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Commissione scientifica per la misura del benessere
BENESSERE ECONOMICO
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1. Concetti di base
Le capacità reddituali e le risorse economiche non sono viste come un fine, ma piuttosto come il mezzo attraverso il quale un individuo riesce ad avere e sostenere un determinato standard di vita. Le variabili che
possono contribuire a misurare il benessere economico includono il reddito, la ricchezza, la spesa per beni
di consumo, le condizioni abitative e il possesso di beni durevoli. Come in gran parte delle altre dimensioni
del benessere, non ci si può limitare allo studio dei livelli medi o mediani degli indicatori scelti, ma si deve
dar conto della distribuzione nella popolazione: il giudizio sul livello di benessere economico di una società
può variare se lo stesso reddito medio complessivo è equamente ripartito tra i cittadini o è invece concentrato nelle mani di pochi abbienti.
Nella scelta degli indicatori in questo dominio, si è tenuto conto di tre considerazioni. In primo luogo, esiste
una letteratura, teorica ed applicata, divenuta assai ampia nel tempo, in cui si sono consolidate precise
scelte metodologiche. In secondo luogo, a livello internazionale, soprattutto in ambito europeo, sono state
individuate varie misure per il monitoraggio del progresso sociale. Infine, coerentemente con la scelta di
metodo prevalsa nell’ambito della Commissione, la lista degli indicatori al momento individuata include
esclusivamente valori medi o mediani per gruppi di unità individuali, cui si affiancano alcuni indicatori distributivi. Il gruppo di lavoro ritiene tuttavia che questa scelta trascuri aspetti essenziali del benessere
umano che derivano dalla presenza simultanea di più privazioni o vantaggi. Sia sul piano descrittivo sia sul
piano dell’individuazione delle politiche più adeguate, due situazioni non sono equivalenti se, per esempio,
il rischio di povertà economica e il disagio abitativo caratterizzano lo stesso gruppo di individui o invece due
gruppi distinti. Alla luce di questa semplice considerazione, il gruppo propone che si avvii un approfondimento metodologico volto a elaborare uno o più indicatori che integrino le varie dimensioni del benessere
a livello di singolo individuo o singola famiglia, prestando la necessaria attenzione agli aspetti di complementarietà e sostituibilità tra le varie dimensioni (su questo punto cfr. la discussione in Atkinson et al.,
2002). Questo approfondimento deve portare a elaborare misure già applicabili, tenuto conto dei vincoli
nella disponibilità di informazioni statistiche; nel contempo deve individuare le eventuali lacune conoscitive, affinché si possano colmare negli sviluppi futuri delle fonti statistiche (campionarie e amministrative).
2. Dimensioni considerate per la rappresentazione del dominio
Il dominio è stato articolato in due sotto-dimensioni:
1. Reddito disponibile e ricchezza. In un’economia di mercato, reddito e ricchezza misurano la capacità d’acquisto degli individui e sono quindi variabili assai significative nella stima del livello di benessere economico. Il reddito può essere visto come la remunerazione delle attività di cui dispone un
1
Hanno contribuito alla stesura del rapporto: Andrea Brandolini (Banca d’Italia), Conchita D’Ambrosio (Università di
Milano-Bicocca), Cristina Freguja (Istat), Nicoletta Pannuzi (Istat), Cristina Quaglierini (Ministero dell’Economia e delle
Finanze), Daniele Pacifico (Ministero dell’Economia e delle Finanze), Daniela Rossi (Istat) e Chiara Saraceno (Collegio
Carlo Alberto, Torino).
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individuo: reali, finanziarie e umane. Il capitale reale e quello umano producono redditi monetari
(per esempio, rendite, il primo, e salari, il secondo) e non monetari (per esempio, gli affitti imputati
sulle abitazioni in proprietà e il valore dei beni e dei servizi prodotti per il proprio consumo). Da qui
deriva la difficoltà di calcolare tutte le componenti del reddito e la necessità di ricorrere nella prassi
empirica ad approssimazioni. Alcune componenti sono più difficilmente misurabili: i fringe benefits;
le rendite imputate; il lavoro non retribuito; i trasferimenti in natura; le variazioni in conto capitale
dello stock di ricchezza reale o finanziaria detenuta. Un voluminoso corpo di studi ha approfondito
le diverse possibili nozioni di reddito e ne ha esaminato i modi di rilevazione empirica. Nonostante
le complessità analitiche, si dispone quindi di metodi statistici consolidati e adottati internazionalmente, sia a livello macroeconomico nella contabilità nazionale (United Nations et al. 2009) sia a livello microeconomico (Expert Group on Household Income Statistics – The Canberra Group 2001).
