La mia storia - MedjugorjeVerona

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La mia storia - MedjugorjeVerona
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Il mio nome è Rossel Garcia Manuel sono nato in Francia nella zona del Alsazia nel 1952 da
padre spagnolo Rossel Garçia Candido e madre italiana Pasini Maria.
Mia madre quando si sposo con mio padre aveva già un figlio che si chiama Jean Claude Pasini
avendo preso il cognome dalla mamma. Da mio padre spagnolo e mia madre italiana siamo nati Io
Manuel , mia sorella Maria Teresa, e mio fratello Patrizio, Jean Claude era nostro fratellastro il
più anziano nato nel 1948. Quando avevo 3 anni mamma mori assieme al bambino che stava per
partorire mio padre ci abbandonò cosi finimmo in orfanotrofio. Dopo quattro mesi la nostra zia
materna Lucia Pasini sorella di nostra madre sposata con un francese ci venne a prendere tutti e tre
fratelli e ci porto a Parigi a vivere con lei e con suo marito.
Poco dopo nostro fratello Patrizio venne staccato da me e da mia sorella e portato in Italia presso
uno zio di nostra madre Caneva Patrizio sposato senza figli, egli abitava a monte di sant'Ambrogio
in provincia di Verona. Questo nostro fratello non lo vedemmo più per circa 15 anni e dopo lo
rividi solo una volta. Dopo la partenza di Patrizio siamo rimasti a Parigi io e mia sorella per circa
due anni dopo questo periodo nostra zia materna ci portò dalla nonna sempre in Francia
trasferendoci nella cittadina di Limoges suo marito mio nonno divento nostro padre adottivo .
Qui siamo cresciuti assieme fin dopo la terza media. Nel 1964 circa mia sorella quattordicenne
andò a lavorare a Parigi io rimasi a Limoges dove ho' conosciuto mio fratellastro Jean Claude
Pasini giornalista e che oggi in pensione vive a sud della Francia a tutto 'oggi ho ottimi rapporti e
ci vediamo circa due volte all' anno.
Di tanto in tanto con I miei nonni si percorreva la strada che da Parigi porta a Limoges per rimanere
in contatto con mio zio e mia sorella ma nel luglio 1965 in uno di questi spostamenti in un incidente
stradale muoiono mio zio Pasini luciano e mia sorella di 14 anni Rossel Maria Teresa. Mio padre o
nonno adottivo che era alla guida si salvò.
Io rimasi a Limoges fino al 1968 poi andai a Parigi a vivere con mia zia sorella di mia madre
lavoravo in una cantina di vini, mi alzavo alle ore 05:00q del mattino per scaricare camion pieni di
vino avevo 17 anni.
Nel 1970 succede un altro incidente sul lavoro in Italia dove c era mio fratello patrizio e per quel
poco che mi ricordo mio fratello mori nel rovesciamento di una gru che trasportava un pacco di
lastre di marmo ,una costola gli perforo il cuore.
Nell estate 1970 io con mia madre e mio padre adottivi con mia nonna e mio cugino veniamo in
Italia nel mese di agosto per andare anche al cimitero dove era sepolto mio fratello Patrizio.
Qui in Italia viveva la zia di mia madre Vivaldi Teresa sposata senza figli che aveva preso in
adozione questo mio fratello morto e questa chiese alla mia matrigna se poteva lasciarmi li in Italia
con lei.
Mia madre adottiva rispose negativamente. Tornato in franchia nel luglio 1971 con I miei genitori
adottivi io avevo 19 anni e inizia a studiare il codice stradale e capii che mio padre adottivo
avrebbe potuto evitare quell’ incidente stradale dove mori mia sorella e un mio zio e questo glielo
dissi .Egli reagì molto male e presa la zappa e mi dette con il manico un forte colpo alla testa.
Io crollai a terra come un sacco di patate quando mi svegliai fuggii da quella casa e per due giorni
fui ospite da un mio amico. In quel periodo lavoravo presso la ditta Prenatal e il terzo giorno venne
a cercarmi mia madre adottiva all’ uscita dal lavoro e mi disse che dovevo andarmene dalla sua
famiglia e visto che in Italia mi volevano mi aspettavano presi il treno e iniziai il viaggio per l’
Italia. Qui iniziai a vivere a monte di Gargagnago in provincia di Verona un paesino sulle colline
della valpolicella di circa 350 persone con la zia di mia madre e suo marito.
Era il 1971.la stessa famiglia dove aveva vissuto mio fratello Patrizio. Certo che la vita da Parigi a
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monte e con la lingua tutta da imparare non fu certo facile e ancora una volta dovetti affrontare un
nuovo mondo una nuova realtà che per l ennesima volta mi faceva cambiare famiglia ora per di più
all’ estero.
Nel 1972 ebbi un incidente in motorino e mi ruppi il femore in 4 pezzi la tibia , il perone in 2 pezzi
mi fratturai anche il polso .Guarito da poco dopo circa quattro mesi in macchina come passeggero
con mio cugino uscimmo di strada e ebbi le stesse fratture perché non si erano ancora consolidate.
.
