possibile in questi pazienti, anche quando il trombo raggiunge l’atrio
destro, nonostante la letteratura evidenzi uno scarso beneficio
dell’asportazione del trombo cavale nei pazienti con metastasi
locali o a distanza, anche se chirurgicamente asportabili.
Abstract n. 216 - Comunicazione
IL RUOLO PROGNOSTICO DI STADIO E DIMENSIONI
DELLA NEOPLASIA NEI CARCINOMI RENALI A CELLULE
CHIARE TRATTATI CON CHIRURGIA RADICALE
Palazzo S., Ditonno P., Gasparro G.A., Ricapito V., Foresio
M., DeCeglie G., Battaglia M., Selvaggi F.P.
Sezione di Nefrologia Chirurgica e Trapianto di Rene, Dipartimento
dell’Emergenza e dei Trapianti d’Organi, Università degli Studi di
Bari
92
Archivio Italiano di Urologia e Andrologia 2005; 77, 3, Supplemento 2
Introduzione: Recenti pubblicazioni hanno messo in discussione la validità prognostica dell’attuale stadiazione TNM per il
carcinoma renale, suggerendone modifiche e miglioramenti.
Nella nostra analisi retrospettiva abbiamo valutato il ruolo predittivo di recidiva delle dimensioni delle masse neoplastiche in
relazione ad altri noti fattori prognostici, tra cui, soprattutto, la
stadiazione patologica delle forme precoci, secondo il TNM
attuale.
Materiali e Metodi: Dal 1985 al 2005 sono state eseguite presso
la nostra Divisione 450 nefrectomie radicali con accesso lombotomico, (50,1%), anteriore (38%), laparoscopico (2,9%).
Per le esigenze dello studio sono stati selezionati 284 pazienti
affetti da malattia in stadio localizzato o localmente avanzato
(stadi T1, T2, T3a,b). L’età media dei pazienti è di 59 anni
(range: 22-84). Come end point primario è stata assunta la
percentuale di recidiva di malattia in corso di follow-up, eseguito mediante TAC toraco-addomino-pelvica o ecografia dell’addome ed Rx torace ogni 6 mesi. Il follow-up medio è stato
di 32,8 mesi (range: 3-144). La dimensione media delle neoplasie asportate è stata di 6,8 cm. (range 1-20 cm.) I pazienti
sono stati stratificati in base a dimensioni e stadio di malattia
in 6 gruppi clinici: gruppo 1: stadio T1; gruppo 2: stadio T2;
gruppo 3: stadio T3a e massa neoplastica < 7 cm.; gruppo 4:
stadio T3a e massa > 7 cm.; gruppo 5: stadio T3b massa < 7
cm.; gruppo 6: stadio T3b massa > 7 cm.
Risultati: 35 soggetti su 284 sono andati incontro a recidiva di
malattia (12,3%); 25 (8,8%) sono stati gli exitus cancro-correlati. Il campione è stato stratificato in base allo stadio patologico, il grado secondo Furmhan, l’epoca di intervento, l’incidentalità o meno della diagnosi, il tipo di accesso chirurgico, il
gruppo clinico. Le curve di sopravvivenza libera da malattia
eseguite secondo il modello di Kaplan-Meier hanno evidenziato p statisticamente significativi per stadio, grado e gruppo clinico (rispettivamente p=0,0001; p=0,017; p=0,0001).
Suddividendo il campione in base allo stadio patologico ed alle
dimensioni del tumore è stato possibile evidenziare un comportamento pressocchè sovrapponibile per le neoplasie del
gruppo 1 rispetto al 2, (percentuale di recidiva pari al 5,8 ed
8,8%, p=n.s.), dimostrando scarso impatto delle dimensioni
della massa nei soggetti con neoplasia localizzata all’organo. Le
dimensioni del tumore assumono, invece, significato prognostico se si considerano i pazienti in stadio T3 (gruppi 3 e 4)
con p=0,03 e percentuali di recidiva pari al 7,8 e 21,4%.
L’invasione della vena renale rende ininfluenti le dimensioni
della massa. Analizzando le forme di piccole dimensioni, la
presenza di invasione del grasso perirenale non influenza la
prognosi (gruppo 1 vs 3, p=0,5); nelle forme di dimensione >
7 cm., lo stadio T3 aumenta il rischio di recidiva rispetto ai T2
(21,4 vs 8,8%).
Conclusioni: Oltre al grado istologico, le dimensioni della neoplasia e lo stadio patologico rappresentano fattori di sicuro
impatto sulla prognosi dei pazienti affetti da carcinoma renale
in stadio precoce. Se si considera lo scarso impatto dello stadio patologico (invasione del grasso perirenale) nelle forme di
piccole dimensioni, appare giustificato un approccio conservativo nei tumori più piccoli di 7 cm.
Abstract n. 217 - Poster
È L’ANNO DI INTERVENTO CHIRURGICO UN FATTORE DI
PROGNOSI INDIPENDENTE NEI PAZIENTI AFFETTI DA
CARCINOMA DI PROSTATA SOTTOPOSTI A CHIRURGIA
RADICALE?
Palazzo S., Ditonno P., Lafranceschina F., Garofalo L.,
Battaglia M., Martino P., Selvaggi F.P.
Sezione di Nefrologia Chirurgica e Trapianto di Rene, Dipartimento
dell’Emergenza e dei Trapianti d’Organi, Università degli Studi di
Bari
ABSTRACTS XV Congresso Nazionale Società Italiana di Urologia Oncologica
Introduzione: Il miglioramento della tecnica chirurgica nel
corso degli anni è un fattore controverso e pochi studi stabiliscono gli standard di qualità della metodica operatoria nel trattamento dei tumori della prostata. Obiettivo dello studio è la
valutazione dell’impatto sulla prognosi a distanza dell’epoca
dell’intervento chirurgico, messo a confronto con gli altri fattori di prognosi notoriamente significativi.
Materiali e Metodi: Dal 1987 al 2005 sono state eseguite presso il nostro centro, 474 prostatectomie radicali retropubiche
su pazienti di età compresa fra i 50 e gli 78 anni, affetti da carcinoma di prostata in stadio localizzato o localmente avanzato.
Il follow-up medio è stato di 40 mesi (range 1-190). I risultati sono stati analizzati stratificando il campione in base alle
caratteristiche clinico/patologiche: stadio, Gleason, margini
chirurgici, infiltrazione perineurale ed epoca di intervento.
Come end-point è stata assunta la sopravvivenza libera da
malattia. La progressione post-operatoria è stata definita come
un incremento del PSA postoperatorio > 0.1 ng/ml per 3 determinazioni consecutive.
Risultati: 70 pazienti (18%) sono andati incontro a recidiva
biochimica. Per quanto riguarda i margini chirurgici, 35/220
(15.9%) pazienti con margini negativi sono andati incontro a
recidiva biochimica, rispetto ai 35/172 (20.3%) recidivi tra i
pazienti con margini positivi (p<0.0001). Migliore sopravvivenza libera da malattia si è avuta anche nei soggetti con neoplasia intracapsulare rispetto a pazienti con infiltrazione extracapsulare o interessamento linfonodale, con tassi di recidiva
rispettivamente del 13.7%, 27.8% e 56.7% (p<0.0001). Nei
pazienti con un Gleason compreso tra 2 e 6, le percentuali di
sopravvivenza sono risultate migliori rispetto a pazienti con
Gleason maggiore o uguale 7 (recidiva del PSA rispettivamente 13.9% e 28.9%, p<0.0001); miglioramento si è avuto anche
tenendo presente l’epoca dell’intervento chirurgico, con minore incidenza di recidiva biochimica nel quinquennio 20012005 (8.5%) rispetto al quinquennio 1991-1995 (47.2%) e
1996-2000 (32.7%) (p<0.0115). L’infiltrazione perineurale
non è risultata un fattore di prognosi statisticamente significativo. L’analisi multivariata ha confermato la significatività di
stadio, Gleason e di anno di intervento. Analizzando la distribuzione dei vari fattori anatomopatologici nel tempo, si è
dimostrato un aumento delle forme intracapsulari (65%),
rispetto ai quinquenni precedenti (60% e 44%).
Conclusioni: Il miglioramento delle tecniche diagnostiche avvenuto negli ultimi 10 anni ha consentito di intervenire su
pazienti con malattia ancora in fase precoce. Ciononostante,
l’analisi multivariata dei fattori prognostici ha evidenziato che,
da sola, l’epoca dell’intervento è un fattore di prognosi significativo e indipendente dalle caratteristiche anatomopatologiche
della malattia, con risultati migliori negli ultimi 5 anni.
Abstract n. 218 - Poster
STUDIO PRELIMINARE SULLA CONTINENZA PRECOCE
NELLA PROSTATECTOMIA RADICALE LAPAROSCOPICA
CON SOSPENSIONE RABDIOMIOSFINTERICA SEC. LA
TECNICA DI ROCCO
Stener S., Bozzola A., Galli S., Lissiani A., Gregori A.,
Scieri F., Gaboardi F.
U.O. Urologia, Azienda Ospedaliera “Luigi Sacco”, Milano
Introduzione e Obiettivi: La terapia chirurgica, evolutasi attualmente con la tecnica laparoscopica, rimane a tutt’oggi il trattamento di riferimento del carcinoma prostatico organo-confinato. Diversi milglioramenti chirugici sono stati proposti al
fine di ottimizzare l’intervento proposto inizialmente da Walsh
e permettere una più rapida ripresa da parte dei pazienti operati delle normali funzioni quotidiane. L’obiettivo del nostro
studio consiste in una valutazione iniziale sulla continenza
precoce nella prostatectomia radicale laparoscopica con
sospensione rabdiomiosfinterica sec. la tecnica di Rocco.
Metodi: Dal novembre del 2004, 20 pazienti sono stati sottoposti a prostatectomia radicale videolaparoassistita con tecnica
proposta da Rocco. Al momento della rimozione del catetere
vescicale e successivamente tramite questionario telefonico,
sono stati ottenuti i dati completi inerenti a 17 pazienti di cui
4 sono stati operati attraverso l’ausilio robotico daVinci. Sono
stati quindi presi in considerazione l’età dei pazienti, il volume
prostatico, timing chirurgico, dosaggi di PSA totale preoperatori e la ripresa della continenza urinaria precoce, ovvero alla
rimozione del catetere vescicale ed al controllo ad un mese di
distanza nei casi di parziale conservazione di quest’ultima. Le
caratteristiche dei Pazienti precocemente continenti sono state
ulteriormente stratificate ed analizzate in dettaglio.
Risultati: Il 41,1% dei Pazienti trattati con la Tecnica di Rocco
hanno mantenuto una continenza completa, equivalente a 0
sec. La classificazione di O’Donnel, il 29.4% hanno dichiarato
l’utilizzo di 1 protezione giornaliera con lievi perdite urinarie
in condizioni di sforzo moderato, alla rimozione del catetere
vescicale. Il grado d’incontinenza 2 in due pazienti è rimasto
invariato al successivo controllo mensile. Il timing operatorio
medio è stato complessivamente di 217,3 minuti, mentre nei
casi precocemente continenti è risultato insensibilmente
aumentato a 228,5 minuti (range 300-145). L’età media dei
pazienti risulta di 63,1 anni, sovrapponibile a quella dei
Pazienti immediatamente continenti (63 aa) dei quali 3 risultano operati con il daVinci.
Conclusioni: L’ applicazione della variante tecnica di Rocco alla
prostatectomia di Walsh, che porta ad un guadagno in lunghezza anatomica uretrale, nella prostatectomia laparoscopica
suggerisce tramite questi iniziali dati la preservazione della
continenza urinaria anticipandola già al momento della rimozione del catetere vescicale eseguito in media in ottava giornata postoperatoria (range 7-10 gg.), risultando invece sovrapponibile con i risultati ottenuti ad un mese dalla nostra casistica laparoscopica senza tale variazione tecnica e da quella
dello stesso Autore, applicata in questo caso, nella prostatectomia “open”.
Bibliografia
1. Rocco F, Acquati P, Casellato S, Gadda F, Besana U, Grisotto M,
Carmignani L, Favini P, Ferrutti M, Dell’Orto P, Avogadro A. La
ricostruzione dello sfintere striato permette un recupero rapido della continenza dopo prostatectomia radicale retropubica. Atti del 74 Congresso
S.I.U. 2001, pag. 73
2. Carmignani G, Simonato A, Traverso P, Galli S, Romagnoli A,
Campodonico F, Corbu C. La prostatectomia radicale anatomica: accorgimenti tecnici per migliorare la continenza precoce. Acta Urol Ital 1997
Suppl; Vol XI (2): 332
Abstract n. 219 - Poster
IL RUOLO DEGLI ESTROGENI NELLA EZIOPATOGENESI
DEL TUMORE PROSTATICO. REVIEW DELLA LETTERATURA CORRENTE
Di Francesco S., Tenaglia L.R
Clinica Urologica, Università G. D’Annunzio, Chieti-Pescara
Introduzione e Obiettivi: Gli androgeni, com’è noto, giocano un
ruolo chiave nella eziopatogenesi del tumore prostatico. Recenti
studi, tuttavia, hanno evidenziato come sebbene la prostata sia
una una ghiandola androgeno-dipendente gli estrogeni, a livelli
fisiologici, da soli o insieme agli androgeni, possono promuovere la crescita tumorale. Sulla base di tali acquisizioni è stata formulata l’ipotesi che Androgeni ed Estrogeni siano coinvolti direttamente e reciprocamente nella regolazione della crescita prostatica e del processo carcinogenico. Metodi: Lo studio è stato conArchivio Italiano di Urologia e Andrologia 2005; 77, 3, Supplemento 2
93
ABSTRACTS XV Congresso Nazionale Società Italiana di Urologia Oncologica
dotto a mezzo di un’accurata analisi della letteratura internazionale riguardante l’ultimo quinquennio (2000-2005). Le parole
chiave utilizzate nella ricerca sono state: Ca. prostata; estrogeni;
recettori estrogenici (ER-alfa e ER-beta).
Risultati: Gli Estrogeni possono rappresentare sia agenti promotori che soppressori del Ca. prostatico in relazione alla dose e al
tipo di agente estrogenico usato: a dosi farmacologiche hanno
un’azione antitumorale, mentre a livelli fisiologici possono promuovere la carcinogenesi. Tale duplice azione può essere legata
all’esistenza di due tipi di recettori per gli estrogeni: ER- alfa e ERbeta. I recettori ER-alfa si localizzano nella prostata anteriore e
nello stroma e regolano sviluppo e omeostasi delle cellule epiteliali prostatiche. Un aumento della loro espressione è correlato
con la progressione del tumore prostatico e l’ emergere di un
fenotipo ormono-refrattario. I recettori ER-beta si localizzano nel
lume delle cellule epiteliali secretorie e la loro espressione può
essere stroma dipendente. Dati preliminari suggeriscono come
tali recettori possano modulare la differenziazione e la crescita
epiteliale prostatica regolando fisiologicamente il numero dei
recettori androgenici. La perdita e la ridotta espressione degli ERbeta è infatti associata con un più alto Gleason score e con un più
elevato potenziale metastatico.
Conclusioni: I dati emersi dalla letteratura evidenziano come gli
estrogeni siano importanti regolatori della crescita e della differenziazione epiteliale prostatica. Gli ER-beta, in particolare,
potrebbero giocare un ruolo chiave nel processo carcinogenico
inibendo l’invasione, la proliferazione e stimolando l’apoptosi
delle cellule tumorali. Essi quindi potrebbero rappresentare un
nuovo target per il trattamento della malattia proliferativa della
prostata.
Bibliografia
1. Brawley OW. Hormonal Prevention of prostate cancer. Urologic Oncology
2003; 69-72
2. Hsing AW, et al. Hormones and Prostate cancer: Current Perspectives and
future directions. The Prostate 2002; 52:213
3. Steiner MS, et al. Selective estrogen receptor modulators for the chemioprevention of prostate cancer. Urology 2001; 57:68
4. Cheng J, et al. Expression of estrogen receptor beta in prostate carcinoma
cells inhibit invasion and proliferation and trigger apoptosis. FEBS Letters
2004; 566:169
5. Bektic J, et al. Androgen receptor regulation by physiological concentration of the isoflavonoid Genistein in androgen-dependent LNCaP cells is
mediated by Estrogen Receptor beta Europ Urology 2004; 45:245
Abstract n. 220 - Poster
LA VISITA MULTIDISCIPLINARE CON LA PERSONA
AFFETTA DA TUMORE ALLA PROSTATA: VANTAGGI E
CRITICITÀ
Donegani S.1, Bosisio M.1, Villa S.2, Valvo F.2, Salvioni R.3,
Nicolai N.3, Catena L.4, Procopio G.4, Valdagni R.5
1
Unità Operativa di Psicologia; 2Unità Operativa Radioterapia B;
3
Unità Operativa Urologia; 4Unità Operativa Oncologia Medica 2;
5
Responsabile Programma Prostata, Istituto Nazionale per lo Studio
e la Cura dei Tumori, Milano
Introduzione e Obiettivi: Per meglio affrontare la complessità
della patologia e per ottimizzare la gestione del paziente affetto da cancro prostatico abbiamo deciso di impostare le strategie terapeutiche e osservazionali secondo la logica “multidisciplinare” con gli obiettivi di:
• ridurre il rischio per il paziente di ricevere indicazioni tra
loro divergenti;
• offrire informazioni chiare e esaustive attraverso un sapere comune costruito con la competenza di ogni singola professione;
• dare contenimento al disorientamento che spesso segue una
diagnosi di tumore.
