scenario sanita` nazionale - Ordine dei Medici di Ferrara

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scenario sanita` nazionale - Ordine dei Medici di Ferrara
SCENARIO SANITA' NAZIONALE
Rassegna Stampa del 24 luglio 2015
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INDICE
SCENARIO SANITA' NAZIONALE
24/07/2015 Corriere della Sera - Nazionale
La lettera di Lucia Borsellino e le pressioni per le nomine: dicevano che le voleva
Rosario
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24/07/2015 Corriere della Sera - Milano
Sanità, un rimpasto lampo e polo pediatrico al Fatebene: la maggioranza verso
l'intesa
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24/07/2015 La Repubblica - Nazionale
E Lucia Borsellino scrisse ai pm "Diktat in nome del presidente"
8
24/07/2015 La Repubblica - Palermo
Denuncia falsi titoli per le nomine nella Sanità, finisce sotto accusa
9
24/07/2015 La Stampa - Nazionale
Medico contro i giudici "Non stacco la spina"
10
24/07/2015 Il Giornale - Nazionale
«Tessitori di voce», un progetto per i malati
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24/07/2015 Il Giornale - Nazionale
Cure mirate per battere i tumori
12
24/07/2015 Il Giornale - Nazionale
Le vecchie calze elastiche: prevenzione insostituibile
13
24/07/2015 Il Giornale - Nazionale
I pazienti non sono più costretti al buio Un farmaco per l'intolleranza alla luce
14
24/07/2015 Il Giornale - Milano
In piazza per l'ospedale di mamma e bambino
15
24/07/2015 Il Fatto Quotidiano
A BRACCETTO CON I SIGNORI DEI VELENI
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24/07/2015 Il Fatto Quotidiano
Lettera aperta sulla sanità al presidente Enrico Rossi
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24/07/2015 Avvenire - Nazionale
TUMORI Contro il mieloma multiplo un trattamento combinato
18
24/07/2015 Avvenire - Nazionale
L'Oms: Africa vicina a sconfiggere la polio
19
24/07/2015 Libero - Nazionale
«Scatta in testa», la corsa per battere l'emicrania
20
24/07/2015 Il Secolo XIX - Genova
Tronconi in prima fila per la direzione della sanità
21
24/07/2015 Il Venerdi di Repubblica
LA MENINGITE FA PAURA E LA TOSCANA VACCINA TUTTI
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24/07/2015 Il Venerdi di Repubblica
Il Papa e la sceicca, la strana alleanza per un ospedale
23
24/07/2015 L'Espresso
Lucia Borsellino nell'inferno sanità
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24/07/2015 L'Espresso
Il vaccino è sicuro per tutti i bambini
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SCENARIO SANITA' NAZIONALE
20 articoli
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Le carte
La lettera di Lucia Borsellino e le pressioni per le nomine: dicevano che le
voleva Rosario
Due consiglieri regionali dissero di venire su mandato del presidente per indicare la scelta di Giacomo
Sampieri come direttore sanitario
dal nostro inviato Giovanni Bianconi
PALERMO È probabile che a Lucia Borsellino non servisse leggere il «finto dossier» contro il governatore
Rosario Crocetta per convincersi a uscire dal governo della Sicilia. Dubbi e perplessità aveva cominciato ad
accumularne molto prima. Almeno dal marzo 2014, quando i magistrati di Palermo la convocarono come
testimone nel procedimento contro il medico del presidente della Regione, nonché primario dell'ospedale Villa
Sofia, Matteo Tutino, e il commissario straordinario dello stesso Ente ospedaliero, Giacomo Sampieri. In
quell'occasione i pubblici ministeri la misero in guardia dalle manovre ai suoi danni da parte dei due inquisiti
per truffa, peculato e abuso d'ufficio; comunicandole di essere «parte lesa», in quanto assessore alla Sanità.
Nell'interrogatorio, si legge nella richiesta di arresti domiciliari per Tutino (concessi a fine giugno scorso e
confermati dal tribunale del Riesame) e di interdizione per Sampieri, «l'assessore Borsellino criticava
aspramente l'opera del consolidato binomio, col quale non era affatto in sintonia a dispetto di quanto da
costoro millantato», e «prendeva espressamente posizione sulla manifesta irregolarità degli obiettivi
programmatici messi in atto dai due indagati». Da allora ha continuato ad acquisire elementi che potevano
alimentare ogni tipo di sospetto.
Quattro mesi dopo l'interrogatorio, il 12 luglio dello scorso anno, Lucia Borsellino torna al Palazzo di giustizia,
stavolta spontaneamente, per consegnare al procuratore aggiunto Leonardo Agueci e al sostituto Luca
Battinieri una lettera nella quale riferisce di nuove pressioni a favore di Sampieri e Tutino. Arrivate, almeno a
detta degli intermediari, direttamente dal governatore Rosario Crocetta. L'assessore scrive di un incontro
avuto quattro giorni prima, l'8 luglio, e con il linguaggio burocratico tipico degli uffici amministrativi e giudiziari
comunica: «La sottoscritta è stata raggiunta dagli onorevoli Oddo e Di Giacinto i quali, nel rappresentare di
essere venuti su mandato del presidente della Regione, proponevano alla scrivente, in tono determinato ed
evidenziando il carattere di inderogabilità della indicazione di cui appresso, di indicare al neo direttore
generale dell'Azienda sanitaria provinciale di Trapani, dott. Fabrizio De Nicola, quale figura di direttore
sanitario, il dott. Giacomo Sampieri, già commissario straordinario dell'Azienda ospedali riuniti Villa SofiaCervello di Palermo».
L'assessore sapeva che Sampieri era indagato dalla Procura di Palermo, e ne aveva accettato le dimissioni
dal precedente incarico. Nella lettera Lucia Borsellino specifica che, a causa del «tono sostenuto», il colloquio
era stato ascoltato anche dal suo segretario che stava nella stanza accanto, e di «non avere dato alcun
seguito» alla richiesta, che peraltro sarebbe stata di competenza di altri uffici.
Gli onorevoli citati sono i deputati regionali Salvatore Antonino Oddo e Giovanni Di Giacinto; il primo eletto
nella lista «La Rivoluzione è già iniziata», e iscritto al gruppo «Il Megafono-Lista Crocetta», il secondo della
Lista Crocetta. Al netto di eventuali millanterie sul mandante della raccomandazione, è possibile che
quell'episodio abbia fatto maturare nella figlia di Paolo Borsellino nuovi interrogativi sul governatore;
indipendentemente dall'intercettazione-fantasma del presunto colloquio con Crocetta, in cui Tutino avrebbe
detto che la donna andava «fatta fuori come suo padre».
Nella stessa comunicazione di un anno fa, Lucia Borsellino denuncia un altro incontro, avuto la mattina dello
stesso giorno, in cui «il dottor Giorgio Trizzino, direttore sanitario facente funzioni dell'Azienda ospedaliera
Arnas-Civico di Palermo, ha riferito alla scrivente di aver ricevuto dal neo direttore generale della medesima
Azienda, dott. Giovanni Migliore, la proposta di ricoprire il ruolo di direttore sanitario presso l'Azienda
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Ospedali riuniti Villa Sofia- Cervello di Palermo a condizione che, come riportato dallo stesso Trizzino durante
l'incontro, "avesse tutelato il dott. Matteo Tutino"». Il dottor Migliore, considerato uno degli uomini del
rinnovamento in Sicilia nel campo della Sanità, si sarebbe quindi mosso anche lui per proteggere il medico di
Crocetta finito agli arresti. Il quale, secondo l'ipotesi della Procura, nei suoi progetti sulla Banca dei tessuti da
realizzare a Volla Sofia - bloccati proprio da Lucia Borsellino - avrebbe goduto pure dell'appoggio di un
poliziotto amico di Tutino (ora sotto procedimento disciplinare) e della convivente biologa, entrambi sotto
inchiesta.
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La parola
sfiducia
Nella Regione Siciliana la mozione di sfiducia nei confronti del governatore deve essere presentata da
almeno un quinto dei componenti dell'Assemblea regionale e votata dalla maggioranza assoluta dei suoi
componenti (46 su 90). Se il presidente della Regione viene sfiduciato si va a elezioni.
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Regione
Sanità, un rimpasto lampo e polo pediatrico al Fatebene: la maggioranza
verso l'intesa
Simona Ravizza
Il polo pediatrico che riunisce Macedonio Melloni, Buzzi e il Fatebenefratelli. E poi un rimpasto lampo, subito
dopo l'approvazione della riforma della Sanità e la pausa estiva. Tutti vogliono mantenere il massimo riserbo
ma - salvo sorprese - il governatore Roberto Maroni forse riuscirà a ricompattare così il centrodestra che sulla
riforma della Sanità a firma Fabio Rizzi (Lega) e Angelo Capelli (Ncd) si è spaccato come mai («E non c'è
tempo da perdere in litigi», dicono dal Pirellone viste le elezioni comunali alle porte). Sembra prendere quota
l'ipotesi di un polo pediatrico tra il Buzzi e la Macedonio Melloni, un'idea alternativa a quella sostenuta dal
leader della Lega Matteo Salvini che voleva il Buzzi unito al Sacco. Con lo slogan «Abbiamo un grande
sogno, creare il primo polo per la mamma, il bambino e l'età evolutiva», Fabio Altitonante di Forza Italia
stamattina porterà mamma e bambini sotto il Pirellone, a riprova di quanto la partita stia a cuore agli azzurri
(sostenuti anche dal capogruppo di Fratelli d'Italia, l'ex vicesindaco Riccardo Decorato). Con settembre poi, a
metà legislatura, cioè a due anni e mezzo dall'insediamento del governo Maroni, è prevista una verifica di
maggioranza, con un probabile rimpasto. Da risolvere c'è innanzitutto il futuro dell'assessore alla Sanità Mario
Mantovani, recordman di voti per Forza Italia: riuscirà a salvare la poltrona anche con l'unificazione degli
assessorati alla Salute e al Welfare oppure gli verrà assegnato, cosa più probabile, un altro ruolo? O ancora,
entrerà in giunta l'attuale capogruppo di Forza Italia, Claudio Pedrazzini?
