Iran - Camera di Commercio di Parma

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Iran - Camera di Commercio di Parma
Iran
Informazioni Generali
Superficie: 163.6 km2
Popolazione: ca. 68.200.000 (stima 2003); 71,2 milioni (stime FMI fine
anno 2007.)
Principali città e rispettivi abitanti (stime ufficiali 2007)
Tehran (capitale): 7.705.000 abitanti;
Mashhad: 2.411.000;
Isfahan: 1.583.000;
Tabriz: 1.379.000;
Shiraz: 1.205.000.
Lingua La lingua ufficiale del paese è il Persiano (Farsi.)
Religione
l'Iran è un Paese musulmano a maggioranza sciita (90%). Sono presenti
importanti comunità di musulmani sunniti nel sud ovest del Paese, di
armeni e, in misura minore, di cattolici ed ebrei, cui è consentita libertà
di culto.
Moneta
L’unità monetaria dell’Iran è il Rial (IRR). 10 Rial = 1 toman (mentre
tutte le statistiche governative utilizzano il rial, in circostanze non
ufficiali, gli iraniani utilizzano i toman come riferimento).
Il sistema di cambi multipli è stato sostituito da un cambio unico all’inizio
dell’anno fiscale 2002.
Il tasso di cambio ad ottobre 2008 è di IRR 13145.4:1€.
Il tasso di cambio nel 2008 è di IRR :1€.
Calendario
L’anno iraniano inizia il 21 marzo; i primi sei mesi sono di 31 giorni, i
successivi cinque sono di 30 ed il 12esimo ne ha 29 (30 ogni quattro
anni). Il calendario iraniano parte dal viaggio di Maometto a La Mecca
nel 622 A.C., ma a differenza del calendario islamico, segue gli anni
solari.
Sistema politico
L’Iran è una Repubblica islamica, basata sulla Costituzione del 1979, ed
emendata successivamente nel 1989.
Il Presidente, eletto a suffragio universale per quattro anni, con mandato
rinnovabile una sola volta, è anche Capo del Governo (il ruolo di Primo
Ministro è stato abolito nel 1989) ed ha il potere di nominare i Ministri,
che sono comunque responsabili di fronte al Parlamento.
Il potere legislativo è affidato all’Assemblea Nazionale (Majlis-e-Shuray-e
Islami) composta da 290 membri. Tutti i candidati del Majlis devono
essere sostenuti da gruppi politici riconosciuti ed approvati da un
comitato di selezione islamico e tutte le sue decisioni legislative devono
essere approvate dal Consiglio dei Guardiani. Il Consiglio è composto di
12 membri, sei dei quali sono nominati dal Capo Religioso e sei dal
Majlis. Il "Consiglio per la determinazione delle scelte" (Expediency
Council) fa da mediatore tra il Majlis e il Consiglio dei Guardiani.
Il sistema elettorale è a suffragio universale; il mandato dell’Assemblea e
del Presidente dello Stato è quadriennale. Le prossime elezioni
presidenziali si terranno a giugno 2009; mentre quelle legislative a
marzo 2012.
Capo dello Stato - Mahmoud Ahmadinejad, eletto a giugno 2005.
Leader spirituale - Ayatollah Seyyed Ali Khamenei.
La Costituzione della Repubblica Islamica dell`Iran stabilisce all`art.2
punto 4, il principio dell` ‘imamato’ come funzione di Guida (Rahbar): la
sua figura risponde alla necessità di assicurare alla comunità dei credenti
un governo di garanzia e di indirizzo secondo gli orientamenti religiosi.
L`art. 5 prevede che l`orientamento del popolo sia affidato alla
responsabilità di un giurista esperto che abbia funzioni di magistero e
guida. Il primato religioso attribuitogli, sia costituzionalmente sia dalla
prassi religiosa, ha un enorme peso politico, ciò è anche dimostrato dal
fatto che Ali Khamenei ha il potere di nominare:
· i vertici delle Forze armate;
· i sei membri del Consiglio dei Guardiani;
· il Capo del potere giudiziario;
· i vertici della radiotelevisione;
· il Consiglio per la Determinazione delle Scelte;
Il Capo religioso ha inoltre il potere di destituire il Presidente della
Repubblica.
Partiti politici
Le fazioni parlamentari si sono sciolte. Il nuovo Majlis è nominato dal
United Principalist Front. I principali blocchi rivali conservatori e riformisti
sono Inclusive Front e da Mosharekat.
Principali indicatori economici
DATA AND CHARTS: ANNUAL DATA AND FORECAST
2007a 2008b 2009c 2010c
PIL
PIL nominale in
286.058329.480387.017461.877
(US$ bn)
PIL nominale ( IR
2.655 3.012 3.606 4.350
trn)
Crescita reale del
7.8
6.5
3.8
4.5
PIL (%)
Spesa sul PIL
(% reale)
Consumi privati
9.1
8.5
6.1
6.2
Consumi del
-4.3
5.0
4.0
5.0
Governo
Investimenti lordi
6.0
5.8
5.0
5.5
fissi
Export di beni e
6.0
4.0
2.0
3.0
servizi
Import di beni e
8.3
9.0
10.0
10.5
servizi
Origine del PIL
(% reale)
Agricultura
6.2
3.0
4.6
4.5
Industia
7.9
4.5
4.5
4.3
Servizi
6.8
5.8
3.1
4.7
Demografia e
reddito
Popolazione
71.2
72.1
72.9
73.8
(mln)
PIL pr-capite
10.781 11.711 12.367 13.046
(US$ a PPP)
Tasso di
disoccupazione
(media %)
Indicatori
fiscali (% del
PIL)
Reddito del
35.7
38.6
30.3
29.3
Governo centrale
Spesa del
25
29.9
28
26.7
Governo centrale
Bilancio di
-6.6
11.2
-9.5
-8.8
Governo
Debito netto
22.2
25
25.3
25.1
pubblico
Prezzi e
indicatori
finanziari
Tasso di cambio
9.281 9.143 9.319 9.417
IR:US$ (media)
Prezzi al
consumo (fine
17.1
28
25
22.5
periodo; %)
Prezzi alla
produzione
(media; %)
Tasso di
interesse di
prestito (media;
%)
Conto corrente
(US$ mln)
Bilancia
40.819 38.631 17.603 24.871
commerciale
Merci: export fob 97.401 106.424
97.694
88.650
Merci: import fob -56.582 -67.793 -71.047 -72.823
Bilancia dei
-11.230 -13.737 -14.411 -14.745
servizi
Bilancia dei
4.638 2.079 2.411 3.511
redditi
Bilancia dei
461
498
538
581
trasferimenti di
conto
Bilancia in conto
34.081 27.472 6.140 14.217
corrente
Debito estero
(in US Mld)
Stock del debito 21.020 21.772 21.495 20.992
Debito dei servizi
2.420 2.763 2.727 2.743
pagato
Principali
1.280 1.542 1.534 1.631
ripagamenti
Interessi
1.140 1.221 1.194 1.112
Riserve
internazionali
(US$ mld)
Totale delle Riserve
internazionali
82.059 96.559 88.309 86.060
Rischio paese
La SACE colloca l’Iran nella 6a categoria dell'OCSE; condizioni di
assicurabilità: apertura con restrizioni (aggiornato a novembre 2008).
Congiuntura
Secondo le previsioni entro il 2011 l’Iran avrà sviluppato un'autonoma
capacità di produzione dell’energia nucleare, sempre che malgrado le
sanzioni economiche annunciate, il governo di Teheran continui ad
attuare il programma di sviluppo del nucleare. Permane inoltre
incertezza sulle modalità con cui l’Iran proseguirà tale programma. Una
prima ipotesi potrebbe essere quella di un accordo internazionale che ne
consenta il completamento attraverso un sistema di ispezioni
accompagnate da concessioni diplomatiche ed economiche. L’altra
alternativa sarebbe la rottura dei negoziati e l’avvio di ispezioni da parte
della Agenzia Internazionale per l’energia atomica. In tal caso l’Iran
avrebbe una maggiore autonomia nell’uso di tecnologie (lecite e non).
Secondo le stime degli esperti del settore la crescita reale del PIL ha
raggiunto il 7,8% nel 2007/08 rispetto al 5,8% del 2006/07. Tale
crescita è il risultato dell'aumento delle entrate del petrolio, il cui prezzo
cresce in maniera esponenziale.
Per quanto riguarda l'inflazione, la banca centrale ha riportato che i
prezzi sono aumentato del 48,7 l'anno nel mese di Shahrivar (alla fine
del 22 settembre) saltando dal 29% al 48,5%
Lo staff del FMI, inoltre ha riportato che la disoccupazione è cresciuta al
11,5% nel 2005/06, prima di diminuire al 10,2% nel 2006/07.
Il Fondo Monetario Internazionale ha modificato i dati pubblicati dalle
statistiche finanziarie Iraniane, riguardanti la fornitura monetaria del
secondo e terzo trimestre 2007.
Secondo l’edizione di maggio 2007 dell'International Financial Statistics
del FMI, la fornitura monetaria totale è aumentata del 32,6% su base
annua fino alla fine di settembre 2007; le edizioni di marzo e aprile,
invece mostrano una contrazione del 35% per tutto l’intero periodo
considerato.
Nella più recente edizione dell’Ifs, la fornitura monetaria totale è
diminuita dall’equivalente di 100 miliardi di dollari a fine marzo 2007 fino
a 65 miliardi di dollari a fine maggio, soprattutto a causa della
diminuzione sostanziale delle azioni straniere e del credito al settore
privato.
Secondo i dati degli esperti del settore, nel 2007 la media dei prezzi al
consumatore è stata del 17,1% a causa del forte aumento dei costi del
cibo e delle case.
Continuano le critiche al governo accusato di non credere nella
privatizzazione, nonostante l'ordine esecutivo fatto a giugno 2006 dal
leader supremo Khamenei per autorizzare la privatizzazione dell'80%
delle società statali. Di fatto, secondo i dati del Ministero dell'Economia e
della Finanza, per i primi 11 mesi del 2006/07, solo il 9% delle società
proposte sono state privatizzate.
L’obiettivo dichiarato dalle autorità iraniane di estrarre 4,5 milioni di
barili di petrolio entro il 2010 richiede un maggiore afflusso di
investimenti esteri nel settore. In proposito, molto dipenderà dai futuri
sviluppi della politica nucleare del Paese e dall’atteggiamento della
comunità internazionale. La Hydro-Zagros, una società norvegese, ha
firmato un accordo con la NIOC per l’esplorazioni petrolifere a ovest del
Paese. Pochi giorni dopo la firma dell’accordo il Ministro degli Esteri
norvegese ha dichiarato che la Norvegia non intende dare la propria
adesione a misure sanzionatorie adottate nei confronti dell’Iran.
L’accordo di circa 49 milioni di dollari prevede trivellazioni, studi sismici e
geologici e formazione del personale. In generale l’atteggiamento delle
compagnie petrolifere straniere nei confronti di investimenti in Iran è
piuttosto cauto sia per timore di ulteriori sanzioni, che per il sistema di
riacquisto in base al quale le compagnie che partecipano ad attività di
sfruttamento di giacimenti petroliferi non ne acquistano la proprietà
diretta.
Sono previsti, inoltre, nuovi progetti di gasdotti verso l'Europa, anche se
ancora non è stato concluso alcun accordo, a cusa delle pressioni degli
Stati Uniti e alle sanzioni imposte all'Iran. Il progetto del Nabucco che
dovrebbe terminare per il 2013, prevede un gasdotto che trasporti 26-32
miliardi di mq l'anno verso l'Europa, passando per la Russia. Nel 2007/08
gli alti prezzi del petrolio hanno fatto salire le entrate derivanti
dall’export di petrolio, nonostante i volumi dell’export siano rimasti
stabili, mentre si è registrata una diminuzione dell’import. Di qui si è
stimato che il surplus commerciale giunga a 30,1 miliardi di dollari nel
2007/08.
Prospettive future
Gli esperti del settore, hanno dovuto rivedere al ribasso le previsioni
della crescita reale del PIL: nell'anno 2009/2010 ci si aspetta una
diminuzione al 3.8%, mentre nel 2010/2011 al 4.5%.
Nel 2007/08 gli alti prezzi del petrolio hanno fatto salire le entrate
derivanti dall’export di petrolio del 10%, nonostante i volumi dell’export
siano rimasti stabili. Mentre l'import è aumentato, in seguito alla crescita
delle importazioni di benzina, che sono nuovamente salite dopo
l'imposizione del razionamento della benzina.
Di qui si è stimato che il surplus commerciale diminuisca nel 2008/09 a
38,6 miliardi di dollari.
Per tutto il periodo analizzato i volumi di export aumenteranno
leggermente e le importazioni cresceranno, in linea con la crescente
spesa dei consumatori e degli investimenti.
Secondo le stime degli esperti, il surplus commerciale diminuirà a 17,6
miliardi di dollari nel 2009/10, prima di aumentare a 24,9 miliardi di
dollari nel 2010/11. Il deficit non-commerciale dovrebbe aumentare nel
2009/10, prima di diminuire nel 2010/11.
Si stima, dunque, che il surplus dei conti correnti diminuisca all'1,6% del
PIL nel 2009/10, rispetto all'8,3% del 2008/09, prima di aumentare al
3,1% del PIL nel 2010/11.
Secondo la Bank Markazi, alla fine del mese di settembre 2008,
l'inflazione ha raggiunto il 29,4%, rispetto alla media annuale del 17,1%
del 2007. Secondo gli esperti l'inflazione raggiungerà il 28% nel 2008 e
con la diminuzione dei prezzi della prodotti petroliferi e non, ci si aspetta
che l'inflazione annuale diminuirà al 25% nel 2009 e al 22,5% nel 2010.
Indicatore
2006
2007
2008
Tasso di crescita reale (%)
5,8
6,2
6,5
Produzione di petrolio ('000
barili/g)
3.885
3.930
4.000
Esportazioni di petrolio (milioni
di US$)
62.457,7 69.691,9 82.111,8
Inflazione (%)
14,7
19,5
24
2009
6
4.150
77.607,1
22
Bilancia Commerciale (miliardi di
US$)
Esportazioni
75.5
84
97.5
93.9
Importazioni
49,3
53,9
58,5
61,3
Tasso di cambio IR$:US$
(media)
9.170,9
9.281,2
9.026,7
Debito estero (fine annomiliardi di US$)
13,7
13,8
12,9
9.166,2
11,7
Fonte: EIU, Economist Intelligence Unit: Country Report May 2008
Settori produttivi
La struttura dell’economia iraniana negli ultimi 40 anni si è basata
prevalentemente sul petrolio. Produttore di petrolio greggio dalla prima
decade del secolo, l’Iran ha attraversato periodi di boom e di
depressione dipendenti dagli aumenti e dai crolli del prezzo del petrolio
sui mercati internazionali. Piani troppo ambiziosi di sviluppo, seguenti
all’esplosione dei prezzi del 1973, hanno determinato una maggiore
concentrazione del potere nelle mani del settore pubblico, mentre la
nazionalizzazione di molte grandi società nel periodo post-rivoluzionario
e la ristrutturazione post-bellica negli anni ’80, hanno rafforzato il
processo. La quota del settore petrolifero sul PIL totale è scesa dal 3040% negli anni ’70 al 10-20%, soprattutto a causa dei danni di guerra
alle strutture produttive ed ai limiti di quota imposti dall’OPEC.
Comunque, i guadagni collegati al petrolio forniscono ancora l’80% dei
guadagni delle esportazioni e tra il 40 ed il 70% delle entrate
governative, tanto che il settore degli idrocarburi ha la parte del leone
nella destinazione degli investimenti interni ed esteri. La crescita del
settore industriale non petrolifero è stata ostacolata dall’incerta
realizzazione del processo di privatizzazione, insieme alla soppressione
delle importazioni imposta durante gran parte degli anni ’90. Dal 2000,
comunque, ci sono stati dei piccoli cambiamenti di rotta, in parte grazie
al programma di riforme economiche del governo, seppur molto cauto, in
campo commerciale. Anche l’incremento degli investimenti nel settore
pubblico e privato ha iniziato a registrare qualche successo nelle
industrie ad energia intensiva, come la produzione petrolchimica e
dell’acciaio.
