16 - La Rivista della Scuola

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16 - La Rivista della Scuola
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INSERTO SPECIALE
LA RIVISTA DELLA SCUOLA
Anno XX1X, 1/31 gennaio 2008, n. 5
EDUCARE AL VOLONTARIAT O
I giovani infatti, rappresentano una risorsa
essenziale nelle organizzazioni di volontariato:
per una maggiore disponibilità di tempo, flessibilità nella prestazione e perché i giovani risultano
essere più adatti ad attività ludico-ricreative, formative ed educative riguardanti soprattutto
minori, diversabili e per la promozione di iniziative a favore dell’ambiente e della cultura.
La promozione rappresenta quindi uno strumento fondamentale per lo sviluppo del volontariato, è necessario dare maggiori informazioni
sul tipo di attività da svolgere, specificando possibilità e limiti, sottolineando fattori come: il
dinamismo (inteso come apertura a nuove
idee), la praticità (è facilmente attuabile) la
capacità di essere coinvolgente, aggregante e
mai vincolante, infine deve garantire una guida
e un sostegno, tenendo conto degli incentivi o
degli eventuali ostacoli per la recluta di nuovi
volontari.
“L’essenza del volontariato è costituita dalla
libertà di scelta che caratterizza chi la compie,
ma ciò non significa che chi diviene volontario
lo divenga subito spontaneamente e senza alcuno stimolo” . È necessario quindi, realizzare un
intervento a largo raggio e stimolare le agenzie
di socializzazione primaria (la famiglia) e secondaria (la scuola, le parrocchie e le associazioni).
Servono proposte formative originali, che
somiglino il meno possibile alle aule scolastiche, a conferenze ripetitive e scontate da ascoltare passivamente, e che invece si strutturino a
partire da un’ informazione forte nei contenuti,
di testimonianze fatte da volontari capaci di trasmettere la positività dell’esperienza vissuta, di
casi particolari che possano far riflettere e che
possano essere motivo di discussione e di un
confronto di idee; infine, partecipare a delle
brevi esperienze dimostrative con dei laboratori, esercitazioni guidate, stage periodici presso
le organizzazioni di volontariato o enti (associazioni, case-famiglia, servizi sanitari, ecc...).
Bisogna rinnovare le metodologie informative quanto quelle formative, diventa basilare
un’azione di “counseling” che aiuti a conoscere
quali realtà di questo tipo esistano nel territorio, capire quali siano le necessità e le esigenze
di queste, confrontarle con quelle che sono le
aspettative e le risorse dei giovani.
La promozione passa anche attraverso mezzi
di comunicazione che sono rappresentati dal
semplice passaparola alla testimonianza diretta,
dai mass media (internet, tv...) alle promozioni
locali.
La scuola, contesto per eccellenza del mondo
giovanile, rappresenta uno degli ambiti più
importanti per la promozione di un volontariato “carico di opportunità e potenzialità educative”, le diverse associazioni di volontariato,
opportunamente collegate alla scuola, assumono un modo pedagogico- educativo.
Il volontariato diventa importante per la propria crescita personale, esso infatti è visto dai
giovani come “sperimentazione di sé”, come
apertura e comunicazione nei confronti del
mondo, come tirocinio di responsabilità, capacità organizzativa e interazione sociale, in ambiti
diversi da quelli scolastici e lavorativi; rappresenta inoltre un’opportunità valida per un
orientamento professionale nel quale verificare
le proprie attitudini e diversificare le esperienze, arricchendo così, le proprie competenze e
capacità relazionali su più fronti.
L’esperienza del volontariato infatti, pur
essendo talvolta transitoria, genera “abilità”
(socievolezza, ascolto, comunicazione) che perdurano nel tempo; queste possono essere viste
come una forma di “capitale sociale trasferibile”
che un giovane porterà con sé per gli anni a
venire.
Ma cosa è il capitale sociale?
“È il tessuto di valori, norme, istituzioni e
associazioni che permettono e sostengono l’impegno civico, contraddistinto da solidarietà,
fiducia reciproca e tolleranza” .
Coloro i quali avranno fatto un percorso di
impegno e solidarietà, potranno avere delle relazioni sociali qualitativamente migliori: una apertura positiva nei confronti degli altri, un consolidamento di quelli che sono considerati valori
sociali e una maggiore disponibilità alla cooperazione per il bene della collettività.
Si inizia a fare del volontariato con la convinzione di dare qualcosa agli altri e si finisce invece per ricevere molto di più.