Nel 1979 un infortunio sul lavoro mi fratturo il gomito sinistro e in questo ricovero ospedaliero a
borgo Trento ho conosciuto Rosanna che poi è diventata mia moglie .Un altro infortunio sul lavoro
nel 1993 a causa di una rottura di una lastra di travertino mi ruppi la tibia e il perone sinistro altri
bulloni e lasagne di metallo mi sono state inserite per guarire dagli arti inferiori. Nel novembre
2006 ebbi l infortunio più grave dove mi caddero sulle gambe 8 lastre di marmo .E rimasi
all’ospedale per molti mesi oggi cammino con le stampelle in attesa di un altro intervento
chirurgico per cambiare la protesi al ginocchio perché quella inserita non va bene. Ciao a tutti.
Luglio 2009.
Storia di un viaggio da Verona a Medjugorje con 23 pellegrini nel
28° anniversario delle apparizioni dal 23 al 27 giugno 2009 con
variazioni sul programma per Rossel Garçia Manuel.
Dopo molte attese siamo a Medjugorje il viaggio si e svolto bene, per molti di noi era il primo
pellegrinaggio. Tutte le ventidue persone dell’ autobus si sono bene affiatate anche se poche si
conoscevano fra loro, ma la bravissima suor Daniela tra una preghiera e una barzelletta aveva
creato un clima gioviale fra i partecipanti. Nelle tredici ore di viaggio Manuel e Michele si
alternavano a raccontarci le loro avventure in questi luoghi, vissute da loro negli anni novanta,
durante la guerra fra serbi e croati.
Essi ci raccontavano che durante i 5 anni di guerra assieme ad altri amici raccoglievano beni
alimentari e di altro genere in Italia nei vari supermercati di Verona e incuranti della guerra in corso
li portavano a Medjugorje..
A Medjugorje alla pensione da Lidija e Pero Vasjl situata vicino al Podbord era il punto di
riferimento per gli aiuti che arrivavano da Verona e non solo. Però Vasil responsabile di zona della
Caritas per la distribuzione degli aiuti umanitari coordinava la distribuzione nei vari paesi assieme
alla moglie Lidija.
Lidija questa signora molto dinamica e intelligentissima è molto amica dei veggenti. Anche il
gruppo di coordinamento volontari veronesi si appoggiavano a Pero per la distribuzione a questo
gruppo partecipava con un piccolo aiuto, anche Ernesto Pollice veronese trasferitosi da anni a
Medjugorje e gestore di una piccola pizzeria adiacente alla pensione.
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Questi trasferimenti di beni alimentari, medicinali vari che provenivano anche in parte dall'
U.M.M.I. (Unione Medico Missionari Italiani ) con sede presso l'ospedale Sacro cuore San Calabria
di Negrar in provincia di Verona. Il trasferimento di questi beni veniva effettuato anche grazie al
'aiuto di ditte veronesi che avevano messo a disposizione i loro furgoni , supermercati Migross,
Silvia Cailotto concessionario di Verona della Mercedes e altre ditte una vera e propria gara di
solidarietà non solo verso gli abitanti Croati ma anche verso mussulmani e serbi. Certo una gara
con notevoli rischi e con varie problematiche specialmente alle dogane che invece di agevolare il
transito creavano ostacoli, difficoltà invece di snellire le procedure e ringraziare ma si sa....da
quelle parti le cose vanno cosi. Raccontano i nostri compagni di viaggio che ne hanno visto di cose
drammatiche, la guerra purtroppo porta con se morte e distruzione. L' ospedale di Mostar lo
avevano visto trapassato da parte a parte da due missili, ospedale che poi nella storia di Manuel
ironia della sorte diventerà luogo di pronto soccorso e di ricovero in reparto in rianimazione per
lui.
Viste la drammaticità della guerra sugli esseri umani Manuel e Michele con altri loro amici hanno
pensato in collaborazione con gli ospedali di Verona di provvedere al trasferimento di qualche
persona ferita durante la guerra affinché potessero essere curata in Italia tra queste anche un
bambino.
Ascoltavamo tutti questi racconti talvolta drammatici pensando che fossero cose successe molti
tempo addietro ma erano cose accadute solo 15 anni fa e’ a pochi centinaia di chilometri da casa
nostra.
Tornando al nostro viaggio siamo arrivati il 23 giugno alle 1930 a Medjugorje per ora di cena,
La pensione di Pero e Lidija Vasil si trova fuori dal paese in località Bijakovici sul monte Podbord
monte delle apparizioni a circa 2 km dalla chiesa di Medjugorje, la croce blu è a circa 200 metri
dalla pensione ed essa indica il luogo delle prime apparizioni avvenute il 24 e 25 giugno 1981.
Un po’stanchi ma felici per essere arrivati, Lidia proprietaria della pensione e persona estremamente
simpatica e intelligentissima è punto di riferimento assieme al marito di molte persone del luogo,
anche di pellegrini infatti quando c’è un problema con i pellegrini gli abitanti della zona li
mandano dalla Lidija che essa risolve sempre tutto. Durante la cena Lidija ci comunicava che al
mattino successivo alle ore 08:30 la veggente Mirjana avrebbe parlato dalla sua casa agli Italiani
presenti.
Così il giorno successivo mercoledì 24 giugno prima delle ore 08:00 erravano con molti altri italiani
vicini alla casa di Mirjana I pellegrini occupavano quasi tutta la via, Mirjana puntuale ci raccontò
per quasi un’ora delle cose che la Regina della Pace le comunicava, ci disse che tutti i mesi al
giorno 2 essa aveva le apparizioni con la Madonna. gentilmente rispondeva alle domande che i
pellegrini gli rivolgevano ognuno viveva questi momenti dei racconti con particolare attenzione e
riflessioni , ma l l'invito della Madonna come diceva spesso Mirjana nel suo racconto era Pregate
Pregate Pregate.
