Fincantieri. Storia - Centro on line Storia e Cultura dell`Industria

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Fincantieri. Storia
Roberto Tolaini
2010
Testo per Storiaindustria.it
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Ad esclusivo uso didattico. Gli altri diritti riservati.
Fincantieri. Storia
Fincantieri nasce il 29 dicembre 1959 a Roma come società finanziaria di settore del gruppo Iri con
lo scopo di assumere partecipazioni nelle società attive nella costruzione e riparazione delle navi,
per coordinare la produzione dei cantieri pubblici e sostenerli sul piano tecnico e finanziario. E’ una
scelta che la dirigenza Iri compie di fronte al perdurare della crisi dell’industria delle costruzioni
navali, incapace di competere sul mercato internazionale sul piano dei costi con vecchi e nuovi
players. Si scorporano da Finmeccanica imprese che hanno problematiche differenti da quelle che
operano in altri comparti meccanici e che con i loro conti economici negativi appesantiscono il
bilancio di Finmeccanica stessa. Fincantieri rileva i pacchetti di maggioranza di Ansaldo, che
controllava i cantieri di Sestri Ponente e del Muggiano di La Spezia, CRDA e Navalmeccanica,
conseguendo il controllo dell’80 % della cantieristica italiana. Contestualmente la dirigenza Iri dà
mandato alla nuova finanziaria di riorganizzare e ammodernare i cantieri.
La riorganizzazione del cantiere Ansaldo di Sestri Ponente, dove era presente una tradizione
costruttiva di alto livello, basti pensare all’Andrea Doria (1951), alla Cristoforo Colombo (1953) o
alla Leonardo Da Vinci (1958), e dove negli anni ’50 si costruì circa il 39 % delle navi varate in
Italia, fu avviata a partire dall’estate 1959 ma fu poi Fincantieri che la portò a termine. Gli
investimenti attenuarono il problema della presenza della linea ferroviaria con la costruzione di un
cavalcavia a doppia rampa e, soprattutto, si ridefinirono gli spazi per facilitare l’introduzione delle
nuove tecniche di fabbricazione e per dare maggiore linearità all’organizzazione dei montaggi e
degli allestimenti. Interventi di ammodernamento furono realizzati anche nel Cantiere del Muggiano
di La Spezia. La direzione di Fincantieri cercò di recuperare terreno anche sul piano
dell’innovazione tecnologica, e in questo ambito fu fondato nel 1962 a Genova il Cetena (Centro
per gli studi di tecnica navale). Furono avviate, inoltre, varie iniziative di collaborazione per il
trasferimento di nuove conoscenze, tra le quali quella intrapresa nel 1961 con Fiat ed Euratom per
la costruzione di una turbocisterna a propulsione nucleare. Tuttavia, la consapevolezza dei ritardi
non impedì di compiere scelte azzardate e dalle conseguenze economiche negative, come quando
nel novembre del 1960 fu impostata la costruzione di due grandi transatlantici il Michelangelo, nei
cantieri Ansaldo e il Raffaello, nei cantieri CRDA di Trieste, transatlantici lussuosi e bellissimi ma
ormai decisamente fuori mercato perché il trasporto aereo aveva ormai preso il sopravvento.
Nonostante l’ammodernamento del cantiere, la competitività internazionale delle costruzioni
ansaldine restò limitata, con un ulteriore appesantimento dei conti economici, malgrado i continui
aiuti statali. In realtà la crisi dei cantieri Ansaldo e di quelli italiani era parte della crisi europea, che
la Comunità economica europea affrontò predisponendo una politica comune per ridimensionare la
base produttiva e ricollocare con il minimo impatto sociale possibile una ampia forza lavoro. In
questo solco si mosse anche la commissione presieduta dal senatore Giuseppe Caron, che nel
1965 propose il piano di intervento che portò il 22 ottobre 1966 alla costituzione di Italcantieri,
società operativa controllata da Fincantieri, accorpando i cantieri di Monfalcone, Sestri,
Castellammare. Fincantieri assunse anche il controllo delle diverse società di riparazione navale,
tra cui le genovesi Oarn. Si trattò di una soluzione di continuità per la storia industriale genovese.
Ansaldo cedette alla nuova società, la cui direzione generale fu spostata a Trieste, una delle
attività che ne aveva caratterizzato la storia, pur conservando il cantiere spezzino del Muggiano, e
fu riorientata dalla proprietà pubblica verso il nuovo settore del nucleare.
