il perSonaggio

Transcript

il perSonaggio
il personaggio
2
Più Salute&Benessere
La mia vita
I figli, la carriera, la
musica, la televisione,
ma anche l’impegno
per i bambini meno
fortunati e malati:
Enrico Ruggeri si
racconta
di Agnese Pellegrini
è il più bel
Mistero
P
“I miei tre figli?
Dopo il calcio,
sono la mia
seconda attività
sportiva”
er i critici musicali, è uno dei migliori cantautori degli
ultimi decenni. Per le donne, un poeta che ha saputo interpretare e tradurre in note sentimenti e pensieri. Per i
bambini sieropositivi d’Italia, è semplicemente Enrico, un amico con cui giocare e cantare un po’.
Due volte vincitore al festival di Sanremo e con all’attivo oltre 3
milioni di dischi venduti, Enrico Ruggeri è una figura eclettica
nel mondo dello spettacolo italiano: cantautore, scrittore, poeta e presentatore, è una di quelle persone che ha imparato a vivere di passioni, di emozioni. “La televisione - ci ha detto - è un
modo per assecondare la mia grande curiosità e per poter continuare a raccontare storie. Resto comunque sempre un cantante,
anche se è vero che ho la fortuna di tanto in tanto di prendermi
il lusso di fare tv. Ma solo quando il progetto mi piace”. Perché
Enrico Ruggeri non cerca le masse, se il rischio è quello di scadere nella qualità del prodotto. È un professionista che sceglie
con cura e seleziona in maniera molto rigorosa i propri impegni.
Per il resto, è un uomo combattivo e tenace: da poco padre per
la terza volta, grande tifoso di calcio e componente della Nazionale Cantanti, già da alcuni mesi è sostenitore di Archè, un’associazione nata a Milano ma diffusa in Italia e che, da 20 anni,
si occupa dei bambini sieropositivi.
Dei suoi successi musicali conosciamo tutto. Invece, di Enrico nella sua quotidianità sappiamo ben poco, anche perché lei è un professionista che non ama mettersi in mostra
ed entrare nella macchina del gossip. Che rapporto ha con
la salute e con il benessere?
Prima di tutto, sono convinto che il benessere fisico sia una
conseguenza di quello psicologico: quando una persona sta
bene, è meno ‘disordinata’, sia mentalmente che fisicamente.
Per quanto riguarda il mio rapporto diretto con il benessere,
e in particolare con l’attività fisica, devo dire che con il lavoro
Più Salute&Benessere
3
il personaggio
“Ho iniziato a cantare perchè
mi sentivo inadeguato”
Enrico Ruggeri è cantante e compositore tra i più apprezzati nel panorama
musicale internazionale. Oltre a Si può dare di più e Mistero, i due brani che si sono
classificati primi a Sanremo, la sua discografia vanta titoli di rilievo. Impossibile
citarli tutti, ma non possono essere dimenticati Ti avrò, successo del 1990, e prima
Il mare di inverno, portata al successo da Loredana Bertè, e Quello che le donne
non dicono cantata da Fiorella Mannoia. Fece scalpore nel 2003, in coppia con
Andrea Mirò, Nessuno tocchi Caino, contro la pena di morte, dove Enrico canta i
pensieri del boia alle prese con ciò che per lui è solo il suo mestiere, e Andrea dà
voce al condannato che spera in un atto di clemenza. I successi di Enrico sono
conosciuti da tutti. Pochi, però, sanno il vero motivo che lo ha spinto, a soli 15 anni,
ad intraprendere questa carriera. “A 15 anni ero timido, molto diverso dai miei
compagni - racconta -. Non entravo nelle loro comitive, non ero invitato. Così, ho
iniziato a suonare per sentirmi appartenente a qualcosa, per non essere diverso”.
che svolgo è abbastanza difficile mantenere uno stile costante di vita, perché soprattutto durante le tournée noi cantanti
abbiamo orari sfasati. Tuttavia, cerco di tenermi in forma giocando a calcio nella squadra della Nazionale Cantanti. Il calcio ha davvero salvato la mia forma fisica, perché essere in una
squadra mi invoglia ad allenarmi. Ho allestito, nella mia casa
di Milano, perfino una palestra, ma non amo molto allenarmi da solo…
Diceva che in tournée anche il fisico ne risente. Lei quali
accorgimenti adotta?
Cerco di seguire uno stile di vita fai da te… Il segreto, a mio
parere, è quello di conoscere il proprio fisico. Ad esempio,
oggi non mangio più dopo i concerti, che già di loro sono uno
sforzo fisico non indifferente. Evito di appesantirmi, per non
stare male il giorno dopo e poter riuscire a dormire. Tuttavia, non sono il tipo che segue regimi integralisti, quindi cerco sempre le soluzioni più adatte al mio corpo, senza strafare.
Si è parlato della sua paternità tardiva... Tuttavia, un uomo
che diventa padre a 50 anni non fa ‘scandalo’ come una
donna che diventa madre alla stessa età. Da dove deriva, secondo lei, questa discriminazione?
Si tratta di un pregiudizio comune, ma anche questo ormai sta
sparendo. Sono nato quando mia madre aveva 40 anni, e in
quegli anni era davvero un avvenimento strano. Piano piano,
però, arriveremo a considerare ‘normale’ anche la generitorialità avanti negli anni. Io ho tre figli: Pier Enrico, Pico, è ormai
grande, ormai ha 21 anni (è nato dal primo matrimonio, ndr).