Nel pomeriggio si era programmato di andare alla Madonna di Tjalina e successivamente a Mostar
che dista circa 30 chilometri da Medjugorje. Si racconta che Padre Jozo al momento delle prime
apparizioni lui era il parroco di Medjugorje successivamente fu trasferito nella parrocchia di
Tjalina, si era portato nella nuova destinazione la statua della Madonna che aveva nella chiesa di
Medjugorje ,successivamente venne trasferito in un altra parrocchia Sjroki Brjek anche questa volta
egli si porto la statua ma dopo un po’la statua che lui premurosamente si portava sempre appresso
sparì dalla chiesa e viene ritrovata nella chiesa della parrocchia precedente a Tjalina
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inspiegabilmente. Allora si prelevo la statua e venne nuovamente portata nella parrocchia dove
padre Jozo esercitava la funzione di parroco, ma ancora una volta la statua spari e venne ritrovata
ancora nella chiesa di Tjalina come la volta precedente inspiegabilmente. Si decise cosi di lasciarla
in questa chiesa dove tutt’ora si può ammirare è la stessa statua da cui sono state ricavate tutte le
immagini che si riferiscono alla Madonna di Medjugorje e quelle che Radio Maria utilizza come
logo. Ricordiamoci la particolare attenzione e devozione con cui ne parla spesso Padre Livio
Direttore di questa Radio che molte trasmissioni dedica a questa Regina della Pace di Medjugorje e
forte sostenitore di questo luogo sacro.
Dopo la visita a questa chiesa ci siamo diretti e Mostar cittadina nota per il suo ponte che divideva
la citta fra mussulmani e cattolici questo ponte divenne famoso e distrutto durante la guerra.
Andammo a visitarlo un po’ velocemente perché avevamo poco tempo ma passando per le vie della
cittadina si vedevano ancora i molti segni di una citta martoriata dove tutti i giardini pubblici erano
stati trasformati in cimiteri ci raccontavano che i morti nella Bosnia furono cento duemila.
Molti anche i minareti chiese mussulmane con piccoli campanili sempre a forma rotonda molto
caratteristici a Mostar c 'era anche un'importante fabbrica con settecento operai che producevano
pezzi d’aerei fabbrica distrutta ancora nei primi giorni di guerra. lasciando tutti senza lavoro,
Manuel a causa del suo infortunio sul lavoro rimase ad aspettarci sull’ autobus.
Tornati alla pensione dopo un’ottima cena in compagnia con Manuel , Michele , Mauro l'autista
dell'autobus siamo andati a bere una birra nella pizzeria di Ernesto Pollice ora gestita dalla moglie
Rita verso mezzanotte siamo andati a dormire. Io e Manuel mio cognato che cammina con le
stampelle per un grave infortunio lavorativo dormivamo nelle stessa camera a due letti camera posta
al piano terra con due grandi porte vetrate che guardavano il lato davanti della pensione verso la
strada dove passano tutti i pellegrini per andare sul monte Podbord monte delle apparizioni. Già al
mattino dalle ore 5,30 i pellegrini a gruppetti li senti ad incamminarsi verso le croci blu poco
lontane dalla pensione qui in questo luogo non ci sono orari per pregare perché a qualsiasi ora del
giorno e della notte trovi persone con rosari in mano vedi persone con una fede veramente
profonda, e convinti nelle loro preghiere. qui tutti portano i loro dolori le loro preghiere e le loro
speranze.
Con mio cognato Manuel già altre volte abbiamo dormito nelle stessa camera anche per aiutarlo per
il suo problema agli arti inferiori arti martoriati da lastre di marmo cadutegli sopra in un grave
infortunio sul lavoro il 21 novembre 2006 nonostante numerose operazioni e una protesi al
ginocchio a tutt’ oggi deve far uso delle stampelle . E' comunque da ammirare la sua abnegazione e
l' impegno per ritornare a camminare come prima ma in particolare da ammirare la sua forza nell’
affrontare tutti i giorni le varie cure, terapie, spostamenti tra casa ospedali centri di riabilitazione
camere iperbariche visite controlli ma in particolare da ammirare la sua forza a resistere al dolore
allo sconforto per questi due anni e mezzo di calvario. Il suo sorriso e le sue battute nonostante
queste grave in Fortunio non mancano mai sul suo volto: sorriso che ha mantenuto anche dopo mesi
e mesi di ricoveri ospedalieri. La sua forza sostenitrice la deve anche alla moglie Rosanna mia
sorella che anche lei nonostante le innumerevoli difficolta non si e mai persa d 'animo sostenendo
e stando vicino a Manuel assieme al carissimo figlio Thomas.
Giovedì 25 giugno 2009
Anniversario del ventottesimo anno delle apparizioni a Medjugorje.
Il pellegrinaggio a Medjugorje era stato organizzato da Manuel e Silvana appunto in occasione
dell'anniversario perciò aveva ancora un sapore un fascino più importante. Alle ore 04:15 circa nel
pieno della notte sento che Manuel respira in modo molto scorretto nel dormiveglia pensavo che
fosse il suo modo di russare come altre volte avevo sentito però, per qualche attimo mi sono messo
ad ascoltare. Questo modo strano di respirare cresceva sempre più forte accompagnato di un
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rumore impressionante indescrivibile gemiti di una persona che stava rantolando ,non avevo mai
sentito una persona rantolare ma vi assicuro che fa veramente impressione emette dei rumori
strazianti forse perché pensandoci nei giorni successivi erano mescolati ad un attacco epilettico.
