A Fiore e Erbe

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A Fiore e Erbe
Primula, regina di primavera
«Quando il ministro Disraeli si
inginocchiò dinnanzi alla regina
Vittoria di Inghilterra, si era nel
1877, per offrirle la corona delle
Indie, si vide porgere dalla sovrana,
come gesto simbolico un mazzolino
di primule».
Il nome scientifico del genere Primula deriva dal latino «primus» a indicare la
precoce fioritura della specie più diffusa, la Primula vulgaris che spunta dal
terreno al primo accenno di tepore, non appena la neve accenna a sciogliersi.
Il simbolo legato a queste piante è la «giovinezza», sempre in riferimento al
periodo dell’anno in cui queste corolle si schiudono con maggior rigoglio, letteralmente ricoprendo pendii e scarpate.
Fra le specie più tipiche della flora alpina italiana vi sono senz’altro le primule, presenti sul nostro territorio con una decina di specie, quasi tutte di tipo
erbaceo, dalla fioritura sempre interessante e vistosa, spesso caratterizzate da
non trascurabili virtù officinali, ossia curative, grazie alla presenza di saponina e di due glucosidi (primaverina e primulaverina) sostanze che vantano proprietà neurotoniche, antireumatiche, espettoranti e sudorifere.
In modo particolare nelle valli che fanno corona a Sondrio, è possibile trovare
le seguenti specie dai fiori dorati: Primula veris, Primula elatior, Primula farinosa,
Primula minima, Primula latifolia, Primula vulgaris.
La Primula veris, o primula odorata (in francese primevère officinale, in inglese covslip, in tedesco himmelschüssel) ha fiori color giallo chiaro, odorosi, portati da un lungo scapo che può raggiungere anche 30 centimetri di altezza; la
sua fioritura inizia verso fine marzo-aprile e continua sino a giugno, a seconda
della maggiore o minore esposizione al sole; preferisce i terreni asciutti e i tratti
aperti, meglio se protetti dal vento da una corona di alberi o arbusti. La sua
presenza abbraccia una larga fascia: dalle alture collinari sino ai duemila metri circa, su un’area quanto mai vasta che corre dalla Spagna al Caucaso e in
Asia sino in Siberia e ai monti Altai.
La Primula elatior, o primula maggiore (in francese primevère élevée, in inglese true oxlip, in tedesco hohe schlüsselblume) comincia a fiorire un po’ dopo la
Primula veris, con fiori ad ombrella, giallo vivo, e predilige i suoli calcarei, freschi e umidi, ad altezze che variano da cento a 2200 metri. Questa primula è
presente dai Pirenei al Caucaso e anche in Asia, su tutta la catena alpina e buona
parte dell’Appennino.
La Primula farinosa o primula impolverata (in francese primevère farineuse, in
inglese birdseye primrose, in tedesco mehl primel) fiorisce da maggio ad agosto
con ombrelle di corolle rosa-lilla portate da un lungo stelo che si innalza sopra
una rosetta di foglie dalla pagina inferiore biancastra, quasi fosse coperta di farina. La preferenza di questa specie va al terreno umido, di natura torbosa, fra
gli 800 e 2500 metri, sia sulla corona alpina che sugli Appennini. È una specie
diffusa un po’ in tutto il mondo e soprattutto sulle Ande, dal Cile alla Patagonia.
La Primula minima o primula ventaglina (in francese petite primevère, in inglese least primrose, in tedesco zwerg primel) è una specie graziosissima,
alta pochi centimetri, con strane foglie dentate che paiono minuscoli
rastrelli e corolle rosa-viola a fauce bianca; fiorisce da giugno a luglio
ed è tipica delle Alpi Retiche anche se è presente sui Carpazi
e su alcuni rilievi dei Balcani.
La Primula latifolia o primula vischiosa (in francese primevère hirsute, in inglese viscous primrose, in tedesco
klebrige primel) è un’altra specie del genere di cui ci stiamo
occupando, fra le più tipiche della zona che si stende attorno alle Alpi
Retiche e, quindi, delle vallate che fanno corona alla Valtellina. Questa primula, che normalmente vive tra i 1500 e i 2700 metri, in Engadina e sul
Rosa può fare la sua apparizione anche intorno ai 3000 metri, proprio in virtù della consistenza delle sue foglie, che sono spesse e
vischiose, dei fiori che formano ombrelle compatte e raccolte
e che aderendo al suolo ottengono una valida protezione contro il vento e i rigori del clima.
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La Primula vulgaris o primula minore (in francese coucou à grandes fleurs, in
inglese common primrose, in tedesco stengellose primel) è fra le specie più diffuse e precoci, con corolle sorrette da esili peduncoli che nascono direttamente
dal terreno e foglie reticolate e bollose. I fiori sono gialli con piccole macchie
più scure alla base dei petali. Questa primula, che nasce spontanea anche in
pianura, è frequentissima sui pendii alpini in buon sole; desidera terreno non
troppo asciutto, soffice e ricco.
Fra le più tipiche piante erbacee delle nostre montagne la famiglia delle primule
Qui sotto: Primula minima e Primula elatior.
A destra: Primula veris e Primula vulgaris.
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è senz'altro una delle più interessanti e numerose, caratterizzata da fioriture
intense, in vari colori, che si susseguono dai primi tepori sino alla calda parentesi estiva recando una nota di freschezza e di leggiadria fra le rocce o al margine dei boschi, sulle prode erbose o negli anfratti dei canaloni, fra cuscini di
muschio e l’intrico degli arbusti.
