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Sono i land artists i veri alieni?
Articolo di Leonardo Dragoni
www.cropfiles.it
Sono ormai molti anni che ci occupiamo di cerchi nel grano, tentando di
approfondire con dedizione e sobrietà gli innumerevoli aspetti di questa tematica. La
nostra esperienza, maturata attraverso diverse indagini, ci rende oggi propensi a
ritenere – al di la di ogni ragionevole dubbio - che gli splendidi pittogrammi impressi
nel grano siano degli Earth Works, cioè opere di Land Art (nota anche come earthart).
Si tratta sostanzialmente di una recente e nuova arte, in cui la forma è realizzata
dall’artista per il tramite della natura stessa, intervenendo direttamente nei territori
naturali, interagendo con essi, in sintonia con l’ambiente vitale che lo circonda.
L’opera che ne deriva è effimera, destinata a scomparire, a tornare natura, a non
durare nel tempo: è concepita come qualcosa di “ecologico” e anti-utilitaristico, la cui
fruibilità è affidata all’osservazione, a fotografie, a filmati.
Il termine Land Art fu probabilmente coniato da Gerry Schum, che così intitolò
un suo film (1969), che documentava gli interventi di alcuni artisti che operavano
secondo questa nuova concezione. L’anno precedente (1968) si era già tenuta una
mostra intitolata “Earth Works” (ispirata ad un romanzo di fantascienza di B.W.
Aldiss) presso la Dwan Gallery di New York.
Siamo quindi negli States, sul finire dei complicati anni sessanta. Quello che sta
sorgendo è, ad un tempo, un movimento artistico ma anche sociale e culturale, di
sperimentazione e di protesta: contro le istituzioni, contro il modernismo, contro il
monopolio degli spazi espositivi urbanistici, contro l’epoca moderna e le sue
disarmonie con la natura. Non è un caso che contemporaneamente si sviluppino nel
mondo nuove tendenze artistiche con un afflato simile: Pop Art, Performance Art,
Body Art, Minimal Art, Process Art, Arte Povera, Fluxus & Happening, Arte
Concettuale, ecc.
I cerchi nel grano, in certa misura, crediamo possano essere considerati una
tardiva e peculiare appendice europea di questo nuovo movimento. Cominciarono a
realizzarsi in Gran Bretagna negli anni settanta, per affermarsi definitivamente – a
livello mediatico e artistico – negli anni novanta. È da allora che i cerchi nel grano
presentano le carte in regola per proporsi come espressione di un movimento
artistico, ormai emancipato dai pionieristici (ma grezzi) precedenti in stile Doug
Bower & Dave Chorley. Ciò a dispetto della letteratura che fino ad allora li aveva
comprensibilmente additati come misteri insondabili da un lato, e bollati come
“opere di buontemponi” dall’altro. Bisognava dunque rivederne il giudizio,
riconoscerne una evoluzione e – perché no - una levatura morale ed artistica.
Il principale merito dei c.d. crop circles (cerchi nel grano appunto, o
pittogrammi, o agroglifi) è stato forse quello di aver reso nota al grande pubblico
questa forma d’arte, o se preferite di aver dato nuova linfa e nuovo clamore a istanze
che fortemente popolari non sono mai state.
Tuttavia l’alone di mistero che si è creato attorno a questi pittogrammi, come
una coltre di nebbia, ha impedito di svincolare tale forma d’arte dai suoi legami –
ormai indissolubili - con le tematiche del mistero e dell’ufologia. Ancora oggi
l’opinione generale su questo fenomeno non riesce ad emanciparsi dal retroterra
ideologico a cui è sempre stato ancorato. Pertanto, continua a dividersi
schizofrenicamente in due grandi categorie: coloro che pensano che i cerchi nel
grano siano opera degli alieni, e coloro che pensano che siano opera di qualche
“burlone”.
A noi pare invece che si tratti del lavoro di alcuni artisti, più o meno bravi.
Semplicemente. Come un pittore dipinge una tela, così un circlemaker realizza un
crop circle.