La ricchezza, oltre a garantire reddito, genera sicurezza, rendendo le persone meno vulnerabili rispetto ai possibili eventi negativi che le possono colpire, facilita l’accesso al credito, e quindi la possibilità sia di equilibrare il proprio profilo di consumi lungo il ciclo di vita sia di investire in capitale
fisico e umano, e conferisce prestigio sociale. Il processo di affinamento dei concetti e metodi statistici per la stima della ricchezza è tuttavia proceduto più a rilento di quanto avvenuto per il reddito.
All’opposto un forte indebitamento rappresenta una misura di instabilità, di possibile difficoltà
economica della famiglia e quindi di vulnerabilità della famiglia in termini finanziari.
2. Spesa per consumi e condizioni materiali di vita. Rispetto al reddito e alla ricchezza, la spesa per
consumi tende a essere di più diretta misurazione e, in alcuni casi, può cogliere le risorse disponibili
all’individuo durante la sua vita (il reddito permanente) meglio del reddito corrente, se si accettano
le ipotesi di ottimizzazione intertemporale delle scelte di consumo, di perfetta informazione degli
agenti economici e di mercati dei capitali perfetti. Nonostante la spesa sia fortemente correlata con
il reddito, il consumo dipende anche dalle preferenze degli individui. Mentre il reddito e la ricchezza
rappresentano quindi un potenziale di spesa, che tende a prescindere da atteggiamenti più o meno
parsimoniosi, il consumo coglie le scelte effettive di allocazione delle risorse. Il risparmio rappresenta l’altra faccia della medaglia, quando sia identificato con il reddito non destinato alla spesa per
consumi.
Un altro aspetto del benessere economico complementare al reddito, alla ricchezza e alla spesa per
consumi può essere individuato nelle condizioni di vita materiali, come la disponibilità di determinati beni di consumo durevole, le condizioni dell’abitazione in cui si risiede e la possibilità di acquisire determinati beni e servizi, qualora lo si voglia. Questi indicatori sono alla base delle misure di
deprivazione, ampiamente studiate soprattutto nella letteratura sociologica e adottate in ambito
europeo. Cercando di misurare ciò che è realmente a disposizione dell’individuo e le difficoltà che
questi incontra nell’acquisire beni e servizi desiderati, possono cogliere aspetti non rivelati dal livello del reddito o del consumo.
Le dimensioni considerate finora sono direttamente misurabili con indicatori oggettivi, salvo per la necessità che gli intervistati esprimano un desiderio di possesso o meno nella valutazione delle condizioni materiali
(per esempio, la mancanza di una lavastoviglie può dipendere da una scelta esplicita e non da un’incapacità
di acquisto).
Accanto agli indicatori oggettivi, consideriamo anche alcuni indicatori soggettivi, ovvero basati sulla valutazione soggettiva delle proprie condizioni materiali: la difficoltà di arrivare a fine mese, il peso dei costi connessi all’abitare o alla presenza di rate e debiti cui fare fronte. Queste valutazioni delle proprie condizioni
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economiche rappresentano indicatori sintetici complementari alle valutazioni oggettive basate sul livello di
reddito o ricchezza, anche se riflettono le aspirazioni e gli standard cui ciascuno è abituato.
3. Medie e distribuzioni
Per le diverse dimensioni considerate possono essere calcolate varie misure che rappresentano non solo la
media della variabile, ma anche la sua distribuzione. L’obiettivo degli indicatori di benessere economico è
tenere conto anche di questi aspetti distributivi. Nell’ambito di questa impostazione generale, si pongono
due problemi.
Il primo problema è rappresentato dal livello di aggregazione prescelto: per molti indicatori esistono stime
sia macro sia micro. Per esempio, il dato macroeconomico per il reddito disponibile delle famiglie è contenuto nei conti nazionali, mentre il valore microeconomico è derivabile dalle indagini campionarie (Eu-Silc,
SHIW). La scelta dell’uno o dell’altro livello di aggregazione è tutt’altro che neutrale, in quanto le indicazioni
possono essere assai diverse, sia nei confronti temporali sia nelle comparazioni territoriali (internazionali o
subnazionali). Solo in parte queste discrepanze possono essere spiegate da differenze di metodo e definizioni (cfr., per esempio, per il reddito delle famiglie i raffronti contenuti in Atkinson e J. Micklewright, 1983,
e Brandolini, 1999). Si è quindi deciso di considerare, a questo stadio di elaborazione, entrambi i livelli per il
calcolo dei valori medi nei casi in cui esistano affidabili stime micro e macro: la scelta potrà essere operata
in un secondo tempo, dopo una più accurata verifica empirica, anche alla luce delle decisioni prese in altri
domini. La scelta ricadrebbe invece forzatamente sul dato micro se si preferisse la mediana alla media, come suggerito nel rapporto della Commission on the Measurement of Economic Performance and Social
Progress (CMEPSP): “Median consumption (income, wealth) provides a better measure of what is happening to the “typical” individual or household than average consumption (income or wealth)” (Stiglitz, Sen e
Fitoussi 2009: 13-14). Poiché si è optato per utilizzare anche indicatori distributivi, l’uso dei valori medi appare meno criticabile.