Solo ipotesi al momento. Sui due temi più cari a Forza Italia (la riduzione delle Agenzie di tutela della Salute
che prenderanno il posto delle Asl e la salvaguardia del ruolo delle aziende ospedaliere) i giochi formalmente
sono ancora aperti. Come, del resto, per il polo pediatrico. Ma i ben informati parlano di fatto di un accordo
vicino che vedrà il centrodestra compatto in Aula. Il rimpasto e il polo pediatrico Macedonio Melloni Buzzi
appaiono come il ramoscello di Ulivo tra i due partiti. Tutto, però, può ancora succedere .
@SimonaRavizza
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La vicenda
La riforma della Sanità tornerà in aula in Consiglio regionale
il 30 e 31 luglio La riforma ha spaccato la maggioranza di centrodestra. Il progetto del nuovo polo pediatrico
non soddisfa Matteo Salvini (sopra ) che voleva il Buzzi unito al Sacco Sul piano politico, da risolvere anche il
futuro dell'assessore alla Sanità Mario Mantovani (in alto )
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IL DOCUMENTO/UN ANNO FA DOPPIA VISITA A SORPRESA DI UN MANAGER E DUE POLITICI PER LE
NOMINE
E Lucia Borsellino scrisse ai pm "Diktat in nome del presidente"
La conversazione con gli emissari fu di tono così "sostenuto" da essere udita nella stanza accanto L'allora
assessore alla Sanità sottolinea di non aver dato alcun seguito alle pressioni ricevute
SALVO PALAZZOLO
PALERMO. C'è un momento preciso in cui Lucia Borsellino comprende di essere accerchiata.
All'interno dell'assessorato alla Sanità. All'interno della Regione. È una mattina caldissima dell'estate scorsa.
«La mattina dell'otto luglio», rimarca lei in una lettera che decide di scrivere appena tornata a casa.
Per non dimenticare niente di due visite inaspettate che ha ricevuto. Quelle visite hanno turbato l'assessore
Lucia Borsellino, soprattutto per un riferimento al presidente Crocetta.
E allora mette nell'intestazione della lettera: «Alla procura di Palermo». E inizia a raccontare: «Ho incontrato,
su sua richiesta, il dottore Giorgio Trizzino, direttore sanitario dell'azienda Civico di Palermo. Ha riferito di
avere ricevuto dal neo direttore generale della medesima azienda, dottor Giovanni Migliore, la proposta di
ricoprire il ruolo di direttore sanitario di Villa Sofia-Cervello, a condizione che, così ha riportato, "avesse
tutelato il dottore Matteo Tutino"». Tutino, il medico di Crocetta, su cui la Borsellino ha diversi sospetti, riferiti
alla magistratura quattro mesi prima.
Qualche ora dopo, il nome di Crocetta viene evocato esplicitamente da altre due persone che si presentano
a sorpresa nell'ufficio di Lucia Borsellino.
Sono «gli onorevoli Oddo e Di Giacinto», scrive lei nella lettera che vuole consegnare al più presto ai pm:
«Nel rappresentare di essere venuti su mandato del presidente della Regione precisa l'assessore, ed è il
passaggio più drammatico - proponevano in tono determinato ed evidenziando il carattere di inderogabilità
della indicazione di cui appresso di indicare al neo direttore generale dell'azienda sanitaria di Trapani, dottor
Fabrizio De Nicola, quale figura di direttore sanitario, il dottore Giacomo Sampieri».
Sono parole che preoccupano Lucia. Perché Sampieri, amico e protettore di Tutino, è stato appena
allontanato. Ma due deputati regionali del Megafono fanno pressioni, per tutelarlo. Sostenendo addirittura di
essere ambasciatori di un diktat di Crocetta. «Tale conversazione - scrive ancora Lucia Borsellino - per il tono
sostenuto è stata ascoltata casualmente dal mio segretario, presente nella stanza attigua». E conclude: «A
tale indicazione, la scrivente dichiara di non avere dato alcun seguito, trattandosi peraltro la procedura di
nomina dei direttori sanitari una prerogativa dei direttori generali». Quattro giorni dopo, l'assessore Borsellino
consegna la lettera al procuratore aggiunto Agueci e al sostituto Battinieri. Adesso, la lettera è lo snodo del
nuovo filone di indagine sul caso Tutino. Quella che sta cercando di fare luce sull'affare che il medico di
Crocetta cercava di realizzare con il suo cerchio magico, la "banca dei tessuti". Ci sono due nuovi indagati,
per tentato abuso d'ufficio: la biologa Mirta Bajamonte e il suo compagno, l'ispettore di polizia Giuseppe
Scaletta. SULL'ESPRESSO AFFARI E SANITÀ Il servizio di copertina del nuovo Espresso è dedicato ai
potentati d'affari che in Sicilia hanno assediato il lavoro di Lucia Borsellino, l'ex assessore alla sanità della
giunta Crocetta
Foto: Ho incontrato su sua richiesta Trizzino. Gli è stata proposto un incarico a condizione di tutelare Tutino
Foto: Poi sono venuti da me i deputati Di Giacinto e Oddo. Con tono determinato hanno fatto il nome di
Sampieri
Foto: LUCIA BORSELLINO
Foto: INDAGATI Matteo Tutino, il medico di Crocetta finito ai domiciliari (a sinistra) e l'ex commissario di Villa
Sofia Giacomo Sampieri
SCENARIO SANITA' NAZIONALE - Rassegna Stampa 24/07/2015
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IL FUNZIONARIO HA EVIDENZIATO IL NODO DEI CONTROLLI MA SI È RITROVATO SOTTO
PROCEDIMENTO DISCIPLINARE PER AVERE SOLLEVATO SOSPETTI SULL'AZIENDA
Denuncia falsi titoli per le nomine nella Sanità, finisce sotto accusa
Testimoniò anche al processo sui tariffari gonfiati alla clinica Santa Teresa Nel luglio dell'anno scorso 18
dipendenti del suo presidio sono stati trasferiti
Per entrare nell'olimpo della sanità siciliana contava essere nella «lista dei pretoriani del presidente». Così la
chiamava il medico del governatore, Matteo Tutino, intercettato con l'ex commissario di Villa Sofia, Giacomo
Sampieri, mentre stila la lista da consegnare a Crocetta alla vigilia delle nomine.
Oggi, alla luce di quelle intercettazioni, deputati di destra e di sinistra si alzano dai banchi per chiedere
verifiche su titoli e competenze di chi un anno e mezzo fa è stato chiamato alla guida di Asp e ospedali. Ma
c'è chi, molto prima del polverone giudiziario, aveva sollevato il nodo dei controlli e si è trovato sul banco
degli imputati.
Lui si chiama Filippo Grippi, venti anni al timone di unità operative strategiche dell'azienda sanitaria più
grande dell'isola. La sua testimonianza al processo "talpe in procura" sui tariffari gonfiati nella clinica Santa
Teresa del boss Michele Ajello e le denunce sui rimborsi a pazienti morti da anni gli causano non pochi guai:
auto incendiata, bici manomessa, citofono di casa bruciato, una bomba Ananas sotto l'ufficio. Il suo attivismo
non piace. Nel 2011 l'ex direttore generale Salvatore Cirignotta lo spedisce prima a Petralia e poi all'ex
ospedale pediatrico Casa del Sole, una struttura ancora oggi solo sulla carta. Lui continua a mettere nero su
bianco le sue denunce. Una in particolare gli costa cara: avere sollevato dubbi sul suo direttore sanitario,
Giuseppe Noto, nominato nel 2012 dal commissario straordinario Adalberto Battaglia e poi confermato dal
manager Antonino Candela. Grippi chiede con nota ufficiale all'Asp se ha acquisito la documentazione
originale che attesta l'esperienza quinquennale come direttore di struttura complessa, come vuole la legge.
Una richiesta rimasta lettera morta.
Nel dicembre 2013 scrive di nuovo al manager Candela, all'assessorato alla Salute, alla commissione
Antimafia dell'Ars e alla commissione Affari istituzionali. Ma la sua denuncia di irregolarità resta chiusa nei
cassetti. L'unica risposta è la convocazione al consiglio di disciplina da parte dell'Asp per aver sollevato
sospetti sull'azienda. Il 21 luglio dell'anno scorso 18 dipendenti del suo presidio sono stati trasferiti. Isolato e
demansionato, Grippi ha deciso di rivolgersi ai giudici del lavoro. Ma nessuno, ancora, ha risposto alla sua
domanda: i controlli sui titoli di Noto sono stati fatti oppure no?