94
Archivio Italiano di Urologia e Andrologia 2005; 77, 3, Supplemento 2
Metodi: L’approccio multidisciplinare si concretizza sia nell’incontro diretto con il paziente durante la visita multidisciplinare, sia nell’ équipe settimanale alla quale partecipano i professionisti impegnati nel Programma Prostata.
Fasi della visita multidisciplinare:
• anamnesi (con urologo o oncologo radioterapista, e psicologo): finalizzata a un inquadramento clinico-oncologico della
malattia;
• colloquio psicologico: focalizzato sugli aspetti della qualità
di vita del paziente;
• discussione collegiale multidisciplinare (senza il paziente):
finalizzata alla condivisione delle informazioni e alla predisposizione di un piano di trattamento individuale;
• colloquio multidisciplinare (con il paziente): finalizzato alla
comunicazione della pianificazione terapeutica e delle possibili alternative terapeutiche/osservazionali.
Contenuti dell’èquipe multidisciplinare settimanale:
• verifica e eventuale correzione della metodologia di lavoro
del gruppo;
• discussione casi clinici complessi.
Risultati: Dall’attivazione del Servizio sono state effettuate 90
visite multidisciplinari. Vantaggi riportati dai pazienti:
• percezione di un’accoglienza “globale” della propria persona;
• percezione di un alto livello di attenzione (per il tempo della
visita e per la presenza di più professionisti);
• chiarezza e non contraddittorietà delle informazioni ricevute.
Criticità riportate dai pazienti:
• difficoltà a distinguere le diverse competenze;
• necessità di un referente medico unico per la propria futura
gestione terapeutica.
Criticità emerse nelle riunioni d’équipe:
• difficoltà a passare da una logica di sé come operatore unico
a una logica di intervento di gruppo;
• rischio di delegare la propria responsabilità individuale al
gruppo;
• rischio di un adeguamento del gruppo alla decisionalità
espressa dal ruolo che è percepito come più “forte”.
Conclusioni: In considerazione dei diversi livelli di complessità
diagnostico-terapeutica della patologia prostatica l’approccio
multidisciplinare risulta per il paziente e per gli operatori l’impostazione più adeguata. La costruzione della multidisciplinarietà
deve tuttavia avvenire principalmente al di fuori dell’incontro
diretto con il paziente: nelle discussioni collegiali, nelle riunioni
di verifica, nei momenti formativi comuni. Tanto più il gruppo è
disposto ad accogliere le diverse voci che lo compongono tanto
più sarà capace di ascoltare la voce del paziente.
Bibliografia
1. Kagan AR. The multidisciplinary clinic, editorial. Int J Radiat Oncol Biol
Phys 2005; 61:967
2. Valdagni R, et al. The multidisciplinary clinic in prostate cancer. In regard
to Kagan: “The multidisciplinary clinic”. Int J Radiat Oncol Biol Phys
September 2005 in press
3. Schostak M. Shared decision-making results from an interdisciplinary
consulting service for prostate cancer. World J Urol 2004; 16:441
Si ringrazia la Fondazione Italo Monzino di Milano per il
finanziamento al Progetto di Psico-Oncologia “Per un sentire
condiviso: l’uomo ed il tumore alla prostata”.
Abstract n. 221 - Poster
ALLESTIMENTO DI UNA BANCA DI TESSUTI BIOLOGICI UMANI PER LO STUDIO DELLE NEOPLASIE PROSTATICHE
Sacco E., Prayer Galetti T., Pinto F., Fracalanza S., Betto G.,
Artibani W., Pagano F.
Dipartimento di Scienze Oncologiche e Chirurgiche, Clinica
Urologica, Università di Padova
ABSTRACTS XV Congresso Nazionale Società Italiana di Urologia Oncologica
Introduzione: La moderna ricerca translazionale in campo
oncologico si propone di identificare nuovi marcatori prognostici e nuovi bersagli terapeutici applicando le conoscenze e le
tecniche della ricerca genomica e post-genomica al contesto
clinico. Tale tipo di ricerca necessita di dati clinici e tessuti biologici umani raccolti all’interno di una banca biologica umana
(BBU).
Obiettivo: Delineare i punti cardine di un processo di allestimento di una BBU e stilare un progetto di creazione di una
BBU per lo studio delle neoplasie prostatiche presso il VIMM
(Istituto Veneto di Medicina Molecolare).
Materiali e Metodi: Ampia revisione della letteratura e della
legislazione in tema di BBU, esperienza diretta di BBU urologiche e non, consulenza di varie figure professionali
(Anatomopatologo, Tecnico istopatologo, Medico di laboratorio, Urologi, Ricercatori).
Risultati:
a) Modello organizzativo. Una BBU puó essere concepita in
maniera “sistematica”, eseguendo i prelievi da tutti i pazienti osservati e con la stessa metodologia, o “prospettica”, cioé
finalizzata a studi specifici selezionando i pazienti e usando
metodi di campionamento e conservazione in base alle esigenze dei ricarcatori.
b) Consenso informato. Esso si configura come un processo
che prevede un informazione dettagliata al paziente
mediante un opuscolo informativo, la compilazione del
modulo di consenso, il colloquio che puó essere consensuale a quello per l’atto chirurgico, una lettera informativa
per il Medico Curante, sottolineando la possibilitá da parte
del paziente di richiedere in ogni momento la distruzione
dei propi campioni biologici.
c) Confidenzialitá. La protezione della riservatezza dei dati clinico-genetici richiede 1) l’identificazione di un responsabile
principale, 2) l’individuazione di una sede dedicata e protetta per la banca, 3) l’anonimizzazione dei campioni biologici e
dei dati genetici o, in alternativa, l’utilizzo di un “honest broker method” che prevede un database parallelo dei links tra i
codici associati ai campioni e l’identitá dei donatori con chiave di accesso nota solo ad un responsabile.
d) Approvazione di un Comitato di Bioetica.
e) Acquisizione delle infrastrutture logistiche e delle attrezzature necessarie.
f) Protocolli delle metodologie di campionamento e criopreservazione. Per il campionamento di tessuto prostatico sono
disponibili varie tecniche: 1) prelievo di fette alterne, 2)
macrodissezione, 3) TRU-CUT.
g) Metodi di validazione. Per il controllo di qualitá é necessario adottare metodi di controllo degli errori nell’assegnazione del fenotipo istologico ai campioni tissutali e nel processamento.
h) Definizione dei criteri di verifica dei risultati.
Conclusioni: Una BBU puó sostenere la ricerca molecolare nell’area uro-oncologica superando i limiti della ricerca basata sui
meri dati clinici, anatomopatologici e di follow-up.
L’allestimento di una tale struttura porta ad affrontare numerose problematiche etico-legali e metodologiche che richiedono
ancora una legislazione specifica e la standardizazione delle
tecniche.
Abstract n. 222 - Poster
LA REBIOPSIA NEI PAZIENTI CON SOSPETTO CLINICO
DI NEOPLASIA PROSTATICA
Pinto F.1, Prayer-Galetti T.1, Sacco E.1, Fracalanza S.1, Betto
G.1, Gardiman M.2, Pagano F.1, Artibani W.1
1
Dipartimento di Scienze Oncologiche e Chirurgiche, Clinica
Urologica, Università di Padova; 2Dipartimento di Anatomia
Patologica, Università di Padova
Introduzione: Lo scopo di questo studio è valutare il ruolo di
una rebiopsia prostatica estesa a 24 prelievi in pazienti con
persistente sospetto clinico di neoplasia prostatica e precedente biopsia negativa, precedente diagnosi di HGPIN o ASAP.
Materiali e Metodi: Abbiamo eseguito una rebiopsia estesa sistematica a 24 prelievi in 207 pazienti con almeno 1 precedente
biopsia negative e PSA persistentemente aumentato e/o reperto rettale sospetto o con diagnosi di HGPIN o ASAP alla precedente biopsia. Per il grading delle neoplasie è stato applicato il sistema di Gleason.
Risultati: In 66 pazienti è stata fatta diagnosi di neoplasia prostatica con un tasso diagnostico del 32.3%. In particolare, cancro è
stato diagnosticato nel 54.5% dei pazienti con precedente diagnosi di ASAP, 36.3% di quelli con precedente HGPIN e 28.2%
dei pazienti con precedente biopsia negativa. Un sottogruppo di
30 pazienti sono stati sottoposti a prostatectomia radicale retropubica. Nessuna correlazione è stata riscontrata tra numero di
prelievi positivi e stadio patologico o Gleason score patologico.
Un ‘elevata concordanza è stata rilevata tra Gleason score clinico e patologico (83.4% globale; intervallo di confidenza: ±1).
L’unica complicanza rilevante della procedura è stata un’ematuria transitoria verificatasi in 11 pazienti.
Conclusioni: La rebiopsia estesa può essere considerate una
procedura diagnostica sicura ed efficace in paziente con
sospetto clinico di neoplasia prostatica e precedente biopsia
negativa per neoplasia. In particolare, la metodica sembra
essere particolarmente utile nei paziente con precedente diagnosi di HGPIN o ASAP.
Abstract n. 223 - Video
CISTECTOMIA RADICALE CON DERIVAZIONE ORTOTOPICA CONTINENTE A “Y” CON ILEOCAPSULOPLASTICA
Mari M., Mangione F., Ambu A., Bollito E., Guercio S.,
Bellina M.
U.O.C. Urologia, P.O. di Rivoli (TO)
Introduzione: Il risultato di un trattamento oncologico non si
basa solo sull’efficacia della terapia scelta, ma anche sulla qualità di vita assicurata al paziente. La cistoprostatectomia radicale rappresenta il trattamento di scelta per i tumori vescicali
infiltranti o superficiali ad alto rischio. Con particolari indicazioni è possibile derivare le urine con serbatoi intestinali ortotopici in modo da preservare l’immagine corporea e permettere una minzione “per urethram”. Negli ultimi anni, in casi selezionati, sono state proposte tecniche di derivazione urinaria
ortotopica con conservazione della capsula prostatica e delle
vescicole seminali allo scopo di mantenere la potenza sessuale
ed, eventualmente, una potenziale fertilità.
Materiali e Metodi: Presentiamo il caso di un paziente di 43
anni, giunto alla nostra attenzione per riscontro di neoformazione della parete vescicale sinistra. Il referto istologico della
TURB risultava positivo per carcinoma uroteliale monofocale
T2G3. Gli esami di stadiazione non evidenziavano localizzazioni secondarie. PSA ed e.r. di norma. In considerazione della
giovane età, della stadiazione e sede della malattia e del desiderio del paziente di mantenere l’attività sessuale, si procedeva a cistectomia radicale e derivazione ortotopica continente a
“Y” con ileocapsuloplastica. Tecnica chirurgica Dopo aver eseguito TURP fino a esporre la capsula prostatica, si è proceduto a cistectomia radicale con linfadenectomia loco-regionale. Il
piano vescicale posteriore è stato preparato sezionando gli ureteri a livello dell’incrocio con i vasi iliaci e isolando i deferenti
fino alla giunzione con le vescicole seminali. I peduncoli vescicali sono stati sezionati. Con Ultracision viene infine eseguita
la sezione del collo vescicale alla giunzione col margine della
capsula prostatica, completando così la cistectomia. A circa 15
centimetri dalla valvola ileo-ciecale, viene identificato un tratArchivio Italiano di Urologia e Andrologia 2005; 77, 3, Supplemento 2
95
ABSTRACTS XV Congresso Nazionale Società Italiana di Urologia Oncologica
to di ileo di 38 centimetri, che viene sezionato con suturatrice
meccanica per la costituzione della neovescica a Y. La neovescica viene configurata con 2 segmenti centrali di 13 centimetri ciascuno e due bracci laterali di 6 centimetri. Nel punto più
declive della neovescica viene praticato un opercolo, che permette la detubularizzazione del segmento centrale con 2 passaggi di GIA 75. Si esegue la capsuloplastica con 6 punti staccati in acido poliglicolico 2-0 su catetere in silastic 22 Ch. Si
esegue quindi l’anastomosi diretta uretero-ileale sulla faccia
posteriore dei due bracci laterali.
Risultati: In 12 giornata postoperatoria è stato rimosso il catetere vescicale. Sette giorni dopo la rimozione del catetere
vescicale, il paziente è in grado di eseguire minzioni spontanee
regolari, in assenza di residuo postminzionale e di incontinenza. L’urografia eseguita a 3 mesi dall’intervento dimostra reperti nella norma a carico dei reni e degli ureteri, e una neovescica a buona capacità. Il paziente riferisce funzione sessuale soddisfacente, senza ausilio farmacologico.
Conclusioni: In casi strettamente selezionati la cistectomia radicale con derivazione urinaria ortotopica con ileocapsuloplastica può rappresentare una alternativa terapeutica in grado di
associare radicalità oncologica con un’ottima continenza e alte
probabilità di preservare una normale funzione sessuale. La
neovescica a Y, per la sua semplicità e versatilità, ben si adatta
anche a questa tecnica.
Abstract n. 224 - Poster
TERAPIA CON EPIRUBICINA IN EARLY TREATMENT E
SUCCESSIVA TERAPIA ADIUVANTE CON BCG NEI CARCINOMI A CELLULE TRANSIZIONALI DELLA VESCICA
T1G3: RISULTATI SULL’EFFICACIA A BREVE TERMINE
Sarti E.1, Cai T.1, Gavazzi A.1, Costanzi A.1, Nesi G.2, Meliani
E.1, Farina U.1, Melone F.1, Maleci M.1, Bartoletti R.1
1
U.O. Urologia, Ospedale Santa Maria Annunziata; 2Dipartimento
di Patologia, Università degli Studi di Firenze
Introduzione: I carcinomi a cellule transizionali della vescica
(TCC), classificati come pT1G3 all’analisi anatomopatologica,
mostrano un comportamento biologico aggressivo caratterizzato da un’alta frequenza di recidive (70-80%) ed un alto tasso
di progressione a malattia invasiva (10-30%). Il trattamento
oggi di riferimento è costituito dalla resezione endoscopica
della neoformazione (TURBT) e dalla successiva terapia adiuvante con BCG. Studi clinici controllati e studi di metaanalisi
hanno dimostrato, inoltre, che un trattamento precoce (entro
6 ore dalla TURBT) con epirubicina, determina una riduzione
sostanziale della frequenza di recidive e di progressione nei
TCC, indipendentemente dallo stadio e dal grado. Scopo del
presente studio è valutare l’efficacia a breve termine di uno
schema di trattamento costituito da una somministrazione
precoce di epirubicina e da un’instillazione a settimana per 6
settimane di BCG, in pazienti con TCC T1G3.
Materiali e metodi: Dal novembre 2004 al maggio 2005, 23
pazienti affetti da TCC (età media 67 anni), sottoposti a
TURBT e classificati come T1G3 all’esame anatomopatologico
sono stati arruolati consecutivamente nello studio. Ogni
paziente, come da protocollo, è stato sottoposto ad una somministrazione endovescicale precoce di epirubicina (50 mg in
50 cc di soluzione fisiologica e mantenuta in vescica per 1 ora)
e ad un’instillazione a settimana per 6 settimane di BCG (5 x
108 CFU in 50 cc di soluzione fisiologica e mantenuta in
vescica per 1 ora). Ogni paziente è stato sottoposto ad followup per la valutazione del rischio di recidiva e pregressione,
costituito da: nuova resezione endoscopica stadiante (second
look) ad un media di 2 mesi (42-67 giorni) dal trattamento,
citologia urinaria e cistoscopia ogni 3 mesi in caso di negatività del second look. I pazienti che hanno presentato un secon-
96
Archivio Italiano di Urologia e Andrologia 2005; 77, 3, Supplemento 2
do T1G3 al second look sono stati sottoposti a cistectomia
radicale o radioterapia.
