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Commenti e inchieste
Il Sole 24 Ore
Sabato 16 Luglio 2016 - N. 194
Lettere
DIRETTORE RESPONSABILE
Le risposte
ai lettori
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(coordinatore), Vito Lops e Francesca Milano
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PRESIDENTE: Giorgio Squinzi
AMMINISTRATORE DELEGATO: Gabriele Del Torchio
Europa e Asia cercano
il dialogo in Mongolia
UNDICESIMO VERTICE ASEM
di Rita Fatiguso
ULAAN BATAAR (MONGOLIA). Dal nostro inviato
E
uropa e Asia, insieme, in Mongolia, a Ulaan Baatar, per
trovare un nuovo impulso al dialogo comune in una capitale blindata e deserta, quasi surreale; il vero rischio,
infatti, si concretizza lontano dalle sterminate verdi distese
della steppa. Lo sconcerto per i fatti di Nizza viene stigmatizzato in uno statement comune, l’obiettivo dell’11esimo Asem
Summit è chiaro, è quello di arrivare, entro oggi, alla cosiddetta dichiarazione di Ulaan Baatar, un pronunciamento finale
per ridare smalto a questa piattaforma Ue-Asia. Che si ritrova
a un bivio: rimanere nel recinto di una semplice rete di incontri, per quanto variegati e declinati per temi, oppure funzionare da leva per favorire la crescita economica, la connettività, lo
sviluppo dei due blocchi?
L’Europa, ferita a morte dal terrorismo e traumatizzata
dalla Brexit, è alle prese con la crisi e la disoccupazione, intanto qui a Ulaan Baatar schiera i suoi big, Jean-Claude
Schauble, Donald Tusk, Federica Mogherini, Angela Merkel, per l’Italia c’è il ministro degli esteri Paolo Gentiloni
che ha avuto una bilaterale con il Vietnam. Vorrebbe, ma fatica a ricompattarsi. L’Asia, d’altronde - ci sono tutti, spicca
l’assenza di Vladimir Putin, quindi, tra gli altri, svettano Li
Keqiang, Shinzo Abe, Park Geun-hye - piomba ben presto
nella trappola delle beghe locali.
Le divisioni all’interno dei Paesi asiatici sono un nervo scoperto, e sono destinate a influenzare pesantemente l’esito del
Summit. Ieri in conferenza stampa il premier giapponese
Shinzo Abe ha rilasciato dichiarazioni irritanti per Pechino:
l’Asem deve esprimersi – ha detto - su Nord Corea e Mari del
Sud della Cina. Ovvero come gettare benzina sul fuoco. Shinzo Abe esprime cordoglio - è il primo - per i fatti di Nizza, ma
ripiomba improvvidamente e pesantemente nelle questioni
interne della Cina. Uscito vincitore dalle ultime elezioni, osa
dire che il Summit tra Asia ed Europa dovrebbe occuparsi di
Nord Corea e quel che è peggio delle questioni dei Mari del
Sud della Cina. Non una bella mossa per Abe, Pechino ha appena incassato il colpo della dichiarazione dell’Aja con la quale la
Corte permanente di arbitrato ha dato ragione alle Filippine
sulle isole contese. Per Pechino è una questione interna nella
quale nessuno deve mettere il naso e già il fatto di aver dovuto
«subire» la dichiarazione della corte suprema di arbitrato è un
boccone amaro da ingoiare. Se le Filippine hanno demandato
al tribunale la decisione la Cina rifiuta la sentenza della Corte
dell'Aja definendola «carta straccia priva di valore giudirico».
Com’era prevedibile, la questione sta già avendo implicazioni diplomatiche enormi nell’area dell’Asia-Pacifico. Il
Giappone, con gli Usa e alcuni Paesi dell’Asean che hanno dispute marittime con la Cina, hanno subito dichiarato di accettare la sentenza, attirandosi, ovviamente, l’ostilità dei cinesi.