Il settore dei servizi ha registrato la maggiore crescita di lungo periodo,
in termini di quota del PIL, ma le restrizioni valutarie, l’eccessiva
burocrazia e l’incertezza della pianificazione di lungo termine ne hanno
fatto un settore volatile.
Il settore agricolo è stato oggetto di investimenti statali per una
espansione dello stesso: la liberalizzazione della produzione ed il
miglioramento dell’imballaggio e del marketing hanno contribuito a
sviluppare nuovi mercati di esportazione. I progetti di irrigazione su
larga scala, unitamente ad una più ampia produzione di prodotti agricoli
basati sull’export, come datteri, fiori e pistacchi, hanno fatto
dell’agricoltura il settore con il tasso di crescita più veloce di tutti i settori
negli anni ’90, nonostante le gravi siccità del 1999, 2000 e 2001. Da
allora, però, il settore è in forte ripresa, restando uno dei maggiori datori
di lavoro (con il 22% dei posti di lavoro, secondo un censimento del
1991).
L’Iran ha una topografia ed un clima diversificati: quasi due quinti dalla
superficie terrestre (circa 61 milioni di ettari) è sufficientemente bagnata
dalle piogge ed è classificata come coltivabile; le montagne che
circondano l’altopiano centrale forniscono, grazie alle grandi nevicate,
acqua che irriga i raccolti primaverili. I terreni sono profondi e fertili in
aree abbastanza estese, anche se a volte danneggiati dall’erosione. Di
recente, alcune zone sono state colpite dalla siccità. Tuttavia, la terra e
le risorse acquifere disponibili non sono utilizzate pienamente: nel 2002,
solo 17,1 milioni di ettari risultano permanentemente coltivati, rispetto ai
19 milioni nel 1995. Il declino in parte potrebbe riflettere le recenti
cattive condizioni climatiche, anche se i rapidi tassi di urbanizzazione
dell’Iran rende difficile ottenere un incremento nella terra coltivata. La
terra irrigata fornisce quasi l’80% della produzione alimentare non
zootecnica, anche se rappresenta meno del 40% della superficie
coltivata. Gran parte dell’agricoltura iraniana è basata su piccole fattorie
con bassa produttività, ad eccezione di alcuni complessi su larga scala
sviluppatisi all’epoca dello scià: quattro fattorie su cinque, comunque,
sono sotto gli 11 ettari.
Gli sforzi intrapresi dal Governo di una maggiore diversificazione
economica, si concentrano su alcuni settori per i quali si prevedono
buone possibilità di espansione, tra questi il petrolchimico e l`industria
dell`acciaio.
Contributo dei settori produttivi alla formazione
del PIL (%)
Settore
2007
Servizi
5.2
Industria
4.8
Agricoltura
3.0
Fonte: EIU, Economist Intelligence Unit: Country Report may 2008
Materie prime
Il petrolio è la principale risorsa dell'Iran. Nel 2005/06 la produzione ha
avuto una media di 3,9 milioni di barili al giorno, di cui 2,5 barili sono
stati esportati. Secondo il piano quadriennale di sviluppo (2005/09),
entro il 2009 si raggiungerà una capacità produttiva di 4,5 milioni di
barili al giorno, ma i funzionari del governo ritengono che i settori del
petrolio e gas potranno soffrire della mancanza di investimenti esteri.
Per i prossimi 10 anni, l'Iran, ha intenzione di investire 35 miliardi di
dollari nel settore petrolifero e di attrarre 15-20 miliardi di dollari degli
investitori stranieri per sviluppare e modernizzare il settore degli
idrocarburi.
Il governo si è prefissato l'obiettivo di espandere la capacità produttiva
del Paese a 5,6 miliardi di barili al giorno entro il 2010 e 7 milioni di
barili al giorno entro il 2020, produzione necessaria per mantenere la
quota di produzione OPEC al 13%.
Le entrate crescenti del petrolio, potranno essere rinforzate dal Fondo di
consolidamento del petrolio che riscuote le entrate derivanti dal petrolio
per gli investimenti infrastrutturali e per assicurare la stabilità del
bilancio.
L’Iran continua nel suo tentativo di coinvolgere società petrolifere
internazionali (IOCs) nello sviluppo delle sue vaste riserve di petrolio e
gas. Secondo l’Iran, le ICOs, come la Royal Dutch Shell (Società
britannico-olandese), la Total (Francia), Respol (Spagna), Statoli
(Norvegia) e la Lukoil (Russia) sono interessate all’esplorazione di 17
blocchi di petrolio, 12 dei quali onshore e 5 offshore nel Golfo.
Secondo esperti del settore, le prospettive per il settore energetico
iraniano non sono promettenti a causa del robusto consumo di energia
primaria (che ci si aspetta aumenti del 6,1% l’anno per il periodo
2008/09, dato i bassi prezzi); la forte opposizione della politica interna
alle esportazioni di gas e il suo fabbisogno di gas per alimentare i
giacimenti petroliferi.
Inoltre i progetti riguardanti i gasdotti continuano ad essere rimandati, in
quanto le società petrolifere internazionali si rifiutano di firmare i
contratti, cercando di prendere tempo fino a quando non si plachi la crisi
internazionale scatenata dal programma nucleare del paese.
L’Iran, oltre ad enormi riserve di idrocarburi ha ingenti risorse minerali:
ogni anno vengono estratti circa 80 milioni di tonnellate di minerali dalle
1500 miniere non metalliche e dalle 50 metalliche. I minerali lavorati
includono il rame, lo zinco, i minerali ferrosi, la bauxite, il carbone, lo
stronzio, oro, cromo, uranio, minio, turchese, zolfo e sale. Un processo
di laminazione dell’acciaio a riduzione diretta, sviluppato in Iran, ha
attratto l’attenzione mondiale, mentre gli investitori stranieri si sono
concentrati maggiormente sull’industria di estrazione del rame, che sta
muovendo i primi passi verso la privatizzazione.
L`Iran ha riserve di gas naturale per 26.700 trilioni di mq e sono al
secondo posto nel mondo, dopo la Russia, rappresentando il 15% delle
riserve mondiali accertate. Le riserve includono gas associato e non
associato. Attualmente, il gas naturale costituisce circa la metà del
consumo totale interno di energia.
Ferro
L'Iran possiede il 4% dei depositi di ferro mondiale, incluso le vaste
riserve a Sar Cheshmeh, vicino Kerman, il secondo più grande deposito
del mondo con riserve stimate per 1 tonnellata di minerale.
Nel 2005 la rpoduzione nazionale di ferro è aumentata di circa 300.000
tonnellate, rispetto 173.000 tonnellate nel 2001.
Agricoltura
La produzione agricola dell'Iran è relativamente diversificata, soprattutto
nelle regioni tropicali del sud, grazie alla diversità del clima e del terreno,
che permette di coltivare tabacco, tè verde ed essiccato, così come i più
tradizionali cereali come grano o orzo. Anche riso e zucchero sono
sostanzialmente aumentati.
Il Ministero dell’Agricoltura coordina la produzione del settore, ma il
principale operatore e trasformatore dei beni agricoli è la Bonyak-e
Mostazafan (Fondazione degli Oppressi), che gestisce molte delle aziende
private precedentemente di proprietà dell'èlite pre-rivoluzionaria. Circa
60,5 milioni di ettari, pari a 2/5 del terreno totale, sono classificati come
terra coltivabile, ma in realtà lo sono solo 17,1 milioni di ettari, secondo
un rapporto della FAO.
Nel 1990, il governo ha autorizzato gli investimenti privati nelle grandi
fattorie sotto il controllo statale, ma da allora non sono stati fatti altri
tentativi di redistribuzione della terra e l’assenza di un accordo sulla
riforma terriera rappresenta un serio limite allo sviluppo dell’agricoltura.
Nonostante ciò, gli anni ’90 sono stati anni di incremento della
produzione e della produttività del settore, tanto che a metà anni ’90,
l’Iran importava solo il 5% del suo fabbisogno di grano, riso, olio,
zucchero e carne.
L’Iran, comunque, resta altamente vulnerabile alle siccità ed alle
conseguenze in termini di raccolto. La grave siccità, durata dal 1998 al
2001, ha causato pesanti perdite nell’allevamento e nella produzione di
cereali. Un rapporto delle Nazioni Unite, pubblicato nel luglio 2001, ha
stimato il valore delle perdite totali registrate nel 1999 e 2000 a 4,5
miliardi di dollari USA. Un effetto aggiuntivo della siccità, è stato quello
di costringere molti piccoli produttori delle aree più colpite ad
abbandonare le loro aziende ed a trasferirsi nelle città e nei paesi.
Le condizioni climatiche sono migliorate da allora e l’area coltivata a
cereali è aumentata del 20% nel 2002, ritornando ai livelli del 2000; non
è stato necessario importare grano nell’anno fiscale 2004 (21 marzo
2004-20 marzo 2005) per la prima volta in decenni.
Allevamento – Un terzo del valore aggiunto del settore agricolo proviene
dall’allevamento, largamente praticato nelle tradizionali piccole fattorie,
sebbene un piccolo settore più moderno, che utilizza tecniche di
coltivazione intensive, è in via di affermazione. Anche il bestiame è stato
molto colpito dalle siccità, anche se non si dispone di dati precisi
sull’entità dei danni; dati delle NU suggeriscono che almeno 1 milione di
capi sono morti in conseguenza della sola siccità del 2000/01.
Pesca - L'Iran possiede varie aree in cui viene effettuata la pesca, si
tratta di Mar Caspio e i Golfo Persico e molte acque interne.
L’industria del caviale, che dispone di un mercato mondiale, è il settore
più sviluppato dell’industria peschiera iraniana. Iran, Russia, Azerbaijan,
Kazakhstan e Turkmenistan hanno formato un cartello per proteggere i
prezzi del caviale e gli stock di storione nel Mar Caspio: tuttavia,
l’overfishing, l’inquinamento ambientale e la pesca di frodo hanno
iniziato a minacciare l’industria. Gli stock di storione belga del Caspio, da
cui si ricava il caviale più costoso, sono diminuiti del 90% in due decenni,
a causa della distruzione dei luoghi di fecondazione delle uova,
dell’inquinamento e della fine della regolamentazione del caviale dell’era
sovietica.
Gruppi di criminalità organizzata, inoltre, si stanno inserendo in un
commercio che prima era controllato dallo Stato.
A giugno del 2001 Russia, Azerbaijan e Kazakistan si sono accordati per
arrestare la pesca di storione per il resto dell'anno, come parte del
programma di riabilitazione fissato attraverso la Convention on
International Trade in Endangered Species (CITES), un corpo affiliato
delle Nazioni Unite. CITES ha minacciato di porre un divieto totale sulle
esportazione se i paesi non si attivano per arrestare la pesca illegale.
L'Iran non è stato compreso in questo trattato, perchè la CITES ritiene
che la sua gestione delle esportazioni di caviale sia giusta ed efficace.
Comunque, nel 2002, l'Iran si è unito ad altri Stati del litorale che hanno
aderito al sistema delle quote per porre un limite sulla pesca di storione
di 142 tonnellate/l'anno nell'intero Caspio, concedendo una percentuale
maggiore all'Iran di 75,7 tonnellate/l'anno.
Foreste e pistacchi – L’area coperta da foreste è stata stimata, nel 1994,
a 11,4 milioni di ettari, contro i 18 del 1962. Zone ampie di alberi da
legname commerciale sono ancora disponibili nelle fasce settentrionali
delle Alburz Mountains e nell’alto Zagros.
Secondo fonti ufficiali la produzione di legname è di circa 2,3 milioni di
metri quadrati all’anno, anche se esiste una produzione non registrata
derivante dall’abbattimento illegale.
In Iran ci sono, inoltre, sette parchi nazionali istituzionali e altre 60 aree
di conservazione, che rappresentano circa il 12% delle foreste totali.
In Iran è diffusa anche la raccolta di frutti selvatici, alburno, resina,
gomma arabica e liquirizia, ma tra i prodotti coltivati nelle foreste, i
pistacchi occupano la prima posizione, facendo del Paese il principale
fornitore mondiale di pistacchi d’alta qualità. A metà degli anni ’90 le
esportazioni costituivano il 54% delle vendite globali, tuttavia, anche la
produzione di pistacchi è stata colpita dalla siccità, crollando del 58% tra
il 1998 e 1999. La produzione è aumentata di nuovo nel 2002 e nel
2003, facendo dell’Iran, secondo la FAO, il maggiore produttore del
mondo ma è diminuita nel 2004, anche se le entrate sono rimaste alte
dati i prezzi internazionali forti.
Per l'anno 2008/09 il raccolto diminuirà del 60% a cause delle avverse
condizioni climatiche. In quest'anno infatti, il paese dovrà ricorrere
all'importazione di 1,2 milioni di tonnellate di grano statunitense.
Produzione dei principali raccolti (mln
tonnellate)
Raccolti
Grano
2002
2003
2004
12,450
12,900
11,031
Barbabietola da
zucchero
6,098
5,300
5,140
Orzo
3,085
3,100
3,186
Riso
2,888
3,300
3,552
Zucchero di
canna
3,712
3650
5,415
345
330
114
52
52
56
Semi di cotone
Tè
Pistacchio
249
310
51
Fonte: EIU, Economist Intelligence Unit: Country
Profile 2006
Industria
Industria estrattiva
Il settore degli idrocarburi è l’industria dominante del Paese, nonchè la
principale voce d'esportazione, la principale fonte di entrate per il
governo e fattore primario della importanza geo-strategica dell’Iran.
La produzione petrolifera è stata gravemente compromessa dalla guerra
con l’Iraq e, dopo il 1989, il governo ha finanziato un programma di
ricostruzione soprattutto con i proventi delle esportazioni e con il ricorso
al debito estero. L’obiettivo del governo è espandere la capacità
estrattiva a 5,6 milioni di barili al giorno per il 2010 ed a 7 milioni per il
2020, in modo da mantenere la quota del 13% della produzione OPEC.
Nel mese di aprile i prezzi del petrolio hanno raggiunto i 74,77 US$ al
barile. Il prezzo del greggio iraniano ha raggiunto i 61,9 US$ al barile nei
primi mesi del 2006 (il prezzo ufficiale ha raggiunto nel mese di maggio i
72,5 US$ al barile). Nel primo trimestre 2006 la produzione totale di
greggio da parte dei paesi OPEC è stata ridotta di circa 250.000 barili
all’anno. Sebbene l’offerta ecceda ancora la domanda, il mercato del
petrolio resta piuttosto rigido. Ciò si spiega in parte con il timore molto
diffuso di futuri problemi di fornitura,alla luce della situazione iraniana.
Secondo gli ultimi dati dell'Agenzia Internazionale di Energia (AIE), l'Iran
ha raggiunto con difficoltà la sua quota OPEC che ad agosto 2006 è
rimasta ferma ad una capacità di 4 milioni di barili/l'anno. Secondo l'AIE,
infatti, si è avuta una tendenza verso il basso nella produzione
petrolifera del petrolio tra fine 2005 e fine 2006. L'Oil Monthly Report
dell'AIE mostra che la produzione media tra aprile e giugno 2006 è stata
di 3,78 milioni di barili/l'anno, in ribasso rispetto alla media di 3,84
milioni di barili/l'anno del primo trimestre e alla media annuale del 2005
che ha raggiunto i 3,84 milioni di barili/l'anno.
La comparsa dei primi segni di crisi del debito a breve, nel 1993, il
bisogno di finanziamenti e di conoscenze tecniche per stimolare la
produzione dei giacimenti e sviluppare nuove riserve, ha portato il
governo iraniano ad aprire il settore gas-petrolifero alla partecipazione
straniera. Per aggirare il problema del divieto costituzionale di stabilire
accordi ‘production-sharing’, la National Iranian Oil Company (NIOC) ha
offerto progetti d’appalto sulla base di schemi ‘buy-back’, che richiedono
ai partner stranieri il reperimento di finanziamenti e l’esecuzione del
lavoro, contro un pagamento in natura, una volta che il giacimento
petrolifero è in funzione. Il primo accordo è stato firmato nel 1995 e
successivamente l’Iran è riuscito ad attirare finanziamenti esteri tali da
sviluppare e modernizzare il settore degli idrocarburi, anche in presenza
delle sanzioni USA, per più di 15 miliardi di dollari USA.