Foto: LA SEDE La sede dell'assessorato regionale alla Sanità
SCENARIO SANITA' NAZIONALE - Rassegna Stampa 24/07/2015
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tiratura:418328
Medico contro i giudici "Non stacco la spina"
PAOLO LEVI
Doveva essere il giorno decisivo: l'annuncio dello stop ai trattamenti che tengono in vita Vincent Lambert. E
invece niente. Sulle sorti del tetraplegico francese di 38 anni, da otto in stato vegetativo all'ospedale di
Reims, non è ancora scritta la parola fine. «Mancano le necessarie condizioni di serenità e sicurezza» per
avviare lo stop all'alimentazione artificiale. PAGINA L'h a a n n u n c i at o i e r i l'equipe medica rinviando sine
die ogni possibile decisione sullo spinoso caso che richiama alla memoria quello di Eluana Englaro. E che
spacca la famiglia in due. Le divisioni Da una parte i genitori, cattolici praticanti e fortemente opposti a quella
che ritengono un'«eutanasia mascherata». Per Pierre e Viviane non c'è dubbio: Vincent non è in fin di vita,
ma soltanto disabile. Diametralmente opposta la posizione dell'altro «clan», composto dalla moglie Rachel e
da sei fratelli e sorelle di Vincent, secondo cui è arrivato il momento di lasciarlo andare degnamente: «Soffre
di lesioni celebrali irreversibili, non comunica con l'esterno e per lui non c'è più alcuna speranza di
guarigione». I Lambert sono stati convocati in ospedale ieri pomeriggio. Minacce e pressioni Dopo l'ok allo
stop dei trattamenti terapeutici pronunciato della Corte europea dei diritti umani di Strasburgo il 5 giugno dopo un analogo parere del Consiglio di Stato la Francia intera si attendeva che l'equipe medica annunciasse
il definitivo «accompagnamento» di Vincent verso la morte. E invece ha scelto a sorpresa di rinviare ogni
decisione. Almeno fino a quando la giustizia non avrà definito un «rappresentante legale» del paziente, ha
fatto sapere Daniela Simon, capo dell'equipe medica che segue Vincent all'ospedale di Reims, probabilmente
esasperata dalle divisioni all'interno della famiglia. È più che mai necessario il ripristino di «uno scambio
sereno, nell'interesse del paziente», ha avvertito. Ma anche del personale sanitario, che sarebbe oggetto di
«minacce». Tanto da indurre la dottoressa a chiedere una «protezione giudiziaria» per l'insieme dell'equipe e
per lo stesso Vincent, che secondo i genitori sarebbe a rischio «rapimento». In lacrime la moglie Rachel:
«Sono nella totale incomprensione, è stato un cammino difficile ma ero convinta che dopo la sentenza della
Corte di Strasburgo la volontà di Vincent venisse finalmente rispettata. E invece non è il caso», ha deplorato
davanti al muro di telecamere che l'attendevano all'uscita dell'ospedale. Plaude invece alla decisione la
mamma Viviane: «Nostro figlio è vivo, vogliamo proteggerlo. Ora vogliamo trasferirlo in un altro centro». La
battaglia politica Sostegno ai medici è stato espresso dal ministro della Salute, Marisol Touraine. Mentre il
caso riaccende la militanza dei comitati pro-life. Il «comitato di sostegno a Vincent» ha indetto una
manifestazione a Reims. Sui blog è scontro totale. Almeno fino al prossimo verdetto.
Braccio di ferro giudiziario n Vincent Lambert, 38 anni, è in stato vegetativo da 8 anni in seguito a un
gravissima incidente stradale. Da allora viene idratato e alimentato artificialmente dalle macchine. È
ricoverato a Reims n Sin dall'inizio la famiglia di Vincent si è divisa: la moglie (e i fratelli del giovane) hanno
chiesto che fosse lasciato morire; la madre invece è contraria. il caso è arrivato davanti alla giustizia francese
n Il 5 giugno la Corte europea di Strasburgo ha confermato la sentenza del Consiglio di Stato di Parigi che un
anno prima aveva autorizzato i medici a porre fine all'idratazione artificiale
È stato un cammino difficile ma ero convinta che la volontà di Vincent venisse rispettata Rachel
Moglie di Vincent Lambert
Foto: THIBAULT CAMUS/AP La gioia di Viviane, mamma di Vincent dopo la decisione dei medici L'aiuto
Viviane con il figlio nell'ospedale di Reims. Vincent è in stato vegetativo a causa di un incidente stradale
SCENARIO SANITA' NAZIONALE - Rassegna Stampa 24/07/2015
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TETRAPLEGICO A PARIGI
24/07/2015
Pag. 33
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tiratura:292798
«Tessitori di voce», un progetto per i malati
Luisa Romagnoni
Mettono il loro tempo e la passione per la lettura a disposizione dei pazienti, per regalare momenti di svago,
durante la degenza. A farlo sono i «Tessitori di voce». Volontari speciali, che leggono ad alta voce, brani
accuratamente scelti, alle persone costrette a lunghi periodi di ospedalizzazione. Dopo una prima
sperimentazione in cinque ospedali del Veneto, il progetto, ideato da Carlo Presotto, direttore artistico della
compagnia teatrale La Piccionaia e promosso da Fondazione Zoé (Zambon Open Education), è approdato
anche a Rozzano in Humanitas, dove è stato realizzato in collaborazione con Fondazione Humanitas, realtà
già presente in tutte le degenze dell'ospedale, con i suoi 200 volontari impegnanti in varie attività di sostegno
ai malati e loro familiari. L'iniziativa si inserisce fra gli eventi sostenuti dalla stessa Fondazione, in occasione
della Giornata Nazionale del Sollievo 2015. «Il programma dei Tessitori di voce - spiega Giuliana Bossi
Rocca, presidente di Fondazione Humanitas - è una testimonianza concreta della filosofia e dell'operatività
che anima la Fondazione. Possono essere riassunte in alcune parole chiave: attenzione alle necessità
individuali del paziente e dei suoi familiari, riconoscimento concreto dei loro bisogni, realizzazione
consapevole a garanzia di una continuità del servizio nel tempo, attenta professionalità e umanizzazione».
L'attività parte con un piccolo gruppo di Tessitori che entra per la prima volta nel reparto Dialisi. L'obiettivo è
sperimentare il progetto in una situazione in cui è assicurata una relazione continuativa con gli stessi pazienti
che tornano in ospedale tre volte la settimana per la terapia. «La narrazione - aggiunge Salvatore
Badalamenti, responsabile del reparto di Nefrologia e Dialisi - può aiutare i pazienti a recuperare il contatto
con la realtà e allontanare dall'isolamento e dal silenzio che accompagnano spesso la permanenza durante il
trattamento della dialisi. I Tessitori propongono il bello contro il silenzio». L'esperienza ha stimolato
Fondazione Humanitas, ad allargare l'impegno anche in altri reparti. Per questa ragione ha preso il via il
reclutamento di nuove leve.
SCENARIO SANITA' NAZIONALE - Rassegna Stampa 24/07/2015
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HUMANITAS
24/07/2015
Pag. 33
diffusione:192677
tiratura:292798
Cure mirate per battere i tumori
La guarigione per le leucemie, i linfomi, i mielomi, è oggi un obbiettivo concreto
Luigi Cucchi
Oggi vi sono terapie sempre più efficaci per curare i tumori del sangue e del midollo osseo, come leucemie,
linfomi e mieloma. Aumentano gli esami strumentali, i trials attivati (protocolli di ricerca clinica) e la messa a
punto di nuovi principi attivi che consentono il controllo della malattia e in molti casi portano alla guarigione.
Molte di queste malattie, come le leucemie, si sviluppano quando alcune cellule del sangue acquisiscono
delle mutazioni del DNA - la sede delle informazioni che regolano l'attività delle diverse cellule. Queste
anomalie fanno sì che la cellula cresca e si divida più rapidamente e che sopravviva più a lungo di una cellula
normale. Nel tempo, queste cellule alterate possono sopraffare le altre cellule normali del midollo osseo,
causando i segni e i sintomi della leucemia. La diagnosi avviene dopo un esame del sangue che evidenzia la
presenza di valori anomali di globuli bianchi, globuli rossi e piastrine. Viene poi prelevato un campione di
midollo osseo per poter analizzare le caratteristiche delle cellule malate. L'esame è eseguito con un ago
sottile ed è una procedura ambulatoriale. Il trattamento della leucemia dipende da vari fattori, come il tipo di
malattia (leucemia acuta o cronica, mieloide o linfoide), l'età e le condizioni del paziente (presenza di altre
malattie). Le principali forme di terapia comprendono: chemioterapia (farmaco somministrato per bocca o per
via endovenosa), terapie bersaglio (farmaci mirati a specifiche alterazioni), terapie biologiche (aiutano il
sistema immunitario), radioterapia (radiazioni ionizzanti) trapianto di cellule staminali (si sostituiscono le
cellule del midollo osseo malate). La disponibilità di terapie innovative, soprattutto quelle con farmaci e
anticorpi monoclonali in grado di attaccare specificamente le cellule patologiche risparmiando quelle sane, ha
modificato radicalmente lo scenario di queste malattie portando a risultati di sopravvivenza prima
irragiungibili, ma ha determinato la crescita dei costi sanitari ad esse correlati. Farmacologi, ematologi,
esperti sanitari,hanno discusso a Roma al convegno Horizon Scanning in Ematologia, dei problemi relativi
alla gestione sanitaria e terapeutica dei tumori del sangue, alla luce di una ricerca effettuata dal CEIS-Tor
Vergata di Roma che ha evidenziato per i tumori del sangue un calo delle giornate di ricovero, diminuite dei
15 per cento tra il 2004 e il 2011 (da oltre 192mila a poco più di 162mila), ma l'aumento del costo per il
ricovero è cresciuto del 65,9 per cento passando da circa 4.200 euro nel 2004 a circa 7.000 euro nel 2011. In
particolare per il linfoma di Hodgkin e i mieloidi si si è registrato un incremento dei costi sanitari diretti, con
una crescita rispettivamente del 115 e del 110 per cento. Secondo il professor Pier Luigi Canonico, ordinario
di farmacologia all'università del Piemonte orientale A. Avogadro - per ottimizzare l'approccio alle neoplasie
ematologiche occorre conoscere gli sviluppi della ricerca e le possibilità di utilizzo di nuovi farmaci per poter
mettere a disposizione dei decisori sanitari una serie di criteri per programmare il futuro». «L'analisi dei costi
sostenuti dal Servizio Sanitario Nazionale - dichiara Francesco Saverio Mennini. Research director del CEIS
Economic Evaluation and HTA - non considera i costi indiretti. Sulla base del rapporto FAVO 2010-2015 , le
prestazioni previdenziali sono passate tra il 2009-12 da 935 a un miliardo e 100 milioni di euro». Al convegno
si è rilevato che le nuove terapie possono contribuire alla loro riduzione, proprio per la capacità di allungare i
periodi liberi dalla malattia, comprimendo i costi assistenziali e sociali .