Sempre ieri le Filippine hanno diffuso un comunicato stampa in cui approvano e salutano con grande giubilo la dichiarazione che, a loro avviso, crea le premesse perché la Cina non
persegua nella sua strategia negazionistica. Ma la Cina non potrà mai acconsentire una dichiarazione finale Asem con riferimenti espliciti alla questione.
Pechino è anche il paese con cui, Mongolia in testa, in questi
giorni si stanno siglando accordi a tutto spiano. Li Keqiang,
quest’anno al suo primo viaggio all’estero (e il primo viaggio di
un leader cinese in Mongolia negli ultimi sei anni), ne ha in ballo almeno una ventina, di accordi, nei settori più disparati.
In realtà anche se la controversia nel Mar Cinese del Sud tra
Pechino e Manila è essenzialmente basata su rivendicazioni
territoriali e di delimitazione marittima, la Cina vive questa disputacomeuncavallodiTroiadegliStatiUnitiedeisuoialleati
(Giappone, Australia e alcuni paesi europei) per riacquistare
spazio nella regione Asia-Pacifico.
Xi Jinping, il presidente cinese, ha dichiarato nel discorso il
primo luglio per celebrare il 95 ° anniversario della fondazione
del Partito comunista cinese, che «Pechino non userà la minaccia della forza né potrà esibire la sua potenza militare inutilmente». Le frizioni, tuttavia, aumentano di giorno in giorno.
Sono trascorsi, inoltre, vent’anni dalla nascita dell’Asem,
nel frattempo altri strumenti di dialogo e, soprattutto, di intervento, sono nati, e si diffonderanno ancora.
La Cina con l’Obor, la One Belt One Road, che guarda all’Eurasia e le sue banche e i suoi fondi.
Le sinergie tra Europa e Asia, in cui ancora una volta la Cina
è protagonista, per i piani di sviluppo delle infrastrutture. È
davvero tempo per l’Asem di trovare una spinta reale tra due
poli così apparentemente lontani e capire cosa vuol fare da
grande, dal momento che ha appena superato la maturità.
© RIPRODUZIONE RISERVATA
L’efficienza della giustizia
dovrebbe essere in cima
alle priorità del Governo
Domenico Rosa
di errori giudiziari, dall’allarmante
percentuale di sentenze appellate e
riformate, dall’imbarazzante
ammontare dei risarcimenti per
ingiusta detenzione che lo Stato è tenuto
a corrispondere, a vario titolo certificati
da statistiche più o meno ufficiali (es.
ministeri Giustizia/Economia,
associazioni private)?
Si deve poi tener conto che quanto sopra
evidenziato rappresenta solo la
proverbiale punta dell’iceberg, non
tenendo conto delle vicende di tutti quei
soggetti che, malauguratamente
coinvolti in vicende giudiziarie, non
dispongono dei mezzi economici, e
diciamo anche della necessaria
resistenza psicofisica, per percorrere
fino alla sua conclusione il dissestato,
periclitante e onerosissimo sentiero
della giustizia, non potendo
letteralmente permettersi il lusso di
veder eventualmente riconosciuta la
propria legittima domanda di giustizia.
Lettera firmata
Mi ha colpito molto la sostanziale indifferenza con la quale la maggior parte
dei media ha gestito la notizia del proscioglimento della professoressa, e parlamentare dimissionaria, Ilaria Capua; il
che mi rafforza nella convinzione che se
in Italia la giustizia funziona male la responsabilità è da attribuire, in parti
eguali, alla stessa magistratura, alla politica e all'informazione.
La quale dovrebbe interrogarsi, ormai da moltissimi anni, sull’equivoco
che ha alimentato secondo il quale il cosiddetto diritto di cronaca non trova alcun limite, a partire dall'esigenza di tutelare l’imputato, che viene considerato
immediatamente condannato al primo
avviso di garanzia.
Quando poi, come spesso succede,
l’imputato è prosciolto o (ripetutamente) assolto, la notizia diventa una breve
in cronaca, senza che alcuno (parlo sempre dell'informazione) senta il dovere di
scusarsi con l’interessato.