Alzatomi mi avvicinai a lui, lo vidi completamente stravolto anche se continuava a dormire,
scuotendolo per svegliarlo non si svegliava e cosi chiamandolo e dandogli qualche piccolo sberleffo
sulle guance speravo che mi sentisse ma tutto invano. Allora mollandogli due ceffoni un po’ forti
mi apri gli occhi emettendo uno sguardo stralunato e chiestogli dove aveva dolori mi farfuglio ''allo
stomaco,'' ma neanche il tempo di rispondermi lo vidi attorcigliarsi come un riccio cominciò
stringere denti a più non posso.
Davanti a questi gesti presi un bel po’ di paura , subito cercai di aprirgli la bocca per farlo respirare
e vedere la posizione della lingua il tutto con notevole fatica, subito si riprese un po , attesi ancora
qualche attimo e visto che momentaneamente si era calmato anche se stralunato e non rispondendo
più a nessuna chiamata pensai subito a suor Daniela. Come dicevamo al ‘inizio suor Daniela ci
aveva accompagnato sull’ autobus con le preghiere con le sue barzellette ma anche raccontandoci
dei suoi 17 anni trascorsi in Africa come infermiera.
Ricordandomi di questo particolare e avendola vista per caso il giorno precedente entrare nella sua
camera vicina alla nostra , che essa condivideva con sua sorella, andai a bussare alla loro porta
dicendo che avevo bisogno di aiuto.
Pochissimo dopo mi aprì e gli dissi che Manuel stava molto male, essa venne subito comincio a
toccargli le palpebre ma nessuna risposta nel frattempo arrivò un secondo attacco epilettico sempre
con la chiusura a morsa dei denti e tutto il corpo che si contorceva, la suora mi disse di chiamare
subito Lidia la proprietaria della pensione. Sinceramente essendo arrivati il 23 sera non avevo
ancora presente com’era strutturata la pensione anche perché non esisteva un punto di ricezione
degli ospiti sapevo che attigua c’era un’altra costruzione nuova con molte stanze ma a pescare dove
dormivano i proprietari era un enigma e poi con il pensiero a Manuel...........
Mi ricordai che la sera precedente con Manuel e Michele mi avevano accompagnato nelle parti
basse della pensione per cercare Pero per pagare il conto di tutti i pellegrini a loro ormai erano di
casa, avendo visto l’ ambiente dove cera una cucina in disuso e altre stanze chiuse provai scendere
le scale e ad andare in questo luogo, ma arrivato trovai la grande porta vetrata che divideva le scale
con l ingresso nei vari locali chiusa a chiave.
Con il cuore in gola con l 'affanno di far presto cominciai a bussare forte e poco dopo con mio
sollievo venne Lidia ad aprirmi la porta e gli spiegai che Manuel stava malissimo. Salita in camera
nostra essa pensò ad una congestione ma stava troppo male e su invito della suora andò a
telefonare al assistenza medica , nel frattempo ricordo che suor Daniela le stava praticando in modo
encomiabile un massaggio cardiaco mentre la sorella della suora portava una boccetta di acqua di
melissa che messagli vicino al naso gli fece un buon effetto, In questi frangenti in un momento di
crisi non sapendo come aiutare suor Daniela mi ricordai che sul comodino avevo un immagine di
Gesù misericordioso con i raggi di sole che uscivano dal cuore e istintivamente presi questo santino
e lo appoggiai vicino al cuore di Manuel solo un aiuto divino pensavo poteva aiutarlo, in quei
momenti penso fai tutte le cose più disparate per aiutare a salvare una vita umana.
Nel frattempo la suor Daniela gli aveva misurato due volte la pressione ma si stava abbassando e
aveva conteggiato un 80 /40. La suora nel frattempo provava a muovere gli arti e questi
rispondevano ma controllate le mani aveva le dita nere e cosi corsi subito da Lidia dicendo di far
arrivare con urgenza l’ambulanza perché alla prima telefonata avevano detto di aspettare un po’che
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magari forse gli sarebbe passato questo malore.
Manuel nel frattempo non dava segni di ripresa e non vedevamo l'ora che arrivasse l'ambulanza.
Citruk era il paese a 7 chilometri da Medjugorje sede del comune da cui dipende anche la frazione
di Medjugorje e di un piccolissimo pronto soccorso o ambulatorio medico con ambulanza ,l’unica
assistenza notturna a Medjugorje. Dopo mezz’ora forse più arrivò l ambulanza nel frattempo non vi
furono altri attacchi epilettici ma Manuel non dava segni di ripresa arrivata l' ambulanza l
'infermiera si attardata a parlare in strada con Lidia e non si decideva a venire ad assistere Manuel ,
dopo un po’ senza nessun attrezzo o valigetta di pronto soccorso si affaccia alla porta grande che
dava sulla strada e quasi avesse paura a guardare l ammalato stando sull' uscio senza entrare in
camera tornò indietro per prendere con l'autista il lettino.
