Appunti di viaggio
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Appunti di viaggio
Appunti di viaggio … Il porto antico di Genova fa da sfondo ai lavori del convegno nazionale di pastorale giovanile al quale partecipano circa cinquecento tra sacerdoti, laici e religiosi impegnati in pastorale giovanile. La città adagiata sulla costa, proiettata sul mare e difesa dalle montagne diventa emblema delle riflessioni sulla pastorale giovanile italiana in queste giornate che hanno avuto come tema appunto “Tra il porto e l’orizzonte”. Giorni di lavoro, di preghiera, di incontro e di turismo intelligente per confrontarsi su quali sono le direzioni e le rotte della cura educativa nella comunità cristiana. Apre la settimana l’intervento di Mons. Franco Giulio Brambilla che si preoccupa di ridefinire il concetto di educazione nel contesto pastorale di oggi. Scarica l’intervento di Mons. Franco Giulio Brambilla Mons. Giulio Giori, assistente nazionale dell’università cattolica, nella messa di apertura incoraggia gli operatori pastorali a cercare i segni del risorto anche in luoghi oscuri e tempi di crisi e invita a non cadere nella presunzione dell’autoreferenzialità. La seconda giornata si apre con la relazione del dott. Nando Pagnoncelli che accorpando i dati di ISTAT, Rapporto Giovani-istituto Toniolo e Ipsos restituisce un’analisi lucida e sorprendente della condizione giovanile di oggi. “Tanti sono i discorsi sui giovani, e quasi tutti pieni di miti e luoghi comuni” afferma il sociologo che attraverso i dati si preoccupa di smontare la retorica sulla “questione giovanile” e rimettere ordine su temi come lavoro/ disoccupazione, fuga di cervelli, famiglia e aspettative giovanili sul futuro. Il pedagogista Pierpaolo Triani raccoglie tale analisi del contesto e ne da una lettura in termini educativi attraverso alcune parole chiavi: “i giovani hanno un desiderio di futuro serio e aperto alla vita, essi sono in cerca di una forma concreta e chiedono spazi di proposta ricchi di vitalità e significato. Oggi si pensa che crescere sia solo “esprimersi” ed educare sia solo “far esprimere”, in realtà educare è dare direzioni. Bisogna ridare dignità al cammino e al valore della fatica in termini sacrificali”. Tutti gli interventi convergono nel voler abolire la concezione dei giovani visti solo come destinatari passivi dell’azione pastorale, per promuovere partecipazione. Avere il coraggio di aprirsi alla corresponsabilità con i giovani significa avere alla base uno sguardo di fiducia verso di essi. Dal convegno esce un’immagine positiva e speranzosa dei giovani che hanno ancora desideri e sogni nonostante la precarietà. La chiesa invece si scopre lontana da essi che nutrono sempre meno fiducia verso nei sui confronti e che ha bisogno di tornare a farsi ospitare nei contesti giovanili di oggi. I giovani cercano figure di riferimento che sappiano ascoltare senza giudicare, accogliere ed essere coerenti. Scarica l’intervento di Pier Paolo Triani – Ridare senso alle parole Nella giornata di Mercoledì Don Rossano Sala inquadra tutto in una cornice teologica e ci chiede di rinunciare alla tentazione sempre ricorrente di una chiesa che vuol riconquistare il potere che la modernità degli ha rubato per andare verso un riposizionarsi del cristianesimo che sappia farsi ospite nella società come insegna la cristologia. Gesù, ospite e pellegrino, è al centro anche dell’intervento di don Domenico Ricca, cappellano del carcere minorile di Torino che attraverso la sua coinvolgente testimonianza definisce lo stile di Gesù come quello giusto e veramente nuovo per stare con i ragazzi. Il card. Bagnasco commentando il brano dei discepoli di Emmaus dice ai partecipanti riuniti in preghiera nell’affascinante duomo di San Lorenzo di non temere: “La pastorale giovanile appare spesso stanca e lamentosa. Se i giovani non devono farsi rubare la speranza, gli operatori devono essere i promotori della speranza! Altrimenti si rischia di non saper riconoscere il signore Gesù come è accaduto ai i due discepoli. Tornare alla locanda di Gesù è un modo per alimentare la propria fede e di conseguenza la nostra azione educativa che non è mai privata perché interessa la chiesa intera”. Dibattiti accesi e appassionati su liturgia, scuola, disagio e famiglia concludevano le relazioni della mattina testimoniando un fermento e una voglia della chiesa di mettersi in discussione per dipingere nuovi orizzonti verso cui salpare.