L`ISLAM E IL MONDO DEGLI AFFARI RELAZIONE DI ILEX
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L`ISLAM E IL MONDO DEGLI AFFARI RELAZIONE DI ILEX
SCARPELLINI Convegno L’ISLAM E IL MONDO DEGLI AFFARI OPPORTUNITA’ PER L’ITALIA RELAZIONE DI ILEX SCARPELLINI Presidente della SCARPELLINI A.S.V. e Consigliere della Camera di Commercio Italo-Araba Martedì 22 aprile 2008 Centro Svizzero - Milano (1 SCARPELLINI Introduzione In relazione ai temi trattati in questo convegno, vorrei contribuire portando un’esperienza un po’ particolare, dato che la mia impresa è impegnata nel settore ambientale e del landscaping: si occupa infatti di grandi opere verdi, parchi urbani, paesaggismo, recuperi e bonifiche ambientali, ed io stesso in qualità di imprenditore oltre che di Consigliere della Camera di Commercio Italo-Araba ho avuto occasione di tenere contatti e di avere rapporti commerciali fin dagli anni ’70 con diversi paesi dell’area, in particolare con Arabia Saudita, Emirati Arabi, Libia e Turchia, ed altri paesi islamici che si affacciano sull’area mediterranea, dove abbiamo avuto modo di progettare giardini, vivai, frutteti, sia per la committenza pubblica che privata. In tal senso il mio intervento vuol fornire un ausilio per comprendere come, anche nei settori più diversi dell’economia sia opportuno avere idee molto chiare nell’approccio a questi mercati ed alle loro economie, avendo evidentemente presente che la “via agli affari” delle comunità islamiche si basa su sensibilità e logiche proprie, ignorando le quali i rischi di incomprensioni diventano altamente probabili. Va da sé che in questo scenario il “filtro” esercitato dalle istituzioni commerciali nazionali e dalle banche di investimento diventa fondamentale, in particolare per permettere alle piccole e medie imprese specializzate, che in Italia sono moltissime, di mettere il loro know-how a disposizione del mercato arabo. Rispetto alle esperienze effettuate molti anni fa mi risulta evidente che il trascorrere del tempo ha mutato profondamente scenari, economie e sensibilità reciproche, ma ciò che rimane invariato a mio parere è l’enorme potenzialità di queste regioni, che si propongono con una spinta economica e motivazionale molto intensa, che con il rinnovamento sociale, le necessità commerciali, la tradizione e le posizioni etiche e religiose peculiari, determinano uno scenario indubbiamente complesso. Ben venga quindi ogni attività che possa favorire l’apertura tra mondi finanziari, commerciali e produttivi oggettivamente diversi, e stabilire quindi relazioni che abbiano nella chiarezza e nella reciprocità degli impegni una base solida ed in grado di permettere sviluppi concreti. A questo proposito il settore nel quale opero da molti anni ha un potenziale enorme, perché, a fronte di ambienti naturali meravigliosi ed estremamente particolari, gli ecosistemi dell’area sud-mediterranea e mediorientale sono spesso fragili o condizionati da elementi fisici e meteorologici particolari, fatto che ha condizionato profondamente le soluzioni proposte ed i risultati ottenuti. Evito di entrare nello specifico delle problematiche affrontate negli anni per realizzare parchi e giardini in ambienti a volte estremi, perché evidentemente ci porterebbe lontano dall’argomento principale, ma questo tema mi offre lo spunto per focalizzare il discorso su un elemento che mi sembra significativo, che è la (2 SCARPELLINI relazione tra l’ambiente, inteso come ecosistema naturale nel quale viviamo, e la sensibilità allo stesso da parte del mondo islamico. La tradizione arabo-islamica e l’ambiente È ormai già da diversi anni che nei paesi del Medio Oriente e più in generale in tutto il mondo arabo-islamico si parla dei problemi legati all’inquinamento. Un po’ come accade nei nostri paesi occidentali, ma con alcune marcate differenze, dovute alle diverse tempistiche di sviluppo dell’economia ed alle differenti caratteristiche naturali degli ambienti. Rimane comunque assodato che l’avanzata della desertificazione delle terre, la progressiva industrializzazione ed urbanizzazione che ha coinvolto alcuni di questi paesi e lo sfruttamento intensivo delle risorse naturali pone seri problemi per l’equilibrio ambientale in diverse