Caricato Manuel sull’ambulanza dove sali anch’io mi aspettavo che questo infermiera gli facesse
una flebo o qualche iniezione di sedativo ma guardando attorno mi resi conto che l’ambulanza era
attrezzata solo di una bombola di ossigeno che alimentava una cannuccia applicammo quest’ ultima
al naso di Manuel ma non dava nessun cenno di ripresa . Dopo un po’ che eravamo partiti arrivò
un altro attacco epilettico Manuel diventava scuro in viso meglio tutto nero i denti sempre
inchiodati come una morsa, allora assieme abbiamo aperto la bocca con fatica e lei si e messa a
fare un massaggio cardiaco improvvisato ma dopo un po’abbandonò questo tentativo di
rianimazione e facendomi capire che non c’era più nulla da fare si mise in un angolo dell’
ambulanza come di una persona sull’autobus che attende la fermata o il capolinea. Questa visione
non potrò mai dimenticarla, e fra me dissi e no, presi a fargli dei massaggi cardiaci non certo
esperto come quelli di suor Daniela e nel frangente invocai la Madonna chiedendo ad essa di salvare
Manuel e nello stesso istante feci il voto che se avrebbe salvato mio cognato saremmo ritornati in
pellegrinaggio tutti gli anni finché saremmo stati in vita in segno di ringraziamento anche perché in
quella terra che Manuel aveva aiutato molto ora da quella terra Lui ne aveva estremamente
bisogno di aiuto... La Madonna ci assistette e un po’ dopo l’ ammalato si riprese, vista questa
piccola ripresa anche l infermiera si avvicino e comincio a riassistere Manuel .
Non voglio accusare assolutamente questa infermiera cinquantenne ma dopo alcuni giorni
rimanendo al ‘ospedale di Mostar penso di aver capito l 'atteggiamento suo ,presumo che faccia
parte di uno stile di lavoro e di una concezione dell’ ammalato evidentemente nata da una cultura
certamente ben diversa della nostra nei confronti della vita, non da colpevolizzare.
Nel frattempo Pero il proprietario della pensione assieme a suor Daniela seguivano l ambulanza in
automobile, e finalmente arrivati al pronto soccorso di Citruk portarono Manuel nell’ ambulatorio e
dopo averci fatto uscire chiusero a chiave la porta. Ci trovammo nell’ atrio di questo luogo io, suor
Daniela e Pero. La suora continuava a ripetermi che in questi casi ci voleva subito delle flebo cose
che non c erano sull’ ambulanza e sperava che almeno in ambulatorio ne fossero provvisti. In attesa
per circa mezz’ora ci guardavamo attorno a qual ambiente desolato , sbirciando al interno di una
piccola stanza c’era una vetrina molto datata che presumibilmente avrebbe dovuto contenere
medicinali, attrezzature mediche o oggetti inerenti ad un ambulatorio invece questa se ne stava li
completamente vuota quasi ad indicare che il tempo si era fermato agli anni 40 o un ad periodo
dove mancava tutto.
In quegli istanti di attesa al esterno del ambulatorio pregavamo in silenzio e si sperava che alme
no il personale medico fosse preparato per affrontare questo paziente con attacchi epilettici Pero
proprietario della pensione era sempre vicino a me e suor Daniela pe fortuna , perché lui conosceva
tutti e sapeva la lingua locale. Pero era persona estremamente intelligente responsabile della Caritas
a Medjugorje ai tempi della guerra come raccontavo all’ inizio ma lui era anche introdotto in
molteplici ambienti persona eccezionale. Naturalmente pensavo anche ai familiari di Manuel cosi
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lontani in Italia la moglie di Manuel Rosanna mia sorella e Thomas suo figlio spesso nei paesi
arabi per lavoro.
Dopo circa mezzora la porta dell’ ambulatorio si aprì vedemmo Manuel sul lettino con flebo e
catetere ma Pero ci disse che si doveva trasportarlo con urgenza all’ ospedale di Mostar con
l’ambulanza e aiutato il personale a trasbordarlo sul lettino lo caricammo velocemente, salii
anch’io sull’ ambulanza e a sirene spiegate passammo nelle vie del paese sicuramente svegliando
molte persone saranno state le 5 del mattino iniziammo circa 23 chilometri di montagna che separa
Citruk da Mostar,suor Daniela e Pero ci seguivano in auto.. Manuel era disteso sul lettino sempre
con gli angeli io mi sedetti dietro al lettino e durante il tragitto gli tenevo fra le mie mani la testa
sperando che in questo modo sentisse la mia vicinanza ma anche per aiutarlo ad affrontare le
innumerevoli curve che l ambulanza doveva percorrere . Non potevo vedere la strada ma sentivo
dal rumore del motore spesso su du giri e dai cambi veloci delle marce che talvolta facevano
perfino slittare la frizione il bravissimo autista che ce la stava mettendo tutta . Ma la cosa che mi
rincuorò pensando al tragitto ,fu che sull’ ambulanza sali una bravissima assistente fortunatamente
non quella del primo tragitto del primo soccorso presumo che fosse un medico, a gesti mi invitava
ad aprire l’ ossigeno e successivamente a regolamentarlo Rossel non dava segni di vita ma notai
che questa assistente era particolarmente attenta all’ ammalato e aveva una piccola valigetta
riempita con molto ordine di tutte le cose di primo soccorso e si era già premunita con una siringa
la cosa pur nella sua drammatica mi dava almeno un po’ di conforto . Sballottati dall’ ambulanza
che con cattiveria affrontava le curve e controcurve un altro attacco epilettico si manifesto e il
corpo di Manuel diventò cianotico tutto il viso nero e la lingua ancor di più.