Risultati: Dei 23 pazienti sottoposti a TURBT, 12 presentavano
una forma primitiva di TCC mentre 11 presentavano una
forma recidiva (3 pazienti 1 recidiva, 8 pazienti 2 o più recidive). L’analisi anatomopatologica dei frammenti della TURBT
del second look ha dimostrato: 10 pazienti non mostrano alcuna presenza di neoplasia al second look, 8 pazienti presentavano un TCC di stadio o grado inferiore (3 pTaG2-3, 4 pT1G1,
1 pT1G2), mentre 5 pazienti presentavano una nuova recidiva
di pT1G3 (4 sono stati sottoposti a cistectomia radicale con
derivazione urinaria, mentre 1 ha rifiutato il trattamento). Ad
un breve follow-up di 6.8 mesi (2-9 mesi), dei pazienti con
lesione <T1G3 al second look, 12 pazienti hanno presentato
una sola recidiva di stadio e grado <T1G3, mentre 6 sono
attualmente liberi da malattia.
Conclusioni: Lo studio, pur non potendo essere sostenibile da
un’analisi statistica appropriata per l’esiguità del campione e
per il breve follow-up a cui sono stati sottoposti i pazienti, suggerisce, però un dato importante. Dall’analisi dei dati del
secoond look si osserva, infatti, che 18/23 pazienti (78.2%)
hanno mostrato una lesione <T1G3 e tra questi 10 pazienti
non hanno dimostrato alcuna malattia residua. Il dato sembra
dimostrare che esiste una sinergia efficace tra il trattamento
precoce con epirubicina e la terapia adiuvante con BCG nei
pazienti con T1G3. Questi dati, comunque, dovranno essere
sostenuti da studi clinici randomizzati a più lungo follow-up.
Abstract n. 225 - Poster
RARO CASO DI METASTASI PENIENA DA ADENOCARCINOMA PROSTATICO IN PAZIENTE IN BLOCCO ANDROGENICO TOTALE E PSA INDOSABILE: RUOLO PROGNOSTICO DELL’ASSOCIAZIONE TRA ADENOCARCINOMA
INVASIVO ED INTRADUTTALE
Cai T.1, Gavazzi A.1, Sarti E.1, Gazzarrini O.1, Nesi G.2,
Costanzi A.1, Farina U.1, Maleci M.1, Meliani E.1, Melone
F.1, Bartoletti R.1
1
U.O. Urologia, Ospedale Santa Maria Annunziata; 2Dipartimento
di Patologia, Università di Firenze
Introduzione: Il pene, pur presentando una struttura anatomica
caratterizzata da una vascolarizzazione molto sviluppata, è
molto raramente sede di lesioni metastatiche da neoplasie primitive di altri organi. L’incidenza di lesioni secondarie riportate in letteratura è stimabile intorno all’1-2%; i casi descritti con
magggior frequenza riguardano il retto, la vescica, il rene, i
testicoli e la prostata. Invariabilmente dall’organo di partenza
del tumore primitivo, la lesione secondaria al pene rappresenta un marker di diffusione sistemica della malattia e di prognosi infausta. L’aspettativa di vita di un paziente con metastasi peniena da adenocarcinoma prostatico è, infatti, variabile da
10 giorni a 84 mesi, con una sopravvivenza media di 6 mesi
dalla presentazione della lesione. I trattamenti oggi a disposizione influiscono in maniera sostanziale soltanto sul miglioramneto della qualità della vita e non hanno nessuna impatto
sulla sopravvivenza. Presentiamo un raro caso di una metastasi peniena da adenocarcinoma prostatico, sviluppatasi in un
paziente in blocco androgenico totale e con PSA indosabile,
che all’esame anatomopatologico ha dimostrato la presenza di
una forma intraduttale associata alla forma invasiva.
Caso clinico: Maschio, 72 anni. Nel 1998 si sottopone ad adenomectomia transvescicale (ATV) per sintomatologia ostruttiva da adenoma prostatico. Il PSA preoperatorio era 3.6 ng/ml.
L’esame anatomopatologico dimostra la presenza di un pT1b.
Il PSA a 3 mesi dall’intervento era 2.8 ng/ml. Il paziente viene
sottoposto a trattamento radioterapico. A sei mesi dal trattamento il PSA era di 0.7 ng/ml. Nel 2002 il PSA risulta 5.6
ABSTRACTS XV Congresso Nazionale Società Italiana di Urologia Oncologica
ng/ml. Il paziente viene sottoposto, dopo ristadiazione clinica,
a trattamento con LHRH analoghi, con trattamento intermittente. Nel 2003 il PSA aumenta nuovamente ed il paziente
viene sottoposto a blocco androgenico totale. Il PSA da allora
rimane indosabile. Nel febbraio 2004 il paziente giunge alla
nostra attenzione con una lesione nodulare a livello del glande. Si sottopone ad una biopsia che dimostra la presenza di
tessuto prostatico positivo all’immunoistochimica per il PSA.
Viene fatta, per questo, diagnosi di lesione secondaria al pene
da carcinoma della prostata ed il paziente viene sottoposto ad
amputazione parziale del pene. L’analisi anatomopatologica sul
pezzo operatorio dimostra la presenza di un adenocarcinoma
prostatico (4+5), associato ad un carcinoma prostatico intraduttale. I preparati anatomopatologici del primo intervento di
ATV dimostrano la presenza anche in quel caso di questa associazione tra queste due forme istologiche. Il paziente a 6 mesi
dall’intervento è ancora vivente e mostra segni di progressione
di malattia a livello osseo, con un PSA ancora indosabile.
Discussione: Le lesioni secondarie al pene da adenocarcinoma
della prostata sono estremamente rare e rappresentano il 25%
di tutte le lesioni a partenza da tumori urologici. Il nostro caso
sottolinea come la localizzazione secondaria al pene costituisce, nel tumore della prostata, un fattore prognostico altamente sfavorevole per la progressione di malattia, indipendentemente da tutti gli altri fattori. Inoltre, come è recentemente
sottolineato in letteratura, la presenza di una particolare forma
anatomopatologica, identificata come carcinoma intraduttale
della prostata, rappresenta un fattore prognostico da tenere in
considerazione nella terapia e nel monitoraggio di questa
malattia.
Abstract n. 226 - Poster
RECIDIVA CUTANEA DI CARCINOMA A CELLULE TRANSIZIONALI DELLA VESCICA SU URETEROCUTANEOSTOMIA: RARO CASO CLINICO
Gavazzi A., Sarti E., Cai T., Costanzi A., Maleci M., Farina
U., Meliani E., Melone F., Bartoletti R.
U.O. Urologia, Ospedale Santa Maria Annunziata, Università
degli Studi di Firenze
Introduzione: Il carcinoma a cellule transizionali della vescica
(TCC) rappresenta oggi il secondo tumore in frequenza tra le
neoplasie urologiche, con circa 60.000 nuovi casi e 12.000
decessi/anno. Studi molecolari e immunoistochimici hanno
dimostrato che, nei pazienti affetti da TCC, alterazioni in senso
displastico sono riscontrabili in tutto l’urotelio. Questo viene
dimostrato anche dal fatto che circa il 2-4% dei pazienti sottoposti a cistectomia radicale presentano un nuovo TCC nell’alta via escretrice. Lo sviluppo di una nuova neoplasia a livello
dell’alta via escretrice, dopo cistectomia radicale, rappresenta
un fattore prognostico sfavorevole per la sopravvivenza.
Comunque, anche in questi casi, il trattamento chirurgico,
eventualmente associato in adiuvante ad un trattamento radio
o chemioterapico consente di ottenere risultati soddisfacenti in
termini di sopravvivenza e di qualità di vita. Presentiamo un
raro caso di recidiva di TCC su ureterocutaneostomia, in un
paziente sottoposto a cistectomia radicale per pT2G3 della
parete vescicale posteriore.
Caso clinico: Uomo di 81 anni; nel maggio 2002 viene sottoposto a cistectomia radicale con ureterocutaneostomia per
pT2G3, precedentemente diagnosticato durante una TURBT a
marzo dello stesso anno. Nell’ottobre 2004 giunge alla nostra
attenzione per una tumefazione ascessualizzata a livello dell’ureterocutaneostomia destra con febbre (38.5 C) e leucocitosi(12.4 x1000/mmc). All’esame obiettivo si evidenzia una
tumefazione a livello della stomia di 10 x 8 cm di diametro con
ulcerazione centrale ed una area mammellonata e zone necro-
tico-emorragiche. Vista la storia clinica del paziente, si pone il
sospetto che si tratti di una recidiva locale da tumore uroteliale. Si esegue biopsia che conferma la nostra ipotesi (carcinoma
a cellule transizionali ad alto grado). Si esegue esame TC
addome con mdc e RM per valutare l’estensione della lesione.
Questi esami dimostrano un’infiltrazione della parete muscolare ed un tramite fistoloso che origina dal polo inferiore della
lesione e raggiunge il piano cutaneo circa 3 cm sotto l’ureterocutaneostomia. Gli esami strumentali studianti, comunque,
non dimostrano la presenza di una diffusione sistemica della
malattia. Il paziente viene avviato ad un ciclo di radioterapia a
scopo citoriduttivo.
Conclusioni: La recidiva su moncone ureterale dopo cistectomia
radicale con ureterocutaneostomia è un evento raro. Il nostro
caso è peculiare, oltre che per la presentazione tardiva di questa recidiva (in letteratura le recidive si sviluppano nell’arco di
circa 15 mesi) anche per la modalità di presentazione simulante un ascesso sottocutaneo. Il caso sottolinea, inoltre, l’ipotesi, da molti condivisa, che l’insorgenza di un TCC si accompagna ad un’alterazione in senso displastico di tutto l’urotelio
e che il fatto di aver già sviluppato un TCC aumenta il rischio
di recidive successive.
Abstract n. 227 - Poster
STORIA NATURALE DEL CARCINOMA A CELLULE SQUAMOSE DEL PENE: RARO CASO DI TUMORE LOCALMENTE AVANZATO CON EROSIONE COMPLETA DEI GENITALI ESTERNI E DEL TESSUTO OSSEO PUBICO
Gavazzi A., Sarti E., Cai T., Costanzi A., Maleci M., Farina
U., Meliani E., Melone F., Bartoletti R.
U.O. Urologia, Ospedale Santa Maria Annunziata, Università
degli Studi di Firenze
Introduzione: Il tumore a cellule squamose del pene è una patologia rara, a bassa incidenza, con una prevalenza di circa l’1%
nella popolazione mondiale. La più alta incidenza è riscontrata nei paesi in via di sviluppo dove tale patologia può costituire fino al 17% di tutte le neoplasie maschili. Il carcinoma del
pene si presenta comunemente come una lesione nodulare od
ulcerata del glande, del prepuzio o del corpo del pene. Data la
sua lenta progressione e la sua bassa aggressività biologica,
questa lesione rimane spesso non diagnosticata per lunghi
periodi. La mancanza di diagnosi e di trattamento di tale neoplasia, comporta una progressiva crescita locale con conseguente invasione delle strutture circostanti fino a quadri drammatici di amputazione dei genitali esterni. Le strategie terapeutiche oggi a disposizione comprendono la chirurgia e l’impiego di chemioterapia sistemica nelle forme avanzate. Lo stadio anatomopatologico di presentazione della malattia rappresenta, comunque, il fattore prognostico più importante.
Presentiamo un raro caso di carcinoma a cellule squamose del
pene localmente avanzato con amputazione completa dei genitali esterni, invasione del tessuto osseo pubico, della prostata,
della vescica e con ripetizioni secondarie a livello osseo.
Caso clinico: Nell’Aprile 2005, un uomo di 75 anni, giunge al
Pronto Soccorso del nostro Ospedale per un trauma cranico in
seguito a caduta accidentale. Durante l’esame obiettivo viene
riscontrata una massa a livello del pube, in parte necrotica ed
in parte in preda a fenomeni flogistici, con una profonda ulcerazione centrale e totale erosione dei genitali esterni. Non si
riscontrano franche adenopatie inguinali. Il paziente riferisce
da circa 1 anno la comparsa di forti dolori al dorso, resistenti
ai comuni FANS. Il posizionamento di catetere vescicale risulta impossibile per la difficoltà nell’identificazione del meato
uretrale esterno; per tale motivo viene posizionata una cistostomia sovrapubica. Viene eseguita una biopsia della lesione
che dimostra la presenza di un carcinoma a cellule squamose.
Archivio Italiano di Urologia e Andrologia 2005; 77, 3, Supplemento 2
97
ABSTRACTS XV Congresso Nazionale Società Italiana di Urologia Oncologica
La Tc addome con mdc risulta negativa per ripetizioni secondarie linfonodali o parenchimali. La scintigrafia ossea total
body mostra, invece, lesioni secondarie diffuse in vari distretti ossei. Vista l’estensione locale e sistemica della malattia, si
propone al paziente un trattamento radioterapico e chemioterapico a scopo antalgico. Il paziente rifiuta ogni tipo di trattamento e viene perciò avviato all’unità di cure continue a domicilio.
Conclusioni: Il carcinoma a cellule squamose del pene è raro ma
ancor più rara è la sua presentazione in uno stadio localmente
avanzato nei paesi occidentali, visto l’enorme impiego di risorse nell’educazione della prevenzione oncologica. Il caso
descritto è peculiare, dunque, per la devastante diffusione
locale della malattia ed è emblematico e descrittivo per caratterizzazione della storia naturale di una patologia a progressione molto lenta, come è quella del carcinoma a cellule squamose del pene.
Abstract n. 228 - Poster
ACCURATEZZA DELL’UTILIZZO DI NOMOGRAMMI
NELLA STADIAZIONE DELL’ADENOCARCINOMA DELLA
PROSTATA: VALUTAZIONE DEL RISCHIO DI INTERESSAMENTO DELLE VESCICOLE SEMINALI
Cai T.1, Nesi G.2, Gavazzi A.1, Costanzi A.1, Maleci M.1,
Farina U.1, Meliani E.1, Melone F.1, Sarti E.1, Bartoletti R.1
1
U.O. Urologia, Ospedale Santa Maria Annunziata; 2Dipartimento
di Patologia, Università degli Studi di Firenze
Introduzione: Le tecniche di imaging che abbiamo oggi a disposizione per la stadiazione del paziente con adenocarcinoma
prostatico non mostrano un’accuratezza ed una predittività
soddisfacenti; questo porta ad una sottostadiazione del tumore ed all’assegnazione del paziente ad una classe di rischio di
progressione inferiore a quella reale. Circa il 30-50% dei
pazienti identificati come T2 clinici e sottoposti a prostatectomia radicale, risultano pT3, mentre solo il 10-15% dei pazienti identificati con T3 clinici risultano pT2. Negli ultimi anni
sono stati validati alcuni nomogrammi che potessero essere
impiegati nella stadiazione clinica di questa malattia, riportando un grado di accuratezza di circa il 70-80%. Nel 2003 Koh
H. valida un nomogramma predittivo dell’interessamento delle
vescicole seminali, con un’accuratezza dell’88.3%. Scopo del
presente lavoro è valutare l’accuratezza di questo nomogramma su una popolazione di 106 pazienti affetti da adenocarcinoma prostatico.
Materiali e Metodi: Presso la Clinica Urologica dell’Università di
Firenze, sono stati selezionati 106 pazienti con adenocarcinoma prostatico e sottoposti a prostatectomia radicale retropubica e linfectomia locoregionale. Di ogni paziente avevamo a disposizione: PSA pre-operatorio, stadio clinico, Gleason bioptico, risultati della biopsia prostatica sistematica. Per ogni
paziente è stato calcolato il rischio di interessamento delle
vescicole seminali, secondo il nomogramma di Koh. La biospia
prostatica è stata effettuata con un numero di almeno 6 prelievi. Di ogni prelievo bioptico è stata registrata la lunghezza totale (mm) e la lunghezza di interessamento da parte della neoplasia (mm). La percentuale di interessamento è stata calcolata con un rapporto tra la lunghezza della porzione interessata
dalla neoplasia e la lunghezza totale del frammento.
Risultati: La tabella 1 mostra i risultati delle biopsie a cui sono
stati sottoposti i pazienti.
La tabella 2 mostra i risultati istopatologici dei pazienti sottoposti a prostatectomia radicale.
Il rischio medio di interessamento delle vescicole seminali è
risultato 9.6%. Nello stadio cT1 il rischio è risultato 7.6% e
12.3% nello stadio cT2. Il dato reale di interessamento delle
vescicole seminali, risultato dall’analisi istopatologica dei pezzi
98
Archivio Italiano di Urologia e Andrologia 2005; 77, 3, Supplemento 2
Tabella 1.