Altre volte siamo entrati nel merito tecnico della discussione sulla natura dei
cerchi nel grano, che ognuno resta ovviamente libero di interpretare come meglio
crede. Sappiamo che i motivi per i quali vengono ritenuti opere misteriose, o perfino
aliene, sono molteplici e di varia natura. Mettendo da parte una sparuta nicchia di
esperti, e riferendoci invece ai fruitori di informazioni generalizzate o di largo
consumo, uno tra questi motivi è forse il più istintivo: quello secondo il quale tali
agroglifi sono troppo belli, perfetti, grandi, maestosi, emozionanti, per poter essere
realizzati dall’uomo. Specialmente se con il solo ausilio di strumenti rudimentali (una
corda e una tavola) e in poche ore notturne.
Stavolta allora vogliamo occuparci dell’aspetto popolare, ma anche estetico,
emozionale, insomma artistico della faccenda. E riteniamo che l’approccio migliore
per farlo sia affrontare il tema della Land Art. È infatti sbalorditivo ciò che l’uomo
riesce a fare con il solo utilizzo di pochi rudimentali strumenti, se uniti a ingegno,
arte, fantasia e genialità.
Se allora di alieni si vuol parlare, la nostra ipotesi è che i veri alieni siano alcuni
land artists, la cui attività è certamente diversa da quella del “buontempone”, perché
capace di evocare, comunicare, e strabiliare più di quanto si possa credere.
Lasciamo dunque spazio alle immagini, ben più eloquenti delle nostre parole.
Noteremo, in qualche caso, anche delle evidenti analogie con i cerchi nel grano.
A dispetto dell’ordine cronologico, cominceremo dalla fine, dal Giappone, dove
non è il grano lo scenario che fa da sfondo a queste opere, bensì il riso. Stiamo
parlando della Paddy Art (ovvero “arte delle risaie”). Non si tratta, come può
sembrare, di riso dipinto. Si utilizzano invece diverse varietà di riso, di differenti
colori, per realizzare immagini di grande precisione, potremmo dire ad alta
risoluzione. L’evento si verifica a partire dal 1993 in una piccola comunità rurale
del Giappone settentrionale: Inakadate. L’ideatore fu Koichi Hanada, un impiegato
del locale municipio, dalla cui terrazza – lasciando una libera offerta – è tutt’ora
possibile ammirare le sue opere.
Immagini: vedi fonti in calce all’articolo
Uno sguardo da terra, più ravvicinato, non rende giustizia a queste opere ma
chiarisce meglio il sistema utilizzato.
Immagini: vedi fonti in calce all’articolo
Dalle risaie alle spiagge, dal Giappone agli States, una menzione la merita
certamente anche Jim Denevan, le cui creazioni su sabbia – per le quali si avvale di
un semplice rastrello o altri strumenti rudimentali - sono autentiche opere d’arte.
http://www.facebook.com/photo.php?fbid=425527947474577&set=a.393475484013157.106349.141188719241836&type=3&theater
Immagine: http://webecoist.momtastic.com/2008/12/07/modern-earth-land-art/5-various-earthworks-by-jim-denevan1//
http://www.facebook.com/photo.php?fbid=206879022672805&set=a.154889871205054.36777.141188719241836&type=3&theater
Una menzione la meritano certamente anche Julian Richardson (foto sotto a
sinistra) e “Jersey Sandman” (foto sotto a destra e molte altre qui:
https://skydrive.live.com/?cid=2c35a2cc96cece97&id=2C35A2CC96CECE97%2161
6&authkey=%21AM3QJbpPrOvgpjo) e “Jersey Sandman” (foto sotto a destra), le cui
opere sono anche esposte nei loro profili facebook.), le cui opere sono anche esposte
nei loro profili facebook.
Con la sabbia ha realizzato un capolavoro anche l’italiano Marco Casagrande
Immagine: http://commons.wikimedia.org/wiki/File:Sandworm_by_Marco_Casagrande.jpgg
Sempre sabbia, ma quella del deserto, è infine lo scenario su cui ad Hurgada è
incastonata questa enorme e meravigliosa doppia spirale.