Foto: PROGRESSI Le terapie innovative hanno ottenuto grandi risultati nei tumori del sangue: oggi spesso si
ottiene la guarigione totale
SCENARIO SANITA' NAZIONALE - Rassegna Stampa 24/07/2015
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medicina ONCOLOGIA Efficace il controllo delle neoplasie ematologiche
24/07/2015
Pag. 33
diffusione:192677
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Le vecchie calze elastiche: prevenzione insostituibile
Il medico savonese Alberto Macció nominato nuovo direttore scientifico del Gruppo di Studio Nazionale sulla
Terapia compressiva medica (CTG) a Pavia, nella sede del Collegio Borromeo, si è svolta la 7ª edizione del
Seminario Internazionale «Robert Stemmer». Sotto l'egida delle principali Società Scientifiche ed alla
presenza di numerosi ospiti internazionali, si è lavorato per condividere e discutere le novità ed il futuro della
terapia delle malattie venose e linfatiche. Per comprendere l'importanza di tale incontro, si deve considerare
che le calze elastiche medie sono ormai presidi terapeutici insostituibili nell'attività di qualsiasi ospedale
(come prevenzione delle temibili trombosi) così come risulta diffusa dopo i 65 anni nella riabilitazione
vascolare, a causa dell'invecchiamento della popolazione. «Mi sento onorato per la nomina a direttore
scientifico di un così importante e storico gruppo di studio . Nel prossimo biennio, mi impegnerò per la
prosecuzione di studi scientifici in questo importante ambito, a cavallo tra fisica e medicina, ed a
sensibilizzare le nostre istituzioni nazionali sull'importanza della prevenzione vascolare.
SCENARIO SANITA' NAZIONALE - Rassegna Stampa 24/07/2015
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Trombosi
24/07/2015
Pag. 33
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I pazienti non sono più costretti al buio Un farmaco per l'intolleranza alla
luce
FOTOSENSIBILI Dopo efficaci cure possono tornare a vivere normalmente
LC
É il solo trattamento che abbia cambiato in meglio la vita delle persone affette da protoporfiria eritropoietica,
una malattia rara caratterizzata da una grave fotosensibilità. Un recente studio condotto dai centri per le
Porfirie del San Gallicano e dell'università di Zurigo, pubblicato sul British Journal of Dermatology, conferma
che Il farmaco afamelanotide, disponibile in Italia dal 2010, è un trattamento sicuro ed efficace anche quando
il suo utilizzo è prolungato nel tempo. Nel 2008 si era conclusa la sperimentazione mondiale di fase III del
farmaco afamelanotide, è stato poi eseguito un follow-up su 173 pazienti: 120 seguiti presso l'Istituto San
Gallicano e 53 presso il Centro per le Porfirie di Zurigo. «Qualità di vita migliorata, alta adesione alla terapia e
bassa percentuale di pazienti che ha sospeso la terapia», queste le conclusioni al termine del periodo di
osservazione. Gianfranco Biolcati, responsabile del Centro per le Porfirie e Malattie Metaboliche Ereditarie
ISG è stato di recente premiato a Parigi in occasione dell' EPP (Protoporfiria Eritropoietica) Expert Meeting
per aver contribuito con il maggior numero di pazienti al trial clinico sull' afamelanotide. Fino a qualche anno
fa era impossibile prevenire i sintomi di fototossicità, vale a dire intolleranza totale alla luce del sole, quindi
una vita al buio. Con l'introduzione del farmaco afamelanotide un principio attivo pigmentante ed un potente
antiossidante, pazienti affetti da Protoporfiria Eritropoietica (EPP) vivono finalmente alla luce. In più possono
essere più tranquilli poiché il trattamento con questo farmaco innovativo è sicuro ed efficace anche a lungo
termine, come dimostrano i dati pubblicati di recente.
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MALATTIE RARE: LA PORFIRIA
24/07/2015
Pag. 3 Ed. Milano
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In piazza per l'ospedale di mamma e bambino
Tante mamme con figli si incontrano oggi per sostenere il loro sogno: realizzare un Polo per la mamma, il
bambino e l'età evolutiva. L'appuntamento per la manifestazione è dalle 10 alle 12 in Piazza Città di
Lombardia, sotto il palazzo della Regione. L'idea di scendere in piazza nasce dalla proposta del consigliere
regionale di Forza Italia, Fabio Altitonante, nell'ambito della riforma della sanità. Spiega Altitonante, che
naturalmente sarà presente: «Milano è l'unica capitale europea a non avere questo tipo di ospedale. Il nostro
modello è quello vincente del Necker-Enfants malades Hospital di Parigi, tra i primi ospedali pediatrici al
mondo. Con l'unione del Fatebenefratelli- Macedonio Melloni con il Buzzi si risponderebbe in modo completo
e integrato ai bisogni dei nostri figli, da 0 a 17 anni. Pensiamo alla nascita, all'infanzia, alle problematiche
emergenti dei bambini, come i disturbi dell'apprendimento, il disagio adolescenziale e le tendenze giovanili
negative, come il bullismo. Ci sarebbero più risorse per creare una struttura moderna ed efficiente per i
bambini e per le mamme che hanno bisogno di cure». La lega ha già manifestato la propria contrarietà al
progetto, perché preferirebbe accorpare il Buzzi con il Sacco. Ma Altitonante insiste: «Accorpare
Fatebenefratelli e Macedonio Melloni con il Buzzi vuol dire creare un polo da 6.232 parti l'anno e 800 ricoveri
in terapia intensiva neonatale. Senza questo progetto la riforma non avrebbe più senso». Anche i primari del
Policlinico, in una lettera aperta a Maroni, hanno segnalato che nell'ambito della riorganizzazione degli
ospedali, il Policlinico dovrebbe essere unito con la Melloni per creare un grande polo materno-infantile.
Insomma, il tema dell'ospedale pediatrico appassiona. la riforma della sanità sarà in aula la prossima
settimana.
SCENARIO SANITA' NAZIONALE - Rassegna Stampa 24/07/2015
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PALAZZO LOMBARDIA
24/07/2015
Pag. 1
tiratura:100000
GIORGIO MELETTI
q MELETTI A PAG. 3 Le leggi assediano l'industria che inquina. L'impresa difende i margini di profitto. I
politici difendono il lavoro degli elettori perché l'aria, quantunque pulita, non vota. Impresa e politici premono
insieme sui tecnici perché sbriciolino statistiche e regole. Qualche raro burocrate dice no sacrificando la
carriera, i più obbediscono per poterlo continuare a fare anche in futuro. IL CANOVACCIO si replica a
Taranto come a Vado Ligure. I rinvii a giudizio per l'Ilva si specchiano nell'in - chiesta sulla centrale Tirreno
Power. Decine di accusati da una parte e dall'altra. La classe dirigente si coordina e delinque compatta: le
regole sono per definizione un po' ot - tuse e gli imputati le calpestano invocando l'interesse generale. Dice
Nichi Vendola, rinviato a giudizio per concussione: "L'unica mia colpa è di aver cercato di costruire un
doveroso equilibrio tra diritto alla salute e diritto al lavoro: ma non credo che questo sia un reato". Per i
magistrati di Taranto è stato un reato costringere il direttore dell'Agenzia ambientale regionale, Giorgio
Assennato, "ad ammorbidire la posizione di Arpa Puglia nei confronti delle emissioni nocive prodotte
dall'impianto dell'Ilva". Per doveroso equilibrio, Vendola doverosamente si compiace con il rude spin doctor
dell'Il - va, Girolamo Archinà, per l'ag - gressione al giornalista "con faccia di provocatore" che chiedeva a
Emilio Riva dei morti per tumore ("una scena fantastica!", e ride, con grande classe). Ma contano i messaggi
politici: "Dite a Riva che il presidente non si è defilato". E poi il consiglio: "I vostri alleati principali in questo
momento sono quelli della Fiom. Quelli più preoccupati, mi chiamano 25 volte al giorno". Con queste
telefonate Vendola rivendica di aver "rappresentato la prima e l'unica classe dirigente che ha sfidato
l'onnipotenza dell'Ilva". Il suo "doveroso equilibrio" si specchia nell'equidistanza di Anna Giacobbe, deputata
Pd di Vado Ligure, tirata in ballo nella storia della centrale Tirreno Power (senza essere indagata) come
pasionaria degli interessi dell'azienda: "Ho parlato con tutti gli attori della vicenda, anche con l'azienda. Era
mio dovere farlo come rappresentante del territorio". Il copione si ripete. In Puglia vanno a giudizio con
Vendola l'ex presidente della provincia Gianni Florido (concussione) e il sindaco di Taranto Ippazio Stefano
(abuso d'ufficio). Difendevano i posti di lavoro. A Genova sono indagati l 'ex governatore Claudio Burlando,
una schiera di ex assessori e numerosi funzionari regionali. L'accusa è aver ignorato i dati scientifici sui danni
provocati dalla combustione del carbone per non costringere la centrale elettrica che faceva capo all'edi - tore
di Re pu b bl ic a Carlo De Benedetti ai doverosi e costosi interventi di adeguamento degli impianti. Anche i
Riva sono restii a spendere sugli impianti. E premono sui ministeri. Dario Ticali e Luigi Pelaggi, pezzi grossi
dell'Ambiente ai tempi di Stefania Prestigiacomo, vanno a giudizio perché tenevano "costantemente
aggiornato" il gruppo Riva sulle riunioni riservate al ministero per le rogne dell'Ilva. IL GRUPPO CIRSORGENIA ap pa re meglio attrezzato. L'amministrato - re delegato Andrea Mangoni (in - dagato) chiama
direttamente il vice- ministro dello Sviluppo economico Claudio De Vincenti (non indagato), e fa appello
all'amicizia che li lega e alla comune militanza politica: "A noi ci viene da lì... a livello istituzionale ma anche
parlamentare di collegi... intendo dire nostre... di Pd, una richiesta di avere un segnale da parte del governo".