Il secondo problema riguarda l’integrazione degli indicatori di livello con quelli di distribuzione. Tra le soluzioni possibili, quella più semplice consiste nell’affiancare indicatori dei due tipi senza fonderli in un’unica
misura. È questa la strada finora seguita nelle strategie europee ed è la più facilmente perseguibile: per
queste ragioni, si propone di adottarla anche per la costruzione degli indicatori di benessere economico.
Sarebbe tuttavia opportuno analizzare, dal punto di vista teorico ed empirico, altre soluzioni. Se ne indicano
qui due. La prima estende la proposta appena citata della CMEPSP: l’indicatore multidimensionale di benessere potrebbe essere costruito sui valori mediani e su altri corrispondenti a percentili diversi, per esempio il 10° e il 90°, o il 25° e il 75°, in ciascun dominio. In questo modo, si darebbe un’idea della gradazione
del benessere in una società e non solo delle sue condizioni “tipiche”. La seconda alternativa parte dal costrutto analitico di funzione di benessere sociale che deriva dall’aggregazione delle funzioni di benessere
individuali. È questo un filone di analisi assai sviluppato nella letteratura sui redditi, di cui due esempi significativi sono rappresentati dai concetti di equally-distributed equivalent income di Atkinson (1970) e di real
income di Sen (1976).2
2
Il “reddito equivalente a quello equamente distribuito” è il livello di reddito YE che genererebbe lo stesso livello di
benessere sociale prodotto dalla distribuzione effettiva dei redditi nell’ipotesi che il reddito complessivo fosse
equamente distribuito tra tutti gli individui. Per l’ipotesi di concavità della funzione di benessere individuale, YE è
minore del reddito medio μ e il grado di disuguaglianza può essere misurato dall’indice A=1–YE/μ. Invertendo
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4. Indicatori prescelti
La selezione degli indicatori deve essere sufficientemente parsimoniosa per permetterne l’uso e il monitoraggio e sufficientemente esaustiva per poter descrivere in modo soddisfacente le diverse dimensioni del
benessere materiale, riducendo al massimo le sovrapposizioni. Tenuto conto di questo criterio generale, la
scelta degli indicatori è quindi stata effettuata sulla base delle seguenti considerazioni: (a) in presenza di più
indicatori afferenti la stessa dimensione, si sceglie quello che presenta la massima comparabilità internazionale; (b) ove rilevante, si lascia aperta l’opzione tra indicatore macro e indicatore micro; (c) per le dimensioni per cui è possibile e sensato, gli indicatori di livello sono affiancati da indicatori distribuitivi (di disuguaglianza o di privazione, che rimandano al concetto di equità).
Gli indicatori prescelti sono i seguenti:
1) Reddito medio disponibile aggiustato (pro-capite): rapporto tra il reddito disponibile aggiustato delle
famiglie (ovvero inclusivo del valore dei servizi in natura forniti dalle istituzioni pubbliche e senza fini di
lucro) e il numero totale di persone residenti (al momento disponibile solo a livello macro, esistono tuttavia diversi studi, anche a livello internazionale, per costruire il corrispondente micro).
Permette di avere la stima dell’ammontare complessivo di reddito disponibile per le persone residenti
in Italia, compreso il valore dei servizi in natura. Il dato di Contabilità Nazionale fornisce stime direttamente comparabili tra i diversi paesi.
2) Indice di disuguaglianza del reddito disponibile: rapporto fra il reddito equivalente totale ricevuto dal
20% della popolazione con il più alto reddito e quello ricevuto dal 20% della popolazione con il più basso
reddito.
È un’informazione immediatamente comprensibile sulla distanza tra i più ricchi e i più poveri, in termini
di redditi equivalenti per tener conto della diversa composizione familiare (diversi bisogni tra bambini e
adulti; economie di scala che si realizzano con la coabitazione). Si preferisce questo indice, rispetto
all’indice del Gini, perché utilizzato dall’UE nei confronti europei, pur non fornendo informazioni sulla
parte centrale della distribuzione.
3) Indice di rischio di povertà relativa: quota di persone a rischio di povertà, con un reddito equivalente inferiore o pari al 60% del reddito equivalente mediano.
Tiene conto della disponibilità di reddito (quindi della potenzialità di spesa della famiglia) rispetto a uno
standard fissato in relazione a un risultato medio dell’intera distribuzione; in questo senso, riflette anche la disuguaglianza nella distribuzione dei redditi e non solo le condizioni assolute di vita. È uno degli
indicatori utilizzati nel programma d’azione Europa 2020.
