Benedetto XVI: Caritas in Veritate. Punti essenziali e

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Benedetto XVI: Caritas in Veritate. Punti essenziali e
Benedetto XVI: Caritas in Veritate.
Punti essenziali e riflessioni personali
Perchè caritas in veritate
La carità è la via maestra della dottrina sociale della Chiesa.
Infatti ogni impegno, ogni responsabilità deve attingere alla carità e non potrebbe
essere altrimenti poiché la sintesi di tutta la Legge, come dice Gesù, è la carità.
E' infatti nella carità che assume significato profondo e sostanza la relazione
personale con Dio e con il prossimo. Ed è in questa relazione fondata sulla carità che
trovano senso, non solo le nostre relazioni personali, ma ne traggono sostanza e
significato profondo i rapporti più grandi come quelli sociali economici e politici.
E' infatti l'amore, la caritas, che spinge gli uomini ad impegnarsi in modo autentico
con coraggio e generosità nella società, nell'attività politica, nelle attività
economiche, nelle attività di cooperazione sociale.
La carità ha origine in Dio che è Verità assoluta. L'uomo, ogni uomo, trova il suo
bene aderendo al progetto che Dio ha su di lui, è in tale progetto che ciascuno trova
la propria verità, quella verità che ci libera. La verità intesa proprio come adaequatio
rei et intellectus, la conformità cioè dell'intelligenza con l'essere della cosa e dunque
l'essere oggettivo di una cosa con l'azione dell'intelligenza umana. La verità dunque è
il risultato dell'incontro tra essere e pensiero, fra la realtà così com'è e la mente
umana che la comprende. Dalla Verità nasce la libertà dell'uomo, una libertà che va
difesa con umiltà e convinzione, testimoniandola nel quotidiano e questo agire è una
forma essenziale di carità. Perchè è nella verità che riposa la libertà di ciascuno ed è
nell'aderire a quella verità che si concreta una forma essenziale di carità. (la carità si
compiace della verità – 1Cor.)
Oggi si tenta spesso di estromettere la carità dall'economia, dal contesto politico
culturale e sociale, poiché si ritiene inutile ed anzi dannosa, incapace di guidare le
responsabilità morali degli uomini.
Assume carattere pertanto di urgenza la necessità di coniugare la carità con la verità
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di ogni uomo, ma è alla luce della Verità che va compresa e praticata l'economia della
carità.
In tal modo la verità troverà la sua concretezza nel vivere sociale.
La Verità è luce, e questa luce è ad un tempo quella della ragione e della fede,
attraverso cui l'intelligenza perviene alla verità naturale e soprannaturale della carità.
Senza Verità la carità diviene “sentimentalismo”, diviene un guscio vuoto, preda
delle emozioni e delle opinioni contingenti dei soggetti.
La Verità, dunque quella luce appena citata, che libera la carità dai limiti , sia dell'
emotivismo o del sentimentalismo che svuota di contenuti le relazioni sociali, sia di
un fideismo che non è fede, ma una restrizione del respiro umano ed universale.
E' quello di cui spesso ci accusano come cristiani, quello di essere solo un
contenitore di buoni sentimenti, utili per una pacifica convivenza civile ma nulla più.
E’ questo che esclude la carità nei progetti e dai processi di uno sviluppo umano di
portata universale, nel dialogo tra i saperi diversi e le operatività.
Gli uomini sono costituiti soggetti di carità chiamati a farsi strumenti per effondere
la carità di Dio e per tessere reti di carità.
E' la Verità così intesa che consente alla carità di esprimersi nella storia e al passo
con essa.
E’ proprio nel senso prospettato che la disgregazione della società trova fondamento
in una carità che non ha sede nella verità, una carità che viene relegata e limitata ad
un sentimentalismo vuoto. Non c'è sviluppo del benessere sociale, soluzione ai
problemi socio-economici proprio perchè manca la guida della verità e l'azione
sociale mira a logiche di privati interessi e di potere destabilizzando la società.
I criteri che devono orientare l'agire per perseguire la carità nella verità
La carità nella verità si concretizza in criteri che devono orientare il modus agendi
morale: giustizia e bene comune.
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Giustizia
La carità supera la giustizia ma la presuppone. Come faccio a donare all'altro del
mio, se egli non ha in primo luogo ciò che gli spetta secondo giustizia ?
Non dimentichiamo che unicuique suum tribuere che insieme al neminem laedere,
honeste vivere, era uno dei principi su cui si fondava il diritto romano.
Perché dunque la carità possa operare, ha bisogno anzitutto della giustizia.
Bene Comune
Il bene comune, si affianca al bene individuale, ed è legato al vivere sociale delle
persone. Amare vuol dire volere il bene di qualcuno, personale e comune. E volere il
bene comune, impegnarsi per realizzarlo è un esigenza di giustizia e di carità.
Impegno per il bene comune vuol dire amare ed utilizzare le istituzioni giuridiche,
civili, politiche, culturali attraverso cui si declina il vivere sociale, per realizzare il
bene della collettività, una collettività che attraverso questa struttura assuma la forma
di polis. E se è la carità ad animare il nostro impegno per il bene comune, allora
quell'impegno ha un valore superiore, rispetto a quello diretto a realizzare il bene
personale.
Ma il concetto di bene comune va oltre i confini nazionali.
Nella globalizzazione viviamo in un'interdipendenza tra uomini e popoli (una cosa
che succede qui, non può non avere effetti nell'altra parte del globo), ma a questa
interdipendenza non corrisponde un interazione etica delle coscienze e delle
intelligenze.
Solo con la carità illuminata dalla luce della ragione e della fede, è possibile
conseguire obiettivi di sviluppo dotati di una valenza più umana e allo steso tempo
umanizzante capace di permeare tutto il sistema politico, economico, sociale.
E' dalla condivisione di beni e delle risorse che si giunge all'autentico sviluppo
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umano e umanizzante, ma il solo progresso tecnico, se non accompagnato dalla
carità, non è capace di realizzarlo.
Pensiamo alla scarsità di risorse che sono a disposizione del mondo. Pensiamo alla
crisi che appesantisce questa situazione, a quanto grande sia la parte del mondo
affamata e a quanto sia contemporaneamente residuale la parte del mondo che gode
delle risorse che sono di tutti. Di qui non se ne esce se non insieme, se non
condividendo, poiché lo scenario che diversamente si prospetterebbe ai nostri occhi
non è che quello di guerre tra popoli anche della stessa nazione per accaparrarsi il
cibo e l'acqua. Non v’è dubbio in proposito come proprio l’acqua sia un bene
comune, un bene che proprio per questo non può essere oggetto di valorizzazione
economica, come già nel 1776 A.Smith nella sua “Ricchezza delle Nazioni”
affermava; non v’è dubbio di contro, come non vada certo verso una direzione di
condivisione dei beni il provvedimento che mira a rendere privato un bene essenziale
come l’acqua, un provvedimento che disegna la possibilità futura per società di
capitali e dei loro amministratori di divenire un giorno sostanziali padroni del
prezioso bene primario assumendone la gestione. Un fatto di portata e di
conseguenze gravissime e contro il quale molti cittadini oggi si mobilitano.