Dalle quattro della mattino non lo avevo mai visto il volto e la lingua così neri e stavo pensando
che questo attacco più forte degli altri fosse quello definitivo infatti dopo nei referti medici cera
scritto che il cervello rimase due minuti e diciotto secondi senza ossigeno .
Naturalmente molti pensieri scorrono in quei momenti pensavo anche che era il 25 giugno il giorno
del ventottesimo anniversario delle apparizioni che in quelle terre Manuel aveva portato negli anni
difficili della guerra molti aiuti ed ora di aiuto ne aveva estremamente bisogno lui pensavo anche a
questo primo pellegrinaggio che lui stesso aveva organizzato con Silvana con molto entusiasmo.
Mettendo assieme questi ragionamenti e sommandoli pensavo che proprio non se lo meritava di
lasciare questo mondo anche se nell’ anniversario delle apparizioni anche se e in questa santa terra
prediletta dalla Madonna e, alla stessa Madonna a cui dissi pensa a tutto questo, a quanto ha fatto
quest’uomo non abbandonare Manuel che proprio non se lo merita.
L’assistente pronta e con mano esperta iniettò il medicinale della puntura nel tubicino che in
ambulatorio avevano predisposto sul braccio ‘ subito dopo dovetti aprirgli ancora forzatamente la
bocca che nel frattempo si era chiusa come una morsa, la presunta dottoressa aveva nel frattempo
predisposto un tubo di gomma formato a curva per infilarglielo in bocca . Non fu facile aprire i
denti tante' che nello sforzo gli ruppi qualche vaso capillare e schizzo del sangue ma alla fine
riuscimmo ad infilare questo tubo ricurvo lungo circa dieci centimetri, una volta introdotto in bocca
permetteva a Manuel di respirare . I suoi denti scatenavano tutta la loro pressione su questo tubo
non ricordo in quale frangente ma la stessa scena si ripeté una seconda volta , l’ iniezione poco
dopo ebbe un buon effetto di calmante. Naturalmente non vedevo l’ora che l ambulanza arrivasse a
destinazione a Mostar citta di cui spesso mio cognato me ne parlava ,in particolare mi aveva anche
fatto vedere delle foto che durante i viaggi umanitari egli aveva effettuato , oltre al famoso ponte
abbattuto aveva fotografato anche l ospedale quasi completamente distrutto certo non pensavo che
un giorno ci sarebbe ritornato a rivedere quell’ ospedale come ammalato grave.
Nel tragitto speravo che l’ ospedale di Mostar fosse qualcosa di diverso dall’ ambulatorio di Citruk
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qualcosa di più de corposo ed efficiente. L’ospedale di Mostar era stato completamente ricostruito e
inaugurato solo tre mesi prima perciò un ambiente ben accogliente e nuovo, infatti arrivati al
pronto soccorso completamente libero senza nessun ricovero Manuel ricevette una numerosa
assistenza di personale medico e infermieristico per fortuna avevo preso con me il portafoglio di
Manuel infatti mi venne molto utile perché in poco tempo mi chiesero per sei sette volte i suoi
documenti. Suor Daniela e Pero erano sempre vicini ci avevano allontanato dalla saletta del pronto
intervento ma essendo una sala senza porte completamente aperta vicino al banco del accettazione
riuscivo a sbirciare, vidi che per tre volte attraverso il tubo che gli avevamo messo in bocca gli
infilarono senza tante precauzioni con un tubicino lungo circa 50 cm lo per aspirargli eventuali
residui nello stomaco. Poco prima riuscii a far capire ai medici che l’ ammalato camminava con le
stampelle e che nella gambe aveva parecchie cicatrici e anche una protesi al ginocchio per
preavvertirli in caso di una tac o risonanza magnetica . Attendemmo pregando con suor Daniela e
dopo circa un ora lo portarono presumibilmente a fare una tac e dopo un po’ di tempo grazie al
aiuto di Pero che parlava l italiano ci comunicarono che gli era stato riscontrato un tumore benigno
di circa due centimetri nella zona della testa nella parte sinistra vicino alla fronte, questo tumore
creava una pressione sul’ arteria del sangue conseguentemente questo non poteva scorrere e cosi si
scatenavano questi attacchi epilettici.
Dopo la risonanza magnetica lo portarono in sala rianimazione e lo intubarono per i medici
qualsiasi macchia riscontrata nel cervello la chiamano tumore ma in realtà può essere una ciste un
piccolo ematoma che non centrano nulla con la parola tumore. Nel frattempo pensavo a come
avvisare mia sorella Rosanna moglie di Rossel Manuel . Dopo pochi messaggi con il mio
telefonino per avvisare momentaneamente mia moglie Angiolina il mio cellulare non aveva più
campo, per fortuna mi ero portato un secondo cellulare con abbonamento presso un’altra compagnia
telefonica ,con questo riuscivo a comunicare ma avendo fatto una carica di soli 25 euro essendo un
cellulare di scorta questa fini in fretta comunque riuscii a comunicare a mio figlio che avevo
assoluta urgenza di ricarica per parlare con Rosanna per avvisarla di quanto stava accadendo. erano
circa le ore 06:45 in tutto l ospedale non abbiamo visto un telefono. Nel frattempo mia moglie riuscì
a rintracciare Thomas che era a casa dicendogli che il padre stava male e nello stesso istante io
riuscii a contattare mia sorella al cellulare mettendola parzialmente al corrente dicendogli che
sembrava una forte congestione poco dopo contattai Thomas e lui mi disse che se ce nera bisogno
sarebbe partito subito con la mamma cosa che io gli consigliai di fare.
