SOFFOCAMENTO – OASI – LIBERTA` 18 agosto 2013 – Terrazzo di
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SOFFOCAMENTO – OASI – LIBERTA` 18 agosto 2013 – Terrazzo di
SOFFOCAMENTO – OASI – LIBERTA’ 18 agosto 2013 – Terrazzo di casa – pomeriggio In questa soleggiata e pigra domenica pomeriggio brianzola, dove l’unico rumore è dato dal vento che muove le foglie degli alberi e l’unico suono è quello degli animali che abbaiano o cinguettano …. chiudo gli occhi assaporando il sole sulla pelle, lasciandomi cullare dal dolce far niente e dal niente dover fare. La mente torna immancabilmente alla recente esperienza in Terrasanta con le immagini personali che si sovrappongono alle migliaia di foto che grazie a facebook e alle foto digitali in pochi giorni hanno invaso i computer dei partecipanti (e non solo). Questa mattina una persona mi ha chiesto di fare un commento rapido, essenziale e non banale su questa esperienza, ma non è facile!! La prima risposta che dico sempre è “esperienza con ritmo molto intenso ma organizzata bene, avevamo una guida fantastica!”, ma mi rendo conto che questo è il lato turistico della risposta, lato che giustamente per chi va in Terrasanta per la prima volta, come me, e non è una “giramondo” è molto importante … ma forse la domanda alla quale vogliono una risposta potrebbe suonare più o meno così “cosa siete venuti a cercare?”. L’elenco delle chiese e dei luoghi potrebbe essere molto lungo ed impreciso, ma le impressioni e le sensazioni adesso come nei giorni scorsi, lasciano più che altro un’idea e una sensazione viva, tattile, olfattiva ed epidermica del contrasto: soffocamento /oasi / libertà. Come già detto prima non sono una giramondo e nel tempo libero adoro l’andare, lo stare e il camminare in montagna, quindi questo immergersi in queste chiese che hanno molto da raccontare per chi sa leggerne i segni della sovrapposizione storica e della sovrapposizione religiosa, a volte cupe, piene di candelabri appesi che però non fanno luce, sovraccariche di immagini come la casa di un’anziana signora che accumula ricordi anno dopo anno, dove ti rendi conto – grazie alla guida – di quali usi e costumi hanno le persone che sono radicalmente vestite diversamente da te (e come donna il contrasto è più evidente)… a volte era soffocante e arrivare a chiese cattoliche in pietre chiare, alte, ampie, “pulite” (anche nel senso letterale del termine e non è poco!) … dava la sensazione di arrivare in una piccola oasi dove poter finalmente respirare. Così come il convento delle clarisse dove abbiamo sentito la testimonianza di suor Maria Chiara sembrava una zona franca nel contrasto tra le diverse religioni. Il deserto in questo contesto non sembrava più così ostile, anzi!! Lo sguardo che poteva perdersi nell’infinito a 360° faceva bene anche all’anima immersa nei suoi cupi pensieri meditativi e rendeva più comprensibile il pensare al fatto che si potesse scegliere di ritirarsi quaranta giorni nel deserto a pregare. Ripercorrendo le tappe dell’esistenza di Gesù, facendoci immergere anche a livello emotivo nei luoghi e nelle sensazioni, il nostro Abuna (che significa Padre ed era il modo in cui la guida chiamava Don Luca) ci ha guidato anche dal Monte Tabor a Emmaus. Questa esperienza è stata intensa e la sensazione di essere come in un luogo fuori dal tempo ordinario, sopra i soliti ritmi e i soliti modi relazionali è stata riportata in un contesto reale e concreto dall’ultima meditazione tenuta ad Abu Gosh, una delle tante Emmaus durante la quale siamo stati invitati a fare tesoro di questa esperienza che sicuramente andrà poi elaborata e meditata a casa, ma nello stesso tempo è stato sottolineata la necessità che questa porti frutto pensando a come “posso impegnarmi per la mia comunità, come posso portare questa esperienza nel mondo reale… una volta scesi dal monte, nella realtà lavorativa, scolastica, nell’impegno nelle parrocchie, nell’impegno politico…” scegliere insomma il “primo passo concreto possibile(1)” da fare una volta… svuotate le valigie. (1) non è una citazione di Don Luca, ma rende l’idea, sempre. Laura