esercizi di stile… - Liceo Classico "Carducci"
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esercizi di stile… - Liceo Classico "Carducci"
ESERCIZI DI STILE… CARDUCCIANO (ispirati agli “Esercizi di stile” di R. Queneau) Classe I A a.s. 2012 / 2013 Notazioni (punto di partenza) Liceo Carducci. Ultima ora di lezione. Suona la campanella. Jacopo impaziente ripone il materiale scolastico nello zaino e accenna ad alzarsi. L’insegnante lo fulmina con lo sguardo e minaccia di trattenere tutti oltre l’orario. Breve rimprovero. Silenzio teso. Via libera dall’insegnante. Aspetto soggettivo Mi’, ieri alla quinta giuro non ce la facevo più. Due ore su sto’ Democrate, o Demostene, come si chiama, chissene frega di un cretino che tra l’altro è morto da almeno cinque-diecimila anni. Comunque ho aspettato tutto il tempo la campana e alla fine driin, alleluja! Io cosa faccio, mi alzo, no? È finita, cio’ da prendere l’autobus, ce lo può dire anche domani quello che diceva Democrate a quei finocchi dei suoi amichetti greci, no? E invece non solo si incacchia, la vecchia bastarda, ma comincia a farci una filippica (!?) sull’educazione, il rispetto e cagate varie. Intanto l’autobus se ne va e ci faccio pure la figura del cretino. Alla fine, miracolo, ci lascia andare, almeno mi avesse dato una nota dopo sta’ sclerata assurda! Dieci minuti di ritardo. Fuori piove e l’autobus se n’è andato. Scommetto che dieci minuti fa l’autobus c’era e non pioveva. Cacchio io uno di questi giorni gli rigo la macchina, brutta vecchia spilorcia bastarda! Lettera ufficiale Mi rivolgo direttamente a Lei, egregio prof. Monopoli, nella sua qualità di Dirigente Scolastico, per metterla a conoscenza dei fatti riprovevoli, veramente indegni della tradizione del liceo Carducci, che si sono verificati oggi, alla quinta ora, nella classe 1° A durante la mia lezione. Al suono della campanella lo studente J. Bianchi - che forse lei ricorderà per altri atti di indisciplina è scattato in piedi con l’intenzione di andarsene immediatamente, nonostante la lezione non fosse conclusa; così facendo, oltretutto, ha disturbato tutti i compagni che volevano seguirne la fine. Io, naturalmente, non sono venuta meno al mio compito di ricordare a tutta la classe l’ordine, la disciplina e il rispetto verso gli insegnanti e verso l’ambiente scolastico in generale. La lezione è terminata con qualche minuto di ritardo e, sebbene non abbia preso provvedimenti immediati, chiedo a lei, egregio signor preside, di intervenire di persona col peso della sua autorità, parlando agli alunni del valore della disciplina e del rispetto dovuto all’istituzione scolastica. Confidando nel suo autorevole aiuto, la ringrazio e, rispettosamente, la saluto. Firmato: Prof.ssa M. Rossi Comunicato stampa Chi ha detto che il romanzo è morto? Questo nuovo e appassionante racconto di vite vissute è ambientato nelle aule dell’ austero liceo Carducci, che più di ogni altro contesto si presta a dar vita a situazioni estreme. L’autore, che forse ricorderete per l’inquietante noir “ La campanella”, ci fa rivivere le emozioni provate dai protagonisti in questa vicenda drammatica e al contempo simbolica. È uno scontro generazionale: l’atto rivoluzionario del giovane Jacopo, che richiama tutti i giovani eroi della letteratura, nei confronti dell’ ordine costituito è rappresentato con tensione crescente fino alla resa dei conti. La reprimenda dell’insegnante, simbolo di ogni forma di repressione e rappresentante dell’ istituzione