Benedetto XVI: Caritas in Veritate. Punti essenziali e
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Benedetto XVI: Caritas in Veritate. Punti essenziali e
Benedetto XVI: Caritas in Veritate. Punti essenziali e riflessioni personali Perchè caritas in veritate La carità è la via maestra della dottrina sociale della Chiesa. Infatti ogni impegno, ogni responsabilità deve attingere alla carità e non potrebbe essere altrimenti poiché la sintesi di tutta la Legge, come dice Gesù, è la carità. E' infatti nella carità che assume significato profondo e sostanza la relazione personale con Dio e con il prossimo. Ed è in questa relazione fondata sulla carità che trovano senso, non solo le nostre relazioni personali, ma ne traggono sostanza e significato profondo i rapporti più grandi come quelli sociali economici e politici. E' infatti l'amore, la caritas, che spinge gli uomini ad impegnarsi in modo autentico con coraggio e generosità nella società, nell'attività politica, nelle attività economiche, nelle attività di cooperazione sociale. La carità ha origine in Dio che è Verità assoluta. L'uomo, ogni uomo, trova il suo bene aderendo al progetto che Dio ha su di lui, è in tale progetto che ciascuno trova la propria verità, quella verità che ci libera. La verità intesa proprio come adaequatio rei et intellectus, la conformità cioè dell'intelligenza con l'essere della cosa e dunque l'essere oggettivo di una cosa con l'azione dell'intelligenza umana. La verità dunque è il risultato dell'incontro tra essere e pensiero, fra la realtà così com'è e la mente umana che la comprende. Dalla Verità nasce la libertà dell'uomo, una libertà che va difesa con umiltà e convinzione, testimoniandola nel quotidiano e questo agire è una forma essenziale di carità. Perchè è nella verità che riposa la libertà di ciascuno ed è nell'aderire a quella verità che si concreta una forma essenziale di carità. (la carità si compiace della verità – 1Cor.) Oggi si tenta spesso di estromettere la carità dall'economia, dal contesto politico culturale e sociale, poiché si ritiene inutile ed anzi dannosa, incapace di guidare le responsabilità morali degli uomini. Assume carattere pertanto di urgenza la necessità di coniugare la carità con la verità 1 Benedetto XVI: Caritas in Veritate. Punti essenziali e riflessioni personali di ogni uomo, ma è alla luce della Verità che va compresa e praticata l'economia della carità. In tal modo la verità troverà la sua concretezza nel vivere sociale. La Verità è luce, e questa luce è ad un tempo quella della ragione e della fede, attraverso cui l'intelligenza perviene alla verità naturale e soprannaturale della carità. Senza Verità la carità diviene “sentimentalismo”, diviene un guscio vuoto, preda delle emozioni e delle opinioni contingenti dei soggetti. La Verità, dunque quella luce appena citata, che libera la carità dai limiti , sia dell' emotivismo o del sentimentalismo che svuota di contenuti le relazioni sociali, sia di un fideismo che non è fede, ma una restrizione del respiro umano ed universale. E' quello di cui spesso ci accusano come cristiani, quello di essere solo un contenitore di buoni sentimenti, utili per una pacifica convivenza civile ma nulla più. E’ questo che esclude la carità nei progetti e dai processi di uno sviluppo umano di portata universale, nel dialogo tra i saperi diversi e le operatività. Gli uomini sono costituiti soggetti di carità chiamati a farsi strumenti per effondere la carità di Dio e per tessere reti di carità. E' la Verità così intesa che consente alla carità di esprimersi nella storia e al passo con essa. E’ proprio nel senso prospettato che la disgregazione della società trova fondamento in una carità che non ha sede nella verità, una carità che viene relegata e limitata ad un sentimentalismo vuoto. Non c'è sviluppo del benessere sociale, soluzione ai problemi socio-economici proprio perchè manca la guida della verità e l'azione sociale mira a logiche di privati interessi e di potere destabilizzando la società. I criteri che devono orientare l'agire per perseguire la carità nella verità La carità nella verità si concretizza in criteri che devono orientare il modus agendi morale: giustizia e bene comune. 2 Benedetto XVI: Caritas in Veritate. Punti essenziali e riflessioni personali Giustizia La carità supera la giustizia ma la presuppone. Come faccio a donare all'altro del mio, se egli non ha in primo luogo ciò che gli spetta secondo giustizia ? Non dimentichiamo che unicuique suum tribuere che insieme al neminem laedere, honeste vivere, era uno dei principi su cui si fondava il diritto romano. Perché dunque la carità possa operare, ha bisogno anzitutto della giustizia. Bene Comune Il bene comune, si affianca al bene individuale, ed è legato al vivere sociale delle persone. Amare vuol dire volere il bene di qualcuno, personale e comune. E volere il bene comune, impegnarsi per realizzarlo è un esigenza di giustizia e di carità. Impegno per il bene comune vuol dire amare ed utilizzare le istituzioni giuridiche, civili, politiche, culturali attraverso cui si declina il vivere sociale, per realizzare il bene della collettività, una collettività che attraverso questa struttura assuma la forma di polis. E se è la carità ad animare il nostro impegno per il bene comune, allora quell'impegno ha un valore superiore, rispetto a quello diretto a realizzare il bene personale. Ma il concetto di bene comune va oltre i confini nazionali. Nella globalizzazione viviamo in un'interdipendenza tra uomini e popoli (una cosa che succede qui, non può non avere effetti nell'altra parte del globo), ma a questa interdipendenza non corrisponde un interazione etica delle coscienze e delle intelligenze. Solo con la carità illuminata dalla luce della ragione e della fede, è possibile conseguire obiettivi di sviluppo dotati di una valenza più umana e allo steso tempo umanizzante capace di permeare tutto il sistema politico, economico, sociale. E' dalla condivisione di beni e delle risorse che si giunge all'autentico sviluppo 3 Benedetto XVI: Caritas in Veritate. Punti essenziali e riflessioni personali umano e umanizzante, ma il solo progresso tecnico, se non accompagnato dalla carità, non è capace di realizzarlo. Pensiamo alla scarsità di risorse che sono a disposizione del mondo. Pensiamo alla crisi che appesantisce questa situazione, a quanto grande sia la parte del mondo affamata e a quanto sia contemporaneamente residuale la parte del mondo che gode delle risorse che sono di tutti. Di qui non se ne esce se non insieme, se non condividendo, poiché lo scenario che diversamente si prospetterebbe ai nostri occhi non è che quello di guerre tra popoli anche della stessa nazione per accaparrarsi il cibo e l'acqua. Non