Immagine: http://armchairtravelogue.blogspot.it/2009/07/desert-breath-art-in-desert.html
Certamente interessante è anche la recentissima attività di Jorge Rodriguez
Gerada, i cui enormi volti su terra visibili solo dall'alto suscitano davvero entusiasmo.
Un
interessante
video
dimostrativo
è
visibile
all’indirizzo:
http://www.youtube.com/watch?list=UUEwSJtsXKLWDhgM48RfqO4A&v=I9i3w4D
Br58
Anche il ghiaccio è un buon elemento per la land-art. Ne sa qualcosa Marco
Nones, artista e sculture italo-svizzero.
La felicità del silenzio, di Marco Nones, land art gallery RESPIRART PAMPEAGO, foto Eugenio del Pero
Image: http://marconones.com/land-art-gallery/#jp-carousel-1458
Dal ghiaccio alla neve, da Marco Nones a Sonja Hinrichsen (sotto a sinistra) e
Simon Beck (a destra).
http://www.s-hinrichsen.net/
http://www.facebook.com/snowart88488
Sulla roccia di Ben Mor Coigach (Sud-Ovest della Scozia) è invece realizzata
quest’opera.
Rock Art on Ben Mor Coigach This fine stone circle of Torridonian Sandstone inlaid with quartz pebbles and sand lies east of the summit. Isle Martin, Loch Broom and
An Teallach can be seen in the background.This image was taken from the Geograph project collection. See this photograph's page on the Geograph website for the
photographer's contact details. The copyright on this image is owned by Peter Standing and is licensed for reuse under the Creative Commons Attribution-ShareAlike 2.0
license.
Ci sono poi le erbe, e con le siepi è possibile realizzare incredibili labirinti.
Immagine: http://webecoist.momtastic.com/2008/11/25/amazing-creative-hedge-mazes-and-labyrinths//
Con grano, alberi e montagne ha lavorato Agnes Denes, vera pioniera della landart. Nel 1982 piantò due acri di grano a Manhattan e a New York (foto sotto a
sinistra) e nel 1996 realizzò il “Tree Mountain — A Living Time Capsule”,
costruendo una montagna e facendo piantare a dei volontari undicimila pini, secondo
uno schema da lei ideato (foto sotto a destra).
http://weadartists.org/agnes-denes
http://commons.wikimedia.org/...
Sono poi molti i lavori di alcuni artisti (Chris Drury nelle immagini sotto) la cui
opera ricorda molto da vicino quella dei cerchi nel grano.
Immagini: http://chrisdrury.co.uk//
Lo stesso può dirsi per quest’opera di Dani Karavan (in basso a sinistra) e questa
di Dennis Oppenheim (a destra).
http://commons.wikimedia.org/wiki/File:Shiba8.JPG
http://www.dennis-oppenheim.com//
http://www.johanlundh.net/bergen-art-guide/
Qualche richiamo è anche nell’opera dell’Italiano Alberto Burri.
http://www.simayspace.com/12%2014%2010.htm
http://www.artsblog.it/galleria/triennale-di-milano-alberto-burri/8
Sotto, alcuni lavori di Michael Heizer, come le geometrie tracciate da
motociclisti nel deserto (prima immagine).
.
http://doublenegative.tarasen.net/heizer.html
Robert Smithson è invece l’autore della “Spiral Jetty”, enorme molo a forma di
spirale costruito con oltre 6.000 tonnellate di rocce, cristalli di sale e terra.
Immagine Wikimedia Commons
È situata nel Great Salt Lake, nello Utah, e cambia colore durante le stagioni
dell’anno, grazie ai locali microorganismi che abitano il lago: “la superficie laterale
della passerella inizia a coprirsi di microrganismi che ne fanno il proprio habitat, poi
la concentrazione di sale inizia a salire verso il centro della spirale, rendendo, in tale
zona, l’acqua più rossa, poi violacea, per ritornare blu ai bordi” (wikipedia).