Compito dell’educatore sarà quello di sostenere, stimolare e potenziare le risorse umane
che il giovane possiede nel rispetto assoluto
della sua individualità; educare infatti non significa plasmare una persona, ma saper valutare
limiti, doti, potenzialità, favorendo l’acquisizione
di nuovi modelli di pensiero e di azione, che
determinino un crescente livello di autonomia,
autostima e senso di responsabilità.
Per l’educando è fondamentale il saper-essere
e il saper-fare dell’educatore, e non solo il suo
saper-dire, infatti, secondo un concetto essenziale della pratica educativa, il sapere sull’educazione dovrà essere sempre raccordato con il
saper stare con l’educando.
L’educatore quindi si pone come “agente di
cambiamento”, dovrà essere in grado di “aiutare
l’adolescente ad aiutare correttamente”.
In un contesto protetto e facilitante come
quello del volontariato, basato sullo sviluppo
delle potenzialità positive, il volontariato agisce
come prevenzione al disagio, contrastando l’influenza di tutti quei fattori devianti che conducono all’adozione di meccanismi di disimpegno
morale.
L’educazione morale
“Empatia e mutuo rispetto dovrebbero essere
il centro dei programmi di educazione morale,
poiché le capacità di comprendere, mettendosi
dal punto di vista dell’altro, permette all’adolescente di partecipare attivamente all‘interno dell’ambito familiare e sociale, prevenendo e correggendo eventuali comportamenti devianti”.
La preadolescenza e l’adolescenza rappresentano il momento evolutivo fondamentale per la
formazione strutturale futura dell’adulto, va
indicativamente dagli 11 ai 14 anni (preadolescenza) fino circa ai 18 anni (adolescenza); è un
periodo di transizione dove, attraverso una progressiva riorganizzazione, viene definita la propria identità, viene raggiunta l’autonomia psicologica e sociale nei confronti degli adulti, si
avvia un primo adattamento sul piano dei rapporti sociali.
Educare i giovani alla moralità e alla responsabilità, significa innanzi tutto individuare quali
siano i valori dell’agire morale, quale sia la
modalità per la loro interiorizzazione, al fine di
far propri quei principi che rappresentano la
radice della proposta educativa.
È necessario condurre un intervento interessante mirato a stimolare la motivazione base
del processo stesso di apprendimento, infatti:
“Qualunque modello venga proposto sarà continuamente modificato dall’interscambio di significati soggettivi”.
Ciascun valore, ciascuna norma sarà elaborata, interiorizzata e personalizzata dal soggetto
stesso.
Diventa, quindi essenziale per l’educatore,
conoscere il processo evolutivo dell’adolescente e le modalità di sostegno che potrà applicare.
“Un assioma educativo ci dice che l’educazione
più efficace avviene quando ci si rivolge a un
soggetto a un livello adeguato alle sue capacità
di apprendimento” tenendo conto che, l’età cronologica e l’abilità cognitiva del soggetto, non
risultano essere sufficientemente indicative
degli stadi del ragionamento morale.
L’adolescente vive in una realtà dove è sottoposto ad accettare passivamente delle regole
già prestabilite, senza che ancora le abbia maturate o interiorizzate, i suoi indicatori di comportamento fanno riferimento a ciò che è consono
esclusivamente a se stesso; il pensiero egocentrato, tipico di questo periodo evolutivo, deve
essere gradualmente sostituito da un ragionamento ipotetico deduttivo e con un accrescimento del senso di responsabilità.
Per superare questa forma di egoismo e
cominciare ad identificarsi come parte di una
società, è necessario sviluppare la capacità di
“role-playing” (gioco di molo), cioè considerare
le cose dal punto di vista altrui; proporre una
discussione (prendendo spunto dalla concreta
vita quotidiana, o servendosi di documentari,
films, scritti, ecc...) su temi che implichino un
ragionamento morale servirà a stimolare nell’adolescente la capacità di sviluppare un proprio
punto di vista e delle proprie ragioni.
L’educatore non deve suggerire convinzioni,
non deve imporre le proprie regole morali, ma
deve aiutare il giovane a scoprirli ed elaborarle,
secondo quella che è la ridefinizione del Sé.
L’educatore può essere considerato come un
consulente del processo di riflessione morale.
Il volontariato come “esperienza
emozionale correttiva”
Il volontariato rappresenta l’esperienza concreta di un agire che trasforma l’educando in un
soggetto attivo, verso se stesso e verso gli altri
“contribuendo a forgiare un‘identità più strutturata, più consapevole e aperta” .