L’altro ieri, per esempio, era proprio
difficile trovare sui giornali (non questo) notizia dell’assoluzione in secondo grado di Giancarlo Elia Valori e Antonio Baldassarre, accusati di manipolazione di mercato relativa a un'opera-
La funzione delle intercettazioni
Di intercettazioni non si può parlare,
servono alle indagini e chiunque volesse regolarle non vuole la verità. Ma si potrebbe tentare una controprova della
buona fede di quanti sostengono questa
tesi e proporre una legge che vieti ai magistrati e, in particolare, ai procuratori,
di rilasciare interviste sui procedimenti
che stanno seguendo e di limitarsi a lavorare a testa bassa ed in silenzio. Ci sarebbero controindicazioni per il buon
esito delle investigazioni e per l’autonomia delle toghe? A prima vista e con il
buon senso non sembra, anzi. Di sicuro
si metterebbe un po’ di sordina agli urlatori del circo mediatico giudiziario e si
restituirebbe qualche briciolo di dignità
ad una funzione critica ed indispensabile per una serena e civile convivenza
delle istituzioni e dei cittadini.
Lettera firmata
I negoziatori non disperano di chiudere la partita entro fine anno
di Beda Romano
M
algrado un difficile clima
politico, continuano le trattative in vista di un accordo
di libero scambio tra Stati
Uniti e Unione europea (noto con
l’acronimo TTIP). Ancora ieri i caponegoziatori hanno confermato che vogliono raggiungere una intesa entro fine
anno. L’impegno politico c’è, nonostante la scelta inglese di lasciare l’Unione;
ma su alcuni nodi le differenze tra i due
blocchi sono ancora evidenti. Inoltre, il
tempo stringe, e delicate elezioni si avvicinano sui due lati dell’Atlantico.
«Abbiamo ancora molto da lavorare ha detto qui a Bruxelles il capo-negoziatore europeo Ignacio Bercero, al termine del 14mo round di trattative in tre anni .-. Ciò detto, abbiamo già oggi un testo
consolidato su un numero ampio di capitoli del negoziato. Il lavoro di consolidamento del testo proseguirà anche durante l’estate. Penso che entro la fine di
settembre il testo riguarderà tutti capitoli o quasi, al netto di alcune parti che
dovranno ancora essere decise».
«L’obiettivo resta di chiudere il negoziato entro fine anno», ha aggiunto il
capo-negoziatore americano, Dan
Mullaney, che ha notato come sul 97%
dei dazi vi siano già proposte di intesa.
Alcuni nodi, però, restano, come in
campo agricolo quello dei prodotti con
una specifica indicazione geografica. Il
governo americano nota su questo
fronte che le vendite europee aumentano negli Stati Uniti, mentre l’esportazione di prodotti americani verso l’Europa tende a stagnare.
Da risolvere sono anche l’apertura
del mercato degli appalti pubblici e le
soluzioni arbitrali nelle controversie tra
governi e società. Bercero ha detto che
una intesa è importante «politicamente, economicamente, strategicamente». Il problema è che il quadro «si sta facendo sempre più difficile». Al di là dei
crescenti sentimenti protezionistici, sia
la Ue che gli Usa sono chiamati ad affrontare delicate elezioni nei prossimi
mesi, che potrebbero portare al potere
partiti contrari all’intesa commerciale.
LA PAROLA
CHIAVE
TTIP
7È l’acronimo del nome in inglese
Transatlantic Trade and Investment
Partnership ed è un accordo commerciale
di libero scambio – in corso di negoziazione
– tra l’Unione europea e gli Stati Uniti .
L’obiettivo è quello di creare la più vasta
area di libero mercato per beni e servizi,
ma soprattutto una convergenza normativa
su tutta una serie di standard produttivi
e di sicurezza che agevolerebbero molto
gli scambi riducendo i costi ma che fanno
temere, soprattutto in Europa,
un pericoloso abbassamento degli elevati
criteri di qualità e delle tutele
dell’ambiente e del mercato del lavoro
maggiormente presenti nella Ue.