Sede prelievo
Numero (%)
Percentuale
media di
interessamento
del prelievo
Apice
30 (28.30)
0.38
Medio
28 (26.42)
0.63
Base
48 (45.28)
0.82
Tabella 2.
Gleason Totale
Numero
2+2(4)
3
2+3(5)
4
3+3(6)
38
3+4(7)
36
4+3(7)
18
4+4(8)
5
5+5(9)
2
Stadio
Numero
pT1c
24
pT2a
42
PT2b
28
pT3
12
operatori, è stato in media 11.32%. Il confronto tra i dati attesi ed i dati reali ha dimostrato l’assenza di una differenza statisticamente significativa (p=0.8976) con una buona accuratezza predittiva di questo modello statistico.
Conclusioni: L’utilizzo di questo nomogramma per la valutazione del rischio di interessamento delle vescicole seminali si è
dimostrato accurato e dotato di caratteristiche di predittività
affidabili e sicure nella popolazione presa in esame. Questo
nomogramma si presenta, dunque, di utile impiego nella stadiazione clinica del paziente con adenocarcinoma prostatatico
e nella programmazione del successivo piano terapeutico.
Abstract n. 229 - Poster
ANALISI DELLA FREQUENZA DELLE ALTERAZIONI
MICROSATELLITI SUL CROMOSOMA 9: SBILANCIAMENTO ALLELICO ED INSTABILITÀ MICROSATELLITE
COME MARCATORI PRECOCI DEL CARCINOMA A CELLULE TRANSIZIONALI DELLA VESCICA
Dal Canto M.1,Cai T.2, Piazzini M.3, Sarti E.2, Gavazzi A.2,
Maleci M.2, Meliani E.2, Costanzi A.2, Melone F.2, Farina
U.2, Bartoletti R.2
1
Clinica Urologica, Azienda Ospedaliera Careggi; 2U.O. Urologia,
Ospedale Santa Maria Annunziata; 3Dipartimento di Genetica
Medica, Università degli Studi di Firenze
Introduzione: La diagnosi precoce delle forme primitive e delle
recidive dei tumori a cellule di transizione della vescica (TCC)
rappresenta ad oggi un obiettivo primario di molti studi clinici e di ricerca. L’utilizzo di nuovi marcatori molecolari e genetici non è riuscito ancora ad ottenere livelli così elevati di sen-
ABSTRACTS XV Congresso Nazionale Società Italiana di Urologia Oncologica
sibilità e specificità tali da essere impiegati nella pratica clinica
al posto della citologia urinaria. È ormai accertato che l’analisi, mediante PCR, delle sequenze microsatelliti (MS) nel sedimento urinario si dimostra una pratica diagnostica sensibile,
specifica e a costi contenuti. L’analisi delle MS ha fornito, inoltre, dati importanti sulla sede e sul tipo di alterazioni riscontrate nello studio dei pazienti affetti da TCC. Da questi studi è
emerso che il cromosoma (chr) 9, indipendentemente da stadio e grado, mostra uno sbilanciamento allelico (AI) che può
essere considerato come una manifestazione precoce della trasformazione dell’urotelio in senso maligno. Scopo del presente lavoro è quello di confrontare lo AI e l’instabilità microsatellite (MI) delle MS sul chr 9 e sui chr 4, 16 e 18 nel sedimento urinario di pazienti affetti da TCC e di pazienti affetti
da altre patologie urologiche non TCC.
Materiali e metodi: 120 pazienti consecutivi affetti da patologia
urologica sono stati selezionati presso la Clinica Urologica
dell’Università di Firenze. Di questi, 73 erano affetti da TCC e 47
da altre patologie urologiche non TCC. Questi ultimi sono stati
utilizzati come gruppo di controllo. L’analisi delle MS è stata effettuata mediante 3 PCR condotte su 100 ng di DNA estratto dai
leucociti e dal sedimento urinario. Il prodotto della reazione,
separato mediante elettroforesi capillare su ABI Prism 310
(Applied Biosystem), ha fornito dati quantitativi (unità di fluorescenza) che hanno permesso il calcolo dello AI. Le MS analizzate nel gruppo dei TCC sono state: IFNalfa, D9S162, D9S747 e
D9S17. Quelle nel gruppo di controllo, invece: FGA, D4S243,
D16S310 D18S51 e MBP. L’analisi è stata effettuata confrontando
la frequenza delle alterazioni delle MS del gruppo dei TCC con
quelle del gruppo di controllo.
Risultati: Dei 66 pazienti che presentavano almeno una MS
alterata, 59 appartenevano al gruppo dei TCC e 7 al gruppo
dei controlli. Lo studio ha mostrato che nei pazienti affetti da
TCC, lo AI e l’MI erano presenti su tutti i cromosomi analizzati (media 13,5 alterazioni). Nel gruppo dei TCC, le MS erano
più frequenti (media 17,75) che nel gruppo di controllo
(media 10,66). I pazienti di controllo risultati positivi all’analisi, mostravano una frequenza di AI e di MI significativamente più bassa (media 1,5) (Fisher exact test: p<0.006). Il Rischio
Relativo (RR) calcolato sulle MS del chr 9 è 12,23 (95% CI
3,096-48,32) e l’OR=24,65 (95% CI 5,511-108,27).
Conclusioni: Il nostro studio dimostra che le alterazioni microsatelliti osservate sul chr 9 hanno una frequenza più elevata
nei pazienti affetti da TCC che nei controlli. Tale differenza
risulta statisticamente significativa (p<0.006). L’analisi del RR
e dell’OR ha confermato il dato significativo ottenuto, dimostrando che la presenza di alterazioni microsatelliti sul chr 9
possono essere utilizzate come un marker accurato nella diagnosi dei carcinomi a cellule di transizione della vescica.
Abstract n. 230 - Comunicazione
LA CARATTERIZZAZIONE GENETICA DELLE FORME A
BASSO GRADO DEI TUMORI A CELLULE TRANSIZIONALI DELLA VESCICA: RUOLO DELL’ANALISI DELLE
SEQUENZE MICROSATELLITI NELLA STORIA NATURALE
DI QUESTI TUMORI
Cai T.1, Dal Canto M.2, Piazzini M.3, Gavazzi A.1, Nesi G.4,
Sarti E.1, Maleci M.1, Farina U.1, Meliani E.1, Melone F.1,
Costanzi A.1, Bartoletti R.1
1
U.O. Urologia, Ospedale Santa Maria Annunziata; 2Clinica
Urologica, Azienda Ospedaliera Careggi; 3Dipartimento di Genetica
Medica; 4Dipartimento di Patologia, Università degli Studi di Firenze
Introduzione: Il carcinoma a cellule di transizione (TCC) della
vescica è una neoplasia che si manifesta sotto varie forme:
dalle quelle superficiali a basso grado a quelle invasive altamente aggressive. In altre neoplasie esiste un graduale passag-
gio dalle forme non-invasive a quelle invasive, con un pattern
caratteristico di mutazioni genetiche. Questo modello non è
applicabile ai TCC. Scopo del presente lavoro è valutare il tipo
e la sede delle alterazioni genetiche che caratterizzano le fasi
iniziali dello sviluppo dei TCC a basso grado.
Materiali e metodi: Tra marzo 1997 e dicembre 2003 sono stati
selezionati 73 pazienti affetti da TCC e sottoposti a resezione
transuretrale di neoformazione vescicale (TURBT). Per ogni
paziente è stato raccolto un campione di urina e di sangue
prima dell’intervento ed un campione di tumore durante la
TURBT. È stata effettuata un’analisi in PCR delle sequenze
microsatelliti (MS) sulle cellule di sfaldamento dell’urotelio e
delle cellule tumorali. Come controllo è stato utilizzato il DNA
dei linfociti ematici.
Risultati: 73 pazienti: 25 pTaG1, 21 pTaG2, 6 pTaG3, 2
pT1G1, 1 pT1G2, 10 pT1G3, 2 pT2G3, 2 pT4G3, 4 displasie.
L’analisi in PCR ha dimostrato che 59 TCC (80.82%) mostravano almeno un’alterazione nelle MS. La frequenza di MS alterati è stata: 17 sul cromosoma (Ch) 9, 8 sul Ch 4, 13 sul Ch
16 e 12 sul Ch 18. Il locus MBP, sul Ch 18, presenta la stessa
frequenza di alterazione del Ch 9. Tutti i casi di displasia
hanno mostrato un’alterazione sul Ch 9. 14 TCC non hanno
mostrato alcuna alterazione nelle MS. L’analisi delle MS ha
dimostrato un’alterazione in 49 forme a basso grado (G1-G2)
vs 20 forme ad alto grado (G3). La frequenza di alterazioni sul
Ch 9 è maggiore (p<0.001) rispetto a quelle presenti sugli altri
Ch ed è maggiore nelle forme a basso grado (G1-G2)
(p<0.001).
Conclusioni: Lo studio ha confermato la differenza significativa
tra il numero e la sede delle alterazioni microsatelliti tra le forme
a basso grado e quelle ad alto grado. Il più alto numero di alterazioni sul Ch 9 dimostra che le alterazione molecolari presenti
su questo Ch avvengono nelle fasi iniziali della tumorigenesi dei
TCC. Tutte le displasie analizzate mostrano le stesse alterazioni
su questo Ch, facendo ipotizzare che sul Ch 9 possa essere localizzato un gene oncosoppressore (p16), la cui alterazione avviene precocemente durante la carcinogenesi. L’elevata frequenza di
alterazioni del locus MBP, sul Ch 18, suggerisce che anche questo locus possa contenere un gene oncosoppressore importante
nella tumorigenesi dei TCC. La caratterizzazione genetica delle
forme a basso grado offre informazioni importanti sulla storia
naturale di questi tumori, influenzando non solo il loro followup ma anche il loro trattamento.
Abstract n. 231 - Poster
TUMORI SUPERFICIALI DELLA VESCICA AD ALTO
GRADO: DIFFERENZA TRA LA VALUTAZIONE ANATOMOPATOLOGICA E IL DECORSO CLINICO. ANALISI RETROSPETTIVA SU 143 CASI DI PTAG3
Gavazzi A.1, Cai T.1, Nesi G.2, Sarti E.1, Maleci M.1, Farina
U.1, Meliani E.1, Melone F.1, Costanzi A.1, Bartoletti R.1
1
U.O. Urologia, Ospedale Santa Maria Annunziata; 2Dipartimento
di Patologia, Università degli Studi di Firenze
Introduzione: Il sistema stadiante dei tumori vescicali (TNM)
identifica il pTa come un tumore superficiale che non invade
la sottomucosa. Un tumore vescicale di grado G3 (WHOISUP) è un tumore scarsamente differenziato che presenta una
rapida evoluzione e progressione. I tumori vescicali a cellule di
transizione (TCC) identificati come pTaG3 sono tumori superficiali per lo stadio e molto aggressivi per il grado. Hanno un
frequenza del 15%-19%, con un tasso di recidiva del 65%85% e di progressione del 20%-50%. La valutazione di superficialità non coincide con il dato del grading e soprattutto con
il decorso clinico. Scopo del presente lavoro è valutare il comportamento clinico di 143 pazienti affetti da TCC pTaG3, con
un follow-up di 10 anni.
Archivio Italiano di Urologia e Andrologia 2005; 77, 3, Supplemento 2
99
ABSTRACTS XV Congresso Nazionale Società Italiana di Urologia Oncologica
Materiali e metodi: Dal gennaio 1995 al dicembre 1996, sono
stati selezionati, in maniera retrospettiva, 143 pazienti affetti
da TCC pTaG3. Sono stati raccolti i dati anamnestici di ogni
paziente che è stato contattato da un medico della Clinica per
un’intervista conclusiva sul follow-up. Abbiamo valutato il
pregresso trattamento, il numero di recidive, il tempo alla
prima recidiva e la progressione. I dati relativi allo stato attuale di salute sono stati comparati con i dati clinici precedentemente raccolti.
Risultati: 143 pazienti. Età media 67.8 anni. 83 pazienti erano
alla prima diagnosi di TCC, mentre 60 presentavano 1 o più
recidive. 56 pazienti presentavano un’unica lesione, mentre 87
pazienti presentavano >1 lesione. In 8 casi era presente CIS. I
risultati mostrano: 14 pazienti (9.7%) liberi da malattia dopo
86.3 mesi, 129 (90.3%) una recidiva (tempo medio alla prima
recidiva 13 mesi), 9 deceduti per altra causa, 42 pazienti
(32.5%) progressione di malattia e 12 deceduti per malattia.
L’analisi multivariata dimostra che la multifocalità (p<0.001)
ed il tempo alla prima recidiva (p=0.002) sono fattori prognostici indipendenti per la progressione, il numero delle recidive
e la sopravvivenza.
Conclusioni: Lo studio ha messo in evidenza che le lesioni
vescicali classificate come pTaG3 non mostrano un comportamento biologico univoco. Alcune lesioni si dimostrano con un
basso potenziale di aggressività, in linea con il comportamento di un tumore vescicale superficiale a basso grado; altre,
invece, dimostrano un comportamento altamente aggressivo,
dotato di capacità di progressione e di recidiva precoce. Il
lavoro dimostra come il sistema TNM ed il grading non sono
in grado di distinguere quelle forme che avranno uno sviluppo rapido da quelle a lenta crescita. È evidente la necessità di
ricercare nuovi marker o nuovi fattori prognostici per effettuare un programma terapeutico e di controllo mirato su ogni singolo paziente.
Abstract n. 232 - Poster
RUOLO DELLA TC/PET CON 11C-COLINA NELLA VALUTAZIONE DEI PAZIENTI CON RECIDIVA BIOCHIMICA
DOPO PROSTATECTOMIA RADICALE: CORRELAZIONI
ISTOLOGICHE DOPO LINFOADENOMECTOMIA RETROPERITONEALE/PELVICA
Scattoni V.1, Roscigno M.1, Picchio M.2, Messa C.2, Suardi
N.1, Freschi M.3, Gallina A.1, Saccà A.1, Landoni C.2, Fazio
F.2, Montorsi F1, Rigatti P1
1
U.O. di Urologia, Università Vita-Salute San Raffaele; 2IBFM
CNR, Università Milano Bicocca; 3Servizio di Anatomia Patologica,
Università Vita-Salute San Raffaele, Istituto Scientifico Ospedale
San Raffaele, Milano
Introduzione e Obiettivi: Valutare prospettivamente l’accuratezza della TC/PET con colina nell’identificazione delle recidive
linfonodali di neoplasia prostatica in pazienti con recidiva biochimica dopo prostatectomia radicale (RRP).
Materiali e metodi: Abbiamo prospetticamente valutato 25
pazienti (età media: 67,1±8,6 anni) con recidiva biochimica
(PSA >= 0.2 ng/ml) dopo RRP (marzo 97- marzo 2004) e con
evidenza radiologica (CT/PET, TC addome, RM addome) di
ripresa linfonodale pelvica e/o retroperitoneale di neoplasia
prostatica. I pazienti sono stati studiati con PET/TC (GE
Discovery LS/ST, General Electric, Milwakee, USA) 5 minuti
dopo l’iniezione e.v. di 370 Mbq di [11]C Colina. Le immagini PET sono state qualitativamente valutate in cieco da due
sperimentatori (MP e CM) per presenza di captazione locale o
a distanza del tracciante come segno di recidiva o di presenza
di malattia metastatica. L’88% dei pazienti (22/25)(PSA medio
3,04±3,14; range: 0,23-11,46 ng/ml) presentava una Pet positiva, mentre i rimanenti 22% (3/25) pazienti avevano una TC
100
Archivio Italiano di Urologia e Andrologia 2005; 77, 3, Supplemento 2
o RM addome positiva. Tutti i pazienti sono stati sottoposti ad
intervento chirurgico di linfadenectomia pelvica bilateralmente (36%) o retroperitoneale (64%) tra marzo 2003 e maggio
2005. I risultati ottenuti all’esame istologico definitivo dei linfonodi sono stati correlati con i risultati della PET preoperatoria in base alla sede dei linfonodi (pelvici destri, sinistri, retroperitoneali) e alle loro dimensioni. La valutazione istologica è
stata eseguita da un singolo Patologo particolarmente esperto
(MF), in doppio cieco.
