1 Discorso per il passaggio della campana Signor Governatore

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1 Discorso per il passaggio della campana Signor Governatore
Discorso per il passaggio della campana
Signor Governatore Gaetano Lo Cicero,Signor past Governatore Concetto Lombardo,Signor past
Governatore Salvatore Lo Curto, Signor Governatore Giovanni Vaccaro, eletto per l’anno rotariano
2014/2015, autorità rotariane,rotaractiane,interactiane, autorità civili, autorità religiose, gentili
signore,cari soci,ospiti tutti,benvenuti a questo passaggio di campana, che vi vede così numerosi e
così partecipi, segno questo che anche i piccoli club non hanno “quella voce che grida nel deserto”
E’ passato un anno dal 25 giugno del 2011, allorché ricevevo l’onore di indossare il collare di
Presidente del giovane Club di Castellammare del Golfo Calatafimi Segesta “Terre degli Elimi” ed
oggi mi viene data la parola per presentarvi un bilancio, il mio bilancio.
Raccontarvi quest’anno è parlarvi di emozioni, di dubbi, ma anche di certezze,vuol dire narrare un
backstage caratterizzato da gioie,affanni,corse,di giochi di squadra, ma anche di solitudine,di
programmazione costante, di strategie, di confronti, di scontri ed incontri destinati a partorire
qualcosa, che parlasse del club. Perché il nostro club doveva parlare all’esterno,doveva dire alla
gente che c’è,esiste e lavora per gli altri. Castellammare doveva , anzi deve, conoscere il Rotary.
In ultima analisi, vuol dire vivere le stesse esperienze di una vita. Forse che nel Rotary non si
verificano nello spazio temporale di un anno le stesse dinamiche, che si riescono ad esperire in
70/80 anni ?
Fin dall’inizio del mio mandato rotariano, mi sono chiesto cosa dovevo fare per essere un buon
presidente e subito mi sono venute in mente le cose che mi diceva mio padre, quando mi apprestavo
ad intraprendere qualcosa di nuovo ed impegnativo,una sorta di testamento spirituale.<<Sii te
stesso, difendi il tuo credo,lasciati guidare dalla lealtà,dall’onestà,dalla correttezza>>.
Ed in barba ai luoghi comuni è ciò che ho fatto.
Mi sono lasciato accompagnare dalla mie tradizioni familiari,ho dato corso ad un testamento che ti
mette poco in luce,non dà forse nessuna notorietà;è, riprendendo l’allocuzione biblica,una voce che
grida nel deserto, ma consente di “essere se stessi” Ed io volevo strenuamente essere me
stesso,scevro dalle piaggerie,schivo dal vuoto esibizionismo,evitando presenzialismi inconcludenti,
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ma, al contempo, fiero di essere e parlare rotariano, deciso, viepiù, ad affermare ciò che il Rotary è
nel mondo e per il mondo: un servizio.
A ben guardare, il motto di Paul Harris, fondatore del Rotary” Servire al di sopra di ogni interesse
personale”non si discosta molto da ciò che papà mi ha tramandato.
Ecco il mio primo paradigma: dimenticare me stesso per servire gli altri.
Mi sono sentito più volte come il Giuseppe del romanzo di Dobraczyn’ski,un modello di uomo che
<<non si lascia irretire dalle tentazioni, dalle manovre oscure del potere, dalla faziosità delle
sette>>, ero, come Giuseppe, l’incarnazione del povero di Javhè, ricco della fiducia della sua
promessa.
E a quella promessa ho tenuto fede, con la consapevolezza che il mio secondo paradigma
“l’orgoglio dell’appartenenza” potesse coinvolgere i miei soci; un orgoglio, che sa di fierezza e di
semplicità, di solidità e di forza interiore,quell’orgoglio,in ultima analisi, che ci caratterizza come
uomini, che ci dà una spinta interiore per riuscire, per realizzare, per andare avanti, per dare
consistenza ai sogni, un motore immobile, che ci fa essere sicuri, anche se le circostanze sembrano
essere contrarie. E noi, non possiamo negarlo, viviamo in tempi, in cui i venti che spirano sono
avversi. In questi dodici mesi molti eventi tragici, dolorosi,tristi hanno accompagnato la nostra
quotidianità, eventi che non potevamo misconoscere ed eludere, perché appartenenti ad altri, eventi
che ci hanno fatto dare maggiore consistenza alla parola solidarietà, alla pace, alla condivisione,
come uniche possibili connotazioni di una società liquida e rarefatta.
In un vissuto sociale, contrassegnato da un sorta di stemma dell’inquietudine,mi sono mosso
proponendo certezze;a fronte dell’ansia spasmodica di una ricerca di sé, assetata di miti e di
maiuscole, ho sollevato l’attenzione su chi maiuscole non avrà mai,sugli altri , sui”senza voce”, sui
poveri, su quella fetta di società, che è difficile avere accanto. Eppure c’è ed esiste.
Non è un’ascesi sapienziale ciò che ho proposto,ma ho dato forza alla consapevolezza che, per
uscire dal proprio io, condizione necessaria per il compimento del cammino,è necessario conoscerlo
a fondo, misurandolo col metro del mondo.
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Io mi sono misurato con il mondo, la mia professione lo esige, il mio Rotary lo impone, la mia fede
lo domanda.
Solo nel momento del massimo coinvolgimento nelle cose quotidiane, solo al massimo livello di
autocoscienza si giunge agli altri; solo se si conosce se stessi, si può abbracciare l’umanità.
Parafrasando le parole di Sant’Agostino nelle sue Confessioni, nella mia veste di presidente, ancora
per pochi istanti, come professionista, come uomo, dico: “E tu Signore, abbine pietà, impedisci che
i passanti calpestino l’uccellino implume, manda il tuo angelo che lo porti nel nido e in esso viva
finché possa volare!”
Se da rotariano avrò fatto questo per gli altri, il mio mandato sarà valso a qualcosa. Sarete voi a
giudicare.
E’ tempo di ringraziamenti ora. Non mi sentirete nominare passo dopo passo i miei più stretti
collaboratori, il mio staff, il direttivo che mi ha affiancato in quest’anno, né leggerò elenchi di
parenti ed amici che mi sono stati vicini. Non è la sete di originalità che me lo consiglia, né la
volontà di togliere loro i giusti meriti,ma la consapevolezza di non fare torti ad alcuno. La
consapevolezza, altresì che i successi nostri di questi mesi appartengono ad ognuno di noi; sono
successi non solo miei, ma del club tutto, dei soci,di Castellammare,del Rotary. Sono successi vostri
che forse hanno tracciato i solchi per gli eventi futuri,successi che hanno dato speranza alle
attese,forza alle resistenze,solidità alle aspettative, gioia alle certezze.
Lo dico e lo affermo con l’emozione di padre e di figlio, come marito e come lavoratore, come
uomo e come rotariano, come credente anche: Grazie, grazie, grazie e…Buon Rotary a tutti!
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