Nell’enciclica il pontefice afferma chiaramente ed inequivocabilmente l’assenza di
ogni pretesa della Chiesa di
intromettersi nella politica degli Stati, rivendicando
tuttavia al contempo la propria missione di verità da portare a compimento perchè si
realizzi una società a misura dell'uomo e della sua dignità.
Molto spesso dunque viene accusata la Chiesa di intromissione nell’agire politico
degli altri Stati, ma alla luce di ciò appare un’accusa infondata; infondata perchè
spesso ciò che viene attribuito ai rappresentanti della Chiesa non è che una frase
estrapolata da un più ampio discorso, all’interno del quale quella assumeva un
diverso significato rispetto a ciò che gli si è voluto spesso strumentalmente attribuire
isolandolo dal contesto. Accusa infondata anche perché non si può additare qualcuno
di ingerenza ogni volta che il pensiero espresso non coincide con il proprio punto di
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vista. E’ opportuno infatti partire dalla missione che alla Chiesa è stata affidata,
quella cioè di portare il messaggio cristiano a tutti gli uomini (fino ai confini della
terra) per comprendere come la Chiesa, per il tramite del suo Pontefice, è chiamata
dalla sua missione a parlare alle coscienze degli uomini.
LO SVILUPPO DELL'UOMO
L'uomo nella sua totalità
L'autentico sviluppo dell'uomo riguarda unitariamente la totalità della sua persona in
ogni sua dimensione. Senza la prospettiva di una vita eterna il progresso umano
rimane soffocato nella storia,
che diviene diretta e concentrata solamente ad
incrementare l'avere; in tale contesto l'uomo perde il senso dell'essere, l'essere
depositario di carità e perde dunque il coraggio di impegnarsi per i beni più alti,
attraverso le grandi e disinteressate iniziative per promuovere la carità universale.
Uno sviluppo integrale dell'uomo però richiede una visione trascendente delle
persone. Ma per far questo l'uomo ha bisogno di Dio, perchè solo attraverso Dio
l'uomo riconosce nell'altro uomo non semplicemente un'altro, ma l'immagine di Dio
stesso. In sostanza Dio è la lente che consente all'uomo di riconoscere Dio stesso
nell'altro.
E nella storia dell’uomo, attraverso il tempo dell’umanità, la Chiesa ha il compito di
portare a tutti il messaggio nuovo di Dio, attraverso una fedeltà dinamica coerente
con la luce ricevuta.
La globalizzazione
La globalizzazione rappresenta un’opportunità per unire i popoli verso il nemico
rappresentato dalle difficoltà comuni. Una sfida che può essere vinta se combattuta
lealmente da ogni Paese, evitando che alcuno risolva i problemi comuni con
soluzioni individuali ed incuranti degli effetti che quelle possono avere sugli altri
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Stati. Viene qui da pensare, a mò di spunto di riflessione, a come il nostro Paese ha
ritenuto di dare all’immigrazione una soluzione tuttaltro che condivisa, bensì
incurante degli effetti che quella potesse portare alle altre nazioni limitrofe.
La tecnologia
Da Tecnologia deriva il concetto di tecnocrazia vuol dire affidare l'intero processo
dello sviluppo alla sola tecnica. E' questo un pericolo di grande attualità, poiché
affidarsi in tal modo alla tecnologia e alle scoperte scientifiche vuol dire perdere
l'orientamento. La scoperta scientifica non è un valore di per sé, ma in quanto
raggiunge il bene dell'uomo. Se le scoperte scientifiche e le tecnologie che da esse
possono promanare sono messe al servizio dell'uomo rappresentano un’ opportunità
di crescita per tutti. Quindi assolutizzare l'ideologia del progresso tecnico vuol dire
separare il progresso dalla sua valutazione morale e dunque dalla nostra
responsabilità. Dunque anche le ultime scoperte sulla vita artificiale rappresentano un
punto di alto spessore scientifico, ma il valore concreto che ad esso potrà attribuirsi
passerà senza dubbio per la finalità con cui verrà utilizzato, se per il bene dell’uomo
o per la sua distruzione.
La povertà nel mondo
I popoli della fame interpellano oggi in modo drammatico i popoli dell'opulenza
diceva Paolo VI ed oggi la povertà che impera sempre più nel mondo non è frutto del
caso o di una necessità storica, ma dipende dalla responsabilità dell'uomo.
Non dobbiamo dimenticare che le istituzioni e le strutture economiche sono strumenti
di giustizia e di libertà umana e sono fatte, volute e agite dagli uomini.
Lo sviluppo cui si deve tendere, deve essere autentico e per essere tale deve
promuovere ogni uomo ed ogni uomo nella sua totalità.
Le cause della povertà risiedono anzitutto nella volontà di disattendere i doveri della
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solidarietà. Questi doveri sono iscritti anche nella nostra carta costituzionale, ma
siamo noi i primi a non metterli in pratica, quando dovrebbero essere i valori fondanti
della nostra comunità nazionale. Ma la volontà in quanto tale è frutto del pensiero,
pertanto la causa dell'esistenza della povertà risiede anche nell'incapacità del pensiero
di orientare la volontà verso la solidarietà.
Servono pertanto uomini capaci di riflessione e
di pensiero profondo, uomini
impegnati nella ricerca di un umanesimo nuovo che consenta all'uomo di ritrovare se
stesso.
La globalizzazione ci rende vicini, ma non ci rende fratelli.
La ragione non ci aiuta da sola, poiché se è capace di cogliere l'uguaglianza tra gli
uomini, stabilire regole di civile convivenza, non è in grado di fondare una fraternità.
E' necessario agire senza indugio, mobilitarci in concreto con il cuore, per far
evolvere gli attuali processi economici e sociali verso esiti pienamente umani.
LO SVILUPPO
Cosa vuol dire sviluppo
Con un’espressione semplice, ma non semplicistica, potremmo dire che sviluppo
vuol dire far uscire i popoli dalla fame, dalla miseria, dalle malattie endemiche e
dall'analfabetismo.
Economicamente dunque vuol dire promuovere in condizioni di parità la
partecipazione attiva di quei popoli al processo economico internazionale.
Socialmente vuol dire promuovere l'istruzione e la solidarietà tra i popoli.