Durante il loro tragitto in auto Rosanna e Thomas ci contattavamo anche con messaggi e dissi a
loro quello che i medici avevano riscontrato anche perché continuavano a chiederci se era soggetto
a crisi epilettiche e se prendeva medicinali cose che io dovetti chiedere a mia sorella. I medici ci
fecero entrare in sala rianimazione e Manuel tutto pieno di tubi e tubicini e intubato spiegarono a
Pero alcune cose che non ricordo Manuel era in coma farmacologico. Ricordo solo che mentre
parlavamo con medici del ospedale dal Italia mi aveva chiamato un medico del assicurazione e
voleva parlare con un dottore gli dissi che stavo appunto parlando con la dottoressa della sala
rianimazione e che adesso le passavo il mio telefonino ma questa si rifiuto di parlare con il medico
italiano e nel frattempo cadde la comunicazione ho avuto l impressione che abbiano una struttura
ospedaliera molto rigida.
Lasciata la sala rianimazione Pero mi accompagno alla portelleria per la parte burocratica e qui
chiesero subito una carta di credito perché volevano un anticipo di circa 1500 euro.
Nel frattempo Silvana organizzatrice con Manuel del pellegrinaggio fortunatamente aveva avvisato
la sede del assicurazione a Milano questa si mise subito in contatto con l ospedale cosi il problema
del anticipo venne risolto. Come se avesse avuto un presentimento Manuel mi disse più volte nei
giorni precedenti al pellegrinaggio che aveva stipulato un assicurazione per tutti i pellegrini che
costava il doppio delle altre però aveva una copertura assicurativa molto ampia e con dei buoni 10
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massimali neanche farlo di proposito sembrava stipulata ad oc per il suo caso viste le difficolta che
nei giorni successivi si sono verificate e i costi sia del ospedale sia per il rientro in Italia con l aereo
ambulanza. Sistemato per modo di dire mio cognato in sala rianimazione era quasi mezzogiorno
con suor Daniela e Pero ritornammo alla pensione naturalmente con tutti i pellegrini che chiedevano
notizie.
Cominciarono una serie di telefonate con l’assicurazione perché non riuscivano a farsi passare al
ospedale i medici che seguivano Manuel. Alla sera arrivarono Rosanna e Thomas dopo più di dieci
ore di viaggio in quelle circostanze certo non piacevole, dissi a mia sorella che non era il caso di
andare a Mostar al ospedale perché non ci avrebbero fatti entrare e che era meglio che riposassero e
che al indomani saremo andati con suor Daniela e Pero. Pero nonostante gli impegni della pensione
era di una disponibilità veramente commovente . Tornati alla pensione passai cosi la notte solo non
più in camera con Manuel ma mi fece compagnia un rumore che si ripeteva per le notti successive
e che alla fine parlando con Thomas capii che era un grillo che si strofinava le ali ma essendo cosi
vicino non senti il suo canto ma solo un rumore quante cose sanno gli scout.
Racconti di piccoli fatti accaduti dal 23 giugno al 3 luglio 2009
Durante l assistenza a Manuel avevamo anche alcuni ritagli di tempo ed io e Thomas andavamo
nella chiesa di Medjugorje o alle croci blu o passeggiavamo vicino al monte Podbord un giorno
eravamo sul piazzale della chiesa Thomas come suo padre Manuel sono appassionati di fotografia e
spesso si portava la Nikon appresso. Verso sera trovandoci in questo piazzale una signora ci chiamo
per chiederci un aiuto per trasportare una grossa borsa abbastanza pesante verso il piazzale dietro la
chiesa d’estate qui celebrano molte funzioni e messe sul piazzale ci sono circa 5000 posti a
sedere e a quelle poche messe che abbiamo potuto partecipare era sempre zeppo di persone in
particolare alla messa serale delle ore 19:00,
Dopo ogni messa il sacerdote benedice tutti gli oggetti che i fedeli portano con se, foto dei propri
cari oggetti acquistati nei negozi della zona bottiglie d acqua tipo quelle che erano contenute in
quella borsa che la signora italiana ci aveva chiesto gentilente di portare alla messa all’ aperto che
sarebbe iniziata poco dopo. Trasportata la borsa nel posto da lei indicatoci ella non sapeva più come
ringraziarci e allora gli dissi di dire una preghiera per un nostro parente che stava male e Thomas gli
spiegò che si trattava di suo padre e che era ricoverato a Mostar all’ ospedale in sala rianimazione.