Un’intersoggettività indebolita e povera di
scambio comporta una tendenza all’introversione e a delle difficoltà metacognitive nella comprensione degli altri e dei loro comportamenti;
la sfiducia negli altri e la paura del giudizio
influenzano negativamente tutte le possibili
occasioni di relazione che diventano così fonte
di ansia e di angoscia.
Un contesto relazionale empatico ed accettante come quello del volontariato, può aiutare a
superare questo tipo di difficoltà nel processo di
crescita e nella fase della ristrutturazione del Sé.
Il volontariato è una grande scuola di umanità, dove chiunque ha la possibilità di fare delle
esperienze edificanti, di scoprire potenzialità, di
verificare le proprie attitudini, di utilizzare le
proprie risorse in modo costruttivo e di instaurare relazioni di interdipendenza reciproca.
Nel volontariato è possibile vivere delle esperienze formative finalizzate alla solidarietà, alla
promozione dello sviluppo di abilità e competenze socializzanti; l’organizzazione interna
della struttura operativa infatti permette un adeguato monitoraggio.
Un contesto accogliente e protetto, come
quello del volontariato che non pretende competenze specifiche, incoraggia il giovane a superare eventuali timori o ansie di inadeguatezza, a
sperimentare nuovi ruoli, a mettersi in gioco,
sapendo di poter contare sul sostegno dato dal
responsabile di riferimento; essere inseriti in un
ambito del genere, relativamente libero da vincoli e da giudizi, facilita sia l’inserimento quanto
un’eventuale uscita, non impone obblighi o sanzioni, il che risulta essere una situazione ideale
per quei soggetti che non hanno ancora raggiunto una stabilità emotiva e decisionale.
“Il volontariato diventa quindi un luogo intermedio tra gruppo amicale e contesti più strutturati, spesso percepiti come selettivi e ostili,
come il mondo della scuola e del lavoro” .
Chi viene accettato positivamente nel relazionarsi, imparerà egli stesso a fare altrettanto con
gli altri, raggiungendo così un equilibrio tra il
dare e l’avere e consolidando quelle strategie di
cambiamento che ha acquisito a sua volta.
Aiutare gli altri, si rivela un’azione educativa
straordinariamente efficace, in particolar modo,
per quei soggetti con un percorso evolutivo
carente e problematico che sono abituati ad
essere loro stessi aiutati e a dipendere dagli altri.
Il disagio nell’età giovanile non è più considerato come un fenomeno esclusivo di quei
soggetti che vivono in contesti socio-culturali
carenti, ma è presente anche laddove la ricchezza materiale si accompagna ad una insignificanza esistenziale.
Si riscontra sempre più frequentemente nei
giovani il cosiddetto “mal di vivere”, quel senso
di vuoto, di inutilità, di sfiducia e di solitudine,
che crea uno stato di disagio psicologico tale da
sfociare in comportamenti negativi e autodistruttivi, (alcool, droghe, etc...).
Questo vuoto interiore potrà essere colmato,
dal vivere esperienze significative che conferiscono un senso positivo al proprio agire.
È ovvio, che non possono essere cancellate o
rimosse le esperienze passate negative di un
soggetto, ma è possibile ricomprenderle da un
diverso punto di vista nuovo e reinterpretarle.
L’educazione al volontariato ha come obiettivo la trasformazione e ricostruzione del mondo
interno del soggetto e delle sue relazioni sociali,
in funzione di quei valori vissuti concretamente
in un tale contesto, protetto e facilitante come
quello del volontariato, basato sullo sviluppo
delle potenzialità positive.
Ogni momento di un’esperienza solidale e
intensa è costruttiva; dipenderà dalla capacità
dell’educatore saper cogliere ogni occasione
per educare alla riflessione e ad una interiorizzazione del vissuto, dovrà inoltre cercare di
capire quali siano le motivazioni che sostengono l’agire dell’educando, analizzare di che tipo
esse siano, adeguate o inadeguate, consce o
inconsce, normali o patologiche; dovranno essere esaminate e in caso educate durante l’esperienza stessa di volontariato.
Se l’adolescente farà un’esperienza positiva
di volontariato, sarà incentivato a continuare nel
tempo questo percorso umano e solidale, consolidando valori, abilità, stili di vita acquisiti e
che orienteranno quello che sarà la propria vita
sociale adulta.
A.F.