Il candidato repubblicano alla Casa
Bianca, Donald Trump, non vede di
buon occhio gli accordi di libero scambio. In Europa, si voterà l’anno prossimo
in Francia e in Germania. Nel primo dei
due paesi, il Fronte Nazionale di Marine
Le Pen vuole maggiore protezionismo
economico, e potrebbe indurre il governo in carica, quale esso sia dopo il voto
delle presidenziali, a creare ostacoli
contro una intesa, che in ultima analisi
dovrà essere approvata a livello politico
sui due lati dell’Atlantico.
Sia Bercero che Mullaney hanno voluto assicurare che la recente scelta britannica di lasciare l’Unione non sta
avendo alcuna influenza sul negoziato
commerciale come tale. Eppure, il capo-negoziatore americano ha ammesso che la decisione «ha avuto un impatto sui calcoli di tutti», notando che sarebbe come per l’Europa fare «un accordo con gli Stati Uniti, ma senza la
California». Mullaney ha ricordato che
il Regno Unito assorbe il 25% dell’export americano verso l’Europa.
GIRO DI PAROLE
di Giorgio Squinzi
Froome si inchina
a super Dumoulin
ma arriva secondo
e consolida il primato
Q
uello che è successo giovedì
notte a Nizza ha fatto dubitare
sull’opportunità di continuare la
corsa, ma poi saggiamente è stato
deciso di proseguire senza musica e
festeggiamenti. È stato osservato un minuto
di silenzio in tutte le premiazioni e i
corridori hanno espresso partecipazione al
dolore di tutta la Francia per la tragedia.
Il Tour de France è ripartito con una
cronometro di 37,5 chilometri con misure di
sicurezza rafforzate. Sono direttamente
intervenuti il presidente Francois Hollande
e il primo ministro Manuel Valls per non
sospedere la competizione e, sono convinto,
che questa sia stata la decisione più giusta.
Dal punto di vista sportivo va sottolineata
la straordinaria prestazione dell’olandese
Tom Dumoulin che ha letteralmente
schiaffeggiato tutti i concorrenti compreso
Chris Froome arrivato secondo a un minuto
e tre secondi dal vincitore. C’erano forti
aspettative sulla prova della maglia gialla, ma
anche il podio gli ha consentito di aumentare
i distacchi sui suoi più diretti concorrenti alla
vittoria finale. È crollato Nairo Quintana
(oltre tre minuti da Dumoulin) e ora 4° in
classifica generale a 2 minuti e 59 secondi da
Froome. Cade anche il giovane Adam Yates
che scende al terzo posto mentre sale al
secondo l’olandese Bauke Mollema (un
minuto e 47 secondi di ritardo dalla maglia
gialla) autore di una buona performance
nella cronometro. Modesta, invece, quella di
Fabio Aru (4 minuti e 25 secondi dal vincitore
di tappa) precipitato al 10° posto nella
graduatoria generale superato da Richie
Porte e Daniel Martin.
Con il risultato della crono Froome fa un
bel passo in avanti per la vittoria del suo 3°
Tour anche se ci sono ancora le Alpi da
“scalare” e si possono attendere nuovi
cambiamenti. Di certo, però, ha dato una
dimostrazione di superiorità e la lotta
sembra limitarsi alla conquista del podio. A
meno di colpi di scena clamorosi l’inglese ha
ipotecato un successo costruito mattone su
mattone un giorno dopo l’altro.
Quella di ieri era una cronometro molto
“varia” con salite, discesa e lunghi tratti in
pianura; una corsa contro il tempo completa
dal punto di vista tecnico e quindi capace di
esprimere i veri valori in campo. La gara è
stata, però, condizionata dal forte vento che
ha provocato cadute senza conseguenze
(come quella che ha coinvolto il francese
Julian Alaphilippe) ma altre più gravi come
quella di Edward Theuns finito all’ospedale
con una costola rotta.
Oggi dovrebbero tornare protagonisti
gli sprinter con la frazione da Montelimar
a Villars les Dombes, 208 chilometri senza
grandi difficoltà altimetriche. I favori del
pronostico vanno ai soliti nomi che hanno
già dominato le volate della prima
settimana del Tour.