4) Ricchezza netta media pro-capite: rapporto tra il totale della ricchezza netta delle famiglie e il numero
totale di persone residenti.
Rappresenta un indicatore di disponibilità economiche complementare al reddito.
5) Indice di vulnerabilità finanziaria: quota di persone in famiglie con un servizio del debito superiore al 30
per cento del reddito disponibile.
Rappresenta una misura di instabilità finanziaria e di possibile difficoltà economica. Al momento, non
sono possibili stime a livello regionale.
quest’ultima espressione, si ottiene YE=μ(1–A) che è una valutazione delle condizioni di vita associate al livello di
reddito medio μ, una volta che si sconti la perdita di benessere determinata da una distribuzione diseguale. Il “reddito
reale” è una misura di benessere economico proposta da Sen sulla base di postulati di partenza diversi da quelli di
Atkisnon ed è data da W=μ(1–G), dove G è l’indice di Gini. Nonostante le diverse basi teoriche, YE e W hanno la stessa
struttura come indici di benessere economico e differiscono solamente per l’indice di disuguaglianza impiegato.
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6) Indice di povertà assoluta: quota di individui appartenenti a famiglie con una spesa complessiva per
consumi inferiore al valore soglia di povertà assoluta.
Rispetto a misure di povertà relativa, l’informazione non dipende dalla distribuzione e quindi dalla disuguaglianza della spesa per consumi. L’interpretazione è immediata, rappresentando la percentuale di
persone che non riescono ad acquisire un predeterminato insieme di beni e servizi. Le soglie di povertà
assoluta sono differenziate per numerosità familiare, classi di età dei componenti, macroarea e dimensione del comune di residenza e riflettono le differenze territoriali nel costo della vita. Non sono possibili stime a livello regionale.
7) Indice di grave deprivazione materiale: quota di persone che vivono in famiglie con almeno 4 di 9 problemi considerati.
Indicatore Eurostat di immediata interpretazione che considera direttamente la mancanza per ragioni
economiche di alcuni beni e servizi materiali giudicati essenziali per una vita dignitosa.
8) Indice di qualità dell’abitazione: quota di persone che vivono in situazioni di sovraffollamento abitativo,
in abitazioni prive di alcuni servizi e con problemi strutturali.
Rappresenta la misura di ciò che è realmente a disposizione dell’individuo, in questo caso in termini
abitativi; è correlata con le capacità passate e presenti di acquisire un bene/servizio importante come
l’abitazione principale. Nella versione qui proposta, l’indicatore si concentra sulla condizione di deprivazione abitativa, ma l’indicatore potrebbe essere costruito in modo neutro con riferimento alle condizioni abitative medie.
9) Indice di valutazione soggettiva di difficoltà economica: questo indicatore va costruito combinando tre
informazioni: (a) quota di individui in famiglie che alla domanda “Tenendo conto di tutti i redditi disponibili, come riesce la Sua famiglia ad arrivare alla fine del mese?” tra le diverse modalità di risposta (Con
grande difficoltà, Con difficoltà,Con qualche difficoltà, Con una certa facilità, Con facilità, Con molta facilità) scelgono la prima; (b) quota di individui che vivono in famiglie che non sono in grado di far fronte
con risorse proprie a spese impreviste di ammontare approssimativo di XXX euro (il valore è calcolato in
funzione del valore mediano della distribuzione del reddito equivalente dell’anno precedente); (c) quota
di individui che non ritiene possibile riuscire ad effettuare risparmi nei prossimi 12 mesi.
Questo indicatore composito coglie la valutazione da parte delle famiglie delle proprie condizioni economiche e può essere visto come una misura complementare alle valutazioni oggettive basate sul livello di reddito o ricchezza. Risente tuttavia delle aspirazioni e degli standard cui ciascuno è abituato. In
questa formulazione si concentra sulle situazioni di difficoltà economica.
10) Incidenza di individui che vivono in famiglie senza occupati: quota di individui che vivono in famiglie dove è presente almeno un componente di 18-59 anni (con esclusione delle famiglie dove tutti i componenti sono studenti a tempo pieno con meno di 25 anni) dove nessun componente lavora o percepisce una
pensione da lavoro.
Rappresenta la percentuale di individui che vivono in famiglie escluse dal mercato del lavoro, in famiglie cioè in cui tutti i componenti in età lavorativa non lavorano e dove tutti i componenti che avrebbero potuto lavorare non lo hanno fatto. Seguendo l’indicazione del gruppo tematico lavoro e conciliazione dei tempi di vita della commissione scientifica, questo indicatore si discosta da quello di Europa
2020, che considera invece le persone in famiglie a intensità lavorativa molto bassa.3
3
Percentuale di persone di 0-59 anni che vivono in famiglie dove gli adulti, nell’anno precedente, hanno lavorato per
meno del 20 per cento del loro potenziale, indipendentemente dal livello di reddito familiare e dalla condizione di
deprivazione familiare.