De Vincenti accorda lo strumento: "Fammi sentire Burlando (...) devo evitare di dare l'impressione di
ingerenza" . Mangoni riferisce a Francesco Dini, gran cerimoniere di De Benedetti nei palazzi del potere: "De
Vincenti ha fissato una riunione... per fare in modo... insomma... il ministero della Salute... dica nella riunione
presso il ministero dell'Ambiente che c'è questo studio dell'istituto Superiore di Sanità che... diciamo così..
fortemente critico verso le perizie". Le perizie della procura magari sono un po' talebane, ma solo fino a
quando una voce non fugge dal sen di un banchiere che rampogna Mangoni: "Se questa cosa va nella
merda, diventa un danno ambientale enorme su cui c'è una responsabilità vostra, che avete portato via 700
milioni di dividendo, che sarebbero stati lì per rifare la centrale d'oro".Metto un incontro in agenda. Ognuno fa
la sua parte... Può chiamare Riva e dirgli che il presidente non si è defilato NICHI VENDOLA
SCENARIO SANITA' NAZIONALE - Rassegna Stampa 24/07/2015
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A BRACCETTO CON I SIGNORI DEI VELENI
24/07/2015
Pag. 10
tiratura:100000
CARLO E ROMANA ACCIARRI
Caro presidente, siete stato eletto per la seconda volta alla presidenza della Regione Toscana, e tra i
candidati in lizza eravate sicuramente il migliore. Scriviamo per ricordare che quando è stato eletto la prima
volta, dopo un anno e mezzo le abbiamo scritto per lamentarci dei lunghi tempi di attesa per visite e esami
clinici, per chi non può permettersi, come noi, quelli a pagamento. Quella volta si impegnò a ridurre i tempi di
attesa. Adesso, siamo ritornati peggio di prima: un esame richiesto a luglio non si può fare prima di febbraio
2016. Fino a quando le classi privilegiate come la sua, presidente, cioè gli altri che siedono in Parlamento,
non proverete di persona a fare la fila e non vi sentirete dire che è necessario aspettare sei mesi, nulla
cambierà. E non ce la stiamo prendendo con il personale medico e para-medico che lavora nei nostri
ospedali esercitando la migliore accoglienza, con efficienza e professionalità. Lo possiamo testimoniare sulla
nostra pelle. Non vogliamo scendere in altri particolari perché non si finirebbe mai, ci basta vedere come è
ridotta la scuola. Con questo premier sempre più megalomane e arrogante contro i pensionati e i lavoratori.
SCENARIO SANITA' NAZIONALE - Rassegna Stampa 24/07/2015
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Lettera aperta sulla sanità al presidente Enrico Rossi
24/07/2015
Pag. 9
diffusione:105812
tiratura:151233
Un gruppo di ricercatori, coordinato da Giovanni Tonon, capo dell'Unità Genomica funzionale del cancro
dell'Ospedale San Raffaele di Milano, in collaborazione con l'Università di Harvard, ha individuato un
trattamento combinato che sfrutta i meccanismi di crescita delle cellule tumorali del mieloma multiplo per
indurne la morte. La ricerca, condotta con fondi Airc, è stata pubblicata sulla rivista Cancer Discovery . «Pur
essendo in fase di sperimentazione - spiega Tonon -, il nostro studio potrebbe aprire la strada a nuovi
trattamenti per i pazienti affetti da forme aggressive di mieloma multiplo, che non rispondono ad altre
terapie».
SCENARIO SANITA' NAZIONALE - Rassegna Stampa 24/07/2015
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TUMORI Contro il mieloma multiplo un trattamento combinato
24/07/2015
Pag. 26
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tiratura:151233
L'Oms: Africa vicina a sconfiggere la polio
Matteo Marcelli
Il riconoscimento ufficiale dell'Organizzazione mondiale della sanità arriverà solo nel 2017, ma a un anno
esatto dalla registrazione dell'ultimo caso di poliomielite, ora la Nigeria può, di fatto, considerarsi fuori dalla
lista dei Paesi in cui la malattia è endemica. Un passo significativo verso l'«eradicazione globale del virus»,
obiettivo dell'Oms entro il 2018, e un traguardo eccezionale per un Paese che in un solo anno è riuscito a
diminuire i casi di contagio del 90 per cento. Il successo in Nigeria è solo l'ultimo risultato della campagna
avviata dall'Organizzazione 26 anni fa, un'operazione che ha portato alla riduzione del virus del 99% su scala
mondiale. Adesso, il fatto che il piccolo Issa Ahmadu, 15 mesi, sia l'ultimo bambino contagiato nell'intero
continente africano è un segnale di speranza inequivocabile, ma è bene ricordare - come fa Oyewale Tomori,
coordinatore della campagna nel Paese -, che «c'è una certa differenza tra l'essere depennati da una lista di
Paesi in cui la polio è endemica» ed essere «del tutto liberi dalla polio». Perché il pericolo di nuovi contagi è
concreto: «Ci sono due cose che possono far tornare il virus - avverte Tomori - l'autocompiacimento del
governo e gli estremismi». Nel 1988 quando l'Organizzazione lanciò la sua campagna i Paesi in cui la polio
era costantemente presente erano 125. Con l'uscita della Nigeria ne restano solo due: Pakistan e
Afghanistan. Non a caso è lì che il fondamentalismo islamico dei taleban impedisce una lotta efficace al virus
attraverso il boicottaggio delle vaccinazioni.
SCENARIO SANITA' NAZIONALE - Rassegna Stampa 24/07/2015
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AGORA dulcis in fundo
24/07/2015
Pag. 15
diffusione:125215
tiratura:224026
«Scatta in testa», la corsa per battere l'emicrania
C. CAS.
Cefalea, mal di testa, emicrania. Quale che sia il termine più indicato a descrivere il dolore che attanaglia le
tempie poco importa. Quantomeno per questo weekend. Per il secondo anno di fila, difatti, Cervia sarà teatro
di Scatta in testa: italian run for headache . La manifestazione a scopo benefico si tratterrà nella cittadina
emiliana oggi e domani, riempiendo il lungomare e gli affollati vicoli di persone decise a saperne di più
riguardo un dolore troppe volte sottovalutato. «Le cefalee incurabili sono spesso cefalee malcurate», spiega il
professor Piero Barbanti, presidente dell'Aic, direttore dell'Unità per la cura e la ricerca su cefalee e dolore
dell'Irccs San Raffaele Pisana, nonché ideatore della kermesse. « Scatta in testa rappresenta l'occasione per
insegnare al paziente a riabilitare la propria cefalea rallentando un cervello troppo veloce in un corpo troppo
lento, sfruttando i benefici neurologici dello sport e utilizzando i vantaggi della nutrizione e dell'integrazione
alimentare». Mens sana in corpore sano è dunque il motto che Barbanti, insieme all'Aic (Associazione Italiana
per la lotta contro le Cefalee) e all'Irccs San Raffaele Pisana, promuove. Appuntamenti didattici con il gotha
della neurologia e i più grandi campioni dello sport internazionale (tra cui spiccano i velocisti Stefano Tilli e
Carlo Simionato) cederanno il passo a una minimaratona non competitiva che, alle 18 di sabato, prenderà il
via dal Fantini Club di Cervia. Iscriversi è semplice: un clic al sito www.malditestaaic.it e qualche chilometro di
corsa potrebbero bastare, infatti, a fare luce su un problema che in Italia affligge 20 milioni di persone,
colpendo il 18% dei bambini, le cui vite spesso sono cadenzate da carenza di sonno, alimentazione impropria
e tecnostress. Scatta in testa è dunque l'occasione per scendere in strada, incontrare i professionisti presenti
all'evento e cercare di correggersi laddove si sbaglia. Nella speranza che i mal di testa, a volte dolorosi
quanto un parto, possano allentare la propria morsa.
Foto: La locandina di «Scatta in testa», manifestazione in programma a Cervia
SCENARIO SANITA' NAZIONALE - Rassegna Stampa 24/07/2015
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Oggi e domani a Cervia
24/07/2015
Pag. 14 Ed. Genova
diffusione:103223
tiratura:127026
Tronconi in prima fila per la direzione della sanità
GUIDO FILIPPI
UN MANAGER che arriva dal privato e conosce la Liguria al timone della sanità ligure. La giunta Toti non ha
ancora trovato il direttore generale della Regione da affiancare all'assessore Sonia Viale, ma da giorni circola
con insistenza il nome di Livio Tronconi: 50 anni, di Pavia, docente di Diritto sanitario all'Università di Pavia, è
stato per anni presidente del consiglio di amministrazione di Villa Azzurra (ora Iclas), la casa di cura di
Rapallo, specializzata in interventi di cardiochirurgica e convenzionata con la Regione. In questi anni, e fino a
qualche giorno fa, è stato uno degli uomini di fiducia di Ettore Sansavini, che ha fondato ed è a capo del
Gruppo Villa Maria, un impero sanitario privato con cliniche in tutta Italia e in mezza Europa. Tronconi, a
quanto pare, ha già incontrato almeno due volte l'assessore Viale e, aspetto non secondario, ha diversi
estimatori anche nella sanità lombarda. Non ha mai fatto mistero di volersi misurare con la sanità pubblica e
sarebbe gradito soprattutto alla Lega. La giunta Toti è alla ricerca di un direttore in grado di rivoluzionare la
sanità ligure, dopo che, una ventina di giorni fa, ha declinato l'invito un altro lombardo, Stefano Del Missier
che aveva lavorato anche nello staff di Roberto Formigoni. Nel frattempo è stato prorogato di un mese e
mezzo l'incarico del direttore generale della Asl 4 chiavarese Paolo Cavagnaro, mentre presto la giunta dovrà
decidere sulla nomina di un commissario o di un direttore anche per la Asl 3 genovese.
Foto: [email protected] © RIPRODUZIONE RISERVATA
SCENARIO SANITA' NAZIONALE - Rassegna Stampa 24/07/2015
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TOTO-NOMINE
24/07/2015
Pag. 41 N.1427 - 24 luglio 2015
diffusione:687955
tiratura:539384
LA MENINGITE FA PAURA E LA TOSCANA VACCINA TUTTI
Michele Bocci
FIRENZE. Un batterio che sarebbe arrivato dal mare e sta colpendo come mai prima, anche adesso che il
caldo è arrivato da un po' e i casi dovrebbero scomparire. Dall'inizio dell'anno in Toscana 27 persone si sono
ammalate di meningite o di sepsi (una infezione difusa a tutto il corpo), a causa del meningococco C. Il dato è
altissimo e da solo rappresenta circa un quarto del totale di tutta Italia. È così scattata una campagna di
vaccinazione straordinaria tra tutti i cittadini, in primo luogo i giovani tra gli 11 e i 20 anni e in secondo gli
adulti fino a 45. Per tutti il farmaco è gratis, scelta che sta impegnando le casse della Regione (nella foto, il
presi dente Enrico Rossi). Sono circa 75 mila i vaccini eseguiti per ora, a un prezzo per le casse regionali di
10 euro a dose, per un totale di 750.000 euro. Ma teoricamente le persone da vaccinare sono quasi un
milione, quindi i numeri potrebbero salire. Mentre gli ufci di igiene delle provincie di Firenze, Arezzo e Pisa, le
più colpite, si occupano di fare la profilassi antibiotica a chi è entrato in contatto con i malati e le Asl invitano
le persone a fare la vaccinazione, i microbiologi inseguono il batterio. Intanto si sa che si tratta di un clone
particolarmente aggressivo, chiamato St11, che ha provocato anni fa situazioni simili in Veneto e in Francia.