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LA TAPPA
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Il padrone resta Froome
L’accordo di libero scambio Ue-Usa /2. Convegno internazionale organizzato da Assosistema
Difendere qualità e standard di sicurezza
L’
orizzonte temporale, pur nella
consapevolezza che il cammino resta a dir poco complesso,
resta quello della presidenza
Obama. Dunque si punta a chiudere il negoziato partito nel giugno 2013 entro la fine dell’anno, nella consapevolezza che il
nuovo Accordo transatlantico sul commercio e gli investimenti (TTIP) rappresenti una notevole opportunità per l’economia europea e in particolare per il sistema delle piccole e medie imprese. In tale
contesto, la difesa della qualità dei prodotti e degli standard di sicurezza resta un
paletto invalicabile. Se ne è discusso ieri
nel corso di un convegno internazionale
organizzato da Assosistema, dal titolo
“TTIP, scenari e prospettive: quali sviluppi per il mercato”, in coincidenza con
la conclusione a Bruxelles del 14° round
negoziale, appuntamento cruciale per
saggiare sul campo le possibilità che le
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NIZZA
zione sull'Alitalia.
Il caso di Ilaria Capua è però doppiamente inquietante: nelle more del procedimento, la stessa ha fatto baracche e
burattini e si è trasferita negli Stati Uniti.
Il che manifesta un paradosso stridente: da un lato, molti soggetti e istituzioni cercano (meritoriamente) di
attrarre in Italia investimenti dall’estero: dall’altro, non siamo capaci di
trattenere quello che dovremmo tenerci stretto, per ragioni che ai candidati investitori stranieri non possono
che destare grande diffidenza; la scarsa tutela dei diritti economici e individuali diventa così una pesantissima remora per chi dovrebbe scegliere l’Italia nonostante le sue tasse, la sua burocrazia e la sua giustizia.
Ragioni di civiltà giuridica a parte,
dunque, l’efficienza del sistema giudiziario dovrebbe essere collocata in cima
alle (poche) priorità per il governo di qui
alla fine della legislatura: perché cambiare la Costituzione va bene, a patto che
la riforma avvii un processo di svolta radicale nella società italiana e nelle patologie che la paralizzano e la sfregiano.
Sul Ttip incognita elezioni in Europa e Stati Uniti
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Fax 063022.6390 - e-mail: [email protected]
Gianfranco Fabi
Fabrizio Galimberti
Guido Gentili
Adriana Cerretelli
Salvatore Carrubba
I
laria Capua è stata prosciolta dal
reato, tra gli altri, di “traffico di
virus”. La tematica è stata oggetto di
un editoriale, in cui veniva censurata la
spietatezza con cui la macchina
processuale, avviatasi in modo cieco,
feroce, incurante di qualsiasi principio
di garanzia delle persone coinvolte,
aveva finito per stravolgere la vita di
una persona (la scienziata era stata
costretta ad abbandonare carriera
politica, cambiare lavoro e trasferirsi
all’estero) per fatti rivelatisi
insussistenti, senza che nessun
magistrato avesse offerto all’imputata
la possibilità di essere ascoltata e offrire
la propria versione dei fatti.
Chissà quante persone hanno
vicissitudini giudiziarie ancora più
travagliate della Capua, degna degli
onori della cronaca per essere una
scienziata di fama internazionale,
senza che nessuno, neanche una volta,
abbia deciso di ascoltare la loro voce.
Ma il problema va ampliato. La
mancanza rimproverata nello specifico
ai magistrati, ovvero il non aver sentito
l’obbligo di ascoltare l’imputato, non è
solamente un indice del grado di
puntualità, attenzione, accuratezza con
cui più in generale gli stessi operatori
della giustizia prendono in esame i
differenti interessi dei soggetti a vario
titolo coinvolti nel processo?
E, piuttosto, l’approssimazione, la
superficialità, la trascuratezza con cui
vengono vagliate le istanze dei cittadini
non sembrano dare un’evidente
spiegazione delle ingiustizie perpetrate
in ogni settore e grado del sistema
giudiziario, dagli eventi altisonanti
della cronaca penale fino ai meno
suggestivi casi della giustizia civile,
come testimoniato dall’elevato numero
PROPRIETARIO ED EDITORE: Il Sole 24 ORE S.p.A.