v’è dubbio in proposito come proprio l’acqua sia un bene comune, un bene che proprio per questo non può essere oggetto di valorizzazione economica, come già nel 1776 A.Smith nella sua “Ricchezza delle Nazioni” affermava; non v’è dubbio di contro, come non vada certo verso una direzione di condivisione dei beni il provvedimento che mira a rendere privato un bene essenziale come l’acqua, un provvedimento che disegna la possibilità futura per società di capitali e dei loro amministratori di divenire un giorno sostanziali padroni del prezioso bene primario assumendone la gestione. Un fatto di portata e di conseguenze gravissime e contro il quale molti cittadini oggi si mobilitano. Nell’enciclica il pontefice afferma chiaramente ed inequivocabilmente l’assenza di ogni pretesa della Chiesa di intromettersi nella politica degli Stati, rivendicando tuttavia al contempo la propria missione di verità da portare a compimento perchè si realizzi una società a misura dell'uomo e della sua dignità. Molto spesso dunque viene accusata la Chiesa di intromissione nell’agire politico degli altri Stati, ma alla luce di ciò appare un’accusa infondata; infondata perchè spesso ciò che viene attribuito ai rappresentanti della Chiesa non è che una frase estrapolata da un più ampio discorso, all’interno del quale quella assumeva un diverso significato rispetto a ciò che gli si è voluto spesso strumentalmente attribuire isolandolo dal contesto. Accusa infondata anche perché non si può additare qualcuno di ingerenza ogni volta che il pensiero espresso non coincide con il proprio punto di 4 Benedetto XVI: Caritas in Veritate. Punti essenziali e riflessioni personali vista. E’ opportuno infatti partire dalla missione che alla Chiesa è stata affidata, quella cioè di portare il messaggio cristiano a tutti gli uomini (fino ai confini della terra) per comprendere come la Chiesa, per il tramite del suo Pontefice, è chiamata dalla sua missione a parlare alle coscienze degli uomini. LO SVILUPPO DELL'UOMO L'uomo nella sua totalità L'autentico sviluppo dell'uomo riguarda unitariamente la totalità della sua persona in ogni sua dimensione. Senza la prospettiva di una vita eterna il progresso umano rimane soffocato nella storia, che diviene diretta e concentrata solamente ad incrementare l'avere; in tale contesto l'uomo perde il senso dell'essere, l'essere depositario di carità e perde dunque il coraggio di impegnarsi per i beni più alti, attraverso le grandi e disinteressate iniziative per promuovere la carità universale. Uno sviluppo integrale dell'uomo però richiede una visione trascendente delle persone. Ma per far questo l'uomo ha bisogno di Dio, perchè solo attraverso Dio l'uomo riconosce nell'altro uomo non semplicemente un'altro, ma l'immagine di Dio stesso. In sostanza Dio è la lente che consente all'uomo di riconoscere Dio stesso nell'altro. E nella storia dell’uomo, attraverso il tempo dell’umanità, la Chiesa ha il compito di portare a tutti il messaggio nuovo di Dio, attraverso una fedeltà dinamica coerente con la luce ricevuta. La globalizzazione La globalizzazione rappresenta un’opportunità per unire i popoli verso il nemico rappresentato dalle difficoltà comuni. Una sfida che può essere vinta se combattuta lealmente da ogni Paese, evitando che alcuno risolva i problemi comuni con soluzioni individuali ed incuranti degli effetti che quelle possono avere sugli altri 5 Benedetto XVI: Caritas in Veritate. Punti essenziali e riflessioni personali Stati. Viene qui da pensare, a mò di spunto di riflessione, a come il nostro Paese ha ritenuto di dare all’immigrazione una soluzione tuttaltro che condivisa, bensì incurante degli effetti che quella potesse portare alle altre nazioni limitrofe. La tecnologia Da Tecnologia deriva il concetto di tecnocrazia vuol dire affidare l'intero processo dello sviluppo alla sola tecnica. E' questo un pericolo di grande attualità, poiché affidarsi in tal modo alla tecnologia e alle scoperte scientifiche vuol dire perdere l'orientamento. La scoperta scientifica non è un valore di per sé, ma in quanto raggiunge il bene dell'uomo. Se le scoperte scientifiche e le tecnologie che da esse possono promanare sono messe al servizio dell'uomo rappresentano un’ opportunità di crescita per tutti. Quindi assolutizzare l'ideologia del progresso tecnico vuol dire separare il progresso dalla sua valutazione morale e dunque dalla nostra responsabilità. Dunque anche le ultime scoperte sulla vita artificiale rappresentano un punto di alto spessore scientifico, ma il valore concreto che ad esso potrà attribuirsi passerà senza dubbio per la finalità con cui verrà utilizzato, se per il bene dell’uomo o per la sua distruzione. La povertà nel mondo I popoli della fame interpellano oggi in modo drammatico i popoli dell'opulenza diceva Paolo VI ed oggi la povertà che impera sempre più nel mondo non è frutto del caso o di una necessità storica, ma dipende dalla responsabilità dell'uomo. Non dobbiamo dimenticare che le istituzioni e le strutture economiche sono strumenti di giustizia e di libertà umana e sono fatte, volute e agite dagli uomini. Lo sviluppo cui si deve tendere, deve essere autentico e per essere tale deve promuovere ogni uomo ed ogni uomo nella sua totalità. Le cause della povertà risiedono anzitutto nella volontà di disattendere i doveri della 6 Benedetto XVI: Caritas in Veritate. Punti essenziali e riflessioni personali solidarietà. Questi doveri sono iscritti anche nella nostra carta costituzionale, ma siamo noi i primi a non metterli in pratica, quando dovrebbero essere i valori fondanti della nostra comunità nazionale. Ma la volontà in quanto tale è frutto del pensiero, pertanto la causa dell'esistenza della povertà risiede anche nell'incapacità del pensiero di orientare la volontà verso la solidarietà. Servono pertanto uomini capaci di riflessione e di pensiero profondo, uomini impegnati nella ricerca di un umanesimo nuovo che consenta all'uomo di ritrovare se stesso. La globalizzazione ci rende vicini, ma non ci rende fratelli. La ragione non ci aiuta da sola, poiché se è capace di cogliere l'uguaglianza tra gli uomini, stabilire regole di civile convivenza, non è in grado di fondare una fraternità. E' necessario agire senza indugio, mobilitarci in concreto con il cuore, per far evolvere gli attuali processi economici e sociali verso esiti pienamente umani. LO SVILUPPO Cosa vuol dire sviluppo Con un’espressione semplice, ma non semplicistica, potremmo dire che sviluppo vuol dire far uscire i popoli dalla fame, dalla miseria, dalle malattie endemiche e dall'analfabetismo. Economicamente dunque vuol dire promuovere in condizioni di parità la partecipazione attiva di quei popoli al processo economico internazionale. Socialmente