regioni. La differenza tra il nostro criterio per affrontare questi problemi, in modo più o meno “scientista” e più o meno “ecologista”, rispetto ai paesi arabo-islamici è legata anche alle diverse tradizioni e sensibilità religiose ivi presenti. Raccogliendo vari elementi ed esperienze personali di confronto sul tema, posso fornire una mia interpretazione del modo arabo di affrontare questi temi: mi risulta che sia nel Corano che in altri testi legati alla tradizione arabo-islamica si attribuisca grande importanza alla cura e conservazione del patrimonio naturale, anche se il mondo politico arabo sta sviluppando una concreta sensibilità ambientale solo di recente. La lettura degli studiosi della tradizione e dei detti del profeta Maometto, rivelano però che lo stesso è stato un convinto sostenitore della protezione ambientale. L’ambientalismo ante-litteram di Maometto nei secoli si è perso, ciononostante ne rimangono tracce molto interessanti. L’idea che Maometto possa essere un pioniere dell’ambientalismo può inizialmente colpire come un fatto abbastanza strano: infatti, il termine “ambiente” e i relativi concetti come “ecologia”, “coscienza ambientale” e “sostenibilità”, sono invenzioni dei tempi moderni. Sono stati formulati a fronte della crescente preoccupazione per la situazione contemporanea del mondo naturale che ci circonda. Eppure, al fine di proteggere la terra, le foreste e la fauna selvatica, Maometto, anche attingendo a una tradizione risalente a duemila anni prima, ha creato inviolabili zone, note con il nome di haram e hima, in cui le risorse non dovevano essere toccate. Entrambe sono ancora in uso oggi: haram sono zone spesso vicino a pozzi e fonti d’acqua per proteggere le acque sotterranee . Hima vale in particolare per la fauna selvatica e forestale e di solito designa una zona di terra dove il pascolo ed il taglio degli alberi sono limitati, o dove alcune specie animali sono protette. La filosofia ambientale dell’Islam è globale: essa assume un legame fondamentale e di interdipendenza tra tutti gli elementi naturali e fonda la sua dottrina sulla (3 SCARPELLINI premessa che se l’uomo abusa o esaurisce un elemento, il mondo naturale nel suo insieme subirà conseguenze dirette. Maometto riteneva quindi che l’Universo e la creazione - animali, piante, l’acqua, la terra, non siano stati creati apposta per il genere umano. All’uomo è consentito di utilizzare le risorse, ma egli non le possederà mai. Maometto non solo ha incoraggiato l’uso sostenibile delle terre fertili, ma parlò ai suoi seguaci anche dei vantaggi di rendere produttivi terreni inutilizzati: piantare un albero, seminare un seme, irrigare la terra sono tutte opere caritative Quindi l’atto di piantare un albero è considerato come un atto meritorio. Piantare un albero e dare da mangiare attraverso il suo frutto ad un essere vivente è cosa assai importante per un musulmano, in quanto ridare vita alla natura significa valorizzare e proteggere ci ò che Dio ci ha donato. (4 SCARPELLINI Progetti di intervento ambientale e opere verdi: opportunità ed approccio delle le imprese, condizionamenti finanziari e strutturali Tornando ai nostri giorni ed ai temi del convegno, risulta evidente che il background culturale e religioso sul tema ambientale non solo non ha impedito, ma ha in un certo senso favorito l’apertura a un confronto inizialmente scientifico, trasformatosi nel tempo in collaborazione economica. La visione olistica della tradizione islamica nei confronti dell’ambiente, si è riflessa in quella moderna e più largamente condivisa dell’approccio sistemico e sostenibile. Da questi elementi, dalle problematiche ambientali emerse e dalla rinnovata e, come abbiamo visto, ben fondata sensibilità verso l’ambiente discende una considerazione più generale per gli investimenti in questo settore, che trova i suoi cardini in tre parametri fondamentali: 1) progetti di ampio respiro 2) coinvolgimento ed approccio scientifico alle realizzazioni 3) tempistiche lunghe e necessario coinvolgimento di più attori ed intermediari, tra i quali le finanziarie e le banche deputate all’investimento recitano un ruolo primario Naturalmente niente vieta di limitarsi ad opere singole e di alto livello, come ad