Il progetto singolo di maggiore entità, relativo allo sviluppo di parte del
giacimento di gas del South Pars, aggiudicato dall’italiana ENI, è stato
valutato 3,8 miliardi di dollari.
Un segnale di questa nuova posizione del governo è la firma, nel
febbraio 2004, di un contratto tra NIOC ed un consorzio giapponese, del
valore di 2 miliardi di dollari USA, per lo sviluppo del settore meridionale
del gigantesco oleodotto di Azadegan. Nessun progresso, invece, è stato
registrato per il Bangestan, l’altro progetto più rilevante, per il quale il
governo ormai ha deciso di offrire i lavori a società locali. Una delle
principali barriere all’investimento estero è costituita proprio
dall’imposizione dei contratti ‘buy-back’, i quali estromettono l’investitore
estero dalla gestione della fase dell’estrazione, stabilendo inoltre penalità
a carico di questi se gli obiettivi stabiliti non sono raggiunti.
In sintesi, l’industria petrolifera, specie laddove sono coinvolte società
straniere, è stata a lungo politicamente condizionata, restando coinvolta
nella lotta per il potere politico tra le fazioni iraniane. Un ostacolo allo
sviluppo delle esportazioni iraniane sono le sanzioni USA, imposte non
solo alle ditte statunitensi che importano o commerciano con l’Iran, ma
anche – nell’ambito dell’Iran-Lybia Sanctions Act (ILSA) - a ditte di Paesi
terzi, che investano più di 20 milioni di dollari USA (all’inizio erano 40)
all’anno nel settore petrolifero dell’Iran. Le reazioni internazionali alla
legge sono state molto ostili, con a capo l’Unione Europea, che ha
minacciato ritorsioni se fossero state imposte sanzioni (come il rifiuto di
licenze di esportazioni alla società sanzionata) ad una ditta europea. Di
conseguenza, gli USA non hanno mai applicato l’ILSA, sebbene abbiano
deciso comunque di rinnovarlo nell’agosto 2001 per altri cinque anni e
poi di nuovo nel 2006.
Per quanto riguarda le raffinerie, agli inizi del 2005, la NIOC aveva nove
raffinerie operative con una capacità combinata di 1,4 milioni di barili al
giorno. A giugno 2007, la prima "mini-raffineria" privata ha iniziato le
attività nella provincia ad est dell'Azerbaijan con una capacità di 1.800
barili al giorno.
La capacità di raffinazione del petrolio ora soddisfa meno dei 2/3 della
domanda. L'Iran ha intenzione di aumentare la capacità di raffinazione
totale a 2 milioni di barili al giorno, anche se al momento è stato
costretto a comprare petrolio dall'estero pagando 5 miliardi di dollari nel
2006/07 per importare la fornitura necessaria a soddisfare la domanda
locale.
Inoltre, a causa della pressione delle sanzioni imposte al Paese per il suo
programma nucleare, il governo ha dovuto cedere e dare il via ad un
aumento del prezzo del petrolio di 12 centesimi di dollari al litro e ha
dovuto introdurre un razionamento della benzina dalla mezzanotte del 26
giugno fino alla mezzanotte del giorno seguente.
Secondo il Ministro dell'Ambiente dopo due settimane di razionamento il
consumo giornaliero si è ridotto a 8,7 milioni di litri al giorno da circa 75
milioni di litri al giorno.
Il sistema di gasdotti si è tradizionalmente concentrato sul trasporto di
petrolio dai giacimenti offshore ai terminal onshore di raffinazione ed
esportazione e sulla fornitura di gas ai consumatori interni.
Recentemente, l’Iran ha iniziato a sviluppare una rete che migliori la sua
posizione di esportatore, specie per il gas naturale. Nell’ambito di un
accordo firmato con la Turchia nel 1996, è stato costruito un oleodotto
che devia dalla rete interna verso il confine turco, e nel dicembre 2001
sono iniziate le esportazioni dall’Iran. Le operazioni, interrotte sei mesi
dopo, sono riprese a fine 2002, dopo che l’Iran ha accettato di ridurre il
prezzo ed il volume del gas venduto. La Turchia ha di nuovo sollevato il
problema a metà 2004. L’Iran sta anche tentando di stabilire un ruolo
chiave nella rete di fornitura che collega l’Asia centrale ai mercati
d’esportazione. Ciò include progetti ambiziosi di gasdotti che attraversino
l’Iran verso la Turchia ed i terminal export sul Golfo, sebbene la violenta
opposizione USA abbia impedito progressi. Nell’aprile 2004, è stato
inaugurato il progetto “oil swap”, secondo il quale i produttori del Caspio
invieranno petrolio alle raffinerie iraniane tramite il porto di Neka e, in
cambio, l’Iran esporterà a loro nome lo stesso volume del suo petrolio
dai suoi terminal sul Golfo.
A febbraio 2005, il governo indiano ha autorizzato l’avvio di negoziati
relativi ad un progetto di gasdotto che colleghi l’Iran a Pakistan ed India,
approfittando del riavvicinamento tra i due Paesi.
Con una stima di 26,7 trilioni di Mq, le riserve di gas naturale dell'Iran
sono le seconde più grandi del mondo (dopo la Russia) ammontano al
15% delle riserve mondiali.
Attualmente il gas naturale soddisfa circa la metà del consumo di energia
nazionale
Il governo iraniano è impaziente di sfruttare gli investimenti esteri nel
settore del gas, come confermato anche dal nuovo direttore della
National Iranian Gas Company (NIGC), Reza Kasaizadeh. Kasaizadeh ha
dichiarato che insieme alla associata NIOC la NIGC si assumeranno il
50% dei costi d’investimento pianificati fino al 2016, mentre il capitale
restante, circa 5-7 miliardi di dollari all’anno, dovrebbe provenire da
investimenti esteri. Tra i progetti in programma la realizzazione di un
gasdotto Iran-Pakistan-India, e un accordo per la fornitura di gas al
Kuwait. Questioni di carattere finanziario stanno mettendo a rischio,
tuttavia, i programmi del governo nel settore del gas.
Il programma di sfruttamento del gas naturale iraniano (al secondo
posto nel mondo per entità delle riserve) prevede quattro obiettivi
paralleli: 1) utilizzare le riserve per la re-iniezione nelle obsolete
strutture di conservazione; 2) stimolare il consumo industriale interno di
gas, lasciando il greggio per le esportazioni; 3) sviluppare un’industria
petrolchimica estensiva; 4) esportare il gas direttamente verso i mercati
dell’Europa e Asia. Anche se i concorrenti regionali come l’Oman ed il
Qatar sono molto più avanti nello sviluppo delle riserve di gas per
l’esportazione, l’Iran sta recuperando terreno.
Ruolo centrale nel suo programma di espansione è lo sviluppo del South
Pars, giacimento che contiene l’8-10% delle riserve mondiali accertate. Il
progetto si sta sviluppando in 25 fasi, ognuna delle quali con un costo
stimato di circa 1,5 miliardi di dollari USA, e la maggior parte delle quali
a carico di società straniere in partnership con ditte locali. Per ora, sono
state appaltate le prime 10 fasi; dal 2003, i negoziati si sono concentrati
sulle fasi 11 e 12, la cui produzione sarebbe mirata alla produzione di
gas naturale liquefatto (LNG) da esportare. Il numero di progetti per
produrre LNG è stato ridotto da quattro a tre, anche se l’Iran ancora
mira a diventare uno dei maggiori produttori mondiali. I progetti sono
diretti dalla Total, Shell e NIOC, l’ultima con il coinvolgimento della BG
(la ex British Gas) ed ENI.
A gennaio 2007, il colosso energetico, britannico-tedesco, la Roya
Dutch/Shell e la Respol hanno concluso un accordo di servizio per
sviluppare la fase 13.
Le fasi 15 e 16 del progetto sono state aggiudicate ad una società
affiliata alla Revolutionary Guard a luglio 2006, in linea con l'intenzione
del nuovo governo di sfruttare le società nazionali il più possibile.
Petrolchimico
L’industria è al centro dei tentativi dell’Iran di diversificare il settore delle
esportazioni troppo dipendente dal petrolio. Il comparto è gestito dalla
Compagnia petrolchimica statale (NPC), che è riuscita ad affermarsi sui
mercati d’oltremare, inclusi i mercati asiatici ed europei. Il piano
quinquennale 2005-09 prevede un incremento della produzione a 56
milioni di tonnellate all’anno, più del quadruplo dei livelli attuali, oltre alla
realizzazione di 26 progetti con un investimento di 11 miliardi di dollari.
Le esportazioni sono arrivate a 4,4 milioni di tonnellate nell’anno fiscale
2003, con un aumento del 30% rispetto all’anno precedente.
La crescita è stata rapida negli ultimi anni, ma il raggiungimento degli
ambiziosi obiettivi dipenderà dall'abilità dell'Iran ad aumentare il livello
degli investimenti esteri nel settore e dai progressi dello sviluppo di
South Pars. Nuovi progetti nel settore saranno localizzati soprattutto
nella Pars Special Economic Zone sulla costa del Golfo, vicino al punto di
atterraggio dell'offshor di gas a South Pars.
Rame
L'Iran possiede il 4% dei depositi di ferro mondiale, incluso le vaste
riserve a Sar Cheshmeh, vicino Kerman, il secondo più grande deposito
del mondo con riserve stimate per 1 tonnellata di minerale.
Nel 2005 la produzione nazionale di ferro è aumentata di circa 300.000
tonnellate, rispetto 173.000 tonnellate nel 2001.
Acciaio
L’industria dell’acciaio ha iniziato a svilupparsi negli anni ’60, con l’aiuto
dell’Unione Sovietica, ma dopo il 1979 la produzione è crollata. Solo
negli anni ’90, grazie ad un programma di investimenti statali, è ripresa
l’espansione del settore, concentrata sui tre maggiori complessi di
Isfahan, Ahwaz e Mobarakeh, insieme al complesso specializzato di Yazd.
La produzione è salita da 5,6 milioni di tonnellate annue nel 1998 a 9,8
nel 2006, rendendo l’Iran il maggiore produttore del Medio Oriente.
Settore manifatturiero
Ad eccezione dell’industria dei tappeti e di gioielli, l’economia iraniana è
stata sempre essenzialmente di tipo agrario. Anche in seguito al
programma di industrializzazione, lanciato dallo scià Pahlavi negli anni
’60 e ’70, il Paese ha conservato la preferenza per il commercio alla
produzione.
Dal 1999/2000, quando i prezzi del petrolio hanno iniziato a crescere in
modo sostenuto, la situazione del settore manifatturiero ha iniziato a
migliorare, grazie alla riduzione dei controlli sulle importazioni da parte
della banca centrale. Tuttavia, il settore rimane dominato da società di
proprietà statale inefficienti.
I progetti di idrocarburi su larga scala hanno determinato un incremento
della domanda di prodotti manufatti locali, oltre a favorire lo sviluppo del
settore petrolchimico. L'indice di produzione industriale della banca
centrale riflette la ripresa: dopo essere aumentato solo dell'1,2% nel
1998/99, è cresciuto ad una media di quasi il 14% l'anno, per i
successivi tre anni, prima di aumentare del 18% e del 19% nel 2002/03
e nel 2003/04, rispettivamente. Nel 2004/05, invece si è registrata una
modesta crescita del 13%. L'indice di crescita è diminuito bruscamente
nel 2005/06 registrando una crescita inferiore al 5%, riflettendo
probabilmente le difficoltà commercaili che il Paese sta affrontando per il
suo programma nucleare.
Industria automobilistica
Il settore degli autoveicoli è pesantemente protetto dalla concorrenza
esterna, con dazi alti e quote, che rendono impossibile importare veicoli
stranieri. Questo protezionismo non ha favorito l’innovazione all’interno
dell’industria locale, con effetti negativi sulla qualità, sui costi e sulla
disponibilità di veicoli locali. Nonostante il processo di privatizzazione, la
proprietà resta quasi interamente in mani pubbliche. Comunque, un
crescente numero di società straniere, soprattutto europee ed asiatiche,
sono entrate nel mercato iraniano in joint venture o per assemblare kit
di veicoli importati. Tra queste società, citiamo: Toyota (Giappone),
Peugeot Citroen (Francia), Daewoo e Kia (entrambe Corea del Sud). La
maggior parte della produzione è effettuata in partnership con i due
giganti pubblici, Iran Khodrow (che nel 2003 controllava il 60% del
mercato delle automobili e dei veicoli commerciali leggeri) e Saipa (circa
il 35% del mercato nel 2003).
Il settore impiega circa 500.000 persone (circa il 2,2% della forza
lavoro) e molte di più nelle industrie collegate.
Secondo i dati del Ministero dell'Industrie e aggiornati ad aprile'07, nel
2006/07 la produzione dell'industria automobilistica è aumentata del 9%
per un totale di 920.000 automobili, facendo del paese il più grande
produttore dopo l'Austrialia ed è probabile che nel 2007/08 la produzione
possa raggiungere 1,1 milioni di automobili. Il settore contribuisce a
circa il 4% del PIL.
Agro-industria e settore tessile
L’industria agro alimentare è ben avviata: la molitura del riso è un subsettore importante; l’orzo, il miglio ed altri cereali sono lavorati
soprattutto per produrre cibo per animali e snack confezionati.
Il settore tessile si basa soprattutto sull’offerta interna di cotone, la cui
produzione è prevalentemente assorbita dal mercato interno. Nel 1998,
circa 420.000 persone erano occupate in questo settore, anche se dati
della banca centrale suggeriscono che il numero di posti di lavoro è
diminuito del 2% nel 1998/99 e del 5% nel 1999/2000. Nello stesso
periodo, comunque, la produzione è aumentata rispettivamente del
18,5% e 15,5%, suggerendo che maggiori investimenti potrebbero aver
iniziato a dare frutti in termini di produttività.
Purtroppo, i costi di lavoro, uniti alle severe leggi sul lavoro, hanno fatto
alzare il prezzo dei beni iraniani molto al di sopra di quelli dei beni
provenienti dalla Turchia e Pakistan. Nonostante ciò, le esportazioni
tessili sono cresciute, arrivando ad un valore di 70 milioni di dollari nel
2001.
I principali poli dell`industria tessile iraniana sono concentrati nelle
località che seguono, indicando anche la percentuale orientativa di
presenze di ditte private o pubbliche: Isfahan (70% pubbliche), Teheran
(90% pubbliche), Yazd (80% private), Tabriz (70% private), Mashad
(60% private). In particolare la provincia di Isfahan, (situata a 400 km a
Sud-Est di Teheran con un`area di 106.987 kmq) costituisce una delle
più significative zone industriali del paese, ospitando molte industrie
(piccole, medie e grandi), soprattutto dell`industria tessile (40%
dell`intero settore a livello nazionale) ma anche dell`industria pesante
(50%).
Edilizia
L’industria edile ha iniziato ad espandersi dal 2000 in poi, da quando è
cessata l’emergenza del debito estero ed il governo è stato di nuovo in
grado di dirigere fondi verso i progetti infrastrutturali, molti dei quali
interrotti negli anni ’90. La crescita economica più forte ha contribuito a
sostenere gli investimenti del settore privato nell’edilizia.
Secondo i dati più recenti della Bank Markazi (la Banca Centrale), il
numero dei nuovi progetti edilizi nelle aree urbane è cresciuto del 28%
nel 1999/2000, del 33% nel 2000/01 e di un ulteriore 33% nel 2001/02.
Dati più recenti mostrano che il boom edilizio è accelerato nella prima
metà del 2002/03, con un incremento dei nuovi progetti del 45%.
Per il periodo 2005/06, invece, l'inizio dei lavori di nuove case e il
completamento degli edifici intrapreso dal settore privato nell'area
urbana è stato forte, 174.318 (sebbene sia diminuito dell'11% rispetto al
periodo precedente).