vuol dire promuovere l'istruzione e la solidarietà tra i popoli. Politicamente vuol dire promuovere e consolidare regimi democratici in grado di assicurare libertà e pace. Ma è opportuno e necessario chiedersi: quanto di questo oggi è stato soddisfatto ? Sviluppo e profitto 7 Benedetto XVI: Caritas in Veritate. Punti essenziali e riflessioni personali Il Profitto è utile se, in quanto strumento, è orientato ad un fine che gli fornisca un senso degno dell'uomo, tanto sul “come produrlo”, quanto sul “come utilizzarlo”. Se l'obiettivo del profitto non è il bene comune quel profitto non crea ricchezza, ma povertà. I disastri procurati dalle speculazioni finanziarie, non ultima la profonda crisi che oggi stiamo vivendo, sono un'esempio estremo e drammatico per le conseguenze che ne derivano, di quale possa essere il punto di arrivo di un'economia improntata esclusivamente al profitto, privata di ogni funzione sociale e di ogni finalità degna dell'uomo; i frutti sono quelli che scaturiscono da un'economia vuota, virtuale, priva di senso perchè basata sul “nulla” e di esempi in tal senso, ce ne sono purtroppo in abbondanza. Pensiamo ai danni irreversibili provocati dallo sfruttamento indiscriminato delle risorse della terra, dagli imponenti flussi migratori provocati per abbassare il costo della manodopera, al fine di sfruttare i nuovi poveri; flussi che nessuno ha interesse a gestire, semplicemente perché l’unica finalità è rappresentata dal profitto senza alcuna attenzione alla dignità umana e al rispetto della persona. Sviluppo e crisi: un'opportunità La grave crisi che sta attraversando la storia del mondo e del nostro Paese, può essere un’opportunità unica e irripetibile per dare il via ad una società migliore, non solo tra popoli di diverse nazioni, ma tra cittadini della stesso Paese. Gli effetti di una gestione egoistica dell’economica quale quella guidata dall’ossessione del profitto, comporta nei paesi ricchi la nascita di nuove categorie sociali che si impoveriscono, di nuove povertà. Quando parliamo della crescita del PIL, parliamo di incremento della ricchezza prodotta, ma essa non riguarda i ceti medi o quelli poveri. Basterebbe infatti un consistente arricchimento di uno solo, affinchè il PIL nazionale cresca; un valore che però non dice nulla di concreto sulla ricchezza dei singoli, del miglioramento, o 8 Benedetto XVI: Caritas in Veritate. Punti essenziali e riflessioni personali meglio del peggiormaneto, delle condizioni dei poveri, delle famiglie, dei precari. Esistono aree del mondo che hanno un supersviluppo a scapito di altre che vivono in una stabile miseria disumanizzante. Le disuguaglianze clamorose aumentano sempre più e con esse si diffonde sempre più la corruzione e l' illegalità nei paesi ricchi come in quelli poveri. Basti pensare alla presenza delle organizzazioni criminali sui mercati, specie nelle aree depresse dei Paesi. Si pensi, senza andare lontano, allo strangolamento operato dalle organizzazioni criminali nei confronti dei produttori agricoli nel Sud del nostro Paese. Dunque la crisi può essere un'occasione di ri-partenza puntando sulle esperienze positive e gettando quelle negative. Una nuova economia, un nuovo sviluppo che abbia al centro l’uomo. Sviluppo : il lavoro e le condizioni dei lavoratori A non rispettare i diritti umani dei lavoratori sono a volte le grandi imprese transazionali a cui capita si affiancano anche i gruppi di produzione locale. La difesa della proprietà intellettuale, specie in campo sanitario, coinvolge scandalosamente le grandi case farmaceutiche che in primis fanno del profitto il proprio unico vero scopo, ben lungi dal lasciarsi guidare dalla solidarietà nel loro operare economico; un modus operandi, questo, che può rivelarsi un danno capace di compromettere la salute dell'umanità intera. E' necessario promuovere nuove forme di partecipazione alla politica a livello nazionale e internazionale attraverso il coinvolgimento nell'azione politica delle organizzazioni operanti nella società civile, perchè questo diffonderebbe il senso di comunità nazionale e internazionale, svilupperebbe il senso di partecipazione alla res publica. La globalizzazione ha portato i Paesi ricchi a ricercare aree dove delocalizzare le produzioni di basso costo al fine di ridurre i costi della produzione e porre sul 9 Benedetto XVI: Caritas in Veritate. Punti essenziali e riflessioni personali mercato i beni a prezzi concorrenziali, puntando non sulla rinuncia ad una parte di profitto, ma ad un abbassamento dei costi, per far accrescere il potere di acquisto e accelerare pertanto il tasso di sviluppo incentrato su maggiori consumi per il proprio mercato interno, con l’unico scopo di accrescere il proprio profitto. Questo porta ad una competizione tra Stati ad attrarre le imprese straniere, attraverso un fisco più favorevole, una deregolamentazione del mondo del lavoro, una riduzione delle reti di sicurezza sociale in cambio di un maggior profitto, con grave pericolo per i diritti dei lavoratori, per i diritti fondamentali dell'uomo (la salute, il lavoro, l'uguaglianza) e per la solidarietà attuata nelle tradizionali forme dello Stato Sociale. Queste misure, infatti, atte ad attrarre le imprese straniere, traggono la loro linfa dai tagli alla spesa sociale. In questo assumono un ruolo importante le organizzazioni sindacali, che però svolgono con sempre più grande difficoltà poiché i governi, proprio per ragioni di potere e di utilità economica, limitano spesso le libertà sindacali o la capacità negoziale, cercando di creare divisione tra i lavoratori, tra le categorie sociali per indebolirne la forza. E per avere esempi di questo tipo di comportamenti non è necessario allontanarsi troppo dal nostro vivere quotidiano. Questo stato di cose evolve in una mobilità lavorativa permanente che mina la stabilità psicologica, la possibilità di sperare nel futuro, di pensare realisticamente al matrimonio e spesso quella mobilità diviene, quando va bene, uno stato di precarietà permanente; quando non va bene si tramuta nella estromissione dal lavoro di cui purtroppo abbiamo già tragici esempi anche nella nostra realtà romana e laziale. Questo stato di precarità lavorativa in cui vivono e sempre più vivono molti persone, italiani compresi, mina la libertà e la creatività della persona, mina i suoi rapporti familiari e sociali con forti sofferenze sul piano psicologico e spirituale. E' urgente un'inversione di tendenza poiché il primo capitale da salvaguardare e valorizzare è l'uomo nella persona, nella sua integrità, il centro e il fine di tutta la vita economica-sociale. 