L’obiettivo di Italcantieri fu la specializzazione dell’attività produttiva dei tre cantieri: Sestri (290
mila m²) fu orientato verso le portacontainers e i traghetti. I cambiamenti organizzativi e tecnologici
consentirono per alcuni anni di rispondere positivamente alla crescita della domanda mondiale
tanto è vero che la produzione dei tre cantieri passò da 481 mila tpl del 1967 a 1 milione e 479
mila tpl del 1974. Tuttavia, questi cambiamenti non furono così radicali come avrebbero dovuto
essere per far diventare i cantieri competitivi sul mercato. La riprova è che quando gli effetti dello
shock petrolifero si fecero sentire sulla domanda di tonnellaggio e di noli, la cantieristica italiana
precipitò in una fase di pesante crisi. Peraltro, negli anni ’70, Fincantieri anziché razionalizzare e
chiudere i cantieri più obsoleti, rilevò, con perdite pesantissime, i cantieri del gruppo Piaggio,
compresi quelli di Genova e di Riva Trigoso (Sestri Levante) e si impegnò in ammodernamenti per
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garantire la continuità di lavoro. Uno dei pochi segnali positivi in termini di risultati economici e di
recupero di quote di mercato fu il rilancio delle produzioni militari dagli ampi margini di profitto,
avvenuto a partire dalla seconda metà degli anni ’70, con la creazione di un polo nel levante ligure
comprendente il cantiere di Riva Trigoso (173 mila m²), dove si costruivano gli scafi, e il cantiere
del Muggiano (120 mila m²), dove veniva completato l’allestimento. Nei fatti, le risoluzioni del piano
Caron, a distanza di un decennio, furono disattese: a parte il caso appena citato, si manifestarono
problemi di sovrapposizione tra le produzioni dei diversi cantieri e di elevati costi del lavoro, che
testimoniano il fallimento dell’esperienza di Italcantieri, mentre gli aiuti pubblici continuarono a
finanziare società costantemente in perdita.
Nel 1984 fu avviata una nuova riorganizzazione, con la trasformazione di Fincantieri in società
operativa, incorporando otto società, tra cui Italcantieri e Cantieri navali riuniti (ex gruppo Piaggio),
con la ragione sociale di Fincantieri – Cantieri navali riuniti, una società con poco meno di 28 000
dipendenti di cui 3 000 considerati in esubero. La seconda metà degli anni ’80 vide effettivamente
realizzarsi la rifocalizzazione delle produzioni ed una maggiore attenzione alla tipizzazione e alla
determinazione di specifiche linee di prodotto; due delle quattro direzioni operative della società, le
Costruzioni Militari e le Riparazioni Navali furono localizzate a Genova, mentre le altre ebbero
sede a Trieste, dove restò anche la direzione generale. Parallelamente fu rilanciata l’attività di
ricerca del Cetena verso l’analisi strutturale, l’idrodinamica e le strumentazioni elettroniche. Mentre
i cantieri del Muggiano e di Riva Trigoso videro confermato l’orientamento verso la produzione
militare, quello di Sestri fu indirizzato verso la produzione di piattaforme semisommergibili, di navi
gasiere e di produzioni minori ad elevata tecnologia.. All’inizio degli anni ’90, l’intera cantieristica
pubblica era considerata un settore maturo dalle scarse potenzialità di crescita e quindi, in linea
con quanto fatto in altre parti d’Europa, da dismettere. Ma proprio nel corso degli anni ’90
arrivarono i primi risultati della scelta di lanciarsi nel settore delle navi da crociera, un comparto del
turismo in grande crescita, intrapresa dal management sin dalla fine degli anni ’80. Decisive si
sono rivelate le relazioni col gruppo Carnival, il più grande operatore mondiale del settore. Le
competenze tecnologiche e la qualità degli allestimenti riescono a intercettare una domanda in
crescita, al punto che Fincantieri nel giro di un decennio diventa leader mondiale nel settore
nicchia delle navi da crociera, stabilizzandosi su una quota superiore al 40 %. Non è però una
crescita lineare, poiché alla fine degli anni ’90 emergono problemi legati ad un eccessivo ricorso al
sub-appalto e ad uno scarso rispetto dei tempi di consegna, i cui costi erodono i margini di profitto
e alla fine del decennio si ripropone il consueto quadro di risultati economici negativi. Nel 1999,
con la nomina ad amministratore delegato di Pierfrancesco Guarguaglini, inizia una nuova
stagione di riorganizzazione aziendale, con l’introduzione di un efficace sistema di controllo di
gestione delle commesse e con la decisione di impegnare nella costruzione delle navi da crociera
anche il cantiere di Sestri Ponente. Nel corso del primo decennio del nuovo millennio, in cui si
registrano perdite soltanto nel “terribile” 2009, si delinea un modello produttivo caratterizzato dalla
specializzazione produttiva per cantiere nel quadro di una flessibilità impiantistica che consente
l’interscambio tra le diverse unità operative, garantendo velocità di realizzazione e omogeneità
qualitativa delle costruzioni. Un altro segnale del dinamismo di Fincantieri in area ligure è l’avvio
nel cantiere del Muggiano della produzione di megayacht, in collaborazione con il gruppo AzimutBenetti. Al 2007, a fronte di un’occupazione complessiva diretta di 9 250 addetti, le unità operative
liguri contano circa 3 000 occupati. E’ però da ricordare che in tutti gli stabilimenti del gruppo
lavorano circa 15 – 18 000 dipendenti delle ditte di appalto e che il ricorso a questo tipo di forza
lavoro è crescente.
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