Mentre nel periodo 2007/08 si è avuta una crescita di oltre l'80% per un
totale di 205.214 edifici.
La maggior parte della nuova attività è concentrata, a Teheran.
Servizi
Telecomunicazioni
Il settore delle telecomunicazioni si è espanso notevolmente negli ultimi
dieci anni; secondo i dati rilasciati dalla Unione Internazionale delle
Telecomunicazioni (ITU) si registrano circa 22 milioni di linee telefoniche
(2007), paragonati ai soli 9.5 milioni nel 2000, una crescita che
sottolinea sia l’andamento della domanda che il successo del programma
di espansione della Telecommunications Company of Iran (TCI), di
proprietà statale. L'accesso alle rete telefonica è cresciuto ultimamente.
Nel 2007 31,3 persone su 100 avevano accesso alla rete, mentre nel
1990 ne erano appena 4 su 100.
Il programma di sviluppo prosegue con l’introduzione del nuovo
cablaggio a fibra ottica e dei più moderni sistemi di accensione.
Il paese attualmente dispone di una rete di telefonia mobile, gestita dalla
TCI (il 5% della società è stato venduto ad investitori privati nel 2008
per 365 milioni di dollari, valutando la società 7,3 miliardi di dollari). Un
nuovo provider, gestito da un consorzio sudafricano è stato lanciato
nell'ultimo trimestre del 2006. Nei primi mesi del 2004 un consorzio tra
la Rafsanjan Industrial Complex e Tele2, una società europea, ha firmato
un contratto con il governo per la fornitura di 2 milioni di nuove linee
entro i due anni successivi. Inoltre, nello stesso anno è stato concesso
un appalto alla Ericsson, alla Nokia e alla Siemens per estendere la rete
esistente di 2,2 milioni di linee.
Secondo i dati forniti dalla ITU nel 2004 si stimavano 5,5 milioni di utenti
Internet (circa 80 abitanti su 1000); mentre nel 2005 per ogni 1000
persone vi erano 100 utenti di Internet, fino ad arrivare a 16 milioni di
utenti alla fine del 2007.
Ci sono più di 500 fornitori di servizi Internet, sebbene solo alcuni di loro
hanno più di 5.000 utenti.
A seguito della chiusura di molti giornali riformisti da parte del governo,
Internet è diventato il principale strumento di critica delle restrizioni
politiche e sociali in Iran. Per questo motivo molti siti sono stati oscurati
o il loro contenuto politico viene regolarmente filtrato.
A settembre 2007, il governo ha annunciato di aver intenzione di
privatizzare il 51% della Telecomminication Company of Iran (TCI)
durante l’anno fiscale in corso, vale a dire il 20 marzo 2008, mantenendo
il 20% della società.
Il governo ha intenzione di privatizzare anche la Mobile Company of Iran
(MCI) un operatore di telefonia mobile che è stato valutato per 4,2
miliardi di dollari, e 20 imprese rurali, create per gestire la rete di linea
fissa. Il governo manterrà la proprietà di due filiali che si occuperanno
della rete fissa e il monopolio della fornitura dell’accesso ad Internet.
L’IPO ha inizialmente posticipato la privatizzazione del TCI, per
concentrarsi sui piani di smaltimento delle società statali nei settori
bancario e minerario.
Per quanto riguarda l'e-commerce, tale settore da anni che sta cercando
di affermarsi nel mondo degli affari. Con il passaggio al Foreign
Investment Promotion and Protection Act, a maggio del 2002, le società
straniere sembra che non abbiano incontrato ostacoli regolatori all'ecommerce. Gli iraniani espatriati hanno investito nel settore dell'ecommerce, ma nel paese il tasso di connessione è basso in quanto non vi
è disponibilità di computer da casa per la maggior parte degli iraniani.
Lo Stato continua ad avere il controllo sulle trasmissioni televisive e sui
programmi radiofonici, anche se l’uso illecito di antenne satellitari rimane
diffuso.
La stampa iraniana ha vissuto un momento di rinascita durante i primi
anni dell’amministrazione dell’ex Presidente Khatami, terminato con la
chiusura da parte dei tribunali di un gran numero di giornali nella prima
metà del decennio.
Infrastrutture
Il Ministero delle strade e dei trasporti è responsabile della costruzione di
strade, ferrovie ed aeroporti.
Rete stradale e ferroviaria
Il sistema ferroviario è stato esteso negli anni dalla fine della guerra con
l’Iraq in poi, ma è ancora inadeguato. La rete stradale ha un'estensione
di 10.000 km, e numerosi progetti sono in corso per aggiungere altri tre
km.
Tale rete collega 13 delle 24 province iraniane e comprende cinque linee,
che partono da Teheran, principalmente a percorso unico. Tre di esse
vanno verso il sud: a Bandar Imam Khomeini sul golfo; al porto di
Bandar Abbas, vicino Qeshm; verso il confine pakistano, fermandosi a
Kermam. Delle due linee settentrionali, quella che si dirige verso Mashad
è stata estesa fino a collegare il sistema turkmeno a Sarakhs ed ha un
raccordo che va verso Gorgan. La quinta linea collega Teheran a Tabriz e
poi si divide per collegarsi con le reti nazionali della Turchia e
dell’Azerbaijan.
Anche la rete stradale è inadeguata, nonostante il programma di
costruzione di autostrade intrapreso da Mohammed Reza Pahlavi, a
causa della scarsa manutenzione, combinata con i danni della guerra.
Il Ministero dei Trasporti gestisce i 107.009 km di strada che
attraversano l'Iran.
L’autostrada A1 di 2.500 km collega Bargazan sul confine turco al
confine afgano ad est, attraversando tutto l’Iran. La A2 collega il confine
con l’Iraq ad occidente con Mirjaveh sulla frontiera pakistana.
Negli anni ’90, si è registrata una forte crescita dei veicoli circolanti: nel
1990, c’erano solo 27.371 veicoli registrati, di cui circa 8.000 erano
camion e veicoli per merci pesanti; nel 1996 (ultimi dati disponibili), la
cifra totale è salita a 2.900.000, di cui 700.000 mezzi pesanti. Gran
parte dell’aumento è dovuto all’uso privato di automobili: l’80% dei
veicoli per passeggeri è di proprietà privata.
Rete marittima ed aerea
Dalla guerra con l’Iraq, il porto più importante è Bandar Abbas che, con
la gestione di tre quarti dei 20 milioni di tonnellate di cargo che passano
ogni anno attraverso i porti iraniani del Golfo, ha superato il maggiore
porto del Paese, Khorramshahr. Porti minori, ma in via di espansione, si
trovano a Bushehr, Bandar Lengeh e Chah Bahar; Kharg Island è il
principale terminal petrolifero. I porti del Caspio, inoltre, hanno
beneficiato dei tentativi dell’Iran di migliorare le relazioni con le
repubbliche dell’Asia centrale, mentre programmi di modernizzazione
sono stati attuati nei porti di Bandar-e Anzeli e Chah Bahar. Il governo
ha anche creato una linea nazionale di navigazione, con l’intento di
ridurre i costi di esportazione, lungo le tratte nel Golfo.
I tre maggiori aeroporti internazionali sono quelli di Bandar Abbas ed
Abadan, coadiuvati da 10 aeroporti secondari (Grade 1) ed 11 terziari
(Grade 2), situati su tutto il territorio. Gli aeroporti internazionali sono
stati aperti anche alle isole di libero commercio di Qeshm e Kish.
All’inizio del 2004, è stato aperto l’aeroporto Imam Khomeini
International (IKIA), 30 miglia a sud di Teheran, destinato a gestire tutti
i voli internazionali verso la capitale, sostituendo l’aeroporto Mehrabad.
Tuttavia, la Guardia Rivoluzionaria ha chiuso la struttura il giorno dopo
l’apertura per presunte ragioni di sicurezza nazionale.
Tale aeroporto è in grado di servire 6,5 milioni di passeggeri l'anno e ci
si aspetta che raggiunga una capacità di 40 milioni di passeggeri l'anno.
Il governo ha annunciato che da maggio del 2007, i voli internazionali
partono da tale aeroporto.
La compagnia di bandiera, di proprietà statale, la Iran Air, serve quasi 30
città iraniane e percorre tratte programmate nel Golfo, in Asia ed
Europa; la seconda maggiore compagnia nazionale, semi pubblica, è la
Asseman Airlines, fa scalo nelle principali città del Paese, oltre ad alcune
tratte in Asia e nel Golfo.
Energia
Un programma di investimenti statali consistente ha incrementato la
capacità energetica installata in Iran negli ultimi anni, passando da
33.000 mw del 2004 a 50.000 mw alla fine dell'anno 2007/2008. Anche
se attualmente, la domanda corrente è soddisfatta, sono necessari altri
investimenti per andare incontro alla domanda futura, che cresce ad un
tasso di circa il 8% all’anno. Per questo motivo, la compagnia energetica
statale, la Tavanir, preme per proseguire nel suo programma di
espansione, che permetterebbe di elevare la capacità esistente a 60.000
mw entro il 2015, circa il 30% in più rispetto all'attuale capacità.
Circa i 3/4 della capacità energetica, è gas naturale, con circa il 7% di
energia idroelettrica ed il resto è nafta.
A gennaio 2007, l'Iran ha stimato che il deficit negli investimenti del
settore elettrico era di 2,34 miliardi di dollari.
Per raggiungere i suoi obiettivi di espansione, l’Iran ha delineato anche
ambiziosi progetti di sviluppo di energia nucleare, sostenendo che ciò
permetterà di esportare maggiori quantità di idrocarburi.
Attualmente sta costruendo un impianto nucleare da 1.000 mw a
Bushehr con l'aiuto della Russia e ci si aspetta che i lavori finiscano a
fine 2008 e gli impianti sviluppino 7.000 mw di elettricità entro il 2020.
Tali progetti hanno attirato aspre critiche dagli USA e da Israele, che
ritengono che i reali scopi siano solo di carattere militare.
L'Iran, invece, giustifica il programma nucleare, sostenendo di voler
preservare idrocarburi per l'export.
Turismo
Il turismo per molto tempo non è stato preso in considerazione come
potenzialità dalle autorità islamiche. Vi sono importanti siti archeologici
(Persepolis, Pasagard e Isfahan) ma i visitatori stranieri rimangono poco
numerosi, se si escludono le persone dirette a luoghi di pellegrinaggio
shiiti. Nonostante i tentativi del governo di incrementare il numero dei
visitatori, l’industria rimane ingolfata nelle complesse procedure per i
visti, da un codice sociale molto rigido, dalla carenza di sistemazioni
adeguate, di inadeguatezza dei trasporti interni e di scarsa pubblicità. E’
difficile determinare con esattezza quanti turisti visitano l’Iran ogni anno.
Secondo l’Organizzazione Mondiale del Turismo, 1,4 milioni di turisti
hanno visitato l’Iran nel 2001. Tuttavia, i dati non distinguono tra turisti
veri e propri e visitatori per motivi di affari.
Secondo le stime del World Tourism and Travel Council il turismo
commerciale e quello tradizionale è aumentato rispettivamente del
15,1% e del 5,4%, in termini reali, nel 2006.
In generale, l’Iran ha tentato di snellire i complessi e lunghi processi di
concessione del visto ed ha firmato accordi con alcuni Paesi che
eliminano il visto per permanenze inferiori a tre mesi. Nonostante ciò, la
maggior parte dei turisti vengono dal Giappone (che non necessitano di
visti per entrare) o dagli Stati ex-sovietici e del Golfo. Solo 10.000,
probabilmente, provengono dall’Occidente.
Di recente è stato sviluppato un sistema di prenotazione di hotel on line.
Scambi con l`estero
Dagli anni ’80 in poi, il surplus commerciale dell’Iran è stato molto
instabile, riflettendo in gran parte le fluttuazioni dei prezzi mondiali del
petrolio, e la spesa per importazioni dipendente dalla situazione del
debito estero dell’Iran. Il petrolio greggio resta la componente
dominante dell’export, generando in media l’82% dei proventi totali
nell’ultimo decennio (1994-2004).
Inoltre l’espansione delle vendite di prodotti non petroliferi, innanzitutto
petrolchimici, dovrebbero combinarsi alla forte crescita delle entrate
petrolifere dovuta all’aumento delle quotazioni petrolifere. Le
esportazioni di petrolchimici sono ammontate a oltre due miliardi di
dollari, un aumento del 25% rispetto all’anno precedente. La National
Petrochemical Company (NPC) stima una produzione di petrolchimici pari
a 22 milioni di tonnellate per il periodo 2006/2007, con un aumento di
13 milioni di tonnellate in più rispetto al 2005/2006.
Il valore delle esportazioni di prodotti petrolchimici nel 2005-2006 è
stato di quasi due miliardi di dollari, provenienti in ampia misura dalla
domanda cinese.
Nel 2007/08 gli alti prezzi del petrolio hanno fatto salire le entrate
derivanti dall’export di petrolio del 10%, nonostante i volumi dell’export
siano rimasti stabili.
Mentre si stima che l'import è aumentato, in seguito alla crescita delle
importazioni di benzina, che sono nuovamente salite dopo l'imposizione
del razionamento della benzina. Per il 2007/08 le importazioni hanno
raggiunto i 56,6 miliardi di dollari.
Di qui si è stimato che il surplus commerciale diminuisca nel 2008/09 a
38,6 miliardi di dollari.
Per tutto il periodo analizzato i volumi di export aumenteranno
leggermente e le importazioni cresceranno, in linea con la crescente
spesa dei consumatori e degli investimenti.
Secondo le stime degli esperti, il surplus commerciale diminuirà a 17,6
miliardi di dollari nel 2009/10, prima di aumentare a 24,9 miliardi di
dollari nel 2010/11. Il deficit non-commerciale dovrebbe aumentare nel
2009/10, prima di diminuire nel 2010/11. Si stima, dunque, che il
surplus dei conti correnti diminuisca all'1,6% del PIL nel 2009/10,
rispetto all'8,3% del 2008/09, prima di aumentare al 3,1% del PIL nel
2010/11.
Secondo i dati riportati dal governo a maggio 2006, le esportazione di
prodotti non petroliferi è aumentata a 16,3 miliardi di dollari nell'anno
fiscale 2006/07 (21 marzo-20 marzo), più del 47,2% rispetto all'anno
precedente. Le dogane iraniane riportano che le esportazioni dei prodotti
non petroliferi sono state guidate dal settore petrolchimico, che ha
contribuito per il 38,6% all'export totale.
Le esportazioni del settore industriale, invece, sono prossime al 22% e
quelle del settore agricolo sono ferme al 13%, i prodotti minerari al
5,4%, i tappeti e l'artigianato al 3,3%. L'export di tutti i tipi di
artigianato, infatti è diminuito del 17,7% su base annua, per un totale di
527,5 milioni di dollari.
Le principali esportazioni di prodotti non petroliferi sono stati: gas liquidi
(propano e butano), che hanno prodotto 4,2 milardi di dollari; ferro e
prodotti d'acciaio (1,1 miliardi di dollari); pistacchi (1 miliardo di dollari)
e tappeti intrecciati a mano (405,5 milioni di dollari, una riduzione del
12,4% su base annua).
Nello stesso periodo sono stati esportati l'equivalente di 2 miliardi di
prodotti agricoli, più del 25,4% su base annua. Pistacchi, resine, pellame
fresco, secco e invecchiato e zafferano, sono state le principali categorie
di prodotti esportati, conrtibuendo a più del 70,5% del valore totale di
tale tipo di export.
Il principale mercato dell'export di prodotti non petroliferi sono stati gli
Emirati Arabi, con 5,2 tonnellate per un totale di 2,5 miliardi di dollari.
Seconda la Cina che ha importato beni per un valore di 1,72 miliardi di
dollari. Inoltre, Iraq, Giappone, India, Singapore, Italia, Afganistan,
Germania e Olanda, sono stati gli altri principali compratori dei prodotti
iraniani, coprendo il 60,1% delle esportazioni.
Per quanto riguarda l'import, si è avuta una forte crescita delle
importazioni che hanno raggiunto i 46 miliardi di dollari nel 2006/07.