Si tratta di specie che, pur nella delicata fragilità delle corolle e nel tenero tessuto fogliare, dimostrano grande resistenza agli agenti atmosferici, buona adattabilità alla natura del terreno e una discreta attività riproduttiva, sia attraverso
la propagazione per seme sia per la germinazione di nuovi cespi accanto alle
piante-madri.
Malgrado tutte queste positive caratteristiche, esistono alcune specie di primule che in determinate zone, a causa del clima, di particolari fenomeni di
inquinamento o per l’irresponsabilità di quanti raccolgono i fiori spontanei
senza riflettere sulle conseguenze di questo inutile vandalismo, hanno necessità di essere severamente protette.
In modo particolare, l’Amministrazione provinciale di Sondrio ha redatto (in
SCHEDA BOTANICA
Nome scientifico: Primula
Nomi popolari: primaverula, filadora, orecchio
d’orso giallo, gialut, conterba, pestelacie
Origine: Europa
Famiglia: Primulacee
Fiori: gialli, rosa, bianchi, rossi, porpora, blu,
a cinque petali. Hanno forma diversa a
seconda della specie e possono fiorire alla fine
dell’inverno a primavera avanzata
Caratteristiche: pianticelle erbacee perenni,
alte da 10 a 30 centimetri, con foglie a
rosetta, verde chiaro, crespate, con i margini
dentati o ondulati e la pagina inferiore coperta
da lieve peluria; le corolle possono essere
sorrette da un lungo peduncolo o da un breve
picciolo
Etimologia: il nome deriva dal latino primus,
primo, a indicare la comparsa precoce dei
fiori, non appena finisce il gelo invernale
base alla delibera numero 18438 e alla legge regionale numero 33) un elenco di
specie da fiore «protette» che comprende tutte le primule a fiore rosso – ormai
piuttosto rare – e l’auricola che è tra le meno diffuse. Le sanzioni pecuniarie per
chi trasgredisce questa ordinanza vanno da lire 80 mila a 800.000 lire e non rimane che augurarsi che la sorveglianza delle autorità sia fra le più severe, tale
da assicurare la sopravvivenza del patrimonio floricolo alpestre la cui presenza
riveste un ruolo essenziale nella catena biologica che condiziona l’habitat e la
sfera ecologica della Valtellina.
Nelle righe precedenti, ci siamo soffermati a descrivere soprattutto le primule a fiore giallo, che sono le più comuni e le più note, mentre ora desideriamo
soffermarci su cinque specie dalle corolle rosa intenso o violetto che per la loro
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Primula viscosa. A sinistra: Primula farinosa.
rarità sono senz’altro da includere fra le primule «a fiore rosso» e quindi da
salvaguardare con il massimo scrupolo.
Cominciamo col descrivere la Primula daonensis, dai fiori rosa vivo o lilla, che
sbocciano in maggio in mazzetti sostenuti da steli alti una decina di centimetri. Le foglie sono di un bel verde vivo, lanceolate, con pochi denti all’apice,
quasi glabre. Questa primula, nota anche come orecchia d’orso della val Daone, cresce esclusivamente su terreno siliceo, sassoso, fra 1600 e 2800 metri, ed
è endemica dell’area che comprende i gruppi dell’Ortles e del Cevedale, dell’Adamello e della Presanella (dalla val Daone sino alla valle dell’Inn) delle Prealpi bresciane e delle Alpi Orobiche.
Assai simile alla precedente la Primula rubra (sinonimo Primula hirsuta) che
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In senso orario: Primula glutinosa, daonensis,
hirsuta, integrifolia.
volgarmente viene chiamata orecchia d’orso pelosa. Le corolle sono rosa-lillaporpora, con la gola bianca, e appaiono fra maggio e luglio, su terreni silicei, fra
le rocce, tra 1200 e 2800 metri. In qualche caso essa compare ad altitudini maggiori, anche verso i 3500 metri. La caratteristica più saliente di questa pianta sta
nelle foglie, fortemente vischiose, sulla cui superficie gli insetti restano imprigionati. L’area geografica che ospita la rubra è molto vasta e corre dai Pirenei alle
Alpi, a cominciare da quelle orientali per finire in Austria sui monti Tauri.
La Primula glutinosa presenta corolle blu-violetto, profumate, che si schiudono in maggio-giugno. Le foglie sono oblunghe, lanceolate, con margini cartilaginosi e superficie vischiosa. È possibile ammirare questa delicata primula su buona parte della corona alpina, con una decisa preferenza per le
cime tirolesi e qualche zona delle Alpi centrali. Ne esiste una varietà a fiori
bianchi.
La Primula integrifolia è, fra le specie di questo genere, una delle più «compatte» visto che gli steli che sorreggono i fiori sono alti al massimo sei-sette centimetri. Le corolle sono rosa-lilla (raramente bianche), fioriscono in estate, in
piccoli ciuffi. Le foglie sono ellittiche, lunghe due o tre centimetri, dai bordi
interi, lievemente pelose. Oltre che sulle nostre montagne, la integrifolia è reperibile sui Pirenei.
Conclude la nostra breve carrellata la Primula viscosa o primula vischiosa, che
appare in maggio-giugno, in posizione riparata e su terreni rocciosi, con corolle
profumate, violette, sorrette da steli alti anche 15-20 centimetri. Le foglie sono
ovali-lanceolate, lunghe una decina di centimetri, irregolarmente dentate e un
poco accartocciate. Questa primula è particolarmente frequente sui monti
della Savoia, sulle montagne svizzere e sui Pirenei mentre in Valtellina è reperibile solo nelle zone meno frequentate.
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