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5. Problemi aperti e proposte
Con riferimento agli indicatori selezionati, il gruppo di lavoro ritiene opportuno considerare altri due indicatori che necessitano però di opportune verifiche circa la loro costruibilità:
1. Indice di vulnerabilità economica dei membri adulti della famiglia: Quota di reddito individuale sul reddito familiare.
Occorre definire l’indicatore sia rispetto alle tipologie di reddito da includere, sia rispetto ai membri
che devono essere considerati nell’analisi, se cioè sia opportuno limitarsi al contributo dei due membri
della coppia oppure sia utile inserire anche eventuali redditi percepiti dai figli o da altre persone conviventi. In ogni caso, lo scopo dell’indicatore è cogliere il grado di indipendenza di ciascun membro adulto di una famiglia e la sua vulnerabilità rispetto a eventi imprevisti (come una separazione).
2. Indice di deprivazione dei bambini: Quota di minori che non dispongono di beni o non hanno accesso a
servizi specifici per minori.
L’indicatore può essere costruito come l’indice di grave deprivazione materiale, ma considerando la disponibilità di beni e servizi rivolti ai bambini, che dovrebbero cioè rispondere ai loro specifici bisogni.
Attualmente non esiste un’indagine che raccoglie tutte le informazioni necessarie per la costruzione
dell’indicatore; tuttavia, a livello europeo, si stanno definendo specifici indicatori di deprivazione dei
bambini al fine di inserirli nell’indagine Eu-Silc e assicurare la confrontabilità a livello europeo. Nel 2013
è previsto l’inserimento di un modulo sperimentale, che verrà testato da alcuni paesi su base volontaria (l’Italia è tra questi) e che porterà alla finalizzazione degli indicatori per il modulo specifico da inserire nell’indagine Eu-Silc 2014. Si tratta di indicatori che, oltre alla deprivazione materiale rispetto a beni
come libri, computer, abiti, scarpe, ecc., mirano a rilevare la deprivazione in termini nutrizionali e rispetto ai luoghi e alle possibilità di svolgere attività di gioco e socializzazione; tutti fattori determinanti
per lo sviluppo di un bambino.
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Riferimenti bibliografici
Atkinson, A. B. (1970), “On the Measurement of Inequality”, Journal of Economic Theory, 2: 244–263.
Atkinson, A. B., e J. Micklewright (1983), “On the Reliability of Income Data in the Family Expenditure Survey 1970–1977”, Journal of the Royal Statistical Society, Series A, 146, Part 1: 33–53.
Atkinson, T., B. Cantillon, E. Marlier e B. Nolan (2002), Social Indicators: The EU and Social Inclusion, Oxford:
Oxford University Press.
Bradshaw, J., P. Hoelscher e D. Richardson (2007), “An Index of Child Well-being in the European Union”,
Social Indicators Research, 80: 133–177.
Brandolini, A. (1999), “The Distribution of Personal Income in Post-War Italy: Source Description, Data Quality, and the Time Pattern of Income Inequality”, Giornale degli economisti e Annali di economia, 58
(n.s.): 183–239.
Deaton, A. (2005), “Measuring Poverty in a Growing World (Or Measuring Growth in a Poor World)”, Review of Economics and Statistics, 87: 1–19.
Expert Group on Household Income Statistics – The Canberra Group (2001), Final report and recommendations, Ottawa, The Canberra Group.
Sen, A. K. (1976), “Real National Income”, Review of Economic Studies, 43: 19–39.
Stiglitz, J. E., A. Sen e J.-P. Fitoussi (2009), Report by the Commission on the Measurement of Economic Performance and Social Progress, www.stiglitz-sen-fitoussi.fr.
Unicef (2010), The Children Left Behind: A league table of inequality in child well-being in the world’s rich
countries, Unicef Innocenti Research Centre, Innocenti Report Card 9, Firenze.
United Nations, European Commission, Organisation for Economic Co-operation and Development, International Monetary Fund e World Bank (2009), System of National Accounts 2008, New York.
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Appendice: schede indicatori
1) Reddito medio disponibile aggiustato (pro-capite)
Dominio
Dimensione
Definizione
Benessere economico
Reddito disponibile e ricchezza
Rapporto tra il reddito disponibile delle famiglie aggiustato (ovvero inclusivo del valore dei servizi in natura forniti dalle istituzioni pubbliche e senza
fini di lucro) e il numero totale di persone residenti.