Politicamente vuol dire promuovere e consolidare regimi democratici in grado di
assicurare libertà e pace.
Ma è opportuno e necessario chiedersi: quanto di questo oggi è stato soddisfatto ?
Sviluppo e profitto
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Il Profitto è utile se, in quanto strumento, è orientato ad un fine che gli fornisca un
senso degno dell'uomo, tanto sul “come produrlo”, quanto sul “come utilizzarlo”. Se
l'obiettivo del profitto non è il bene comune quel profitto non crea ricchezza, ma
povertà.
I disastri procurati dalle speculazioni finanziarie, non ultima la profonda crisi che
oggi stiamo vivendo, sono un'esempio estremo e drammatico per le conseguenze che
ne derivano, di quale possa essere il punto di arrivo di un'economia improntata
esclusivamente al profitto, privata di ogni funzione sociale e di ogni finalità degna
dell'uomo; i frutti sono quelli che scaturiscono da un'economia vuota, virtuale, priva
di senso perchè basata sul “nulla” e di esempi in tal senso, ce ne sono purtroppo in
abbondanza.
Pensiamo ai danni irreversibili provocati dallo sfruttamento indiscriminato delle
risorse della terra, dagli imponenti flussi migratori provocati per abbassare il costo
della manodopera, al fine di sfruttare i nuovi poveri; flussi che nessuno ha interesse a
gestire, semplicemente perché l’unica finalità è rappresentata dal profitto senza
alcuna attenzione alla dignità umana e al rispetto della persona.
Sviluppo e crisi: un'opportunità
La grave crisi che sta attraversando la storia del mondo e del nostro Paese, può essere
un’opportunità unica e irripetibile per dare il via ad una società migliore, non solo tra
popoli di diverse nazioni, ma tra cittadini della stesso Paese. Gli effetti di una
gestione egoistica dell’economica quale quella guidata dall’ossessione del profitto,
comporta nei paesi ricchi la nascita di nuove categorie sociali che si impoveriscono,
di nuove povertà.
Quando parliamo della crescita del PIL, parliamo di incremento della ricchezza
prodotta, ma essa non riguarda i ceti medi o quelli poveri. Basterebbe infatti un
consistente arricchimento di uno solo, affinchè il PIL nazionale cresca; un valore che
però non dice nulla di concreto sulla ricchezza dei singoli, del miglioramento, o
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meglio del peggiormaneto, delle condizioni dei poveri, delle famiglie, dei precari.
Esistono aree del mondo che hanno un supersviluppo a scapito di altre che vivono in
una stabile miseria disumanizzante.
Le disuguaglianze clamorose aumentano sempre più e con esse si diffonde sempre
più la corruzione e l' illegalità nei paesi ricchi come in quelli poveri. Basti pensare
alla presenza delle organizzazioni criminali sui mercati, specie nelle aree depresse
dei Paesi. Si pensi, senza andare lontano, allo strangolamento operato dalle
organizzazioni criminali nei confronti dei produttori agricoli nel Sud del nostro
Paese.
Dunque la crisi può essere un'occasione di ri-partenza puntando sulle esperienze
positive e gettando quelle negative.
Una nuova economia, un nuovo sviluppo che abbia al centro l’uomo.
Sviluppo : il lavoro e le condizioni dei lavoratori
A non rispettare i diritti umani dei lavoratori sono a volte le grandi imprese
transazionali a cui capita si affiancano anche i gruppi di produzione locale.
La difesa della proprietà intellettuale, specie in campo sanitario, coinvolge
scandalosamente le grandi case farmaceutiche che in primis fanno del profitto il
proprio unico vero scopo, ben lungi dal lasciarsi guidare dalla solidarietà nel loro
operare economico; un modus operandi, questo, che può rivelarsi un danno capace di
compromettere la salute dell'umanità intera.
E' necessario promuovere nuove forme di partecipazione alla politica a livello
nazionale e internazionale attraverso il coinvolgimento nell'azione politica delle
organizzazioni operanti nella società civile, perchè questo diffonderebbe il senso di
comunità nazionale e internazionale, svilupperebbe il senso di partecipazione alla res
publica.
La globalizzazione ha portato i Paesi ricchi a ricercare aree dove delocalizzare le
produzioni di basso costo al fine di ridurre i costi della produzione e porre sul
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mercato i beni a prezzi concorrenziali, puntando non sulla rinuncia ad una parte di
profitto, ma ad un abbassamento dei costi, per far accrescere il potere di acquisto e
accelerare pertanto il tasso di sviluppo incentrato su maggiori consumi per il proprio
mercato interno, con l’unico scopo di accrescere il proprio profitto. Questo porta ad
una competizione tra Stati ad attrarre le imprese straniere, attraverso un fisco più
favorevole, una deregolamentazione del mondo del lavoro, una riduzione delle reti di
sicurezza sociale in cambio di un maggior profitto, con grave pericolo per i diritti dei
lavoratori, per i diritti fondamentali dell'uomo (la salute, il lavoro, l'uguaglianza) e
per la solidarietà attuata nelle tradizionali forme dello Stato Sociale. Queste misure,
infatti, atte ad attrarre le imprese straniere, traggono la loro linfa dai tagli alla spesa
sociale. In questo assumono un ruolo importante le organizzazioni sindacali, che però
svolgono con sempre più grande difficoltà poiché i governi, proprio per ragioni di
potere e di utilità economica, limitano spesso le libertà sindacali o la capacità
negoziale, cercando di creare divisione tra i lavoratori, tra le categorie sociali per
indebolirne la forza. E per avere esempi di questo tipo di comportamenti non è
necessario allontanarsi troppo dal nostro vivere quotidiano.
Questo stato di cose evolve in una mobilità lavorativa permanente che mina la
stabilità psicologica, la possibilità di sperare nel futuro, di pensare realisticamente al
matrimonio e spesso quella mobilità diviene, quando va bene, uno stato di precarietà
permanente; quando non va bene si tramuta nella estromissione dal lavoro di cui
purtroppo abbiamo già tragici esempi anche nella nostra realtà romana e laziale.
Questo stato di precarità lavorativa in cui vivono e sempre più vivono molti persone,
italiani compresi, mina la libertà e la creatività della persona, mina i suoi rapporti
familiari e sociali con forti sofferenze sul piano psicologico e spirituale.
E' urgente un'inversione di tendenza poiché il primo capitale da salvaguardare e
valorizzare è l'uomo nella persona, nella sua integrità, il centro e il fine di tutta la vita
economica-sociale.
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La cultura pluralista: una ricchezza per tutti
Di fronte ad una presenza sempre più imponente di culture differenti non può tacersi
la presenza dei pericoli che derivano da determinati atteggiamenti sbagliati assunti;
oggi troppo spesso si fa del pluralismo culturale una bandiera che si riduce ad una
semplice convivenza indifferente e tollerante delle diverse culture (una convivenza
che da “tollerata” oggi si tramuta non di rado nella registrazione di comportamenti
inequivocabilmente intolleranti e razzisti).
La pluralità di culture che vengono in contatto oggi grazie alla globalizzazione non
possono stare semplicisticamente vicino, bonariamente accostate e considerate in tale
logica superficiale sostanzialmente equivalenti ed interscambiabili, nell'infantile
concezione per cui l'una vale l'altra, nell'idea ingenua e semplicistica di un concetto
di uguaglianza sentimentalistico e dunque privo di contenuti. E' necessario un
atteggiamento invece che promuova invece integrazione e interculturalità che è altro
da pluralismo culturale.
L'altro pericolo è l'appiattimento culturale
che tende all'omologazione dei
comportamenti come reazione alla presenza di altre culture ( ed è quello che si sta
verificando oggi nel nostro Paese).
La fame nel mondo
Non c'è dubbio che la carenza di alimentazione genera un'estrema insicurezza di vita.
Eliminare la fame nel mondo è divenuto nell'era della globalizzazione non solo un
imperativo etico ma un traguardo da perseguire per assicurare la pace e la stabilità
del pianeta.
La fame non dipende dalla scarsità di risorse materiali, ma piuttosto da scarsità di
risorse sociali.
Mancano un assetto di istituzioni economiche in grado di garantire non solo un
regolare accesso al cibo e all'acqua, ma un accesso adeguato dal punto di vista
nutrizionale.
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L'insicurezza alimentare va affrontata seriamente promuovendo lo sviluppo agricolo
dei Paesi più poveri mediante investimenti in infrastrutture rurali, sistemi di
irrigazione, trasporti, organizzazione dei mercati, formazione e diffusione delle
tecniche agricole appropriate coinvolgendo le comunità locali anche nelle decisioni
relative all'uso della terra coltivabile.
Se il diritto alla vita è riconosciuto legittimamente un diritto universale, anche il
diritto di accesso al cibo e all'acqua deve anch'esso assurgere a diritto universale di
ogni uomo, perchè la vita dipende anche dall'esercizio di questi due diritti.
E' necessario sostenere piani di finanziamento ispirati alla solidarietà attraverso i
quali i Paesi più poveri possano provvedere essi stessi a soddisfare le domande di
beni di consumo e di sviluppo dei propri cittadini e produrre al contempo una vera
crescita economica.
La dignità e la giustizia chiedono scelte economiche che non facciano aumentare in
modo moralmente inaccettabile le differenze di ricchezza e che si persegua quale
priorità l'accesso al lavoro dignitoso o del suo mantenimento per tutti.
L'aumento della povertà rischia di minare la coesione sociale, la democrazia, e le
relazioni di fiducia, di affidabilità e di rispetto delle regole. E i costi umani sono
sempre anche costi economici e, del pari, le disfunzioni economiche sono sempre
anche costi umani.
Ciò che conta non è superare la crisi, ma quale mondo uscirà dalla crisi.
Una politica basata sugli alti dazi doganali posti dai paesi sviluppati impedisce ai
prodotti provenienti dai paesi poveri di raggiungere i mercati dei paesi ricchi.
La carità nella verità impone un impegno inedito e creativo, ci chiede di dilatare la
ragione fino a comprendere e orientare queste imponenti nuove dinamiche nella
carità.
FRATERNITA', SVILUPPO ECONOMICO E SOCIETA' CIVILE
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La speranza incoraggia la ragione e le dà la forza di orientare la volontà.
La comunità umana per essere fraternità ha bisogno di sentirsi convocata da DioAmore.
Lo sviluppo economico, sociale e politico ha bisogno di fare spazio al principio di
gratuità come espressione di fraternità dove il concetto di dono non si contrappone
alla giustizia, ma anzi la presuppone.
Il mercato luogo di fiducia – politica e economica
Il mercato, se c'è fiducia reciproca, permette l'incontro tra le persone che scambiano
beni e servizi per soddisfare i loro bisogni e desideri.
Ma perchè il mercato funzioni è necessaria l'affermazione e la realizzazione della
giustizia distributiva e della giustizia sociale attraverso la quale si crea la fiducia
reciproca. E' necessario ricostruire quella fiducia che è venuta a mancare, perchè i
primi a trarre beneficio dallo sviluppo dei Paesi poveri sono stati proprio quelli
ricchi.
Deve abbandonarsi l'idea che i poveri rappresentino un fardello utile da sopportare;
essi sono invece una risorsa di umanità ed è sbagliato pensare che l'economia di
mercato abbia strutturalmente bisogno di una quota di povertà e di sottosviluppo e
che per questo essa vada mantenuta.
L'attività economica deve essere finalizzata al perseguimento del bene comune e di
questo deve farsi carico la politica. Pertanto l'agire economico non può essere
separato dall'agire politico.
Il mercato non è luogo della sopraffazione del forte sul debole. L'economia e la
finanza in quanto strumenti possono essere mal utilizzati quando chi li gestisce ha
solo riferimenti egoistici. Perciò non è lo strumento a dover essere chiamato in causa,
ma l'uomo la sua coscienza morale e la sua responsabilità personale e sociale.
Elementi indispensabili nell'economia
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Senza dubbio un particolare rilievo va dato alla trasparenza, all’onestà, alla
responsabilità, al principio di gratuità e alla logica del dono come espressione di
fraternità, elementi indispensabili che devono trovare posto nell'attività economica.
La moralità e la giustizia sono richieste in tutte le fasi dell'attività economica dal
reperimento delle risorse (i paesi produttori), ai finanziamenti (non compromessi),
dalla produzione (onesta anche con i lavoratori), al consumo (giusto prezzo); tutti
questi passaggi hanno implicazioni morali profonde. Ogni decisione economica ha
una conseguenza morale; se apro le frontiere ai prodotti di un paese dove c'è lo
sfruttamento minorile vado ad incentivare quell'agire, ma allo stesso modo incentivo
la criminalità organizzata se favorisco la diffusione sul mercato di prodotti
provenienti da gestioni criminali, anche nazionali. E' necessario aprire spazi sempre
più grandi per attività economiche realizzate da soggetti che liberamente scelgono di
informare il proprio agire a principi diversi da quelli del puro ed esclusivo profitto,
soggetti che non per questo rinunciano a produrre valore economico (vedi ONLUS).
L'economia ha bisogno di leggi giuste, di forme di redistribuzione vera e percepibile,
ma ha bisogno di opere che rechino impresso lo spirito del dono.
Nell'epoca della globalizzazione, e aggiungerei ancor più in una situazione di crisi
profonda come la presente, l'attività economica non può prescindere infatti dalla
gratuità, dalla solidarietà e dalla responsabilità per la giustizia ed il bene comune.
Solidarietà vuol dire anzitutto sentirsi tutti responsabili di tutti, e questo non può
pertanto essere delegato solo allo Stato. Ma è necessario considerare che senza la
gratuità non si riesce a realizzare nemmeno la giustizia che è presupposto della carità.
Accanto all'impresa privata orientata al profitto, alle imprese pubbliche, devono
potersi radicare ed esprimere quelle organizzazioni produttive che perseguono fini
mutualistici e sociali, si potrebbe in tal senso introdurre una seria valutazione di
quelle organizzazioni ed attribuendo loro incentivi concreti.
Il sottosviluppo può essere vinto attraverso una progressiva apertura a forme di
attività economica caratterizzate da quote di gratuità e di comunione. E in tutto ciò
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non va dimenticato che le forme economiche solidali trovano il loro terreno migliore
nella società civile.
La responsabilità dell'imprenditore
La responsabilità dell'imprenditore oggi viene meno e questo comporta che
l'imprenditore non si senta responsabile della vita e dei risultati della sua impresa,
poiché quei risultati sono sempre meno dipendenti da un unico territorio. Infatti la
cosiddetta delocalizzazione dell'attività produttiva attenua nell'imprenditore il senso
di responsabilità nei confronti di portatori di interessi, quali i lavoratori, i fornitori, i
consumatori, l'ambiente naturale e tutto ciò a vantaggio esclusivo degli azionisti. E'
necessaria invece una più ampia responsabilità sociale dell'impresa. L'imprenditore
nel gestire l'impresa, non può infatti, tenere conto degli interessi dei soli proprietari
della stessa, ma deve anche farsi carico di tutte le altre categorie di soggetti che
contribuiscono alla vita dell'impresa e dunque anche alla realizzazione del suo
profitto:lavoratori, clienti, fornitori, comunità di riferimento.
Per questo l’imprenditore o il manager, non può rispondere solo alle indicazioni e
alle logiche indicate dagli azionisti. E’ necessario infatti che si renda conto dei
profondi legami che quell’impresa di cui è a capo ha con il territorio in cui opera.
Non v’è dubbio che la delocalizzazione potrebbe portare una boccata di ossigeno per
l’economia locale, attraverso la realizzazione di opportunità di lavoro, investimenti,
formazione. Purtroppo però, anche in questo caso, il condizionale è d’obbligo poiché
spesso la logica che spinge alla delocalizzazione è esclusivamente diretta a sfruttare
il basso costo di mano d'opera o addirittura a godere delle condizioni di favore
(fiscali, previdenziali) spesso esclusivamente per aumentare il proprio profitto.
Imprenditore privato e dirigente pubblico
Sarebbe ora, anche in questo caso, di considerare che l'imprenditorialità prima di
avere un significato professionale ne ha uno umano. E il concetto di imprenditorialità
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è presente in ogni lavoro, da cui consegue la necessità di offrire ad ogni lavoratore la
possibilità di dare il proprio apporto, di mettere qualcosa di sé nell’attività che è
chiamato a svolgere, affinchè percepisca che, sebbene dipendente, è chiamato a
lavorare in proprio, a dare il proprio contributo creativo, il proprio meglio, in un
sistema che consideri e valorizzi ogni lavoratore come potenziale creatore. La logica
attraverso la quale stiamo affrontando la questione parte da però da un presupposto
oggi ahimè poco diffuso, quello di guardare al lavoratore come un fattore della
produzione, anzichè come cuore vivo e pulsante dell’impresa medesima.
Per realizzare un'economia che nel futuro sappia porsi al servizio del bene comune
nazionale e mondiale è opportuno dunque tenere conto di questo significato esteso di
imprenditorialità.
Diviene allora necessario ed urgente procedere ad un nuovo ordine economico
produttivo, socialmente responsabile e a misura d'uomo.
La presenza dello Stato nell'economia
In un momento di crisi come quello attuale, lo Stato gioca un ruolo determinante.
Sono necessari infatti aiuti economici, diretti anche a rafforzare le garanzie proprie
dello Stato di diritto, di un sistema di ordine pubblico e di carcerazione efficiente nel
rispetto dei diritti umani e di istituzioni veramente democratiche, a cominciare da
quelle politiche, che al di là dei nomi altisonanti con cui si presentano ai cittadini,
ben poco hanno di democratico al loro interno.
La globalizzazione
La globalizzazione non è a priori né buona né cattiva. Sarà ciò che le persone ne
faranno. Non dobbiamo esserne vittime, ma protagonisti guidati dalla carità e dalla
verità. Opporvisi sarebbe un atteggiamento sbagliato. Ed è opportuno riflettere su un
punto essenziale: dalla crisi è possibile uscirne solo tutti insieme, coinvolgendo i
paesi emergenti. La globalizzazione può essere un occasione di realizzare un
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umanizzazione solidale orientandola in termini di relazionalità, di comunione e di
condivisione.
SVILUPPO DEI POPOLI, DIRITTI E DOVERI, AMBIENTE
Riconoscimento dei diritti
Si assiste al paradosso scandaloso del riconoscimento dei diritti superflui o
addirittura di quelle stili di vita che si pretende vengano indicati come diritti e che
invece celano l’egoismo della trasgressione e del vizio nelle società ricche (gioco
d'azzardo), mentre nei paesi più poveri vengono negati e disconosciuti i diritti più
elementari; si pensi alla mancanza di cibo, di acqua potabile, di istruzione di base, di
cure sanitarie eessenziali.
Questo sta a significare che i diritti individuali, svincolati da un quadro di doveri che
diano un senso compiuto a quei diritti, alimentano una spirale di richieste
praticamente illimitate e prive di criteri. L'esasperazione dei diritti sfocia nella
dimenticanza dei doveri. Ed è doveroso evidenziare come i doveri delimitino i diritti
in quanto rimandano al quadro antropologico ed etico entro la cui verità anche questi
ultimi si inseriscono evitando così di divenire arbitrio.
Dunque i doveri rafforzano i diritti a servizio del bene. Se, invece, i diritti dell'uomo
trovano il proprio fondamento solo nelle deliberazioni di un'assemblea di cittadini,
essi possono essere cambiati in ogni momento in cui si ritenga opportuno, in ogni
momento in cui fa più comodo alla classe governante, ma questo non fa che allentare
la coscienza comune, con possibili gravi conseguenze. Si pensi in proposito alla
Carta Costituzionale e a quali conseguenze ne deriverebbero se la si cambiasse a
seconda delle mode e, soprattutto, delle comodità lobbistiche e personali.
Gli organismi internazionali, e i paesi più ricchi devono assumere un comportamento
autorevole nei confronti dei Paesi più poveri. Il loro dovere è infatti di quello di
aiutarli a divenire artefici del loro destino, ossia ad assumersi a loro volta dei doveri.
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Benedetto XVI: Caritas in Veritate.
Punti essenziali e riflessioni personali
La denatalità
Non v’è dubbio che la diminuzione della natalità è un segnale di chiusura verso il
domani, un segnale di perdita della speranza e un Paese senza futuro è un Paese già
morto. Il valore negativo della denalità deriva per lo più dalla messa in crisi dei
sistemi
di
assistenza
sociale
aumentandone
i
costi,
dalla
contrazione
dell'accantonamento di risparmio, alla scarsa destinazione delle risorse finanziare agli
investimenti, dalla riduzione dei lavoratori qualificati, alla restrizione del bacino dei
cervelli cui attingere per le necessità della Nazione. Ma come prima accennato la
denatalità rappresenta il sintomo di una scarsa fiducia nel futuro e di una stanchezza
morale.
E' pertanto una necessità sociale proporre alle nuove generazioni la bellezza della
famiglia e del matrimonio, la rispondenza di tali istituzioni alle esigenze più profonde
del cuore e della dignità della persona.
Dunque politiche che promuovano la
centralità e l'integrità della famiglia fondata sul matrimonio, tra un uomo e una
donna, prima e vitale cellula della società, facendosi carico anche dei suoi problemi
economici e fiscali.
Economia ed etica
Non v’è dubbio alcuno che l'economia ha bisogno dell'etica per il suo corretto
funzionamento.
Per questo motivo gli Stati dovrebbero incentivare il sistema delle certificazioni
etiche delle imprese sulla scia del movimento di idee nato intorno alle responsabilità
sociale dell'impresa.
Del pari dovrebbero trovare diffusione e sviluppo conti e fondi di investimento etici,
una finanza etica capace di operare attraverso il microredito. Questi processi
suscitano apprezzamento e meritano un ampio sostegno.
Ma c'è un abuso del termine etico, spesso adoperato in modo generico, per far
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Punti essenziali e riflessioni personali
passare sotto la sua copertura decisioni e scelte contrari alla giustizia.
Molto dipende dal sistema morale di riferimento. E' necessario adoperarsi perchè
l'intera economia e l'intera finanza siano etiche e lo siano non per un'etichettatura
dall'esterno, ma per il rispetto di esigenze intrinseche alla loro stessa natura,
ricordando come l'economia sia un settore dell'attività umana.
E' necessario umanizzare dunque il mercato e la società attraverso un sistema
economico che non esclude il profitto, ma che lo considera strumento per realizzare
finalità umane e sociali, un sistema economico che faccia capo a gruppi di imprese
con scopi di utilità sociali. E' urgente che questo tipo di imprese trovino adeguata
configurazione giuridica e fiscale in tutti i Paesi.
Ma ciò che più preme evidenziare è come l’enciclica ponga l'accento sulla centralità
della persona umana. L'interesse principale dell'impresa deve essere il miglioramento
delle situazioni di vita delle persone concrete di una certa regione, affinchè possano
assolvere a quei doveri che attualmente l'indigenza non consente loro di onorare.
I programmi di sviluppo devono essere flessibili, le persone beneficiarie dovrebbero
essere coinvolte nella loro progettazione e rese protagoniste della loro attuazione.
Al contempo gli organismi internazionali dovrebbero interrogarsi sulla reale efficacia
dei loro apparati burocratici e amministrativi, spesso troppo costosi e dispendiosi a
cui (FAO) riservano percentuali troppo elevate di quelle risorse che invece
dovrebbero essere destinate allo sviluppo. Serve anche qui una piena trasparenza,
non solo delle PA, informando i donatori e l'opinione pubblica circa la percentuale
dei fondi ricevuti destinata ai programmi di cooperazione.
L'Ambiente
E' un dono di Dio ed è disegno di un progetto di amore e verità. L’ambiente ci
precede e ci è donato da Dio come posto in cui vivere.
E' contrario allo sviluppo considerare la natura più importante della stessa persona
umana. Questa posizione indice ad atteggiamenti panteistici. D'altro canto l'ambiente
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non può essere utilizzato in modo strumentale e arbitrario, ma secondo la grammatica
che gli è propria ed in tal modo, in armonia con essa, soddisfare i legittimi bisogni
dell'uomo; agendo diversamente si giunge solo a realizzare i danni fino ad oggi
perpetrati all'ambiente. Un esempio che è sotto gli occhi di tutti è il disastro
ambientale che sta affliggendo le coste del Messico e che trova la sua principale
causa nell’arbitrarietà dello sfruttamento indirizzato esclusivamente al profitto. Cosa
lascerà l’attuale società a quella futura ? I progetti per uno sviluppo umano integrale
non possono ignorare le generazioni successive, ma devono essere improntati a
solidarietà e a giustizia intergenerazionali, tenendo conto di molteplici ambiti,
ecologico, giuridico, economico, politico, culturale.
Le Energie
L'accaparramento delle risorse energetiche non rinnovabili da parte di alcuni Stati,
costituisce un grave impedimento per lo sviluppo del Paesi poveri. Queste risorse
solitamente si trovano proprio nei Paesi poveri e dunque genera sfruttamento e
frequenti conflitti tra nazioni e al loro interno.
La comunità internazionale ha il compito imprescindibile di trovare le strade
istituzionali per disciplinare lo sfruttamento delle risorse non rinnovabili con la
partecipazione anche dei Paesi poveri, per pianificare insieme il futuro.
Anche qui torna la necessità di una rinnovata solidarietà.
Le società tecnologicamente avanzate devono diminuire il proprio fabbisogno
energetico. Allo stesso tempo è necessario investire sulla ricerca di energie
alternative ed operare contemporaneamente una redistribuzione delle risorse
energetiche in modo che anche i Paesi che ne sono privi possano accedervi.
Sulla terra c'è spazio per tutti. Su di essa l'intera famiglia umana deve trovare le
risorse necessarie per vivere dignitosamente, con l'impegno del proprio lavoro e
della propria inventiva.
Serve un'alleanza tra essere umano e ambiente e dunque alla luce di ciò diviene
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urgente contrastare in maniera efficace ogni modalità di utilizzo dell'ambiente che
risulti ad esso dannosa
Per incentivare questo atteggiamento è necessaria una politica in cui i costi
economici e sociali derivanti dall'uso delle risorse ambientali siano caricati a coloro
che ne usufruiscono e non da altre popolazioni o addirittura alle generazioni future.
Modalità per influire sull'ambiente
Rivedere il proprio stile di vita che oggi è incline all'edonismo e al consumismo.
Nuovi stili di vita dunque in cui la ricerca del vero, del bello, e del buono e la
comunione con gli altri uomini per una crescita comune siano gli elementi che
determinano le scelte dei consumi, dei risparmi, degli investimenti.
La desertificazione, l'impoverimento produttivo di alcune aree agricole sono frutto
anche dell'impoverimento delle popolazioni che le abitano ed
incentivando lo
sviluppo economico e culturale di quelle popolazioni, si tutela anche la natura. Non
v’è dubbio che in tal senso la pace dei popoli e tra i popoli abbia come conseguenza
anche una maggiore salvaguardia della natura. Appaiono in tal senso evidenti le
conseguenze che scaturirebbero dall'accaparramento delle risorse, specialmente
dell'acqua, conseguenze capaci di generare gravi conflitti tra le popolazioni
coinvolte.
Ma l'ecologia ambientale è collegata al concetto di ecologia umana, dove se non si
rispetta il diritto alla vita e alla morte naturale, se si rende artificiale il concepimento,
la gestazione e la nascita dell'uomo, se si sacrificano embrioni umani alla ricerca, la
coscienza comune finisce per perdere il concetto di ecologia umana e con esso quello
di ecologia ambientale, poiché il libro della natura è uno e indivisibile sul versante
dell'ambiente come su quello della vita, della sessualità, del matrimonio, della
famiglia, delle relazioni sociali: in una parola dello sviluppo integrale. I doveri della
persona si collegano dunque con i doveri verso l'ambiente.
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Punti essenziali e riflessioni personali
LA COLLABORAZIONE DELLA FAMIGLIA UMANA
La solitudine
La solitudine è una delle povertà umane e nasce dall'isolamento, dal non essere amati
e dalle difficoltà ad amare. Oggi c'è una maggiore vicinanza fisica degli uomini, e
questo pertanto deve essere l'occasione per trasformare l’umanità in comunione. Lo
sviluppo dei popoli consegue solo al sentirsi una sola famiglia e la creatura umana si
realizza proprio nelle relazioni interpersonali. Realizzare dunque la comunione della
famiglia umana, non vuol dire annullare le diversità, ma rendere gli uomini più
trasparenti l'uno verso l'altro, maggiormente uniti nelle loro diversità.
Dio è allontanato dalla vita pubblica e questo è un grave errore. Il dialogo fecondo tra
ragione e fede rende più efficace l'opera della carità nel sociale e favorisce la
collaborazione fraterna tra credenti e non credenti.
I credenti hanno il dovere di unire le proprie forze con tutti i credenti di altri religioni
e con i non credenti per costruire una comunione umana.
La sussidiarietà
Manifestazione della carità è la sussidiarietà che consente
di aiutare chi è in
difficoltà e al contempo di rispettarne la dignità attraverso l’istituzione o il
rafforzamento dei servizi di prossimità al cittadino. Questo non vuol dire
assistenzialismo che umilia l'uomo, ma sostegno affinchè questo provveda man mano
da solo. Ma la sussidiarietà ha bisogno della solidarietà. Nei confronti dei Paesi
poveri la fonte più grande, vera e lungimirante di aiuto non è quella di mantenere un
popolo povero dipendente da uno ricco favorendone lo sfruttamento, bensì quella di
renderlo in grado di provvedere da solo.
In particolare il principale aiuto potrebbe essere quello di consentire ai paesi poveri
di introdurre i propri prodotti nei mercati internazionali rendendone piena la
partecipazione a detti mercati e realizzare regole commerciali che li sostengano
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Punti essenziali e riflessioni personali
(come ad esempio l’istituzione di limiti ai dazi doganali).
Gli Stati più ricchi dovranno destinare maggiori quote del loro PIL a favore dei paesi
più poveri, eliminando rendite e sprechi abusivi.
Esiste una legge scritta in tutti i cuori rappresentata dalla ricerca del bene comune,
una legge che coinvolge tutti gli uomini.
Istruzione
Maggior accesso all'educazione che non deve essere intesa solo come formazione e
istruzione, ma diretta alla persona nella sua completezza per consentire uno sviluppo
autentico della persona. Oggi si fa gran confusione tra bisogni spirituali e bisogni
psicologici. L'uomo lontano da Dio è inquieto e malato dunque la spiritualità
dell'uomo necessita di altrettanta attenzione e cura. Non è un caso che le società
opulente siano oggi affrante da forme sempre nuove e diffuse di nevrosi; la società
moderna, infatti, la società del benessere è opprimente per l'anima di cui l'uomo è
comunque composto. Le nuove schiavitù quali la droga e tante altre non hanno una
spiegazione solo in termini sociologici o psicologici, ma una spiegazione soprattutto
in termini spirituali. E' il vuoto dell'anima lontano da Dio che nonostante tante terapie
del corpo e della psiche prova tanta sofferenza.
Politiche armoniose dei flussi migratori
La povertà in molti casi è il frutto della violazione della dignità del lavoro umano,
sia perchè ne vengono limitate le possibilità di accesso, sia perchè vengono
mortificati e svalutati i diritti che da esso derivano( giusto salario, sicurezza del
lavoratore e della sua famiglia). Ma cos'è un lavoro dignitoso ? Un lavoro che in ogni
società sia espressione della dignità essenziale di ogni uomo e di ogni donna; un
lavoro scelto liberamente, che associ efficacemente i lavoratori allo sviluppo della
loro comunità; un lavoro che in questo modo permetta ai lavoratori di essere rispettati
al di fuori di ogni discriminazione; una lavoro che consenta di soddisfare le necessità
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delle famiglie e di scolarizzare i figli, senza che questi siano costretti a lavorare; un
lavoro che permetta ai lavoratori di organizzarsi liberamente e di far sentire la loro
voce, un lavoro che lasci uno spazio sufficiente per ritrovare le proprie radici a livello
personale, familiare e spirituale; un lavoro che assicuri ai lavoratori giunti alla
pensione una condizione dignitosa.
Ma è altrettanto urgente che le organizzazioni sindacali si aprano alle nuove
prospettive che emergono nel lavoro. Le organizzazioni sindacali prevalentemente
chiuse verso i propri iscritti volgano dunque lo sguardo anche verso i non iscritti e
verso i lavoratori del paesi poveri dove i diritti sociali vengono violati. La difesa di
questi lavoratori permetterà alle organizzazioni sindacali di porre in evidenza le
autentiche ragioni etiche e culturali che le consentono di esser un fattore decisivo per
lo sviluppo.
La responsabilità del consumatore
La responsabilità sociale del consumatore si incentra nell'atto di acquistare che è
sempre un atto morale. I consumatori vanno educati al ruolo
quotidiano che
esercitano. Vanno incentivate le forme di cooperazione all'acquisto, quali le
cooperative di consumo attive dall'800 anche grazie all'iniziativa di cattolici. E' utile
favorire la commercializzazione di prodotti che provengono da imprese che
valorizzano i propri dipendenti, gli garantiscano una retribuzione giusta ed adeguata
Governo di ordine globale
Mezzi di comunicazione sociale, devono promuovere la solidarietà, l'integrazione,
la crescita spirituale e non dell'uomo.
E' necessario poi un organismo sovranazionale e globale rappresentativo che abbia
però poteri tali da poter dirigere l'economia verso l'uomo, in un sistema dove questo
sia al centro e ne rappresenti il fine.
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Punti essenziali e riflessioni personali
Lo sviluppo dei Popoli e la tecnica
Così come lo sviluppo economico si rivela fittizio e dannoso se si affida ai “prodigi”
della finanza per sostenere crescite innaturali e consumistiche, allo stesso modo lo
sviluppo dei popoli degenera se l’umanità ritiene di potersi ricreare avvalendosi dei
“prodigi” della tecnologia.
E’ necessaria una passione per la libertà che è altro dall’arbitrio e che è umana nella
misura in cui vi è il riconoscimento del bene che precede la libertà stessa.
Quando l’unico obiettivo è l’efficienza e l’utilità, non c’è sviluppo. Questo non
consiste in primis nel “fare”, ma nel pensare la tecnica e cogliere il senso umano di
quel fare dell’uomo considerato nella globalità del suo essere.
Ma lo sviluppo è impossibile senza uomini retti, senza operatori economici e uomini
politici che vivano fortemente nelle loro coscienze l’appello del bene comune.
Affermazioni queste vere ieri come oggi.
Mezzi di comunicazione sociale
Non ci si deve lasciare ingannare dal fatto che i mezzi di comunicazione sociale
consentendo l’interconnessione e di circolazione delle idee favoriscono per questo la
libertà, la globalizzazione dello sviluppo e la democrazia per tutti.
Perché riescano a raggiungere questi obiettivi è necessario che siano incentrati sulla
promozione della dignità delle persone e dei popoli, siano animati dalla carità e siano
al servizio della verità, del bene e della fraternità naturale e soprannaturale.
Bioetica
In questo campo si gioca oggi la possibilità stessa di uno sviluppo umano integrale.
La questione che emerge con drammatica forza dai temi afferenti alla bioetica è se
l’uomo si sia prodotto da se o se dipenda da Dio.
Di fronte a questi problemi la ragione e la fede si aiutano a vicenda e solo insieme
salveranno l’uomo.
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Punti essenziali e riflessioni personali
L’assolutismo della tecnica trova la sua massima espressione nella fecondazione in
vitro, nella ricerca sugli embrioni, nella possibilità della clonazione e dell’ibridazione
che sono promosse nell’attuale cultura del disincanto totale, che crede di aver svelato
ogni mistero, perché si è ormai arrivati alla radice della vita.
Ma gli scenari inquietanti per il futuro dell’uomo e i nuovi potenti strumenti che la
cultura della morte ha a disposizione sono davanti agli occhi di tutti coloro che
vogliono vederli. Alla diffusa, tragica piaga dell’aborto si potrebbe aggiungere in
futuro una sistematica pianificazione delle nascite. Sul versante opposto va facendosi
strada una mens eutanasica, manifestazione non meno abusiva di dominio della vita,
che in certe condizioni viene considerata non più degna di essere vissuta. Dietro
questi scenari stanno posizioni culturali negatrici della dignità umana.
L’interiorità dell’uomo non è psicologia.
Oggi nello spirito tecnicistico dilagante si tende a considerare i problemi e i moti
legati alla vita interiore soltanto da un punto di vista psicologico, giungendo non di
rado fino all’aspetto neurologico.
L’interiorità dell’uomo viene così svuotata e la consapevolezza della consistenza
ontologica dell’anima umana progressivamente si perde. E il problema dello sviluppo
umano è collegato all’errata concezione dell’anima dell’uomo secondo cui l’io è
ridotto a psiche e la salute dell’anima al benessere emotivo.
Lo sviluppo deve comprendere una crescita spirituale oltre che materiale, un’unità di
anima e corpo.
L’essere umano si sviluppa quando cresce nello spirito, quando la sua anima conosce
se stessa e le verità che Dio vi ha impresso, quando dialoga con se stessa e con il suo
Creatore. Lontano da Dio l’uomo è inquieto e malato.
E la dimensione spirituale deve connotare necessariamente lo sviluppo dell’uomo e
dei popoli perché possa essere autentica. Questo sviluppo richiede occhi nuovi e
cuore nuovo, in grado di superare la visione materialistica degli avvenimenti umani e
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Punti essenziali e riflessioni personali
di intravedere nello sviluppo un “oltre” che la tecnica non può dare.
E’ la consapevolezza dell’Amore indistruttibile di Dio che ci sostiene nel faticoso ed
esaltante impegno per la giustizia, per lo sviluppo dei popoli, tra successi ed
insuccessi, nell’incessante perseguimento di retti ordinamenti per le cose umane.
L’amore di Dio ci chiama ad uscire da ciò che è limitato e non definitivo, ci dà il
coraggio di operare e di proseguire nella ricerca del bene di tutti. Dio ci da la forza di
lottare e di soffrire per amore del bene comune, perché Egli è il nostro Tutto, la
nostra speranza più grande.
Lo sviluppo implica attenzione alla vita spirituale, seria considerazione delle
esperienze di fiducia in Dio, di fraternità spirituale in Cristo, di affidamento alla
Provvidenza e alla Misericordia divine, di amore e di perdono, di rinuncia a se stessi,
di accoglienza del prossimo, di giustizia e di pace.
Riflessione conclusiva personale in chiave politica
Il contenuto dell’enciclica di cui ho riportato i passi e i concetti più importanti
rappresenta la strada per uscire dalla crisi che attanaglia oggi il mondo e il nostro
Paese. I temi e le proposte espresse non possono essere sentite estranee ad una
cultura politica cattolica. Troppo spesso accade di omettere il nome di Cristo perché
si ritiene possa offendere qualche altra sensibilità. E' ora di fare un passo avanti in tal
senso. Ed è ora che ogni politico, sia esso credente e non, riconosca nei valori che
Cristo ha incarnato, l’ossatura di cui è intrisa la nostra Carta Costituzionale e dunque
la sua struttura portante e che è nella loro realizzazione che passa l'obiettivo di
realizzare una società più giusta.
Roberto Santi
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