10 Benedetto XVI: Caritas in Veritate. Punti essenziali e riflessioni personali La cultura pluralista: una ricchezza per tutti Di fronte ad una presenza sempre più imponente di culture differenti non può tacersi la presenza dei pericoli che derivano da determinati atteggiamenti sbagliati assunti; oggi troppo spesso si fa del pluralismo culturale una bandiera che si riduce ad una semplice convivenza indifferente e tollerante delle diverse culture (una convivenza che da “tollerata” oggi si tramuta non di rado nella registrazione di comportamenti inequivocabilmente intolleranti e razzisti). La pluralità di culture che vengono in contatto oggi grazie alla globalizzazione non possono stare semplicisticamente vicino, bonariamente accostate e considerate in tale logica superficiale sostanzialmente equivalenti ed interscambiabili, nell'infantile concezione per cui l'una vale l'altra, nell'idea ingenua e semplicistica di un concetto di uguaglianza sentimentalistico e dunque privo di contenuti. E' necessario un atteggiamento invece che promuova invece integrazione e interculturalità che è altro da pluralismo culturale. L'altro pericolo è l'appiattimento culturale che tende all'omologazione dei comportamenti come reazione alla presenza di altre culture ( ed è quello che si sta verificando oggi nel nostro Paese). La fame nel mondo Non c'è dubbio che la carenza di alimentazione genera un'estrema insicurezza di vita. Eliminare la fame nel mondo è divenuto nell'era della globalizzazione non solo un imperativo etico ma un traguardo da perseguire per assicurare la pace e la stabilità del pianeta. La fame non dipende dalla scarsità di risorse materiali, ma piuttosto da scarsità di risorse sociali. Mancano un assetto di istituzioni economiche in grado di garantire non solo un regolare accesso al cibo e all'acqua, ma un accesso adeguato dal punto di vista nutrizionale. 11 Benedetto XVI: Caritas in Veritate. Punti essenziali e riflessioni personali L'insicurezza alimentare va affrontata seriamente promuovendo lo sviluppo agricolo dei Paesi più poveri mediante investimenti in infrastrutture rurali, sistemi di irrigazione, trasporti, organizzazione dei mercati, formazione e diffusione delle tecniche agricole appropriate coinvolgendo le comunità locali anche nelle decisioni relative all'uso della terra coltivabile. Se il diritto alla vita è riconosciuto legittimamente un diritto universale, anche il diritto di accesso al cibo e all'acqua deve anch'esso assurgere a diritto universale di ogni uomo, perchè la vita dipende anche dall'esercizio di questi due diritti. E' necessario sostenere piani di finanziamento ispirati alla solidarietà attraverso i quali i Paesi più poveri possano provvedere essi stessi a soddisfare le domande di beni di consumo e di sviluppo dei propri cittadini e produrre al contempo una vera crescita economica. La dignità e la giustizia chiedono scelte economiche che non facciano aumentare in modo moralmente inaccettabile le differenze di ricchezza e che si persegua quale priorità l'accesso al lavoro dignitoso o del suo mantenimento per tutti. L'aumento della povertà rischia di minare la coesione sociale, la democrazia, e le relazioni di fiducia, di affidabilità e di rispetto delle regole. E i costi umani sono sempre anche costi economici e, del pari, le disfunzioni economiche sono sempre anche costi umani. Ciò che conta non è superare la crisi, ma quale mondo uscirà dalla crisi. Una politica basata sugli alti dazi doganali posti dai paesi sviluppati impedisce ai prodotti provenienti dai paesi poveri di raggiungere i mercati dei paesi ricchi. La carità nella verità impone un impegno inedito e creativo, ci chiede di dilatare la ragione fino a comprendere e orientare queste imponenti nuove dinamiche nella carità. FRATERNITA', SVILUPPO ECONOMICO E SOCIETA' CIVILE 12 Benedetto XVI: Caritas in Veritate. Punti essenziali e riflessioni personali La speranza incoraggia la ragione e le dà la forza di orientare la volontà. La comunità umana per essere fraternità ha bisogno di sentirsi convocata da DioAmore. Lo sviluppo economico, sociale e politico ha bisogno di fare spazio al principio di gratuità come espressione di fraternità dove il concetto di dono non si contrappone alla giustizia, ma anzi la presuppone. Il mercato luogo di fiducia – politica e economica Il mercato, se c'è fiducia reciproca, permette l'incontro tra le persone che scambiano beni e servizi per soddisfare i loro bisogni e desideri. Ma perchè il mercato funzioni è necessaria l'affermazione e la realizzazione della giustizia distributiva e della giustizia sociale attraverso la quale si crea la fiducia reciproca. E' necessario ricostruire quella fiducia che è venuta a mancare, perchè i primi a trarre beneficio dallo sviluppo dei Paesi poveri sono stati proprio quelli ricchi. Deve abbandonarsi l'idea che i poveri rappresentino un fardello utile da sopportare; essi sono invece una risorsa di umanità ed è sbagliato pensare che l'economia di mercato abbia strutturalmente bisogno di una quota di povertà e di sottosviluppo e che per questo essa vada mantenuta. L'attività economica deve essere finalizzata al perseguimento del bene comune e di questo deve farsi carico la politica. Pertanto l'agire economico non può essere separato dall'agire politico. Il mercato non è luogo della sopraffazione del forte sul debole. L'economia e la finanza in quanto strumenti possono essere mal utilizzati quando chi li gestisce ha solo riferimenti egoistici. Perciò non è lo strumento a dover essere chiamato in causa, ma l'uomo la sua coscienza morale e la sua responsabilità personale e sociale. Elementi indispensabili nell'economia 13 Benedetto XVI: Caritas in Veritate. Punti essenziali e riflessioni personali Senza dubbio un particolare rilievo va dato alla trasparenza, all’onestà, alla responsabilità, al principio di gratuità e alla logica del dono come espressione di fraternità, elementi indispensabili che devono trovare posto nell'attività economica. La moralità e la giustizia sono richieste in tutte le fasi dell'attività economica dal reperimento delle risorse (i paesi produttori), ai finanziamenti (non compromessi), dalla produzione (onesta anche con i lavoratori), al consumo (giusto prezzo); tutti questi passaggi hanno implicazioni morali profonde. Ogni decisione economica ha una conseguenza morale; se apro le frontiere ai prodotti di un paese dove c'è lo sfruttamento minorile vado ad incentivare quell'agire, ma allo stesso modo incentivo la criminalità organizzata se favorisco la diffusione sul mercato di prodotti provenienti da gestioni criminali, anche nazionali. E' necessario aprire spazi sempre più grandi per attività economiche realizzate da soggetti che liberamente scelgono di informare il proprio agire a principi diversi da quelli del puro ed esclusivo profitto, soggetti che non per questo rinunciano a