Composito
No
Utilizzato da iniziative in- SI
ternazionali
Fonte
Fenomeno
Unità di analisi
Livello di disaggregazione
Periodicità
Tipologia del dato
Serie storica
Disaggregazione territoriale
Vantaggi
Svantaggi
Contabilità Nazionale
Il reddito disponibile delle famiglie rappresenta il mezzo attraverso il quale
acquisire benessere economico
Individuo (pro-capite)
Livello Italia:
o Genere
o Classe di età
o Tipologia familiare
o Cittadinanza (quando sarà disponibile)
Annuale
Dato di flusso
1980
Nazionale, regionale
Permette di avere la stima del livello medio e dell’ammontare complessivo
di reddito disponibile per le persone residenti in Italia. Il dato di Contabilità
Nazionale fornisce stime direttamente comparabili tra i diversi paesi.
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2) Indice di disuguaglianza del reddito disponibile
Dominio
Dimensione
Definizione
Composito
Utilizzato da iniziative internazionali
Fonte
Fenomeno
Unità di analisi
Livello di disaggregazione
Periodicità
Tipologia del dato
Serie storica
Disaggregazione territoriale
Vantaggi
Svantaggi
Benessere economico
Reddito disponibile e ricchezza
Rapporto fra il reddito equivalente totale ricevuto dal 20% della
popolazione con il più alto reddito e quello ricevuto dal 20% della
popolazione con il più basso reddito.
No
SI
Eu-Silc
La disuguaglianza nel reddito disponibile fornisce indicazioni utili
su come le risorse economiche siano diversamente distribuite
nella popolazione.
Individuo
Livello Italia:
o Genere
o Classe di età
o Tipologia familiare
o Cittadinanza (quando sarà disponibile)
Annuale
Dato di distribuzione
Dal 2004
Nazionale, regionale
È un’informazione immediatamente comprensibile sulla distanza
tra i più ricchi e i più poveri, in termini di redditi equivalenti per
tener conto della diversa composizione familiare (diversi bisogni
tra bambini e adulti; economie di scala che si realizzano con la
coabitazione). Si preferisce questo indice, rispetto all’indice di Gini, perché utilizzato dall’UE nei confronti europei.
Non fornisce informazioni sulla parte centrale della distribuzione.
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3) Indice di rischio di povertà relativa
Dominio
Dimensione
Definizione
Composito
Utilizzato da iniziative internazionali
Fonte
Fenomeno
Unità di analisi
Livello di disaggregazione
Periodicità
Tipologia del dato
Serie storica
Disaggregazione territoriale
Vantaggi
Svantaggi
Benessere economico
Reddito disponibile e ricchezza
Quota di persone a rischio di povertà, con un reddito equivalente
inferiore o pari al 60% del reddito equivalente mediano
No
SI
Eu-Silc
Rappresenta la percentuale di persone che vivono con un reddito
molto al di sotto di quello raggiunto dalla metà della popolazione
di riferimento.
Individuo
Livello Italia:
o Genere
o Classe di età
o Tipologia familiare
o Cittadinanza (quando sarà disponibile)
Annuale
Dato di distribuzione
Dal 2004
Nazionale, regionale
Tiene conto della disponibilità di reddito (quindi della potenzialità
di spesa della famiglia) rispetto a uno standard fissato in relazione a un risultato medio dell’intera distribuzione; in questo senso,
riflette anche la disuguaglianza nella distribuzione dei redditi e
non solo le condizioni assolute di vita. E’ uno degli indicatori utilizzati nel programma d’azione Europa 2020.
Essendo legato alla disuguaglianza nella distribuzione del reddito,
presenta oscillazioni che possono dipendere da cambiamenti nella distribuzione dei redditi, piuttosto che da un reale cambiamento nelle condizioni di vita della popolazione; l’indicatore può addirittura diminuire in periodi di recessione, se i redditi più elevati
subiscono una riduzione più accentuata rispetto a quelli bassi.
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4) Ricchezza netta media pro-capite
Dominio
Dimensione
Definizione
Composito
Utilizzato da iniziative internazionali
Fonte
Fenomeno
Unità di analisi
Livello di disaggregazione
Periodicità
Tipologia del dato
Serie storica
Disaggregazione territoriale
Vantaggi
Svantaggi
Benessere economico
Reddito disponibile e ricchezza
Ricchezza netta media delle famiglie residenti (rapporto tra monte ricchezza netta e popolazione residente)
No
SI
Banca d’Italia, Conti patrimoniali delle famiglie (SHIW)
Rappresenta un indicatore di disponibilità economiche complementare al reddito
Individuo (pro-capite)
Livello Italia:
o Genere
o Classe di età
o Tipologia familiare
o Cittadinanza (quando sarà disponibile)
Annuale
Dato di stock
Dal 1995 (macro) / dal 1991 (micro)
Nazionale, ripartizionale
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5) Indice di vulnerabilità finanziaria
Dominio
Dimensione
Definizione
Composito
Utilizzato da iniziative internazionali
Fonte
Fenomeno
Unità di analisi
Livello di disaggregazione
Periodicità
Tipologia del dato
Serie storica
Disaggregazione territoriale
Vantaggi
Svantaggi
Benessere economico
Reddito disponibile e ricchezza
Quota di persone in famiglie con un servizio del debito superiore
al 30% del reddito disponibile
No
SI
Banca d’Italia, Conti patrimoniali delle famiglie (SHIW)
Rappresenta una misura di instabilità finanziaria e possibile difficoltà economica.