Questa signora sentito il racconto si levo istintivamente dal collo una cordicella colorata dov’era
appesa la famosa medaglia miracolosa e disse a Thomas metti al collo di papà questa medaglia che
lo aiuterà Lo disse in un modo tutto eccitato e con un gran calore umano come se fosse un suo caro
parente o una persona che aveva sempre conosciuto. Cosi la ringraziammo di cuore e ci
incamminammo per prendere posto nelle panchine per assistere alla santa messa. Fatti un centinaio
di metri circa ci chiamò e girandoci questa signora correndo si avvicino nuovamente a noi, ci
consegnò un rosario a me ed uno a Thomas dicendo che erano stati benedetti mi sembra il giorno
prima durante un apparizione ai veggenti io volevo pagarglieli ma lei non ne volle sapere e si
allontanò. Noi restammo meravigliati perché dopotutto avevamo fatto poche decine di metri per
portare la borsa a questa signora e questo esagerato riconoscimento pensavamo ci sembrava
eccessivo anche se il quei posti si vedono le cose più disparate e si crea un clima di fede e di
vicinanza fra le persone che difficilmente vedi nelle nostre assemblee i liturgiche e vero come
dicono tanti a Medjugorje ce un altro clima si assapora un aria diversa la gente ha dei raccoglimenti
e espressioni di fede tutte particolari. La medaglia come aveva raccomandato la signora venne
messa al collo di Manuel ma dopo uno o
due giorni sparì e non fummo più capaci di ritrovarla Rosanna guardo sotto i cuscini in tutto il letto
ma nessuna traccia ci dispiacque perché cera stata donata con molto entusiasmo.
Il giorno 3 luglio 2009 alle ore 11:30 l aereo ambulanza bimotore che doveva portare Manuel in
Italia atterro puntualmente all’ aeroporto di Mostar due ore prima mi raccontavano Thomas e
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Rosanna loro erano nell’ ufficio amministrativo dove dovevano pagare circa 300 euro per la
degenza ospedaliera perché l’ assicurazione pagava fino ad un tetto di 150 e giornalieri e la
differenza per arrivare ai 180 richiesti dall’ospedale doveva pagarli il degente mentre tutte le altre
spese aveva pensato l’assicurazione a coprirle come ci era stato comunicato dalla sede di Milano.
Però mi raccontava Thomas che la responsabile amministrativa era da più di mezzora al telefono
con un suo dirigente e questo insisteva che dovevamo pagare 600 euro al giorno per I 9 giorni di
degenza . Thomas continuava giustamente ad insistere che l’ assicurazione aveva già versato il tutto
e che noi dovevamo pagare solo i 300 euro ma questi non ne voleva sapere, il problema era che
dopo due ore l aereo sarebbe arrivato a prendere Manuel ma questi se non pagavamo non ci davano
l’ autorizzazione a lasciare l’ ospedale. Durante questa concitata conversazione in inglese fra
Thomas e la segretaria dopo circa mezzora arriva una infermiera che ne Thomas ne mia sorella
Rosanna in 9 giorni non avevano mai visto. Essa consegnò la medaglia miracolosa a Thomas e in
quel medesimo istante la segretaria interruppe la comunicazione telefonica con il suo superiore e
disse che era tutto a posto e che non c’erano da pagare nemmeno i 300 euro previsti.
Con grande sorpresa era riapparsa la medaglia miracolosa che era sparita da quattro giorni noi
ormai ci eravamo convinti che fosse stata smarrita negli spostamenti fra la rianimazione e il reparto
dei degenti ma essa apparve in un momento che ci aiuto a risolvere una situazione ingarbugliata che
come altre situazioni createsi in questi 9 giorni erano inverosimili assurde e inspiegabili. Aveva
proprio ragione la signora che ci dono la medaglia sul piazzale della chiesa di Medjugorje disse che
avrebbe aiutato il papà di Thomas e questa ne fu la prova, grazie signora sconosciuta italiana
pregheremo anche per te. Un grazie ancora alla Madonna. Forza Manuel che si va a casa si torna in
Italia.
Lidia proprietaria con Pero della pensione un giorno ci fissò un appuntamento con Maria una delle
veggenti per parlare di Manuel ma purtroppo arrivati alla sua casa la sorella ci disse che era dovuta
ad andare a parlare ad un gruppo di 1500 italiani e visto il numero alto di persone presenti e che gli
avevano chiesto di incontrarla essa non poté aspettarci cosi tornando io e Thomas assieme a
Daniela una bella ragazza giornalista che avevamo conosciuto in pensione e che spesso veniva con
noi nei nostri piccoli spostamenti. Thomas notò una epigrafe affissa ad un palo della luce. Si
accorse che era l epigrafe di Ernesto Pollice marito di Rita proprietari della pizzeria vicino alla
pensione Ernesto era deceduto il 28 dicembre 2008 Manuel e Rosanna erano presenti anche loro in
quel triste giorno assieme con Francesco e Silvana sapendo quanto Manuel fosse legato a a Pollice
Thomas penso di staccare l epigrafe e farla vedere a suo padre. Pensando che dopo sei mesi era
ancora intatta e cosi la porto al ospedale. La sera stessa vero le undici passando davanti alla
pizzeria di Rita moglie di Ernesto Pollice mia sorella mi chiamo e mi disse vieni dentro guarda
,aperta la porta che stava sul retro del frigorifero dei gelati sotto ce uno scomparto tutto pieno di
brina si era formato tipo una stalattite di ghiaccio sembrava una madonnina alta circa 10 cm
domenica 20 luglio eravamo a casa di Manuel con suor Daniela Silvana con Francesco Rosanna io
mia moglie Angiolina e Michele con sua moglie e finche eravamo in conversazione Rita telefonò a
Francesco e disse che sulla Madonnina sempre con il ghiaccio si era formato anche Gesù
bambino..............cose che succedono e Medjugorje.
Al prossimo anno. 2010-10-20
Enzo