produrre valore economico (vedi ONLUS). L'economia ha bisogno di leggi giuste, di forme di redistribuzione vera e percepibile, ma ha bisogno di opere che rechino impresso lo spirito del dono. Nell'epoca della globalizzazione, e aggiungerei ancor più in una situazione di crisi profonda come la presente, l'attività economica non può prescindere infatti dalla gratuità, dalla solidarietà e dalla responsabilità per la giustizia ed il bene comune. Solidarietà vuol dire anzitutto sentirsi tutti responsabili di tutti, e questo non può pertanto essere delegato solo allo Stato. Ma è necessario considerare che senza la gratuità non si riesce a realizzare nemmeno la giustizia che è presupposto della carità. Accanto all'impresa privata orientata al profitto, alle imprese pubbliche, devono potersi radicare ed esprimere quelle organizzazioni produttive che perseguono fini mutualistici e sociali, si potrebbe in tal senso introdurre una seria valutazione di quelle organizzazioni ed attribuendo loro incentivi concreti. Il sottosviluppo può essere vinto attraverso una progressiva apertura a forme di attività economica caratterizzate da quote di gratuità e di comunione. E in tutto ciò 14 Benedetto XVI: Caritas in Veritate. Punti essenziali e riflessioni personali non va dimenticato che le forme economiche solidali trovano il loro terreno migliore nella società civile. La responsabilità dell'imprenditore La responsabilità dell'imprenditore oggi viene meno e questo comporta che l'imprenditore non si senta responsabile della vita e dei risultati della sua impresa, poiché quei risultati sono sempre meno dipendenti da un unico territorio. Infatti la cosiddetta delocalizzazione dell'attività produttiva attenua nell'imprenditore il senso di responsabilità nei confronti di portatori di interessi, quali i lavoratori, i fornitori, i consumatori, l'ambiente naturale e tutto ciò a vantaggio esclusivo degli azionisti. E' necessaria invece una più ampia responsabilità sociale dell'impresa. L'imprenditore nel gestire l'impresa, non può infatti, tenere conto degli interessi dei soli proprietari della stessa, ma deve anche farsi carico di tutte le altre categorie di soggetti che contribuiscono alla vita dell'impresa e dunque anche alla realizzazione del suo profitto:lavoratori, clienti, fornitori, comunità di riferimento. Per questo l’imprenditore o il manager, non può rispondere solo alle indicazioni e alle logiche indicate dagli azionisti. E’ necessario infatti che si renda conto dei profondi legami che quell’impresa di cui è a capo ha con il territorio in cui opera. Non v’è dubbio che la delocalizzazione potrebbe portare una boccata di ossigeno per l’economia locale, attraverso la realizzazione di opportunità di lavoro, investimenti, formazione. Purtroppo però, anche in questo caso, il condizionale è d’obbligo poiché spesso la logica che spinge alla delocalizzazione è esclusivamente diretta a sfruttare il basso costo di mano d'opera o addirittura a godere delle condizioni di favore (fiscali, previdenziali) spesso esclusivamente per aumentare il proprio profitto. Imprenditore privato e dirigente pubblico Sarebbe ora, anche in questo caso, di considerare che l'imprenditorialità prima di avere un significato professionale ne ha uno umano. E il concetto di imprenditorialità 15 Benedetto XVI: Caritas in Veritate. Punti essenziali e riflessioni personali è presente in ogni lavoro, da cui consegue la necessità di offrire ad ogni lavoratore la possibilità di dare il proprio apporto, di mettere qualcosa di sé nell’attività che è chiamato a svolgere, affinchè percepisca che, sebbene dipendente, è chiamato a lavorare in proprio, a dare il proprio contributo creativo, il proprio meglio, in un sistema che consideri e valorizzi ogni lavoratore come potenziale creatore. La logica attraverso la quale stiamo affrontando la questione parte da però da un presupposto oggi ahimè poco diffuso, quello di guardare al lavoratore come un fattore della produzione, anzichè come cuore vivo e pulsante dell’impresa medesima. Per realizzare un'economia che nel futuro sappia porsi al servizio del bene comune nazionale e mondiale è opportuno dunque tenere conto di questo significato esteso di imprenditorialità. Diviene allora necessario ed urgente procedere ad un nuovo ordine economico produttivo, socialmente responsabile e a misura d'uomo. La presenza dello Stato nell'economia In un momento di crisi come quello attuale, lo Stato gioca un ruolo determinante. Sono necessari infatti aiuti economici, diretti anche a rafforzare le garanzie proprie dello Stato di diritto, di un sistema di ordine pubblico e di carcerazione efficiente nel rispetto dei diritti umani e di istituzioni veramente democratiche, a cominciare da quelle politiche, che al di là dei nomi altisonanti con cui si presentano ai cittadini, ben poco hanno di democratico al loro interno. La globalizzazione La globalizzazione non è a priori né buona né cattiva. Sarà ciò che le persone ne faranno. Non dobbiamo esserne vittime, ma protagonisti guidati dalla carità e dalla verità. Opporvisi sarebbe un atteggiamento sbagliato. Ed è opportuno riflettere su un punto essenziale: dalla crisi è possibile uscirne solo tutti insieme, coinvolgendo i paesi emergenti. La globalizzazione può essere un occasione di realizzare un 16 Benedetto XVI: Caritas in Veritate. Punti essenziali e riflessioni personali umanizzazione solidale orientandola in termini di relazionalità, di comunione e di condivisione. SVILUPPO DEI POPOLI, DIRITTI E DOVERI, AMBIENTE Riconoscimento dei diritti Si assiste al paradosso scandaloso del riconoscimento dei diritti superflui o addirittura di quelle stili di vita che si pretende vengano indicati come diritti e che invece celano l’egoismo della trasgressione e del vizio nelle società ricche (gioco d'azzardo), mentre nei paesi più poveri vengono negati e disconosciuti i diritti più elementari; si pensi alla mancanza di cibo, di acqua potabile, di istruzione di base, di cure sanitarie eessenziali. Questo sta a significare che i diritti individuali, svincolati da un quadro di doveri che diano un senso compiuto a quei diritti, alimentano una spirale di richieste praticamente illimitate e prive di criteri. L'esasperazione dei diritti sfocia nella dimenticanza dei doveri. Ed è doveroso evidenziare come i doveri delimitino i diritti in quanto rimandano al quadro antropologico ed etico entro la cui verità anche questi ultimi si inseriscono evitando così di divenire arbitrio. Dunque i doveri rafforzano i diritti a servizio del bene. Se, invece, i diritti dell'uomo trovano il proprio fondamento solo nelle deliberazioni di un'assemblea di cittadini, essi possono essere cambiati in ogni momento in cui si ritenga opportuno, in ogni momento in cui fa più comodo alla classe governante, ma questo non fa che allentare la coscienza comune, con possibili gravi conseguenze. Si pensi in proposito alla Carta Costituzionale e a quali conseguenze ne deriverebbero se la si cambiasse a seconda delle mode e, soprattutto, delle comodità lobbistiche e personali. Gli organismi internazionali, e i paesi più ricchi devono assumere un comportamento autorevole nei confronti dei Paesi più poveri. Il loro dovere è infatti di quello di aiutarli a divenire artefici del loro destino, ossia ad assumersi a loro volta dei doveri. 