L’opera di Richard Long richiama forse ancor più da vicino quella dei recenti
circlemakers del grano.
Opere di land-art di Richiard Long. http://www.richardlong.org
Non proprio land-art strictu senso è quella di Julian Beever, che munito di pochi
pastelli, disegna in men che non si dica delle autentiche opere d’arte.
http://www.julianbeever.net/
A volte è la natura stessa, con i suoi scenari e le sue bizzarrie, a disegnare
capolavori mozzafiato. Ma questo è un altro capitolo, su cui forse torneremo in
futuro.
Concludiamo dicendo che, a nostro avviso, i cerchi nel grano non sono che una
delle potenzialmente infinite forme di Land Art: non la prima, non la più originale,
né tecnicamente la più complessa; ma forse tra le più suggestive, e certamente la più
inflazionata dal punto di vista mediatico. Questo soprattutto perché quasi mai se ne
conoscono gli autori, e perché nel tempo sono sorte infinite speculazioni che hanno
tentato di accreditare quest’arte come qualcosa di inspiegabile. Di certo l’arte del
circlemaking, negli ultimi venti anni, ha conosciuto qualitativamente una evoluzione
impressionante.
Sotto, una foto del ritratto di Richard & Judy di Channel 4 TV (a sinistra) e il
crop circle più grande del mondo (530 x 450 metri) realizzato da 60 persone dirette
da Remko Delfgaauw (a destra).
http://www.circlemakers.org/richardjudy.html
http://www.xld-sign.com/projecten/bekijk/Atlas
Sappiamo per certo che si tratta di manufatti del tutto umani. Ma basta una
semplice occhiata per rendersi conto che sarebbe riduttivo parlare di burloni e
buontemponi. Più appropriato, decisamente, parlare di artisti.
Articolo di Leonardo Dragoni,
direttore del sito www.cropfiles.it e autore dei libri “La verità sui cerchi nel grano. Tesi e confutazioni di un
fenomeno discutibile”. (Alvorada 2011); “Storia dei cerchi nel grano. Le origini” (YCP, 2013).
Ulteriori articoli di approfondimento disponibili all’indirizzo www.cropfiles.it/articoli.html
Questo articolo e le relative immagini sono stati prodotti attingendo a varie fonti online (citate all’interno
dell’articolo, in didascalia e in calce alle immagini e all’articolo stesso). Qualora vogliate proporre delle rettifiche,
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L.D. Cropfiles.it ©2012
Ulteriori FONTI:
Wikipedia & Wikimedia Commons
http://doublenegative.tarasen.net/heizer.html
http://www.robertsmithson.com/essays/fragments.htm
https://jihyunchoi.wordpress.com/page/3/
http://moreintelligentlife.com/story/in-the-mud-with-richard-long
http://www.telegraph.co.uk/culture/art/art-features/5368439/Richard-Long-interview-free-spirit-of-the-hitchhikergeneration.html
http://everything2.com/title/Franco+interviews+Dennis+Oppenheim
http://www.egonzehnder.com/global/focus/topics/article/id/54300794
http://www.exibart.com/notizia.asp?IDCAtegoria=208&IDNotizia=4164
http://webecoist.momtastic.com/2008/12/07/modern-earth-land-art/
http://www.designboom.com/weblog/cat/10/view/10967/japanese-rice-paddy-art.html
http://ricerca.repubblica.it/repubblica/archivio/repubblica/2010/07/28/paddy-art-il-boom-del-villaggiogiapponese.html
http://www.100viaggi.it/index.php?/archives/131-Giappone-Paddy-Art,-lArte-delle-Risaie-nel-villaggio-diInakadate..html
http://www.immagilandia.org/2010/10/i-fantastici-disegni-nei-campi-di-riso.html
http://jimdenevan.com/
http://marconones.com/
http://www.julianbeever.net/
http://chrisdrury.co.uk/