Ma il suo genoma, come chiarito da Istituto superiore di sanità, assessorato e ospedale pediatrico Meyer, è
diverso. Piuttosto assomiglia a quello del batterio ritrovato tre anni fa su quattro malati arrivati in Toscana a
bordo di una crociera Msc. La nave attraccò a Livorno con a bordo due casi conclamati e due sospetti: si
trattava di personale dell'equipaggio. I quattro furono ricoverati in ospedale. Ebbene, non si esclude che
quello stesso clone sia rimasto in Toscana tutto questo tempo, magari passando da portatore sano a
portatore sano, per poi difondersi sempre di più, fino a «esplodere» nei casi di questo 2015. ALEANDRO
BIAGIANTI / AGF
SCENARIO SANITA' NAZIONALE - Rassegna Stampa 24/07/2015
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DOPO 27 CASI CONCLAMATI DALL'INIZIO DELL'ANNO, E TANTE IPOTESI SUL PAZIENTE ZERO, IN
REGIONE SCATTA LA PREVENZIONE DI MASSA
24/07/2015
Pag. 42 N.1427 - 24 luglio 2015
diffusione:687955
tiratura:539384
Il Papa e la sceicca, la strana alleanza per un ospedale
Antonio Corbo
OLBIA . Due giorni come tanti nelle cronache politiche romane, lunedì e martedì, 16 e 17 aprile 2012. Si è
perso il ricordo di quella visita di Stato. L'emiro del Qatar ospite del Quirinale. Mancava poco al congedo nel
Salone del Brustolon, Giorgio Napolitano si avvicina a Sheikha Mozah Bint Nasser, seconda moglie di Sheikh
Hamad bin al-Thani, statuaria principessa araba, ambasciatrice dell'Unesco per le sue iniziative umanitarie.
Le ripete la richiesta. «Quella dell'ospedale in Sardegna può essere davvero una grande opera» si
raccomanda il presi dente. Quei due giorni chiudono trent'anni di assalti al verde più severo del Nord Est
sardo, sulla costa che scende veloce da Olbia verso Dorgali, con le grotte dell'ultima foca monaca. Ci siamo:
a dicembre dovrebbe aprire Pediatria, il primo di undici reparti, eccellenza della sanità e della ricerca in Italia.
Il Mater Olbia recupera la grande incompiuta del San Rafaele 2, gemello di quello milanese, progetto sparito
con lo stesso fondatore, il prete-manager don Luigi Maria Verzé. Non ha potuto completarlo, fermato nel 2011
da un infarto all'alba di San Silvestro tra scan dali e debiti. Il 28 maggio scorso l'accordo, con rogito firmato da
Qatar Foundation Endowment e Matteo Renzi, insieme con il Vaticano e il pediatrico romano Bambino Gesù,
la Regione Sardegna, il Comune di Olbia. «Non può sfuggire il valore morale e politico di un'opera che vede
insieme, riuniti dal governo italiano, gli arabi del Qatar e il Vaticano. Aperto a ricchi e poveri, senza distinzione
di razza. Quando la buona politica va incontro alla Provvidenza si hanno risultati inimmaginabili». È
entusiasta Gian Piero Scanu, l'ex sindaco che ha respinto ogni speculazione edilizia per difendere l'ospedale.
«Sarà quanto di meglio si possa realizzare nella sanità e nella ricerca, in linea con le attuali iniziative del
Qatar, rivolte a bambini, educazione, scienza. Si investe sull'economia della conoscenza» spiega Lucio
Rispo, professore napoletano che vive tra Doha, capitale del Qatar, e Roma, responsabile della Qatar
Foundation . Sul Mater Olbia, finanziato con 1,2 miliardi in otto anni, sostenuto da Sheikha Mozah Bint
Nasser, c'è ora l'impegno del giovane emiro, il 35enne Tamin bin Hamad. Ha inviato a Olbia il dirigente
Hashid id Al Naimi. «Il 28 maggio rimane un giorno speciale, perché celebra un evento: la fine di distinzioni di
religione, razza, ceto sociale» riporta la Nuova Sardegna . Un evento che ha avuto poco rilievo in Italia. Erano
giorni di campagna elettorale. Renzi arrivò con un volo di Stato dalla Basilicata, dopo la visita alla fabbrica di
Melfi con John Elkann e Sergio Marchionne. Ha promesso al presidente della Regione, Francesco Pigliaru, e
al sindaco Gianni Giovannelli che conferma la velocità delle opere. «C'è già la recinzione, ci sono stati chiesti
spazi molto più ampi e un altro piano, oltre ad una struttura in più per la ricerca, ai primi di agosto sarà
possibile l'ingresso delle maestranze». I lavori impegnano 42 mila metri quadrati in un parco di 60 ettari.
L'ospedale domina la zona delle Vecchie Saline e apre le finestre su Tavolara, isola dei pirati, presente nei
racconti mitologici per la forma rettangolare simile ad una nave, oggi base militare. Dicembre sembra troppo
vicino, ma Lucio Rispo conferma. «Saremo puntuali con Pediatria. Ci vorrà tempo invece per tutti i reparti ,
per attrezzarli, predisporre i centri di ricerca in un network con gli istituti di prestigio. Imperial College di
Londra, Harvard Medic School , Mayo Clinic di Rochester, Biogem di Ariano Irpino. Non trascurate la valanga
di opportunità che ofre alla Sardegna. I ragazzi sardi saranno tra i migliori medici della sanità italiana». Rispo
ha la prudenza dei diplomatici . Ma si coglie un messaggio nelle sue parole. «Abbiamo idee chiare. Andremo
avanti senza compromessi. La linea di Qatar Foundation è supportare, garantire, esercitare la legalità. Il
governo Renzi ha capito i vantaggi anche in funzione di una crescita del Pil. C'è una ottima intesa. Molto
vicino e fattivo è stato il ministro Graziano Delrio. Si sono opposti finché hanno potuto. Per fortuna Delrio è
l'immagine contraria del politico. Quello che dice, fa». Grande attesa per il Mater Olbia, ma ostacoli Gian
Piero Scanu ne ha dovuto superare tanti. Deputato pd, capogruppo in commissione Difesa, è stato al centro
SCENARIO SANITA' NAZIONALE - Rassegna Stampa 24/07/2015
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italia SANTI IN PARADISO /DON VERZÉ, BERLUSCONI, SORU. UN'AREA CONTESA TRA SANITÀ E
SPECULAZIONE. AD AGOSTO UNA STORIA INFINITA SI CONCLUDERÀ. APRE A Olbia UN
PRESTIGIOSO CENTRO MEDICO IN UNA REGIONE SFAVORITA. GRAZIE A UN CERTO BERGOGLIO E
AI SIGNORI DEL QATAR
24/07/2015
Pag. 42 N.1427 - 24 luglio 2015
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SCENARIO SANITA' NAZIONALE - Rassegna Stampa 24/07/2015
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del discorso di Renzi. «Grazie a Scanu siamo qui. Mi ha tempestato di telefonate». Ma è così difcile portare in
Sardegna un centro clinico di prestigio internazionale? «Importante è chiudere una storia lunga trent'anni, il
Mater Olbia è realtà, ci si commuove solo rivedendo il filmato, posso mostrarle qualche immagine?» racconta
il sindaco Giovannelli. Con il Mater Olbia termina la sua lunga carriera politica. Tra un anno, lo dice lui. Poi
chissà. Più crudo è il racconto di Scanu, memoria storica di una lotta vissuta in prima persona, tra il consenso
popolare e la speculazione edilizia. «Fino all'ultimo giorno abbiamo avuto problemi». Si è dovuto misurare da
sindaco e poi da deputato anche con la famiglia Berlusconi. Neanche immaginava di farcela, quando cercò a
Campoceraso don Verzè, che definiva l'ex premier «un dono di Dio all'Italia». Che c'entra Berlusconi in
questa storia? Scanu riprende: «Nel 1987 ho cercato io don Verzé. Era da queste parti. Un epoca
drammatica per la sanità sarda, in particolare per la nostra Gallura. Gli chiedo che cosa pensa di un San
Rafaele anche qui. Gli piace l'idea. Si va avanti, ma in Sardegna c'è forte resistenza. Si oppone la sanità
privata di Cagliari e Sassari. Poi la speculazione edilizia, dal 1985 al 1993 gli anni più duri. Non mi sono mai
arreso. Non solo la famiglia Berlusconi, ricordo che veniva Paolo con una delegazione. C'è stato un progetto
che prevedeva due milioni di metri cubi di cemento, un afare da cinquemila miliardi di vecchie lire. Ma si
rende conto? Mi sono opposto facendo leva sul consenso popolare. La gente sapeva che c'era bisogno di un
ospedale. Invece continuavano i carotaggi dei costruttori, pensavano agli afari. Con Soru alla Regione, il
consiglio comunale di Olbia ha sempre votato all'unanimità, per fortuna, poi Pigliaru ci ha aiutato». Il San
Rafaele di Milano afondato in debiti per un miliardo e mezzo di euro, tanti misteri come il suicidio di Mario Cal,
contabile di don Luigi Maria Verzé l'11 luglio 2012. Sei mesi prima che finisse la tormentata vita del manager
in tonaca, troppe volte al centro di vicende giudiziarie, ancora oggi chi riscrive le sue avventure imprenditoriali
insiste sul disordine amministrativo, sui rapporti con Silvio Berlusconi nello sviluppo urbanistico di Segrate e
persino con il Sismi, il servizio segreto militare diretto allora da Niccolò Pollari. Può essere questo lo scenario
di un'opera presentata come l'incontro di musulmani e cattolici, l'apoteosi di legalità e fratellanza, di sanità
pubblica per ricchi e poveri, contro gli afari dei privati? Scanu è il primo a sorprendersi: «Tutto è sembrato più
chiaro quando le indagini della magistratura rilevarono che il ramo d'azienda in Sardegna era incontaminato.