Individuo (pro-capite)
Livello Italia:
o Genere
o Classe di età
o Tipologia familiare
o Cittadinanza (quando sarà disponibile)
Annuale
Dato di distribuzione
Dal 1991
Nazionale, ripartizionale
Non permette di stimare indicatori a livello regionale.
Commissione scientifica per la misura del benessere
6) Indice di povertà assoluta
Dominio
Dimensione
Definizione
Composito
Utilizzato da iniziative
internazionali
Fonte
Fenomeno
Benessere economico
Spesa per consumi e condizioni di vita materiali
Quota di individui in condizione di povertà assoluta
No
No
Indagine sui Consumi delle famiglie
Rappresenta la percentuale di persone che vivono in una famiglia
il cui livello di spesa per consumi non le consente di acquisire i
beni e servizi considerati essenziali per evitare gravi forme di
esclusione sociale.
Unità di analisi
Individuo
Livello di disaggregazione Livello Italia:
o Genere (maschio, femmina)
o Classe di età (25-34, 35-44, 45-54,55-64)
o Tipologia familiare
o Cittadinanza (quando sarà disponibile)
Periodicità
Annuale
Tipologia del dato
Dato di distribuzione
Serie storica
Dal 1997
Disaggregazione territoNazionale, ripartizionale
riale
Vantaggi
Rispetto a misure di povertà relativa, l’informazione non dipende
dalla distribuzione e quindi dalla disuguaglianza della spesa per
consumi. L’interpretazione è immediata rappresentando la percentuale di persone che non riescono ad acquisire un predeterminato insieme di beni e servizi. Le soglie di povertà assoluta sono differenziate per numerosità familiare, classi di età dei componenti, macroarea e dimensione del comune di residenza e riflettono le differenze territoriali nel costo della vita.
Svantaggi
Non è una misura armonizzata a livello europeo o internazionale
e non permette di stimare indicatori a livello regionale ma solo a
livello ripartizionale.
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7) Indice di grave deprivazione materiale
Dominio
Dimensione
Definizione
Benessere economico
Spesa per consumi e condizioni di vita materiali
Quota di persone che vivono in famiglie con almeno 4 di 9 problemi considerati: 1) non riuscire a sostenere spese impreviste, 2)
avere arretrati nei pagamenti (mutuo, affitto, bollette, debiti diversi dal mutuo); non potersi permettere 3) una settimana di ferie lontano da casa in un anno 4) un pasto adeguato (proteico)
almeno ogni due giorni, 5) di riscaldare adeguatamente
l’abitazione; non potersi permettere l’acquisto di 6) una lavatrice,
7) un televisione a colori, 8) un telefono o 9) un’automobile.
Composito
Utilizzato da iniziative internazionali
Fonte
Fenomeno
No
SI
Unità di analisi
Livello di disaggregazione
Periodicità
Tipologia del dato
Serie storica
Disaggregazione territoriale
Vantaggi
Svantaggi
Eu-Silc
Rappresenta la percentuale di persone che vivono più forme di
disagio o deprivazione.
Individuo
Livello Italia:
o Genere (maschio, femmina)
o Classe di età (25-34, 35-44, 45-54,55-64)
o Tipologia familiare
o Cittadinanza (quando sarà disponibile)
Annuale
Dato di distribuzione
Dal 2004
Nazionale, regionale
E’ un indicatore Eurostat di immediata interpretazione che considera direttamente la mancanza per ragioni economiche di alcuni
beni e servizi materiali giudicati essenziali per una vita dignitosa.
Qualche dubbio sorge rispetto alla scelta dei nove sintomi a suo
tempo selezionati a livello europeo. E’ possibile valutare una modifica che restringa il numero dei problemi considerati, ma vi devono essere convincenti ragioni teoriche per discostarsi dalla
prassi europea.
Commissione scientifica per la misura del benessere
8) Indice di qualità dell’abitazione
Dominio
Dimensione
Definizione
Composito
Utilizzato da iniziative
internazionali
Fonte
Fenomeno
Unità di analisi
Livello di disaggregazione
Periodicità
Tipologia del dato
Serie storica
Disaggregazione territoriale
Vantaggi
Svantaggi
Benessere economico
Spesa per consumi e condizioni di vita materiali
Quota di persone che vivono in situazioni di sovraffollamento abitativo, in abitazioni prive di alcuni servizi e con problemi strutturali.
