Pagina 9 – San Giorgio visita l`Armeria –All` Armeria del Cremlino

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Pagina 9 – San Giorgio visita l`Armeria –All` Armeria del Cremlino
Ambasciata d’Italia a Mosca
Rassegna della stampa russa - Traduzioni
14 giugno 2013
Vedomosti
http://www.vedomosti.ru/
Pagina 4 – A vantaggio di Putin
Il Presidente nel suo messaggio sulle questioni di bilancio ha chiesto di distribuire la spesa
pubblica in modo da permettere la realizzazione dei suoi decreti di inizio mandato: gli obiettivi
devono essere raggiunti anche se le risorse non sono sufficienti
È necessario ottimizzare in modo sostanziale la struttura delle spese di bilancio, e destinare le
riserve alla risoluzione degli obiettivi stabiliti nei decreti del 7 maggio 2012, ha comunicato il
Presidente Vladimir Putin nel suo messaggio sulle questioni di bilancio per il biennio 2014-2016. Il
principale obiettivo della politica finanziaria è il sostegno della crescita economica: lo si può fare
aumentando il rendimento delle spese, realizzando gli obblighi sociali e attuando gli obiettivi
strategici fissati nei decreti, ha chiarito il presidente.
Nel messaggio pubblicato sul sito kremlin.ru si dice che una modifica alla situazione del commercio
estero limita la crescita delle entrate al bilancio date da petrolio e gas, e le possibilità di
compensarle con la crescita di quelle non legate a petrolio e gas, “per il momento limitate”. Le
entrate di bilancio per il periodo 2014-2015 saranno inferiori a quanto ci si aspettava. Al contempo
il bilancio ha aumentato gli impegni a lungo termine. La via d’uscita è una: “se le risorse non sono
sufficienti per tutti gli obiettivi, vanno stabilite delle priorità”, ha consigliato il Presidente. È
necessario garantire il finanziamento dei decreti di inizio mandato senza danneggiare la stabilità del
bilancio, e nel caso di “aumento imprevisto del deficit di bilancio” bisogna avere un piano su quali
fonti usare per coprirlo.
Affinché le priorità (le spese per la formazione, per l’assistenza sanitaria, la scienza, le
infrastrutture) vengano garantite da finanziamenti, è necessaria una politica socio-economica e
finanziaria coordinata, mentre finora gli obiettivi di sviluppo sono esaminati separatamente dal
bilancio, ha affermato Putin. La necessità di un approccio strategico e coordinato è diventata
l’argomento centrale del suo messaggio, mentre l’assenza di tale metodo è diventata il principale
motivo di critica. I programmi statali sono stati approvati, ma non funzionano come previsto; molti
richiedono un finanziamento maggiorato, ma le fonti di tale finanziamento non sono state
determinate. I soli programmi statali non sono legati ad altri, così come i documenti strategici; le
previsioni entro il 2030 sono legate ad una strategia finanziaria a lungo termine, che non è stata
ancora confermata, e al momento non ci sono ancora i parametri per una riforma pensionistica che
influiscano sui volumi del transfer dal bilancio. Lo stesso problema riguarda i rapporti finanziari tra
gli organi. Il finanziamento dei decreti richiede da parte delle regioni un incremento della spesa
sociale, cosa che avviene a spese di un taglio dei piani di investimento e della crescita del debito
statale: secondo i dati del 2012 quasi in una regione su tre il debito ha aumentato di una volta e
mezzo il volume dei redditi, queste le cifre presentate dal Presidente. A questo proposito è
necessario mettere a punto un monitoraggio dei bilanci regionali, ha affermato, e determinare in
maniera chiara il volume dei transfer per un periodo di tre anni. “Non si può più aspettare, né
prolungare la risoluzione di decisioni fondamentali” ha fatto sapere Putin.