Neanche una virgola fuori posto. Per me fu come tornare alla speranza. Il resto l'ha fatto Napolitano, poi
Renzi, Delrio, Regione, Comune. Il peggio è passato». Rimarca che anni fa «le donne non potevano neanche
partorire qui in ospedale». Molti nascevano a Ozieri, a ottanta chilometri. Il Mater farà entrare per primi
proprio i bambini di Olbia. E invertirà una terribile tendenza: dall'isola ci si andava a curare fuori, con
dispendio di denaro pubblico. Ora potrebbe accadere il contrario. VATICAN
POOL/CATHOLICPRESSPHOTO ENRICO BRANDI / FOTOGRAMMA A sinistra, Sheikha Mozah Bint
Nasser , seconda moglie di Sheikh Hamad bin Khalifa al-Thani , qui a destra con papa Francesco . Al-Thani
nel 2013 ha abdicato in favore del fglio Tamin. Sopra, il nuovo ospedale e il suo logo
Dall'alto, il rendering dell'opera: l' ingresso dell'ospedale Mater Olbia secondo il progetto
1,2 MILIARDI DI INVESTIMENTI DEL QATAR A OLBIA IN OTTO ANNI 42 MILA MQ IN UN PARCO DI 60
ETTARI 290 POSTI LETTO NELLA PRIMA FASE 4.000 TRA MEDICI, DIPENDENTI E STUDENTI
Foto: L'accordo è di maggio e a dicembre è prevista l'inaugurazione del reparto di Pediatria
Foto: Gli ostacoli sono stati tanti, a cominciare dallo scandalo del San Rafaele L'ospedale San Rafaele di
Milano Il premier Matteo Renzi a Olbia all'inaugurazione del cantiere, il 28 maggio scorso. L'ospedale avrà
290 posti letto
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Lucia Borsellino nell'inferno sanità
In Sicilia l'assistenza medica vale nove miliardi l'anno. E lì si concentrano gli interessi politici e mafosi. Ma
l'opera di rigore della Borsellino è stata "aggredita" dagli amici del governatore. Fino alle dimissioni
Lirio Abbate
IN SICILIA LA REGIONE SPENDE poco più di 9 miliardi all'anno per l'assistenza sanitaria, e per questo è la
principale industria dell'isola. È una miniera d'oro in cui tanti in passato si sono lanciati per grattare, scavare e
portare via a palate somme di denaro che fnivano spesso nelle casse di società in mano alla mafa. E dove la
politica è spesso andata a braccetto con imprendito ri collusi e medici compiacenti che hanno devastato la
sanità siciliana, mortifcandola professionalmente, preferendo le raccomandazioni dei padrini alle tante
capacità che ci sono negli ospedali per ricoprire incarichi di responsabilità nelle strutture sanitarie e in
particolare nei reparti. La politica an cora una volta spiana la strada ai raccomandati, preferendoli ai medici e sono tanti - che invece dimostrano nelle corsie e in sala operatoria quanto sono bravi. Sono purtroppo
storie di mafa, politica e sanità intrecciate, descritte in tante senten ze giudiziarie. Del resto quello
dell'assistenza sanitaria è un settore in cui il denaro non manca mai, in cui i controlli sono labili e le possibilità
per i mafosi di esercitare la loro principale voca zione, l'intermediazione privata, sono infnite. A raccontarlo è
un bollettino della procura che a partire dal 1980 registra, solo a Palermo, l'apertura di decine di indagini. Uno
dopo l'altro fniscono in carcere medici, farmacisti, dirigenti sanitari, politici, mafosi per appalti pilotati, truffe e
forniture mediche. È lo stesso Bernardo Provenzano, come riportano i pentiti, a decidere di investire nelle
società che forniscono servizi a nosocomi e ambulatori pubblici. Mazzette a iosa circolano anche nel mondo
dello smaltimento dei rifuti ospedalieri e quasi sempre, quando scattano le perquisizioni, si scopre che molti
degli indagati sono legati tra loro da vincoli di fratellanza massonica. In questo clima la mafa ha prosperato.
Tradizionalmente molti medici sono uomini d'onore, spesso capi di mandamenti. Altri sono invece considerati
a disposizione dei boss. Anche i due presidenti della Regione che hanno preceduto Rosario Crocetta erano
entrambi medici ed entrambi hanno avuto problemi con il mondo della Sanità. Salvatore Cuffaro è in carcere
per aver favorito Cosa nostra dopo aver concordato il tariffario regionale nel retrobottega di un negozio a
Bagheria con l'imprenditore della sanità privata, Michele Aiello. E Raf faele Lombardo è stato condannato in
primo grado a sei anni e otto mesi per concorso esterno in associazione mafosa. Quando Lucia Borsellino nel
novembre 2012 viene nominata assessore regionale alla Salute, il passo amministrativo e le linee sulla sanità
sembrano cambiare in meglio. La fglia di Paolo Borsellino in quel periodo testimoniava la "rivoluzione" politica
che aveva propagandato Rosario Crocetta nella sua vincente campagna elettorale. Lei, dipendente della
Regione, lavorava proprio all'assessorato alla Salute come dirigente del settore farmaceutico. E di assessori
ne aveva conosciuti diversi, fno a quando nel 2010, uno degli allievi del papà, l'ex pm Massimo Russo,
passato alla politica con il governo Lombardo, la porta ai vertici dell'as sessorato. Poi con Crocetta diventa la
responsabile della Salute. Ha le idee chiare Lucia e punta a «una sanità libera in Sicilia». Ma non tutti
sembrano seguirla su questa idea. Tanto che l'organizzazione degli ospedali inizia a zoppicare. Sulla sua
strada incrocia due persone che tenteranno di dirigere alle sue spalle nomine e incarichi. Il primo è Matteo
Tutino, il me dico personale e amico di Crocetta, arrestato lo scorso giugno per truffa, peculato, abuso d'uffcio
e falso che chiamava il governatore siciliano «il mio confessore». Avrebbe dovuto limitarsi a gestire il reparto
di Chirurgia plastica a Villa Sofa ma di fatto si comportava come se fosse un manager della sanità. E poi l'ex
dirigente dell'ospe dale Villa Sofa di Palermo, Giacomo Sampieri, anche lui coinvolto in questa inchiesta
giudiziaria. Sampieri e Tutino al telefono si defniscono «uomini del presidente», che operano per «la legalità»
e su «mandato» di Crocetta. Davanti all'opera di sbarramento fatta da queste due persone Lucia Borsellino
comincia a comprendere che la sua strada è in salita, ostacolata pure da fuoco amico. Come emer ge da
intercettazioni depositate dalla procura di Palermo che indaga su Tutino e Sampieri. Entrambi si davano un
gran da fare per far nominare manager, tanto da stilare una lista «di fedelissimi» per consegnarla a Crocetta.
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Il caso Crocetta
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Alcune delle persone citate nelle intercettazioni sono state poi nominate. Sentita dai magistrati, Lucia
Borsellino ha spiegato che il comportamento di Tutino era «assolutamente irrituale» e «questa irritualità la
riferisco anche agli aspetti comportamen tali diciamo... una persona che si relaziona direttamente con
l'amministrazione... devo dire con la stessa frequenza con cui lo può fare un direttore generale o un
commissario... sicuramente altri diret tori di struttura complessa non fanno altrimenti...». Un comportamento
che Tutino avrebbe avuto che superava le sue competenze di primario. Ma era l'amici zia di Crocetta a
spingerlo ad avere questo comportamento tanto che Tutino e Sampieri si defnivano nelle intercettazioni
«pretoriani del presidente». E così mettevano alle corde Lucia Borsellino, pretendendo di guidare, da dietro le
quinte, la sanità siciliana. Lei voleva nominare persone competenti ai vertici delle Asp (aziende sanitarie
provinciali) e per questo non voleva alla guida di Villa Sofa Giacomo Sampieri. L'allonta namento di
quest'ultimo dall'ospedale ha provocato "pressioni" politiche su Borsellino, da lei denunciate ai pm, che
sarebbero state esercitate da due depu tati regionali del Megafono, il movimento di Crocetta, affnché
Sampieri venisse piazzato a Trapani. Sampieri era su tutte le furie per la sua rimozione: «Faccio
immediatamente un esposto alla magi stratura e la denuncio... me ne sto fottendo, pure se si chiama Lucia
Borsellino». E Tutino è pronto a rispondergli: «Bravo». L'assessore ha tenuto duro a questi attacchi frontali e
sotterranei per oltre un anno, e come ha detto Manfredi Borsellino, «ha portato la croce». Un gruppetto di
donne, parlando dell'assessore, riunite nella stanza di Tutino il 6 giugno 2014, dicono: «Crocetta se la tiene
perché la Borsellino è una cosa inutile e può manovrarla come vuole». Da quando Borsellino ha iniziato a
tentare di stravolgere il mondo dei manager e degli assetti dirigenziali della sanità siciliana per lei il clima si è
fatto pesante, e il suo isolamento è cresciuto. Gli atti giudiziari ci consegnano uno spaccato inquietante, con
Tutino che avrebbe controllato il la voro che stava svolgendo Lucia Borsellino nei giorni in cui si discuteva
della creazione di una banca dei tessuti a Villa Sofa. Ed era stato anche frmato un protocollo di intesa con un
partner privato senza informare l'assessorato. E su questo punto l'assessore dice ai pm: «La procedura non è
per niente conforme e poi in ogni caso sarebbe stato necessaria quanto meno una informazione preventiva».
I pm chiedono: «Lei ha avuto modo di percepire un particolare interesse da parte di Tutino e Sampieri in
relazione al buon fne di questa convenzione?». E Borsellino risponde: «Sì, era evincibile proprio dalla
frequenza con la quale gli stessi chiedevano anche lumi all'assessorato circa la possibilità di portare a buon
fne questo obiettivo». Come pure quello di introdurre la chirurgia estetica, passione di Tutino, in ospedale.