Risultati: Il numero medio di linfonodi rimossi è stato
21,23±20,43 (range: 4-85), mentre il numero medio di linfonodi con localizzazione di malattia è stato 4,68±7,89 (range:
0-27). Il numero totale delle stazioni linfonodali valutate all’analisi istologica sono stati 55 (19 pelvici destri, 20 pelvici sinistri, 16 retroperitoneali). Nessuno dei pazienti con PET negativa è risultato positivo all’analisi istopatologica. Diciassette su
22 pazienti (77%) con TC/PET positiva hanno avuto conferma
istologica di metastasi linfonodali di adenocarcinoma prostatico. Le dimensioni medie delle metastasi linfonodali risultate
positive alla PET sono risultate statisticamente superiori rispetto alle metastasi linfonodali risultate negative alla PET (1,88 m
vs 1,16 mm) (p=0.02). La sensibilità, la specificità, il valore
predittivo positivo e negativo e l’accuratezza sono risultati
rispettivamente il 70%, 84%, 77%, 79% e 78%.
Conclusioni: La TC/PET con 11C-Colina costituisce una metodica particolarmente accurata nel localizzare le metastasi linfonodali di adenocarcinoma prostatico recidivo nei pazienti sottoposti a prostatectomia radicale. Esiste, probabilmente, una
soglia di volume tumorale recidivo (ancora da definire con
precisione) per cui la PET risulta falsamente negativa.
Abstract n. 233 - Comunicazione
TC/PET CON [11]C COLINA NELLA RISTADIAZIONE DEI
PAZIENTI AFFETTI DA TUMORE DELLA PROSTATA: CORRELAZIONI CON I VALORI SIERICI DI PSA IN 250
PAZIENTI
Scattoni V.1, Picchio M.2, Messa C.2, Suardi N.1, Fabbri F.1,
G.allina A.1, Saccà A.1, Salonia A.1, Landoni C.2, Fazio F.2,
Montorsi F.1, Rigatti P.1
1
U.O. di Urologia, Università Vita-Salute San Raffaele; 2IBFM
CNR, Università Milano Bicocca, Istituto Scientifico Ospedale San
Raffaele, Milano
Introduzione: Un valore di PSA>0.2 ng/ml dopo prostatectomia
radicale (RRP) rappresenta il limite per definire una recidiva
biochimica nei pazienti sottoposti ad intervento chirurgico.
Questi pazienti vengono generalmente sottoposti ad esami di
ristadiazione mediante varie tecniche di imaging fra cui la
TC/PET con [11]C Colina che ha dimostrato di avere, in studi
precedenti, una sensibilità che oscilla fra il 47% e 54%.
L’influenza dei valori sierici di PSA e della terapia ormonale
sulla sensibilità della metodica non sono stati determinati.
L’obiettivo di questo lavoro è quello di valutare la sensibilità
della PET con [11]C Colina nella ristadiazione dei pazienti
affetti da tumore della prostata, in relazione ai livelli sierici di
antigene prostatico specifico (PSA) e all’influenza del blocco
androgenico.
Materiali e Metodi: Duecentocinquanta pazienti consecutivi
(età media di 68 anni; range: 50-85), sottoposti ad intervento
di prostatectomia radicale per adenocarcinoma prostatico sono
stati ristadiati con PET con [11]C Colina in seguito a riscontro
di rialzo del PSA sierico (>0.02 ng/ml). I pazienti sono stati
studiati con PET/TC (GE Discovery LS/ST, General Electric,
Milwakee, USA) 5 minuti dopo l’iniezione e.v. di 370 Mbq di
[11]C Colina. Le immagini PET sono state qualitativamente
valutate in cieco da due sperimentatori (MP e CM) per presenza di captazione locale o a distanza del tracciante come
ABSTRACTS XV Congresso Nazionale Società Italiana di Urologia Oncologica
segno di recidiva o di presenza di malattia metastatica. I risultati della PET (presenza di una o più aree focali di ipercaptazione suggestive per localizzazione neoplastica) sono stati correlati ai valori sierici di PSA e alla presenza/assenza di blocco
androgenico concomitante.
Risultati: Al momento dell’esecuzione dell PET, il PSA medio
risultava pari a 5.3±14.3 (SD) ng/ml (range: 0.02-117.00
ng/ml). Al momento dell’esecuzione della PET, 135/250 pz
(54%) risultavano in blocco androgenico. La PET con [11]C
Colina è risultata positiva (Chol+) in 109/250 pz (43%). Il PSA
medio dei pazienti Chol+ (9.7±1.3 ng/ml) è risultato statisticamente superiore rispetto ai pazienti Chol- (1.9±1.1 ng/ml)
(p=0.001), mentre il PSA medio dei pazienti in terapia ormonale ed non in terapia non è risultato statisticamente differente (rispettivamente 6.3±1.2 vs 4.1±1.3 ng/ml)(p=0.22). In particolare, la probabilità di PET positiva in funzione del PSA è
riportata in tabella 1. La probabilità di PET positiva non sembra essere influenzata dalla terapia ormonale (Test positivo nel
40% per i pazienti non in terapia e 46% per i pazienti in terapia)(p=0.28).
Conclusioni: La PET con [11]C Colina rappresenta una metodica accurata per la ristadiazione dei pazienti sottoposti a prostatectomia radicale per neoplasia prostatica. Sebbene la sua
sensibilità risulti correlata ai valori sierici di PSA, con PSA
estremamente bassi (<2 ng/ml) questa metodica può diagnosticare recidiva di malattia in circa il 33% dei pazienti. La terapia ormonale al momento dell’esecuzione della metodica non
sembra influenzarne la sensibilità
Abstract n. 234 - Poster
ABLAZIONE CON RADIOFREQUENZA DI PICCOLE NEOPLASIE RENALI PER VIA LAPAROSCOPICA: ESPERIENZA PRELIMINARE
Marsicano M., Napodano G., Montanaro V., Di Lorenzo D.,
Ferro M., Altieri V.
Clinica Urologica, Università degli studi di Napoli “Federico II”
Introduzione e Obiettivi: Negli ultimi anni sono state messe a
punto per il trattamento conservativo di masse renali inferiori
a 4 cm numerose tecniche (crioablazione, radiofrequenza,
etc.). Tra queste, la radiofrequenza (RF) è caratterizzata da
buoni risultati preliminari associati ad una bassa incidenza di
complicanze. L’obiettivo di questo studio è di verificare l’efficacia dell’ablazione di neoplasie renali inferiori a 4 cm mediante Radiofrequenza con accesso laparoscopico.
Metodi: Da Novembre 2002 a Luglio 2004 abbiamo eseguito 9
trattamenti con RF con approccio miniinvasivo per lesioni
solide renali. L’età media dei pazienti (5 F e 4 M) era 63,3 anni
(54-69). Il diametro delle lesioni era compreso tra 2,4 e 3,8 cm
con una distanza minima dalla via escretrice mai inferiore a 1
cm; l’accesso al rene è stato retroperitoneale in 3 casi e transperitoneale in 6 pazienti. Intraoperatoriamente abbiamo sempre eseguito biopsie multiple lesionali e perilesionali ed esplorazione ecocolordoppler laparoscopica della neoplasia. In 2
pazienti abbiamo utilizzato il sistema della Radionics e nei
rimanenti il sistema RITA Starburst. Dopo il trattamento in 4
pazienti la lesione è stata lasciata in situ mentre in 5 casi è stata
resecata; sono state successivamente eseguite biopsie multiple
dei margini di resezione. Il follow up viene eseguito mediante
TC spirale addomino-pelvica con e senza mdc a 1, 3, 6, 9, 12,
18, 24 e 30 mesi.
Risultati: Il tempo medio dell’intervento è stato di 145 min di
cui 25min (15-30) per la applicazione della RF. Non è stata
registrata alcuna complicanza intraoperatoria. L’esame istologico ha rilevato 8 RCC (6 G1, 2 G2) e 1 oncocitoma. La degenza media postoperatoria è stata di 3,1 giorni. Il follow up
medio è stato di 16,8 mesi. In 2 casi, dopo 3 mesi, (in 1 caso
previa biopsia ecoguidata positiva per RCC residuo) si è resa
necessaria la nefrectomia condotta comunque con approccio
miniinvasivo.
Conclusioni: I risultati iniziali, per quanto interessanti, richiedono un ulteriore approfondimento; mentre l’ablazione con
accesso percutaneo, nell’ambito delle indicazioni di necessità,
è sicuramente caratterizzata da un eccellente rapporto costobeneficio, è ancora da verificare l’efficacia terapeutica dell’uso
chirurgico (laparoscopico).
Abstract n. 235 - Poster
CARCINOMA UROTELIALE GIOVANILE: UN CASE
REPORT
Mancini V.1, Ditonno P.1, Lucarelli G.1, Lastilla G.2, Boezio
F.1, Battaglia M.1, Bettocchi C.1, Dilorenzo V.1, Selvaggi F.P1.
1
Sezione di Urologia e Trapianto di Rene, DETO; 2Sezione di
Anatomia Patologica, DAPEG, Università degli Studi di Bari
Introduzione: La neoplasia uroteliale è un tumore epiteliale raro
nel giovane fino a 20 anni e nella maggior parte dei casi il
decorso clinico è favorevole. Trattandosi generalmente di
tumori a basso stadio e a basso grado di malignità, il trattamento di scelta è la resezione endoscopica della neoplasia.
Tuttavia sono stati riportati casi di recidiva anche in questo
gruppo di età, imponendo quindi un follow-up costante nel
tempo ad intervalli regolari. Descriviamo un caso di carcinoma
uroteliale in un maschio adolescente presentatosi all’osservazione clinica con severa macroematuria persistente.
Case report: Il paziente di 16 anni non presentava fattori di
rischio anamnestici (esclusi tabagismo e familiarità di neoplasia vescicale); l’ecografia, l’urografia endovenosa e l’uretrocistoscopia evidenziavano un’unica neoformazione arborescente
di circa 2 cm di diametro massimo, sanguinante, peduncolata,
a livello della parete laterale destra della vescica; la restante
mucosa presentava lievi segni di flogosi diffusa. Gli esami di
laboratorio mostravano una riduzione significativa dei valori
di emoglobina. Il paziente è stato sottoposto immediatamente
a resezione transuretrale di neoplasia vescicale e l’esame istologico della formazione elettroresecata ha descritto un carcinoma uroteliale a basso grado di malignità (pTa, G1-2 secondo
Mostofi); la tonaca propria, la tonaca muscolare e il margine di
resezione sono risultati esenti da neoplasia. Nessuna terapia
postoperatoria è stata eseguita. I controlli postoperatori sono
stati trimestrali per il primo anno.
Conclusioni: I tumori uroteliali della vescica non sono frequenti in pazienti al di sotto dei 40 anni; il caso descritto è poco
comune sia per la precoce insorgenza sia per il tipo di presentazione clinica che ha richiesto un trattamento chirurgico
immediato. Il follow-up ed eventuali trattamenti ulteriori in
casi analoghi devono comunque basarsi sulle caratteristiche
istopatologiche del tumore piuttosto che sull’età del paziente.
Abstract n. 236 - Poster
VALUTAZIONE DELLA LEUCOCITURIA DURANTE LA
CHEMIO-IMMUNOPROFILASSI ENDOCAVITARIA DEI
TUMORI VESCICALI SUPERFICIALI DOPO TURB
Verratti V., Criniti P., Di Francesco S., Berardinelli F.,
Fusco W., Tenaglia R.L.
Clinica Urologia, Università “G. D’Annunzio”, Chieti-Pescara
Introduzione e Obiettivi: Il 70% dei tumori vescicali superficiali
alla diagnosi sono trattati conservativamente con resezione
endoscopica. Questi tumori hanno un alto potenziale di recidiva e di progressione che ha condotto ad un uso esteso della
chemio-immunoterapia endovescicale. Un’elevata leucocituria
viene correlata all’ assenza di recidive, alla gravità ed alla duraArchivio Italiano di Urologia e Andrologia 2005; 77, 3, Supplemento 2
101
ABSTRACTS XV Congresso Nazionale Società Italiana di Urologia Oncologica
ta degli eventi avversi. È necessario individuare nella leucocituria le basi sulla quale adattare le instillazioni in rapporto alla
sensibilità individuale del paziente (1).
Scopo dello studio è stato valutare l’andamento della leucocituria nel corso del trattamento endovescicale con i diversi chemioterapici ed immunoterapici utilizzati.
Materiali e Metodi: Per la diagnosi di infezione delle vie urinarie
ci siamo avvalsi dell’esame microscopico del sedimento. La piuria è un valido indicatore di un processo infettivo in quasi tutte
le affezioni dell’apparato urinario. Abbiamo valutato la leucocituria nel sedimento urinario di 75 pazienti sottoposti a TURB
ed a successive instillazioni endovescicali durante il 2004. I
valori di conta leucocitaria riguardavano 6 gruppi di pazienti
con differenti piani terapeutici: Gemcitabina 2 g; BCG 54 mg;
BCG 81 mg; Epirubicina 50 mg; Epirubicina 80 mg;
Mitomicina C 40 mg. Media statistica dei valori di conta leucocitaria prima e dopo ogni instillazione e confronto multiplo tra
i gruppi attraverso test di varianza (ANOVA) e test di NewmanKeuls. Differenze tra le medie significative per p<0,05.
Risultati: I valori medi di leucocituria sono stati: 13,71 BCG 54
mg; 11,18 epirubicina 80 mg; 10,45 BCG 81 mg; 7,23 gemcitabina 2 g; 6,23 epirubicina 50 mg; 2,50 mitomicina C 40 mg.
Il trattamento con BCG 54 mg si è correlato a più alti livelli di
leucocituria vs gemcitabina 2 g, epirubicina 50 mg, mitomicina C 40 mg (p< 0.001) e vs epirubicina 80 mg e BCG 81 mg
(P < 0.01). L’epirubicina 80 mg si è correlata a più alti livelli di
leucocituria vs mitomicina C 40 mg, epirubicina 50 mg e gemcitabina 2 g (p<0,001). Il BCG 81 mg si è correlato a più alti
livelli di leucocituria vs gemcitabina 2 g, epirubicina 50 mg e
mitomicina C 40 mg (P < 0.001). La gemcitabina 2 g si è correlata a più alti livelli di leucocituria vs mitomicina C 40 mg
(p<0,001).
Conclusioni: I risultati del nostro studio dimostrano una maggiore presenza di leucocituria nel gruppo BCG 54mg rispetto
ai vari chemioterapici. L’ incremento leucocitario dopo l’instillazione endovescicale di BCG sarebbe correlato ad un’ aumentata permeabilità dell’urotelio con incremento locale delle IGG
anti-BCG a cui seguirebbe una loro attivazione. È stato dimostrato come antigeni derivati dal BCG possano essere espressi
da cellule uroteliali con la possibilità che gli anticorpi esercitino un azione citotossica sull’urotelio (2). Un più alto livello di
leucocituria (p<0,01) nel gruppo BCG 54 mg rispetto al gruppo BCG 81 mg richiede ulteriori verifiche al fine di stabilirne
chiaramente il razionale.
Bibliografia
1. Patard JJ, et al. Leukocyturia as a predictor of tolerance and efficacy of
intravesical BCG maintenance therapy for superficial bladder cancer. Saint
F. Urology 2001; 57:617
2. Siracusano e al. Osservazione dei parametri immunitari e cellulari nelle
urine di pazienti sottoposti a terapia endovescicale con BCG: risultati preliminari Urologia vol. 70 no. 1-4, p. 54, 2003
Abstract n. 237 - Comunicazione selezionata
GLANDULOPLASTICA RICOSTRUTTIVA DOPO EXERESI
CHIRURGICA PER CARCINOMA DEL PENE UTILIZZANDO LA MUCOSA URETRALE
F. Sasso, R. Falabella, G. Gulino
Università Cattolica del Sacro Cuore, Policlinico A. Gemelli, Roma
Introduzione e obiettivi: L’impiego di graft liberi di mucosa buccale è l’unica soluzione proposta in letteratura per la ricostruzione del glande dopo exeresi chirurgica per carcinoma del
pene. Si propone una originale tecnica ricostruttiva utilizzando la mucosa uretrale distale autologa opportunamente riconfigurata, valutandone i risultati clinici a breve e lungo termine.
Metodi: Otto pazienti, età media 54 anni, affetti da carcinoma
102
Archivio Italiano di Urologia e Andrologia 2005; 77, 3, Supplemento 2
spinocellulare del glande T1-T2 N0M0, sono stati sottoposti
a glandulectomia radicale con tecnica potency-sparing, previo clampaggio e sezione del fascio neuro-vascolare dorsale e
invio di margini di sezione cavernosi e uretrali per esame
istologico estemporaneo e definitivo. È stato ricostruito il
neoglande mediante mobilizzazione completa dell’uretra
peniena dai corpi cavernosi (spongiolisi). L’uretra distale è
stata quindi spatulata ventralmente per 3 cm con creazione
del neomeato e quindi ribaltata sul dorso degli apici cavernosi riconfigurati ove era fissata con punti a lento riassorbimento. Infine si è suturata la cute peniena ad 1 cm dal bordo
del neoglande.