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Il parallelismo euclideo
nel nuovo testamento
di ANGELO FLORES
e dottrine rivolte dal professore Cesare Marcheselli Casale, ai quattro vangeli, presso la “Fondazione Della Valle”
di Ercolano, fanno rivivere le considerazioni di “parallelismo” esistenti tra gli scritti
degli evangelisti Matteo, Luca, Marco e Giovanni, come insiemi finiti che trovano prolungamenti di corrispondenze di eventi, negli altri
scritti del Nuovo Testamento (come le lettere di
Paolo, di Pietro di Giacomo, Atti degli Apostoli,
Apocalisse). Tutti, indipendentemente, uno dall’altro, narrano la storia vissuta con il Maestro.
La corrispondenza, tra i Vangeli, è biunivoca, e
va posta in parte, sì come tra un mazzo di carte
da pocker e un mazzo di carte italiane. Si parla
cioè di insiemi prevalenti, l’uno su l’altro, sì che
un Vangelo possa anche ricondursi ad una parte
dell’altro che sia più ampio, come, in effetti, leggendo le pagine si può verificare.
Tutti gli scritti del Nuovo Testamento, sono
una rappresentazione di verità personalmente
vissute dagli evangelisti e dai discepoli del Maestro Gesù. Gli scritti, però, sono degli insiemi
finiti. Le “classi di equivalenza” derivate, nel
principio di “contrazione della filosofia” (sulla
scorta del parallelismo che si riscontra negli
scritti e che può immaginarsi disegnato lungo i
fatti narrati nei testi, coincidenti, tra loro e non
contraddittori) si allargano negli scritti (diversi
da quelli del Vangelo) dando luogo alla definizione della così detta “numerosità” dei valori del
“cristianesimo” fondato dal Maestro. Questi valori possono considerarsi riposanti nelle “classi di
equivalenza” definite dal parallelismo (euclideo) esistente tra gli “eventi” nuovi, sorti nei
messaggi di Gesù che rivede alcuni principi del
vecchio testamento. Tra i nuovi eventi, fondamentale, è quello educativo della pena. “Nolo
mortem peccatoris, sed ut magis convertatur et
vivat”.
Nella Costituzione di molti popoli, e, principalmente, nella nostra, l’insegnamento del Vangelo, codificato, offre occasione per rilevare che
il carattere educativo della pena, non ancora
L
risulta precettivamente raggiunto. “Imperativo
categorico” è che il Giudice deve anche educare, non infliggere soltanto la pena. Il Giudice,
cioè, deve anche impartire lezioni al condannato. Lezioni che devono essere associate al nuovo
indirizzo che il Nuovo Testamento rivolge al
concetto di “lavoro”. “Vesceris pane in sudore
frontis tuae”, da condanna, diventa un “diritto
soggettivo perfetto” dell’essere umano. Educare
al lavoro il condannato. Associare, cioè, alla
pena, i valori culturali del lavoro. Valori che
sono dell’arte, della scienza, della tecnologia,
della visione dell’Universo, opera del Creatore.
L’aspetto educativo, perciò, è anche di filosofia
della scienza. Il nuovo Testamento, cioé, rappresenta un “ordine nuovo nelle cose”. È Virgilio,
nella quarta Egloga, che raffigura un cambiamento dell’ordine delle cose, con la nascita di
Asinio Gallo, figlio del Console Asinio Pollione.
L’Egloga Virgiliana, si discosta da argomenti
pastorali. Pur non volendo aderire a visioni che
un ordine nuovo sarebbe nato con la nascita del
Redentore, si avverte che nuove correnti del
pensiero e nuovi bisogni spirituali, diventano
centri di scuotimento degli animi più elevati. Il
riflesso virgiliano, sembra (innegabilmente)
questo.
Altro parametro nuovo, tra tanti, nel parallelismo che si riscontra nel Nuovo Testamento, è la
“giustizia”. Dai “salmi” (Dilexi justitiam) si ha il
passaggio verso la “pena”. (Et odivi iniquitatem,
propterea morior in exilio”. Gregorio VII).
Problema irrisolto. La soluzione esiste prendendo in esame l’intero corpo dell’insegnamento del Maestro, non nell’insieme finito (dei testi)
ma nell’insieme “infinito” del messaggio del
“nuovo ordine di cose” che arriva sulla terra.
Sulla terra entra la nuova filosofia dell’infinito.
Entra la filosofia della matematica. L’uomo è
avvertito che esiste una “logica” nuova, “poesia
dell’Universo”, che è “giovinezza di una matematica”. Una matematica “pulcritudo antiqua
et nova”. Una bellezza divina che bisogna
amare per essere sempre vicini tra gli uomini,
vicini al socialismo del Creatore.
Ricordiamo che il nuovo Contratto del personale della scuola é pubblicato
nel numero 3 della Rivista. Può essere richiesto inviando in busta chiusa 10
francobolli da euro 0,60.