I dati ufficiali mostrano un aumento del 4,1% su base annua delle
importazioni di prodotti non petroliferi per un totale di 41,1 miliardi di
dollari nel 2006/07, ma non comprende la vasta quantità di beni che
arrivano bel paese clandestinamente, specialmente quelli provenienti
dalla Cina.
Prima della rivoluzione, la Germania Occidentale, gli Stati Uniti e il Regno
Unito erano i maggiori fornitori dell’Iran, in seguito, il commercio con
loro si è assottigliato sempre più. L’importanza degli Emirati Arabi Uniti
come partner commerciale (nei dati ufficiali figura come sesto maggiore
fornitore e terzo mercato di esportazioni) è un po’ fuorviante, in quanto
la maggior parte dei beni commerciati provengono da o sono destinati ad
altri mercati, e vengono solo riesportati attraverso Dubai. Il trend
generale mostra che la proporzione delle importazioni dell’Iran dai Paesi
OCSE è in declino: le importazioni dai Paesi industrializzati sono crollate
al 32% nel 2007, rispetto al 46% nel 2001 dal 64% nel 1995, riflettendo
l’intensificazione dei legami commerciali con l’Asia e, in minor misura,
con l’America Latina.
Le esportazioni verso i Paesi OCSE sono rimaste costanti, essendo
basate sulle vendite di petrolio. La Cina ha superato il Giappone, come
maggior mercato di destinazione, contribuendo per il 14,5% alle export
totale del 2007.
L'Iran ha fatto grossi sforzi per diversificare i mercati di destinazione del
petrolio, con particolare successo in Asia e Sudafrica. La vulnerabilità
dell’esposizione a questi mercati emergenti, tuttavia, è risultata evidente
dopo la crisi economica del 1997 dei Paesi est-asiatici, quando la
domanda di petrolio ha registrato una drastica contrazione.
Nel 2006 la Germania, che è il principale esportatore verso l'Iran da 30
anni, ha esportato 5,1 miliardi di dollari in valore di beni. Nello stesso
anno, la Cina ha visto aumentare le sue esportazioni del 35%, per un
totale di 4,5 milioni di dollari, raggiungendo il terzo posto ditro Germania
ed Emirati Arabi. Ufficialmente, il volume totale degli scambi tra Iran e
Cina è stato di 16 miliardi di dollari nel 2006.
Le esportazioni tedesche verso l’Iran sono diminuite del 12% nella prima
metà del 2006 in seguito della decisione delle principali banche tedesche
(Deutsche Bank, Dresdner bank, Commerzbank e Hypo-Vereinsbank) di
ridurre le loro operazioni con l’Iran dopo che gli Stati Uniti lo scorso anno
hanno adottato ritorsioni contro la banca olandese ABN Amro per aver
concluso affari con l'Iran.
Anche con gli altri paesi europei stanno diminuendo gli scambi. Le
esportazioni italiane, soprattutto di beni tecnologici e oggetti per la casa,
sono diminuite dal 2003, scendendo del 18,6%, per un totale di 1,8
miliardi di dollari nel 2006.
Le esportazioni dalla Turchia, soprattutto tabacco, tubi d'acciaio e
automobili, sono aumentate del 26,5% nei primi sette mesi del 2007,
rispetto allo stesso periodo del 2006. raggiungendo 678 milioni di dollari.
Nell'anno fiscale 2006/07, le importazioni di beni agricoli hanno superato
i 3,1 miliardi di dollari, raddoppiate rispetto all'1,5 miliardi di dollari del
2005/06. Sembra che il governo abbia incoraggiato le importazioni a
tariffe più basse, per compensare gli aumenti dei prezzi nella produzione
alimentare nazionale. I commercianti iraniani, sostengono che i prezzi di
riso e patate, per esempio, sono aumentati del 200% negli ultimi due
anni.
Gli aumenti generali nelle importazioni derivano dalla maggiore domanda
stimolata dagli introiti derivanti dal petrolio. Secondo gli economisti
iraniani nel 2006/07 le importazioni di beni hanno superato i 41 miliardi
di dollari.
Principali prodotti importati/esportati (milioni di dollari USA)
Esportazioni fob
2005
Importazioni cif
2005
Petrolio e gas
49.047,3
Beni intermedi
17.857,8
Beni capitali
14.325,5
Prodotti chimici e petrolchimici
2.729,2
Frutta fresca e secca
Beni di consumo
1115.4
7.064,6
Fonte:EIU, Economist Intelligence Unit: Country Report May 2008
Principali destinazioni delle esportazioni e fonti delle importazioni (% del totale)
Esportazioni
2006
Importazioni
2006
Giappone
14,1
Germania
12,1
Cina
12,9
Cina
10,6
Italia
6,3
Emirati Arabi Uniti
9,4
Turchia
7,3
Corea del Sud
6,2
Corea del Sud
5,7
Francia
5,6
Fonte:EIU, Economist Intelligence Unit: Country Report May 2008
Interscambio
Per quanto riguarda l’interscambio tra Italia ed Iran, i dati aggiornati del
2007 rivelano un saldo negativo, anche se rispetto al 2006 si è avuto un
sostanziale aumento dell’export (+23,59%), ed un calo dell’import (24,35%); con una variazione del saldo del -66,64%.
Nel 2007, la prima voce dell’import italiano dall’Iran continua ad essere il
petrolio greggio e gas naturale (oltre 3 miliardi di euro). Seguono, per
valori inferiori, il rame e semilavorati, i prodotti della siderurgia (in calo
rispetto al 2006), frutta, piante e spezie, Carne, non di volatili e prodotti
della macellazione. Un notevole incremento si è registrato per Piombo,
zinco e stagno greggi e semilavorati altri prodotti chimici di base
organici. In calo, invece, le importazioni di fibre sintetiche artificiali,
materie plastiche in forme primarie Altra frutta, anche a guscio; piante
utilizzate per la preparazione di bevande e spezie.
La composizione dell’export nazionale verso l’Iran è costituita per gran
parte da prodotti dell’industria meccanica, in particolare turbine
idrauliche e termiche ed altre macchine che producono energia
meccanica; macchine per la lavorazione delle materie plastiche e della
gomma e macchine per impieghi speciali; macchine da miniera, cava e
cantiere. Si tratta comunque di prodotti in calo rispetto agli anni
precedenti; come è avvenuto per i seguenti comparti: autoveicoli;
Pompe e compressori e sistemi idraulici.
In forte aumento, invece, l'interscambio di Parti e accessori per
autoveicoli e motori, altre macchine utensili e Macchine automatiche per
la dosatura, la confezione e l'imballaggio.
Interscambio Italia - Iran
Esportazioni
Importazioni
Saldo
variazioni in %
-1,68%
-6,33%
-10,08%
2006
2007
valore in €
valore in €
1.825.214.997
1.856.328.537
3.894.899.277
4.158.123.937
-2.069.684.280 -2.301.795.400
Fonte dati Istat Gen.-Dic. 2008 (agg. giugno 2009)
Interscambio Italia - Iran
Trend 2006 - 2007 - 2008
Esportazioni
2006
valore in €
1.825.214.997
2007
valore in €
1.856.328.537
2008
valore in €
2.170.454.487
Importazioni
Saldo
3.894.899.277 4.158.123.937 3.920.827.114
-2.069.684.280 -2.301.795.400 -1.750.372.627
Fonte dati Istat Gen.-Dic. 2008 (agg. giugno 2009)
Principali prodotti importati in Italia
CA11100-Petrolio greggio e gas naturale
DJ27440-Rame e semilavorati
DG24140-Altri prodotti chimici di base
organici
DJ27100-Prodotti della siderurgia
DA15110-Carne, non di volatili e prodotti
della macellazione
AA01134-Altra frutta, anche a guscio;
piante utilizzate per la preparazione di
bevande e spezie
DB17510-Tappeti e moquettes
DG24160-Materie plastiche in forme
primarie
CB14111-Pietre ornamentali
DJ27430-Piombo, zinco e stagno greggi e
semilavorati
AA01222-Animali vivi della specie equina
DC19100-Cuoi e pelli, scamosciati; cuoi e
pelli, verniciati o laccati; cuoi e pelli
artificiali o ricostruiti
DJ28753-Altri articoli metallici e minuteria
metallica
DG24700-Fibre sintetiche e artificiali
DJ27222-Tubi avvicinati, aggraffati, saldati
e simili
Principali prodotti esportati dall'Italia
DK29561-Macchine per la lavorazione delle
materie plastiche e della gomma e
macchine per impieghi speciali n.c.a.
compresi parti e accessori
DK29112-Turbine idrauliche e termiche ed
altre macchine che producono energia
meccanica compresi parti ed accessori
DK29120-Pompe e compressori e sistemi
idraulici
DK29510-Macchine per la metallurgia
(compresi parti e accessori)
DK29130-Rubinetti e valvole
DK29520-Macchine da miniera, cava e
cantiere (compresi parti e accessori)
DM34300-Parti e accessori per autoveicoli
e motori
DK29245-Macchine automatiche per la
2008
valore in €
3.609.013.254
21.528.554
85.910.748
2007
valore in €
3.659.489.358
162.866.266
99.880.750
2006
valore in €
3.288.522.368
271.243.487
51.512.344
23.391.720
43.902.659
51.037.724
44.292.972
89.172.372
32.723.491
14.712.090
20.134.453
32.754.974
10.913.083
26.392.753
20.691.783
10.586.950
24.211.373
13.314.896
13.194.489
16.336.340
14.767.809
12.178.202
14.611.285
3.005.154
7.296.012
2.706.399
8.938.328
8.408.263
9.515.521
8.483.301
6.903.314
5.244.558
5.057.218
2.992.835
2.270.337
4.952.660
2.450.212
7.829.145
9.662.243
2008
valore in €
205.632.958
2007
valore in €
96.459.371
2006
valore in €
126.150.738
132.870.636
120.299.491
159.055.978
118.762.509
80.726.261
148.618.247
64.952.575
73.857.293
133.170.279
71.951.660
106.012.634
83.932.472
72.835.290
88.277.765
62.425.502
82.750.672
82.334.166
48.256.146
118.220.911
56.394.427
28.686.254
dosatura, la confezione e l'imballaggio
DL31101-Motori, generatori e
trasformatori elettrici
DG24664-Prodotti chimici vari per uso
industriale (compresi i preparati
antidetonanti e antigelo)
DK29221-Macchine ed apparecchi di
sollevamento e di movimentazione e loro
parti
DJ27100-Prodotti della siderurgia
DK29430-Altre macchine utensili n.c.a.
(compresi parti e accessori)
DK29231-Attrezzature industriali per la
refrigerazione e la ventilazione (per uso
non domestico)
DJ27221-Tubi senza saldatura
92.052.656
50.327.715
41.462.860
35.753.137
56.992.920
51.837.625
57.195.067
50.293.295
33.282.159
43.429.865
39.124.544
49.368.031
55.713.985
40.803.441
38.185.548
51.201.709
39.371.379
34.162.951
55.669.324
29.475.351
38.835.542
Fonte dati Istat Gen.-Dic. 2007 (agg. novembre 2008)
Privatizzazioni
L’Iranian Privatisation Organisation (IPO) ha ritardato fino al 2008, la
vendita di tre banche- Mellat, Saderat e Tejarat- che hanno rischiato di
essere vendute sul Tehran Stock Exchange. La vendita di tali banche è
vista come un caposaldo del programma che prevede di privatizzare
l’80% delle società statali entro la fine del 2009. In base a tale
programma, lo Stato deve conservare la proprietà delle sue più
importanti banche, incluso la Housing Bank, la Bank Sepah e la Bank
Melli.
Tale programma di privatizzazione sempre posticipato sotto il governo
Khatami e attualmente con il Presidente Ahmadinejad, che ha fatto
commenti sarcastici circa le banche private, sarà difficile prospettare una
reale privatizzazione.
A settembre 2007, il governo ha annunciato di aver intenzione di
privatizzare il 51% della Telecomminication Company of Iran (TCI)
durante l’anno fiscale in corso, vale a dire il 20 marzo 2008, mantenendo
il 20% della società.
Il governo ha intenzione di privatizzare anche la Mobile Company of Iran
(MCI) un operatore di telefonia mobile che è stato valutato per 4,2
miliardi di dollari, e 20 imprese rurali, create per gestire la rete di linea
fissa. Il governo manterrà la proprietà di due filiali che si occuperanno
della rete fissa e il monopolio della fornitura dell’accesso ad Internet.
L’IPO ha inizialmente posticipato la privatizzazione del TCI, per
concentrarsi sui piani di smaltimento delle società statali nei settori
bancario e minerario.
Secondo il Ministero dell'Economia e delle Finanze il governo ha venduto
solo 68,4 miliardi di dollari di azioni di società statali, nei primi 11 mesi
dell'anno 2006/07. Una diminuzione del 51% rispetto allo stesso periodo
dello scorso anno. Inoltre il Ministero ha rivelato che tra il 21 marzo
1996 e il 20 marzo 2006 il governo ha venduto 25,8 trilioni di IR, in
valore di azioni, ma ha investito 736 trilioni di IR in società statali.
Investimenti esteri
Secondo le stime degli esperti, gli investimenti diretti interni sono
diminuiti da 900 milioni di dollari del 2006 a 700 milioni di dollari del
2007.
La politica conservatrice del governo e il Majlis ostacolano gli
investimenti esteri nell'economia iraniana. Una delle principali barriere
all’investimento estero è costituita proprio dall’imposizione dei contratti
‘buy-back’, i quali estromettono l’investitore estero dalla gestione della
fase dell’estrazione, stabilendo inoltre penalità a carico di questi se gli
obiettivi stabiliti non sono raggiunti.
A febbraio 2007, il governo ha svelato una nuova formula di tale tipo di
contratti, che ne estende la durata per 20 anni. Ciò permette alle società
petrolifere straniere di partecipare nella fase di produzione e nel ruolo
consultivo in base al contratto di assistenza tecnica.
La prima normativa sugli investimenti esteri è entrata in vigore dopo 40
anni, nel mese di ottobre 2002.
Il Foreign Investment Promotion and Protection Act (FIPPA) dal 15
maggio 2001 rappresenta, oltre la regolamentazione della partecipazione
di capitale estero alle società iraniane, già possibile con la vecchia
normativa, la prima cornice legale per gli investimenti esteri inquadrati
in contratti del tipo ‘build-operate-transfer’ (BOT), ‘buy-back’ (utilizzati
dalle società petrolifere estere) e partenariati civili. Inoltre, la nuova
legge autorizza formalmente la partecipazione straniera in tutti i settori
aperti agli investimenti privati iraniani e garantisce un diritto di
indennizzo in caso di nazionalizzazione della società. L’emissione delle
licenze è stata affidata alla Organization for Investment, Economic and
Technical Assistance of Iran, un ‘one-stop shop’ che risponde all’obiettivo
di ridurre i tempi burocratici dagli attuali sette mesi ad un massimo di 45
giorni.
La legge, figlia di un compromesso politico, fissa una soglia massima –
tra il 25% ed il 35% - di presenza estera in ogni singolo comparto
economico, salvo che per attività strategiche che restano di esclusivo
monopolio pubblico. L’investitore estero che voglia operare in Iran
attraverso la creazione di una propria filiale in loco, ovvero di una società
di diritto locale, è chiamato a sottoporre ad approvazione un progetto
ritenuto fattibile sotto il profilo tecnico ed economico, anche alla luce del
piano quinquennale di sviluppo economico in essere. Dovrà essere
garantita l’autosufficienza valutaria del progetto, o da generare
attraverso flussi di export, o da realizzare attraverso il conferimento di
valuta straniera e/o di linee di credito adeguate. L’apporto
dell’investitore potrà essere tanto in valuta quanto rappresentato da
conferimenti in natura di attrezzature, stampi, CKD e ricambi, ovvero di
licenze di brevetto o di tecnologia.