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MARTEDÌ
MERCOLEDÌ
GIOVEDÌ
VENERDÌ
SABATO
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redazionale è il direttore responsabile a cui, presso il Servizio Cortesia, presso Progetto Lavoro, via Lario, 16 - 20159 Milano, telefono (02
o 06) 3022.2888, fax (02 o 06) 3022.2519, ci si può rivolgere per i diritti
previsti dal D.Lgs. 196/03.
Manoscritti e fotografie, anche se non pubblicati, non si restituiscono.
lunghe e complesse trattative tra Unione
europea e Stati Uniti possano avviarsi
verso la definizione di un’intesa nei tempi
prefissati. La sfida è molto ambiziosa, ha
sostenuto il presidente di Assosistema,
Maurizio Genesini che ieri ha concluso il
suo mandato (al termine del convegno
Marco Marchetti è stato nominato nuovo
presidente). «Come Associazione guardiamo sempre al nuovo come un elemento di sfida e mai con un atteggiamento di
chiusura. A condizione che non venga
meno la qualità dei beni e dei servizi offerti a vantaggio del prezzo». Per questo è necessario che il TTIP rappresenti «un’occasione unica per definire standard più
elevati rispetto a quelli oggi esistenti fuori
dall’Unione Europea che diventino il riferimento per tutti i mercati internazionali». L’Europa – ha aggiunto Salvatore Cicu, responsabile TTIP presso il PPE - garantisce il diritto alla salute, la sicurezza
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dei beni e dei servizi, i diritti umani. «Dobbiamo riconoscere, però, che non è facile
raggiungere l’accordo, a maggior ragione
in questo momento in cui la decisione del
Regno Unito di uscire dalla Ue, la nazione
in assoluto più fautrice del TTIP, spostando gli equilibri interni, rischia di rendere
più complessa la negoziazione». E resta
l’incognita delle elezioni di novembre negli Stati Uniti, che determinano «un’ulteriore sospensione del dibattito». Per Marco Felisati, vice direttore Internazionalizzazione e politiche commerciali di Con-
TEMPI DI CHIUSURA
Si punta a chiudere entro fine
2016 nella consapevolezza che
il nuovo Accordo rappresenti
una notevole opportunità
per l’economia europea
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findustria, il mondo delle imprese segue
dall’inizio le trattative del TTIP «in modo
proattivo, partecipando attivamente agli
incontri sul tema e sostenendone la realizzazione. Il processo è ambizioso, la
grande scommessa è arrivare ad armonizzare la regolamentazione europea ed
americana». A seguire gli interventi di
Claudio Dordi, docente di “International
Law” alla Bocconi e nella sessione successiva di Sara Gobbi, direttore European Affairs di ASTM, Elena Santiago, direttore
generale di Cen-Cenelec, Alberto Galeotto, dirigente dell’Area normazione di
UNI ed Henk Vanhoutte, segretario generale di Esf, che hanno focalizzato il dibattito sul versante della regolamentazione e standardizzazione dei prodotti e
dei servizi. Passaggio decisivo per rendere effettivamente applicabile il complesso di norme contenute nei 24 capitoli che
compongono in Trattato, suddivisi nei
tre pilastri principali: accesso al mercato,
cooperazione normativa e nuove regole.
D.Pes.
Contro il tempo domina Dumoulin, ma
Froome (foto) ipoteca la classifica generale.
Male Quintana, ancora peggio Aru.
L’arrivo di ieri e la classifica
1. Tom Dumoulin
2. C.Froome (1’15”)
3. N.Oliveira (1’31”)
1. Chris Froome
2. B.Mollema (1’47”)
3. A.Yates (2’45”)
Il percorso di oggi
TAPPA 14
Montélimar/Villars-Les-Dombes
101
0
279
Km
208,5
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Registrazione Tribunale di Milano n. 322 del 28-11-1965
La tiratura del Sole 24 Ore di oggi 16 Luglio 2016
è stata di 210.325 copie