reazionaria, si rivela inutile: il nostro eroe regge la sfida del silenzio fino alla vittoria e alla liberazione dei suoi compagni. Il lettore esulta con loro. Analisi logica Lezione. Ultima ora. Ultima ora di lezione. Il tempo. Jacopo. Ragazzo impaziente. Il soggetto. Liceo Carducci. Classe. Classe. Il luogo. L’insegnante. L’insegnante. L’antagonista. Minaccia. Tutti sono trattenuti oltre l’orario. L’insegnante minaccia di trattenere tutti oltre l’orario. Azione. Impazienza. Jacopo. Jacopo, impaziente, accenna ad alzarsi. La causa. Breve reprimenda. Conseguenza. Silenzio teso. Via libera. Via libera dall’insegnante. Happy end. Conclusione. Conclusione logica. Pregiudizi Come al solito ci sono dei mollaccioni che non reggono l’ultima ora di lezione. Ma dico io, cosa ci stanno a fare al Liceo Carducci se non hanno la stoffa? Ecco che suona la campanella, peccato che sia sempre in ritardo di almeno dieci secondi. I soliti bidelli battono la fiacca e non fanno mai quello che devono fare, dico io. Ed ecco qui la crema della classe, Jacopo, un buzzurro con i pantaloni troppo calati e l’anello al naso come un toro, comincia a mettere il ciarpame che ha sul banco nel suo zaino pulcioso e fa per alzarsi. Mi chiedo: perché non se ne sta a casa uno così? Al Carducci non ha nessuna chance! L’insegnante, che a dire la verità par che faccia apposta a fare addormentare le persone, lo paralizza con gli occhi. E, come solo gli insegnanti usano fare, sgrida tutta la classe, anziché solo il bamboccio che si è alzato pensando di essere all’asilo. Minaccia addirittura di tenerci tutti in classe oltre l’orario. Come se non si sapesse che anche gli insegnanti non vedono l’ora di andare a casa. Infatti, finalmente, dopo un silenzio troppo lungo per chi aspetta, ci lascia andare tutti. Però una nota sul registro Jacopo se la sarebbe meritata. Invece, manco a dirlo, si fa d’ogni erba un fascio e ci andiamo tutti di mezzo. Sonetto uno Tanto felice e tanto gaia appare la classe prima A nell’ultim’ ora, ove Jacopo studente si rincuora alla campana che, infin, sente suonare. Lieto, senz’altro cenno, ei s’ alza al suon dell’attesa campanella. Tutti fremendo acclamano “ Che bella!” Ma il precettor, novella tigre, balza e minaccia con suo sguardo torvo e truce la classe intera, che teme, assai sgomenta , di prolungar vieppiù, per Jacopo, l’attesa. L’atmosfera si fa sempre più è tesa, orrende punizion il reo paventa… Poi la liberazione e, alfin, la luce. Sonetto due Per l’ultima sua volta la campana suona, e strilla cantando assai contenta, sicché nasce in talun l’idea malsana, (in Jacopo), che la lezion sia spenta. Ma un’occhiataccia molto più che strana a lui rivolge l’insegnante un po’ irruenta. Talmente si risente, la marrana, che tutti quanti minaccia e tormenta. Momenti orrendi per i giovinetti che per colpa d’ ignobil sciagurato in loco tristo vedonsi costretti. Infine il castigo è terminato. Come in ogni mattin che si rispetti ogn’allievo di corsa se n’è andato. Sonetto tre Della campana udimmo il lieto suono Quando l’ora scoccò della riscossa! Ma Jacopo, infelice!, fe’ una mossa Che tramutò quel dolce trillo in tuono. Egli infatti a sbaraccar s’affretta Quel che ha sul banco e a sollevar s’attenta Il peso suo, per terminar la lenta Lezion di greco, non sua prediletta. Lo vede l’insegnante. Inviperita, Lo fulmina con gli occhi e in più minaccia Di fare a tutti eterna la partita. Infin ci lascia. Son ben altri i crucci, considero fra me quand’è bonaccia, del giovin che i suoi di’ suda al Carducci! Insiemista Si consideri il sottoinsieme A degli alunni della 1A del Liceo Carduccci, che seguono la lezione, il sottoinsieme B di alunni annoiati e il sottoinsieme J, di un unico elemento, che accenna ad alzarsi. Si aggiunga I, formato dalla sola insegnante presente, ai tre citati sottoinsiemi per formare l'insieme C dell’intero Liceo Carducci, a sua volta componente dell'insieme S formato dalle scuole di ogni ordine e grado. Si consideri la retta passante da I verso il sottoinsieme J. Si prenda poi la somma dei sottoinsiemi A, B e J caratterizzati da un silenzio teso, identificabile come il segmento ST, della lunghezza di tutta la superficie di C. Sia poi la semiretta PP' quella delle parole dette da I e venga dimostrata la sottrazione dei sottoinsiemi A, B e J dall'insieme C, in conseguenza dell'intersezione tra il segmento ST e la semiretta PP'. Sostituzioni Nel casinò Carducci, al tavolo da poker, durante la seconda mano, squilla un cellulare a un giocatore. Josè allora riordina le fiches, prende i soldi vinti alla roulette e si alza per abbandonare il tavolo. Il croupier lo minaccia con una pistola. Urla e panico degli altri giocatori, volano in aria assi di cuori, regine, fanti e fiches. Severe intimazioni vengono dalla dirigenza del locale. La partita riprende con nuove carte e un nuovo croupier. Josè resta al tavolo e dopo dieci mani perde tutti i suoi soldi. Nomi propri L’ultima ora di Cristina e suona la Greta. Nella Valeria 1^A, Jacopo, impaziente, ripone il Davide scolastico e accenna ad alzarsi. La Marta lo fulmina con il Riccardo e minaccia di trattenere Chiara oltre l’Aurora. Breve discorso di Massimiliano e silenzio teso. Sarah libera dall’Alice. Controverità Al Manzoni. Prima ora di pausa. C’è un silenzio tombale. Una ragazza serena tira fuori il cellulare dalla borsa e si siede sul banco. Il bidello le pettina i capelli e le consiglia di uscire prima da scuola. Una lunga risata, e un grande caos. Sono bloccati, non si può andare da nessuna parte. Latino maccheronico In classe, quae 1°A licei Carducci denominationem portabat, fessi erant discipuli quoniam svolgebant lectionis oram extremam. Denique campanella sonat. Jacopus statim scholasticum materialem reponit et cominciat se erigere in pedibus. Magistra fulminat eum cum oculis, omnes discipulos sgridat et minat se omnes eos illic tenere per omnia saecula saeculorum. Tandem magistra, clemens, liberat omnes. Zoologico Allo zoo, nella gabbia delle scimmie, ruggisce il leone e il cavallo impaziente ripone le api nell’alveare e accenna a scalciare . Il bue lo fulmina con i suoi grandi occhi e bela di mangiare tutti oltre la caccia. Breve agguato e neanche un ronzio di mosche. Il leopardo rinuncia alla preda. Modern style Okey baby, se proprio me lo chiedi. Tredici e dieci, classe I A, Liceo Classico Carducci, suona la campanella. Il più burino di tutti, una specie di allampanato con un ferro dentro il naso, si alza in piedi. Lo spilungone, nello stralunamento generale, invece di restarsene tranqui, si alza in piedi, raccatta le sue cose e fa per smammare. Baby, lo so che non te lo aspetteresti, ma c’è anche gente del genere. Okey, il tipo viene sgamato e incenerito dalla professoressa che ci cementa tutti in classe come in una gabbia di matti. E indovina un po’? Arriva pure la filippica. Non l’ascolto, smanetto col cellulare. Stop, dopo un tot di minuti siamo fuori dalla gabbia, finalmente liberi tipo alla fine di un film horror.