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Caro Alfredo,
ti ringrazio per l’invio del vostro documento <<Riflessioni sui diritti umani>>, ma spero mi
consentirai qualche considerazione, anche critica, ma costruttiva e, soprattutto, più specifica.
Premesso che l’articolo è interessante perché ovviamente tocca un tema, quello dei diritti civili, che
certamente sta a cuore a molti cittadini, ma bisogna considerare innanzitutto che prima dei diritti
vengono e ci sono i doveri, concetto desueto e trascurato in molti aspetti e argomentazioni oggi sul
tappeto ed in discussione.
L’espressione del problema dei diritti nel vostro documento è molto generica e generale, mentre il
grande vero problema dei tempi attuali è come si estrinseca e si realizza concretamente
l’applicazione dei tanti diritti nella vita di uno Stato e nei rapporti tra cittadini e potere politico e
decisionale.
In una Società occidentale dove il ”politicamente corretto” ottunde e paralizza i ragionamenti, la
realtà delle cose e dei rapporti, questa perversa impostazione distorce e falsifica spessoil contesto e
le decisioni sviandole da una ottica oggettiva di reale progresso e lungimiranza dei comportamenti e
degli atteggiamenti dei politici e delle istituzioni.
Ad esempio la politica sulla emigrazione di alcuni Paesi europei, compresa l’Italia, si è assuefatta
acriticamente su alcuni concetti di chiara marca demagogica ed ideologica, quali la “Accoglienza”
ed il “Multiculturalismo”, che impediscono e anzi vietano di ragionare prospettando un
inconsapevole futuro degli equilibri di questi popoli e dei flussi degli esodi e delle connesse
condizioni economiche e sociali.
Come non rilevare infatti, che questa impostazione della generale “accoglienza” “tout court”, lungi
dal risolvere e migliorare le situazioni reali delle moltitudine di emigranti e dei Paesi di
provenienza, aggrava, invece, tutte le condizioni umane e di sopravvivenza degli stessi, costituendo
sostanzialmente, nei luoghi e Paesi di cosiddetta “accoglienza”, una perenne e permanente
situazione di degrado e di maggiore povertà. Dall’altra parte svuotando interi Paesi - Africani e
Mediorientali – di centinaia di migliaia di giovani con la falsa idea del riscatto e della vita
finalmente felice, si condannano intere regioni al sottosviluppo,alla precarietà ed alla successiva
violenza e scontro tra gli stessi abitanti.
Come non rendersi conto che, anche sul piano dei grandi processi economici e storici, gli esseri
umani sono una fondamentale risorsa per lo sviluppo, non solo dell’economia e delle società, ma
anche della edificazione di società più giuste ed equilibrate Oltre che rappresentano in quei Paesi di
origine, in un processo di graduale sviluppo dei territori e delle convivenze, il futuro mercato in
grado di assorbire e consumare i prodotti della operatività e della capacità degli uomini di associarsi
per migliorare le condizioni civili ed il benessere.
L’Africa, ma anche alcune zone del medio oriente, hanno risorse enormi ed infinite, non sfruttate e
per ora condizionate dalla violenza e dal continuo spopolamento. Hanno territori vastissimi e
vivibili, dove non si è riusciti ad insediare una attività umana decente e volta allo sviluppo, sia pure
graduale, ma basato sulle risorse esistenti in grandi quantità e su popolazioni in grado di operare e
migliorare, se solo li si aiuta a creare situazioni di equilibrio, di conoscenza e di utilizzo di mezzi
materiali e tecnici per avviare la scintilla dello sviluppo. Come, d’altronde è avvenuto sul pianeta
terra da millenni, avviando un processo umano, civile ed economico che si può certamente
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realizzare se l’Occidente ed i Paesi avanzati istituissero un grande programma di assistenza ed aiuti
in quegli stessi Paesi a supporto di quei popoli che la demagogia e la stupidità imperante
sostanzialmente e subdolamente stanno spingendo ad emigrare, con il falso miraggio dell’
“accoglienza” in un continente super popolato, che già ora trova difficoltà enormi e crescenti a
ricreare equilibri economici e sociali adeguati, con una disoccupazione a livelli altissimi e con la
incapacità di riprodurre, come ha fatto nei decenni passati, condizioni di sviluppo, benessere e
occupazione.
Ma tra i sottolineati “diritti” vanno anche considerati e rispettati quelli connessi con la vita civile, i
costumi, le regole e la cultura dei Paesi occidentali, oggi sottoposti alla pressione insensata e senza
regole né prospettive della emigrazione selvaggia. Perché non vanno anche rispettate le leggi, le
abitudini e la cultura di questi popoli coinvolti senza volerlo né desiderarlo, negli inarrestabili e
caotici flussi di esodi di massa ?. Tra l’altro mai verificatisi in questi ultimi decenni in Paesi e da
Paesi pure fortemente coinvolti in guerre locali e nazionali, come cronaca e storia ci indicano
chiaramente.
Bisogna conoscere per approfondire e confrontare. Bruxelles, considerata da sempre uno dei centri
dell’Europa civile e storicamente dotata di istituzioni, regole e cultura certamente avanzate, tanto da
essere stata scelta quale luogo per la collocazione e l’esercizio delle nuove istituzioni comunitarie
riguardanti ben 28 Paesi dell’Europa - e dove io per lavoro mi trovo spesso – per circa il 40% del
suo territorio urbano ed extraurbano non è più Europa, non è più Occidente, non è più luogo di
civiltà e cultura del continente, ma è divenuta una terrificante enclave di persone diverse, in genere
islamici, che si sono lì insediate, che disprezzano la vita, la cultura e le regole della nazione Belga, e
ancor più dell’Europa, che non hanno nessuna intenzione di rispettare le abitudini e le leggi, ma si
sono creati, o hanno importato, modi di vita e di rapporti completamente diversi, in genere legati a
religioni e usanze volte al disprezzo per l’Occidente per la sua cultura e per le sue istituzioni
religiose. Vi sono ormai, in questa enclave fuori dalla tradizione e dalla storia europea, regole e
norme trasversali e parallele che ne fanno un mondo a parte, un mondo che rifiuta fortemente
qualsiasi integrazione e contaminazione, caratterizzato da un costante e manifesto odio verso la
civiltà ed il mondo europeo ed occidentale. Rappresenta questa situazione il rispetto dei diritti e
delle regole di vita dei cittadini Belgi ed Europei? Rappresenta questo gravissimo stato di cose – da
cui sono emersi i noti comportamenti terroristici e criminali feroci – il diritto degli europei che
“accolgono” a vivere in pace e secondo regole, leggi e abitudini liberamente scelte e adottate?
Molti si domandano nel mondo – e specie in occidente – cosa fa l’ ONU di fronte a questi rilevanti
ed importanti problemi. E proprio questo invece che andrebbe affrontato con forza e coraggio. Il
ruolo dell’ONU; di questa organizzazione che era stata creata per affrontare, insieme a tanti popoli e
comunità i grandi problemi del mondo. Ma questo organismo non è la soluzione, ma è diventato il
problema. Ed un gravissimo problema dove questa istituzione è andando sempre di più degradando,
divenendo inutile, incapace e vero “molok” burocratico e parassitario, dove si annidano per anni
persone con privilegi e compensi eccezionali. Noi, purtroppo, in Italia abbiamo esempi di tale
deterioramento parassitario con l’elezione a cariche di alta responsabilità istituzionale di persone
scelte con criteri perversi, lontani da regole rette e conformi alla legge.
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Questa, ad esempio, dovrebbe essere una eccezionale e coraggiosa iniziativa della LIDU. La spinta
e l’approfondimento volti ad una reale ed incisiva riforma dell’ONU, che sia in grado di
trasformarla dall’attuale mostro burocratico, parassitario, inutile ed inefficiente, in un meccanismo
in grado, senza trionfalismi,privilegi e privilegiati, di affrontare realmente e concretamente almeno
alcuni problemi del mondo, quali in primo piano la guerra in medio oriente e la emigrazione
selvaggia e incontrollata proveniente soprattutto – per circa il 70/80% - da territori non interessati
da guerre e stermini, ma solo da condizioni economiche disagiate.
Per quei Paesi assillati dalla emigrazione di massa sarebbe necessario, invece, un grande <<Piano
Marshall>> che sotto l’egida ONU (di una ONU riformata ed innovata) e della Comunità Europea
spingesse tutti i Paesi avanzati a creare un grande fondo per costituire in quei territori infrastrutture
e strutture civili e collettive (come scuole, strade, ospedali, impianti e strumenti civili e produttivi)
per avviare le risorse umane ad un vero riscatto civile, sociale ed economico, in modo tale da
determinare in quelle comunità ed in quei territori un reale progresso e sviluppo umano ed
economico.
Ma nel nostro Paese vi sono da tempo problemi gravissimi che toccano aspetti rilevanti e delicati
della vita dei cittadini ed il comportamento di organi istituzionali e dello Stato. Mi riferisco - come
il caro amico Alfredo Arpaia sa - al funzionamento della giustizia, il che significa molto più
chiaramente e decisamente al comportamento della magistratura. Questo straboccante potere ha
ormai raggiunto livelli e poteri inesistenti nei Paesi sviluppati dell’occidente e i componenti di
questa intoccabile e inamovibile casta esercita, tra l’altro, un potere politico che influisce e
prevarica sul Parlamento e su ogni altra istituzione ed organizzazione civile,sociale ed economica.
Più volte, come Alfredo ricorda, nel corso dei vari interventi da me tenuti negli ultimi anni ho fatto
presente la necessità di una decisa e incisiva presa di posizione su tali aspetti, ma purtroppo,
inascoltato, ho con amarezza dovuto osservare la indifferenza quasi totale della LIDU.
Tra le tante ingiuste ed a volte eversive posizioni dei magistrati italiani voglio solo ricordare che vi
è un cittadino italiano che è stato da oltre tre anni abusivamente detenuto nelle carceri, senza
processo e con una assurda e interminabile istruttoria in corso da nove anni. Si chiama Nicola
Cosentino e, prescindendo dai reati che può aver commesso e che non vengono sottoposti ad un
giudizio, in nessun Paese del mondo sarebbe costretto in tali assurde e inaccettabili condizioni
ingiuste e disumane.
Ma vi sono poi i gravissimi problemi della assurda e incostituzionale imposizione fiscale che
opprime i cittadini italiani, le famiglie e soprattutto le piccole e medie imprese produttive,
perseguitate da una burocrazia tributaria ed esattiva che non ha uguali al mondo, soprattutto per i
livelli oppressivi e controproducenti della tassazione ormai al 65% sui sempre più ridotti e precari
redditi dei cittadini e di imprese. A causa principalmente di tali folli e demenziali comportamenti
negli ultimi tre anni hanno dovuto chiudere i battenti 135.000 (centotrentacinquemila) imprese ed
artigiani.
Anche su questi gravissimi argomenti mi sono più volte espresso con gli amici della LIDU
indicando condizioni e situazioni, provvedimenti da spingere con coraggio e scrivendo vari saggi e
articoli.
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Discettare genericamente sui diritti rappresenta certamente un esercizio positivo, ma tali ispirazioni
andrebbero poi – anzi vanno – calate nella realtà del nostro Paese e nelle critiche condizioni in cui
cittadini e Stato si trovano da anni.
Cordiali saluti.
Prof. Roberto Sanseverino
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