Per l'assessore «la normativa nazionale nonché gli atti assunti dall'amministrazione regionale non hanno mai
previsto questa possibilità». E così Tutino attaccava violente mente Lucia Borsellino con telefonate infuocate
dirette al suo "confessore" Rosario Crocetta. Per difendere il suo amico Sampieri il 27 marzo 2014 Tutino
chiama il governatore, che alcuni giorni prima aveva subito un intervento chirurgico, e dice: «Presidente,
Lucia sta facendo la revoca». Crocetta ri sponde: «No. No, ho chiarito...» e aggiunge subito dopo: «Più tardi
mi devi togliere i punti eh!!». Tutino: «Certo, gli hai parlato? Che sta succedendo un...» e il governatore: «già
fatto... per... che è dimissionario (Sampieri ndr)...». E Crocetta insiste: «mi devi togliere i punti eh!!». Il
governatore sembra non far caso all'attacco di Tutino all'assessore. A Crocetta interessava in quel momento
solo che il suo medico gli togliesse i punti «perché già sono due settimane... ok». I magistrati ascoltano in
procura Lucia Borsellino, la quale «censura in toto il connubio Tutino-Sampieri» e con le sue dichiarazioni
«sconfessa il tenore di numerose conversazioni intercorse (ed intercettate) tra i due principali indagati» scrivo
no i pm, e aggiungono: «Criticava aspramente l'opera del consolidato binomio, col quale non era affatto in
sintonia a dispetto di quanto millantato» da Tutino e Sampieri. Così, dopo l'arresto del medico personale di
Crocetta, il 2 luglio scorso Lucia Borsellino consegna al suo presidente una lettera dai contenuti molto critici
nei confronti dell'operato del governatore, e con questa si dimette dall'incarico di assessore alla Salute. Ma,
come ha detto il fratello di Lucia, Manfredi Borsellino, davanti al Capo dello Stato alla vigilia della
commemorazione della strage di via d'Amelio a Palermo: «Quella lettera ha pro dotto solo il silenzio sordo
delle istituzioni, soprattutto regionali. È una lettera che dice tutto...». È una lettera di addio al governo
regionale, contraddistinta dalla sobrietà di chi la scrive che però fssa nero su bianco al cuni passaggi chiave.
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L'ex assessore parla di «prevalenti ragioni di ordine etico e morale e quindi personale» alla base della sua
decisione. Lucia Borsellino sceglie proprio quelle parole «etica» e «morale» per fare esplicito riferimento alle
motivazioni che stanno alla base del suo addio e che hanno reso incompatibile la sua permanenza in giunta.
Intervistata da "Repubblica" ha detto di essere stata «tradita» da Crocetta. L'etica e la morale di Lucia
Borsellino non potevano più trovare posto al fanco del governatore. Non solo, in un altro passaggio l'ex
assessore fa riferimento al «valore morale e civico» del suo impegno, aspetti fortemente messi in discussione
dagli «accadimenti che hanno aggredito la credibilità dell'istituzione sanitaria che sono stata chiamata a
rappresentare e quindi, della mia persona». Usa un termine di chiara durezza: «aggredito». Che anche in
questo caso è stato esplicitato e amplifcato dal fratello Manfredi: «Da oltre un anno mia sorella Lucia era
consapevole del clima di ostilità e delle offese che le venivano rivolte». Nelle sue dimissioni, l'assessore che
voleva risanare la sa nità siciliana parla di «deluse aspettative» in questa esperienza di governo regionale.
Delusa per non aver visto quella rivoluzione tanto urlata in campagna elettorale dal presidente. E in questa
lettera prende le distanze dal presidente Crocetta, fno ad affrontare il «caso del primario di chirurgia plastica
e maxillo-facciale dell'Azienda ospedaliera Villa Sofa-Cer vello», Matteo Tutino. Vicende giudiziarie che
secondo l'ex assessore ledono «l'immagine dell'istituzione sanitaria e dell'intera Regione siciliana». E in
conclusione indirizza al presidente le sue rifessioni «con l'auspicio che inducano a scelte responsabili». Ma
come ha detto Manfredi Borsellino, questa lettera ha prodotto solo il «silenzio sordo» delle istituzioni
regionali. Un silenzio che è stato spezzato dopo due settimane dalle ri velazioni de "l'Espresso"
sull'intercettazione tra Crocetta e Tutino (smentita dalla Procura di Palermo), rivelazioni che, come ha
dichiarato Manfredi, «non hanno turbato l'interessata, mia sorella Lucia per una semplice ragione: perché da
oltre un anno, perché l'ho vissuto da fratello, era consapevole del clima di ostilità in cui operava, delle offese
che le venivano rivolte per adempiere nient'altro che il suo dovere, purtroppo sono corsi e ricorsi storici
drammatici». Pagine 14-15: A. Cristofari / A3. Pagine 16-17: M. Palazzotto, Fucarini / Fotogramma Foto: F.
Lannino / Studio Camera, M. Messina
L'intercettazione e il nostro lavoro
L'ESPRESSO è stato l'unico giornale nazionale a occuparsi delle vicende del dottor Matteo Tutino e dello
scandalo dell'ospedale Villa Sofa di Palermo. Ha cominciato a lavorare sul caso alla fne del 2013, quando
Tutino era ancora considerato una bandiera di legalità nell'isola e vantava pubblicamente le frequentazioni
con importanti magistrati. Come riportano gli atti della procura, tra «l'autunno del 2013 e i primi mesi del
2014» erano in corso intercettazioni telefoniche e ambientali nei confronti di Tutino. A maggio 2014 uno degli
investigatori fa ascoltare ai cronisti Piero Messina e Maurizio Zoppi il brano di un audio, presentandolo come
la dichiarazione di Tutino al governatore Rosario Crocetta sulla necessità di "far fuori" l'assessore Lucia
Borsellino. In quel momento, l'esistenza di intercettazioni era ancora segreta e parlarne avrebbe
compromesso l'esito delle indagini. Per questo, non se ne fa cenno quando "l'Espresso" pubblica il 20 giugno
2014 un'inchiesta sul sistema di potere creato dal dottor Tutino, medico personale del presidente siciliano
Rosario Crocetta, e sulle sue frequentazioni con importanti magistrati palermitani. Il titolo è "Antimafa senza
rughe". Un anno dopo, il 29 giugno 2015 Tutino viene arrestato con accuse gravissime. Il 30 giugno Lucia
Borsellino annuncia le dimissioni dall'assessorato alla Sanità. Il 2 luglio 2015 alle 13.19 la stessa fonte
contatta Piero Messina e gli ricorda la vicenda dell'intercettazione. Gli scandisce parola per parola la frase di
Tutino: «Lucia Borsellino va fatta fuori. Come il padre». E il silenzio di Crocetta inciso nei nastri. Anche altri
giornalisti nell'isola hanno sentito parlare di una registrazione di quel tenore. Ne scrive "la Sicilia" di Catania,
senza ricevere smentita. In quei giorni - come ha dichiarato poi all'Ansa il presidente della Commissione
sanità del parlamento siciliano Pippo Digiacomo gira «la notizia di un'intercettazione imbarazzante. L'hanno
fatto sapere a Lucia Borsellino, a me, a Crocetta e altri. Appunto, da tempo. Ne ho parlato col presidente la
settimana prima della pubblicazione». Ma i cronisti de "l'Espresso" cercano altri riscontri, da fonti diverse di
differenti ambienti investigativi, a cui fanno esplicitamente presente la volontà del giornale di non danneggiare
le indagini in corso e, soprattutto, non scrivere falsità. Lunedì 13 luglio, alla vigilia della pubblicazione del
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settimanale, Messina e Zoppi incontrano un autorevole inquirente a cui sottopongono parola per parola il
testo dell'intercettazione tra Tutino e Crocetta. Ricevono una conferma totale e chiara, assieme all'invito a
procedere con la pubblicazione: «Questa volta si va fno in fondo». Anche al governatore Rosario Crocetta
viene offerta la possibilità di commentare e dare la sua versione. Il 9 luglio via sms è stato chiesto al suo staff
un incontro al presidente siciliano nella giornata di lunedì per parlare del caso di Villa Sofa. La risposta è stata
"ok". Ma al lunedì le ripetute telefonate non hanno ricevuto risposta.
Foto: Rosario Crocetta davanti alla Camera dei deputati con la scorta
Foto: Uno dei padiglioni dell'ospedale Villa Sofia di Palermo. A destra: Matteo Tutino, primario di chirurgia
estetica nello stesso ospedale GLI ATTI GIUDIZIARI RICOSTRUISCONO L'ISOLAMENTO
DELL'ASSESSORE E LE PRESSIONI DI TUTINO E DEI «PRETORIANI» DEL PRESIDENTE
Foto: LA LETTERA SULLE RAGIONI ETICHE E MORALI CHE L'HANNO SPINTA AD ANDARSENE
CADUTA IN UN «SILENZIO SORDO» FINO ALLE RIVELAZIONI DE L'ESPRESSO
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Pag. 74 N.30 - 30 luglio 2015
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Il vaccino è sicuro per tutti i bambini
Agnese Codignola
SISTEMA IMMUNITARIO Solo in Italia, ogni anno la varicella causa oltre 2.000 ricoveri, e una mezza dozzina
di decessi. Contro il virus che la causa, un herpesvirus, è di sponibile un vaccino, costituito da virus attenuati
ma vivi, dal 2015 disponibile gratuitamente per tutti. Ma c'è una categoria di bambini per i quali molti pediatri
hanno sempre preferito evitarlo: quelli in cura per una malattia autoimmune, soprattutto se reumatica. Questi
bambini, infatti, hanno un sistema immunitario indebolito farmacologicamente, e si teme possano reagire al
vaccino sviluppando la malattia, o aggravando le proprie condizioni. D'altro canto, le malattie infettive come la
varicella possono essere per loro molto più gravi. Come uscirne? Lo suggerisce uno studio del Center for
Pediatric and Adolescent Rheumatology di Garmisch, in Germania: facendo un attento esame del singolo
bambino per accertare che la sua malattia reu matica non sia in fase acuta, i pediatri hanno dimostrato che in
tal caso la vaccinazione è sicura.
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