17 Benedetto XVI: Caritas in Veritate. Punti essenziali e riflessioni personali La denatalità Non v’è dubbio che la diminuzione della natalità è un segnale di chiusura verso il domani, un segnale di perdita della speranza e un Paese senza futuro è un Paese già morto. Il valore negativo della denalità deriva per lo più dalla messa in crisi dei sistemi di assistenza sociale aumentandone i costi, dalla contrazione dell'accantonamento di risparmio, alla scarsa destinazione delle risorse finanziare agli investimenti, dalla riduzione dei lavoratori qualificati, alla restrizione del bacino dei cervelli cui attingere per le necessità della Nazione. Ma come prima accennato la denatalità rappresenta il sintomo di una scarsa fiducia nel futuro e di una stanchezza morale. E' pertanto una necessità sociale proporre alle nuove generazioni la bellezza della famiglia e del matrimonio, la rispondenza di tali istituzioni alle esigenze più profonde del cuore e della dignità della persona. Dunque politiche che promuovano la centralità e l'integrità della famiglia fondata sul matrimonio, tra un uomo e una donna, prima e vitale cellula della società, facendosi carico anche dei suoi problemi economici e fiscali. Economia ed etica Non v’è dubbio alcuno che l'economia ha bisogno dell'etica per il suo corretto funzionamento. Per questo motivo gli Stati dovrebbero incentivare il sistema delle certificazioni etiche delle imprese sulla scia del movimento di idee nato intorno alle responsabilità sociale dell'impresa. Del pari dovrebbero trovare diffusione e sviluppo conti e fondi di investimento etici, una finanza etica capace di operare attraverso il microredito. Questi processi suscitano apprezzamento e meritano un ampio sostegno. Ma c'è un abuso del termine etico, spesso adoperato in modo generico, per far 18 Benedetto XVI: Caritas in Veritate. Punti essenziali e riflessioni personali passare sotto la sua copertura decisioni e scelte contrari alla giustizia. Molto dipende dal sistema morale di riferimento. E' necessario adoperarsi perchè l'intera economia e l'intera finanza siano etiche e lo siano non per un'etichettatura dall'esterno, ma per il rispetto di esigenze intrinseche alla loro stessa natura, ricordando come l'economia sia un settore dell'attività umana. E' necessario umanizzare dunque il mercato e la società attraverso un sistema economico che non esclude il profitto, ma che lo considera strumento per realizzare finalità umane e sociali, un sistema economico che faccia capo a gruppi di imprese con scopi di utilità sociali. E' urgente che questo tipo di imprese trovino adeguata configurazione giuridica e fiscale in tutti i Paesi. Ma ciò che più preme evidenziare è come l’enciclica ponga l'accento sulla centralità della persona umana. L'interesse principale dell'impresa deve essere il miglioramento delle situazioni di vita delle persone concrete di una certa regione, affinchè possano assolvere a quei doveri che attualmente l'indigenza non consente loro di onorare. I programmi di sviluppo devono essere flessibili, le persone beneficiarie dovrebbero essere coinvolte nella loro progettazione e rese protagoniste della loro attuazione. Al contempo gli organismi internazionali dovrebbero interrogarsi sulla reale efficacia dei loro apparati burocratici e amministrativi, spesso troppo costosi e dispendiosi a cui (FAO) riservano percentuali troppo elevate di quelle risorse che invece dovrebbero essere destinate allo sviluppo. Serve anche qui una piena trasparenza, non solo delle PA, informando i donatori e l'opinione pubblica circa la percentuale dei fondi ricevuti destinata ai programmi di cooperazione. L'Ambiente E' un dono di Dio ed è disegno di un progetto di amore e verità. L’ambiente ci precede e ci è donato da Dio come posto in cui vivere. E' contrario allo sviluppo considerare la natura più importante della stessa persona umana. Questa posizione indice ad atteggiamenti panteistici. D'altro canto l'ambiente 19 Benedetto XVI: Caritas in Veritate. Punti essenziali e riflessioni personali non può essere utilizzato in modo strumentale e arbitrario, ma secondo la grammatica che gli è propria ed in tal modo, in armonia con essa, soddisfare i legittimi bisogni dell'uomo; agendo diversamente si giunge solo a realizzare i danni fino ad oggi perpetrati all'ambiente. Un esempio che è sotto gli occhi di tutti è il disastro ambientale che sta affliggendo le coste del Messico e che trova la sua principale causa nell’arbitrarietà dello sfruttamento indirizzato esclusivamente al profitto. Cosa lascerà l’attuale società a quella futura ? I progetti per uno sviluppo umano integrale non possono ignorare le generazioni successive, ma devono essere improntati a solidarietà e a giustizia intergenerazionali, tenendo conto di molteplici ambiti, ecologico, giuridico, economico, politico, culturale. Le Energie L'accaparramento delle risorse energetiche non rinnovabili da parte di alcuni Stati, costituisce un grave impedimento per lo sviluppo del Paesi poveri. Queste risorse solitamente si trovano proprio nei Paesi poveri e dunque genera sfruttamento e frequenti conflitti tra nazioni e al loro interno. La comunità internazionale ha il compito imprescindibile di trovare le strade istituzionali per disciplinare lo sfruttamento delle risorse non rinnovabili con la partecipazione anche dei Paesi poveri, per pianificare insieme il futuro. Anche qui torna la necessità di una rinnovata solidarietà. Le società tecnologicamente avanzate devono diminuire il proprio fabbisogno energetico. Allo stesso tempo è necessario investire sulla ricerca di energie alternative ed operare contemporaneamente una redistribuzione delle risorse energetiche in modo che anche i Paesi che ne sono privi possano accedervi. Sulla terra c'è spazio per tutti. Su di essa l'intera famiglia umana deve trovare le risorse necessarie per vivere dignitosamente, con l'impegno del proprio lavoro e della propria inventiva. Serve un'alleanza tra essere umano e ambiente e dunque alla luce di ciò diviene 20 Benedetto XVI: Caritas in Veritate. Punti essenziali e riflessioni personali urgente contrastare in maniera efficace ogni modalità di utilizzo