Risultati: Il tempo operatorio medio della fase ricostruttiva
glandulare è stato di 35 minuti. In tutti i casi i margini di sezione uretrali e cavernosi sono risultati esenti da patologia infiltrativa. In tutti i casi i pazienti hanno riferito una conservata
sensibilità tattile e termine sul neoglande al contrario di quanto registrato nei casi di sostituzione con graft di mucosa buccale. In nessun caso si è avuta ischemia acuta o cronica del
graft. In un paziente le erezioni notturne hanno determinato
una parziale deiscenza della sutura cutanea. In nessun caso si
sono rilevati incurvamenti penieni oltre i 30° o retrazioni
peniene.
Ad un follow-up di 6-8 mesi, 6/8 pazienti hanno ripreso attività coitale con preservata potenza sessuale e conservata funzione eiaculatoria.
Conclusioni: Questa esperienza ha evidenziato che l’utilizzo
della mucosa uretrale è una valida opzione per la ricostruzione del glande, “familiare” per l’urologo, con buoni risultati
estetici e funzionali per il paziente, senza compromissione del
controllo oncologico di malattia e con la prospettiva di superare gran parte delle complicanze e sequele delle alternative
chirurgiche fino ad ora proposte in letteratura.
Abstract n. 238 - Poster
POLIARTRITE REATTIVA ACUTA DOPO TRATTAMENTO
INTRAVESCICALE CON BACILLO DI CALMETTE-GUERIN
Ghini M., Scarpello M.L., Di Silverio A., Misuriello G.,
Salvi G., Vagliani G., Emili E.
U.O. Complessa di Urologia, Ospedale S. Maria della Scaletta,
AUSL Imola
Introduzione e Obiettivi: L’immunoprofilassi endovescicale con
bacillo di Calmette-Guerin (BCG) è un efficace presidio nel
trattamento delle neoplasie vescicali superficiali ad alto grado.
Questa terapia non è priva di complicazioni. In questo lavoro,
presentiamo il caso di un uomo di 69 anni che ha sviluppato
una poliartrite infiammatoria BCG correlata.
Metodi: Il trattamento instillativo era conforme alle linee guida
internazionali. Il paziente, dopo 6 settimane di trattamento, presentava un fugace rialzo termico subito dopo la somministrazione del farmaco. Erano altresì presenti manifestazioni artrosiche
polidistrettuali migranti, localizzate prevalentemente a carico
degli arti inferiori ed accompagnate da rash cutaneo. Il paziente
è stato sottoposto ad esami ematochimici e biochimici del sangue. I test di laboratorio dimostravano un severo stato infiammatorio con aumento della Velocità di Sedimentazione Eritrocitaria
e della Proteina C Reattiva. I test per la ricerca di fattori reumatoidi e di auto-anticorpi erano negativi.
Risultati: La sospensione del farmaco ed il trattamento antinfiammatorio non streroideo associato a cortisonici ha portato
ad una immediata regressione di segni e sintomi.
Conclusioni: In base a quanto osservato e a quanto riportato in
letteratura il trattamento endovescicale con Bacillo di
Calmette-Guerin può essere responsabile di poliartriti acute a
carattere reattivo, che cessano dopo sospensione del trattamento e adeguata terapia medica.
ABSTRACTS XV Congresso Nazionale Società Italiana di Urologia Oncologica
Bibliografia
1. Thepot C, et al. Acute polyarthritis after BCG-therapy for bladder carcinoma in a patient with ankylosing spondylitis. Rev Rhum Engl Ed 1995; 62:459
2. Price GE. Arthritis and iritis after BCG therapy for bladder cancer. J
Reumatol 1994; 21:564
3. Belmatoug N, et al. Polyarthritis in 4 patients treated with intravesical
BCG-therapy for carcinoma of the bladder. Rev Rhum Ed F 1993; 60:162
4. Ö Onur, R Çeliker. Polyarthritis as a complication of intravesical Bacillus CalmetteGuerin immunotherapy for bladder cancer. Clin. Rheumatology 1999; 18:74
Abstract n. 239 - Poster
CHIRURGIA NEPHRON-SPARING PER TUMORI RENALI
REPORT DI 29 CASI
Ghini M., Scarpello M.L., Di Silverio A., Misuriello G.,
Salvi G., Vagliani G. Verratti V., Emili E.
Urologia Ospedale Civile Nuovo Imola, Clinica Urologica
Università “G. D’Annunzio”, Chieti
Introduzione e Obiettivi: La chirurgia conservativa nel trattamento
delle neoplasie renali di piccole dimensioni trova ad oggi indicazione non solo per le neoplasie renali bilaterali o per i pazienti
monorene, ma anche come trattamento d’elezione. Scopo dello
studio è dimostrare che la sopravvivenza del trattamento conservativo è sovrapponibile a quello radicale a parità di stadio patologico con follow-up a lungo termine, anche nei pazienti con
margini positivi di resezione chirurgica.
Metodi: Tra il 1990 ed il 2004, 29 pazienti (8 femmine e 21
maschi) di età compresa tra i 35-85 anni (media 64,75) con neoplasia renale diagnosticata incidentalmente, sono stati sottoposti
a tumorectomia. Diametro della neoplasia tra 1,5 e 6,2 cm
(media 2,71). Di tutti i pazienti, 1 presentava insufficienza renale cronica, 1 paziente presentava trombocitemia essenziale. In 1
paziente si è verificata un’emorragia intraoperatoria controllata
con presidio. In 1 paziente è comparso un ematoma renale post
operatorio. 1 paziente presentava doppia neoplasia renale omolaterale e doppia neoplasia renale controlaterale operata in un
momento successivo. La degenza ospedaliera postoperatoria è
stata dagli 8 ai 22 giorni (media 12,72). Lo stadio patologico era
pT1a in 24 (75%) pT2 in 2 pazienti (6,25%), 2 pazienti con
oncocitoma (6,25%) e 4 con angiomiolipomi (12,5%). In 14
(43,7%) i margini di resezione erano negativi, mentre in 9
pazienti (28,1%), (con Ca renale), erano positivi.
Risultati: Tre pazienti sono deceduti per altre cause (13,7%), 1
paziente (3,4%) ha presentato una recidiva locale (margini di
resezione positivi) trattata con nefrectomia radicale, in 1 paziente è comparso un ematoma renale post operatorio per il quale è
stato necessario reintervenire eseguendo nefrectomia radicale
(3,4%), i restanti 24 pazienti (82,7%) erano liberi da malattia.
Tutti i pazienti sono stati sottoposti a TC annuale per gli ulteriori cinque anni ed infine ecografia addome completo annuali oltre
a screening ematochimico.
Conclusioni: La sopravvivenza con follow-up che va da 24 a 170
mesi (media 70,6) dimostra l’efficacia della terapia di tumorectomia a lungo termine (82,7%). Appare interessante notare che
nella nostra esperienza la positività dei margini di resezione della
neoplasia non ha costituito un fattore prognostico negativo. È
ipotizzabile a tal riguardo supporre che non è necessario allargare i margini di resezione.
Bibliografia
1. Iliukhin IuA, Shchukin DV. The local recurrence of renal-cell carcinoma
after nephron-sparing surgery”- Voen Med Zh 2005; 326:32
2. Xiao YJ, et. al. “Nephron-sparing surgery for small renal cell carcinoma:
clinical analysis of 21 cases”-Di Yu Jun Yi DA Xue Xue Bao 2005; 25:357
3. Her HW. A history of partial nephrectomy for renal tumors. J Urol 2005; 173:705
4. Salciccia et, all. Nephron sparing surgery. Minerva Urol Nefrol 2004;
56:319
Abstract n. 240 - Comunicazione
CISTECTOMIA RADICALE CON NEOVESCICA ORTOTOPICA NELLE DONNE: RISULTATI A LUNGO TERMINE
Brausi M1., Reggiani A4., Cortellini P2., Daniele C3.
1
U.O. Urologia Ospedale AUSL Modena, 4U.O. Urologia Ospedale
S. Orsola Malpighi Bologna, 2U.O. Urologia Ospedale di Parma,
3
U.O. Urologia Arcispedale S. Anna, Ferrara
Introduzione e obiettivi: Gli obiettivi di questo studio multicentrico sono stati: valutare la funzione, la morbidità e i risultati a
lungo termine nella neovescica ortotopica nelle donne sottoposte a cistectomia radicale.
Materiali e metodi: Dal 1982 al 2004 60 donne sono state sottoposte a cistectomia radicale con confezionamento di neovescica ortotopica in 4 Centri urologici.L’età media = 60.2 anni
(range 32-74). 57/60 paz. con neoplasia vescicale, 3/60 con
vescica iperattiva. Stadio patologico: pT2-T3 = 52/60 paz.,
pT1 = 5. N+= 7/60 (11.6%). Grado:G3= 49/60 paz., G2= 8/60
paz. In 42 paz. è stato di preservato il plesso ipogastrico senza
resecare i ligamenti pubo-uretrali, risparmiando le fibre nervose autonome che innervano l’uretra. L’ileo è stato utilizzato in
59/60 casi. In 44/60 casi è stata confezionata una neovescica
ileale sec. Studer modificata, in 9 una Vescica ileale Padovana,
in 6 neovescica sec. Camey II ed in 1/60 derivazione con
colon. 7/60 (11.6%) paz. sono state trattate con chemioterapia
adiuvante.
La continenza è stata valutata prima e dopo il trattamento in
42/60 pazienti con studio urodinamico. In 3 era presente
stress incontinence preoperatoria.
Risultati: Mortalità perioperatoria = 0. 2/60 paz. perse al follow-up sono state escluse da questa analisi. Follow-up medio
di 58 paz. = 62.2 mesi. Ospedalizzazione media = 16.8
gg(range 7-22). Complicanze precoci maggiori (primi 30 gg) =
3/60 (5%): 1 occlusione intestinale e 1 acidosi metabolica,1
embolia polmonare. Complicanze maggiori tardive = 8/58
(13.8%): 3 stenosi dell’anastomosi ureterale, 3 fistole vescicovaginali, 2 prolassi della pouch (vaginale).Complicanze tardive minori = 6/58 (10.3%): 3 paz. con litiasi della neovescica, 2
con IVU ricorrenti, 1 laparocele. Progressione della malattia =
13.7% (8/58): in 3 con progressione locale pelvica ed in 5 con
metastasi a distanza in un tempo medio di 18 mesi. 7/58
(12.2%) paz. sono decedute per la loro malattia in un tempo
di 13.4 mesi. Continenza a lungo termine = 72.4% (42/58) a
distanza di 62.2 mesi. 9/58 (15.5%) paz. hanno ritenzione
urinaria cronica e si sottopongono a cateterismo intermittente.
7/58 paz. (12%) sono incontinenti e tra queste 3 sono state
trattate con iniezione di collagene a livello del collo vescicale
con netto miglioramento della continenza (da 3-5 pad a 1-2
pad/die). 3 paz. sono portatrici di catetere a permanenza.
Conclusioni: I risultati di questo studio mostrano che il confezionamento di una neovescica ortotopica nelle donne è indicata. La funzione a lungo termine è soddisfacente e la complicanze tardive minime. La percentuale di continenza può essere migliorata con la pouch-sospensione, accurata preparazione
del moncone uretrale e minima dissezione della regione tra
vagina e uretra.
Abstract n. 241 - Poster
GEMCITABINA ENDOVESCICALE NELLA PROFILASSI
DELLE RECIDIVE DEI TUMORI VESCICALI SUPERFICIALI PLURIRECIDIVI DOPO ANTIBLASTICI ENDOVESCICALI E/O BCG: STUDIO MULTICENTRICO ITALIANO DI
FASE II
Lancini V.1, Cretarola E.1, Conti G.1, Morabito F.2, Ferrando
U.2, Luporini A.C.3, Muto G.4, D’urso L.4, Razionale P.5,
Lissoni G.6, Simone M.7, Francesca F.7, Sommariva M.8,
Casu M.9, Hurle R.10
Archivio Italiano di Urologia e Andrologia 2005; 77, 3, Supplemento 2
103
ABSTRACTS XV Congresso Nazionale Società Italiana di Urologia Oncologica
S.C. Urologia Ospedale S.Anna, Como; 2S.C. Urologia 3D.O.
Ospedale Molinette, Torino; 3U.O.Oncologia Medica Istituto Clinico
S.Ambrogio, Milano; 4S.C. Urologia Ospedale.Giovanni Bosco,
Torino; 5U.O. Urologia Ospedale SS Benedetto e Gertude,
Cuggiono; 6S.C. Urologia Ospedale Civile, Vimercate; 7S.C.
Urologia Ospedale S.Chaira, Pisa; 8S.C. Urologia Ospedale
Fornaroli, Magenta; 9S.C. Urologia Ospedale S.Gerardo, Monza;
10
S.C. Urologia Humanitas, Gavazzeni, Bergamo
Bibliografia
Introduzione e Obiettivi: Il trattamento di elezione delle neoplasie transizionali (TCC) superficiali della vescica è la resezione
endoscopica, seguita o meno da trattamenti chemio/immunoterapici endocavitari oncopreventivi. Esiste un gruppo di
pazienti (nei quali le recidive di TCC sono più frequenti e l’intervallo libero da malattia risulta molto breve), che non
risponde ai comuni trattamenti chemio/immunoterapici e pertanto risulta più esposto a rischio di progressione della malattia. In questi casi il trattamento più indicato è la cistectomia
radicale. Questo studio si pone come obiettivo principale
quello di valutare l’efficacia della Gemcitabina endovescicale
nel prevenire la recidiva e/o la progressione delle neoplasie con
eventuale diminuzione del numero delle cistectomie per TCC
superficiale della vescica. Obiettivo secondario è la valutazione della tollerabilità e della sicurezza di questo trattamento in
un gruppo di pazienti già trattati con ripetute TURB e chemio/immunoprofilassi, quindi potenzialmente più esposti ad
eventuali effetti collaterali.
Metodi: dall’ 1/01/03 al 31/05/04 sono stati arruolati nello studio
73 pazienti (range di età 46-84 anni), con TCC superficiale della
vescica pTa-1 G1-3 plurirecidivo. Tutti i pazienti erano già stati
sottoposti a più trattamenti endovescicali con antiblastici
(Mitomicina, Epirubicina) e/o immunoterapia (BCG). Il protocollo prevedeva 1 instillazione endovescicale alla settimana di
2000 mg di Gemcitabina in 50 cc di soluzione fisiologica, per 8
settimane. Tutti i pazienti hanno un follow-up minimo di 12
mesi al 31 maggio 2005. Sono stati valutati il tasso di recidiva e/o
progressione e i disturbi oggettivi e soggettivi eventualmente
accusati dai pazienti, sia di tipo locale che sistemico.
Risultati: 68 pazienti sono risultati valutabili ad un follow-up
mediano di 20 mesi (range 12 - 29) 48/68 pazienti (70,5%)
non hanno avuto recidive; 17/68 (25%) hanno recidivato con
un intervallo mediano libero di 12 mesi (range 6 - 18 mesi) e
tre pazienti (4,5 %) hanno avuto una progressione, rispettivamente a 6, 21 e 24 mesi; un paziente è deceduto per progressione della malattia; un paziente ha sviluppato una LMC trattata con Glivec. 60/68 pazienti (88,2%) hanno completato il
ciclo; effetti collaterali si sono evidenziati in 14/68 pazienti
(20,5%); 8 (11,7%) hanno dovuto sospendere il trattamento;
tali effetti sono stati sistemici in 4 pazienti (1 edema generalizzato, 1 malessere associato ad alterazioni del gusto, 1 iperpiressia con stranguria, 1 rialzo dei valori delle transaminasi e
concomitante astenia), locali in 4 pazienti (urgenza minzionale severa, associata a ematuria ed incontinenza urinaria in 2/4
pazienti). In 6 pazienti (8,8%) si è avuta la comparsa di dolore pelvico, ematuria, stranguria ed IVU di media entità che
non hanno impedito di completare il ciclo di trattamento.