Nel 2005 è nato Federico Ugo e due anni fa Eva Clara, quando avevo già 53 anni. Cerco di essere un padre presente e ammetto che stare dietro a tutti e tre è un grande impegno: sono
loro la mia seconda attività sportiva dopo il calcio!
Anche la sua compagna, Andrea Mirò, è un’artista affermata e sempre impegnata. Come avete vissuto le gravidanze?
In maniera serena. Quando abbiamo saputo che Andrea (vero
nome Roberta Mogliotti, ndr) aspettava un altro bambino, ci
siamo interrogati sull’opportunità di eseguire un’amniocentesi. Oggi, il progresso tecnologico in medicina ha compiuto
4
Più Salute&Benessere
passi davvero importanti e i risultati sono sempre più precisi.
Si tratta, ovviamente, di un dato molto positivo. Tuttavia, abbiamo rifiutato di sottoporci all’esame, perchè eravamo convinti che anche se nostro figlio fosse nato disabile lo avremmo
accolto e amato ugualmente.
Cosa insegna ai suoi figli? Quali errori, da lei compiuti da
giovane, vorrebbe risparmiare loro?
Gli errori fanno parte del percorso della vita, del bagaglio che
ognuno porta con sè. A mio parere, oggi più che mai è importante per i ragazzi avere degli interessi, ed è quello che io cerco
per i miei figli. I problemi e i rischi per i giovani ci sono sempre stati, per tutti. Oggi però c’è il vuoto, ed è una malattia
terribile, difficile da combattere. Contro il vuoto può esserci
solo l’interesse, la curiosità.
E la curiosità è proprio la caratteristica che ha indirizzato
tutta la sua vita, ma anche la sua esperienza professionale...
Enrico Ruggeri contro
l’Hiv dei bambini
“Oggi i bambini sieropositivi
in Africa sub-sahariana
sono 2 milioni e
trecentomila: una cifra
spaventosa. Che priva di
un futuro, il futuro di un
continente”. Enrico Ruggeri, tra i suoi tanti impegni, ha
anche quello che porta avanti con Arché, un’associazione
che, nata nel 1991, è stata la prima in Italia ad impegnarsi
nel campo della sieropositività pediatrica.
Da allora, Arché opera concretamente, ogni giorno, nel
campo del disagio, dell’emarginazione, della malattia,
della sofferenza minorile, della prevenzione, in Italia e
nei Paesi del sud del mondo, attraverso un volontariato
Sì, è vero. Ho iniziato a scrivere libri - e ne ho 7 all’attivo - perchè cerco di vedere più aspetti dello stesso problema e desideravo sperimentare questo nuovo modo di comunicazione con
il pubblico. Del resto, venendo da studi classici, ho sempre
amato la parola, il suo suono, il voler trovare sempre il termine
giusto: una ricercatezza, questa, che uso anche per i testi delle canzoni. Sempre per curiosità ho iniziato a fare televisione:
quando mi hanno chiesto di condurre Mistero mi sono detto:
perchè no? Mi piace fare tante cose contemporaneamente: la
televisione non l’ho scelta, me l’hanno proposta. E quando mi
sono stati offerti programmi che ritenevo interesanti, ho
accettato di condurli.
Lei è in tv sia come cantante che come conduttore. Cosa cambia?
Prima di tutto, per cantare io preferisco di gran
lunga i teatri. La televisione è un bell’elettrodomestico, ma occorre credere che
non deve per forza essere sinonimo di varietà, può - e deve - anche essere intelligente e di spessore. Sono così i programmi che mi
piacciono e che accetto di condurre. A
livello di pubblico, quello televisivo è
molto più distratto, ma è anche molto più numeroso e variegato. Infine, a
predominare è l’immagine: da quando
sono anche conduttore, molta più gente mi riconosce.
Un’ultima domanda: cosa sogna Enrico Ruggeri e cosa farà nei prossimi mesi?
In questo periodo sto promuovendo il mio ultimo libro, Che giorno sarà, e sto preparando il prossimo
concerto. Per il resto, ho vissuto gli ultimi 30 anni belli, divertenti e interessanti: prolungare il più possibile
questo stato di cose è già un bel progetto...
Enrico si è classificato
per due volte primo al
Festival di Sanremo:
nel 1987, con Si può
dare di più (con
Umberto Tozzi e Gianni
Morandi), e nel 1993
con Mistero
che esprime condivisione e responsabilità sociale.
“Io e Archè ci siamo scelti a vicenda - spiega il
cantante, che è testimonial dell’associazione -.
Ho incontrato in loro la passione, l’impegno e la
forza: mi sono piaciuti, e ho deciso di combattere
dalla loro parte”. In particolare, per Archè
Enrico è stato testimonial della campagna “Per
un futuro senza Hiv”, nata in occasione del
lancio del dvd It’s up to you, che racconta le
situazioni a maggiore rischio di contagio per un
adolescente africano.
l film sarà doppiato in diverse lingue e dialetti
locali e distribuito in Kenya, Tanzania,
Uganda, Sudafrica, Sud Sudan, Zambia,
Nigeria. Sarà inoltre diffuso a tutte le
realtà dell’Africa anglofona, francofona
e lusofona interessate alla prevenzione
dell’Aids tra i più giovani.
Più Salute&Benessere
5