dell'ambiente che risulti ad esso dannosa Per incentivare questo atteggiamento è necessaria una politica in cui i costi economici e sociali derivanti dall'uso delle risorse ambientali siano caricati a coloro che ne usufruiscono e non da altre popolazioni o addirittura alle generazioni future. Modalità per influire sull'ambiente Rivedere il proprio stile di vita che oggi è incline all'edonismo e al consumismo. Nuovi stili di vita dunque in cui la ricerca del vero, del bello, e del buono e la comunione con gli altri uomini per una crescita comune siano gli elementi che determinano le scelte dei consumi, dei risparmi, degli investimenti. La desertificazione, l'impoverimento produttivo di alcune aree agricole sono frutto anche dell'impoverimento delle popolazioni che le abitano ed incentivando lo sviluppo economico e culturale di quelle popolazioni, si tutela anche la natura. Non v’è dubbio che in tal senso la pace dei popoli e tra i popoli abbia come conseguenza anche una maggiore salvaguardia della natura. Appaiono in tal senso evidenti le conseguenze che scaturirebbero dall'accaparramento delle risorse, specialmente dell'acqua, conseguenze capaci di generare gravi conflitti tra le popolazioni coinvolte. Ma l'ecologia ambientale è collegata al concetto di ecologia umana, dove se non si rispetta il diritto alla vita e alla morte naturale, se si rende artificiale il concepimento, la gestazione e la nascita dell'uomo, se si sacrificano embrioni umani alla ricerca, la coscienza comune finisce per perdere il concetto di ecologia umana e con esso quello di ecologia ambientale, poiché il libro della natura è uno e indivisibile sul versante dell'ambiente come su quello della vita, della sessualità, del matrimonio, della famiglia, delle relazioni sociali: in una parola dello sviluppo integrale. I doveri della persona si collegano dunque con i doveri verso l'ambiente. 21 Benedetto XVI: Caritas in Veritate. Punti essenziali e riflessioni personali LA COLLABORAZIONE DELLA FAMIGLIA UMANA La solitudine La solitudine è una delle povertà umane e nasce dall'isolamento, dal non essere amati e dalle difficoltà ad amare. Oggi c'è una maggiore vicinanza fisica degli uomini, e questo pertanto deve essere l'occasione per trasformare l’umanità in comunione. Lo sviluppo dei popoli consegue solo al sentirsi una sola famiglia e la creatura umana si realizza proprio nelle relazioni interpersonali. Realizzare dunque la comunione della famiglia umana, non vuol dire annullare le diversità, ma rendere gli uomini più trasparenti l'uno verso l'altro, maggiormente uniti nelle loro diversità. Dio è allontanato dalla vita pubblica e questo è un grave errore. Il dialogo fecondo tra ragione e fede rende più efficace l'opera della carità nel sociale e favorisce la collaborazione fraterna tra credenti e non credenti. I credenti hanno il dovere di unire le proprie forze con tutti i credenti di altri religioni e con i non credenti per costruire una comunione umana. La sussidiarietà Manifestazione della carità è la sussidiarietà che consente di aiutare chi è in difficoltà e al contempo di rispettarne la dignità attraverso l’istituzione o il rafforzamento dei servizi di prossimità al cittadino. Questo non vuol dire assistenzialismo che umilia l'uomo, ma sostegno affinchè questo provveda man mano da solo. Ma la sussidiarietà ha bisogno della solidarietà. Nei confronti dei Paesi poveri la fonte più grande, vera e lungimirante di aiuto non è quella di mantenere un popolo povero dipendente da uno ricco favorendone lo sfruttamento, bensì quella di renderlo in grado di provvedere da solo. In particolare il principale aiuto potrebbe essere quello di consentire ai paesi poveri di introdurre i propri prodotti nei mercati internazionali rendendone piena la partecipazione a detti mercati e realizzare regole commerciali che li sostengano 22 Benedetto XVI: Caritas in Veritate. Punti essenziali e riflessioni personali (come ad esempio l’istituzione di limiti ai dazi doganali). Gli Stati più ricchi dovranno destinare maggiori quote del loro PIL a favore dei paesi più poveri, eliminando rendite e sprechi abusivi. Esiste una legge scritta in tutti i cuori rappresentata dalla ricerca del bene comune, una legge che coinvolge tutti gli uomini. Istruzione Maggior accesso all'educazione che non deve essere intesa solo come formazione e istruzione, ma diretta alla persona nella sua completezza per consentire uno sviluppo autentico della persona. Oggi si fa gran confusione tra bisogni spirituali e bisogni psicologici. L'uomo lontano da Dio è inquieto e malato dunque la spiritualità dell'uomo necessita di altrettanta attenzione e cura. Non è un caso che le società opulente siano oggi affrante da forme sempre nuove e diffuse di nevrosi; la società moderna, infatti, la società del benessere è opprimente per l'anima di cui l'uomo è comunque composto. Le nuove schiavitù quali la droga e tante altre non hanno una spiegazione solo in termini sociologici o psicologici, ma una spiegazione soprattutto in termini spirituali. E' il vuoto dell'anima lontano da Dio che nonostante tante terapie del corpo e della psiche prova tanta sofferenza. Politiche armoniose dei flussi migratori La povertà in molti casi è il frutto della violazione della dignità del lavoro umano, sia perchè ne vengono limitate le possibilità di accesso, sia perchè vengono mortificati e svalutati i diritti che da esso derivano( giusto salario, sicurezza del lavoratore e della sua famiglia). Ma cos'è un lavoro dignitoso ? Un lavoro che in ogni società sia espressione della dignità essenziale di ogni uomo e di ogni donna; un lavoro scelto liberamente, che associ efficacemente i lavoratori allo sviluppo della loro comunità; un lavoro che in questo modo permetta ai lavoratori di essere rispettati al di fuori di ogni discriminazione; una lavoro che consenta di soddisfare le necessità 23 Benedetto XVI: Caritas in Veritate. Punti essenziali e riflessioni personali delle famiglie e di scolarizzare i figli, senza che questi siano costretti a lavorare; un lavoro che permetta ai lavoratori di organizzarsi liberamente e di far sentire la loro voce, un lavoro che lasci uno spazio sufficiente per ritrovare le proprie radici a livello personale, familiare e spirituale; un lavoro che assicuri ai lavoratori giunti alla pensione una condizione dignitosa. Ma è altrettanto urgente che le organizzazioni sindacali si aprano alle nuove prospettive che emergono nel lavoro. Le organizzazioni sindacali prevalentemente chiuse verso i propri iscritti volgano dunque lo sguardo anche verso i non iscritti e verso i lavoratori del paesi poveri dove i diritti sociali vengono violati. La difesa di questi lavoratori permetterà alle organizzazioni sindacali di porre in