Conclusioni: il trattamento endovescicale con gemcitabina in
pazienti ad alto rischio di recidiva e/o progressione ha dimostrato di essere altamente efficace in termini di riduzione del
tasso di recidive e di progressione ofrendo un intervallo libero
notevolmente lungo in una categoria di pazienti che spesso
devono essere candidati a interventi demolitivi; gli effetti collaterali severi sono rari e in parte legati ai molteplici trattamenti cui questi soggetti sono stati sottoposti. Esistono quindi
a nostro avviso gli estremi per ulteriori studi che mettano a
confronto la gemcitabina con altre classi di farmaci utilizzati
correntemente nel trattamento endovescicale delle neoplasie
transizionali.
Abstract n. 242 - Comunicazione
IMPATTO DELLA CHEMIOTERAPIA SISTEMICA ADIUVANTE IN PAZIENTI CON CARCINOMA UROTELIALE
SOTTOPOSTI A CHIRURGIA RADICALE: NOSTRA ESPERIENZA
Marchiori D.1, Cricca A.2, Bertaccini A.1, Manferrari F.1,
Garofalo M.1, Giovannini C.3, Gerace T.1, Martoni A.2,
Martorana G.1
1
Clinica Urologia, Alma Mater Studiorum Università degli Studi di
Bologna; 2Unità Oncologia (Dott. A. Martoni), Ospedale
Sant’Orsola-Malpighi, Bologna; 3CRBA Centro di Ricerca
Biomedica Avanzata, Ospedale Sant’Orsola-Malpighi, Bologna
1
104
Archivio Italiano di Urologia e Andrologia 2005; 77, 3, Supplemento 2
1. Intravesical Gemcitabine Therapy for Superficial Transitional Cell
Carcinoma of the Bladder: A Phase I and Pharmacokinetic Study:
Menachem Laufer et al; J Clin Oncol 2003; 21:697
2. Phase I Trial of Intravesical Gemcitabine in Bacillus Calmette-GuèrinRefractory Transitional-Cell Carcinoma of the Bladder: Dalbagni G et al; J
Clin Oncol 2002; 20: 3193
Introduzione e obiettivi: Oggi il gold standard nel trattamento
dei carcinomi uroteliali infiltranti ad alto rischio è rappresentato da una sopravvivenza globale a 5 anni del 50-60% dopo
cistectomia radicale. Il ruolo della chemioterapia adiuvante
finalizzato all’incremento della sopravvivenza libera da malattia ed a quella globale è ancora dibattuto per quanto riguarda
la selezione dei pazienti, lo schema terapeutico ed i risultati.
L’obiettivo dello studio retrospettivo è stato quello di osservare l’intervallo libero da malattia (DFS), gli effetti terapeutici e
tossici in pazienti cistectomizzati sottoposti a diversi regimi e
cicli di chemioterapia adiuvante.
Materiali e Metodi: Studio retrospettivo di 12 pazienti (3 donne
e 10 uomini) di età media 64 anni con TCC G3 pT1 multifocale No, pT2 N1-N2, pT3 N0-N1 sottoposti ad intervento di
cistectomia radicale e successiva chemioterapia adiuvante fra il
1999 e il 2003. I protocolli e regimi terapeutici, diversi a
seconda delle co-morbilità riscontrate, prevedevano: 1) 6 cicli
di cisplatino 70 mg/m2 + epirubicina 60 mg/m2 + metotrexate
40 mg/m2 ogni 21 giorni; 2) 6 cicli di cisplatino 70 mg/m2 +
metotrexate 40 mg/m2 ogni 21 giorni; 3) 3 cicli di cisplatino
70 mg/m2 + gemcitabina 1000 mg/m2 1-8 ogni 21 giorni; 4) 4
cicli di cisplatino 70 mg/m2 + gemcitabina 1000 mg/m2 1-8-15
ogni 28 giorni; 5) 3 cicli di gemcitabina 1000 mg/m2 ogni 21
giorni. Il follow-up prevedeva controlli ogni 6 mesi mediante
ecografia addominale ed Rx toracico e ogni anno con TC toraco addominale. Per ciascun paziente è stato valutato l’intervallo libero da malattia (DFS), la tossicità e/o co-morbilità associate alla terapia. L’entità degli effetti collaterali quali leucopenia, anemia, piastrinopenia, nausea e vomito è stata considerata secondo una scala di valori estesa da 1 a 4 punti.
Risultati: Un solo paziente è stato sottoposto al protocollo 1
con DFS di 48 mesi. Un solo paziente è stato sottoposto al protocollo 2 con DFS di 12 mesi. 3 pazienti sono stati trattati con
il protocollo 3 e il loro DFS medio è stata di 23 mesi. 2 pazienti hanno seguito il protocollo 4 e il suo DFS è stato di 30 mesi.
5 pazienti sono stati trattati con il protocollo 5 ed il loro DFS
medio è stato di 19 mesi. 3 pazienti su 12 hanno avuto effetti
collaterali quali nausea, vomito, leucopenia non febbrile, piastrinopenia e stomatite complessivamente di grado lieve. 7
pazienti su 12 non hanno mai presentato segni di progressione neoplastica.
Discussione: la selezione dei pazienti da sottoporre al trattamento adiuvante sia in termini di caratteristiche istologiche
della neoplasia che in termini di co-morbilità associate non è
stata ancora del tutto codificata e a tutt’oggi oggetto di studi
randomizzati e multicentrici. Dal 2000 si è diffuso maggior-
ABSTRACTS XV Congresso Nazionale Società Italiana di Urologia Oncologica
mente l’uso della gemcitabina in associazione con il cisplatino
qualora le condizioni cliniche del paziente lo permettano. In
questo studio i pazienti sono accomunati dalle caratteristiche
istologiche di aggressività della malattia che si identificano
anche in stadi apparentemente non invasivi come il pT1 e il
pT2 se associati ad elementi quali il grado elevato, la multifocalità o l’invasione linfonodale. Considerando che si tratta di
dati preliminari che necessitano di studi prospettici a più
ampio follow up e con un campione più omogeneo e numeroso, è possibile concludere che nella nostra esperienza il trattamento con chemioterapia adiuvante di TCC ad alto rischio è
ben tollerato offrendo una sopravvivenza libera da recidiva
(DFS) di 24-36 mesi.
Abstract n. 243 - Comunicazione
CARCINOMA PROSTATICO INFILTRANTE LA CAPSULA
(P T3): CARATTERISTICHE CLINICHE E RADICALITÀ
CHIRURGICA NELLA NOSTRA ESPERIENZA
Galosi A.B., Polito M.Jr, Faronato M., Milanese G., Fabiani
A., Muzzonigro G.
Clinica Urologica, Dottorato Ricerca Oncologia Urologica,
Università Politecnica delle Marche Azienda OspedalieroUniversitaria Ospedali Riuniti, Ancona.
Introduzione e Obiettivi: L’estensione extra-prostatica (EPE) è un
evento che si verifica nel 25% delle neoplasie con livelli di PSA
compreso tra 4-10 ng/ml e nel 55% se il PSA iniziale è maggiore di 10 ng/ml. L’EPE può rendere vana la radicalità chirurgica in quanto è causa di margini chirurgici positivi. Le attuali tecniche di imaging prostatico sono poco affidabili per predire l’EPE: accuratezza diagnostica variabile (60-90%) e falsi
positivi (26%. La selezione dei pazienti e la tecnica chirurgica
rimangono i più importanti fattori che influenzano le percentuali di margini chirurgici positivi (MC+). Abbiamo valutato
retrospettivamente la nostra esperienza nei pazienti con malattia pT3 sottoposti a prostatectomia radicale e linfadenectomia.
Metodi: La casistica è composta da 239 prostatectomie radicali
consecutive eseguite nel nostro centro dal 2000 al 2004, con
diagnosi bioptica di carcinoma e stadio clinico cT1-3a cN0M0
(TC o RM addome-pelvi, scinitigrafia ossea, rx-torace). Dei
239 pazienti, sono stati esclusi 24 pazienti per dati mancanti.
Dei 215 paz. con dati completi, abbiamo selezionato 89
pazienti con stadio patologico pT3a/b-T4 (TNM 1997) e 126
di stadio pT2a/b. I campioni di prostatectomia radicale sono
stati colorati a fresco con inchiostro di china, fissati e successivamente colorati in ematossilina-eosina e tagliati in macrosezioni ogni 5mm, secondo il protocollo di Stanford; 45 dei 215
pazienti avevano subito un trattamento ormonale neo-adiuvante per circa 2-3 mesi.
Risultati: I pazienti con malattia extracapsulare erano 89 su
215 (T3a, T3b, T4), pari al 41,3%. L’età media dei pazienti con
EPE non differiva dai pazienti senza EPE (pT2): 65,1 anni (4675,SD 6,3) vs 65,5 (p=NS), mentre il PSA differiva in maniera
significativa (p=0,007): 11,4 (mediana 7,2, SD12,4, 1,3-101)
vs 8,0 (mediana 6,7; SD5,2: range 1,0-35). La positività dei
margini chirurgici si correlava allo stadio patologico. I MC+
sono stati rilevati in 43 degli 89 pazienti con EPE (48,3%): 9
su 10 avevano uno stadio pT4 (MC+ =90%), 36 su 79 uno stadio pT3a/b (MC+= 46%). I pazienti con margini chirurgici
positivi e malattia intraprostatica pT2 erano complessivamente 10/126 (7,9%): 1 su 44 di stadio pT2a (2%), 9 su 72 di stadio pT2b (11%). I margini chirurgici positivi erano classificati
in: un solo margine positivo focale (24/48, 50%), margine non
focale o esteso (24/48, 50%) e margine plurifocale (17/48,
35%). Complessivamente il 19% dei tumori con EPE (24/89)
avevano margine positivo esteso e/o plurifocale. Il PSA differiva in maniera significativa tra i pazienti con margine focale
rispetto al margine non-focale (esteso/plurifocale): 8,8 (SD6,1)
vs 16,0 ng/ml (SD 20). L’EPE si verificava nel 23%, 36%, 49%
e 75% dei pazienti con livelli di PSA basale rispettivamente di
0-4, 4,1-10, 10,1-20, >20,1 ng/ml, mentre la positività dei
margini chirurgici nel 22%, 25%, 20% e 58% per i rispettivi
range di PSA basale. Nei pazienti con EPE, il volume prostatico non influenza la positività dei margini chirurgici: volume
prostatico medio (calcolato su pezzo fissato) era 28,1cc con
MC- vs 27,3cc con MC+. Il volume prostatico differiva in
maniera significativa p=0,05 tra pazienti con EPE e senza EPE:
28cc vs 33cc. Degli 89 paz. con EPE, 30 (38%) avevano un’invasione delle vescicole seminali, pT3b. La percentuale di MC+
con (T3b) e senza (T3a) invasione delle vescicole seminali era
rispettivamente del 53% (16/30) vs 40% (20/49). I pazienti
T3b non differivano per PSA (15,2 vs 13,8), età, numero dei
linfonodi asportati. Dei 10 pazienti con metastasi linfonodali,
3/10 avevano margini negativi e 7/10 MC+.
Conclusioni: L’EPE si verifica nel 23% dei pazienti con livelli di
PSA inferiore a 4 ng/ml e nel 36% con PSA 4-10. In presenza
di EPE, il volume ghiandolare non influenza la positività dei
margini chirurgici. La chirurgia riesce ad ottenere margini chirurgici negativi nel 60% dei pazienti con malattia extracapsulare T3a e nel 47% dei casi con invasione delle vescicole seminali, T3b. Nel 50% dei pazienti con MC+ la chirurgia è vanificata da 1 solo punto di contatto con il margine (positivo focale). Una corretta selezione dei pazienti ed una pianificazione
della chirurgia basata sui reperti bioptici aiuta nel migliorare i
risultati.
Abstract n. 244 - Poster
RULES (RADIOFREQUENCY ULTRASONIC LOCAL
ESTIMATORS): UNA NUOVA TECNICA ECOGRAFICA PER
LO STUDIO DELLA GHIANDOLA PROSTATICA FINALIZZATA ALL’OTTIMIZZAZIONE DEI PRELIEVI BIOPTICI
Bertaccini A.1, Franceschelli A.1, Brunocilla E.1, Schiavina
R.1, Marchiori D.1, Provenzale M.1, Manferrari F.1,
Sanguedolce F.1, Ceccarelli F.2, Granchi S.2, Biagi E.2,
Masotti L.2, Martorana G.1
1
Clinica Urologica, Alma Mater Studiorum, Università di Bologna;
2
Laboratorio Ultrasuoni e Controlli non Distruttivi, Dipartimento
di Elettronica e Telecomunicazioni, Università di Firenze
Introduzione e Obiettivi: Negli ultimi anni, grazie alla realizzazione di nuovi trasduttori e apparecchi ecografici, esiste la possibilità di “trattare” il segnale ecografico (segnale a radiofrequenza - RF) non solo in modo convenzionale, attraverso l’
inviluppo del segnale (estrazione dell’ampiezza dal segnale
ultrasonico), ma anche valutando tutta una serie di informazioni che altrimenti verrebbero perse. Si è visto come l’elaborazione del segnale a RF consente di utilizzare non solo i contenuti in ampiezza, ma anche quelli in frequenza e fase, permettendo di “caratterizzare” meglio il tessuto in esame, al fine
di distinguere le aree patologiche da quelle non patologiche. In
questo lavoro riportiamo i risultati ottenuti con una nuova
metodica ecografica definita RULES (Radiofrequency
Ultrasonic Local EstimatorS), basata sull’elaborazione del
segnale a RF, in grado di analizzarne il contenuto spettrale
(contenuto in frequenza) e di essere di ausilio nell’esecuzione
della biopsia prostatica.
Metodi: RULES è stato eseguito utilizzando un ecografo digitale connesso alla piattaforma ecografica FEMMINA (Fast
Ecographic Multi-parametric Multi-Image Novel Apparatus in
grado di acquisire, elaborare e visualizzare il segnale a RF) e ad
una sonda endocavitaria. Abbiamo sottoposto 68 pazienti (pz)
di età media di 65.5 anni (range 48- 83) e PSA medio 10.2
ng/ml (range 1-191), con sospetto clinico-laboratoristico di
neoplasia prostatica, a TRUS con scansioni trasversali apicoArchivio Italiano di Urologia e Andrologia 2005; 77, 3, Supplemento 2
105
ABSTRACTS XV Congresso Nazionale Società Italiana di Urologia Oncologica
basali e longitudinali latero-laterali. Tale procedura è stata successivamente ripetuta acquisendo ed elaborando il segnale a
RF per mezzo della piattaforma FEMMINA. Tali scansioni,
sono state registrate e riprodotte sullo schermo di FEMMINA
per essere esaminate. Tutti i pz sono stati sottoposti a mapping
prostatico, con un numero di prelievi variabile tra 6 e 14.
L’esito della biopsia è stato confrontato, area per area biopsiata, con il risultato di RULES, al fine di valutarne sensibilità e
specificità, valore predittivo positivo (VPP) e negativo (VPN).
Risultati: le aree tumorali sospette vengono visualizzate, per
mezzo di RULES, con un’immagine cromatica, di agevole
visualizzazione e interpretazione, che viene sovrapposta
all’immagine convenzionale in scala di grigi del B-Mode. In
24/68 pz (35%) e in 59 su 516 aree biopsiate è stato posta diagnosi di neoplasia prostatica con uno score di Gleason variabile tra 4 e 8; dei 24 pz positivi alla biopsia, 19 sono risultati
positivi a RULES e 5 negativi (di questi ultimi, 4 avevano un
microfocolaio Gleason 2 in un prelievo, mentre il quinto aveva
un PSA < a 2 ng/ml). Dei 44 pazienti negativi alla biopsia, 38
sono risultati negativi a RULES e 6 positivi (3 con HGPIN). La
sensibilità e specificità di RULES sono risultate del 73% e del
96.1%, mentre il valore VPP e il VPN sono risultati del 70.5%
e del 96.5%. Tali valori di sensibilità, specificità, VPP e VPN si
sono mantenuti anche nella popolazione con PSA compreso
tra 4,1 e 10 (43 pz) risultando rispettivamente del 70%,
96.6%, 75.7%, 95.6%, mentre per valori di PSA superiori a 10
la sensibilità e il VPP superano il 93%. Tale metodica si è rivelata invece meno efficace nel gruppo di 12 pz con PSA < 4, in
cui sia la sensibilità che il VPP si attestano attorno al 40%.
Conclusioni: Sebbene questi risultati debbano ancora essere
considerati preliminari, RULES può essere una metodica
aggiuntiva di valido aiuto nel tentativo di ridurre il numero di
mapping inutili e, soprattutto, in quello di indirizzare il prelievo bioptico riducendo in questo modo il numero di prelievi
eseguiti per mapping.