Un esempio di coordinamento verrà dato dal presidente: da oggi il messaggio all’Assemblea
Federale, nel quale il capo dello Stato ha presentato gli obiettivi della politica socio-economica e del
commercio estero, e il messaggio sulle questioni di bilancio devono essere unificati. “Chiedo al
governo di preparare degli emendamenti adeguati alla legislazione, in modo che una volta all’anno
il presidente possa stabilire i corrispondenti obiettivi, e parlamento e governo possano orientarsi
inizialmente su tali priorità” ha affermato Putin.
Tra le altre riserve il presidente ha nominato i mezzi dei fondi nazionali e i risparmi pensionistici,
incaricando di utilizzarli in modo più attivo per realizzare i progetti infrastrutturali. Putin ha
affermato l’inviolabilità del programma statale degli armamenti, ma ha chiarito che parte delle
spese può essere trasferita se le imprese non sono pronte ad “accoglierle”.
Il presidente ha incaricato di completare l’elaborazione della strategia di bilancio 2030 nel corso di
tre mesi e, se necessario, di modificare i parametri di previsione a lungo termine. Ha incaricato di
completare il lavoro sulla formula pensionistica per l’autunno.
Una brusca frenata della crescita economica ha portato al crollo del profitto delle imprese e alla
riduzione delle entrate al bilancio delle regioni, dove la quota dell’imposta sui profitti corrisponde
ad un terzo. Nel primo semestre le entrate nominali delle regioni sono rimaste al livello dello scorso
anno, si sono cioè ridotte in termini reali. Il Ministero delle Finanze ha inoltre ridotto del 14% i
transfer tra bilanci, hanno fatto sapere gli esperti del Centro di Sviluppo della Scuola Superiore di
Economia (HSE), mentre le regioni si accollano il carico maggiore per l’aumento degli stipendi agli
statali: “La differenza tra i bilanci federale e regionale consiste nel fatto che il primo può
permettersi un deficit, mentre la maggior parte delle regioni non può farlo.” Se la situazione resterà
ai livelli del primo semestre, a fine anno le regioni avranno un debito di 1,2 trilioni di rubli, che non
potranno finanziare, mette in guardia la HSE. Anche il bilancio federale non potrà essere d’aiuto: il
Ministero delle Finanze ha appena trovato i mezzi per chiudere un buco da 0,5 trilioni di rubli nel
bilancio federale del 2013 e da 1,6 trilioni per il biennio 2014-2015, formatosi a causa della
mancanza di redditi preventivi per via del rallentamento dell’economia. Dal 2016 comincerà “un
periodo non facile per gli equilibri del bilancio”, ha avvisato il ministro alle finanze Anton
Siluanov.
I programmi statali approvati in Russia non contengono fatti concreti, ha affermato il ministro per lo
sviluppo economico Andrej Belousov: non ci sono iniziative concrete e termini, punti di riferimento
intermedi. Ciò può essere integrato con progetti triennali più concreti, ma i dicasteri rallentano la
loro elaborazione: dei 40 progetti ne sono stati approvati solo due.
Nelle regioni la quota delle spese sociali è cresciuta fino a due terzi di tutti i consumi, i primi sotto
sequestro finiscono i costi di investimento. Le spese per gli stipendi degli statali devono essere
aumentate ogni anno del 20%, ma non è chiaro con cosa finanziarle, nuove fonti di reddito ancora
non ci sono, si lamenta un alto funzionario di uno dei soggetti della Federazione: “Quello che
avverrà al bilancio tra alcuni anni, non può essere neanche lontanamente immaginato”. Il Ministero
delle Finanze sta preparando delle proposte per trasferire parte delle fonti di reddito dal livello
municipale a quello regionale, in particolare l’IRPEF, ha detto Siluanov: ora le regioni ottengono il
60% del volume dell’IRPEF, i comuni il 40%, si calcola di modificare le proporzioni al 70% e 30%.
La riscossione dell’IRPEF è elevata, e l’ulteriore 10% è una somma considerevole, ha chiarito il
ministro. Nel 2012 la riscossione dell’IRPEF è stata di 2,26 trilioni di rubli.
Le priorità dell’incentivazione finanziaria sono rimaste comunque poco chiare, ritiene Natalija
Orlova di Alfa-Bank: sembra che lo Stato voglia ottimizzare la spesa sociale senza modificare la
sua quota del 33%. La priorità delle spese di investimento sulle infrastrutture verrà difficilmente
raggiunta senza una propensione alla crescita economica basata sugli investimenti, e de facto la
quota della spesa sociale crescerà, ha concluso.
Autore: Olga Kuvshinova, Maksim Tovkajlo
Taglio: medio alto
Traduzione: Alice Bravin
Kommersant
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Pagina 7 – “C’e’ottimismo sul fatto che troveremo una via d’uscita dal vicolo cieco”
Il Rappresentante Speciale del Primo Ministro georgiano si esprime sulle relazioni con la Federazione Russa
Esattamente un anno fa a Ginevra si è tenuto il primo turno di trattative tra la Federazione Russa e la
Georgia riguardo alla normalizzazione dei rapporti. Si è giunti a dei risultati concreti? L’inizio del dialogo con
Mosca significa un rifiuto di Tbilisi ad integrarsi nell’Unione Europea e nella NATO? A queste domande ha
risposto il Rappresentante Speciale del Primo Ministro georgiano per i rapporti con la Federazione Russa
Zurab Abashidze in un’intervista al corrispondente di Kommersant Galina Rukavicyna.
- Qualche giorno fa Lei ha incontrato per la terza volta il viceministro del MAE della Federazione Russa
Grigorij Karasin. Come sono andate le trattative?
- Devo purtroppo cominciare da una nota negativa. L’incontro si è tenuto sullo sfondo dei tristi eventi sul
confine amministrativo con la regione di Tskivalskij: rapimento di civili, creazione di un “muro”, una
recinzione di filo spinato. Tutto ciò preoccupa molto la popolazione locale e l’opinione pubblica georgiana.
Dal punto di vista formale la situazione al confine non è argomento dei nostri incontri con Karasin, per
questo esiste un formato di Ginevra. Non siamo comunque riusciti ad evitare di discutere su tale questione
problematica durante l’incontro a Praga.
- In tre anni si sono tenuti tre turni di trattative. Su qualche tema il dialogo può essere ritenuto risolto
con successo?
- Delle svolte positive ci sono. Nel mercato della FR è ritornata la produzione georgiana, vengono ripristinati
i collegamenti di trasporto. La parte russa parla dell’alleggerimento del regime dei visti per singole
categorie di cittadini georgiani. Ricordo che i cittadini della FR possono recarsi in Georgia senza visto. Dallo
scorso 1 giugno ha cominciato a operare in pieno regime giornaliero il posto di controllo sul confine
georgiano-russo Kazbegi-Verchnij Lars. Nell’incontro a Praga abbiamo trattato anche le questioni relative
alla partecipazione della Georgia ai Giochi Olimpici di Sochi. In generale in sei mesi di dialogo è stato fatto
un buon lavoro. C’è un certo ottimismo riguardo al fatto che troveremo una via d’uscita dal vicolo cieco in
cui si sono ritrovati i rapporti russo-georgiani. Dopo di che cominceremo probabilmente ad affrontare
questioni più complesse.
- Ad esempio la questione sul ripristino dei rapporti diplomatici?
- La Georgia per il momento non può farlo, dato che un tale passo significherebbe che il nostro Paese non
ha pretese nei confronti della Russia riguardo all’Abchazia e alla regione di Tskivalskij. La Georgia non si
rassegnerà mai alla perdita di questi territori. Credo che i colleghi russi capiscano in fondo la nostra
posizione.
- Il dialogo con la FR implica il rifiuto all’integrazione europea?
- Noi non rinunciamo all’integrazione nell’UE. Il nostro Paese di sta avvicinando pian piano agli standard
europei. A novembre nel corso del summit (di Collaborazione Orientale - ndr) a Vilnius prevediamo di
siglare un accordo sui rapporti associati con l’UE.
- E per quanto riguardo l’avvicinamento della Georgia alla NATO?
- I georgiani hanno scelto un percorso di avvicinamento alla NATO tramite referendum. Intendiamo
collaborare anche in seguito con l’Organizzazione. Spero che questo non diventi un ostacolo al nostro
nuovo dialogo con la Russia. A fine maggio ho fatto un intervento sul nostro dialogo con Mosca al Quartier
Generale della NATO, e gli ambasciatori dei paesi del Patto Atlantico si sono mostrati comprensivi nei
confronti di tale dialogo. Alla NATO ritengono che l’apertura della Georgia verso l’Organizzazione non
rappresenti un ostacolo al miglioramento dei rapporti con la Russia.
- Uno degli esempi di collaborazione tra Tbilisi e la NATO è l’Afghanistan. Questo momento non riporta
alla memoria quando i soldati sovietici realizzavano il “debito internazionale”?
- I soldati sovietici non avevano scelta. In questo caso invece si tratta di una scelta libera dei soldati
georgiani. Oggi i militari georgiani danno il proprio contributo alla sicurezza mondiale e regionale.
L’Afghanistan non è poi così lontano dal Caucaso. Ed anche dalla Russia.
Autore: Galina Rukavicyna
Taglio: medio
Traduzione: Alice Bravin
Kommersant
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Pagina 7 – Rossotrudnichestvo [ndt l’ente russo per la cooperazione internazionale] privato di sostegno
Gli esperti finanziari mettono in dubbio la capacità dei diplomatici di amministrare le risorse
Al Ministero delle Finanze russo hanno messo in dubbio il fatto che Rossotrudnichestvo porti a termine gli
obiettivi affidatigli nell’ambito del “sostegno allo sviluppo internazionale”. La Russia ha stanziato a questo
scopo circa 500 milioni di dollari l’anno, e, secondo il Ministero delle Finanze, al Rossotrudnichestvo forse
manca il personale per amministrare in modo corretto tali risorse. Gli esperti finanziari temono inoltre che i
diplomatici mostrino un eccessivo zelo con l’applicazione di una “forza debole”. Eppure la fonte diplomatica
di Kommersant ha confermato che sia da un lato sia dall’altro “tutto sarà a posto”.
Le divergenze tra il Ministero delle Finanze e l’Agenzia Federale per le questioni della CSI, dei connazionali
che vivono all’estero, e per la collaborazione umanitaria (Rossotrudnichestvo) sono state determinate dal
decreto firmato a maggio dal presidente della Federazione Russa, in cui si parla del nuovo ruolo,
decisamente cresciuto, di Rossotrudnichestvo, che sta divenendo la principale guida dell’idea promossa da
Vladimir Putin di “forza debole” (v. Kommesant del 5 giugno).
Una delle novità chiave è l’attribuzione a Rossotrudnichestvo di funzioni nell’ambito del “sostegno allo
sviluppo internazionale” (SSI), che lo trasformano in una struttura simile all’Agenzia americana per lo
sviluppo internazionale (USAID), cacciata poco tempo fa dalla FR. Nel 2012 per l’attuazione di questi
obiettivi sono stati stanziati dal bilancio della Federazione 458,78 milioni di dollari. Fino a questo momento
le questioni SSI per lo sviluppo sono state affrontate dal Ministero delle Finanze (assieme al MAE, al
Ministero per la Sanità, al Ministero dell’istruzione, al Ministero per le situazioni di emergenza e al
Rospotrebnadzor). Ed ora al dicastero, nonostante la decisione politica, sembra che dubitino
dell’opportunità di ridistribuzione dei mandati.
Prima le fonti diplomatiche di Kommersant criticavano la strategia della FR nell’ambito del sostegno SSI,
dimostrando che Mosca spende troppo in “programmi depersonalizzati e multilaterali” nelle regioni che
non risultano per essa prioritarie. Gli interlocutori di Kommersant avevano espresso la propria speranza
affinché Rossotrudnichestvo assegnasse “una dimensione politica in conformità con la logica di “forza
debole””, dopo aver reindirizzato i mezzi a progetti bilaterali con un accento ai paesi della CSI.
Nel frattempo, secondo il vice ministro alle Finanze Sergey Storchak, i programmi multilaterali di
donazione, ai quali prende parte la FR (nel 2012 essi hanno costituito circa il 40% del volume di aiuti), non
sono “depersonalizzati”. A titolo di esempio ha portato un sacco di farina, comprato con soldi russi
nell’ambito del Programma Alimentare Mondiale dell’ONU: su questo c’è scritto “From Russian
Federation”. “Non è un aiuto da nessuna parte”, ha concluso Storchak.
Al contempo ha espresso dei dubbi sul fatto che Rossotrudnichestvo (che è parte del MAE della
Federazione Russa) disponga di personale e di esperienza a sufficienza per curare con successo simili
programmi in futuro. “Il servizio diplomatico classico e il lavoro per il sostegno allo sviluppo internazionale
sono cose molto diverse,” ha chiarito Sergej Storchak, “un esperto nell’ambito del sostegno allo sviluppo è
un tattico, uno stratega, un negoziatore, un esperto finanziario, un ragioniere. Egli deve essere in grado al
contempo di correggere l’indirizzo del sostegno”. Il viceministro ha aggiunto che il Ministero delle Finanze è
pronto a dare il proprio aiuto a Rossotrudnichestvo, ma ha precisato: anche con il passaggio all’Agenzia di
funzioni chiave nell’ambito del sostegno allo sviluppo “il ruolo degli altri ministeri difficilmente verrà
ridotto”.
Sergey Storchak ritiene inoltre che Rossotrudnichestvo non debba lasciarsi trascinare troppo dall’idea di
“forza debole” (per il miglioramento dell’immagine della Russia e il rafforzamento della sua influenza
all’estero), accordando in esso i programmi russi per il sostegno allo sviluppo internazionale. Secondo
quanto ha affermato, si tratta di “relazioni molto delicate tra due sovrani”, un paese che dona e un paese
che riceve un aiuto. “E la delicatezza aumenterà ancora di più se solleveremo l’ideologia di “forza debole””,
ha osservato.
Dal Ministero delle Finanze hanno assicurato che le questioni legate all’aiuto su base multilaterale, si
manterranno anche in futuro nella loro gestione: al Rossotrudnichestvo verranno trasferiti soltanto i
progetti bilaterali. Al contempo, secondo Sergey Storchak, i paesi-riceventi danno la loro preferenza proprio
ad un aiuto multilaterale, giacché in esso è inferiore l’elemento di imprevedibilità e politicizzazione.
La fonte diplomatica russa ha inoltre assicurato a Kommersant che sia con il personale, sia con il bilancio
della “forza debole” di Rossotrudnichestvo “sarà tutto a posto”. Secondo le sue parole, in base al decreto
del presidente è previsto che nell’Agenzia a partire dal primo gennaio 2014 nasca la carica di vice aggiuntivo
e lo stato singolo per la gestione di 20 persone. “Per questi posti verranno scelte persone proprio con la
competenza necessaria per occuparsi delle questioni SSI” ha promesso l’interlocutore di Kommersant. Per
quanto riguarda la “forza debole”, secondo le sue parole, nessuno intende fare una brusca sterzata in
questo ambito. “Sono sicuro che l’Agenzia riuscirà ad evitare i casi estremi. Ma il presente limite, quando il
ruolo della Russia nei SSI viene cancellato e la sua “bandiera” praticamente non si vede, a mala pena
risponde ai suoi interessi nazionali”.
Autore: Elena Chernenko
Taglio: medio
Traduzione: Alice Bravin
Rossiyskaya Gazeta
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Pagina 9 – San Giorgio visita l’Armeria –All’Armeria del Cremlino mostra del San Giorgio di Andrea
Mantegna dalle Gallerie dell’Accademia di Venezia
La mostra del “San Giorgio” di Andrea Mantegna dalle Gallerie dell’Accademia di Venezia si terrà dal 19 al
22 giugno all’Armeria del Cremlino.
Il quadro sarà portato dalla Galleria dell’Accademia di Venezia. Prima di essere mandato in visita al
Cremlino, il “San Giorgio” si ferma per tre giorni all’Ambasciata d’Italia a Mosca. In questo modo
l’Ambasciata continua la tradizione dell’esposizione di un unico quadro e delle mostre che già si erano
tenute all’Ermitage (“La Tempesta” del Giorgione), al Museo Nazionale di Belle Arti Pushkin (“La Dama con
Licorno” di Raffaello, “Pallade e il Centauro” di Botticelli, “Ritratto di Andrea Doria in veste di Nettuno” di
Agnolo Bronzino), al Multimedia Art Museum (“Ritratto di un Giovane Uomo” di Giovanni Bellini).
La modestia di questi progetti è ingannevole. Parlando del “San Giorgio” di Andrea Mantegna, l’intenzione
di esibirlo all’Armeria del Cremlino, che è stato costruito nel XV secolo da artigiani italiani, non necessita di
spiegazioni.
Poco importa che il “San Giorgio”, lavoro datato all’inizio o a metà del 1460, sia quasi coetaneo del
Cremlino, costruito ai tempi di Ivan III. Il “San Giorgio” è considerato anche patrono di Mosca.
I soggetti, dedicati alle gesta eroiche di “San Giorgio”, sono stati tra i più popolari sia nella pittura di icone
sia nell’arte pittorica. I pittori generalmente cercavano di utilizzare tutto il potenziale drammatico del
soggetto. Si può dire che nella tela di Paolo Uccello, proveniente dalla National Gallery di Londra e datata
circa 1470, davanti agli occhi del visitatore appare questa idea nella sua totalità. Un drago enorme che è
trafitto dalla lancia del cavaliere su un cavallo bianco, mentre agita le ali palmate, pronto ad afferrare con la
sua zampa una vergine in un lungo vestito rosso vermiglio, pietrificata dal terrore. Ed ecco che dalle fauci
dentellate si riversa sulla terra del sangue. Il cavallo bianco, che quasi si innalza in posizione eretta,
conferisce un risalto particolare alla scena. Sullo sfondo di un’oscura caverna, di un cielo notturno
temporalesco e della figura nera del drago, il cavaliere appare semplicemente come un “raggio di luce…”.
Il quadro di Mantegna, invece, è tutta un’altra cosa. Il suo “San Giorgio” è in posizione eretta, appoggiato
alla lancia spezzata e sporge dal vano marmoreo di una porta alta e stretta, quasi fosse una cornice. È
giovane, bello, vestito dell’armatura, dietro la schiena porta un mantello vermiglio. Se non fosse per
l’armatura assomiglierebbe al David. Ma non a quello del Michelangelo, piuttosto a quello di Donatello. La
stessa posa aggraziata, la stessa assenza di sforzo evidente. Sembra che questo bellissimo uomo dai riccioli
d’oro non sospetti minimamente quello che ha fatto. E solamente il muso del mostro che oramai giace
morto, con la punta della lancia conficcata nella mascella e che sporge dalla cornice di marmo proprio
davanti agli spettatori (Mantegna amava questi giochi di prospettiva) insieme alle torri della città in
lontananza testimoniano sia il terrore vissuto dagli abitanti della città e la miracolosa salvezza. Davanti a noi
c’è innanzituttoil ritratto di un vincitore e di un cavaliere impavido, qualità sottolineate anche dalla
ghirlanda che pende dall’alto.
È curioso che seguendo il modello del giovane David, vestito da Mantegna di un’armatura d’acciaio, il
pittore evidentemente non voleva puntare alla scultura marmorea del “San Giorgio” che Donatello creò tra
il 1415 e il 1416. Quell’eroe anche se appoggiava sullo scudo, decorato con la croce, somiglia di più a un
eroe classico. Si sta preparando alla battaglia. Nel dipinto del Mantegna, al contrario, la vittoria è già
avvenuta. Il suo eroe è figlio non tanto dei soggetti paleocristiani quanto, sembra, dell’epoca dei cavalieri.
In ogni caso questo è l’eroe che si vuole vedere all’Armeria del Cremlino. Quanto hanno dovuto attendere
questo incontro?
Autore:Djanna Vasil’eva
Taglio:Medio
Traduzione:Camilla Bise
Vedomosti
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Pagina n. 4 – Un passo fuori dalla cornice
All’Armeria del Cremlino arriva il «San Giorgio» del Mantegna.
Continuano preso i musei di Mosca le esposizioni dei capolavori del Barocco e del Rinascimento provenienti
dalle collezioni italiane. Questa volta il protagonista di una “mostra di una singola opera” è Andrea
Mantegna col suo san Giorgio – la tela arriverà dall’Accademia di Venezia.
San Giorgio è una delle immagini più riconoscibili dell’iconografia cristiana. Il Mantegna lo dipinge a piedi,
completamente equipaggiato. Nonostante l’armatura pesante, la posa del santo è elegante e non risulta
forzata. Nella mano destra regge la lancia, spezzatasi sul drago appena trafitto. La bestia giace ai piedi del
vincitore con le fauci trafitte.
Non è nota la datazione precisa del dipinto: si presume alla fine degli anni Cinquanta del Quattrocento o
all’inizio del decennio successivo. Ma per spirito questo lavoro è ancora quello di un pittore agli esordi.
Prova degli ultimi anni di apprendistato è la pesante, per così dire, ghirlanda di piante e frutta, appesa alla
parte superiore della tela. Questo motivo, tipico di Francesco Squarcione, alla cui bottega di Padova il
giovane artista imparò l’arte della pittura, si incontra raramente negli ultimi lavori di Mantegna. Ma nel San
Giorgio il Mantegna inizia già i suoi esperimenti con la prospettiva, grazie ai quali è diventato il principale
“illusionista” della sua epoca. Le figure del santo e del drago escono leggermente dalla cornice marmorea
che decora il dipinto, ed è come se uscissero dallo spazio della tela per andare incontro allo spettatore. In
questo modo l'artista ha unificato lo sfondo, un magistrale paesaggio con vista sulla città di Selenio, dove si
è svolta l’azione della leggenda di San Giorgio, e il mondo reale. Di fatto Mantegna è riuscito a distruggere
l’immaginaria “quarta parete” tra lo spettatore e il quadro ben prima del XVIII secolo, quando il relativo
termine fu coniato da Diderot.
Nei suoi ultimi lavori Mantegna non di rado ricorse a simili espedienti. Ad esempio negli affreschi della
Camera degli Sposi, dipinti tra il 1465 e il 1474, dopo il trasferimento da Padova, sua città natale, a Mantova
in qualità di pittore di corte della famiglia Gonzaga. Mediante la pittura illusionista Mantegna riuscì a
trasformare la stanza con soffitti troppo alti in un ambiente armonioso. Il soffitto della stanza è stato
dipinto a forma di cupola con oculo centrale (come nel Pantheon di Roma), e dall’oculo della cupola putti e
membri della famiglia Gonzaga guardano in basso. Mantegna usa lo scorcio prospettico anche in uno dei
suoi più famosi e inaspettati lavori, il «Cristo Morto», dove lo spettatore vede una figura non di lato o
dall'alto, ma come se stesse ai piedi della pietra su cui si trova Gesù, ai suoi piedi.
Autore: Anna Arutjunova
Taglio: Medio
Traduzione: Chiara Stroppolo