evidenza le autentiche ragioni etiche e culturali che le consentono di esser un fattore decisivo per lo sviluppo. La responsabilità del consumatore La responsabilità sociale del consumatore si incentra nell'atto di acquistare che è sempre un atto morale. I consumatori vanno educati al ruolo quotidiano che esercitano. Vanno incentivate le forme di cooperazione all'acquisto, quali le cooperative di consumo attive dall'800 anche grazie all'iniziativa di cattolici. E' utile favorire la commercializzazione di prodotti che provengono da imprese che valorizzano i propri dipendenti, gli garantiscano una retribuzione giusta ed adeguata Governo di ordine globale Mezzi di comunicazione sociale, devono promuovere la solidarietà, l'integrazione, la crescita spirituale e non dell'uomo. E' necessario poi un organismo sovranazionale e globale rappresentativo che abbia però poteri tali da poter dirigere l'economia verso l'uomo, in un sistema dove questo sia al centro e ne rappresenti il fine. 24 Benedetto XVI: Caritas in Veritate. Punti essenziali e riflessioni personali Lo sviluppo dei Popoli e la tecnica Così come lo sviluppo economico si rivela fittizio e dannoso se si affida ai “prodigi” della finanza per sostenere crescite innaturali e consumistiche, allo stesso modo lo sviluppo dei popoli degenera se l’umanità ritiene di potersi ricreare avvalendosi dei “prodigi” della tecnologia. E’ necessaria una passione per la libertà che è altro dall’arbitrio e che è umana nella misura in cui vi è il riconoscimento del bene che precede la libertà stessa. Quando l’unico obiettivo è l’efficienza e l’utilità, non c’è sviluppo. Questo non consiste in primis nel “fare”, ma nel pensare la tecnica e cogliere il senso umano di quel fare dell’uomo considerato nella globalità del suo essere. Ma lo sviluppo è impossibile senza uomini retti, senza operatori economici e uomini politici che vivano fortemente nelle loro coscienze l’appello del bene comune. Affermazioni queste vere ieri come oggi. Mezzi di comunicazione sociale Non ci si deve lasciare ingannare dal fatto che i mezzi di comunicazione sociale consentendo l’interconnessione e di circolazione delle idee favoriscono per questo la libertà, la globalizzazione dello sviluppo e la democrazia per tutti. Perché riescano a raggiungere questi obiettivi è necessario che siano incentrati sulla promozione della dignità delle persone e dei popoli, siano animati dalla carità e siano al servizio della verità, del bene e della fraternità naturale e soprannaturale. Bioetica In questo campo si gioca oggi la possibilità stessa di uno sviluppo umano integrale. La questione che emerge con drammatica forza dai temi afferenti alla bioetica è se l’uomo si sia prodotto da se o se dipenda da Dio. Di fronte a questi problemi la ragione e la fede si aiutano a vicenda e solo insieme salveranno l’uomo. 25 Benedetto XVI: Caritas in Veritate. Punti essenziali e riflessioni personali L’assolutismo della tecnica trova la sua massima espressione nella fecondazione in vitro, nella ricerca sugli embrioni, nella possibilità della clonazione e dell’ibridazione che sono promosse nell’attuale cultura del disincanto totale, che crede di aver svelato ogni mistero, perché si è ormai arrivati alla radice della vita. Ma gli scenari inquietanti per il futuro dell’uomo e i nuovi potenti strumenti che la cultura della morte ha a disposizione sono davanti agli occhi di tutti coloro che vogliono vederli. Alla diffusa, tragica piaga dell’aborto si potrebbe aggiungere in futuro una sistematica pianificazione delle nascite. Sul versante opposto va facendosi strada una mens eutanasica, manifestazione non meno abusiva di dominio della vita, che in certe condizioni viene considerata non più degna di essere vissuta. Dietro questi scenari stanno posizioni culturali negatrici della dignità umana. L’interiorità dell’uomo non è psicologia. Oggi nello spirito tecnicistico dilagante si tende a considerare i problemi e i moti legati alla vita interiore soltanto da un punto di vista psicologico, giungendo non di rado fino all’aspetto neurologico. L’interiorità dell’uomo viene così svuotata e la consapevolezza della consistenza ontologica dell’anima umana progressivamente si perde. E il problema dello sviluppo umano è collegato all’errata concezione dell’anima dell’uomo secondo cui l’io è ridotto a psiche e la salute dell’anima al benessere emotivo. Lo sviluppo deve comprendere una crescita spirituale oltre che materiale, un’unità di anima e corpo. L’essere umano si sviluppa quando cresce nello spirito, quando la sua anima conosce se stessa e le verità che Dio vi ha impresso, quando dialoga con se stessa e con il suo Creatore. Lontano da Dio l’uomo è inquieto e malato. E la dimensione spirituale deve connotare necessariamente lo sviluppo dell’uomo e dei popoli perché possa essere autentica. Questo sviluppo richiede occhi nuovi e cuore nuovo, in grado di superare la visione materialistica degli avvenimenti umani e 26 Benedetto XVI: Caritas in Veritate. Punti essenziali e riflessioni personali di intravedere nello sviluppo un “oltre” che la tecnica non può dare. E’ la consapevolezza dell’Amore indistruttibile di Dio che ci sostiene nel faticoso ed esaltante impegno per la giustizia, per lo sviluppo dei popoli, tra successi ed insuccessi, nell’incessante perseguimento di retti ordinamenti per le cose umane. L’amore di Dio ci chiama ad uscire da ciò che è limitato e non definitivo, ci dà il coraggio di operare e di proseguire nella ricerca del bene di tutti. Dio ci da la forza di lottare e di soffrire per amore del bene comune, perché Egli è il nostro Tutto, la nostra speranza più grande. Lo sviluppo implica attenzione alla vita spirituale, seria considerazione delle esperienze di fiducia in Dio, di fraternità spirituale in Cristo, di affidamento alla Provvidenza e alla Misericordia divine, di amore e di perdono, di rinuncia a se stessi, di accoglienza del prossimo, di giustizia e di pace. Riflessione conclusiva personale in chiave politica Il contenuto dell’enciclica di cui ho riportato i passi e i concetti più importanti rappresenta la strada per uscire dalla crisi che attanaglia oggi il mondo e il nostro Paese. I temi e le proposte espresse non possono essere sentite estranee ad una cultura politica cattolica. Troppo spesso accade di omettere il nome di Cristo perché si ritiene possa offendere qualche altra sensibilità. E' ora di fare un passo avanti in tal senso. Ed è ora che ogni politico, sia esso credente e non, riconosca nei valori che Cristo ha incarnato, l’ossatura di cui è intrisa la nostra Carta Costituzionale e dunque la sua struttura portante e che è nella loro realizzazione che passa l'obiettivo di realizzare una società più giusta. Roberto Santi 27