Abstract n. 245 - Poster
RICOSTRUZIONE DELLO SFINTERE STRIATO IN CORSO
DI PROSTATECTOMIA RADICALE RETROPUBICA: VALUTAZIONE DELLA RIPRESA PRECOCE DELLA CONTINENZA URINARIA
Brunocilla E., Palmieri F., Forlani T., Sanguedolce F., Costa
F., Urbinati M., Severini E., Vitullo G., Schiavina R.,
Martorana G.
Clinica Urologica, Alma Mater Studiorum, Università di Bologna
Introduzione e Obiettivi: L’incontinenza urinaria rappresenta una
delle complicanze piu’ invalidanti dell’intervento di prostatectomia radicale. Le recenti acquisizioni della tecnica chirurgica1
e gli studi anatomici dell’apparato sfinteriale2 hanno contribuito a ridurre in maniera significativa la percentuale di
pazienti incontinenti. La sfida attuale è quella di ottenere una
precoce ripresa della continenza urinaria. Lo sfintere striato
risulta composto da fibre muscolari prevalentemente nella sua
porzione anteriore mentre posteriormente la struttura è costituita da tessuto connettivo fibroso che agisce come fulcro
durante la contrazione sfinteriale e risulta la porzione maggiormente danneggiata in corso di intervento.
Metodi: Tra Giugno e Luglio 2005 presso il Nostro Istituto sono
stati eseguiti 9 interventi di prostatectomia radicale retropubica con ricostruzione della porzione posteriore dello sfintere
striato: in aggiunta agli 8 punti staccati per il confezionamento dell’anastomosi vescico-uretrale, sono stati posizionati 3
punti di ancoraggio tra la porzione posteriore dello sfintere e
la fascia di Denonvilliers. A sette giorni dall’intervento tutti i
pazienti hanno eseguito cistografia retrograda. La ripresa della
continenza è stata valutata a 3 e 30 giorni dalla rimozione del
106
Archivio Italiano di Urologia e Andrologia 2005; 77, 3, Supplemento 2
catetere mediante esame obiettivo e somministrazione di ICS
male - questionnaire.
Risultati: Al controllo radiologico 8 pazienti non hanno presentato spandimenti di MDC per cui si è proceduto alla rimozione del catetere vescicale. Di questi pazienti, 7 sono risultati
completamente continenti a 3 e 30 giorni dalla rimozione del
catetere mentre un paziente presentava una lieve stress incontinence. Il paziente che presentava un modesto spandimento
del MDC ha mantenuto il catetere vescicale per ulteriori sette
giorni ed è risultato completamente continente al controllo
eseguito a distanza di un mese dalla rimozione del catetere.
Complessivamente la percentuale di ripresa della continenza è
risultata pari al 78% a 3 giorni e dell’88% a 30 giorni.
Conclusioni: Nonostante l’esiguo numero di pazienti trattati i
risultati preliminari appaiono incoraggianti. Tale tecnica risulta facilmente eseguibile e non comporta l’allungamento dei
tempi operatori.
Bibliografia
1. Caramella S, Limonato A, Gregari A, Galli S, Bozzola A, Radice R,
Aquati P, Rocco F, Gaboardi F. Prostatectomia radicale laparoscopica bladder neck sparing con ricostruzione dello sfintere striato. Video presentato al
78° Congresso Nazionale della Società Italiana di Urologia, 2005
2. Karam, I Moudouni S, Droupy S, Abd-Alsamad I, Uhl JF, Delmas V. The
structure and innervation of the male urethra: histological and immunohistochemical studies with three-dimensional reconstruction. J Anat 2005;
206:395
Abstract n. 246 - Poster
CARCINOMA A CELLULE TRANSIZIONALE PLASMOCITOIDE DELLA VESCICA: CASE REPORT
Brunocilla E., Palmieri F., Forlani T., Sanguedolce F.,
Urbinati M., Vitullo G., Martorana G.
Clinica Urologica, Alma Mater Studiorum, Università di Bologna
Introduzione e Obiettivi: Il carcinoma plasmocitoide della vescica urinaria è una rara variante morfologica del carcinoma
transizionale che viene spesso confuso con localizzazioni
secondarie di tumori maligni del sistema emopoietico (1).
Attualmente in letteratura sono riportati solamente sei casi di
questa rara variante di carcinoma a cellule transizionali.
Metodi: Un uomo di 58 anni giungeva alla nostra attenzione in
seguito alla comparsa di macroematuria e importante sintomatologia disurica. Il paziente veniva sottoposto a cistoscopia che
evidenziava una vescica scarsamente distendibile con mucosa
diffusamente iperemica; sono state eseguite quinde biopsie
multiple che hanno rivelato la presenza di elementi carcinomatosi ad alto grado nucleare.
A distanza di due settimane dall’intervento il paziente si ripresentava presso il nostro Reparto in seguito alla comparsa di
lombalgia. Un’ecografia evidenziava la presenza di idronefrosi
bilaterale di terzo grado per cui, risultando impossibile lo stenting ureterale per la mancata visualizzazione dei meati, si è
proceduto al posizionamento di nefrostomie bilaterali.
All’esame obiettivo era inoltre evidente una stenosi serrata
anulare del canale anale a circa 1 cm dallo sfintere esterno che
condizionava un quadro clinico subocclusivo. A completamento diagnostico sono stati dosati i markers neoplastici (rialzo del solo CA 19 - 9: 453 U/ml) ed una TC addomino - pelvica s/c MDC che metteva in evidenza la presenza di un ispessimento irregolare e diffuso delle pareti vescicali mentre la
parete del retto risultava evidentemente ispessita in modo circonferenziale a manicotto per un tratto di circa 4 cm. Il paziente è stato pertanto sottoposto ad exenteratio pelvica con confezionamento di sigmoidostomia definitiva ed ureteroileocutaneostomia ed omentoplastica dello scavo pelvico. L’esame istologico ha evidenziato la presenza di carcinoma indifferenziato
ABSTRACTS XV Congresso Nazionale Società Italiana di Urologia Oncologica
a medie cellule ad abito plasmocitoide di verosimile origine
primitiva uroteliale (ck7 e ck20 positivo, associato a CIS) infiltrante a manicotto il retto in assenza di metastasi linfonodali.
Alla luce del referto istologico il paziente ha pertanto eseguito
radio e chemioterapia adiuvante.
Risultati: Il paziente è stato sottoposto ad uno stretto follow up
trimestrale con radiografia del torace, ecografia addominale e
citologia urinaria e semestrale con TC. A distanza di un anno
dall’intervento il paziente risulta libero da malattia come evidenziato dalla TC total body di controllo.
Conclusioni: La variante plasmocitoide del carcinoma a cellule
transizionali è una rara forma di tumore caratterizzato da una
prognosi infausta a breve termine anche per via dell’esordio
clinico che avviene spesso in presenza di una malattia non piu’
localizzata2. In assenza di localizzazioni secondarie della
malattia l’approccio terapeutico deve essere particolarmente
aggressivo fin dall’inizio con cicli di radio e chemioterapia
adiuvante a breve distanza dall’intervento chirurgico.
Bibliografia
1. Sahin AA, Myhre M, Ro JY, Sneige N, Dekmezian RH, Ayala AG.
Plasmacytoid transitional cell carcinoma. Report of a case with initial presentation mimicking multiple myeloma. Cytol 1991; 35:277
2. Mitsogiannis IC, Ioannou MG, Sinani CD, Melekos MD. Plasmacytoid
transitional cell carcinoma of the urinary bladder. Urology 2005; 66:194
Abstract n. 247 - Poster
SARCOMA RETROPERITONEALE MISCONOSCIUTO:
CASE REPORT
Severini G.2, Urbinati M.1, Severini E.1, Palmieri F.1,
Martorana G.1
1
Clinica Urologica, Alma Mater Studiorum, Università di Bologna;
2
Unità Operativa di Urologia, Dipartimento Nefrologia e Urologia,
Policlinico Ospedaliero- Universitario S. Orsola Malpighi, Bologna
Introduzione e Obiettivi: I sarcomi dei tessuti molli dell’adulto
sono tumori rari, caratterizzati da una bassa incidenza (intorno a 2/100.000 anno), da una grande eterogeneicità istopatologica, dalla ubiquitarietà anatomica e da comportamenti che
differiscono in rapporto alla sede di insorgenza e dell’età.
Spesso vi è un lungo periodo di latenza tra la comparsa dei sintomi e la diagnosi, perché il paziente richiede tardivamente
l’assistenza del medico, sottovalutando la massa che pur continuando a crescere non provoca dolore. Il paziente attribuisce
frequentemente la massa a traumi insignificanti, frutto di esercizio fisico. La difficoltà del medico nel sospettare la malignità
della lesione nasce dalla rarità di queste forme a fronte delle
lesioni benigne, sia neoplastiche che post-traumatiche, molto
più frequenti.
Metodi: Il paziente, di 74 anni, si reca in Pronto Soccorso per
il riscontro di una massa addominale palpabile a livello del
fianco sinistro, senza sintomatologia associata. Sono stati eseguiti ecografia e Tc addome completo s/c Mdc che hanno evidenziato la presenza di un voluminoso processo espansivo
solido a partenza dal muscolo ileo-psoas di sinistra. La lesione
presentava un diametro anteroposteriore di 15 cm e trasversale di 10 cm, con struttura assai disomogenea per la presenza di
aree necrotico-emorragiche, comprimenti l’uretere di sinistra
con un quadro di idroureteronefrosi di I-II grado. È stata inoltre evidenziata una seconda lesione, sempre a sinistra, di circa
6 cm di diametro, localizzata posteriormente al rene e adesa
alla parete addominale posteriore. All’anamnesi il paziente
riferiva intervento di prostatectomia radicale nel Dicembre
2003; una Tc stadiante eseguita in previsione dell’intervento
aveva messo in evidenza la presenza di due raccolte fluide di
1.5 e 4.7 cm, rispettivamente localizzate a livello pararenale
sinistro e in adiacenza del muscolo psoas omolaterale. Tali
reparti, confermati anche ad una successiva Tc di controllo,
erano stati interpretati come raccolte ematiche organizzate,
probabili esiti di caduta accidentale in paziente trattato con
antiaggreganti.
Risultati: Il paziente è stato sottoposto nel Giugno 2005 ad
intervento di asportazione delle due masse descritte mediante
accesso toraco-frenico-laparotomico extrapleurico extraperitoneale. In considerazione delle attuali linee guida che prevedono l’escissione del tumore con un ampio margine di tessuto
sano (4-6 cm) si è proceduto alla resezione di un lembo di
muscolo Psoas (a causa della sospetta infiltrazione macroscopica dello stesso in corso di intervento) compreso il tendine di
inserzione sul femore. L’analisi istologica ha posto diagnosi di
liposarcoma a basso grado di malignità con un margine chirurgico positivo a livello del muscolo psoas asportato. Dopo
otto giorni di degenza il paziente veniva dimesso. La resezione
dello Psoas aveva causato una ipostenia all’arto inferiore sinistro associata ad impotenza funzionale nella stazione eretta e
nella deambulazione; tale quadro si è in parte risolto dopo due
cicli di terapia riabilitativa. Attualmente il paziente sta eseguendo radioterapia adiuvante.
Conclusioni: Tra i tumori maligni del retroperitoneo il liposarcoma è quello caratterizzato da una prognosi migliore. La terapia di scelta è rappresentata dalla chirurgia. I principali fattori
prognostici sono rappresentati dallo stato dei margini chirurgici e dal grado di differenziazione cellulare con sopravvivenza cancro specifica a 3 anni pari all’87%, 70% e 43% in caso
di margini chirurgici liberi da tessuto neoplastico, con infiltrazione micro e macroscopica rispettivamente. Per quanto
riguarda il grado di anaplasia la sopravvivenza cancro specifica varia dal 90% per i tumori a basso grado al 39% per quelli
ad alto grado. Il ruolo delle terapie adiuvanti rimane ancora
controverso sebbene recenti studi evidenzino un aumento del
tempo libero da recidiva locale nei pazienti con margini chirurgici positivi sottoposti a radioterapia adiuvante.
Bibliografia
1, Mendenhall WM, Zlotecki RA, Hochwald SN, Hemming AW, Grobmyer
SR, Cance WG. Retroperitoneal soft tissue sarcoma. Cancer 2005; 104:669
2. Erzen D, Sencar M, Novak J. Retroperitoneal sarcoma: 25 years of experience with aggressive surgical treatment at the Institute of Oncology,
Ljubljana. J Surg Oncol 2005;91:1
3. Zlotecki RA, Katz TS, Morris CG, Lind DS, Hochwald SN. Adjuvant
radiation therapy for resectable retroperitoneal soft tissue sarcoma: the
University of Florida experience. Am J Clin Oncol 2005; 28:310
4. Wong S, Brennan MF. Therapeutic management of intra-abdominal and
retroperitoneal soft tissue sarcomas Chirurg 2004; 75:1174
Abstract n. 248 - Video
LIPOSARCOMA RETROPERITONEALE: EXERESI CHIRURGICA
Severini G.2, Urbinati M.1, Severini E.1, Palmieri F.1,
Martorana G.1
1
Clinica Urologica, Alma Mater Studiorum, Università di Bologna;
2
Unità Operativa di Urologia, Dipartimento Nefrologia e Urologia,
Policlinico Ospedaliero, Universitario S. Orsola Malpighi, Bologna
Introduzione e Obiettivi: I sarcomi retroperitoneali sono tumori
maligni piuttosto rari (1 % delle patologie neoplastiche), caratterizzati da un decorso particolarmente aggressivo con un alto
tasso di recidiva locale, che rappresenta la principale causa di
morte. Allo stato attuale il trattamento di scelta è rappresentato dalla chirurgia in quanto il ruolo dei trattamenti radio e chemioterapici nel prolungare la sopravvivenza è ancora controverso.
Metodi: Il paziente, di 74 anni, si reca in Pronto Soccorso per
il riscontro di una massa addominale palpabile a livello del
Archivio Italiano di Urologia e Andrologia 2005; 77, 3, Supplemento 2
107
ABSTRACTS XV Congresso Nazionale Società Italiana di Urologia Oncologica
fianco sinistro, senza sintomatologia associata. Sono stati eseguiti ecografia e Tc addome completo s/c Mdc che hanno evidenziato la presenza di un voluminoso processo espansivo
solido a partenza dal muscolo ileo-psoas di sinistra. La lesione
presentava un diametro anteroposteriore di 15 cm e trasversale di 10 cm, con struttura assai disomogenea per la presenza di
aree necrotico-emorragiche, comprimenti l’uretere di sinistra
con un quadro di idroureteronefrosi di I-II grado. È stata inoltre evidenziata una seconda lesione, di circa 6 cm di diametro,
localizzata posteriormente al rene e adesa alla parete addominale posteriore.
Risultati: Il paziente è stato sottoposto nel Giugno 2005 ad
intervento di asportazione delle due masse descritte mediante
accesso toraco-frenico-laparotomico extrapleurico extraperitoneale. In considerazione delle attuali linee guida che prevedono l’escissione del tumore con un ampio margine di tessuto
sano (4-6 cm) oltre all’exeresi delle masse si è proceduto alla
resezione di un lembo di muscolo psoas fino alla inserzione
femorale. L’esame istologico definitivo ha evidenziato la presenza di liposarcoma a basso grado di malignità con un margine chirurgico positivo a livello del muscolo psoas. Dopo otto
giorni di degenza il paziente veniva dimesso con ipostenia
all’arto inferiore sinistro associata ad impotenza funzionale
nella stazione eretta e nella deambulazione; tale quadro si è
parzialmente risolto dopo due cicli di terapia riabilitativa.
Attualmente il paziente è in attesa di eseguire radioterapia
adiuvante.
Conclusioni: Tra i tumori maligni del retroperitoneo il liposarcoma è quello caratterizzato da una prognosi migliore. La terapia di scelta è rappresentata dalla chirurgia. I principali fattori
prognostici sono rappresentati dallo stato dei margini chirurgici e dal grado di differenziazione cellulare con sopravvivenza cancro specifica a 3 anni pari all’87%, 70% e 43% in caso
di margini chirurgici liberi da tessuto neoplastico, con infiltrazione micro e macroscopica rispettivamente. Per quanto
riguarda il grado di anaplasia la sopravvivenza cancro specifica varia dal 90% per i tumori a basso grado al 39% per quelli
ad alto grado. Il ruolo delle terapie adiuvanti rimane ancora
controverso sebbene recenti studi evidenzino un aumento del
tempo libero da recidiva locale nei pazienti con margini chirurgici positivi sottoposti a radioterapia adiuvante.
Bibliografia
1. Bradley JC, Caplan R: Giant retroperitoneal sarcoma: