Rassegna Stampa

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giovedì 16 giugno 2011
Precari: Brunetta scatena le reazioni dei sindacati
«Io con voi non ci parlo. Voi siete l'Italia peggiore».Sono le parole con cui Renato Brunetta, ministro della
Pa e dell'Innovazione, in occasione di un mancato intervento in Tv, ha scatenato le ire dei precari,
ovviamente, ma anche di tutti i sindacati del Ssn.
I mittenti delle parole di Brunetta sono un gruppo di precari della pubblica amministrazione e il ministro
finisce sotto accusa.
Il ministro oggi è tornato sulla vicenda e in un video ha dato una sua versione dell'accaduto. Ha spiegato
che quel "voi siete l'Italia peggiore" non era riferito ai precari in generale ma a chi, come i lavoratori che
ieri hanno cercato di avvicinarlo, irrompe «sistematicamente in convegni e dibattiti per interrompere i
lavori, insultare i presenti e riprendere la bravata con una telecamerina per poi passare subito il video ai
giornali amici». Da qui «il mio duro giudizio su lorsignori (non certo sui precari tout court), che
ribadisco con forza: siete l'Italia peggiore».
I precari in sanità, secodo il Conto annuale della Ragioneria generale dello Stato analizzato a gennaio 2011
da Il Sole-24 Ore Sanità, sono aumentati di oltre il 50% dal 2001. Un aumento legato non tanto ai contratti
atipici, quanto a quelli a tempo determinato, utilizzati per coprire i buchi procurati dai blocchi del turn
over.
Nell'ultimo anno rilevato dal Conto annuale a tempo determinato nel Ssn lavoravano 32.981 unità di
personale, di cui 22.973 donne. I medici a tempo determinato sono 6.620 di cui 3.755 donne.
Conto annuale 2009
Immediata la reazione dei sindacati.
Il precariato rappresenta ad oggi il male peggiore per il "sistema lavoro" del nostro Paese. Ma non sono
certo i precari i responsabili di questo degrado, bensì le condizioni di incertezza, instabilità e talvolta di
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giovedì 16 giugno 2011
abusi in cui sono costretti a lavorare. Una flessibilità disordinata ha reso i giovani vittime del massimo di
arbitrarietà riducendo il perimetro delle garanzie.
E' questo il commento del segretario nazionale dell'Anaao Assomed Costantino Troise in risposta alle
dichiarazioni sui precari del Ministro Renato Brunetta. Nel mondo della sanità, prosegue Troise, i precari
sono professionisti con anni di esperienza che svolgono i propri compiti con estrema dedizione e
professionalità senza godere spesso dei diritti fondamentali di un lavoratore quali la malattia, le ferie, la
maternità.
Nonostante la mancanza di progettualità professionale e personale, sono impegnati nei punti cardine
dell'assistenza sanitaria, rappresentando una garanzia di continuità e qualità di cure per i cittadini.
Occorre un maggiore rispetto nei confronti del loro lavoro soprattutto da parte di chi rappresenta le
istituzioni, perché il vero male per il Paese è, conclude Troise, il blocco del turn over imposto dalle leggi e
l'impossibilità di dare a questi colleghi di alto profilo e di spesso di decennale esperienza il ruolo che
spetta loro nel Servizio sanitario nazionale.
«Noi siamo stati sempre contrari ai contratti precari in sanità, perché sono pericolosi. A risentirne è infatti
anche la qualità del lavoro. Un medico precario non inserito e strutturato lavora in un clima di incertezza,
instabilità, senza prospettiva. E, seppur bravo, può anche essere demotivato». Ad affermarlo è il
presidente della Cimo Asmd, Riccardo Cassi. Dal confronto delle tabelle 2001 e 2009 della Ragioneria
dello Stato è infatti emerso che il numero dei camici bianchi con contratti di lavoro a termine è quasi
raddoppiato: da 3.700 a 6.000.
«Nonostante il nostro impegno - sottolinea Cassi - negli ultimi 10 anni questo tipo di contratti a tempo
determinato sono cresciuti. È arrivato però ora il momento di trovare soluzioni, altrimenti il Servizio
sanitario nazionale va a rotoli. Chiederemo - conclude il presidente della Cimo Asmd - al ministro della
Salute Ferruccio Fazio e alle Regioni di farsi carico del problema».
Per Cozza, «nonostante i diktat del ministro dell'Economia Tremonti e del ministro della Pubblica
amministrazione Brunetta stiamo comunque chiudendo accordi regionali almeno per la proroga dei
rapporti di lavoro precari, come nel Lazio e ieri in Campania», ma a garanzia dell'assistenza ai cittadini
servono «percorsi di stabilizzazione».
Gli 8 mila camici bianchi precari del Servizio sanitario nazionale stimati dal sindacato rappresentano circa
l'8% dei medici che lavorano nella sanità pubblica. Ma l'8% è solo la percentuale media nazionale dei
camici bianchi precari. In realtà il dato varia da regione a regione. È il caso, ad esempio, del Lazio, dove secondo le tabelle 2007 del ministero della Salute, relative al personale medico che opera nelle strutture
di ricovero pubbliche - si contano 10.658 professionisti. I 1.200 precari registrati dalla Cgil Medici
rappresentano quindi circa il 12%. Stessa cosa in Abruzzo, dove su 2.287 medici, 300 risultano 'a tempò:
circa il 13%. «Complessivamente - sottolinea Cozza - sono comunque sempre di meno i medici che
lavorano nella sanità pubblica e con disagi crescenti a danno della qualità del lavoro e dell'assistenza e
con maggiori probabilità di rischi clinici per minori riposi e più straordinari». Ma i problemi, per i medici
precari, potrebbero non essere finiti. All'orizzonte si intravedono nubi sempre più minacciose. «La
situazione - conclude Cozza - rischia di diventare esplosiva se dovessero avverarsi le indiscrezioni sul taglio
nella prossima manovra di 6 miliardi per la sanità».
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