Procedura
Il potenziale investitore presenta al Foreign Investment Board,
presieduto dal Vice Ministro dell’Economia e Finanze (anche con
l’eventuale partner locale), una richiesta di licenza all’investimento,
corredata da uno studio di fattibilità e dagli accordi predisposti per la
costituzione in loco del “veicolo societario”, attraverso il quale
concretizzare la collaborazione (contratto di joint venture, statuto,
accordi collaterali di fornitura e trasferimento di tecnologia), nonché dalle
necessarie procure di chi sarà chiamato per l’investitore straniero a
sottoscrivere detti accordi e documenti costitutivi, che devono essere
avallate dagli uffici consolari iraniani del Paese di origine dell’investitore
e supportate da informazioni societarie e finanziarie sull’investitore
medesimo (inclusi i bilanci dell’ultimo triennio). Verificata la sussistenza
dei requisiti di cui all’art. 2 della legge (supporto all’economia nazionale,
estraneità a settori economici “chiusi” all’investimento, non superamento
delle soglie massime previste per ciascun comparto merceologico), il
procedimento di approvazione si perfeziona attraverso un decreto del
Ministero dell’Economia e Finanze: la pubblicazione e registrazione del
decreto consente agli investitori di sottoscrivere gli accordi associativi, di
costituire una filiale o società in Iran attraverso la quale veicolare
l’investimento, e di beneficiare della protezione garantita dalla legge
sulla tutela ed il rimpatrio degli investimenti esteri. Ciò si sostanzia nel
porre la società a partecipazione estera su di un piano di parità con gli
investitori locali, inclusa la corresponsione di un equo indennizzo in caso
di nazionalizzazione, per il quale viene ammesso, in caso di disaccordo
(art. 19) il ricorso alla giurisdizione ordinaria iraniana, salvo che altro
metodo di risoluzione delle controversie sia previsto in un trattato
bilaterale con il Paese di origine dell’investitore estero.
E’ ancora troppo presto per dare un giudizio sull’applicazione pratica
della normativa. Essa, infatti, non risolve le questioni relative allo status
legale dei progetti privati ammessi, che sembrano essere contrari all’art.
44 della Costituzione iraniana. In base a tale norma, molti settori – le
grandi industrie, l’energia, i servizi postali, telegrafici e telefonici, il
settore bancario – sono di proprietà pubblica ed amministrati dallo Stato.
In mancanza del necessario potere politico, il governo ha preferito
aggirare la questione, per cui la nuova legge non è soddisfacente sotto
questo punto di vista. Tuttavia, è stata accolta con favore dalla comunità
finanziaria locale, poiché costituisce un importante passo verso la
legittimazione degli investimenti esteri in Iran. Altra questione che
rimane dubbia è l’entità dell’investimento ammissibile in ogni area: la
legge afferma che esso non può superare il 25% in ogni settore
economico ed il 35% in ogni campo (sotto-settore). Questa disposizione
è stata alleggerita nei regolamenti esecutivi, che autorizzano il Foreign
Investment Board a valutare i servizi ed i beni che saranno offerti al
mercato interno, prima di prendere una decisione. Il FIPPA autorizza il
rimpatrio dei capitali da parte degli investitori esteri, ma precisa che le
società che investono nel quadro di contratti BOT, buy-back o di
partenariato civile, possono rimpatriare solo la valuta estera guadagnata
dai servizi che la società eroga utilizzando il capitale straniero e/o dalle
esportazione di beni. In pratica, i profitti ottenuti dal mercato interno da
società formate con contratti di questo tipo tecnicamente non sono
rimpatriabili. Attualmente, questa è in effetti la procedura seguita dalle
società petrolifere, ma costituirebbe un elemento disincentivante per le
società che intendono, per esempio, costruire stazioni energetiche per
vendere energia sul mercato locale. Oltretutto, anche il rimpatrio dei
profitti ottenuti dall’esportazione di beni e servizi richiede
un’autorizzazione caso per caso.
Il FIPPA disciplina anche l'acquisizione di una società già esistente. A tal
fine non viene richiesto un permesso speciale, a meno che l'acquisizione
non ecceda il 49% della proprietà; in tal caso l'investimento richiede
un'autorizzazione speciale del governo.
Nel 2007, un rapporto della Conferenza sul Commercio e lo Sviluppo
delle Nazioni Unite non ha registrato nessuna fusione o acquisizione di
società in Iran, nel 2006 e nel 2005, rispetto invece ai 77 milioni di
dollari del 2004. Secondo tale rapporto, inoltre, nessuna azienda
iraniana ha comprato una società straniera tra il 1990 e il 2005.
Per quanto riguarda gli incentivi, in Iran, la maggior parte sono incentivi
sulle tasse, basati sulla posizione geografica. Inoltre l'Iranian Foreign
Trade Industrial Zones e la Special Economic Zones offrono incentivi in
termini di visti per stranieri, tasse e benefici doganali.
E' possibile fare un contratto sulle tasse rimborsabili con un ministero o
un'agenzia del governo. In base a tale contratto il contribuente straniero,
deve schedare la dichiarazione fiscale, pagare le tasse e accordarsi per la
valutazione in conformità alla normativa. La tassa pagata viene poi
recuperata dal titolare del contratto (l'azienda per la quale il progetto è
stato eseguito in base al contratto).
Gli incentivi sulle esportazioni, inoltre comprendono tassi di spedizione
ridotti e il rimborso delle imposte doganali e l'imposta sul beneficio
commerciale per i beni riesportati. In più, per incoraggiare le
esportazioni non petrolifere, è possibile esportare beni artigianali,
agricoli e determinate voci di manufatti senza restrizioni sui conseguenti
ricavi del cambio straniero.
Le nove zone economiche speciali (SEZs), sono importanti destinazioni di
stoccaggio e spedizione di beni. Esse possiedono i mezzi migliori per
caricare e scaricare merci, con stoccaggio e distribuzione adeguate. Le
imposte doganali non sono applicate ai beni e le merci spedite oltremare
dalle seguenti località:
- Sarakh nord-est, ai confini con il Turkmenistan;
- Sirjian, provincia di Kerman;
- porto di Bandar Anzali, provincia di Gillan (il porto a nord del paese);
- Khuzestan, vicino ad Abadan e Khoram-Shahr (porto del golfo
persiano);
- Salafchegan, vicino Qom;
- Arg-e-Jadid, vicino Kerman e Bad;
- Khoram-Shahr, ai confini con l'Iraq;
- Julfa;
- Imam Khomeini, specializzata nelle attività petrolchimiche.
Nelle free-trade zones (FTZs) invece, sono disponibili i seguenti incentivi
per gli investitori:
- le società o le attività industriali all'interno di qualsiasi FTZs sono esenti
da tutti i tipi di tasse per 15 anni;
- gli spostamenti all'interno o al di fuori di qualsiasi FTZs non richiede
visti di entrata;
- gli investimenti stranieri sono garantiti in conformità del FIPPA;
- è possibile il possesso straniero del 100%;
- non ci sono restrizioni sul rimpatrio dei capitali;
- vi è la libera circolazione della moneta;
- sono autorizzate banche offshore;
- sono protetti sia il marchio commerciale registrato che i diritti della
proprietà intellettuale.
Sono infine richieste autorizzazioni per la maggior parte delle
esportazioni e per qualcuna è necessaria la preventiva approvazione del
governo. Determinati beni invece non possono essere esportati.
Zone franche
Il Free Zones Act del settembre 1993 ha istituito tre zone di libero
commercio, nelle quali gli investimenti beneficiano di 15 anni di
esenzione fiscale e di dazi doganali ridotti. Sono tutte collocate sulla
costa meridionale e con accesso alle grandi rotte internazionali sul Golfo
Persico, il Mare di Oman e l’Oceano Indiano:
1. l’area portuale di Chabahar: affacciata sul Mare di Oman su di un’area
di circa 145 kmq, è rilevante sia per la pesca e la coltivazione di frutti
tropicali, che come naturale area commerciale di sbocco per le
repubbliche asiatiche dell’ex URSS. Sulle banchine del porto sono
movimentate 2 milioni di tonnellate di merci l’anno e l’area si estende
anche all’aeroporto internazionale;
2. l’isola di Qeshm: è la più grande del Golfo Persico, con 330 kmq, e
dista 22 km da Bandar Abbas e 220 dagli Emirati Arabi Uniti. Ricca di
giacimenti e raffinerie di gas naturale, l’isola, collocata all’imbocco dello
Stretto di Hormoz, rappresenta anche un’interessante meta turistica;
3. l’isola di Kish: è la seconda per dimensioni nel Golfo Persico, con 91
kmq e dista 200 km dagli EAU e 300 dal porto di Bandar Abbas. Paradiso
turistico tropicale, l’isola si presta soprattutto all’allocazione di alberghi e
di stabilimenti turistici, nonché di magazzini merci.
Ad esse si aggiunge la zona di Sarakhs, al confine con il Turkmenistan,
operativa dal maggio 1996.
Si tratta di aree che dispongono di adeguate infrastrutture e servizi,
inclusa la presenza di banche straniere, offshore e non, l’assenza di
restrizioni valutarie, la non necessità per gli stranieri di disporre di visto
di ingresso ed in generale un basso livello di burocrazia.
A ciò si associa la disponibilità di valido personale, infrastrutture e di
energia, nonché l’assenza di limitazioni alla partecipazione straniera, che
può arrivare al 100%, con la garanzia di tutela dell’investimento e la
possibilità di un suo integrale rimpatrio.
Inoltre, l’investitore estero può acquistare beni immobili siti nell’area o
affittarli a tariffe ragionevoli.
Le transazioni originate o destinate a società ivi allocate non scontano
dogana né sono assoggettati ad imposte.
La gestione delle Free Trade Zones è affidata ad un comitato
interministeriale che coinvolge 14 dicasteri, e ciascuna zona ha una
propria amministrazione, dotata di personalità giuridica.
Nelle free-trade zones (FTZs) invece, sono disponibili i seguenti incentivi
per gli investitori:
- le società o le attività industriali all'interno di qualsiasi FTZs sono esenti
da tutti i tipi di tasse per 15 anni;
- gli spostamenti all'interno o al di fuori di qualsiasi FTZs non richiede
visti di entrata;
- gli investimenti stranieri sono garantiti in conformità del FIPPA;
- è possibile il possesso straniero del 100%;
- non ci sono restrizioni sul rimpatrio dei capitali;
- vi è la libera circolazione della moneta;
- sono autorizzate banche offshore;
- sono protetti sia il marchio commerciale registrato che i diritti della
proprietà intellettuale.
Inoltre, in Iran vi sono nove zone economiche speciali (SEZs), importanti
destinazioni di stoccaggio e spedizione di beni.
Esse possiedono i mezzi migliori per caricare e scaricare merci, con
staccaggio e distribuzione adeguate. Le imposte doganali non sono
applicate ai beni e le merci spedite oltremare dalle seguenti località:
- Sarakh nord-est, ai confini con il Turkmenistan;
- Sirjian, provincia di Kerman;
- porto di Bandar Anzali, provincia di Gillan (il porto a nord del paese);
- Khuzestan, vicino ad Abadan e Khoram-Shahr (porto del golfo
persiano);
- Salafchegan, vicino Qom;
- Arg-e-Jadid, vicino Kerman e Bad;
- Khoram-Shahr, ai confini con l'Iraq;
- Julfa;
- Imam Khomeini, specializzata nelle attività petrolchimiche.
Normativa societaria
La costituzione di una società in Iran è disciplinata dal Commercial Code
che è la principale normativa commerciale. Sebbene il codoce sia stato
emanato nel 1932, la sezione riguardante le joint stock company è stata
significatamente modificata nel 1969.
Sono previsti differenti tipi di società nella legislazione nazionale
iraniana. I più diffusi sono la "private joint stock company" (sherkat
saharni khass) e "public joint stock company" (sherkat saharni am).
La società per azioni è definita dalla legge come una società il cui
capitale è diviso in azioni e la responsabilità degli azionisti è limitata al
capitale azionario. La principale differenza tra la "private joint stock
company" e la "public joint stock company" risiede nel fatto che
quest`ultima può vendere le sue azioni e le sue obbligazioni al pubblico
mentre la prima non ne ha facoltà.
La "private joint stock company" è la più usuale forma societaria in Iran
e forse è la più adatta per quanto riguarda gli investimenti stranieri. Le
società per azioni devono essere composte da almeno tre azionisti nel
caso di una "private" e almeno da cinque nel caso di "public".
Gli azionisti partecipano al capitale, ai profitti, alle perdite e alla
liquidazione in proporzione alla loro quota. La responsabilità di ogni
azionista è limitata al valore della sua quota e, a meno che non si tratti
di frode, non c`è responsabilità dell`azionista. In quanto tale, una
S.p.A., nel diritto iraniano, possiede personalità giuridica e può citare ed
essere citata in giudizio.
Al momento della costituzione, il capitale minimo è di un milione di Rials
per una "private company" e di cinque milioni per una "public company".
I conferimenti potranno essere in denaro o in beni per una "public joint
stock company" ed un minimo del 20% del capitale dovrà essere
riservato al pubblico. La "joint stock company" è amministrata attraverso
un Consiglio di Amministrazione eletto dagli azionisti.
Gli azionisti godono degli stessi diritti riconosciuti in altri paesi come il
diritto di partecipare alle assemblee dei soci, ricevere rapporti finanziari,
eleggere/sostituire membri del Consiglio di Amministrazione e votare
sulle decisioni più importanti della società.
Requisiti di una "public joint stock company"
Capitale minimo: 5 milioni di Rials.
I soci fondatori devono sottoscrivere almeno il 20% del capitale della
società e versare almeno il 35% della sottoscrizione iniziale. Il valore
nominale di un`azione non può eccedere i 10.000 Rials e deve essere
uguale per ciascuna azione. Il capitale conferito in forma di know-how è
soggetto alla valutazione di esperti. Dagli utili netti annuali deve essere
dedotta una somma pari al 5% di essi per costituire una riserva, fino a
che questa non abbia raggiunto il 10% del capitale sociale. Poiché il
sistema fiscale iraniano prevalentemente rapporta gli utili al capitale, la
maggior parte delle società tende ad aumentare la propria
capitalizzazione in proporzione con il patrimonio netto, in modo che il
rapporto utili/capitale rimanga in linea con le norme.
Requisiti di una "private joint stock company"
Capitale minimo: 1 milione di Rials.
I soci fondatori devono sottoscrivere il 100% del capitale e versare
almeno il 35% dei conferimenti in denaro e il 100% dei conferimenti in
beni. Gli amministratori di una "private company" devono essere almeno
due.
Requisiti comuni
Il numero dei soci fondatori o degli azionisti non può essere inferiore a
tre. Gli amministratori devono essere almeno 5 per la public company e
2 per la private. Le azioni possono essere al portatore o nominative,
ordinarie o privilegiate.
Le società devono sottoporre il bilancio, certificato da una società di
revisione, al Ministero dell`Economia e Finanza entro i primi 4 mesi del
calendario iraniano (che inizia il 21 marzo) o dell`anno fiscale della
società. La maggioranza nell`assemblea dei soci fondatori e nelle
assemblee straordinarie è di 2/3 dei presenti aventi diritto al voto; nelle
assemblee ordinarie la maggioranza è il 51%. Gli azionisti che detengono
almeno il 20% del capitale sociale possono convocare l`assemblea degli
azionisti o rivolgersi al tribunale.
Sedi secondarie
Una società non iraniana può effettuare la sua attività di vendita e di
prestazione di servizi attraverso una sede secondaria in Iran. Secondo la
legislazione iraniana una sede secondaria non è una entità separata
rispetto alla casa madre, pur disponendo di uffici e di patrimonio in Iran.
Tuttavia, secondo gli artt. 3 e 4 della Legge sulla registrazione delle
società, una società straniera che voglia condurre attività economiche in
Iran deve essere iscritta nel registro delle imprese dello Stato di
appartenenza come persona giuridica e poi registrata in Iran. Il direttore
della sede secondaria è nominato dal Consiglio di amministrazione della
sede principale, per la gestione della sede in Iran. Tale sede è soggetta
alla tassazione degli utili realizzati in Iran e nel caso di un imprenditore,
all`imposta sul reddito per l`attività effettuata in Iran. La procedura per
costituire una filiale è generalmente la stessa di quella seguita per una
"joint stock company". Comunque è da notare che, per la registrazione
della sede secondaria in Iran sono richiesti lo Statuto della sede
principale e la delibera del Consiglio di amministrazione, che autorizza
l`apertura della filiale in Iran.
Imposte
Sono sottoposti a tassazione i redditi prodotti da società iraniane per
l`attività svolta in Iran o all`estero, senza distinzione tra società
parzialmente o completamente possedute da iraniani. Le società e gli
imprenditori sono soggetti a tassazione per l`attività svolta in Iran.
L'aliquota è del 25%, pagabile sui profitti delle aziende delle società
commerciali. Le aliquote d'imposta sono applicate sui profitti della
società adeguati alle tasse, indipendentemente da cio che hanno
distribuito. Il profitto tassabile delle joint venture, invece è determinato
secondo le regole relative alle società per azioni residenti e non.
L'articolo 111 della Legge sull'imposizione diretta del 1988, con
successiva modifica nel 1999, disciplina le fusioni e le unioni. Tale tipi di
attività sono esenti dal bollo che viene applicato per la registrazione delle
joint venture.
Tutti il lavoro realizzato da contraenti stranieri è tassato, a prescindere
se la società sia registrata o meno in Iran. Per i ciontratti firmati fino al
21 marzo del 2003, il reddito lordo tassabile è calcolato come qiuetanze
dell'intero contratto meno il costo del materiale importato. Il reddito poi
è tassato al 12% del reddito lordo tassabile, meno il mantenimento del
contratto. Per i contratti firmati dopo il 21 marzo 2003, il reddito
tassabile è le quietanze dell'intero contratto meno spese del contratto. Il
reddito è tassato al 25% meno il 5% delle tasse trattenute alla fonte.
Non vi sono tasse sui dividendi. Dopo la tassazione sui profitti della
società al 25%, non vi è la tassa sul bilancio, anche se è distribuito come
dividendi o conservato nella società.
Non gravano tasse sugli interessi pagate alle banche. Comunque, se
l'interesse è pagato ad un ente non bancario, poi il profitto dell'80% si
applica sull'interesse ad una aliquota del 25%. L'ineresse è una spesa
deducibile.
In Iran non c'è l'Iva. Il governo ha fatto una proposta di legge per
instituire l'Iva con un'aliquota al 7% nel 2005, ma dopo la discussione
del Majlis ad agosto del 2006, il voto finale ha respinto la proposta a
febbraio 2007.
Secondo accordi di reciprocità inoltre, le compagnie aree e navali di
alcuni paesi sono esenti dalla tassazione sugli utili percepiti in Iran per il
trasporto di passeggeri e i servizi cargo.
Esenzioni fiscali sono specificatamente previste negli artt. 132 e 146
della Legge sull`imposizione diretta e sono applicabili ai redditi
provenienti dalle attività manifatturiere e minerarie per periodi di durata
da 4 a 8 anni a decorrere dalla data di inizio delle operazioni. Inoltre il
20% degli utili derivanti dalle suddette attività più assemblaggio è
esente da imposte sul reddito.
Il reddito percepito attraverso l`export dei prodotti industriali finiti è
totalmente esente, mentre il reddito percepito dall`export di altri beni e
prodotti lo è per il 50%.
Nell`ambito del programma di industrializzazione dell`Iran, i contratti di
assistenza tecnica sono soggetti ad aliquote di imposta più basse, purché
parte del lavoro sia svolto in Iran ed il contratto sia stipulato con una
organizzazione governativa (o affiliata).
Proprietà intellettuale
La legge di Registrazione di Marchi e Brevetti del 1931 dispone che un
marchio è qualsiasi tipo di logo, disegno, immagine, lettera, numero,
parola ecc., adottati per identificare e distinguere beni e servizi.
Il requisto essenziale è che il marchio presentato per la registrazione
debba essere distintivo.
L'articolo 31 di tale legge, prevede che qualsiasi inventore che abbia
ottenuto il riconoscimanto del brevetto al di fuori dell'Iran, ha il diritto di
richiedere il brevetto anche in Iran e questo sarà valido per il restante
periodo di durata dell'originale.
Inoltre in Iran vige dal 1970 una legge per la protezione dei diritti di
autori, compositori e artisti.
Iran, infine, ha stipulato le seguenti convenzioni in materia: la Protection
of Industrial Property (conosciuta come la Convenzione di Parigi), 1959;
la World Intellectual Property Organization, 2002; Madrid Agreement
Concerning the International Registration of Marks, 2003; Lisbon
Agreement for Protectin of Appellation of Origin and their International
Registration, 2005.
Mercato del lavoro
PARAGRAFO OMESSO IN QUESTA SCHEDA ESEMPLIFICATIVA
Disciplina doganale
L'Iran ogni anno aggiorna le norme di controllo sulle importazioni ed
esportazioni con efficacia dal Nuovo Anno iraniano che inizia il 21 marzo.
Il settore pubblico controlla la maggior parte delle importazioni di beni e
servizi.
Le imposte doganali sono applicate su quasi tutti i beni importati nel
paese, su base ad valorem e con valore cif (costo, assicurazione e
spedizione). Inoltre l'Iran segue il Sistema di Codificazione e Descrizione
Armonizzato per la classificazione dei beni e beneficia del c.d. Sistema
delle Preferenze Generalizzate (S.P.G), previsto dall`Unione Europea al
fine di garantire il progresso dei Paesi in via di Sviluppo.
Il Duty Unification Act, approvato a gennaio 2003, ha unificato varie
tasse e imposte su beni e servizi, a prescindere se siano stati importati o
prodotti in Iran. La legge prevede un imposta doganale del 4% del
valore del cif, su tutti i beni importati. Un'indennità fiscale commerciale,
comunque, varia a seconda dei beni che sono stati importati.
Macchinari, attrezzature, pezzi di ricambio e materie prime importate da
unità ed istituzioni industriali, agricole, minerarie, sanitarie e scolastiche
possono essere esentate interamente o parzialmente dalle imposte
doganali e dalle indennità fiscali commerciali.
Le importazioni dei beni di consumo generalmente hanno tariffe del 3050%.
Sulle merci importate vige una tassa commerciale calcolata sul valore
FOB delle merci. Dall’inizio del 2002, il regime di cambi multipli è stato
abolito ed è stato istituito un tasso unico. Nonostante questo sia definito
tasso “di mercato”, la banca centrale esercita su di esso uno stretto
controllo.
Per la procedura di sdoganamento sono richiesti i seguenti documenti
doganali:
· dichiarazione doganale con la descrizione della merce;
· certificati di ingresso della merce in dogana;
· lettera di vettura;
· fattura commerciale;
· autorizzazione di importazione;
· certificato di igiene o di qualità;
· fattura proforma;
· documento che prova che le valute sono state depositate. L`impresa
che intende importare deve infatti avere a disposizione valute depositate
in un conto bancario, procedere alla registrazione dell`ordine presso il
Ministero del Commercio e depositare una parte dell`importo dell`ordine
in rial. Sarà la banca dell`importatore a pagare l`importazione, in
genere tramite lettera di credito.
Sulle importazioni sussistono una serie di restrizioni. Per permettere
l'ingresso dei beni nel Paese, infatti, sono richiesti i certificati di origine e
determinati fornitori o paesi possono entrare a far parte della "lista
nera", di volta in volta; mentre altri paesi possono ricevere un
trattamento di favore per varie ragioni, quale ad esempio avere una
bilancia dei pagamenti favorevole all'Iran.
L'iran, inoltre proibisce le importazioni da Israele e bandisce
l'importazione di prodotti di carne di maiale ed alcol, perchè la fede
islamica proibisce tali prodotti.
Tutte le importazioni devono avere la licenza commerciale rilasciata dal
Ministero del Commercio e devono essere registrate con quel ministero. I
documenti esportati dall'Iran, infine, devono essere autenticati dall'ufficio
consolare iraniano e dalla camera di commercio del paese esportante.
Per quanto riguarda le esportazioni, i beni esportati dall'Iran non sono
soggetti ad imposte doganali; però sono richieste autorizzazioni per la
maggior parte delle esportazioni e la maggior parte delle esportazioni
devono essere sottoposte ad autorizzazione del governo.
Gli esportatori, però sono obbligati a rimpatriare il 100% dei propri
profitti in valuta estera provenienti dalle esportazioni non petrolifere,
rivendendole al sistema bancario iraniano. Le ditte esportatrici hanno
tuttavia il permesso di importare il 50% in più di merce.
In Iran vi sono nove zone economiche speciali (SEZs), importanti
destinazioni di stoccaggio e spedizione di beni.
Esse possiedono i mezzi migliori per caricare e scaricare merci, con
stoccaggio e distribuzione adeguate. Le imposte doganali non sono
applicate ai beni e le merci spedite oltremare dalle seguenti località:
- Sarakh nord-est, ai confini con il Turkmenistan;
- Sirjian, provincia di Kerman;
- porto di Bandar Anzali, provincia di Gillan (il porto a nord del paese);
- Khuzestan, vicino ad Abadan e Khoram-Shahr (porto del golfo
persiano);
- Salafchegan, vicino Qom;
- Arg-e-Jadid, vicino Kerman e Bad;
- Khoram-Shahr, ai confini con l'Iraq;
- Julfa;
- Imam Khomeini, specializzata nelle attività petrolchimiche.
Sistema fiscale
Il sistema fiscale iraniano si basa su una legge del 1988 (Direct Taxation
Act) emendata nel 1992. La legge finanziaria approvata nel 2002 ha
ridotto le aliquote delle imposte societaria e sul reddito personale.
L’imposta sul reddito delle società è costituita da una tassa pari al 10%
del reddito tassabile, cui si aggiunge un'aliquota che varia dal 12% al
25% (e non più il 65%), secondo gli scaglioni di reddito; l'imposta
riguarda anche le persone giuridiche non iraniane per il reddito ricavato
in Iran.
L’imposta sul reddito personale varia dallo 0 ad un massimo del 35% (e
non più del 54%). Gli impiegati stranieri sono tassati sullo stipendio e le
rispettive indennità di lavoro sui loro incarichi in Iran. L'imposta sui salari
è dedotta alla fonte su base mensile.
Per quanto riguarda gli incentivi, sono particolarmente incoraggiati gli
investimenti in aree quali l'attività industriale e mineraria. Esenzioni
fiscali di 8, 6 o 4 anni sono previste per i redditi provenienti da alcune
tipologie di attività ritenute prioritarie, svolte da imprese che hanno
ricevuto l'autorizzazione di stabilimento da parte dei ministeri
competenti. Nel caso le imprese siano stabilite in aree depresse,
beneficiano di un periodo di esenzione più lungo (pari a metà del periodo
di esenzione previsto per l'attività in questione).
L'esportazione di beni manifatturieri e di prodotti non-oil usufruiscono,
rispettivamente, di un'esenzione del 100% e del 50%.
I redditi provenienti da attività nel settore industriale e minerario, dirette
all'espansione o al rinnovamento delle strutture esistenti sono esenti dal
pagamento dell'imposta sul reddito.
Sistema creditizio e finanziario
PARAGRAFO OMESSO IN QUESTA SCHEDA ESEMPLIFICATIVA.
Strumenti nazionali di cooperazione
Decreto Lgs. 143/98 e D.M. 136/2000
Finanziamenti a tasso agevolato concessi dalla SIMEST S.p.A a imprese italiane, ai loro
consorzi o associazioni, per la realizzazione di:
a) studi di prefattibilità e fattibilità connessi all’aggiudicazione di commesse in paesi non
appartenenti all’Unione europea;
b) programmi di assistenza tecnica e di studi di fattibilità collegati a esportazioni o ad
investimenti italiani in paesi non appartenenti all’Unione europea.
Le domande di finanziamento devono esser presentate alla
SIMEST S.p.A., Corso Vittorio Emanuele II n. 323, 00186 Roma.
Per informazioni e per la modulistica consultare il sito Internet:
http://www.simest.it/
FINMED
E’ un fondo rotativo finalizzato a sostenere gli investimenti delle imprese italiane attraverso
l’acquisizione da parte della SIMEST, in nome e per conto del Ministero delle Attività
Produttive, Direzione generale per le Politiche di Internazionalizzazione, di quote del capitale
dell’investimento.
I finanziamenti aggiuntivi sono per l’insediamento di imprese nei seguenti paesi:
Algeria, Egitto, Giordania, Israele, Libano, Marocco, Siria, Tunisia, Turchia e Autorità
palestinese; Iraq, o in Paesi confinanti con l’Iraq (Iran, Arabia Saudita, Kuwait), purché
l’oggetto sociale preveda in via esclusiva o prevalente l’attività nel suddetto paese. Tutti i
restanti Paesi dell’Africa, compresi quelli insulari.
Le domande di finanziamento devono esser presentate alla SIMEST S.p.A., Corso Vittorio
Emanuele II n. 323, 00186 Roma.
Per informazioni e per la modulistica consultare il sito Internet: http://www.simest.it/
Legge n. 1083 del 29 ottobre 1954
E’ una legge che consente di corrispondere contributi finanziari ad Enti, Istituti, Associazioni
per la realizzazione di progetti di attività promozionale (organizzazione di mostre all’estero,
partecipazione a fiere, mostre ed esposizioni estere, per l’incremento delle esportazioni dei
prodotti dell’artigianato), di rilievo nazionale, volte allo sviluppo delle esportazioni italiane.
Sono agevolabili le azioni promozionali, attuate a sostegno delle imprese italiane, relative a:
· informazione tramite cataloghi, repertori, pubblicità sui media, visite di giornalisti esteri
presso fiere in Italia;
· formazione e addestramento mediante corsi, seminari;
· contatti per la conclusione di affari mediante partecipazione a fiere o mostre all’estero, o
visite di operatori esteri a fiere italiane;
· assistenza e consulenza mediante servizi.
La domanda in bollo, firmata dal legale rappresentante, entro il termine fissato
dall’Amministrazione con apposito decreto emanato annualmente deve essere presentata:
Ministero delle Attività Produttive
Direzione Generale per gli scambi e l'internazionalizzazione delle imprese
Viale Boston, 25 - 00144 Roma
Per informazioni consultare il sito internet:
www.mincomes.it/strumenti/a2.htm
Legge n. 304 del 20 ottobre 1990 - Art. 3
E’ la legge che prevede il finanziamento a tasso agevolato delle spese da sostenere per la
predisposizione delle offerte di partecipazione a gare internazionali. Sono considerate
internazionali le gare indette in paesi non appartenenti all’Unione europea (ivi incluse le gare
riservate ad imprese italiane e quelle indette da organismi europei per commesse da
realizzare in paesi non facenti parte dell’Unione europea).L’obiettivo è di facilitare la
partecipazione delle imprese italiane a gare internazionali indette in paesi non appartenenti
all’Unione Europea. L’ammontare del finanziamento varia in rapporto al valore della
commessa e comunque non superiore a euro 1.032.000 per impresa beneficiaria ed a euro
2.582.000 per ciascuna gara internazionale. La durata del finanziamento è di 4 anni,
compreso un periodo di preammortamento non superiore ad 1 anno e mezzo.
La domanda di finanziamento deve essere indirizzata alla SIMEST S.p.A, Corso Vittorio
Emanuele II n. 323, 00186 Roma.
Per informazioni e per la modulistica consultare il sito Internet:
http://www.simest.it/
Legge n. 394 del 29 luglio 1981
La legge finanzia programmi di penetrazione commerciale all’estero, favorendo la
realizzazione di strutture permanenti e di attività di supporto promozionale da parte di
imprese italiane in paesi non appartenenti all’Unione europea. I contributi finanziano la
costituzione di un insediamento durevole, inteso come presenza stabile e qualificata, costituito
generalmente da uffici di rappresentanza, filiali di vendita, centri di assistenza, magazzini,
sale espositive. E’ ammesso il finanziamento di strutture già esistenti all’estero. Le domande
di finanziamento devono essere indirizzate alla
SIMEST S.p.A., Corso Vittorio Emanuele II n. 323, 00186 Roma.
Per informazioni e per la modulistica consultare il sito Internet:
http://www.simest.it/
Legge n. 83 del 21 febbraio 1989
Il Ministero delle Attività Produttive (ex - Ministero Commercio Estero) concede contributi a
consorzi fra piccole e medie imprese (PMI) che hanno come scopo esclusivo la promozione e/o
l'esportazione dei prodotti dei consorziati. Sono ammesse al contributo le spese ordinarie di
gestione e le spese promozionali.
La domanda di contributo deve essere indirizzata al Ministero delle attività Produttive, D.G.
per la promozione degli scambi e l'internazionalizzazione per le imprese - Div. VIII,
Viale Boston, 25 - 00144 Roma.
Per informazioni consultare il sito Internet:
www.mincomes.it/strumenti/a2.htm
SIMEST - Legge 100 del 24 aprile 1990; Decreto Lgs 143/98; D.M. 113/2000
La SIMEST S.p.A, finanziaria a partecipazione pubblica e privata, è l'istituzione di riferimento
per lo sviluppo e la promozione delle imprese italiane all'estero (al di fuori della Ue). SIMEST
è chiamata a gestire tutte le agevolazioni pubbliche destinate a sostenere le esportazioni
italiane, la presenza commerciale e gli investimenti italiani all'estero, incentiva la costituzione
di imprese a capitale misto (joint-venture) da parte di operatori italiani all'estero, fornisce
assistenza e consulenza per tutte le fasi dell'avvio e della realizzazione degli investimenti. Le
domande di finanziamento devono esser presentate alla SIMEST S.p.A., Corso Vittorio
Emanuele II n. 323, 00186 Roma. Per informazioni e per la modulistica consultare il sito
Internet: http://www.simest.it/
Principali trattati
Accordo Italia-Iran sulla reciproca
promozione e protezione degli
investimenti
Firmato a Roma il 10 marzo 1999 e ratificato con
Legge 11 luglio 2002, n. 171
Accordo Italia-Iran per i trasporti
internazionali su strada
Firmato a Roma il 25.7.1990: nel mese di
dicembre 1992 è stato ratificato da parte
iraniana. Non è in vigore in mancanza della
ratifica italiana.
Accordo di cooperazione scientifica
Nell`ottobre `96 è stato firmato il programma
esecutivo dell`Accordo culturale fra Italia ed Iran
per gli anni 1996-99. Esso prevede il rilancio
della cooperazione culturale, scientifica e
tecnologica tra i due paesi.
Accordo per il riscadenzamento del
debito
Raggiunto tra SACE, MEDIOCREDITO e Banca
Centrale iraniana su base privatistica in data
28.7.1994.
Accordo per il riscadenzamento delle
Raggiunto tra MEDIOCREDITO e Bank Tejarat e
quote di scoperto assicurativo di crediti
Bank Markazi a Roma in data 27.6.95.
assicurati “Credit Extension Agreement”
Strumenti comunitari di cooperazione
La Repubblica Islamica dell’Iran e l’Unione Europea hanno iniziato un
dialogo nel 1998 per esplorare possibili elementi di cooperazione. Nel
2001 la Commissione Europea, attraverso una comunicazione ufficiale ha
precisato le prospettive e le condizioni per lo sviluppo di forme più
strette di relazione con l’Iran. Uno degli obiettivi principali era quello di
concludere un accordo di cooperazione commerciale e, a tal proposito,
nel 2002, sono state avviate trattative che sono ancora in fase di
sviluppo. Inoltre, in considerazione di una futura entrata dell’Iran
nell’Organizzazione mondiale del commercio (OMC), un tale accordo
permetterebbe una più stretta collaborazione tra UE e Iran su una vasta
gamma di settori quali: scienza e tecnologia, energia, trasporti,
ambiente, lotta alla droga, migrazione, educazione e agricoltura, oltre
alla possibilità di far aderire l’Iran alle regole dell’OMC. Una
collaborazione più intensa tra le due parti non può però prescindere da
rapporti politici più stretti. Ecco perché L’UE e l’Iran hanno iniziato le
negoziazioni per un Accordo di Dialogo Politico su questioni fondamentali
come: la situazione in Medio Oriente, la non proliferazione delle armi di
distruzione di massa, i diritti dell'uomo e la lotta contro il terrorismo.
Attualmente, però, sia il dialogo sugli accordi economici che quello sugli
accordi politici sono in una fase di stallo a causa delle controversie nate
intorno al programma nucleare iraniano. L’Iran infatti non ha aderito alle
regole dell’International Atomic Energy Agency (IAEA) e non ha fornito le
rassicurazioni necessarie sulla natura pacifica del suo programma
nucleare. Per questo motivo lo United Nations Security Council (UNSC)
ha adottato cinque risoluzioni successive ( n° 1696, 1737, 1747, 1803 e
1835) che riguardano misure restrittive sull’acquisizione da parte
dell’Iran di materiale balistico, nucleare e di equipaggiamenti e
tecnologie militari. Tuttavia l’UE propone costantemente il suo appoggio
totale per un soluzione negoziata a questo problema.
Progetti multilaterali
L`Iran è destinatario dei finanziamenti della Banca Mondiale.
La Banca Mondiale, attraverso la IBRD - International Bank for
Reconstruction and Development - finanzia progetti e fornisce assistenza
tecnica ai paesi in via di sviluppo (PVS).
I prestiti IBRD hanno in genere un periodo di garanzia di 5 anni, sono
rimborsabili in un arco di tempo compreso fra i 15 e i 20 anni e vengono
accordati al governo o a entità pubbliche. Il tasso di interesse richiesto
dalla banca è calcolato sulla base del costo medio della raccolta, fonte
primaria di finanziamento delle operazioni di prestito. I prestiti IBRD si
indirizzano prevalentemente verso alcuni settori:
- Programmi per lo sviluppo umano (istruzione, sanità, nutrizione,
settore demografico, settore sociale).
- Protezione dell’ambiente.
- Sviluppo del settore privato e del settore finanziario.
- Sostegno alle riforme economiche.
Per l`assistenza ai paesi più poveri la Banca Mondiale opera attraverso
l`IDA - International Development Association - che rappresenta la
maggior fonte finanziaria per i 78 paesi più poveri del mondo, il cui
reddito pro capite non supera gli 895 dollari USA (nel 1998). I crediti IDA
vengono concessi a condizioni molto vantaggiose: senza interessi, hanno
una durata di 35 o 40 anni e un periodo di tolleranza di dieci anni.
Obiettivi prioritari dell’assistenza finanziaria IDA sono:
- servizi sociali di base (nutrizione, sanità, istruzione primaria, risorse
idriche, ammortizzatori sociali di base);
- allargamento della base della crescita economica (sostegno alle riforme
macroeconomiche e strutturali, sostegno al settore privato: piccolemedie imprese e settore finanziario);
- sostegno alla corretta amministrazione del settore pubblico;
- protezione dell’ambiente, anche attraverso iniziative trasversali in
settori quali lo sviluppo rurale, urbano e dei trasporti.
Contatto presso la Banca Mondiale (sede di Washington) per l`area
Medio Oriente e Nord Africa:
Gena Gorospe Tel. (++1 202) 473-1423
Hanan Dowidar Tel. (++1 202) 473 7199
La richiesta di adesione al World Trade Organisation (WTO) da parte
dell’Iran, presentata nel 1996, è stata sempre osteggiata dagli Stati
Uniti. A marzo 2005, però, gli USA hanno cambiato la loro posizione,
acconsentendo alla concessione del pacchetto di incentivi, proposto
dall’Unione Europea con lo scopo di dissuadere il governo iraniano dal
proseguire nel suo programma nucleare. In conseguenza, il WTO ha
formalmente deliberato, a maggio, l’inizio dei negoziati di adesione con
l’Iran, che ora ha lo status di osservatore e può presenziare a tutte le
riunioni dell’Organizzazione.
Gli USA hanno voluto sottolineare di aver acconsentito solo all’avvio di
negoziati, che potrebbero infatti durare per anni.
Principali eventi promozionali
Consultare il sito "Fiere nel Mondo" dall'home page del sito
www.schedepaese.it
Informazioni di viaggio
Prefissi internazionali
00 98, prefisso per il Paese
21 Tehran
L'Iran al momento è collegato al sistema GSM dei telefoni cellulari
(roaming) solo con utenze italiane con contratto (non con schede
prepagate). Tramite la Direzione degli alberghi e agenzie del settore, è
possibile noleggiare telefoni cellulari iraniani per brevi periodi, di cui si
raccomanda di munirsi qualora si intraprenda viaggi all'interno del Paese.
Fuso orario
3 ore e mezzo avanti rispetto all’orario del Meridiano di Greenwich; 2 ore
e mezzo avanti rispetto all’Italia (1 ora e mezzo avanti con l’orario
legale)
Visto
Visto d’ingresso: necessario. Il visto d'ingresso è rilasciato dalle Autorità
Diplomatiche iraniane in Italia (Ambasciata – Sezione consolare, Via
Nomentana 363, Roma tel:06-86328485-6, fax:06-86215287; Milano:
Consolato P.zza Diaz 6, tel: 02-8052615-8055852-, fax:02-72001189).
Per coloro che si recano in Iran per motivi diversi dal turismo (lavoro,
studio, ecc..) è necessario richiedere il visto con congruo anticipo
rispetto alla data di partenza, ad uno dei Consolati iraniani presenti in
Italia.
Se si intende visitare l’Iran, per turismo e per un periodo non superiore
ai 14 giorni di permanenza, è possibile ottenere il visto direttamente
all’aeroporto di arrivo. Il visto può essere, in questo caso, rilasciato
presso gli aeroporti di Teheran, Esfahan, Shiraz e Mashad previa
compilazione di un formulario e presentazione dei seguenti documenti:
· passaporto con una validità residua di almeno 6 mesi;
· una fotografia formato 3x4 cm;
· biglietto di ritorno non oltre i 7 giorni dall’arrivo.
Si precisa che il rilascio del visto, anche in presenza di tutti i requisiti
succitati, non è garantito.
Chi ha avuto in passato un rifiuto di visto per l’Iran non potrà usufruire
di questa agevolazione.
Se si ha la necessità di raggiungere un Paese terzo passando per l’Iran,
è possibile ottenere un visto di transito direttamente in aeroporto che
consente una permanenza nella Repubblica Islamica per un massimo di 7
giorni. Anche questo tipo di visto può essere rilasciato solo presso gli
aeroporti di Teheran, Esfahan, Shiraz e Mashad previa compilazione di
un formulario e presentazione dei seguenti documenti:
· passaporto con una validità residua di almeno 6 mesi;
· una fotografia formato 3x4 cm;
· biglietto confermato per il Paese terzo da raggiungere;
· visto valido per il Paese terzo.
Il visto costa 50 dollari per il titolare del passaporto e 10 dollari per ogni
eventuale accompagnatore iscritto nello stesso passaporto. Si fa
presente che il rilascio del visto, anche in presenza di tutti i requisiti
esposti, non è garantito. Sono esclusi dalla possibilità di ottenere il visto
di transito direttamente in aeroporto, i cittadini statunitensi, canadesi,
argentini, cechi, britannici, egiziani e giordani.
Settimana lavorativa
La settimana lavorativa in Iran si articola su 5 giorni, dal sabato al
giovedì; molti uffici governativi e compagnie private sono chiuse anche il
giovedì.
Venerdì è giorno festivo per tutti.
Orari: Gli uffici sono aperti, di norma, solo la mattina.
Carte di credito
Le carte di credito accettate, appartengono generalmente al circuito
europeo VISA.
Principali festività
Il calendario iraniano comincia il 21 marzo; il sistema si rifà alla fuga del
profeta Maometto dalla Mecca nel 622 d.C. ma, a differenza del
calendario islamico, segue gli anni solari. La data equivalente al nostro
calendario gregoriano si può ricostruire aggiungendo 621 anni alla data
iraniana. L’anno 1376 è cominciato il 21 marzo 1997. La maggior parte
delle vacanze è a carattere religioso ed è basata sull’anno musulmano:
l’unica eccezione riguarda le celebrazioni di capodanno tra il 21 e il 24
marzo.
Il primo aprile è festività pubblica perché è il giorno della proclamazione
della Repubblica dell’Iran.
Principali indirizzi utili
Gli indirizzi ed i numeri di telefono riportati in questa sezione sono tratti
da fonti ufficiali italiane e/o da fonti ufficiali del Paese. E’ tuttavia
possibile un certo margine di non corrispondenza dovuto al lento
aggiornamento delle fonti da parte delle diverse istituzioni ed al
frequente variare delle numerazioni telefoniche nei paesi di riferimento.
Ambasciate e Consolati in Italia
Ambasciata della Repubblica islamica di Iran
Ambasciatore S.E. Bahram Ghasemi
Via Nomentana, 361/363 - 00162 Roma
Tel. +39 06 86328485/6/7; fax +39 06 86328492
[email protected]
Consolato della Repubblica islamica di Iran a Milano
Consolato Generale
Piazza Diaz, 6 20123 Milano
Tel. (02) 860646 - Fax (02) 7001189
[email protected]
www.persia.it/Consolato.htm
Ambasciate e Consolati all'estero
Ambasciata d'Italia in Iran
Ambasciatore: Roberto Toscano
81, Ave. Neuphle le Château - P.O. BOX 11365-7863
Tel. 009821 6726955/6 - Fax 6726961 Telex 0088 214171 ITIE IR
mailto:[email protected],%[email protected]
http://http//sedi.esteri.it/teheran
Consolato Italiano a Teheran
Mahyar Str. N. 13 (Africa Ave.)
Tel. 0098 21 204 78 02, 0098 21 204 78 03 Fax: 6726961
[email protected]
Istituto Nazionale per il Commercio Estero - I.C.E
Italian Embassy Trade and Promotion Section
147, Ghaen Maghame Farahani – 15537 Tehran
Tel. (+98 21) 8301001 – Fax (+98 21) 8830003
Franco Passaro
[email protected]
Ministeri
Ministero degli Affari Esteri
P.O. Box 19395/4746
Tel. (+98 21) 3211 Fax (+98 21) 677991
Fax Desk Italia 6 75408
Ministero del Commercio
P.O. Box 14155-6173
Tel. (+98 21) 8907651 8902565 - Fax (+98 21) 8906504 (Rel.
Internazionali)
Ministero del Petrolio
P.O. Box 1863 Tehran
Tel. (+98 21) 6412205 - Fax (+98 21) 6412352
Ministero delle Miniere e Metalli
P.O. Box 1416 Tehran
Tel. (+98 21) 8905686 Fax (+98 21) 8807035
Ministero delle Poste e Telecomunicazioni
P.O. Box 16314 Tehran
Tel. (+98 21) 8112220 Fax (+98 21) 8704218
Ministero delle strade e dei trasporti
P.O. Box 4567 Tehran
Tel. (+98 21) 6461920 Fax (+98 21) 6461920
Ministero dell'Industria
P.O. Box 4617 Tehran
Tel. (+98 21) 8903650 Fax (+98 21) 8906563
Ministero Economia e Finanze
Tel. (+98 21) 301061 / 2 (Dipart. Affari Intern.li)
Centr. (+98 21) 3251 Fax (+98 21) 390322
Camere di Commercio locali
Camera di Commercio Industrie e Miniere
30, 7th Ave, Corner of Bocharest Tehran
Tel. (+98 21) 8720529-626 Fax (+98 21) 8720529
Camera di Commercio Irano Italiana
30, 7th Ave, Corner of Bocharest-Tehran
Tel. (+98 21) 8720529-626 Fax (+98 21) 8720529
Istituti e Enti
Export Promotion Center (E. P.C.I.)
P.O. Box 1148 Tajrish-Tehran
Tel. (+98 21) 21911 Fax (+98 21) 292858-50
Principali Istituti Bancari italiani
Banca Commerciale Italiana
Miremad Ave., 8th ST.,N.3,2nd Fl.
15878 Tehran
P.O. Box 14155 4874
Tel. (+98 21) 8754465 - Fax (+98 21) 8753301
Telex 215373 BCI IR
Banca Nazionale del Lavoro
Khaled eslamboli Ave., N.131,
Shiraz BLDG.,2nd Fl. - 15139 Tehran
Tel. (+98 21) 8727310 - Fax (+98 21) 8715635
Telex 215266 LVRE IR
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