No
SI
Eu-Silc
Rappresenta la misura di ciò che è realmente a disposizione
dell’individuo, in questo caso in termini abitativi.
Individuo
Livello Italia:
o Genere
o Classe di età
o Tipologia familiare
o Cittadinanza (quando sarà disponibile)
Annuale
Dato di distribuzione
Dal 2004 (1997 se ICF)
Nazionale, regionale
È correlata con le capacità economiche passate e presenti, che
insieme concorrono alla realizzazione della capacità di acquisire
un bene/servizio importante come l’abitazione principale.
Si concentra sulla condizione di deprivazione abitativa, ma
l’indicatore potrebbe essere costruito in modo neutro con riferimento alle condizioni abitative medie.
Commissione scientifica per la misura del benessere
9) Indice di valutazione soggettiva di difficoltà economica
Dominio
Dimensione
Definizione
Composito
Utilizzato da iniziative internazionali
Fonte
Fenomeno
Unità di analisi
Livello di disaggregazione
Periodicità
Tipologia del dato
Serie storica
Disaggregazione territoriale
Vantaggi
Svantaggi
Benessere economico
Spesa per consumi e condizioni di vita materiali
Combina tre informazioni: (a) quota di individui in famiglie che
alla domanda “Tenendo conto di tutti i redditi disponibili, come
riesce la Sua famiglia ad arrivare alla fine del mese?” tra le diverse modalità di risposta (Con grande difficoltà, Con difficoltà, Con
qualche difficoltà, Con una certa facilità, Con facilità, Con molta
facilità) scelgono la prima; (b) quota di individui che vivono in famiglie che non sono in grado di far fronte con risorse proprie a
spese impreviste di ammontare approssimativo di XXX euro (il valore è calcolato in funzione del valore mediano della distribuzione
del reddito equivalente dell’anno precedente); (c) quota di individui che non ritiene possibile riuscire ad effettuare risparmi nei
prossimi 12 mesi.
NO
SI
EU-Silc
Coglie la valutazione da parte delle famiglie delle proprie condizioni economiche
Individuo
Livello Italia:
o Genere
o Classe di età
o Tipologia familiare
o Cittadinanza (quando sarà disponibile)
Annuale
Dato di distribuzione
Dal 2004
Nazionale, regionale
Può essere visto come una misura complementare alle valutazioni oggettive basate sul livello di reddito o ricchezza.
Risente tuttavia delle aspirazioni e degli standard cui ciascuno è
abituato. In questa formulazione si concentra sulle situazioni di
difficoltà economica.
Commissione scientifica per la misura del benessere
10) Incidenza di individui che vivono in famiglie senza occupati
Dominio
Dimensione
Definizione
Composito
Utilizzato da iniziative internazionali
Fonte
Fenomeno
Unità di analisi
Livello di disaggregazione
Periodicità
Tipologia del dato
Serie storica
Disaggregazione territoriale
Vantaggi
Svantaggi
Benessere economico
Spesa per consumi e condizioni di vita materiali
Quota di individui che vivono in famiglie dove è presente almeno
un componente di 18-59 anni (con esclusione delle famiglie dove
tutti i componenti sono studenti a tempo pieno con meno di 25
anni) dove nessun componente lavora o percepisce una pensione
da lavoro.
NO
SI
Forze di lavoro
Cattura la difficoltà, per tutti i componenti della famiglia, di inserirsi nel mercato del lavoro.
Individuo
Livello Italia:
o Genere
o Classe di età
o Tipologia familiare
o Cittadinanza (quando sarà disponibile)
Annuale
Dato di distribuzione
Dal 2004
Nazionale, regionale
L’esclusione dal mercato del lavoro si associa molto spesso a difficili condizioni economiche familiari, soprattutto in assenza di
altri componenti occupati o percettori di una pensione da lavoro
(alcune eccezioni possono essere rappresentate dalle famiglie
con redditi da fonte diversa da lavoro o pensione). Si preferisce
all’indicatore Europa 2020 che considera invece le persone in famiglie a intensità lavorativa molto bassa (percentuale di persone
con meno di 60 anni (0-59) che vivono in famiglie dove gli adulti,
nell’anno precedente, hanno lavorato per meno del 20 per cento
del loro potenziale. Quest’ultimo indicatore, infatti, non sempre
cattura situazioni di reale difficoltà economica, limitandosi
all’analisi della condizione lavorativa degli individui fino a 59 anni
e trascurando quindi il contributo all’economia familiare dei redditi da pensione.