Azione - Settimanale di Migros Ticino Ricci da curare

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Azione - Settimanale di Migros Ticino Ricci da curare
Ricci da curare
Mondoanimale - L’uomo rappresenta il pericolo numero uno per questi animaletti,
ma sempre più persone corrono in loro aiuto; in Ticino spicca il Centro di cura a
Maggia
/ 07.11.2016
di Maria Grazia Buletti
«Madame Michel ha l’eleganza del riccio: fuori è protetta da aculei, una vera e propria fortezza, ma
ho il sospetto che dentro sia semplice e raffinata come i ricci, animaletti fintamente indolenti,
risolutamente solitari e terribilmente eleganti». Chi non ricorda la descrizione con cui la scrittrice
francese Muriel Barbery caratterizza il personaggio principale del libro L’eleganza del riccio?
Restando in tema, con i loro pungenti aculei questi animaletti si prestano quale esempio per l’essere
umano, il quale rappresenta però il loro pericolo numero uno: «Tanto più due esseri si avvicinano fra
loro, molto più probabilmente si feriranno uno con l’altro». Questo il concetto de Il Dilemma del
Porcospino, che origina dal Parerga und Paralipomena (di Arthur Schopenhauer) e viene adottato da
Sigmund Freud che lo riporta in Psicologia delle masse e analisi dell’io.
Con i loro 6-8mila aculei, se si avvicinassero troppo fra loro, i ricci potrebbero facilmente ferirsi
reciprocamente. Per analogia, se due persone iniziassero a prendersi cura e a fidarsi l’uno dell’altro,
ogni cosa spiacevole dovesse succedere a uno di loro finirebbe per ferire anche l’altra. Allo stesso
modo, le incomprensioni tra i due potrebbero causare problemi ancora più seri. Abbiamo preso a
pretesto qualche illustre citazione e un po’ di filosofia spicciola per parlare del Riccio comune: una
delle tre specie di animali provvisti di aculei che, insieme all’Istrice e al Porcospino americano, fanno
parte della famiglia dei Porcospini. Il Riccio comune (Erinaceus europaeus) ci sta a cuore perché
popola i margini dei nostri boschi e i nostri giardini. «Esso si nutre di insetti, ragni e cavallette,
lombrichi, chiocciole, topi e piccoli rettili che ha sempre trovato ai margini del bosco; habitat che
oggi è sensibilmente ridotto dall’urbanizzazione e dall’agricoltura moderna e intensiva, che ha
costretto i ricci ad adattarsi a vivere nei dintorni degli agglomerati. Per questo, li troviamo spesso
nei cespugli dei nostri giardini dove si rendono utili regolando la presenza di lumache, insetti e altri
animaletti per noi fastidiosi, dei quali sono ghiotti».
Così riassume l’evoluzione degli spazi vitali dei ricci sul nostro territorio, Alex Andina che, con Elsa
Hofmann-Perini è responsabile del Centro di cura dei ricci di Maggia. Nato nel 2001 sotto l’egida
della Spab (Società protezione animali Bellinzona) – con cui tutt’oggi collaborano –, il Centro ha
l’obiettivo di salvare i ricci feriti, nutrire quelli sottopeso prima che vadano in letargo e curare quelli
ammalati per poi liberarli nuovamente. Da noi interpellato qualche tempo fa, Andina aveva altresì
riferito che al Centro «ci occupiamo in media di 350 ricci all’anno (un nuovo riccio ogni giorno), ma
non tutti quelli che hanno bisogno di cure e di svernare possono essere ospitati a Maggia, dove
disponiamo di gabbie apposite per quelli più malati e quelli convalescenti, e box esterni per quelli
che saranno rimessi presto in libertà».
Per questo serve l’aiuto di volontari che si possano fare carico di qualche riccio da curare al di fuori
del Centro, che resta comunque il punto di riferimento per ogni ragguaglio, per l’alimentazione e il
supporto dei volontari stessi. «Siamo un esercito di satelliti del Centro di Maggia», esordisce la
signora Palma Pestoni che da circa cinque anni si occupa di dare una mano ospitando a casa questi
simpatici animaletti, nel suo Bed and Breakfast per ricci. «Nel mese di novembre di qualche anno fa
ne avevo trovato uno: era piccolo. Non potevo lasciarlo per strada: non sarebbe sopravvissuto al
freddo. Allora l’ho portato a casa, rivolgendomi al Centro di Maggia per avere le indicazioni
necessarie sul da farsi». Loro hanno saputo spiegarle bene come comportarsi, le hanno dato
indicazioni circa il cibo («Mi raccomando, crocchette per gatti o cibo specifico che Maggia fornisce,
mai mai mai latte che è velenosissimo per i ricci!»), e tutto ciò di cui aveva bisogno per accudirlo.
«Ero così soddisfatta dell’assistenza del Centro che il mio piccolo riccio alla fine è cresciuto al punto
di rompere la gabbia». Era evidentemente arrivato il tempo di portarlo a Maggia per metterlo in un
recinto: «Così ho fatto, con la promessa che lo avrei ripreso con me al momento della liberazione,
perché non si possono lasciare andare tutti nella regione attorno al Centro».
È soprattutto a questo che servono i volontari «satelliti», come li ha ben definiti la signora Pestoni: a
distribuire l’impegno di cura e tutela dei ricci, e alla liberazione di quelli che ce l’avranno fatta su
tutto il nostro territorio: «Bisogna lasciarli andare a scaglioni, maschi o femmine, e non tutti
insieme. Prima, però, Alex Andina passa a visitarli per dare il nulla osta, controllarli, tagliare loro le
unghie e altro ancora. Solo se saranno sani si potranno nuovamente integrare nella natura».
La nostra simpatica e appassionata interlocutrice invita le persone a considerare questo piccolo ma
grande aiuto nella cura e salvaguardia dei ricci bisognosi di cure o di svernare al calduccio:
«Occuparsene non richiede tanto tempo o particolari strutture: venti minuti quotidiani nella pulizia
della gabbia, e uno spazio adeguato, magari in una lavanderia chiusa e calda per rapporto al freddo
invernale. Non nascondo che i ricci hanno un odore caratteristico con cui dobbiamo fare i conti, ma
nulla di insopportabile». Si tratta però pur sempre di animali notturni, che di giorno per lo più
sonnecchiano, inoltre «ogni riccio ha il suo carattere e un suo comportamento: c’è quello docile che
si lascia carezzare senza alzare gli aculei, poi abbiamo quello che si difende, l’anarchico che saltella
e soffia, eccetera. Non sono tutti uguali e vanno a sommarsi a quelli selvatici che arrivano
spontaneamente al mio Bed and Breakfast per ricci».
Novembre è un mese critico per i ricci, soprattutto per i piccolini, che possiamo trovare in giro.