esempio la sfida posta dalla realizzazione di progetti verdi locali e di grande prestigio, come i giardini che circondano moschee o residenze private, ma il vero business ambientale si proporrà sui grandi progetti: comprensori turistici, riqualificazione e forestazione urbana e via discorrendo. Un esempio potrebbe essere l’idea progettuale che alcuni anni fa proponemmo per Kuwait City, per la quale si ventilò l’ipotesi di realizzare una striscia boscata intorno alla città, molto larga e sviluppata per chilometri, con lo scopo di creare una fascia in grado di filtrare parte delle polveri del deserto e soprattutto di modificare il microclima locale. L’opera poi non venne realizzata, ma le basi scientifiche ed il progetto di riqualificazione urbana avevano suscitato grande interesse. E valersi delle istituzioni scientifiche, come partner e garanzia per le committenze locali di un proficuo scambio di know-how in questo settore diventa irrinunciabile, come dimostrato dal progetto GEMM Trust al quale noi partecipiamo. In quest’ottica infatti è stato stimolante ed interessante avvicinarsi al mondo scientifico arabo attraverso i temi dello studio, della protezione e del recupero ambientale con il progetto Gulf Environmental Monitoring and Management (GEMM): un programma di monitoraggio e ricerca ambientale che coinvolge scienziati internazionali accreditati dalle Nazioni Unite in collaborazione con il (5 SCARPELLINI Consiglio Nazionale delle Ricerche (CNR) e strutture locali in iniziative di carattere scientifico volte al miglioramento della qualità dell’ambiente nel Golfo Arabico. Da questi presupposti nasce GEMM Trust, un’associazione di aziende, operanti nel settore ambientale che si occupano a vari livelli di energia, rifiuti, monitoraggio, bonifiche, prodotti e servizi per l’ambiente. E’ un’iniziativa italiana, che non tratta quindi solo di scienza, ma si allarga alla formazione, alla tecnologia e all’impresa a tuttotondo. In “GEMM Trust”, i capofila sono società del Gruppo Falck; il consorzio Environment Park di Torino, l’Ireos spa e noi stessi della Scarpellini A.S.V. Un’associazione di aziende italiane interessate a fare affari proprio con Paesi che hanno un retroterra culturale fertile e aperto all’implementazione di programmi ambientali moderni. In relazione ai parametri già espressi, si comprenderà bene quindi come questo tipo di progetti abbia esiti ed obiettivi a lunga scadenza, oltre a riguardare ambiti territoriali a volte molto vasti. Va da sé che queste caratteristiche, e sottolineo in particolare le prospettive a lungo e lunghissimo termine, si legano alla necessità di avere il supporto non solo di enti nazionali di ricerca, ma anche di partner commerciali e soprattutto finanziari di notevole spessore, che possano fare da tramite e da garanti del sostegno economico per tutti gli anni di sviluppo dei progetti, fino alla loro piena realizzazione. In quest’ambito la forza ed il modus operandi delle grandi banche islamiche sarebbero ben adattabili, dato che il concetto di prestito ed erogazione di finanziamenti alle imprese ed ai progetti è correlato al concetto stesso di investimento insieme all’impresa realizzatrice, della quale diventano in un certo senso partner e soci, condividendo profitti e perdite sull’iniziativa. La cosa però può creare problemi e perplessità soprattutto alle piccole e medie imprese occidentali, che possono non condividere questa propensione al rischio, ma che, anche per questioni dimensionali, non possono permettersi di affrontare opere di così grande respiro se non garantite da forme assicurative o comunque da intermediari finanziari che forniscano protezione da eventi avversi. Ecco allora che l’approccio a questa grande opportunità economica e di crescita per le imprese italiane ed arabe nel settore dell’ambiente, del paesaggio e delle opere verdi, si potrà e si dovrà valere di una stretta intesa tra istituzioni finanziarie occidentali e le loro controparti arabo-islamiche, in grado con la loro forza di garantire sicurezza e trasparenza anche ai progetti più grandi, ambiziosi ed estesi nel tempo. Si tratta di opportunità economiche e di necessità ambientali che questa generazione non può e non deve lasciare cadere disattese. (6