Le Badanti
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Le Badanti
ATTUALITA’ - OPINIONI UN AIUTO PER FAMIGLIE IN DIFFICOLTA’ Le Badanti Che la miseria allontana da casa Su ogni numero proponiamo ai lettori un tema sul quale esprimersi… e scriverci! In settembre il tema era: “Le Badanti”. Accanto e sotto pubblichiamo le prime due lettere arrivate, da Milano (interessante riprova del fatto che siamo letti anche fuori parrocchia!). Le considerazioni esposte, peraltro con molto garbo, sono critiche verso la categoria. Ne attendiamo altre dai lettori, a conferma di quanto pubblicato o per illustrare realtà diverse, magari, speriamo, anche positive. Concordiamo con la Signora Turati sul fatto che “sarebbe meglio, nel limite del possibile, curarli noi i “nostri vecchi”. Forse, proprio come cristiani, dovremmo impegnarci per costruire una società nella quale l’anziano malato o non autosuffi- UNA DEFINIZIONE CHE NON MI PIACE Volevo esprimere il mio parere su “Le Badanti”. Questa definizione a me non piace e preferirei chiamare queste persone: “accompagnatrici, accuditrici o donne di compagnia di persone anziane sole che non hanno parenti o figli che possano (o vogliano - NdR) prendersi cura di loro”. Lo “Zingarelli” le definisce: “chi o che assiste a pagamento degenti ricoverati in ospedale o case di cura; badare le pecore… per quanto riguarda gli animali. Per badare le pecore sono sempre esistiti i “cani pastore”, addestrati dagli stessi a raggruppare le pecore su un sentiero e badare che nessuno di loro si perda per poi condurle all’ovile…”. Personalmente non ho avuto mai esperienze di “Badante” però ho accudito con impegno il suocero molto anziano. Ho conosciuto quindi la “Badante”, assunta per curare mio suocero quando abbiamo dovuto assentarci per un breve periodo di tem- ciente (quindi non più “utile sostegno”) non debba sentirsi “di troppo” nella propria famiglia, ed a quest’ultima sia data la possibilità di occuparsene, senza che la continua assistenza diventi un peso economico e psicologico troppo grave da sopportare. Attendiamo quindi dai lettori altre testimonianze sulle gioie e difficoltà di chi cura “in famiglia” i propri anziani. Infine, quando per le nostre strade vediamo vecchi accompagnati da stranieri, più o meno giovani, invece che dai propri figli e nipoti, domandiamoci anche: “chi si occuperà degli anziani familiari di coloro che, spinti dal bisogno e dalla miseria, vengono ad accudire i nostri vecchi?”. Le significative risposte, in basso, sono riprese da altre riviste. po, per seguire mio marito in un suo spostamento di lavoro. Nonostante ci avesse assicurato di essere in grado di fare tutto il necessario e che “potevamo stare tranquilli”, si assentava ripetutamente da casa, e per diverse ore, per fare tutt’altro che curare il nostro anziano nonno, fumava, leggeva riviste e beveva caffè in continuazione… Quando, per caso, è stata scoperta si è giustificata dicendo che andava a fare la spesa per lui, ma mentiva in quanto la dispensa era piena di provviste. Dopo questa esperienza negativa, non ci siamo più fidati di nessuno. Anche alcuni nostri conoscenti hanno avuto esperienze non troppo rosee con le “Badanti”, soprattutto straniere, giovani, inesperte e poco educate con i loro anziani. Penso che sarebbe meglio, nel limite del possibile, curarli noi i “nostri vecchi”, come si faceva una volta, e non affidarli a persone incompetenti e poco affidabili. Con stima. Giovanna Caterina Turati, Milano Spett.le “LA SCOSSA”, ho avuto il Vostro periodico nella cartellina distribuita nella riunione dei volontari diocesani della Buona Stampa dell’ottobre scorso e mi ha proprio interessato la voce “Cosa ne pensi di…? Le Badanti”. Mi capita di far visita ad anziane impedite e sole che si servono appunto delle “Badanti” per un aiuto a svolgere le loro necessità giornaliere, ma constato, purtroppo, che in molti casi questo servizio non è fatto con il dovuto rispetto per l’impedito. Penso che le associazioni caritative dovrebbero attivarsi per dare una preparazione morale, umana, a chi si accinge a questo lavoro, a volte molto impegnativo, affinché venga rispettata la dignità della persona. Mi sono espressa molto semplicemente ma spero di essere stata capita; lascio a voi sviluppare questo problema e proporlo nelle sedi competenti dato che la cosa, purtroppo, è a conoscenza di tutti. Fiduciosa ringrazio e saluto cordialmente. Adele Mariani, Milano L’ALTRA CAMPANA A nome di tutte le donne moldave che vivono lontane dalla famiglia e dalla patria: credete, una madre non lascia i suoi cari partendo per l’estero se, restando, la sua famiglia potesse sopravvivere alla miseria. Vi dico questo con le lacrime agli occhi: sono qui da due anni e non ho più rivisto i miei. Tante di noi non hanno potuto tornare a casa per dare l’ultimo addio a un familiare. Mia madre, ormai vecchia e molto malata, mi ha scritto: “Vieni, cara mia Caterina, ti voglio vedere adesso, quando sono ancora viva”. E’ forte il senso di colpa di queste donne costrette ad abbandonare i propri genitori per venire ad assistere i genitori anziani degli italiani. Tanto più che il periodo di permanenza in Italia è, alla fine, sempre più lungo di quello da loro progettato. E, spesso, la famiglia d’origine nel frattempo si disgrega. n. 1 - gennaio 2006 11